Post on 06-Feb-2021
ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI
SEZIONE DI PARMA
GRUPPO DI COLLECCHIO
RICORDI DI VAGLIA
nel 10° anniversario della morte
di Don Mario Martinuzzi
a cura di Maurizio Donelli
con la collaborazione della Parrocchia di Vaglia e della
Presentazione
Mi è venuta l’dea di descrivere alcuni ricordi della mia fanciullezza trascorsa a Vaglia (dal 1962 al 1964)
mediante foto, fumetti da me disegnati e testimonianze. Le situazioni presentate sono immagini indelebili
dei pochi anni della mia vita che ho trascorso molto spensieratamente in questo ridente paese dove mio
padre era Maresciallo dei Carabinieri. Per il suo ruolo io dovevo “dare l’esempio”, ma spesso non ci riuscivo,
anzi trascinavo i coetanei in situazioni talvolta “al limite”, ma sempre all’interno della naturale vivacità
posseduta dai ragazzi. Si potranno trovare in questa pubblicazione, ad esempio, giochi del tempo, alcune
figure a me rimaste impresse ed eventi significativi. I miei rapporti con il paese sono rimasti alquanto
frequenti soprattutto fino a quando Don Mario Martinuzzi è stato Pievano e tuttora con Siro Bartolozzi con
il quale sono molto amico. Don Mario, oltre che della mia famiglia trasferitasi in Emilia, con alcuni
parrocchiani fu ospite degli Alpini di Collecchio per diverse volte; durante una di queste, nel 1987, il
Sacerdote celebrò la S. Messa “al campo” davanti alla nuova sede sociale in occasione di un Raduno alpino.
Egli guidò molti vagliesi nel corso di una gita a Parma e dintorni. I contatti epistolari e non con questo
esemplare Sacerdote furono numerosi. E’ nota la sua dedizione alla comunità di cui era Pastore; ad
esempio, non esitò, nel 1988, a dare il suo contributo fondamentale per la ricostituzione della Misericordia
di Vaglia, insieme a pochi altri fra cui il padre di Luciano Galeotti, attuale Presidente del Sodalizio, e
Riccardo Tarlini; una realtà di Volontariato che opera tuttora con grande slancio ed efficienza nel territorio
mugellese. Il Gruppo Alpini di Collecchio intervenne con il proprio gagliardetto ai funerali di Don Mario
celebrati dal Vescovo di Firenze nel settembre 2007. Con questa pubblicazione ho cercato di dare il mio
contributo da ex vagliese ricordando, nel contempo, le tante persone che, come diciamo noi Alpini “sono
andate avanti”, non ultimo proprio Don Mario Martinuzzi. Desidero ringraziare la Misericordia di Vaglia,
con particolare riferimento al Presidente Luciano Galeotti, ed i parrocchiani che hanno concretamente
contribuito ad organizzare un evento per ricordare Don Mario accogliendo con sincera ospitalità i
collecchiesi intervenuti per l’occasione.
Collecchio (PR)/Vaglia (FI), 21 maggio2017
Maurizio Donelli
Maurizio Donelli (indicato con la freccia) in 3^ media a Borgo S. Lorenzo, pochi mesi prima del suo trasferimento da
Vaglia a Parma
Alcuni eventi
Di seguito vengono presentati alcuni eventi riferiti al rapporto intercorso con il paese di Vaglia. La
famiglia Donelli, in particolare Maurizio, ha avuto un ottimo ricordo della sua permanenza nel
paese toscano dove ha allacciato, pur nel breve periodo trascorso, ottimi rapporti con diversi
cittadini. Allorchè essa si trasferì a Parma e poi nel Parmense le reciproce visite, le lettere e le
telefonato si susseguirono, anche se diverse persone nel frattempo vennero a mancare, come Don
Guido Campidori, il Dott. Ubaldo Barbati, Guido Boni e Don Mario stesso. Un ruolo importante è
stato svolto in questi anni dal Gruppo Alpini di Collecchio e da Don Mario Martinuzzi con la sua
comunità; i contatti sono stati molto proficui e ripetuti.
Don Mario nella sede degli Alpini di Collecchio in
occasione di una sua visita con alcuni vagliesi; è
ritratto mente legge delle strofe di canti alpini,
intonandole perfettamente dato che era un ottimo
cantore.
Don Mario si trattiene con alcuni Alpini davanti alla sede
del Gruppo; alla sua ds l’allora Capogruppo A. Bagatti
Una delle frequenti visite della Famiglia Donelli a Don Mario
nel Natale del 1988; si è nella chiesa di Vaglia. Nella foto il
figlio Enrico ritratto sotto una pittura, opera di Don Mario, che,
come noto, era un valente artista.
Cittadini vagliesi alla festa degli Alpini di
Firenzuola (1991). In piedi l’Alpino Maurizio
Donelli; seduti (da sin.) il M.llo dei CC. Russo, Siro
Bartolozzi ed il padre Alfredo.
La comunità parrocchiale di Vaglia dette la possibilità nel maggio 1992 al Coro degli Alpini di
Collecchio (denominato in seguito “Colliculum Coro A.N.A.” degli Alpini), diretto dal M° Roberto
Fasano, di esibirsi nella bellissima Pieve; l’ospitalità da parte di Don Mario Martinuzzi e dei suoi
parrocchiani è tuttora ricordata dai collecchiesi che intervennero con due pullmans. Si rammenta
ancora il violentissimo temporale che accadde all’ora di pranzo che fece fuggire da tavola diversi
commensali sistemati all’aperto in un locale di Fontebuona dove Don Mario aveva organizzato il
pranzo per gli ospiti. La comunità parrocchiale allestì un abbondantissimo rinfresco al termine del
concerto nel tardo pomeriggio che venne consumato nei locali della Parrocchia.
Nella foto sopra Maurizio Donelli presenta il Coro degli Alpini di
Collecchio nella Pieve di Vaglia, mentre nella foto a destra Don
Mario dà il benvenuto agli ospiti collecchiesi (1992)
Il Sindaco di Vaglia porge il saluto
dell’Amministrazione comunale agli ospiti.
Il Maresciallo dei CC. Virginio Donelli con la figlia del
Brigadiere Frappi nel Santuario di Monte Senario in
occasione della sua Cresima nel 1971; il Maresciallo era agli
ultimi anni di servizio, mentre il figlio Maurizio, in quel
periodo, stava prestando la leva nelle Truppe Alpine.
Sotto è riportata copia del depliant stampato per festeggiare il 50° anniversario di Sacerdozio di
Don Mario, coincidente con il 40° del suo insediamento nella Parrocchia di Vaglia; i due eventi
accaddero nel 1992. Il Sacerdote spedì il documento alla famiglia Donelli per la profonda amicizia
esistente; contemporaneamente inviò gli Auguri in occasione del S. Natale.
La lepre finta
Soprattutto d’estate i ragazzi del paese si ritrovavano per trascorrere alcune ore insieme, non fino
a tardi dato che in quei tempi s’andava a letto ben prima della mezzanotte.
Fra i passatempi più “gettonati” vi era il
seguente; veniva fabbricata con carta e
stracci una lepre finta a grandezza
naturale; ad essa era applicata una
lunga corda abbastanza sottile. Diversi
ragazzi si nascondevano quindi al
margine della Statale n. 65 che
attraversa Vaglia, posizionandosi di
solito appena fuori dal paese verso
Fontebuona; si poneva la lepre finta in
mezzo alla carreggiata attendendo che
qualche mezzo transitasse. L’antefatto
Noi ragazzi osservavamo la scena da dietro un nascondiglio costituito da un muretto che divideva
la strada dal torrente Carza. Alla vista della “lepre” tutti frenavano bruscamente. Diversi tornavano
sul posto a marcia indietro o a piedi per controllare (e sperare) che “l’animale” fosse stato
investito ed ucciso per poi appropriarsene e cucinarlo in padella.
La fuga
La resa dei conti
Ovviamente la “lepre” non c’era più perché il ragazzi, tramite la corda, l’avevano ritirata nel loro
nascondiglio. Le risate, in silenzio ovviamente, si sprecavano di fronte alla delusione delle persone
coinvolte. Le serate con questo passatempo proseguirono per un po’ fino a quando qualcuno andò
a denunciare l’accaduto ai Carabinieri; una sera il Maresciallo Virginio Donelli, accompagnato da
un militare, attuò un controllo improvviso utilizzando una torcia elettrica per farsi luce. Il ragazzi,
io compreso, alla vista dei Carabinieri, fuggirono verso il paese utilizzando, in parte, il torrente,
bagnandosi le scarpe ed un po’ anche i vestiti. Fu difficile nascondere il fatto a mio padre proprio
per le condizioni in cui erano scarpe e vestiario; la ramanzina fu alquanto “energica” !!!
Ovviamente lo scherzo non si ripetè.
Giocare sulla ferrovia
Con il bel tempo, al termine della scuola, noi ragazzi giocavamo all’aperto e le possibilità date dai
luoghi erano abbastanza numerose. Un posto dove amavamo andare, se non altro per spirito
“d’esplorazione”, era costituito dalla vecchia ferrovia denominata “Faentina” (dato che da Firenze
giunge a Faenza) che in quegli anni era oggetto di diversi lavori a causa delle distruzioni causate
dalla seconda guerra mondiale; infatti Vaglia ed il suo territorio erano in una posizione alquanto
interessata dagli ultimi periodi del conflitto perché a ridosso della Linea Gotica.
Un pomeriggio andammo a giocare sulla
vecchia e dissestata massicciata della
ferrovia, non molto distante dalla
caserma dei Carabinieri. Ricordo che
cercavamo di simulare una battaglia,
nascondendoci fra le piante, i muretti, i
residuati di vario genere ed il materiale
che le imprese addette alla ricostruzione
della ferrovia avevano sistemato in quel
luogo. Ad un certo punto scivolai lungo
la massicciata arrestando la caduta
diversi metri più in basso.
Mi procurai una profonda ferita alla gamba destra che sanguinava assai. Mio padre fu
immediatamente avvertito e venne a soccorrermi con un Appuntato dei Carabinieri utilizzando il
mezzo di servizio; con questo mi trasportò subito all’Ospedale di Firenze dove mi suturarono la
ferita alla gamba con sei punti. La cicatrice è tuttora ben visibile e fa parte dei ricordi meno
piacevoli della mia permanenza a Vaglia. A casa seguì la consueta “energica” sgridata.
I nuovi balli
Anche a Vaglia giunse la ventata del Rock and roll e
dello Shake; in particolare i fans di questi nuovi e
rivoluzionari tipi di musica e balli si ritrovavano nel
locale “Arcobaleno” da poco inaugurato che, a dire
il vero, aveva ottenuto da subito molta affluenza di
pubblico. C’era spazio anche per i cantanti
“melodici” del momento; ricordo che erano
intervenuti Don Backy, che era ai primi tempi della
sua illustre carriera, e Betty Curtis, già affermata.
Noi giovanissimi avevamo come riferimento un ragazzo di Vaglia di nome Michele che si
contorceva come un ossesso in quel locale sentendo i nuovi ritmi musicali diffusi ed amplificati da
un juke box (altra novità del momento!).
A Montesenario
Nel Santuario di Montesenario tutti gli anni la
ricorrenza dell’Ascensione era festeggiata con
particolare solennità. Anche i fiorentini si
portavano dalla città verso questo monte se
non altro per godere un po’ di refrigerio
all’ombra delle piante; la tradizione religiosa si
mescolava così con quella profana.
Quest’ultima si manifestava spesso con pranzi
“al sacco”. Ricordo che in questa occasione i
frati del Santuario (dell’Ordine dei Servi di
Maria) invitavano i Parroci e le Autorità del
Territorio vagliese a pranzo.
Questo era preparato dai frati stessi ed aveva una qualità eccezionale. Le portate della tradizione
toscana si susseguivano a cominciare con i classici “crostini”. Il pranzo terminava con il liquore
denominato “Gemma d’abeto” prodotto dalla distilleria dei frati stessi.
Servire Messa
Il rapporto con Don Mario da parte
mia fu alquanto formativo sotto tutti
gli aspetti soprattutto per quanto
riguarda la mia educazione religiosa,
molto più che nei cinque anni
trascorsi a Rufina. In questo ambito
l’attività di “chierichetto” era da me
svolta abbastanza costantemente, per
lo più nei mesi estivi durante le
vacanze scolastiche. In questo periodo
prestavo quasi sempre questo servizio
durante la S. Messa delle ore 7,30.
Il rito veniva celebrato da Don Mario nella chiesetta del paese che si trova di fronte alla Villa dei
Signori Corsini; io non accusavo fatica ad alzarmi il mattino presto dato che lo facevo tutti i giorni
durante l’anno scolastico dovendo salire sul pullman alle ore 6,45 per andare alle Scuole Medie di
Borgo S. Lorenzo. L’esperienza vagliese con Don Mario la trasferii molto proficuamente a Parma
nella Parrocchia di S. Lazzaro e, successivamente, anche in tutti gli altri contesti nei quali i miei
numerosi traslochi mi portarono, come a Fornovo di Taro ed a Collecchio, sempre nel Parmense.
Vorrei ricordare un fatto che mi colpì alquanto negativamente: una domenica Don Mario fu
costretto a posticipare l’inizio della S. Messa delle ore 10,30 nella chiesetta del capoluogo perché
un membro della famiglia Corsini era in ritardo facendo così aspettare i tanti fedeli convenuti.
In pullman
Siccome il paese di Vaglia non era dotato di
Scuola Media inferiore io la frequentai a
Borgo S. Lorenzo, importante centro del
Mugello a circa trenta minuti di viaggio. Il
tragitto lo coprivo mediante pullman,
all’andata con SITA ed al ritorno con CAP.
L’unico disagio poteva essere l’alzarsi
presto al mattino, ma questo era di norma
in famiglia dato che mio padre, in qualità di
Comandante della Stazione dei Carabinieri,
andava in ufficio sempre alle ore 7,30.
Io solitamente ero puntuale; venivo anche facilitato dal fatto che la fermata del pullman era posta
quasi sotto le finestre della caserma dove abitavo. Qualche volta però ebbi dei ritardi di pochi
minuti; i bravi e comprensivi autisti di SITA (che mi conoscevano) attesero pazienti qualche
minuto, dando però due potenti colpi di clacson come per dire: “Svegliati !!!”
Il Dottor Barbati
Il Dott. Ubaldo Barbati occupa anch’esso una
posizione preminente nella nostra memoria;
era il medico di famiglia “come una volta”.
Univa competenze professionali a doti
comunicative tali da farlo apprezzare
moltissimo. Anche dopo il nostro
trasferimento a Parma gli incontri furono
numerosi a Vaglia ed in terra emiliana; una
volta egli accompagnò una nipote che doveva
partecipare ad un concorso di “voci verdiane”
a Busseto (Parma) e , nella circostanza, fu
ospite della mia famiglia a Fornovo di Taro
dove abitavamo dopo che mio padre si
congedò dall’Arma dei Carabinieri.
Le “uova” pasquali
E’ tradizione effettuare omaggi e regali ai Carabinieri che prestano servizio nei vari paesi del
territorio italiano in segno di riconoscenza per il loro quotidiano indispensabile aiuto alla
collettività a Natale e, in misura minore, a Pasqua. A riguardo desidero ricordare un episodio
classificabile, con il massimo della tolleranza, come “umoristico” accaduto in caserma a Vaglia in
prossimità delle festività pasquali. Al suono del campanello della porta il piantone aprì; era il
Fattore dei Signori Corsini che portava un loro regalo al Comandante ed ai suoi militari. Il piantone
accompagnò il Fattore in ufficio dove fu accolto da mio padre al quale consegnò un pacchetto che
il Maresciallo aprì ringraziando della gentilezza.
Il regalo consisteva in sei, dico sei, uova di gallina.
Alla vista di ciò mio padre, con cortese fermezza,
restituì il pacchetto al Fattore chiedendogli di
comunicare ai Signori Corsini che i militari che
prestavano servizio in caserma erano al momento in
tutto sette. E’ ovvio che quanto riferito da mio padre
al Fattore era una scusa per rifiutare un “regalo” che,
al di là del pensiero di chi lo mandava, non era
assolutamente adeguato al contesto di riferimento.
Da Vaglia a Parma
Come capita spesso ai militari dell’Arma dei
Carabinieri i trasferimenti sono frequenti. Mio
padre fu mandato da Vaglia a Parma nel 1964.
Fu un evento in parte auspicato per vari motivi
fra cui l’avvicinarsi alla zona d’origine (la
famiglia Donelli è reggiano - parmense) e
l’iscrizione di Maurizio alle Scuole superiori che
nella città di Parma erano già allora presenti e
ben organizzate. Il trasloco fu effettuato anche
con l’aiuto di due amici che con le loro auto
provvidero al trasferimento della famiglia.
Maurizio Donelli con alla sua ds Guido Boni nel suo bar
Guido Boni di Pratolino, indimenticato campione di ciclismo, e Alberto Campidori di Fontebuona,
nipote del Parroco Don Guido, si prestarono generosamente per la trasferta da Vaglia Parma. Fu
utilizzata la nuova Autostrada “del Sole” che rese più agevole il viaggio. Una curiosità: Alberto
Campidori possedeva un’auto straniera che per i tempi era una eccezione: una “Taunus” di
fabbricazione tedesca di colore azzurro. Lo ricordo perchè anch’io nel 1974 acquistai una Ford
Taunus, di modello più recente, dello stesso colore, fabbricata in Germania (una pura coincidenza).
Ricordo l’ilarità dei due amici toscani alla vista di tante persone che utilizzavano la bicicletta nella
città di Parma, allegria causata soprattutto dal vedere “ondeggiare” sui sellini, forse abbastanza
provocatoriamente”, i sederi delle tante donne.
Con Guido Boni ebbi nel tempo diversi incontri e telefonate; a Pratolino mi fermai diverse volte a
pranzare nel ristorante Zocchi. Gli fui vicino nel dolore per la morte della moglie Marisa. Seppi
tardi della malattia di Guido e, per pura coincidenza, venni a conoscenza del suo funerale solo il
giorno dopo dato che mi fermai nel bar di Pratolino per un rapido saluto essendo in zona con la
mia famiglia; gli volevo fare un’improvvisata, ma fui informato, con mio grande dispiacere, della
sua dipartita.
Lettera da Don Mario
Vorrei terminare questa pubblicazione proponendo una missiva che Don Mario inviò alla famiglia
Donelli; è, credo, il modo migliore per ricordare una persona che ci ha dato tanto, le cui qualità
sarebbero oggi alquanto apprezzate e delle quali si sente notevolmente la mancanza a tutti i livelli.
Di seguito sono disponibili le due pagine della lettera del 7 agosto 2004.
In essa il Sacerdote descrive la sua situazione di salute che è alquanto precaria a causa della
sordità e della difficoltà di potersi spostare a piedi; ha il conforto dell’affetto dei famigliari che non
lo hanno mai abbandonato fino dai primi anni del sacerdozio. Si rammarica di non potersi più
spostare in autonomia. Come spesso accade alle persone anziane, Don Mario descrive alcuni fatti
significativi degli anni della gioventù; in particolare si sofferma sulla sua vocazione che lo portò al
Sacerdozio a 22 anni, nel 1942 e sul primo incarico nella Parrocchia di Cerreto Maggio. Si sofferma
alquanto dettagliatamente sulle vicende legate alla seconda guerra mondiale che lo videro
testimone e protagonista insieme ai suoi famigliari dato che Partigiani e truppe nazifasciste erano
molto attivi nel territorio dove Don Mario era Parroco; ricorda diversi tragici avvenimenti fra cui la
fucilazione di sette uomini da parte delle truppe nazifasciste al termine di un rastrellamento
nell’aprile del 1944. Il destino ha voluto che il fratello Marcello non fosse vittima di questo vortice
di avvenimenti.
La lettera, che Don Mario definisce all’inizio “un esame di coscienza”, prosegue mettendo in
evidenza gli sforzi fatti per dare alla comunità parrocchiale di Vaglia, dove fu trasferito nel 1952
per volere del Cardinale di Firenze Elia Dalla Costa, importanti ed indispensabili strutture e servizi a
disposizione di tutti i cittadini; rammenta anche i lavori di ripristino della chiesa e della canonica.
Il Sacerdote non cita il suo impegno per la ricostituzione della Misericordia, opera, come detto in
presentazione, assolutamente più che meritevole al servizio di tutta la comunità. Di tale Sodalizio
sotto sono presentate due foto.
ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI SEZIONE DI PARMA
GRUPPO DI COLLECCHIO Colliculum Coro A.N.A.
Parrocchia di Vaglia e Misericordia di Vaglia
Nel 10° anniversario della morte
di Don Mario Martinuzzi
domenica 21 maggio 2017
con “Colliculum Coro A.N.A.” degli Alpini
di Collecchio (Parma)
Direttore M° Roberto Fasano Programma:
- H 10,45: Pieve di Vaglia – inaugurazione di una targa per ricordare l’opera di Don Mario
Martinuzzi, Pastore della Pieve di Vaglia dal
1952 al 2001 - H 11,00: S. Messa con la partecipazione di “Colliculum Coro A.N.A.” in
ricordo del Pievano Don Mario Martinuzzi, cofondatore della Misericordia
- H 12,15: deposizione di una corona ed onori a Don Mario Matinuzzi presso la sua tomba al cimitero
- H 12,45: Pranzo offerto dalla Misericordia di Vaglia con la collaborazione del Consiglio Pastorale della Parrocchia di Vaglia agli Alpini convenuti
- H 17,00: Concerto del Coro in chiesa. - H 17,45: Rinfresco per i presenti con dolci fatti in casa dalle Massaie di Vaglia
Nell’occasione si può visitare la mostra fotografica a cura del Dott. L. Pratesi
relativa ai momenti più significativi della vita di Don Mario Martinuzzi