Relazione Finale - Comune di Gragnano geologica... · come da Linee Guida della Regione Campania...

Post on 18-Feb-2019

219 views 0 download

Transcript of Relazione Finale - Comune di Gragnano geologica... · come da Linee Guida della Regione Campania...

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

Realizzazione di ulteriori indagini necessarie per la stesura della Relazione Geologica prevista dalla LRC n. 9/83 al fine della redazione del Piano

Urbanistico Comunale (PUC) previsto dalla LRC n. 16/04:

Esecuzione, Elaborazione ed Interpretazione di Indagini relative a Profili Sismici sia a Rifrazione che con

Procedura Tomografica in Onde P e con procedura di tipo MASW in onde S;

come da Linee Guida della Regione Campania

Convenzione tra C.U.G.RI. e Comune di Gragnano

del 27 Maggio 2008

Relazione Finale

Responsabile Scientifico del Progetto: Prof. Antonio Rapolla

Napoli, Ottobre 2008

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

2

Convenzione CUGRI - Comune di Gragnano Indice

1.  Introduzione ............................................................................................... 3 

2.  Breve Inquadramento Geo-sismologico................................................. 5 

3.  Breve Inquadramento Geologico ........................................................... 11 

3.1 Generalità, Indagini Geognostiche e Geologico-tecniche dei principali litotipi .............11 3.2 Aspetti Geomorfologici, Idrogeologici e Franosità........................................................17 3.3 Sezioni Geologiche......................................................................................................19

4.  Indagini Geofisiche.................................................................................. 21 

4.1 Aspetti Metodologici Generali ......................................................................................21 4.2 Aspetti Metodologici Specifici ......................................................................................23 

4.2.1 La Tomografia Sismica..........................................................................................................23 4.2.2 Le Indagini MASW ...............................................................................................................26 4.2.3 La Sismica a Rifrazione.........................................................................................................29 

4.3 Le Indagini Geofisiche Effettuate .................................................................................31 5.  Risultati delle Indagini Tomografiche, MASW e a Rifrazione .............. 33 

5.1 Indagini Tomografiche e MASW ..................................................................................33 5.2 Indagini di Sismica a Rifrazione...................................................................................59

6.  Analisi dei Dati Elaborati e Definizione delle Categorie Sismiche di

Suolo e del Fattore di Amplificazione Dinamico ......................................... 79 

6.1 Definizione delle Categorie Sismiche di Suolo.............................................................79 6.1.1. Aspetti Teorici ......................................................................................................................79 6.1.2 Carta dei fattori di incremento sismico per le diverse aree del Comune di Gragnano ............84 

6.2 Il Fattore di Amplificazione Dinamico (F.A.D.) .............................................................88 6.2.1 Aspetti teorici ........................................................................................................................88 6.2.2 Esempio di Calcolo del F.A.D. 1D per sismostratigrafie tipo nelle aree del Comune ............91 6.2.3 Calcolo del F.A.D. 1D in siti specifici del Comune di Gragnano...........................................94 6.2.4 Esempio di Calcolo del F.A.D. 2D in due siti specifici del Comune di Gragnano ...............106

7.  Valutazione di I e II Livello della Suscettività del Territorio alle Frane

Sismo-Indotte ............................................................................................... 110 

7.1 Introduzione ...............................................................................................................110 7.2 Analisi di I Livello del Territorio Comunale di Gragnano ............................................110 7.3 Analisi di II Livello del Territorio Comunale di Gragnano ...........................................115

8. Ringraziamenti ......................................................................................... 120 

APPENDICE (Copertura dei Raggi Sismici nei Profili) ............................. 121 

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

3

1. Introduzione

Nel Maggio del 2008 veniva stipulato, tra il Comune di Gragnano ed il CUGRI (Consorzio

Interuniversitario tra le Università di Napoli Federico II e l’Università di Salerno) un accordo

convenzionale per la “Esecuzione, Elaborazione ed Interpretazione di Indagini relative

a Profili Sismici sia a Rifrazione che con Procedura Tomografica in Onde P e con

procedura di tipo MASW in onde S”, da effettuarsi nel Territorio Comunale di Gragnano.

Tale Convenzione si inquadra nell’ambito della “realizzazione di ulteriori indagini

necessarie per la stesura della Relazione Geologica prevista dalla LRC n. 9/83 al fine della

redazione del Piano Urbanistico Comunale (PUC) previsto dalla LRC n. 16/04”.

Nell’Agosto 2008, al termine dell’attività di indagine sul terreno, veniva presentata al

Comune di Gragnano una Relazione di Fine Acquisizione Dati. Successivamente, al

termine della fase di analisi, elaborazione ed interpretazione dei dati acquisiti durante le

indagini e della loro collocazione in un sistema informativo, viene presentata questa

Relazione Finale.

Come richiesto nell’Atto Convenzionale, nella Relazione di Fine Acquisizione Dati

trasmessa al Comune in data 25.08.08, sono state già fornite le informazioni generali ed

un’ampia documentazione fotografica relativa ai siti ove sono state ubicate le indagini ed

alle apparecchiature utilizzate. Nella stessa Relazione sono poi state descritte le

caratteristiche tecniche delle strumentazioni, indicati i parametri di acquisizione e forniti i

sismogrammi originali su supporto digitale. In questa Relazione Finale vengono illustrati gli

algoritmi di calcolo impiegati per l’analisi e l’interpretazione dei dati, le tabelle e tavole ad

integrazione e chiarimento delle analisi, le procedure applicate, i profili e tomogrammi finali

con tracciamento dei raggi (questi sono riportati in Appendice per semplicità di

esposizione), i diagrammi profondità/velocità delle onde P ed S ed il rapporto Vp/Vs, i

coefficienti di Poisson, elaborati a isolinee e/o a campiture di colore delle velocità delle

onde sismiche in caso di elaborazione tomografica. Vengono poi mostrate, sulla base dei

suddetti dati geofisici, le Categorie di suolo medie individuate, i Fattori di Incremento medi

oltre che la tipologia della funzione spettrale che, mediamente, li caratterizza. Infine viene

effettuata una valutazione della Risposta Sismica di sito per alcuni dei siti indagati,

espressa però solo in termini di funzione spettrale del Fattore di Amplificazione Dinamico

(rapporto tra lo spettro di ampiezza calcolato alla superficie libera e quello relativo al

basamento rigido). E’ stata inoltre effettuata, per una maggiore compiutezza dell’indagine,

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

4

una valutazione di I e II livello della suscettività del territorio alla franosità sismo-indotta.

L’obiettivo di tutte le indagini effettuate è infatti quello di contribuire alla

programmazione dell’uso del territorio ed i risultati non debbono essere

superficialmente utilizzati nella determinazione della Risposta Sismica di uno specifico

sito che è, invece, assolutamente necessario conoscere con precisione e con dati

sperimentali acquisiti ad hoc, per l’adeguamento sismico di una costruzione o per

progettarne una nuova.

Le indagini e le analisi eseguite, e così anche questa Relazione Finale che le illustra, si

sviluppano attraverso l’applicazione di metodologie avanzate per la definizione dei

parametri elastici del sottosuolo. Tali metodologie risultano necessarie in particolare nelle

aree a possibile composizione del sottosuolo a forte eterogeneità e/o densamente abitate.

L’applicazione viene effettuata a partire dalla conoscenza delle caratteristiche geo-

sismologiche e geologico-tecniche del territorio (vedi Capitoli 2 e 3 di questa Relazione)

utilizzando metodologie geofisiche quali la Tomografia sismica bidimensionale per la

determinazione delle Vp, la tecnica MASW per la determinazione delle Vs e la Sismica a

Rifrazione, per la conoscenza generale delle caratteristiche sismiche del territorio (Capitoli

4 e 5). Questi metodi risultano essere tra gli strumenti più avanzati per la definizione delle

geometrie e delle proprietà fisiche dei terreni del sottosuolo anche in aree a geologia

complessa, come quelle vulcaniche ed alluvionali. Ciò al fine di effettuare una

modellizzazione corretta del sottosuolo che consenta di definire le Categorie Sismiche di

Suolo e valutare la Risposta Sismica Locale anche per sezioni geosismiche tipo (Capitolo

6) ed anche per valutare, almeno preliminarmente, la suscettività del territorio alla franosità

sismo-indotta (Capitolo 7).

Si vuole qui sottolineare che oltre alle 40 indagini previste dalla Convenzione in oggetto

in 40 siti, si e’ ritenuto opportuno eseguire altre 24 indagini aggiuntive negli stessi siti.

Ciò ai fini di una migliore e più dettagliata conoscenza delle caratteristiche sismiche del

territorio, per meglio rispondere alle richieste di approfondimento del Consulente

Geologo dott. Giovanni Rea ed anche per ragioni di carattere scientifico-didattico

proprie di una Istituzione Universitaria specializzata nello studio applicato moderno dei

Rischi Naturali. Pertanto tra Indagini Tomografiche, MASW ed a Rifrazione, sono stati

effettuati 64 profili investigativi in 40 siti, per un totale di circa 6700 m.l..

Le indagini effettuate e le relative analisi seguono quindi le direttive delle ultime

normative sismiche nazionali (ex OPCM 3274/2003, D.M. 14.09.2005 e D.M. 14.01.2008)

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

5

ed, in particolare, le Linee Guida della Regione Campania (Cascini et al., 2006 - D.G.R.

1701 del 28/10/2006).

Varie persone hanno collaborato alla esecuzione, analisi ed interpretazione delle indagini

di cui alla presente Relazione. In particolare debbono citarsi:

Dott. Francesco Ardillo, libero professionista, Dott. Ricerca Vincenzo Di Fiore,

Ricercatore CNR, Dott. Elena D’Aniello, Dottoranda di Ricerca, Dott Ricerca Valeria

Paoletti, Libero Professionista, Prof. Dott. Nicola Roberti, Ricercatore Università Federico II

di Napoli, Dott. Ricerca Manuela Secomandi, Libero Professionista, Dott. Daniela Tarallo,

Dottoranda di Ricerca, che qui si ringraziano per l’impegno, la preparazione e la capacità

dimostrate.

2. Breve Inquadramento Geo-sismologico

L'Appennino Campano rappresenta una delle zone a più elevata dinamica di tutta la

penisola italiana. Dall'analisi della sismicità storica e recente si evidenzia che i terremoti più

catastrofici si sono generati nelle aree ai confini Campania-Molise e Campania-Puglia-

Basilicata, ovvero nelle aree del Matese, Sannio e Irpinia che quindi sono le aree a più

elevata pericolosità (Alessio et al., 1993). Stime statistiche effettuate sulla base dei

cataloghi sismici storici e recenti hanno fornito un valore di magnitudo dell'ordine di 6.9 per

il massimo terremoto possibile nell'Appennino Campano (De Vivo et al., 1979). Questo

valore corrisponde a quello calcolato per la magnitudo del terremoto del 23 novembre 1980

che colpì l'Irpinia-Basilicata e che è l'evento sismico recente di maggiore energia

verificatosi recentemente nell'Appennino meridionale. Dalle aree sismogenetiche sopra

menzionate l'energia sismica s'irradia a distanze anche notevoli provocando effetti

catastrofici legati innanzi tutto alle caratteristiche della sorgente sismica dell'evento nonché

al meccanismo di liberazione dell'energia, alla legge di attenuazione tra la sorgente sismica

e il sito in esame e principalmente alla Risposta Sismica del sito considerato.

Nelle aree vulcaniche napoletane il livello di sismicità è invece sensibilmente più basso di

quello appenninico poiché le caratteristiche meccaniche delle rocce vulcaniche (bassa

rigidità) nonché gli sforzi agenti estremamente concentrati, non consentono un accumulo di

energia molto elevata. Un'altra peculiarità della sismicità in aree vulcaniche è la relativa

piccola profondità degli ipocentri che determina un'elevata avvertibilità in un'area

epicentrale molto ristretta. La parte meridionale della provincia di Napoli, in cui è compreso

il territorio di Gragnano, risente principalmente della sismicità originatasi all'interno delle

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

6

zone sismogenetiche presenti nella catena Appenninica. Questa fascia è definita dalla

distribuzione degli epicentri dei terremoti sia storici che recenti (Figura 2.1). Gli

addensamenti degli epicentri, le modalità di rilascio energetico in correlazione con l'assetto

geologico-strutturale, permettono di individuare nella fascia aree sismogenetiche a diverso

comportamento sismico; per tale motivo sono state identificate quattro aree

sismogenetiche principali in cui vengono riconosciute le strutture sismogenetiche attive

(Alessio et al., 1993).

L'analisi della distribuzione degli effetti prodotti dai terremoti con intensità epicentrale

maggiore del IX grado MCS (Mercalli - Cancani- Sieberg) ha evidenziato che la provincia

di Napoli ha subito un danneggiamento fino al VII-VIII grado della scala MCS (Esposito et

al., 1992).

Dall’analisi della storia sismica del Comune di Gragnano (Figura 2.2) è possibile

osservare come l’area sia stata interessata da Intensità MCS fino al VII grado della scala

Mercalli modificata (MCS). Tali terremoti hanno avuto come area sismogenetica principale

l’Irpina. Un altro dato significativo relativo all’analisi della simicità storica del Comune

Figura 2.1: a) Distribuzione degli epicentri macrosismici per i terremoti dal 1000 al 1980 nell’Appennino Meridionale. b) Distribuzione epicentrale degli eventi sismici dal novembre 1980 al 1991 nell’Appennino Meridionale. Nei 4 rettangoli è mostrata una zonazione per aree sismogenetiche.

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

7

riguarda il Periodo di Ritorno T dei sismi registrati, che può valutarsi essere pari a circa 30

anni per i sismi con Intensità pari al VI grado MCS e circa 100 anni per sismi con Intensità

pari al VII grado MCS.

Figura 2.2. Storia sismica del Comune di Gragnano (da DOM4.1)

Le più recenti normative sismiche (le ben note O.P.C.M. 3274/03 e O.P.C.M. 3519/06,

Norme Tecniche D.M. 14.1.2008) consentono di esprimerne la pericolosità sismica del

territorio Italiano in termini di accelerazione massima orizzontale su basamento rigido

(amax), caratterizzato da Vs30>800 m/s, ove Vs30 rappresenta la media pesata delle

velocità Vs nei primi 30 m del sottosuolo (vedi dopo). Nello specifico, la mappa prevista

dalla normativa per la Regione Campania (Figura 2.3) per un peridoto di 50 anni con

eccedenza del 10%, evidenzia una lobatura delle aree di ugual valore di amax in

corrispondenza della Piana Campana, rispetto all’andamento delle stesse lungo l’asse

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

8

appenninico. Tale struttura riflette la presenza della sismicità relativa agli apparati vulcanici

del Somma-Vesuvio e dei Campi Flegrei.

Figura 2.3. Mappa di pericolosità sismica della Campania in termini di accelerazione massima orizzontale su basamento rigido (caratterizzato da Vs30>800 m/s), con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni (da O.P.C.M. 3519/06).

Come sopra accennato, il Periodo di Ritorno dei sismi che vengono tipicamente risentiti

nell’area del Comune di Gragnano (aventi come zona sismogenetica principale l’Irpinia)

può valutarsi in circa 30 anni per i sismi con Intensità risentita pari al VI grado MCS e in

circa 100 anni per sismi con Intensità risentita pari al VII grado MCS. La normativa prevede

più possibili scenari di pericolosità sismica in termini di accelerazione massima

orizzontale su basamento rigido in dipendenza della Tipologia e della Destinazione

d’uso delle costruzioni. Questi due fattori determinano la cosiddetta Vita media virtuale

delle costruzioni. Si va da un valore minimo per tale parametro di T=30 anni (per

costruzioni normali) a valori massimi molto più elevati.

Ciò visto ed in base alle precedenti considerazioni in Figura 2.4 mostriamo il campo dei

valori di amax per il Comune di Gragnano relativi a T=30 anni ed, in Figura 2.5, quello dei

valori di amax relativi a T=100 anni.

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

9

Figura 2.4. Interpolazione dei valori di amax/g su basamento rigido per l’area del Comune di Gragnano e aree circostanti, previsti dalla normativa per un periodo di riferimento T= 30 anni (Norme tecniche D.M. 14 Gennaio 2008, www.cslp.it).

Figura 2.5. Interpolazione dei valori di amax/g su basamento rigido per l’area del Comune di Gragnano e aree circostanti, previsti dalla normativa per un periodo di riferimento T= 100 anni (Norme tecniche D.M. 14 Gennaio 2008, www.cslp.it).

Effettuando le opportune interpolazioni tra i valori di amax forniti dalla normativa (Norme

tecniche D.M. 14 Gennaio 2008, www.cslp.it) si ricava che nel territorio di Gragnano

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

10

l’accelerazione su suolo rigido è variabile tra 0,035g e 0,040g, per il caso di T=30 anni e

tra 0,06g e 0,07g, per T=100 anni. Ovviamente tali valori di amax risulteranno maggiori per

valori del parametro T più elevati.

Si ricorda che questi valori di amax rappresentano solo il punto di partenza di elaborazioni

successive in quanto riferiti a categorie di suolo rigide (Vs30>800 m/s) e superficie libera

suborizzontale e dovranno essere modulati in caso di presenza di suoli di Categorie

diverse e con morfologia superficiale articolata.

Varie metodologie sono state finora proposte per la valutazione dei fattori di

amplificazione dell’input sismico su rigido e tutte sono oggetto di sviluppo e di ricerca. Esse

sono finalizzate al calcolo della funzione di trasferimento propria dei terreni superficiali sulla

base di una modellistica 1D o 2D che tenga conto di tutti i parametri geometrici, geologici e

geofisici che caratterizzano il sottosuolo in questione, dal basamento al piano di posa delle

fondazioni degli edifici. La collaborazione tra il Comune Gragnano ed il CUGRI nasce

appunto in quanto in tale settore il CUGRI sta sviluppando un significativo progetto di

ricerca, di cui è coordinatore il Responsabile scientifico di questa Convenzione che firma la

presente Relazione, Prof. Antonio Rapolla, ordinario di Geofisica presso l’Università degli

Studi di Napoli “Federico II” e Responsabile Scientifico dell’Atto Convenzionale tra i due

Enti in questione e che sottoscrive la presente Relazione Finale.

Per approfondimenti sulle problematiche connesse alla valutazione della Pericolosità

Sismica si veda: Linee Guida della Regione Campania (Cascini, Cosenza, Gasparini,

Palazzo, Rapolla, Vinale, 2006 - D.G.R. Campania 1701 del 28/10/2006) e Rapolla A. (Boll.

Ordine. Reg. Geologi, 2, 2004).

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

11

3. Breve Inquadramento Geologico

Quanto segue è una sintesi tratta dalla numerosa bibliografia e dalle relazioni

professionali fornite dal Comune di Gragnano e dal Dott. Giovanni Rea, Responsabile

Geologo del Comune.

3.1 Generalità, Indagini Geognostiche e Geologico-tecniche dei principali litotipi

Nel territorio comunale di Gragnano sono presenti terreni alluvionali e piroclastici che

si diversificano nelle conoidi pleistoceniche ad occidente e nelle piroclastiti recenti ad

oriente. Queste formazioni coprono circa la metà del territorio comunale, fino alle falde

dei Monti Lattari, costituiti dalle rocce carbonatiche mesozoiche che affiorano nel

territorio, fino ai confini con i Comuni di Casola, Pimonte ed Agerola. Le formazioni

geologiche caratteristiche sono riportate in Figura 3.1, tratta dal Foglio 185 III SO della

Carta Geologica d'Italia 1:100.000, nella quale è inquadrato il territorio comunale di

Gragnano nel contesto geologico dei Monti Lattari e della Piana del Sarno.

Figura 3.1: Stralcio della carta geologica nell’area del Comune di Gragnano. dt = detrito di falda; vl = areniti piroclastiche e pomici bianche; ti = tufo grigio; C95 = Calcari detritici a luoghi cristallini.

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

12

La storia geologica regionale è stata oggetto di approfonditi studi fin dagli inizi del

1800. Tali studi sono continuati e si sono evoluti per tutto il XX secolo anche alla luce

delle moderne teorie sui movimenti della crosta terrestre, sino al significativo contributo

fornito dai ricercatori dell'Università di Napoli che, a partire dagli anni ’60, hanno

formulato e costruito nuovi modelli genetici dell'Appennino meridionale.

Il territorio comunale di Gragnano, appartiene all'unità stratigrafico-strutturale dei

Monti Picentini e Monti Lattari, generatasi alla fine del Cretaceo a seguito delle spinte

orogenetiche sulla Piattaforma Campano-Lucana. Movimenti prima compressivi e

successivamente distensivi hanno dato, al territorio, l’attuale conformazione con alti e

bassi strutturali che si riavvisano nelle catene montuose e nella piana del Sarno. Il

Comune di Gragnano, infatti, si colloca in un’area di transizione compresa tra gli alti

strutturali dei Monti Lattari e la Piana Campana. Il raccordo è dato dalle falde detritiche

e sedimentarie che si ravvisano nelle conoidi e nella piana di raccordo con i Comuni di

Santa Maria La Carità, Castellammare di Stabia, Sant’Antonio Abate. La potente

successione di rocce carbonatiche e mesozoiche, spessa alcune migliaia di metri,

formata da sedimenti calcarei e dolomitici dal grigio chiaro a nerastri, compatti, detritici

e frequentemente oolitici con intercalazioni di livelli siliciferi nella parte alta, costituisce

l’ossatura portante dei rilievi montuosi del gruppo dei Monti Lattari, e il substrato

profondo del territorio comunale. Sui carbonati mesozoici si sono depositati

successivamente, nel Miocene, sequenze arenaceo-argillose con olistoliti calcarei

talora di grosse dimensioni e sedimenti di origine continentale nel Pleistocene. Nel

tardo quaternario, l’attività vulcanica dei Campi Flegrei e del Somma-Vesuvio, ha dato

l’apporto di coltri piroclastiche con alternanze di livelli di lapilli e pomici e cineriti, oltre

che le più antiche vulcaniti del Tufo Grigio Campano in facies spesso litoide risalente a

circa 35.000 anni fa.

Come si evince dalla Carta Geologica in Figura 3.2 (la cui legenda è in riportata in

Figura 3.3), Il territorio comunale presenta una estrema variabilità nella litologia. La

superficie complessiva comunale è di circa 14 Km2, rappresentata prevalentemente da

aree montane. Il comune è caratterizzato da terreni lapidei, presenti nella corona

montuosa dei M. Lattari, rappresentati nella metà Sud-orientale della citata Carta

geologica e individuati nel M.te Pendolo (618.0 m s.l.m.), M.te Muto (668 m s.l.m.) e

M.te S.Erasmo (988.8 m s.l.m.), nonché da terreni detritici, ghiaioso-sabbiosi e

sabbioso-limosi, cartografati nella porzione nord-occidentale della stessa carta.

 

Figura 3.2: Carta geologica del Comune di Gragnano. La legenda della carta è riportata in Figura 3.3. Con S1 e S2 sono indicate le ubicazioni delle sezioni geologiche di Figura 3.7.

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

13

Figura 3.3: Legenda della Carta Geologica del Comune di Figura 3.2.

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

14

Sui versanti collinari, nella zona pedemontana e nella piana si rinvengono terreni

alluvionali e piroclastici. I terreni alluvionali sono caratterizzati da brecce e

conglomerati ad elementi carbonatici grossolani spesso cementati alternati a livelli

colluviali rappresentati da terreni piroclastici fini. Su tutto il territorio sono presenti

ricoprimenti detritici di natura piroclastica, spesso argillificati e humificati, e, nei

versanti delle valli di incisione delle conoidi pleistoceniche, sono presenti affioramenti

di tufo grigiastro litoide della ignimbrite campana.

Alla sommità delle alture carbonatiche, sulla Piana del Megano, si rinvengono forme

sedimentarie eterogenee, in bacini “endoreici” rinvenibili a oltre 900 metri di altezza,

rappresentate da sedimenti sottili, spesso torbosi. In generale, a ricoprimento dei

versanti montani e in tutta la piana, predominano i materiali piroclastici, di provenienza

flegrea e vesuviana. Di questi si distinguono i prodotti piroclastici sciolti, in posizione

primaria o secondaria e quelli, diversamente diagenizzati, dell’ignimbrite campana

(tufo grigio).

I depositi tufacei sono presenti in affioramento su tutto il territorio sia lungo le falde

delle alture carbonatiche che lungo le sponde dei corsi d’acqua. Inoltre essi formano

una piattaforma pressoché uniforme rinvenibile sotto il piano campagna della piana, a

profondità variabili da pochi metri a oltre 30 metri, da Nord e Nord-Est verso Sud al

confine con il Comune di Casola. Legata alla presenza di questa formazione litoide, è

l’attività estrattiva con l’utilizzo della tecnica di cunicoli a ragnatela che spesso hanno

determinato condizioni di instabilità e fenomeni di sprofondamento.

I litotipi sopradescritti sono stati caratterizzati dai precedenti studi attraverso indagini

geotecniche, spinte sino a 30-50 mt di profondità. Dette indagini sono state condotte

mediante prospezioni meccaniche di sondaggio e prospezioni geofisiche. Queste

hanno permesso di individuare una successione stratigrafica tipo che viene di seguito

schematizzata:

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

15

Coltre di terreni superficiali agricoli

Coltri piroclastiche connesse alle eruzioni dal 79 d.c. al 1944

Ricoprimenti detritico-piroclastici variamente argillificati e humificati.

Coltri colluviali, accumuli di frana e colate di fango.

Depositi conglomeratici alternati a livelli piroclastici variamente rimaneggiati con presenza di “Tufo grigio”

Brecce di conoide del Pleistocene medio ( Breccie e conglomerati a

cemento calcitico, prive di inclusi piroclastici)

Sedimenti in facies di flysch in episodi isolati ( Livelli di puddinghe

poligeniche, argille e marne attribuite al Miocene

Piattaforma calcareo dolomitica mesozoica (Cretaceo Superiore)- Affioramenti: M.te Muto, M.te S:Erasmo, Megano, Vene di

Falconara, M.te Pendolo

Come detto, di valido supporto per la descrizione delle caratteristiche geo-litologiche

dei litotipi presenti nel Comune sono state le indagini geologiche, messe a

disposizione dall’archivio tecnico comunale, effettuate per l’adeguamento del PRG alla

L.R. 9/83 (Prof. M. De Gennaro, 1985), per l’adeguamento del PRG alla L.R. n. 35/87

(dott. G. Di Maio e dott.ssa D. Pingitore, 1999) e per i Piani di Recupero degli edifici

danneggiati dal sisma del 23/11/80 (G. Di Maio, 2006).

La caratterizzazione geotecnica dei terreni sopraelencati è stata desunta dalle prove

effettuate per i lavori di adeguamento del PRG alla L.R. 9/83 (Prof. M. De Gennaro –

1985) e per la progettazione esecutiva delle opere di consolidamento del versante

settentrionale Monte Pendolo (Dott. Geol. G. Rea, 1992), per conto della Comunità

Montana dei Monti Lattari e per la progettazione esecutiva della strada S. Giacomo–

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

16

Pino–Megano (Dott. Geol. G. Rea, 1999), per conto della Comunità Montana dei Monti

Lattari. Di seguito si riportano le proprietà fisico-meccaniche dei principali litotipi

presenti (Tabella 3.1):

Coltre di terreni superficiali agrari

Sabbie limose debolmente ghiaiose

Peso dell’unità di volume γ = 1,0 - 1,3 t/m3

Contenuto d’acqua naturale W > 30%

Porosità n = 65%

Indice dei pori e = 1,9

Angolo d’attrito interno φ = 22°

Coesione c = 0,1 (Kg/cm2)

Ricoprimenti detritico-piroclastici variamente argillificati e humificati

Sabbie limose debolmente ghiaiose

Peso dell’unità di volume γ = 1,1 - 1,4 t/m3

Angolo d’attrito interno φ = 22° - 26°

Coesione c = 0,0 – 0,2 (Kg/cm2)

Terre rosse a contatto con i calcari

Sabbia limosa

Peso dell’unità di volume γ = 1,7 t/m3

Angolo d’attrito interno φ = 22° - 24°

Coesione c = 0,5 – 2,0 (Kg/cm2)

Detrito di falda in matrice limo - sabbiosa

Ghiaia limo-sabbiosa

Peso dell’unità di volume γ = 1,7 t/m3

Angolo d’attrito interno φ = 32° - 36°

Coesione c = 0,0 – 0,5 (Kg/cm2)

Detrito di falda più o meno cementato

Peso dell’unità di volume γ = 1,8 t/m3

Angolo d’attrito interno φ > 42°

Coesione c < 1,0 (Kg/cm2)

Tufo grigio

Peso dell’unità di volume γ = 1,2 – 1,6 t/m3

Angolo d’attrito interno φ > 35°

Coesione c < 1,0 (Kg/cm2)

Roccia calcareo e calcareo dolomitica

Peso dell’unità di volume γ = 2,2 t/m3

Angolo d’attrito interno φ > 40°

Coesione c > 0,2 (Kg/cm2)

CC..UU..GG..RRII.. CConsorzio inter-UUniversitario per la Previsione e Prevenzione dei GGrandi RRIIschi

Università di Salerno – Università di Napoli “Federico II”

17

3.2 Aspetti Geomorfologici, Idrogeologici e Franosità

Gli elementi che caratterizzano la morfologia del territorio comunale sono il risultato

dell’azione modellatrice degli agenti esogeni che nel corso del tempo hanno contribuito

al disegno del paesaggio che oggi vediamo in tutta l’area (Figura. 3.4).

Le forme del territorio che maggiormente condizionano il paesaggio sono

rappresentate da:

- Colmate da depositi piroclastici e alluvionali e colluviali nei bassi strutturali;

- Pendici ad elevato angolo di declivio (da 35° a 45°) ricoperte da coltri piroclastiche di

vario spessore;

- Versanti e scarpate di faglia e scarpata di frana;

- Valli sospese, nella zona montana, al di sopra dei 500 metri slm;

- Bordi di terrazzi di erosione e di antropizzazione;

- Cave e cavità sotterranee.

Le condizioni morfologiche dei ripidi versanti carbonatici e l’assetto sedimentario

delle coltri incoerenti di piroclastiti, in condizioni meteo particolarmente avverse, hanno

determinato l’insorgere di eventi franosi disastrosi. I materiali piroclastici incoerenti,

ceneri, lapilli e pomici emessi dal complesso Somma-Vesuvio in anni relativamente

recenti (ultimi 2000), hanno generato eventi franosi rapidi e catastrofici classificabili

nell’ambito delle “colate di fango”. In Figura 3.5 è mostrata la mappa della Pericolosità

da Frana del Comune.

La più antica, e forse la più imponente frana di cui ci sia stata tramandata la

memoria, è quella avvenuta tra il 650 e il 750 d.C., quando l'importante nucleo abitato

di Stabia, in località “Trivione", fu sepolto da una colata di fango staccatasi dal monte

Pendolo. L'8 ottobre del 1540 la zona della "Conciaria" subì importanti danni per un

ulteriore movimento franoso. Nel 1741 una frana al quartiere “Scanzano” provocò un

morto. Nella notte tra il 19 e 20 gennaio 1764 si segnalano almeno 40 morti nella zona

“Bagnuli” e “Rosario”. Tra il 21 e 22 Gennaio 1841 quattro frane provocano lutti e

distruzioni. La prima distrugge la zona detta “Mulino delle Capre”, proveniente dalla

località “Suppezza”. Altre due frane si staccano dal “Belvedere” investendo la solita

“Scanzano”, mentre la quarta, la più imponente, investe il quartiere “Trivioncello”,

seppellendolo quasi del tutto e provocando circa 120 morti. Il 20 Agosto 1935, si

segnalano frane a ridosso del quartiere “Rosariello”, contrada “Tavernola”. Nel 1960,

 

Figura 3.4: Carta Geomorfologica del Comune di Gragnano.

 

Figura 3.5: Carta della pericolosità da frana Comune di Gragnano.