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spin-off di UNICAM – Università degli Studi di Camerino
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Realizzazione di impianto
mini-idroelettrico sul Torrente Fiastra, in località Fiastra (Petriolo)
RELAZIONE D’INCIDENZA SITO NATURA 2000 IT5330024
Committente: Studio di Geologia Lander
Responsabile tecnico scientifico:
Dott. Perna Paolo
Dott. Marinelli Beatrice
Febbraio 2015
RELAZIONE D’INCIDENZA SITO NATURA 2000 IT5330024
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INDICE
Che cos’è una valutazione d’incidenza ..................................................................................................... 3
Come è stata introdotta la valutazione d’incidenza ................................................................................... 7
Descrizione generale dell’area ............................................................................................................... 10
Descrizione delle caratteristiche dei Siti Natura 2000 interessati ............................................................. 14
SIC Selva dell’Abbadia di Fiastra – IT5330024 ......................................................................................... 15
Descrizione degli habitat di interesse comunitario segnalati nei siti interessati dal progetto ..................... 17
Descrizione delle specie faunistiche di interesse comunitario segnalate nei siti interessati dal progetto .... 21
Metodologia di analisi........................................................................................................................... 29
Verifica delle interazione potenziali ....................................................................................................... 29
Fase screening ...................................................................................................................................... 34
Conclusioni........................................................................................................................................... 38
Allegati - Tavole D.G.R. 220 per la redazione dello studio di incidenza...................................................... 38
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Che cos’è una valutazione d’incidenza La valutazione d'incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre
qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito (o proposto sito) della rete
Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti e tenuto conto degli obiettivi di
conservazione del sito stesso.
Tale procedura è stata introdotta dall'articolo 6, comma 3, della direttiva "Habitat" con lo scopo di
salvaguardare l'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente
connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di
condizionarne l'equilibrio ambientale.
La valutazione d’incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce lo strumento per
garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la
conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso sostenibile del territorio. È bene
sottolineare che la valutazione d'incidenza si applica sia agli interventi che ricadono all'interno delle aree
Natura 2000 (o in siti proposti per diventarlo), sia a quelli che pur sviluppandosi all'esterno, possono
comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito.
Questo tipo di analisi, rappresenta uno strumento di prevenzione che analizza gli effetti d’interventi che,
seppur localizzati, vanno collocati in un contesto ecologico dinamico. Ciò in considerazione delle
correlazioni esistenti tra i vari siti e del contributo che portano alla coerenza complessiva e alla funzionalità
della rete Natura 2000, sia a livello nazionale che comunitario. Pertanto, la valutazione d'incidenza si
qualifica come strumento di salvaguardia, che si cala nel particolare contesto di ciascun sito, ma che lo
inquadra nella funzionalità dell'intera rete.
In ambito nazionale, la valutazione d'incidenza viene disciplinata dall'Art. 6 del DPR 12 marzo 2003 n.120,
(G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l'Art.5 del DPR 8 settembre 1997, n. 357 che trasferiva
nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva Habitat 92/43/CEE. Il DPR 357/97 è stato, infatti,
oggetto di una procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea che ha portato alla sua modifica
ed integrazione da parte del DPR 120/2003.
In base all'Art. 6 del nuovo DPR 120/2003, comma 1, nella pianificazione e programmazione territoriale si
deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti
di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione. Si tratta di un principio di carattere
generale tendente ad evitare che vengano approvati strumenti di gestione territoriale in conflitto con le
esigenze di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario.
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Il comma 2 dello stesso Art. 6 stabilisce che, vanno sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani
territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti
(COMMISSIONE EUROPEA, 2002).
Sono altresì da sottoporre a valutazione di incidenza (comma 3), tutti gli interventi non direttamente
connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli
habitat presenti in un sito Natura 2000, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso,
singolarmente o congiuntamente ad altri interventi.
L'articolo 5 del DPR 357/97, limitava l'applicazione della procedura di valutazione di incidenza a determinati
progetti tassativamente elencati, non recependo quanto prescritto dall'Art.6, paragrafo 3 della direttiva
Habitat 92/43/CEE (Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso o necessario alla gestione del
sito, ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e
progetti, forma oggetto di un’opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli
obiettivi di conservazione del medesimo…).
Lo studio per la valutazione d’incidenza deve essere redatto secondo gli indirizzi dell'allegato G al DPR
357/97. Tale allegato, che non è stato modificato dal nuovo decreto, prevede che lo studio per la
valutazione d’incidenza debba contenere:
una descrizione dettagliata del piano o del progetto che faccia riferimento, in particolare, alla tipologia
delle azioni e/o delle opere, alla dimensione, alla complementarietà con altri piani e/o progetti, all'uso
delle risorse naturali, alla produzione di rifiuti, all'inquinamento e al disturbo ambientale, al rischio di
incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate;
un'analisi delle interferenze del piano o progetto col sistema ambientale di riferimento, che tenga in
considerazione le componenti biotiche, abiotiche e le connessioni ecologiche (COMMISSIONE EUROPEA,
2002).
Nell'analisi delle interferenze, occorre prendere in considerazione la qualità, la capacità di rigenerazione
delle risorse naturali e la capacità di carico dell'ambiente. Il dettaglio minimo di riferimento è quello del
progetto CORINE Land Cover, che presenta una copertura del suolo in scala 1:100.000, fermo restando che
la scala da adottare dovrà essere connessa con la dimensione del Sito, la tipologia di habitat e la eventuale
popolazione da conservare.
Per i progetti già assoggettati alla procedura di Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA), la valutazione
d'incidenza viene compresa nella procedura di VIA (DPR 120/2003, Art. 6, comma 4). Di conseguenza, lo
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studio d’impatto ambientale predisposto dal proponente dovrà contenere anche gli elementi sulla
compatibilità fra progetto e finalità conservative del sito in base sempre agli indirizzi dell'allegato sopra
citato. (HTTP://WW W .RE GI ONE .FV G. IT)
Per i piani o gli interventi che interessano siti Natura 2000 interamente o parzialmente ricadenti all'interno
di un'area protetta nazionale, la valutazione di incidenza si effettua sentito l'ente gestore dell'area (DPR
120/2003, Art. 6, comma 7).
Qualora, a seguito della valutazione d’incidenza, un piano o un progetto risulti avere conseguenze negative
sull'integrità di un sito (valutazione d’incidenza negativa), si deve procedere a valutare le possibili
alternative. In mancanza di soluzioni alternative, il piano o l'intervento può essere realizzato solo per motivi
di rilevante interesse pubblico e con l'adozione di opportune misure compensative dandone comunicazione
al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio (DPR 120/2003, Art. 6, comma 9).
Se nel sito interessato ricadono habitat naturali e specie prioritari, l'intervento può essere realizzato solo per
esigenze connesse alla salute dell'uomo e alla sicurezza pubblica, o per esigenze di primaria importanza per
l'ambiente, oppure, previo parere della Commissione Europea.
La procedura della valutazione d’incidenza deve fornire una documentazione utile a individuare e valutare i
principali effetti che il piano/progetto (o intervento) può avere sul sito Natura 2000, tenuto conto degli
obiettivi di conservazione del medesimo. Infatti, la valutazione è un passaggio che precede altri passaggi,
cui fornisce una base: in particolare, l'autorizzazione o il rifiuto del piano o progetto. Il percorso logico della
valutazione d'incidenza è delineato nella guida metodologica "Assessment of plans and projects
significantly affecting Natura 2000 sites. Methodological guidance on the provisions of Article 6 (3) and (4)
of the Habitats Directive 92/43/CEE" redatto dalla Oxford Brookes University per conto della Commissione
Europea DG Ambiente (EUROPEAN COMMISSION, 2001).
La metodologia procedurale proposta nella guida della Commissione è un percorso di analisi e
valutazione progressiva che si compone di 4 fasi principali:
FASE 1, verifica (screening): processo che identifica la possibile incidenza significativa su un sito della
rete Natura 2000 di un piano o un progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e
che porta all'effettuazione di una valutazione d'incidenza completa qualora l'incidenza risulti
significativa;
FASE 2, valutazione "appropriata": analisi dell'incidenza del piano o del progetto sull'integrità del sito,
singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto della struttura e della funzionalità del
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sito e dei suoi obiettivi di conservazione, e individuazione delle misure di mitigazione eventualmente
necessarie;
FASE 3, analisi di soluzioni alternative: individuazione e analisi di eventuali soluzioni alternative per
raggiungere gli obiettivi del progetto o del piano, evitando incidenze negative sull'integrità de l sito; queste
possono tradursi, ad esempio, nelle seguenti forme:
- una diversa localizzazione degli interventi previsti dal Piano;
- una diversa scansione spazio-temporale degli interventi;
- la realizzazione di una sola parte degli interventi o interventi di dimensioni inferiori;
- modalità di realizzazione o di gestione diverse;
- modalità di ricomposizione ambientale.
FASE 4, definizione di misure di compensazione: individuazione di azioni, anche preventive, in grado di
bilanciare le incidenze previste, nei casi in cui non esistano soluzioni alternative o le ipotesi proponibili
presentino comunque aspetti con incidenza negativa, ma per motivi imperativi di rilevante interesse
pubblico sia necessario che il progetto o il piano venga comunque realizzato (COMMISSIONE EUROPEA, 2002).
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Come è stata introdotta la valutazione d’incidenza La valutazione d’incidenza è stata introdotta dall’Art. 6 della Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE del
Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna
selvatiche), l’articolo è un punto chiave della “Conservazione degli habitat naturali e degli habitat delle
specie” in quanto stabilisce il quadro generale per la conservazione e la protezione dei siti d’interesse
comunitario e per le zone di protezione speciale. All’interno dell’articolo i paragrafi relativi alla valutazione
d’incidenza che vanno quindi a determinare le circostanze nelle quali i piani ed i progetti con incidenze
negative possono o meno essere autorizzati, sono il 3 ed il 4:
Paragrafo 3: Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso o necessario alla gestione del sito ma
che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e
progetti, forma oggetto di una valutazione appropriata dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli
obiettivi di conservazione del medesimo. Alla luce delle conclusioni della valutazione dell'incidenza sul sito e
fatto salvo il paragrafo 4, le autorità nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto
soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l'integrità del sito in causa e, se del caso,
previo parere dell'opinione pubblica.
Paragrafo 4: Qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell'incidenza sul sito e in
mancanza di soluzioni alternative, un piano o progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di
rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni
misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato
membro informa la Commissione delle misure compensative adottate.
Nel paragrafo 3, quando si parla di “incidenza significativa” si intende la probabilità che un piano o un
progetto ha di produrre effetti sull'integrità di un sito Natura 2000; la determinazione della significatività
dipende dalle particolarità e dalle condizioni ambientali del sito protetto, tenendo conto degli obiettivi di
conservazione del sito, e degli eventuali interventi al di fuori di questo (http://www.scn.minambiente.it).
Per quanto riguarda il paragrafo 4, le sue disposizioni vengono applicate quando i risultati della valutazione
preliminare (Art.6, paragrafo 3) sono negativi o incerti. Qui, quando si parla di “motivi imperativi di rilevante
interesse pubblico, inclusi i motivi di natura sociale o economica” si riferiscono a situazioni dove i piani o i
progetti previsti risultano essere indispensabili:
- nel quadro di azioni o politiche volte a tutelare valori fondamentali per la vita dei cittadini (salute,
sicurezza, ambiente);
- nel quadro di politiche fondamentali per lo Stato e la società;
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- nel quadro della realizzazione di attività di natura economica o sociale rispondenti ad obblighi
specifici di servizio pubblico.
Relativamente invece alle “misure compensative” esse costituiscono misure specifiche per un progetto o
piano in aggiunta alla prassi normale di attuazione delle direttive “Natura”. Queste mirano a
controbilanciare l’impatto negativo di un progetto ed a fornire una compensazione che corrisponde
esattamente agli effetti negativi sull’ habitat di cui si tratta. Le misure compensative costituiscono “l’ultima
risorsa”, sono utilizzate solo quando le altre salvaguardie fornite dalla direttiva non sono efficaci ed è stata
comunque presa la decisione di esaminare un progetto/piano con un effetto negativo su un sito Natura
2000.
Le misure compensative possono comprendere:
- ricreazione di un habitat su un sito nuovo o ampliato, da inserire in Natura 2000;
- miglioramento di un habitat su parte del sito o su un altro sito Natura 2000 in maniera
proporzionale alla perdita dovuta al progetto;
- proposta, in casi eccezionali, di un nuovo sito nell’ambito della direttiva habitat
(http://www.scn.minambiente.it).
Il risultato deve di norma essere in atto al momento in cui il danno dovuto al progetto è effettivo sul sito di
cui si tratta, tranne se si possa dimostrare che questa simultaneità non è necessaria per garantire il
contributo di questo sito alla rete Natura 2000. Queste misure proposte per un progetto dovrebbero per
tanto:
trattare, proporzioni comparabili, gli habitat e le specie colpiti negativamente
concernere la stessa regione biogeografica nello stesso Stato membro
fornire funzioni comparabili a quelle che hanno giustificato i criteri di selezione del sito originario.
In Italia il recepimento della direttiva è avvenuto nel 1997 attraverso il regolamento D.P.R.
8 settembre 1997 n. 357.
Il seguente studio è redatto secondo le linee guida regionali per la valutazione di incidenza di piani ed
interventi del DGR n. 220 del 09/02/2010 L.R. n. 6/2007 - DPR n. 357/1997 – di seguito vengono quindi
riportati:
- Generalità dell’intervento con i due allegati delle Tav.3 e Tav.4.
- Descrizione dell’ambito di riferimento dell’intervento.
- Relazione sulle caratteristiche dell’intervento: per questa si rimanda alla relazione tecnica, nel seguente
studio non vengono nuovamente descritte le generalità.
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- Relazione delle trasformazioni territoriali: per questa si rimanda alla relazione tecnica
- Descrizioni delle caratteristiche della parte del Sito Natura 2000 interessato dall’intervento.
- Elaborati tecnici e cartografici: per la relazione tecnica, la tavola di inquadramento e le altre tavole
principali, si rimanda alla consegna effettuata dal tecnico incaricato; nel seguente studio viene riportata la
carta dell’ubicazione dell’intervento sovrapposta alla cartografia dei siti di Natura 2000 interessati.
- Verifica di compatibilità: L’area interessata dall’intervento risulta interna al SIC IT 5330024; sono stati
quindi valutati i fattori di compatibilità con queste due aree.
- Individuazione degli impatti: dall’analisi dell’intervento sono stati presi in considerazione i possibili impatti
sulle risorse biologiche e nei siti natura 2000, inoltre sono state compilate le rispettive tabelle richieste dal
D.G.R.220.
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Descrizione generale dell’area
Il sito Natura 2000 Selva dell’Abbadia di Fiastra è probabilmente uno tra i siti presenti nella regione Marche
meglio studiati. Quasi completamente inserito all’interno della Riserva Naturale Abbadia di Fiastra è stato
oggetto sia della redazione del Piano di Gestione della Riserva Naturale (Studio Helix Ass. 2003) che di uno
specifico Piano di Gestione del pSIC (Studio Helix Ass. & Massimo Sargolini Ass. 2003).
Il SIC che occupa una superficie di 1.113 Ha, a cavallo tra la valle del fiume Chienti e quella del Fiastra, è
compreso nel territorio della provincia di Macerata e ricade all’interno di tre comuni Petriolo, Urbisaglia e
Tolentino. Situato in una zona ampiamente agricola, si caratterizza anche per la presenza di aree boscata
quasi tutti fortemente utilizzati nel passato, e in misura minore ancora oggi, con la tecnica del governo a
ceduo che, pur permettendo una produttività immediata, ha causato un loro degrado complessivo
riscontrabile soprattutto nella scomparsa delle specie faunistiche forestali più selettive. L’area è
caratterizzata inoltre, dalla presenza di un bosco residuo di eccezionale importanza, localizzato sui terrazzi
alluvionali pleistocenici nei pressi dell'Abbadia di Fiastra e conservatosi dapprima per la presenza
dell'abbazia e in seguito perché proprietà privata destinata a riserva di caccia. Il bosco è formato di
caducifoglie termofile e mesofile (cerro, rovere, farnia, carpino orientale, roverella); nel sottobosco sono
presenti specie nemorali rare e poco diffuse.
Il sito è anche importante perché interessato dalla rotta di migrazione dello Smeriglio e del Falco
pecchiaolo, nonché come dalla nidificazione del Tarabusino, Cavaliere d'Italia e del Martin pescatore; tra i
Mammiferi risultano segnalazioni relative alla presenza della puzzola.
Il territorio è interessato per circa 113 ettari da un’ area floristicha – Bosco dell’Abbadia di Fiastra (53), della
quale si riporta la scheda aggiornata a Gennaio 2009 così come riportata nel sito della Regione Marche
all’indirizzo: http://www.ambiente.regione.marche.it
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Scheda area floristica Regione Marche
AREE FLORISTICHE PROTETTE
Ai sensi dell’art. 7 della L.R. n. 52 del 20 dicembre 1974 Id. 53
BOSCO DELL’ABBADIA DI FIASTRA
PROVINCIA DI MACERATA COMUNI: Urbisaglia, Tolentino, Petriolo
ZONA COLLINARE QUOTA: da 172 a 245 m
Superficie: ha 113,25 Perimetro: m. 10.998,55 Rientra parzialmente nella Riserva Statale Abbadia di Fiastra
CARTOGRAFIA: Tavoletta/e I.G.M. F° 124 – I S.E. Carta top. derivata n° 303130, 303140
Is ti tuzione: D.P.G.R. n. 73/97 B.U.R. Ed. Spec. N. 4 del 22.05.1997 Suppl . n. 30 del 22.05.1997
AMBIENTE
Residuo di bosco nella zona collinare delle Marche, sui terrazzi alluvionali del Pleis tocene (alluvioni terrazzate ghiaioso-sabbiose,
localizzate sul versante orografico di destra nei pressi dell ’Abbadia di Fiastra con esposizione prevalente a Nord-Nord-Ovest). Il
terreno ci rcostante è completamente posto a col tura . Si tratta dunque di un bosco isolato, che è rimasto come reli tto delle antiche
foreste che ricoprivano tutte le colline delle Marche, perché proprietà privata e destinata a riserva di caccia .
FLORA E VEGETAZIONE
È rappresentata dal querceto misto a prevalenza di cerro (Quercus cerris), con presenza di roverella (Quercus pubescens), rovere
(Quercus robur ssp. robur); il sottobosco è formato in gran parte di carpino orientale (Carpinus orientalis) e più raramente di bosso
(Buxus sempervirens). Fra le specie erbacee vanno segnalate Arisarum proboscideum, Carpesium cernuum, Veronica montana,
Ruscus aculeatus, Carex silvatica, Silene viridiflora, Serratula tinctoria, Euphorbia amygdaloides . In alcuni valloni freschi e in
corrispondenza di affioramenti d’acqua il bosco assume un aspetto nettamente igrofilo per la presenza di salice (Salix alba),
ontano nero (Alnus glutinosa), Sambucus nigra, Circaea lutetiana, Carex pendula, Stachys silvatica, Equisetum maximum, Melissa
officinalis, Cardamine impatiens, Humulus lupulus, Symphytum tuberosum, Arum italicum.
INTERESSE BOTANICO
Benché al cune parti del bosco siano notevolmente antropizzate a causa dei tagli effettuati , della ripulitura dello s trato arbustivo e
per altri motivi , l ’area presenta un notevolissimo interesse fi togeografico perché è uno dei pochissimi reli tti del settore collinare
esterno delle Marche di bosco mesofilo, con rare specie floris tiche nel sottobosco.
UTILIZZAZIONE DEL TERRITORIO Il bosco è s tato destinato già da molto anni a riserva di caccia; spesso vengono effettuati tagli e ceduazioni . Il bosco è attraversato
da strade poderali di campagna.
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Fig.1: Inquadramento territoriale
Fig.2: Dettaglio dell’area di studio
Fig.3: Vincoli presenti nell’area
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Fig.4: Vincoli presenti nell’area – dettaglio area
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Descrizione delle caratteristiche dei Siti Natura 2000 interessati
Di seguito vengono descritti i Siti di interesse comunitario che potenzialmente potrebbero essere
interessati dall’intervento in esame. Per ogni sito viene fornito l'elenco degli habitat, e delle specie
faunistiche presenti di interesse comunitario, con una breve descrizione.
Per ogni habitat sono stati valutati cinque parametri: % Copertura, Rappresentatività, Superficie, Grado di
conservazione, Valutazione globale in base anche a quanto riportato nelle schede ministeriali dei Siti e di
seguito vengono riportate le codifiche per ogni parametro:
Rappresentatività: A = eccellente; B = buona, C = Significativa; D = non rappresentativo Copertura: espressa
sulla base frequenza relativa (%) dell’habitat sul totale della superficie del SIC/ZPS. Prioritario: l’asterisco *
indica che l’Habitat in riferimento è iscritto alla lista degli
Habitat Prioritari di Interesse Comunitario secondo l’allegato 1 della Direttiva 92/43/CEE e successivi
aggiornamenti.
Superficie relativa: A = percentuale compresa fra il 15,1 e il 100% della fequenza nazionale; B = percentuale
compresa fra il 2,1 e il 15% della frequenza nazionale; C = percentuale compresa fra lo 0 ed il 2% della
frequenza nazionale.
Grado di conservazione: A = eccellente, B = buono; C = Significativo
Valutazione globale: A = eccellente, B = buono; C = Significativo
Per le specie faunistiche nella colonna STATUS si è riportato il valore del sito per la conservazione delle
specie interessate:
A = eccellente, B = buono; C = Significativo.
Inoltre per ogni specie viene indicata la presenza in eventuali liste e convenzioni per la tutela delle stesse;
per la lista rossa le categorie interessate sono:
Cr : “Critically Endangered”, un taxon è in pericolo in modo critico quando è di fronte ad un altissimo rischio
di estinsione in natura nel futuro immediato;
En: “Endangered” un taxon è in pericolo quando è difronte ad un altissimo rischio di estinsione in natura
nel prossimo futuro;
Vu: “Vulnerable” un taxon è vulnerabile quando è difronte ad un alto rischio di estinsione in natura nel
futuro a medio termine;
Lr: “ Lower Risk” un taxon è a più basso rischio quando sono noti elementi che inducono a considerare il
taxon in uno stato di conservazione non scevro da rischi.
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Il sito interessato è:
SITO CODICE DENOMINAZIONE
SIC IT5330024 Selva dell 'Abbadia di Fiastra
SIC Selva dell’Abbadia di Fiastra – IT5330024
Longitudine: E 13 41 81
Latitudine: W/E 43 21 86
Superficie 1113 ha
Altitudine minima: 140 m.s.l.
Altitudine massima: 320 m.s.l.
Regione bio-geografica: Continentale
Descrizione generale
Bosco residuo nella zona collinare delle Marche, localizzato sui terrazzi alluvionali pleistocenici nei pressi
dell'Abbadia di Fiastra e conservatosi dapprima per la presenza dell'abbazia e in seguito perché proprietà
privata destinata a riserva di caccia. Il bosco è formato di caducifoglie termofile e mesofile (cerro, rovere,
farnia, carpino orientale, roverella); nel sottobosco sono presenti specie nemorali rare e poco diffuse.
Habitat
Nel SIC sono stati segnalati quattro habitat di interesse comunitario di cui uno prioritario. Nella seguente
tabella essi sono elencati con le informazioni riportate nella scheda descrittiva del sito.
Tab.1: Habitat d’interesse comunitario presenti nel sito, inseriti ne lla scheda ministeriale
Habitat
Cope
rtur
a (h
a)
Rap
pres
ent
ativ
ità
Supe
rfic
ie r
elat
iva
Gra
do d
i con
serv
azio
ne
Val
utaz
ione
glo
bal
e
3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con Paspalo-Agrostidion e con filari ripariali di Salix e Populus alba
55.67 C C C C
6430 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile 11.13 C C C C
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91AA Boschi orientali di quercia bianca 15.03 B C B B
92A0 Foreste a galleria di Salix albae e Populus albae 72.93 C C B C
In grassetto gli habitat prioritari.
Fauna
Tab.2: Specie di interesse comunitario e non presenti nel sito inserite nella scheda ministeriale
SIC Selva dell ’Abbadia di
Fiastra – IT5330024
NOME SCIENTIFICO NOME COMUNE
STA
TUS
DIR
ETTI
VA
09/
149/
CEE
DIR
ETTI
VA
92/
43/C
EE
LIST
A R
OSS
A U
ICN
SPEC
INVERTEBRATI Cerambyx cerdo Cerambice della quercia B All. II ,IV
Euplagia quadripunctaria Falena dell'edera B All. II PESCI Barbus plebejus Barbo C All. II LR
Cobitis taenia Cobite C All. II LR
ANFIBI
Rana esculenta Rana verde RETTILI
Coluber viridiflavus Biacco All.IV
Lacerta bilineata Ramarro occidentale Podarcis muralis Lucertola muraiola All.IV
Podarcis sicula Lucertola campestre All.IV Zamenis longissimus Saettone comune All.IV UCCELLI
Alcedo atthis Martin pescatore B All. I 3 Emberiza hortulana Ortolano B All. I 2
Falco columbarius Smeriglio B All. I
Falco subbuteo Lodolaio B VU
Himantopus himantopus Cavaliere d'Italia B All. I VU Ixobrychus minutus Tarabusino B All. I VU Lanius collurio Averla piccola B All. I VU 3
Pernis apivorus Pecchiaiolo B All. I VU Pluvialis apricaria Piviere dorato B
MAMMIFERI
Mustela putorius Puzzola
Fig.5: Habitat di interesse comunitario nel SIC
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L’habitat 3840 e 6430 non sono s tati cartografati in quanto sono puntuali e non risul tano evidenti a questa scala.
Fig.6: Dettaglio degli habitat presenti nell’area di intervento
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Descrizione degli habitat di interesse comunitario segnalati nei siti interessati dal progetto
3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari
ripari di Salix e Populus alba
I siti di questa tipologia sono caratterizzati principalmente dalla presenza di fitocenosi ripariali arboree,
dominate da specie dei generi Salix e Populus e da altre fitocenosi forestali planiziali, comunque igrofile.
Possibili minacce
Tra le minacce di degrado che possono avere riflessi più diretti sugli habitat forestali di ambiente fluviale,
presenti anche nelle parti alluvionali più prossime ai corsi d’acqua, si possono indicare:
• le modificazioni strutturali e le alterazioni degli equilibri idrici dei bacini, che sono dovuti a processi di
urbanizzazione (costruzione di strade, edifici, ponti), ad interventi di artificializzazione dell’alveo
(rettificazione, arginatura, ecc.), a sbarramenti dei corsi d’acqua (processi d’erosione fluviale), alle
captazioni idriche (abbassamento della falda e prosciugamento degli specchi d’acqua), all’estrazione di
ghiaia e sabbia e alla complessiva modifica del regime delle portate (piene catastrofiche);
• il cambiamento della qualità delle acque, dovuto allo scarico di eccessive quantità di azoto e fosforo,
provenienti dalle acque reflue urbane e dalle colture agricole, all’emissione di composti organici volatili (ad
esempio, CO2, H2S) e alla deposizione d’inquinanti atmosferici (ad esempio, piogge acide);
• l’inquinamento e/o la salinizzazione della falda che, ad esempio, possono far regredire i popolamenti
forestali in formazioni a canneto;
• la diffusione di specie alloctone invadenti negli habitat forestali (ad esempio, robinia, ailanto, quercia
rossa, ecc.);
• la compattazione e il costipamento del terreno (da calpestio, traffico ciclistico, ecc.), nei contesti
suburbani dove gli habitat sono intensamente frequentati da visitatori;
• il pericolo d’incendio (in alcune aree delle Pianura Padana e della Toscana sono diffuse le pratiche
colturali di abbruciamento dei canneti, che spesso sono contigui agli habitat di questa tipologia). Tali
incendi costituiscono una pratica esiziale per le comunità di piccoli passeriformi ripariali
• per le comunità ittiche, l’elevata introduzione di specie alloctone.
6430 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie igrofile.
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Comunità di alte erbe a foglie grandi (megaforbie) igrofile e nitrofile che si sviluppano, in prevalenza, al
margine dei corsi d’acqua e di boschi igro-mesofili, distribuite dal piano basale a quello alpino.
Possibili minacce
•Erosione del suolo, idrica incanalata e di massa (frane).
•Localizzati fenomeni di degradazione del suolo per compattazione in aree umide (torbiere), dovuti a
calpestìo.
•Cambiamento d’uso del suolo (attualmente la causa di maggiore alterazione, specialmente in Appennino).
91AA *Boschi orientali di quercia bianca
Boschi mediterranei e submediterranei adriatici e tirrenici (area del Carpinion orientalis e del Teucrio siculi -
Quercion cerris ) a dominanza di Quercus virgiliana, Q. dalechampii, Q. pubescens e Fraxinus ornus,
indifferenti edafici, termofili e spesso in posizione edafo-xerofila tipici della penisola italiana ma con affinità
con quelli balcanici, con distribuzione prevalente nelle aree costiere, subcostiere e preappenniniche. Si
rinvengono anche nelle conche infraappenniniche.
Possibili minacce
•Localizzati episodi di erosione del suolo (idrica incanalata).
•Localizzati fenomeni di degradazione del suolo per compattazione (pratelli terofitici), dovuti a calpestio.
•Incendio non controllato.
•Pascolo e brucatura eccessivi di ungulati selvatici e domestici.
•Ridotta estensione delle fitocenosi (in particolare per i querceti a Quercus pubescens, nelle fasce di
raccordo pedemontano, Q. trojana e Q. macrolepis).
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92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
Gli habitat di questa tipologia sono caratterizzati principalmente dalla presenza di fitocenosi ripariali
arboree, dominate da specie dei generi Salix e Populus e da altre fitocenosi forestali planiziali, comunque
igrofile. Sono localizzati prevalentemente lungo il corso del fiume Po e dei suoi affluenti, ma sono
comunque diffusi in tutta la penisola e sono rari nelle isole (dove se ne trovano soltanto due, in Sardegna).
Possibili minacce
Tra le minacce di degrado che possono avere riflessi più diretti sugli habitat forestali di ambiente fluviale,
presenti anche nelle parti alluvionali più prossime ai corsi d’acqua, si possono indicare:
• le modificazioni strutturali e le alterazioni degli equilibri idrici dei bacini, che sono dovuti a processi di
urbanizzazione (costruzione di strade, edifici, ponti), ad interventi di artificializzazione dell’alveo
(rettificazione, arginatura, ecc.), a sbarramenti dei corsi d’acqua (processi d’erosione fluviale), alle
captazioni idriche (abbassamento della falda e prosciugamento degli specchi d’acqua), all’estrazione di
ghiaia e sabbia e alla complessiva modifica del regime delle portate (piene catastrofiche);
• il cambiamento della qualità delle acque, dovuto allo scarico di eccessive quantità di azoto e fosforo,
provenienti dalle acque reflue urbane e dalle colture agricole, all’emissione di composti organici volatili (ad
esempio, CO2, H2S) e alla deposizione d’inquinanti atmosferici (ad esempio, piogge acide);
• l’inquinamento e/o la salinizzazione della falda che, ad esempio, possono far regredi re i popolamenti
forestali in formazioni a canneto;
• la diffusione di specie alloctone invadenti negli habitat forestali (ad esempio, robinia, ailanto, quercia
rossa, ecc.);
• la compattazione e il costipamento del terreno (da calpestio, traffico ciclisti co, ecc.), nei contesti
suburbani dove gli habitat sono intensamente frequentati da visitatori;
• il pericolo d’incendio (in alcune aree delle Pianura Padana e della Toscana sono diffuse le pratiche
colturali di abbruciamento dei canneti, che spesso sono contigui agli habitat di questa tipologia). Tali
incendi costituiscono una pratica esiziale per le comunità di piccoli passeriformi ripariali
• per le comunità ittiche, l’elevata introduzione di specie alloctone.
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Descrizione delle specie faunistiche di interesse comunitario segnalate nei siti interessati dal progetto
INVERTEBRATI
Cerambice della quercia - Cerambyx cerdo
Distribuzione e tendenza della popolazione
La specie è presente in Europa centro-meridionale e nella zona mediterranea. È presente in tutta Italia. In
Toscana la specie è abbastanza comune; la sua distribuzione risulta discontinua probabilmente a causa
della scarsità di segnalazioni. Vive prevalentemente in pianura e collina. Il livello delle conoscenze sulla
distribuzione delle popolazioni toscane di questa specie è buono. Le popolazioni toscane possono essere
considerate stabili.
Esigenze ecologiche
Questa specie vive nei boschi di latifoglie (soprattutto Quercus). La larva si sviluppa nel tronco e nei grossi
rami delle vecchie piante.
Tutela e fattori di minaccia
Progressiva rarefazione degli ambienti di vita a causa degli incendi, della pulizia del sottobosco e della
rimozione di piante morte o morienti.
Euplagia [=Callimorpha] quadripunctaria
Distribuzione e tendenza della popolazione
La specie vive in tutta Europa esclusa la parte più settentrionale. E’ presente anche a Rodi, in Russia, in
Caucaso, in Asia Minore, in Siria e in Iran. E’ comune e diffusa in tutta Italia, dalla pianura alla montagna,
soprattutto nelle parti più calde di certe vallate. Manca in Sardegna. Il livello delle conoscenze sulla
distribuzione delle popolazioni toscane si può considerare buono. La discontinuità della distribuzione è
probabilmente imputabile alla mancanza di dati di cattura recenti. La tendenza della popolazione può
considerarsi stabile.
Esigenze ecologiche
La specie vive in zone aperte dalla pianura alla montagna. Predilige le radure di boscaglie aride e calde. I
bruchi sono polifagi cioè si nutrono di varie piante. Presenta una sola generazione annuale e gli adulti
appaiono da metà luglio a ottobre. E’ facile osservare l’adulto sui fiori di Eupatorium cannabinum L.
(Asteraceae).
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Tutela e fattori di minaccia
Fra le potenziali cause di minaccia si possono considerare l’inquinamento dell’aria e del suolo e l’uso di
pesticidi.
PESCI
BARBO - Barbus plebejus
Distribuzione e tendenza della popolazione
E’ specie endemica in Italia, dove è presente nelle regioni settentrionali e peninsulari.
Esigenze ecologiche
E’ specie tipica di fondo, che occupa i tratti medio superiori dei fiumi planiziali ed anche in quelli di piccole
dimensioni, purchè con acque ben ossigenate. E’ una delle specie tipiche della Zona dei Ciprinidi a
deposizione litofila con acque limpide, veloci ed ossigenate e substrato ciottol oso e ghiaioso, ma talora si
rinviene anche più a valle.
Tutela e fattori di minaccia
Nonostante sia una specie ancora relativamente comune, è minacciata soprattutto dalle manomissioni
degli alvei, con conseguente distruzione delle aree adatte alla riproduzione. Anche le immissioni di barbi di
ceppi alloctoni sono dannose, potendo determinare competizione ed ibridazione che mette a repentaglio
l’identità genetica delle popolazioni autoctone.
COBITE - Cobitis taenia
Distribuzione e tendenza della popolazione
E’ specie a diffusione eurasiatica e nord africana. La sottospecie italiana è indigena nelle regioni
settentrionali e in quelle centrali tirreniche, con limite della diffusione coincidente con la Campania. E’ stata
introdotta in alcuni bacini dell’Italia centrale, Basilicata, Calabria e Sardegna.
Esigenze ecologiche
È specie di taglia piccola (fino a circa 12 cm nelle femmine), con corpo allungato e compresso lateralmente,
testa ed occhi piccoli, bocca piccola ed infera, tre paia di barbigli corti, con il terzo paio più sviluppato, denti
faringei disposti su un’unica fila, presenza di una spina suborbitale erettile e biforcata.
Tutela e fattori di minaccia
E’ specie bentonica sensibile alle modificazioni degli habitat ed in particolare alla modificazione della
struttura del fondo dei corsi d’acqua; risente negativamente dell’inquinamento chimico delle acque (come
quello derivante dall’uso di pesticidi). Un ultimo rischio è rappresentato dall’“inquinamento genetico” delle
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popolazioni, conseguente all’introduzione di Cobiti alloctoni associata ai ripopolamenti a favore della pesca
sportiva.
RETTILI
Biacco - Hierophis viridiflavus
Distribuzione e tendenza della popolazione
E’ specie a distribuzione europea sud occidentale diffusa nella Spagna nord orientale, Francia e Svizzera
meridionale, Italia continentale e peninsulare, raggiungendo ad Est i territori dell’Istria. E’ presente inoltre
in Corsica, in Sardegna, in Sicilia, nell’isola di Malta e in molte isole minori.
Esigenze ecologiche
E’ specie per lo più terricola, amante della luce, attiva soprattutto nelle ore diurne e diffusa dal livello del
mare a 2000 m, anche se più comune a quote inferiori. E’ più frequente nelle foreste sempreverdi
mediterranee, nella macchia e nella gariga e nelle foreste caducifoglie di pianura e collina e meno nelle
foreste montane. Predilige aree assolate, radure o margini di boschi, in prossimità di coltivi, muretti a secco
e anche di centri abitati e ruderi.
Tutela e fattori di minaccia
La specie, insieme alla Biscia dal collare, è il serpente più comune delle nostre regioni. È più raro in aree
agricole e antropizzate dove sono in gran parte scomparsi i suoi habitat tipici e dove i frequenti
investimenti da parte di veicoli motorizzati sono una grave causa di mortalità.
Saettone comune - Zamenis longissimus
Distribuzione e tendenza della popolazione
E’ specie diffusa nell’Europa meridionale (Spagna, Francia, Germania meridionale, Penisola Balcanica,
Slovacchia, Polonia e Russia meridionale) e in Asia occidentale. In Italia è diffusa nelle regioni settentrionali
e centrali. Per le regioni meridionali e per la Sicilia le popolazioni della specie sono state recentemente
ascritte ad una specie distinta, il Saettone italiano Elaphe lineata (Camerano, 1891).
Esigenze ecologiche
È specie diurna, terricola ed arboricola, attiva da ottobre a fine marzo, più comune alle basse e medie
quote; occasionalmente si spinge oltre i 1500 m. La specie predilige radure o zone marginali di boschi di
latifoglie miste e la macchia. Si spinge talvolta in prossimità di centri abitati e coltivi, dove è frequente sui
muretti a secco e lungo i corsi d’acqua.
Tutela e fattori di minaccia
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È specie minacciata soprattutto nell’Europa centrale, meno in Italia. Una delle principali minacce alla sua
sopravvivenza è il deterioramento degli habitat dovuto alle pratiche agricole. In prossimità di centri abitati il
traffico stradale è spesso una delle principali cause di mortalità della specie.
Lucertola muraiola - Podarcis muralis
Distribuzione e tendenza della popolazione
La specie è distribuita in gran parte dell’Europa centrale e meridionale e nell’Asia sud-occidentale. In Italia è
comune in tutta le Penisola e in varie isole. Nella Toscana continentale è diffusa e assai abbondante in tutto
il territorio, almeno fino a 1800 m di quota; per quanto riguarda la parte insulare è presente nelle isole
Gorgona, Elba, Pianosa e Palmaiola e negli isolotti Scoglietto di Portoferraio e Isolotto della Paolina (a nord
dell’Elba).
Esigenze ecologiche
Come la congenere, è una specie eliofila e diurna,reperibile quasi in ogni tipo di ambiente, anche se
privilegia le rocce, le pietraie, i vecchi muri, le pareti esterne e i tetti delle abitazioni rurali, i ruderi, le
radure, il limitare dei boschi e dei cespuglieti, le rive incolte dei corsi d’acqua, le cataste di legna
ecc.evitando in genere gli ambienti urbani recenti e le vaste aree erbose aperte. È comune anche
nell’ambiente antropizzato, in particolare presso i muri di pietra e/o mattoni ricchi di cavità, gli orti, i parchi
e i giardini. I maschi sono territoriali e difendono dai rivali un loro spazio, talora azzuffandosi vivacemente
fra loro. Si riproduce dall’inizio della primavera alla prima parte dell’estate; il periodo di inattività varia in
relazione alle condizioni climatiche locali e generali si svolge per lo più sotto le pietre o nelle cavità di muri
e rocce. La lucertola muraiola si nutre per la maggior parte di Artropodi (in particolare Insetti, Aracnidi e in
minor quantità Isopodi terrestri), ma anche di piccoli Molluschi e di vegetali (polline, frutti selvatici,
germogli). E’ predata da varie specie di Serpenti, grossi Sauri (più che altro il ramarro), Uccelli rapaci diurni,
Corvidi, alcuni piccoli Passeriformi (ad esempio le averle, la passera d’Italia e il merlo), Mammiferi carnivori
(fra i quali anche il gatto domestico).
Tutela e fattori di minaccia
Possibili cause di minaccia sono costituite dagli incendi, dai disboscamenti, dalla perdita dei corridoi
ecologici, dalla distruzione o dal degrado dei vecchi muri, e manufatti dall’urbanizzazione con il massiccio
impiego del cemento armato, dall’uso di sostanze tossiche in agricoltura e nelle disinfestazioni nei centri
abitati. Un rilevante numero di esemplari resta inoltre vittima del traffico veicolare sulle strade, soprattutto
durante il periodo riproduttivo.
Lucertola campestre - Podarcis sicula
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Distribuzione e tendenza della popolazione
L’areale originario della specie è limitato all’Italia continentale e peninsulare, alla Sicilia, alla Sardegna ed
alla costa dalmata. La specie è stata successivamente introdotta e si è acclimatata in altre regioni del globo:
nella Penisola iberica, nelle Baleari, in Corsica, in Nord Africa, Turchia e Stati Uniti. In Italia è comune in
tutte le regioni ad eccezione di Valle d’Aosta, Liguria e Trentino Alto Adige.
Esigenze ecologiche
E’ specie ad ampia valenza ecologica presente anche in ambienti fortemente antropizzati e che colonizza
ambienti di gariga, macchia, pianura e collinari con vegetazione di latifoglie sempreverdi o caducifoglie,
dove predilige le aree aperte ai margini del bosco o le radure, su terreni sabbiosi o pietrosi. In Italia,
procedendo verso Sud, diviene più montana colonizzando aree fino a circa 1500 m. Dove convive con la
Lucertola muraiola, essa si insedia nelle zone di pianura.
Tutela e fattori di minaccia
In generale, è il rettile più comune e diffuso in Italia, insieme alla Lucertola muraiola. L’abbondante impiego
di pesticidi nelle pratiche agricole può aver provocato un certo declino delle sue popolazioni di pianura, ma
la situazione è meno preoccupante di quella di altri lacertidi. La specie è comunque in espansione in ampie
zone, a scapito di altre congeneri.
UCCELLI
Martin pescatore - Alcedo atthis
Distribuzione e tendenza della popolazione
Specie ampiamente distribuita in Europa, Asia e Africa, in Italia è molto diffusa nel centro-nord, ove nidifica
in tutti gli habitat adatti dal livello del mare fino a circa 500 m s.l.m., con punte ampiamente superiori. Nelle
regioni meridionali la distribuzione si fa più irregolare e il numero di coppie nidificanti appare ridotto,
probabilmente a causa della mancanza di ambienti idonei. La popolazione europea è in moderato declino e
l’Italia figura tra i paesi nei quali tale decremento sembra più consistente.
Esigenze ecologiche
In periodo riproduttivo frequenta corsi d’acqua poco profondi e con andamento lento. Predilige acque
chiare ma può tollerare ambienti eutrofici purché ricchi di pesci della taglia adeguata (inferiore a 10 cm di
lunghezza). Nidifica in gallerie che scava in argini di verticali di terra, anche di limitata estensione, con
vegetazione scarsa o assente. In caso di assenza di argini adatti può nidificare a una certa distanza
dall’acqua. Il nido è un tunnel lungo da 40 a 100 cm, di sezione circolare, al termine del quale si trova una
camera in cui vengono deposte le uova.
Tutela e fattori di minaccia
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Il martin pescatore risulta molto sensibile all’andamento stagionale: a inverni particolarmente rigidi (con
fiumi ghiacciati) seguono crolli delle popolazioni. Tuttavia l’elevata prolificità consente alla specie di
ristabilire i propri contingenti numerici in alcuni anni. Il declino a lungo termine è invece da attribuirsi
all’inquinamento delle acque e, presumibilmente in maggior misura, alla canalizzazione e cementificazione
dei corsi d’acqua e alla conseguente riduzione dei siti idonei alla nidificazione. A livello regionale i fattori
climatici sembrano avere influenza minore.
Ortolano - Emberiza hortulana
Distribuzione e tendenza della popolazione
Migratore trans-sahariano distribuito dalle coste settentrionali del Mediterraneo al circolo polare artico,
dalla penisola iberica fino all’Asia centrale; in questo ampio areale è però presente in modo discontinuo,
con popolazioni spesso piccole e fra loro isolate.
Esigenze ecologiche
Le esigenze ambientali della specie sembrano almeno in parte differire nell’ambito dell’areale. È
certamente una delle specie più strettamente legate a forme tradizionali di uso antropico del territorio:
utilizza zone agricole eterogenee con prevalenza di seminativi e/o incolti e pascoli e buona presenza di
siepi, aree di margine fra boschi e seminativi, praterie secondarie moderatamente pascolate con alberi e
arbusti sparsi, garighe, arbusteti discontinui. Evita sempre i versanti freddi e i substrati umidi (ad es. aree
bonificate, seminativi irrigui). In generale l’ortolano sembra legato alla presenza di aree con vegetazione
erbacea piuttosto alta e rada (seminativi non intensivi, praterie moderatamente pascolate o incendiate di
recente) per la ricerca del cibo e di siepi, boschetti o alberature (talvolta anche rocce o cavi telefonici) per
l’attività canora.
Tutela e fattori di minaccia
Le principali cause di minaccia sono la modernizzazione delle pratiche colturali (inclusa l a rimozione di siepi
e boschetti) nelle aree più idonee all’agricoltura, l’abbandono delle attività agro-pastorali nelle zone
collinari e montane svantaggiate; tali fenomeni hanno portato ad una drastica riduzione di superficie e al
diffuso deterioramento dell’habitat riproduttivo. L’intensificazione delle pratiche colturali (che comporta
maggior densità della vegetazione e minore presenza di infestanti e entomofauna) rende generalmente i
coltivi inadatti a questa specie; l’abbandono può favorire temporaneamente l’ortolano ma in breve
l’evoluzione della vegetazione porta alla sua scomparsa.
SMERIGLIO - Falco columbarius
Distribuzione e tendenza della popolazione
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Specie a distribuzione olartica con areale riproduttivo nel Paleartico settentrionale, Siberi a e Kazakistan
settentrionale dove presenta 4 sottospecie, altre 6 in Asia e Nord America. La specie è in Italia
prevalentemente migratrice ma con svernamento regolare diffuso anche se scarso in ambienti aperti a
quote basse, più comune in Italia settentrionale.
Esigenze ecologiche
È il più piccolo rapace diurno europeo. Tipicamente un falco di ambiente aperto, collinare o di pianura, fino
alla zona costiera, dune; evita invece le zone forestali o montane acclivi e dirupate. Nei quartieri di
svernamento frequenta anche ambienti coltivati, ma mostra una decisa diffidenza verso le zone abitate. Per
l’attività alimentare frequenta praterie, brughiere, tundre alberate, foreste rade di conifere. Specializzato
nella caccia al volo di piccoli uccelli in zone aperte, da posatoi, con attacchi improvvisi, voli orizzontali e
picchiate, ma anche inseguimenti prolungati.
Può fare caccia collettiva di due o più. Preda soprattutto passeriformi: alaudidi, motacillidi, turdidi,
fringillidi, ma anche irundinidi e altri gruppi, dalle dimensioni del Regolo fino a giovani di Gallo cedrone.
Tutela e fattori di minaccia
Attualmente, in Italia la specie è stabile o in leggero aumento. Nel complesso del suo areale europeo oggi la
specie è stabile con locali incrementi o decrementi.
CAVALIERE D’ITALIA - Himantopus himantopus
Distribuzione e tendenza della popolazione
Specie cosmopolita.
Esigenze ecologiche
Specie opportunista, frequenta una ampia varietà di habitat, colonizzando zone umide d’acqua dolce, salata
o salmastra caratterizzate da acque poco profonde (<20 cm), bassa vegetazione e ricche di sostanze
organiche. In condizioni naturali, si insedia in ambienti effimeri come allagamenti temporanei e anse di
stagni o lagune, ma è in grado di adattarsi a zone umide artificiali.
Tutela e fattori di minaccia
La specie ha uno status di conservazione favorevole in Europa.
TARABUSINO - Ixobrychus minutus
Distribuzione e tendenza della popolazione
Specie politipica a corologia paleartico- paleotropica le-australasiana. Si stima che in Italia nidifichino tra le
1.000 e le 2.000 coppie distribuite in massima parte nelle aree umide della Val Padana e della costa nord-
orientale.
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Esigenze ecologiche
Specie altamente specializzata, frequenta solo aree umide di acqua dolce con abbondante vegetazione e
mostra una spiccata preferenza per i canneti maturi. Per alimentarsi utilizza zone di interfaccia tra
vegetazione e acqua dove pesca aggrappato vicino al bordo dell’acqua.
Tutela e fattori di minaccia
La specie in Europa ha uno status di conservazione sfavorevole (SPEC 3: vulnerabile).Le cause principali
sono la perdita di habitat riproduttivo, ma anche in zone umide protette spesso, l’inadeguata gestione delle
acque, non garantisce una conservazione efficiente.
AVERLA PICCOLA - Lanius collurio
Distribuzione e tendenza della popolazione
Nidifica dall'Europa occidentale fino all'Asia centrale, mancando solo nelle regioni più settentrionali; in
Italia è specie nidificante estiva e manca solo dalla penisola salentina.
Esigenze ecologiche
frequenta ambienti cespugliati o alberati, preferibilmente gli incolti. È inoltre colonizzatrice di ambienti
degradati da incendi e può rinvenirsi anche in ambienti suburbani.
Tutela e fattori di minaccia
Questa specie pare essere in costante rarefazione a causa del continuo taglio delle siepi e della diminuzione
dei terreni incolti.
FALCO PECCHIAIOLO - Pernis apivorus
Distribuzione e tendenza della popolazione
Specie distribuita in periodo riproduttivo in tutto il Paleartico occidentale e in parte dell’Asia occide ntale, in
Italia molto localizzato in Pianura Padana, regolarmente diffuso nell’Appennino tosco-emiliano, diviene più
localizzato in Italia centro-meridionale.
Esigenze ecologiche
Rapace tipico di zone boscate, occupa varie tipologie forestali, in genere fustaie di latifoglie, di conifere o
miste di conifere e latifoglie, ma anche cedui matricinati, invecchiati o in fase di conversione a fustaia.
Tutela e fattori di minaccia
Non incluso tra le specie a priorità di conservazione in Europa. Probabilmente favorito da una gestione
selvicolturale a fustaia o da pratiche di selvicoltura naturalistica, capaci di ricreare la struttura diversificata
tipica di una foresta non gestita.
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Metodologia di analisi
A. Fase di aggiornamento: delle schede ministeriali dei Sic: elenco degli habitat di interesse comunitario
presenti nell'area di studio attraverso l'uso della carta della vegetazione della zona e dati bibliografici.
Elenco delle specie faunistiche inserite nelle direttive comunitarie (79/409/CEE; 92/43/CEE)
B. Fase di screening: tramite l’uso dei sistemi GIS, vengono individuate tutte le possibili pressioni e/o
incidenze ricadenti nel sito, le quali poi verranno esaminate relazionandole con la normativa vigente,
relativa ad ognuna di esse.
C. Fase di valutazione appropriata: analisi dell’incidenza del Piano, attraverso l'uso di matrici, riguardanti le
pressioni presenti e le specie di interesse comunitario, entrambi rapportate agli habitat comunitari. Queste
permetteranno di capire quali elementi si trovano nei diversi habitat, ma anche come le specie d’interesse
comunitario usano i diversi ambienti e la loro sensibilità alle pressioni individuate nella fase B.
D. Valutazione degli impatti reali: analisi dei possibili impatti che questi possono avere su gli habitat e le
specie di interesse comunitario.
Quanto detto viene riassunto nel seguente schema:
Verifica delle interazione potenziali
Il progetto, finalizzato alla realizzazione di un impianto di mini-idroelettrico sul torrente Fiastra, in località
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Fiastra, prevede l’installazione del sistema d’impianto (monoblocco) e nella redazione dello studio
d’impatto è necessario valutare su quali componenti del sistema biologico l’intervento potrebbe esercitare
delle pressioni.
Dalla sua analisi si possono individuare tre differenti tipologie di disturbo:
Disturbo in fase di cantiere che è legato alla presenza ed attività degli addetti e dei mezzi dedicati
alla realizzazione dell’opera. Questa pressione è temporanea e termina con l’avvio della fase di
esercizio.
In particolare le fasi di cantiere possono essere così sintetizzate:
1 – APPRONTAMENTO DEL CANTIERE
- questa prima fase prevede la realizzazione della strada di accesso all’area in esame, che
essendo però vicina (come risulta dalla planimetria) l’intervento consiste solo nel
deposito di ghiaia per facilitare le operazioni di messa in posa dell’impianto;
- posa in opera delle necessarie recinzioni e segnalazioni di sicurezza.
-
2 – REALIZZAZIONE DELLA CENTRALINA
- posa dell’impianto di mini idrico a coclea idraulica mediante trasporto in sito su
autocarro.
-
3 - REALIZZAZIONE DELL’ALLACCIO ALLA RETE ELETTRICA
Una volta ultimate le opere necessarie alla realizzazione della centralina si procederà alla
realizzazione del tracciato interrato per il collegamento elettrico della stessa alla rete nazionale:
- realizzazione di tracciato per linea di allaccio a rete mediante scavo a mezzo di
microescavatore;
- posa in opera di linea elettrica per allaccio mediante rete interrata;
- chiusura dello scavo, posa di nastro di segnalazione, rinterro e compattazione;
realizzazione degli allacci lato centrale e lato cabina
-
4 – RIMOZIONE DEL CANTIERE
Nell’ultima fase verrà rimosso il cantiere e ripristinato lo stato dei luoghi:
- rimozione di tutti i materiali temporaneamente depositati, nonché dei mezzi utilizzati;
- rimozione delle recinzioni e delle segnalazioni;
- ripristino ambientale dello stato dei luoghi.
Disturbo in fase di esercizio che comprende l’eventuale alterazione del flusso delle acque e la
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presenza degli operatori addetti al controllo e funzionamento dell’impianto
Disturbo legato all’eventuale alterazione permanente della struttura degli ecosistemi che
comprende in particolare gli interventi sul corso d’acqua e sulla vegetazione ripariale per mettere in
opera l’impianto.
Quindi in base alla tipologia degli interventi, dalle schede descrittive del Sito Natura 2000, dalla carta di
inquadramento e dei vincoli e dai risultati dei sopraluoghi effettuati, si ritiene che le principali interazioni
ipotizzabili tra l’opera in esame e il SIC presente nell'area possano essere:
INTERVENTO POSSIBILE IMPATTO
APPRONTAMENTO DEL CANTIERE
realizzazione della strada di accesso all’area in esame, che essendo però vicina (come risulta dalla planimetria) l ’intervento consiste solo nel deposito di ghiaia per
facilitare le operazioni di messa in posa dell’impianto.
Distruzione e perdita di habitat naturali Interferenza con le specie faunistiche
posa in opera delle necessarie recinzioni e segnalazioni di sicurezza
Distruzione e perdita di habitat naturali Interferenza con le specie faunistiche
REALIZZAZIONE DELLA CENTRALINA posa dell’impianto di mini idrico a coclea idraulica
mediante trasporto in sito su autocarro
Distruzione e perdita di habitat naturali
Interferenza con le specie faunistiche
REALIZZAZIONE DELL’ALLACCIO ALLA RETE ELETTRICA realizzazione di tracciato per linea di allaccio a rete mediante scavo a mezzo di microescavatore
Distruzione e perdita di habitat naturali Interferenza con le specie faunistiche
posa in opera di linea elettrica per allaccio mediante rete
interrata Distruzione e perdita di habitat naturali
chiusura dello scavo, posa di nastro di segnalazione, rinterro e compattazione; realizzazione degli allacci lato centrale e lato cabina
Distruzione e perdita di habitat naturali Interferenza con le specie faunistiche
RIMOZIONE DEL CANTIERE
rimozione di tutti i materiali temporaneamente depositati, nonché dei mezzi utilizzati
Distruzione e perdita di habitat naturali Interferenza con le specie faunistiche
rimozione delle recinzioni e delle segnalazioni Distruzione e perdita di habitat naturali Interferenza con le specie faunistiche
FASE DI ESERCIZIO
alterazione del flusso delle acque e presenza degli operatori addetti al controllo e funzionamento dell’impianto
Interferenza con le specie faunistiche
Di seguito, in tabella, vengono riportati i possibili impatti causati dall’opera, con le risorse biologiche (quelle
inserite nell'allegato I della direttiva 09/149/CEE e allegato I e II della direttiva 92/43/CEE) potenzialmente
interessate.
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INVERTEBRATI
Cerambice della quercia X
Falena dell'edera X
PESCI
Barbo
Cobite UCCELLI
Martin pescatore X
Ortolano X
Smeriglio X
Cavaliere d'Italia X
Tarabusino X
Averla piccola X
Pecchiaiolo X
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Inoltre di seguito, in tabella, vengono riportate altre due specie ittiche di interesse comunitario segnalate
nell’area in esame dal Piano di gestione in fase di acquisizione:
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Lasca X
Rovella X
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Fase screening
Sulla base di queste considerazioni e secondo quanto indicato nella descrizione delle metodologie si è
proceduto a verificare l'effettivo impatto delle previsioni selezionate attraverso l’analisi di sei ipotesi:
1. Impatto positivo diretto; 2. Impatto positivo indiretto; 3. Impatto neutro; 4. Impatto assente; 5. Impatto
indeterminabile; 6. Impatto negativo.
Nella tabella essi sono distinti con i seguenti colori:
Impatto positivo diretto: indica una previsione che per le sue stesse caratteristiche si pone come obiettivo, non sempre dichiarato,
il miglioramento dello stato di conservazione della risorsa
Impatto positivo indiretto: indica una previsione che seppur non indirizzata alla gestione del patrimonio natural e può avere effetti
positivi, a volte lievi, su di esso.
Impatto neutro: indica una pressione che seppur esercita i suoi effetti nel Sito non ha effetti significativi prevedibili, ne positivi ne
negativi, sulle risorse biologiche.
Impatto assente: indica una pressione che seppur presente nel Sito non ha nessuna interazione con le risorse biologiche.
Impatto indeterminabile: indica una previsione che, essendo basata su una successiva fase progettuale, può avere effetti allo stato
attuale non prevedibili. In nessuno caso comunque si tratta di previsioni sicuramente negative. La valutazione appropriata è rimandata alla successiva fase di attuazione.
Impatto negativo: indica una previsione che ha sicuramente effetti negativi sulle risorse biologiche per le quali è stato individuato il
Sito Natura 2000.
Di seguito sono stati presi in considerazione i possibili impatti causati dall’opera elencati precedentemente e
per ognuno di essi sono stati valutati gli eventuali effetti causati nei confronti delle risorse biologiche
inserite nell'allegato I della direttiva 09/149/CEE e allegato I e II della direttiva 92/43/CEE potenzialmente
interessate.
Per quanto riguarda gli interventi che verranno realizzati nella fase di APPRONTAMENTO DEL CANTIERE e
cioè la realizzazione della strada di accesso all’area in esame - che essendo però vicina alla strada (come
risulta dalla planimetria) l’intervento consiste solo nel deposito di ghiaia per facilitare le operazioni di
messa in posa dell’impianto - e la posa in opera delle necessarie recinzioni e segnalazioni di sicurezza; gli
impatti sono da considerarsi non significativi in quanto, come già specificato la possibile distruzione e
perdita di habitat naturali generate dal posizionamento della ghiaia e delle recinzioni e segnalazioni di
sicurezza non vanno ad interferire direttamente con habitat di interesse comunitario. Nel periodo di
intervento un impatto che va considerato è il disturbo verso le diverse specie faunistiche generato dalle
diverse fasi di lavorazione e soprattutto dalla presenza di mezzi pesanti per il trasporto ed il movimento di
materiale. Nel caso in esame sarebbe opportuno che i lavori si concludano entro gennaio in modo da non
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interferire con il periodo riproduttivo (da febbraio a fine maggio) delle specie e l’impatto derivante può
essere considerato non significativo.
L’intervento di posa dell’impianto di mini idrico a coclea idraulica mediante trasporto in sito su autocarro
potrebbe generare una possibile interferenza con gli habitat di interesse comunitario, ma dai rilievi
effettuati emerge chiaramente, che l’area non è interessata ne da habitat comunitari ne da essenze
vegetali rientranti nell’elenco delle specie protette ; quindi anche questo tipo di impatto risulta non
significativo in quanto l’intervento, non interferisce in alcun modo con le biocenosi vegetali.
Per quanto concerne il disturbo della biocenosi faunistica, è opportuno che i lavori vengano evitati durante
la stagione riproduttiva, in particolare dal 1 febbraio al 31 maggio in modo da non interferire con il periodo
riproduttivo così l’impatto derivante può essere considerato non significativo.
Gli interventi previsti per la realizzazione dell’allaccio alla rete elettrica potrebbe generare una possibile
interferenza con gli habitat di interesse comunitario, ma dai rilievi effettuati, la zona risulta non
caratterizzata da biocenosi vegetali protette e rientranti nell’elenco delle specie tutelate ma, l’intera
copertura vegetale è per la maggior parte composta da specie pioniere ed infestanti come rovi e robinia.
Quindi, dai rilievi effettuati, anche questo tipo di impatto risulta non significativo in quanto l’intervento,
non interferisce in alcun modo con gli habitat di interesse comunitario e quindi il possibile impatto valutato
inizialmente (distruzione e perdita di habitat naturali) è da considerarsi non significativo.
Anche qui per limitare il disturbo della biocenosi faunistica, è opportuno che i lavori si concludano entro
gennaio in modo da non interferire con il periodo riproduttivo (da febbraio a fine maggio) così l’impatto
derivante può essere considerato non significativo.
Gli interventi di rimozione di tutti i materiali temporaneamente depositati, nonché dei mezzi utilizzati e la
rimozione delle recinzioni e delle segnalazioni nell’area interessata potrebbe generare interferenza con la
fauna presente nell’area a causa della presenza di operai addetti alle varie fasi lavorative. Anche qui come
già specificato per gli interventi precedenti, è opportuno che i lavori si concludano entro gennaio in modo
da non interferire con il periodo riproduttivo e quindi l’impatto derivante può essere considerato non
significativo.
Infine per quanto riguarda l’alterazione del flusso delle acque questo potrebbe generare una possibile
interferenza con la componente faunistica ma, da quanto emerge dalla relazione l’impianto non crea
alterazioni di deflusso nel corpo idrico; infatti l’acqua verrà deviata nel punto di presa, veicolata
nell’impianto e completamente restituita a valle nel punto di rilascio. Quindi l’impatto sulla fauna ittica può
essere considerato non significativo.
Quanto detto viene riassunto in maniera sintetica nella seguente tabella, la sigla N.S. sta ad indicare che
l’impatto non risulta significativo :
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N.S.= Impatto non significativo N.S.= Impatto non significativo, anzi migliorativo
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realizzazione della strada di accesso all’area in esame, che essendo però vicina (come risulta dalla planimetria) l’intervento consiste solo nel deposito di ghiaia per facilitare le operazioni di messa in posa dell’impianto.
Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.
Interferenza con le specie faunis tiche N.S.
posa in opera delle necessarie recinzioni e segnalazioni di sicurezza
Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.
Interferenza con le specie faunis tiche N.S.
posa dell’impianto di mini idrico a coclea idraulica mediante trasporto in sito su autocarro
Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.
Interferenza con le specie faunis tiche N.S.
realizzazione di tracciato per linea di allaccio a rete mediante scavo a mezzo di microescavatore
Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.
Interferenza con le specie faunis tiche N.S.
posa in opera di linea elettrica per allaccio mediante rete interrata
Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.
Interferenza con le specie faunis tiche N.S.
chiusura dello scavo, posa di nastro di segnalazione, rinterro e compattazione; realizzazione degli allacci lato centrale e lato cabina
Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.
Interferenza con le specie faunis tiche N.S.
rimozione di tutti i materiali temporaneamente depositati, nonché dei mezzi utilizzati
Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.
Interferenza con le specie faunis tiche N.S.
rimozione delle recinzioni e delle segnalazioni Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.
Interferenza con le specie faunis tiche N.S.
alterazione del flusso delle acque Interferenza con le specie faunis tiche N.S.
I dati relativi al SIC sono presentati nella seguente tabella; in questa vengono messe in relazione tutte le
risorse biologiche (di interesse comunitario) che caratterizzano il Sito e le diverse interazioni in modo da
valutare quale grado di impatto queste ultime hanno sulle diverse componenti biologiche.
Tab.4: valutazione del grado di impatto tra la componente biologica e le interazioni dell’opera
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SIC Selva dell ’Abbadia di Fiastra -
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Cerambice della quercia
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Ortolano
Smeriglio
Cavaliere d'Italia
Tarabusino
Averla piccola
Pecchiaiolo
Specie di interesse comunitario segnalate nel piano di
gestione in fase di acquisizione
Lasca
Rovella
Dalle lettura della tabella emerge chiaramente che non esistono, nella realizzazione del progetto, previsioni
in grado di produrre impatti negativi sulle risorse biologiche per le quali sono stati individuati i Siti di
interesse comunitario.
Per la maggior parte gli impatti sono neutri; questo significa che la pressione, seppur esercita i suoi effetti
nel Sito non ha effetti significativi prevedibili, ne positivi ne negativi, sulle risorse biologiche; mentre le
caselle vuote indicano la mancanza di interazione o per la localizzazione geografica o per le caratteristiche
intrinseche della risorsa.
Quindi dalle analisi effettuate sembra emergere che la realizzazione del progetto non presenti situazioni in
grado di incidere negativamente sullo stato di conservazione delle risorse biologiche presenti nel Sito
Natura 2000 coinvolto nell’opera.
GIUNTA REGIONALE
Tav.8 Valutazione della significatività degli impatti
ID Indicatore (* La presenza anche di un solo indicatore con
asterisco determina incidenza significativa)
Evento Associazione (il verificarsi di uno degli accoppiamenti
determina incidenza significativa) 1 Perdita temporanea di habitat naturale prioritario SI
NO
1-9; 1-11
2 Perdita permanente di habitat naturale prioritario(*)
SI NO
3 Frammentazione temporanea di habitat naturale prioritario
SI NO
3-9; 3-11
4 Frammentazione permanente di habitat naturale prioritario(*)
SI NO
5 Perdita temporanea di habitat naturale SI
NO
5-9; 5-11
6 Perdita permanente di habitat naturale (*) SI NO
7 Frammentazione temporanea di habitat naturale SI NO
7-9; 7-11
8 Frammentazione permanente di habitat naturale SI NO
8-9; 8-11; 8-12
9 Perdita temporanea di habitat di specie SI NO
9-1; 9-3; 9-5; 9-7; 9-8; 9-11; 9-12
10 Perdita permanente di habitat di specie (*) SI
NO
11 Frammentazione temporanea di habitat di specie SI NO
11-1; 11-3; 11-5; 11-7; 11-8; 11-9
12 Frammentazione permanente di habitat di specie SI NO
12-8; 12-9
13 Perdita di specie animali (*) SI NO
14 Immissione di spe cie alloctone/invasive (*) SI
NO
15 Rarità regionale, nazionale, comunitaria dell’habitat o della specie interessat a (*)
SI NO
Dalle lettura della tabella emerge chiaramente che nessuno dei casi sopra riportati riguarda l’opera in
esame e quindi anche se l’intervento esercita i suoi effetti nel sito non ha conseguenze significative
prevedibili, né positive né negative, sulle specie faunistiche e vegetali; di conseguenza non esistono, nella
realizzazione del progetto, previsioni in grado di produrre impatti negativi sulle risorse biologiche per le
quali è stato individuato il Sito di interesse comunitario.
GIUNTA REGIONALE
Tav.6 Tipo di impatto
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Denominazione tipo d’impatto
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1 Perdita di habitat naturale o di altro habitat 2 Perdita di habitat di specie (alimentazione, riproduzione, rifugio)
3 Degrado o danneggiamento di habitat naturale 4 Degrado o danneggiamento di habitat di specie(alimentazione, riproduzione, rifugio)
5 Frammentazione di habitat naturale
6 Frammentazione di habitat di specie(alimentazione, riproduzione, rifugio) 7 Disturbo di specie animali
8 Perdita di specie animali
9 Interferenza con la circolazione idrica superficiale
10 Interferenza con la circolazione idrica profonda 11 Dissesto idrogeologico
12 Introduzione di fauna alloctona
13 Riduzione degli elementi naturali e seminaturali del paesaggio 14 Introduzione di flora alloctona
Come già detto l’unica tipologia di impatto ipotizzabile sulle risorse biologiche è il disturbo nelle fasi di
realizzazione (Temporaneo).
Tav.7 Genere di impatto
Sigla di identificazione genere di impatto Denominazione tipo di impatto Temp Temporaneo
Perm Permanente
Dir Diretto Ind Indiretto
Iso Isolato Cum Cumulativo
GIUNTA REGIONALE
Tav.5 Fattori di impatto e caratteristiche dei rispettivi impatti
Cause e fattori di impatto IMPATTO
Tipo Genere Quantità
Escavazioni e movimentazioni di terreno
Disturbo di specie animali Temporaneo Durata dell’impatto
temporaneo
Occupazioni temporanea di suolo per deposito materiali
Riduzione habitat Temporaneo Durata dell’impatto
temporaneo
Occupazione temporanea
di suolo per movimentazione macchine operatrici
Disturbo di specie animali Temporaneo Durata dell’impatto
temporaneo
Urbanizzazioni residenziali e produttive
Cambio di destinazione
d’uso di ampie superfici agricole
Realizzazioni di drenaggi superficiali e/o profondi
Captazioni e derivazioni idriche
Scarico di rifiuti al suolo
Emissioni di rifiuti in atmosfera
Produzione di rumori e
vibrazioni Disturbo di specie animali Temporaneo
Durata dell’impatto
temporaneo
Produzione di campi elettromagnetici
Realizzazioni di infrastrutture lineari
Realizzazione di strutture verticalli, fisse o in
movimento
Impianti luminosi Immissioni faunistiche
Immissioni specie vegetali
Data la natura dell’opera che si intende realizzare e da quanto emerge dalla relazione progettuale,
realizzata dallo studio tecnico incaricato, la realizzazione di un impianto di mini-idoelettrico nel Torrente
Fiastra, comporta diverse cause e fattori di impatto che esercitano la loro azione all’interno del sito e nei
confronti delle risorse biologiche. Naturalmente questi sono stati valutati nella relazione di studio
d’incidenza; in questa tabella comunque sono stati riportati i fattori d’impatto legati alla fase di cantiere e
di esercizio.
In queste fasi i maggior impatti sono rivolti alle specie faunistiche, causati per lo più dal rumore delle
macchine operatrici nelle fasi di lavorazione; queste infatti non vanno ad interferire direttamente con
habitat di interesse comunitario in quanto non sono presenti nell’area interessata dai lavori.
GIUNTA REGIONALE
Tav.3 Lista di controllo dello Studio di incidenza (INTERVENTI)
Generalità Denominazione dell’intervento SI
Normativa di riferimento SI
Comune interessato SI
Proponente SI Timbro e firma del tecnico SI
Dich. sostitutiva di atto di notorietà
Ambito di riferimento dell’intervento
Inquadramento territoriale Superficie intervento SI
Sovrapposizione con altri interventi NO (perché non ne sono previsti altri)
Vincoli presenti SI
Aree naturali protette nazionali o regionali SI
Ubicazione e caratteristiche stazionali
SI
Obiettivi e finalità SI Caratteristiche dell’intervento Azioni ed opere previste SI
Previsioni di trasformazione territoriale
Infrastrutture NO - Ubicazione NO - Dimensioni NO - Tempi di attuazione NO
Interventi con movimentazioni di terreno
SI - Ubicazione SI - Dimensioni SI - Tempi di attuazione NO
Insediamenti insediativi, turistici e produttivi su aree naturali e/o seminaturali
NO - Ubicazione NO - Dimensioni NO - Tempi di attuazione NO
Cambi colturali su vaste superfici NO - Ubicazione NO - Dimensioni NO - Tempi di attuazione NO
Riduzione di aree ecotonali NO - Ubicazione NO - Dimensioni NO - Tempi di attuazione NO
Modifica di ambienti fluviali e perifluviali
SI - Ubicazione SI - Dimensioni NO - Tempi di attuazione NO
Modifica di ambienti costieri NO - Ubicazione NO
GIUNTA REGIONALE
Tav.1 Habitat naturali della Direttiva 92/43/CEE e di altri habitat naturali interessati
dall’intervento
1 codice
2 *
3 denominazione
SUPERFICIE 4
(mq)
5
(%)
6
(%)
3 2 8 0 Fiumi mediterranei a flusso permanente con Paspalo-
Agrostidion e con filari ripariali di Salix e Populus alba
6 4 3 0 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile
9 1 A A * Boschi orientali di quercia bianca
9 2 A 0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
Colonna 1 – inseri re il codice dell’habitat (per gli habitat di Direttiva)
Colonna 2 – indicare con un asterisco se si tratta di habitat priori tario (per gli habitat di Direttiva)
Colonna 3 inseri re il tipo di habitat secondo la nomenclatura del Manuale di interpretazione degli habitat dell ’Unione Europe a (per
gli habitat di Direttiva)
Colonna 4 – inseri re la superficie complessiva in mq dell ’habitat interessato dal piano/intervento
Colonna 5 – indicare la percentuale della superficie indicata in colonna 4 rispetto al totale della superficie dell’habitat interessato
Colonna 6 – indicare la percentuale della superficie indicata in colonna 4 rispetto al totale dell a superficie dell’habitat presente nel
Sic.
Nel caso specifico le tre colonne relative alla superficie dell’habitat interessato
dall’intervento, non sono state compilate in quanto la realizzazione dell’opera non va ad
incidere direttamente su habitat di interesse comunitario.
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Conclusioni Sulla base delle analisi effettuate risulta evidente che la realizzazione del ripristino di un tratto del Fiume
Fiastra, tenendo conto delle misure di compensazione proposte in questo studio di incidenza, genera una
pressione che seppur esercita i suoi effetti nel Sito non ha conseguenze significative prevedibili, ne positivi
ne negativi, sulle risorse biologiche.
Questo perché in relazione alla diffusione degli habitat vegetazionali e delle specie faunistiche di interesse
comunitario gli interventi previsti, opportunamente integrati con le misure sopra suggerite, non generano
un impatto significativo sulle due componenti biologiche; quindi risulta evidente che la realizzazione del
progetto non presenti situazioni in grado di incidere negativamente sullo stato di conservazione delle
risorse biologiche presenti nei Siti Natura 2000 coinvolti nell’opera.
Allegati - Tavole D.G.R. 220 per la redazione dello studio di incidenza Di seguito vengono riportate le tabelle, debitamente compilate, così come richiesto nel D.G.R. 220, in modo
da rendere completo lo studio di incidenza per la realizzazione dell’intervento nella Riserva Naturale
Abbadia di Fiastra.