SAN CAMILLO-FORLANINI L’eccellenza nel campo dei trapianti ... · Centro hub per 12 specifici...

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EventiLunedì 14 maggio 2012 Exposanità 9

L’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini

rappresenta uno dei più im-portanti poli ospedalieri di alta specialità, a livello na-zionale e regionale. È infat-ti un Centro di riferimento per tutti i cittadini di Roma e delle altre province del La-zio e, per alcune patologie, anche per pazienti prove-nienti da altre regioni d’Ita-lia e persino da altri stati.Il San Camillo-Forlanini, che si trova nel cuore di Roma, si estende su una superficie di circa 60 ettari (paragonabile a quella del Vaticano) e si presenta co-me il più grande complesso ospedaliero pubblico in Ita-lia. Insieme, le due struttu-re San Camillo e Forlanini, riunite in un’unica Azienda pubblica, costituiscono un prestigioso presidio ad alta tecnologia multidisciplina-re, con oltre 5.000 dipen-denti, di cui 1.200 medici e 2.000 infermieri, 12 diparti-menti di medicina e chirur-

gia e circa 120 unità operati-ve complesse. Se le attività cliniche, assi-stenziali e di ricerca che si svolgono presso l’Azienda coprono sostanzialmente tutte le patologie, l’Ospedale

rappresenta un centro di ec-cellenza nella trapiantologia sia di organi (fegato, cuore, pancreas, rene) che di tessu-ti (sangue, midollo, cordone ombelicale), nonché Centro di riferimento regionale dei

trapianti. Costituisce anche Centro hub per 12 specifici settori che vanno dal pronto soccorso - in particolare per l’attività di shock e trauma - alla cardiochirurgia, chi-rurgia toracica, ictus, ma-terno-infantile, neonatolo-gia, radioterapia, oncologia e trapianti di fegato e di reni.Nel 2011, su 285 trapianti di organo eseguiti nella Re-gione Lazio, l’Aoscf ne ha eseguiti 78 (il 27,4%), il nu-mero più alto rispetto a tutti i centri della Regione Lazio, di cui 3 rene-pancreas, 14 di cuore, 35 di rene e 22 di fegato. Dal 2002, vengono inoltre effettuati trapianti di cuore artificiale che, di fronte a liste d’attesa lunghe e a un’offerta che supera la domanda, permette a molte persone di sopravvivere.“In questo contesto, stiamo portando avanti una campa-gna di sensibilizzazione alle donazioni, per far compren-dere ai cittadini che sono essi stessi protagonisti della salute”, afferma il direttore generale dell’azienda Ospe-daliera San Camillo Forlani-ni, Aldo Morrone. “Cerchia-mo di coinvolgere le persone attraverso una partecipa-zione attiva, per evitare di trasformare l’ospedale in un “ente erogatore” di pre-stazioni sanitarie, quando è invece una struttura che, insieme ai cittadini, diventa parte attiva del migliora-mento delle condizioni di salute della collettività”.L’Ospedale vanta anche un gruppo di lavoro che si oc-cupa di microchirurgia della mano che, grazie all’impiego di protesi all’avanguardia, permette, a coloro che han-no perso l’arto, un utilizzo parziale della mano senza la necessità di assumere far-maci immuno-depressivi.Non da meno, si presenta come centro di raccolta san-gue da cordone ombelicale. “È una pratica ancora poco diffusa in Italia ma di gran-

dissima importanza, perché attraverso il cordone om-belicale è possibile portare avanti studi sulle cellule sta-minali che possono essere utilizzate per contrastare va-ri tipi di patologie”, afferma ancora Morrone. Presso il Centro Trapianto Cellule Staminali vengono oggi eseguiti trapianti, sia di tipo autologo che allo-genico, in tutte le malattie ematologiche, di natura ne-oplastica (leucemie, linfomi, mieloma) e non neoplastica (emoglobinopatie, aplasia midollare, malattie autoim-muni, malattie genetiche). Dal 1985 ad oggi sono stati effettuati 878 trapianti di cui 580 autologhi e 298 alloge-nici. Tutte le possibili fonti di cellule staminali emato-poietiche vengono utilizzate ai fini del trapianto: midollo osseo, sangue periferico do-po mobilizzazione con fatto-ri di stimolazione e sangue di cordone ombelicale. Il cuore dell’attività di trapian-to è rappresentato dall’Unità di degenza sterile, dotata di camere sterili che ospitano un totale di 10 posti-letto. Altro punto di eccellenza è rappresentato dalla Radiote-rapia. Il completo rinnova-mento del “parco” tecnologi-co del reparto di radioterapia

dell’Ospedale San Camillo- Forlanini (con la presenza di 3 acceleratori lineari, 1 tomoterapia elicoidale, 1 TC dedicata, 1 apparecchio per ipertermia, 1 apparecchio in-traoperatorio), nonché la sua ristrutturazione, ne hanno infatti rafforzato il ruolo di leader nell’ambito oncologi-co della sanità pubblica re-gionale. Mediante la Tomote-rapia sono stati trattati oltre 500 pazienti e, oltre ai tratta-menti radioterapici standard, il Centro risulta l’unico rife-rimento pubblico per il trat-tamento delle malformazioni artero-venose cerebrali me-diante radio-chirurgia e per il trattamento delle recidive da tumore della mammella mediante radio-ipertermia superficiale. Non da ultimo, anche il reparto materno in-fantile, con la neonatologia e la pediatria, è una struttura di eccellenza, punto di riferi-mento per moltissime fami-glie di Roma e del Lazio. “Abbiamo un reparto di te-rapia intensiva neonatale ma, soprattutto, nel nostro Ospedale la pediatria si oc-cupa della onco-ematologia pediatrica e della chirurgia pediatrica, in particolare per il trattamento delle pa-tologie urologiche e fetali”, conclude Morrone.

■■■ SAN CAMILLO-FORLANINI / Polo di riferimento non solo per Roma, ma per il Lazio e per il resto d’Italia

L’eccellenza nel campo dei trapianti e dell’emergenzaSi tratta del più grande complesso pubblico d’Italia ad alta tecnologia multidisciplina-re. Costituisce anche un centro hub per 12 specifici settori, dal pronto soccorso all’ictus

A sx l’ingressoprincipale dell’Azienda Ospedaliera,San CamilloForlanini.A dx l’eliporto

Il direttore generale

dell’azienda Ospedaliera San

Camillo Forlanini, Aldo Morrone

Una veduta del centro

L’Unità operativa complessa laboratorio di genetica medi-ca, struttura a direzione universitaria e personale misto,

universitario e ospedaliero, è attiva dal 1974 per effetto di una Convenzione tra l’Azienda Ospedaliera S. Camillo - Forlanini e l’Università “Sapienza” di Roma.La mission è la diagnosi, pre e post natale, la prevenzione e la ricerca per le malattie genetiche rare.L’attività riguarda i test di citogenetica, genetica molecola-re, genetica forense, immunogenetica, preceduti e seguiti da consulenza. Attività di particolare rilevanza sono la diagno-si e la cura delle malformazioni dell’apparato genitale e delle condizioni di ambiguità genitale; la diagnosi per emocroma-tosi su tutti i geni conosciuti; la diagnosi molecolare e ricerca nel melanoma familiare e/o multiplo.

La genetica medica

Tra gli ospedali italiani, il San Camillo-Forlanini vanta la presenza di un’Unità

operativa di sanità internazionale e coopera-zione con i Paesi in via di sviluppo, costituita nel 2006.Il programma di cooperazione ospedaliera e di educazione allo sviluppo per i professioni-sti ospedalieri mira a valorizzare un impegno umanitario e professionale di lotta alle pover-tà e di sviluppo sostenibile. Gli interventi so-no svolti prevalentemente nel Corno d’Africa, una delle aree più povere del pianeta e carat-terizzata da eventi bellici recenti. Le attività comprendono assistenza tecnica, consulenza e formazione ed educazione allo sviluppo per il personale ospedaliero aziendale e regionale, rapporti internazionali con istituzioni e strut-ture sanitarie di altri Paesi e gemellaggi con ospedali dell’Africa Sub-Sahariana.“Questo progetto si propone di fornire know how clinico-formativo in loco”, spiega Aldo Morrone,

direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini. “Attuiamo percorsi di forma-zione del personale ospedaliero di paesi in via di sviluppo, con delegazioni di medici italiani che si recano presso università straniere. I corsi posso-no essere anche a distanza, attraverso la teleme-dicina e la telechirurgia”.Si tratta di una iniziativa importante che contribuisce sia alla formazione e all’aggior-namento degli operatori sanitari dei paesi interessati, sia alla nascita di nuovi posti di lavoro con possibilità di sviluppo economico attraverso la medicina. E non mancano le ri-chieste di scambi culturali, scientifici e di col-laborazione anche con paesi come la Russia e la Cina. “È fondamentale che l’ospedale si apra a una visione globale della salute, attra-verso la collaborazione con i diversi paesi del mondo, a dimostrazione che la medicina, la ricerca e soprattutto il diritto alla salute, non presentano confini” conclude Morrone.

L’Unità operativa sanità internazionale e cooperazione ospedaliera con i Paesi in via di sviluppo