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1 UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI PIEVETORINA IMPIANTO DI SANT’ ANGELO SIA STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME

CHIENTI DI PIEVETORINA

IMPIANTO DI SANT’ ANGELO

SIA

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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PREMESSA

Il presente studio di impatto ambientale si riferisce all’ impianto idroelettrico denominato di

Sant’Angelo che tende a sfruttare i potenziali idroelettrici della porzione più elevata di 12,8

Kmq del bacino imbrifero del torrente Sant’ Angelo, affluente di sinistra del Fiume Chienti

di Pievetorina, mediante un’ opera di captazione dell’ acqua posta alla di 624,45, un

sistema di convogliamento dell’ acqua costituito da una condotta interrata ed una centrale

idroelettrica, ovviamente impostata all’ estremità della condotta che, dopo aver sottratto alla

corrente fluida i suoi contenuti energetici, restituisce l’ acqua al corso naturale di cui il

Torrente Sant’ Angelo è tributario, il Fiume Chienti di Pievetorina, alla quota di 436,0m s.

l.m.

L’ impianto ha una potenza nominale di 500 Kw cui corrisponde una potenza media annua

di concessione di 352,88 Kw. e produce quindi energia elettrica in Media Tensione che

viene immessa nella rete del distributore locale (Enel), secondo una precisa scelta

industriale che prevede la cessione al GSE (gestore nazionale del sistema elettrico) l’ intera

produzione energetica per conseguentemente acquisire la definizione di “ impianto dedicato “.

Ai sensi della L.R. Marche n°3/2012 - “Disciplina regionale della procedura di Valutazione

di impatto ambientale” - l’ impianto di che trattasi è inquadrabile nella tipologia progettuale di

cui all’ allegato B1 – punto 2 – lettera e) - che ricomprende gli “ Impianti per la produzione

di energia idroelettrica con potenza installata superiore a 100 Kw “, ovvero nella tipologia

progettuale di cui all’ allegato B2 - punto 7 - lettera d) - che riguarda le “ Derivazioni di

acque superficiali ed opere connesse che prevedono derivazioni superiori a 200 litri minuto

secondo o di acque sotterranee che prevedono derivazioni di portate superiori a 50 litri

minuto secondo “. Ricadendo il progetto nelle tipologie di cui agli elenchi B1 e B2 , ai sensi

dell’ art. 3 della L.R. 3/2012, poiché esso prevede opere che non si sviluppano “ anche

prevalentemente all’ interno di aree naturali protette” come definite dalla legge 6/XII/1991,

dovrebbe essere sottoposto alla procedura di VIA (art. 9 della l.r. ) qualora lo richiedesse

l’esito della procedura di verifica di cui all’art. 6 della stessa legge. Conseguentemente il

progetto dovrebbe essere sottoposto preliminarmente al procedimento di verifica (screening)

codificato dal predetto art. 6.

Non va comunque sottaciuto che la società proponente, Hidrochienti s.r.l. di Comunanza

(AP), ha anche proposto alla Regione Marche altri due progetti della stessa natura,

denominati di “ Capriglia “ e “ di Pievetorina“, che utilizzano anche essi i potenziali idroelettrici

del bacino del fiume Chienti di Pieve Torina, con opere di presa ubicate a quote inferiori a

quella dell’ impianto in riferimento, ma che comunque tendono in un caso a sovrapporsi

con quest’ultimo, ragione per la quale non può prescindere dal contenuto dell’ art. 14.8 del

D.M. 10-09-2010 del Min. dello Sviluppo Economico, avente per oggetto “ Linee guida per l’

autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili “ il quale per gli impianti

alimentati da “ fonti rinnovabili non termiche” di potenza nominale complessiva superiore ad

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1Mw testualmente recita : “ è fatta salva la possibilità per il proponente di presentare istanza

di VIA senza previo esperimento della procedura di verifica di assoggettabilità “.

Orbene, la constatazione che i tre progetti di impianto sin qui redatti e proposti dalla

società predetta, danno luogo ad una potenza nominale complessiva superiore ad 1Mw e

che ragionevolmente non dovrebbe prescindere da una valutazione più approfondita dell’

intero sistema impiantistico proposto, anche se gli stessi possono essere riguardati e

valutati singolarmente, nella successione che li vede dispiegarsi tra la prima opera di

presa e l’ ultima opera di restituzione, ha convinto il richiedente a proporre da subito e per

ciascuno dei tre progetti la procedura VIA come intesa dall’ art. 9 della L.R. 3/2012, col

duplice obbiettivo di contenere i tempi procedurali entro limiti prevedibili e rendere

disponibili “al gruppo di valutazione “ tutti gli elementi necessari e sufficienti ad esprimere

un giudizio compito sotto ogni aspetto e globale nell’ insieme delle proposte, considerate

anche unilateralmente. A tal fine si dispone sin d’ ora una tavola in scala 1:10 000

rappresentativa del bacino interessato del F. Chienti di Pievetorina con ubicazione

schematica dei tre impianti proposti.

La procedura VIA della quale lo studio di impatto ambientale costituisce lo strumento

conoscitivo base, si ispira, per assumerlo quale modello di riferimento, allo schema DPISR

(proposto dall’ agenzia europea per l’ ambiente) che considera 5 stadi di valutazione:

Driving Force, Pressione, Stato, Impatto e Risposta, che investigano il progetto in tutti i

suoi aspetti, fino all’ individuazione del controllo dell’ iniziativa in ogni suo aspetto e

contenuto, per delineare la riduzione della “ Pressione”, i ripristini e le bonifiche, fino alle

necessarie forme di compensazione ove ritenute necessarie ed indispensabili.

I contenuti generali dello studio di impatto ambientale, d’ ora in poi chiamato sinteticamente

SIA , sono definiti dall’ allegato D (art. 11) della L. R. 3/ 2012 che così li elenca:

- Descrizione del progetto

- Descrizione sommaria delle varie alternative;

- Descrizioni delle componenti dell’ ambiente

- Descrizioni dei probabili effetti del progetto proposto;

- Descrizione delle misure di contenimento previste;

- Riassunto non tecnico di tutte le informazioni;

- Sommario delle eventuali difficoltà.

Dovendosi considerare che gli aspetti fondamentali “ dell’ Ambiente“ cui far riferimento sono

quelli considerati dalla direttiva CE 97/71 e nel DPCM del 27/12/88 e s.m.i., che in ulteriore

analisi afferiscono a tre gradi di riferimento : programmatico, progettuale ed ambientale, per

la cui composizione appare necessario a livello di SIA, prevedere attività di analisi,

verifiche, individuazione di servizi, rilievi e modellazioni, tutti elencati nell’ ultimo capitolo del

punto 7.3.1.1 delle linee guida. Per rendere disponibili elementi certi e pressoché definitivi

dei contenuti progettuali e delle relative “ qualità “ , il proponente ha ritenuto di dover

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sottoporre a valutazione il “progetto definitivo“ ritenendo lo stesso coerente con il livello di

approfondimento del SIA.

Nell’ ambito dello stesso studio ed in considerazione che il medesimo è solitamente

preceduto dall’ analisi di “ screening “ codificata dall’ art. 8 della L.R., al fine di garantire

al decisore pubblico la migliore lettura del progetto e del correlato sistema ambientale, si è

ritenuto opportuno e conveniente anche riproporre le risposte ai quesiti posti dalle “linee

guida” della Regione Marche nello specifico capitolo 7.1. titolato “procedura di verifica“,

mediante uno specifico capitolo del SIA medesimo.

In quanto alla composizione del gruppo di lavoro per la redazione del SIA si è fatto

affidamento sulle prestazioni di un team composto dal progettista dell’ impianto, al quale

peraltro è stato attribuito il ruolo di responsabile del gruppo di lavoro, da un dottore

Geologo e da un dottore Agronomo, figure queste specialistiche e quindi necessariamente

idonee allo studio degli aspetti propriamente ambientali impegnati dalle opere progettate,

del “processo produttivo“ che le medesime innescano e del procedimento costruttivo che le

medesime richiedono ed impongono.

1. DESCRIZIONE PROGETTO DELL’ IMPIANTO IDROELETTRICO

L’ impianto delineato dal progetto cui la presente relazione si riferisce, utilizza i

deflussi della porzione più elevata di 12,8 kmq del bacino imbrifero del torrente

Sant’ Angelo, affluente di sinistra del Fiume Chienti di Pievetorina, mediante una

captazione in prossimità ed immediatamente a valle della frazione di Fiume, a quota di

624,45 sul l.m.m. e relativa restituzione a quota 436,00 m s.l.m.m. nel Chienti di

Pievetorina in località Quartignano , con un salto lordo di m 188,45 ed una potenza

nominale di concessione di 352,88 Kw determinata dal prelievo in derivazione di una

portata media annua di 191 lt / sec, pari a moduli 1,91. .

All’ impianto viene attribuita una producibilità media annua attesa di 2 .501.818 Kwh.

1. 1 Opera di presa di Fiume

Sul torrente Sant’ Angelo a valle dell’ abitato di Fiume esiste l’ opera di presa “ non più

utilizzata “ già a servizio di un impianto irriguo realizzato negli anni ‘70 dello scorso secolo

ed attualmente non più in esercizio. La relativa concessione di derivazione, rilasciata nell’

anno 1967 e della durata di anni ‘30, a scadenza non è stata più rinnovata, motivo per il

quale deve ritenersi che l’opera di presa, previa specifica autorizzazione demaniale, possa

essere riutilizzata ed adeguata alla nuova occorrenza.

Per tale ragione anziché realizzare una nuova presa, si preferisce utilizzare l’ esistente,

più che sufficiente allo scopo. In forza di tale situazione il progetto ha acquisito come

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quota di derivazione quella della vecchia presa e prevede di riutilizzare le stesse strutture

riparandole e , dove strettamente necessario, migliorandole ed integrandole.

La vecchia presa è costituita da un tratto di alveo rivestito sul fondo e sui lati da robuste

strutture in c.a. intercettato da una modesta traversa che rigurgita il profilo di corrente

fino a fargli raggiungere una finestra praticata nel muro di rivestimento in sponda sinistra

idrografica la cui base costituisce una soglia di sfioro laterale che alimenta la vasca di

“calma “ alla cui estremità è posto il bottino di carico della condotta adduttrice dell’

impianto irriguo.

Il progetto prevede in sostanza : l’ adeguamento dimensionale della soglia di sfioro laterale ,

l’ inserimento di una scaletta di risalita dei pesci, l’ istituzione di un sistema di controllo

della portata in rilascio per il mantenimento della portata di minimo deflusso vitale ( Q dmv),

la realizzazione di una appropriata vasca di carico della condotta forzata che valga anche

a migliorare la capacità di trattenimento della sabbia trasportata dall’ acqua derivata ed

altrimenti destinata ad entrare in condotta e la realizzazione di uno scarico della vasca di

calma. Per quest’ultima , come per altre strutture minori della presa, stante il pessimo stato

di conservazione delle murature in calcestruzzo è prevista la demolizione e contestuale

ricostruzione con l’ ovvia conservazione delle caratteristiche dimensionali.

In dettaglio sul muro andatore sinistro ove attualmente è presente la soglia di presa lunga

ml 3,00, si procederà alla demolizione e ricostruzione del muro stesso per ricavare dal

medesimo due luci di presa della lunghezza singola di ml 2,85 ed ampiezza verticale di

mt 0,35. La “soglia di sfioro laterale “ conserverà la attuale quota assoluta di mt 624,45

che costituirà la quota di derivazione dell’ impianto idroelettrico anche ai fini di regolazione

della concessione di derivazione.

La luce di accesso alla vasca di calma verrà ampliata dagli attuali 1,50 a 2,50 mt,

mentre sul lato destro della stessa vasca verrà praticata una apertura a tutta altezza, larga

80 cm e munita di una paratoia metallica normalmente chiusa, per dotare la medesima di

uno scarico di fondo necessario a restituire al torrente la sabbia e le graniglie in essa

depositatesi.

Sul lato sinistro verrà aperta una luce con soglia di fondo a quota 624,20 dalla quale

avrà inizio il breve tratto di canale che collega la vasca di calma con la vasca di carico,

poste tra di loro ad una distanza di soli 2,5 mt . Il canale ha sezione rettangolare , larga

2,00 mt ed alta 1,00 mt. Poiché l’ asse del canale è inclinato di 45° rispetto l’ asse delle

vasche, la soglia di presa , al netto dei raccordi curvilinei tra le murature costituenti le

pareti della vasca e de canale , è lunga mt 2,82.

Sul canale di collegamento è installato uno sgrigliatore automatico che ha la funzione di

trattenere e raccogliere i materiali galleggianti ed in sospensione altrimenti destinati a

raggiungere la vasca di carico per poi immettersi definitivamente in condotta. Lo

sgrigliatore è costituito da una griglia fissa metallica realizzata da barre in profilato di

acciaio distanti tra loro 20 mm e da un pettine meccanico azionato da un

servomeccanismo temporizzato che, con cadenza prefissata, libera la griglia dai corpi da

essa catturati, per depositarli in un “ bacino “di raccolta dove una coclea li spinge su un

nastro trasportatore che li avvia “ a discarica “. Il nastro è disposto superiormente alla

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vasca di calma ed in posizione tale che i materiali catturati vengono convogliati verso

l’ alveo del torrente Sant’ Angelo dal quale peraltro provengono.

Il breve tratto di canale a valle dello sgrigliatore è ovviamente coperto in quanto costituito

da una struttura scatolare che ne conserva le dimensioni idrauliche e che si ricollega

rigidamente alla struttura costituente la vasca di carico.

Quest’ ultima è costituita da un involucro prismatico a base quadrata con dimensioni

interne nette di mt. 5,50 di lato e divisa in tre scomparti che vengono percorsi in

successione dalla corrente idrica in modo tale da favorire il deposito delle sabbie sottili sul

fondo della stessa vasca e con più concretezza nello scomparto sul cui fondo e

posizionato lo scarico di fondo che verosimilmente è anche utilizzato per evacuare i

depositi sottili di matrice sabbiosa in esso avviati a sedimentazione. Infatti con l’ apertura

della saracinesca dello scarico di fondo, l’acqua torna nell’ alveo naturale del torrente

riconducendo in esso, per azione di trascinamento, anche la sabbia depositatasi nella vasca

di carico. Nel terzo ed ultimo degli scomparti è posizionato il tubo di presa che della

condotta di alimentazione della centrale rappresenta l’ elemento iniziale.

In buona sostanza l’ acqua tramite il canale di collegamento, entra in vasca, percorre il

primo scomparto in direzione verticale e senso verso il basso, passa nel secondo

scomparto attraverso una luce praticata sul fondo del setto divisorio, per poi muovere

verso l’ alto sino a portarsi a quota della soglia stramazzante ( completamente rigurgitata )

che separa il secondo scomparto dal terzo, per quindi definitivamente approdare nel bottino

di carico della condotta di alimentazione della centrale. In questo modo si realizzano le

migliori condizioni per il deposito della sabbia sul fondo del secondo scomparto ove agisce

lo scarico di fondo e si creano le condizioni di sufficiente stabilità del livello di pelo libero

nel bottino necessarie per il continuo rilevamento del livello stesso cui si fa affidamento

per il controllo in automatico del funzionamento del gruppo turbogeneratore.

La vasca di carico ha un’altezza interna di mt 4,50 e realizza un volume utile di circa 300

mc, sufficiente a sviluppare le funzioni che gli vengono richieste , ivi compresa la

stabilizzazione del suo pelo libero cui è affidata la regolazione del funzionamento del

gruppo turbogeneratore. In continuità strutturale con la vasca di carico è realizzato il pozzo

di contenimento degli organi di manovra insistenti sulle condotte in uscita dalla vasca

medesima, con le funzioni, come già detto, di alimentazione della centrale di Quartignano

e di scarico di fondo.

L’ imboccatura della condotta di alimentazione della centrale è protetta da una

regolamentare griglia a sacco in rete metallica a maglia quadra avente 20 mm di lato,

che impedisce ai pesci, eventualmente fossero presenti in vasca, di infilarsi nella condotta

medesima.

Il pozzo è necessariamente dotato di un vano di accesso e manovra che si eleva per mt

2,50 dall’ estradosso del solettone di copertura della vasca che consente, oltre all’ accesso,

l’ effettuazione di tutte le operazioni possibili, ivi compresa la manutenzione straordinaria

degli organi di ritenuta installati sulle condotte, compresa la loro sostituzione. Esso prevede

un livello di accesso dal quale operare sul fondo posto mt 4,50 più in basso e dal quale

muovere, a mezzo di una scala alla marinara, per raggiungere il fondo stesso.

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In quanto alla necessità di assicurare il transito nell’ alveo del torrente, in corrispondenza

sezione di presa, della portata di minimo deflusso vitale, per essa è stato concepito un

sistema di evacuazione su due componenti, il cui contemporaneo e congiunto

funzionamento , consente di risolvere pienamente il problema. Premesso che il piano

annuale di utilizzo dell’ impianto prevede che mediamente, per circa trenta giorni l’ anno

non sussistano le condizioni idrologiche, per insufficienza della portata stagionale, per

esercire l’ impianto, è da considerarsi che nei periodi di scarsa portata del torrente, non

effettuandosi alcun prelievo d’ acqua, la condizione di rispetto del minimo deflusso vitale è

naturalmente e pacificamente rispettata. Nelle normali condizioni di attivazione dell’ impianto

al rilascio della Qmdv si provvede, come dettagliatamente analizzato e chiarito con la

relazione idraulica, mediante:

- Una condotta del Dn 100 mm che pesca sul fondo della vasca di calma ed a

quota inferiore a quella della soglia di alimentazione del canale e che quindi in

ragione del livello in vasca pressochè costante in quanto correlato a quello fisso e

stabilito nella successiva vasca di carico, è in condizioni di rilasciare nel torrente, e

più precisamente nella vaschetta terminale della scala di risalita dei pesci, una

portata sostanzialmente costante in ogni condizione di utilizzo dell’ impianto;

- Il canale di alimentazione della scaletta di risalita dei pesci il cui incile è

determinato da una soglia fissa ( 624,35 mt s.l.m.m. ) ed a quota inferiore rispetto

alle soglie di presa posta invece a quota 624,40, che invece risente

proporzionalmente della portata naturale dl torrente in ragione del pelo libero che si

stabilisce , di volta in volta, sulla stessa soglia di presa.

Quindi la Qmdv normalmente in transito è formata da una componente pressoché costante

avente peraltro carattere di priorità assoluta in prelievo e da una componente variabile e

proporzionale alla portata naturale del corso d’ acqua che congiuntamente risolvono il

problema, con opportuno dimensionamento delle rispettive strutture idrauliche.

La scaletta di risalita dei pesci è formata da un canale avente larghezza netta di 55 cm

articolato in tre salti con ∆h di 30 cm e vaschette al piede profonde 40 cm e lunghe

65.

1. 2 Condotta di alimentazione della centrale idroelettrica di Quartignano

La condotta di alimentazione della turbina posta nella centrale di Quartigliano é realizzata

con l’ impiego di tubazioni del Dn 600 mm in lamiera di acciaio saldata con giunzioni

saldate anch’esse all’ arco elettrico. La condotta ultimata avrà diametro nominale costante e

sarà lunga mt 6.286,60 misurati tra la vasca di carico di Fiume e la valvola di ritenzione

posta immediatamente a ridosso ma all’ esterno dell’ edificio centrale idroelettrica.

La condotta sarà caratterizzata da spessore variabile, da 6,3 ad 8,0 mm, e crescente in

ragione dei carichi statici progressivamente crescenti man mano che ci si avvicina alla

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centrale e delle sollecitazioni aggiuntive dovute al moto vario in condotta ( colpo d’ ariete )

generato dal brusco arresto del macchinario idraulico.

Essa ha inizio dalla vasca di carico di Fiume e scende verso valle, parallelamente allo

stesso tracciato della vecchia condotta irrigua, sino in prossimità del centro abitato di

Pievetorina per poi proseguire con un percorso autonomo per raggiungere il sito Centrale

di Quartignano. Sino a Pievetorina il tracciato della condotta si mantiene vicino e sulla

sinistra idrografica del torrente S. Angelo, fatta eccezione per un breve tratto, in comune di

Muccia dove si sviluppa in destra; detto passaggio richiede un duplice attraversamento che

avverrà in sub-alveo. Più in particolare alla progressiva 1720,89 mt, la condotta,

fiancheggiando il torrente, sottopassa la strada provinciale Pievetorina-Colfiorito utilizzando

la prima delle arcate in sinistra del ponte stradale che lo scavalca e che per ragioni di

natura orografico-morfologica non viene mai impegnata dal corso acqua; indi procede

secondo un percorso che la vede collocata tra l’ alveo del torrente e la vicina strada

provinciale. Alla progressiva 3132,75 mt, in direzione quasi ortogonale attraversa, mediante la

realizzazione di un sottopasso, la stessa strada per procedere verso il centro abitato di

Pievetorina che non interessa direttamente ma sfiora, mantenendosi ad Ovest, tra le ultime

case ed il piede delle incipienti alture. Così muovendo il tracciato si dispone

parallelamente ma a distanza dal Fiume Chienti che notoriamente percorre la valle da Sud

verso Nord.

Superato il sito “ Case Popolari “ alla periferia Nord dell’ abitato, la condotta vira

gradualmente di 90 gradi per attraversare in sottopasso , con la sperimentata tecnica ello

spingi tubo, la SS Valnerina sino a raggiungere il fiume Chienti che scavalca a mezzo di

un ponte tubo di dimensioni assai modeste. Indi procede sino ad incontrare, per quindi

disporsi parallelamente ed alla sua destra, la condotta di alimentazione dell’ impianto di

Pievetorina ( terzo salto della nostra previsione progettuale complessiva ) che in destra

fiume procede verso valle sino al sito centrale idroelettrica.

In quanto alle tecniche di posa e protezione della condotta interrata va precisato che la

copertura minima, come verificabile dal profilo altimetrico di tracciato risulterà di mt 1,5 in

presenza di terreni di posa caratterizzati da materiali sciolti e di mt 1,00 laddove la

trincea di posa sarà scavata in presenza di materiali di consistenza prevalentemente

rocciosa.

L’ attraversamento aereo del fiume Chienti di Pievetorina sarà realizzato mediante un ponte

tubo, in campata unica, direttamente materializzato dalla stessa condotta realizzata, nello

specifico tratto fuori terra, con l’ impiego di acciaio tipo “Corten “, resistente alla corrosione.

La condotta sarà sostenuta da apposita coppia di pile in c.a. munite in sommità di una

forcella di alloggio ed alla base da un plinto di fondazione. Il fusto della pila avrà

lunghezza di mt 4,00 e diametro finito di cm 80, mentre il plinto di fondazione, munito di

sottostante palo in calcestruzzo del diametro di cm 100, avrà base quadrata con lato di

mt 2.00 e spessore di cm 60.

La condotta appoggiata all’ interno delle forcelle a mezzo di un fazzoletto di neoprene,

assumerà il comportamento di campata unica con sbalzi laterali, quindi di trave continua ,

comunque caratterizzata da notevole capacità di adattamento alle vicissitudini del tempo

ed alle sollecitazioni eventualmente imposte dall’ esterno, anche di natura sismica, in virtù di

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una notevole elasticità complessiva. In ragione della necessità di conseguire tali

caratteristiche , in presenza di una campata della luce teorica di mt 24,00, nel tratto fuori

terra ed in acciaio Corten, alla condotta del diametro esterno di 609,9 mm è stato attribuito

lo spessore di 10 mm.

I sottopassi stradali verranno eseguiti con l’infissione di un tubo guaina in acciaio, del

diametro di cm 80, posato, a seconda dei terreni attraversati, con la tecnica dello

spingitubo o, in caso di impedimento “fisico“, con l’ ausilio di trivella.

In quanto all’ attraversamento in sub-alveo del torrente Sant’ Angelo, in entrambi i casi la

condotta verrà posata ad una profondità non inferiore ad 80 cm dal punto più depresso

della sezione interessata, e sarà protetta da una soletta in c.a., munita di “ briglia a valle”, e

soffolta nell’ alluvione di fondo che, oltre a proteggere la tubazione dalle offese esterne,

contribuirà a stabilizzare il profilo di fondo del corso d’ acqua nel caso che si inneschino ,

per diverse ragioni, fenomeni erosivi. In corrispondenza della sezione di attraversamento del

torrente, ove per posare la condotta e realizzare la struttura di protezione, fosse necessario

tagliare le sponde, queste saranno ripristinate con la realizzazione di difese spondali del

tipo radente , di adeguata lunghezza, costituite con gabbionate metalliche riempite di

pietrame .

L’ integrità della struttura metallica costituente la condotta sarà garantita mediante

l’ installazione di un impianto di protezione catodica a corrente impressa.

1. 3 Centrale idroelettrica di Quartigniano - Sezione I°

L’ edificio centrale idroelettrica , ubicato in località Quartigniano in comune di Pievetorina,

è ubicato in sponda destra idrografica del Fiume Chienti di Pievetorina ed è concepito per

ospitare, in forma nettamente separata, i sistemi di generazione dell’ impianto idroelettrico

di S.Angelo (Sezione I°) e di quello di Pievetorina (Sezione II°), rispettivamente alimentati dal

torrente omonimo e dal Fiume Chienti che porta lo stesso nome.

Quindi il fabbricato deve considerarsi suddiviso in due comparti, o meglio in due sezioni, le

quali sotto il profilo strutturale e degli impianti di supporto, come ad esempio il canale di

scarico dell’ opera di restituzione dell’ acqua al fiume, il carro ponte di servizio, il

collegamento elettrico di potenza alla rete di distribuzione locale e la viabilità, sono concepiti

in termini meramente sinergici. Pertanto e per le ovvie ragioni, la descrizione del fabbricato,

nella sua complessità, viene effettuata per l’ interezza del complesso ma non mancando di

specializzarla in riferimento all’ impianto specifico oggetto del presente progetto.

L’ edificio è costituito da un corpo di fabbrica principale ad un solo piano, posto in

posizione centrale e concepito per contenere i gruppi di generazione ed i relativi impianti

elettrici ed ausiliari e due appendici esterne aderenti ai prospetti Nord e Sud destinate ad

essere utilizzate, uno per ogni sezione impiantistica, quali cabine di consegna dell’energia

al distributore locale (ENEL). Esso è realizzato con strutture in c.a. e tamponato con

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muratura in laterizio, intonacata e tinteggiata. Il corpo centrale è dotato di un tetto a due

falde munito di manto di copertura in coppi tradizionali, mentre i corpi minori laterali sono

muniti di copertura a falda unica, sempre con copertura in coppi tradizionali.

Il corpo di fabbrica principale ha pianta rettangolare delle dimensioni esterne di mt 16,50

x 9,55 ed è alto tra la linea di colmo della copertura ed il piano del marciapiede mt

7,25. Tra i corpi laterali, entrambi a base rettangolare, quello posto a Nord ha dimensioni

planimetriche lorde di mt 2,75 x 9, 55 mentre quello ubicato a Sud di mt 2,75 x 5,15; per

entrambi l’ altezza dalla linea di gronda è pari a mt 2,80.

Dovendosi considerare che l’edificio è ubicato sulla sponda destra del Fiume Chienti, e che

quindi deve essere fondato su una formazione “alluvionale recente”, si è previsto di dotare

lo stesso di fondazioni profonde costituite da una palificata in c.a. formata da pali del

diametro di 80 cm, preforati e gettati in opera.

Nella sua essenzialità il corpo di fabbrica centrale da luogo ad una grande sala, con il

pavimento caratterizzato da una discontinuità altimetrica ( fossa a base rettangolare delle

dimensioni di mt (5,10 x 4,50 ) destinata ad ospitare proprio il gruppo generatore dell’

impianto Sant’ Angelo ( Quartignano I°).

In detta sala trovano luogo tutte le macchine idrauliche ed elettriche, i trasformatori

elevatori di tensione, le batterie dei condensatori di rifasamento, i quadri di comando e

controllo e gli impianti ausiliari, relativi all’ insieme dei due gruppi di generazione

Quartignano I° e Quartignano II°, gruppi che comunque sotto il profilo funzionale e ed

impiantistico sono diversi e separati, per essere quindi considerati autonomi l’ uno dall’ altro

e perfettamente separati sotto il profilo “ fiscale ”.

In adiacenza al prospetto Est dell’ edificio è altresì ricavato , con la realizzazione di una

struttura aperta, ma ubicata al disotto del piano campagna, il vano di contenimento dei

tratti terminali delle condotte forzate.

In un apposito vano interrato delle dimensioni planimetriche di mt 5,00 x 5,00 , posto

all’interno del sedime che ospita la centrale ma a monte della stessa, ed attraversato dalle

condotte di alimentazione dei gruppi di generazione, trovano collocazione le saracinesche di

linea di blocco delle stesse condotte e quelle in derivazione per lo scarico delle medesime.

Nella fondazione dell’ edificio e secondo l’ allineamento del prospetto Ovest dello stesso, è

ricavato il vano di scarico delle turbine dal quale ha inizio il canale che costituisce l’

opera di restituzione delle portate turbinate al fiume Chienti di Pievetorina.

Quindi l’ opera di restituzione delle portate turbinate al corso d’ acqua naturale, è costituita

da un canale completamente incassato nel terreno, avente sezione rettangolare della

larghezza di mt 3,00, pendenza dello 0,5 % e lunghezza di mt 35,96 fino a raggiungere la

sponda destra del corso d’ acqua naturale. L’ altezza delle sue pareti laterali sarà di mt

2,10. Anche esso sarà realizzato con una struttura in c.a. dotata di una fondazione

profonda realizzata con pali preforati e gettati in sito. In corrispondenza dell’ innesto del

canale di scarico con il fiume, la sponda destra del corso d’ acqua sarà irrobustita e

protetta da una gabbionata metallica riempita di pietrame, alta 2.00 mt ed in doppio

ordine, per mt 8,0, sia verso monte che verso valle.

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L’ edificio centrale e le sue pertinenze sono racchiuse in un perimetro recintato ricollegato

alla rete viaria di prossimità.

Infatti il sito centrale si ricollega alla viabilità preesistente a mezzo di una nuova bretella

stradale da realizzare lunga 333 mt che si congiungerà alla sezione terminale della

strada comunale di Quartignano. In questo modo sarà possibile raggiungere la strada

provinciale Valnerina a mezzo della suddetta strada comunale che scavalca il Fiume

Chienti. La bretella da realizzare avrà profilo altimetrico sostanzialmente aderente al profilo

naturale del terreno in sito, sarà caratterizzata da una piattaforma percorribile larga mt 4,0

ed avrà una pavimentazione in macadam. La realizzazione del nuovo tratto stradale

richiederà inevitabilmente anche un’ azione manutentrice della strada comunale citata,

almeno per il suo ultimo tratto a valle del sito logistico dell’ azienda zootecnica “ SAM “.

La centrale Quartignano I° sarà equipaggiata con un unico gruppo turbogeneratore ad

asse verticale composta da una turbina Pelton a due getti , con una velocità di rotazione

di 600 giri / minuto nominali e generatore asincrono trifase , rigidamente accoppiato , con

tensione di generazione di 400V e 50Hz. Alla portata di progetto di 300 lt/sec

corrisponderà una potenza della turbina di 456,99 Kw, mentre la potenza elettrica ai

morsetti del generatore risulterà pari a 434,14 Kw. Alle due macchine, per migliorare la

prestazione complessiva dell’ impianto sarà attribuita la potenza di 500 Kw (Potenza

nominale dell’ impianto ).

Il trasformatore elevatore di tensione, sarà ovviamente del tipo trifase isolato a resina,

avrà potenza apparente di 630 KVA.

In quanto al funzionamento del gruppo turbogeneratore è previsto che esso sia

regolato in automatico con lettura continua della quota di pelo libero nella vasca di carico

della presa di Fiume. Il collegamento Telematico tra opera di presa e centrale avverrà

mediante apposito cavo per la trasmissione dei segnali posato nel vano di scavo di

adagiamento della condotta forzata e con un parallelo sistema di riserva con trasmissione

di segnale “ via radio “.

L’ impianto di generazione si ricollega alla rete del distributore locale a mezzo della cabina

posta in adiacenza al prospetto Nord del fabbricato principale. Il collegamento tra la rete

del distributore locale ed impianto idroelettrico sarà realizzato da ENEL giusto specifico atto

convenzionale in attesa di perfezionamento generato da una “richiesta di connessione “ del

12 / 09 / 2011 .

1.4 COSTO, VALUTAZIONE ECONOMICO- FINANZIARIA E TEMPI DI REALIZZAZIONE

Il costo complessivo delle opere, al netto dell’ IVA, come emerge dal computo metrico

estimativo che del progetto redatto è un elaborato fondamentale, è stato valutato pari ad €

2.500.000,00, dovendosi considerare che l’ importo dell’ imposta sul valore aggiunto, nella

fattispecie di investimento deve considerarsi eminentemente partita di giro.

Page 12: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

12

La valutazione economica finanziaria dell’ investimento ha dato esito positivo sulla base

delle ipotesi attualmente formulabili sulla scorta degli attuali dei prezzi di cessione

dell’energia ridotti del 5%, delle incentivazioni garantite per la produzione di energia

elettrica da fonti alternative rinnovabili sino al traguardo di anni 15, vita operativa dell’

impianto stimata in 30 anni, produzione media netta vendibile inferiore del 6% a quella

media statistica determinata in sede di relazione idrologica di progetto , di una cospicua

diretta partecipazione della società proponente al sostegno dei costi di costruzione a

fronte del ricorso al credito bancario di medio-lungo termine e di una gestione sinergica

dell’ impianto nell’ ambito del più complesso sistema proposto di sfruttamento dei potenziali

idroelettrici del fiume Chienti di Pievetorina.

Secondo quanto debitamente dettagliato nell’ apposito elaborato progettuale denominato

“crono programma dei lavori”, è stato considerato che la realizzazione dell’ impianto possa

avvenire in 18 mesi solari consecutivi, a partire dalla data ultima di conseguimento delle

autorizzazioni, dovendosi ipotizzare che: 3 mesi sono indispensabili per il perfezionamento

del progetto esecutivo, l’ occupazione dei suoli necessari all’esecuzione dei lavori, per

appalto delle opere civili e le ricerche di mercato relative alle componenti impiantistiche; 12

mesi per la mera esecuzione delle opere civili, posa della condotta forzata compresa; 1

mese per il montaggio delle macchine e degli impianti ad esse correlati ed infine 2 mesi

per l’ avviamento, le prove di funzionamento ed i collaudi.

1.5 CONSIDERAZIONI E NOTIZIE COMPLEMENTARI

Giova comunque ricordare che il progetto , in quanto complessivamente proponga ed

identifichi un impianto industriale, non individua un “ processo produttivo “ in senso

tradizionale, ma piuttosto definisce un sistema di evidenziazione ed estrazione energetica

con riferimento all’ energia potenziale della corrente liquida del Torrente Sant’ Angelo

affluente di sinistra del Fiume Chienti di Pievetorina.

Infatti esso, accertata la pendenza motrice media del corso d’ acqua nel tratto compreso

tra l’ opera di presa di Fiume - Centrale di Quartignano pari al 2,98% , propone il trasporto

di una consistente frazione della portata disponibile nella sezione di presa, con una

pendenza motrice che, pur restando funzione della stessa portata derivata, non supera il

valore dello 0,23 %, accumulando sino al sito di restituzione dell’ acqua all’ alveo naturale

un carico piezometrico che moltiplicato per la portata , realizza il potenziale energetico

disponibile alla trasformazione.

Il gruppo turbogeneratore mediante la turbina idraulica trasforma il potenziale in energia

meccanica ed il generatore elettrico, trasforma l’ energia meccanica in energia elettrica da

immettersi in rete per la distribuzione al consumo generalizzato.

Come dianzi detto, non ci si trova di fronte ad un processo industriale con consumo di

materia prima ed energia, prodotto finale e scarto, ma si individua solo un veicolo, quale

l’acqua, per la valorizzazione di un’ energia potenziale, che viene poi opportunamente

trasformata e resa disponibile al più generale utilizzo.

Page 13: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

13

Pertanto non vi è alcun consumo di materiali né impiego di materie prime, fatta eccezione

per la fase di realizzazione del complesso impiantistico per la cui costruzione sono da

utilizzarsi i classici materiali comuni alle costruzioni civili ed agli impianti idraulici.

Conseguentemente non sono in alcun modo previsti quantitativi di materiali residui né

possibilità di inquinamento di acqua, aria e suolo, dovendosi ammettere che la semplice

“ manipolazione “ dell’ acqua in un contesto impiantistico sostanzialmente chiuso, quindi privo

di contatti eterogenei, qual è quello delineato principalmente dal sistema di trasporto

( condotta forzata ) e dal gruppo di generazione, non può comportare alcuna trasformazione

alla quale addebitare possibili forme di inquinamento.

Inoltre il sistema non induce vibrazioni sull’ ambiente circostanze . Le uniche vibrazioni

registrabili sono quelle che possono rilevarsi sul mantello del gruppo turbogeneratore,

installato nell’ edificio centrale idroelettrica, in quanto generate dai suoi supporti nel caso di

un non perfetto allineamento in fase di montaggio delle due macchine componenti. Ma in

tal caso , di norma, si interviene meccanicamente per eliminare un difetto che avrebbe

come sicuro epilogo l’ accorciamento della vita operativa della macchina.

Ove trovasse riscontro, ancorché di limitatissima ampiezza, il fenomeno sarebbe

sicuramente ammortizzato dal sistema di fondazione del gruppo e comunque destinato

ad estinguersi all’ interno del perimetro del sito centrale, ubicato in aperta campagna e

distante centinaia di metri dalla più vicina costruzione.

Né lungo il percorso della condotta forzata, né sugli impianti costituenti l’opera di presa

possono innescarsi regimi vibratori a carattere permanente. Sebbene limitatissime, a

giudizio di chi scrive, non debbono classificarsi vibrazioni quelle indotte sulla struttura di

sbarramento dell’ opera di presa dal trasporto solido del torrente in occasione di piene

importanti. In tale condizione, il materiale lapideo ciottoloso trasportato dalla piena, attraversa

il manufatto di presa rotolando rumorosamente sulla sottostante platea ed inducendo

perturbazioni nella massa strutturale che possono far vibrare la struttura. Ma il fenomeno

è destinato a scomparire rapidamente con l’ attenuazione dell’ entità della piena.

Il discorso fatto per le vibrazioni anticipa nella sostanza medesime considerazioni per le

emissioni sonore. L’ unico rumore emesso è quello generato dalle macchine in rotazione, la

turbina idraulica del tipo Pelton ed il generatore elettrico costituito da un alternatore

asincrono trifase coassiale alla turbina e ad essa rigidamente accoppiato. Le macchine

peraltro sono caratterizzate da una velocità di rotazione di 600 giri/minuto e quindi

generano rumore a bassa frequenza. Normalmente in prossimità dei mantelli esterni di

contenimento degli apparati in rotazione si misurano rumori di intensità sonora compresi tra

65 ed 80 Decibel, a secondo del livello di potenza in uso.

Deve considerarsi che l’ edificio centrale idroelettrica, di buona consistenza strutturale, è

munito di muratura di tamponamento di congruo spessore ed in condizioni di

funzionamento del gruppo è chiuso verso l’ esterno. Solo nella stagione più calda, per

evitare che la temperatura degli apparati elettrici ed elettronici possa salire oltre limiti in

grado di condizionarne il corretto funzionamento, per favorire il ricambio d’ aria, si attiva

una ventola di espulsione che così garantendo il ricambio mantiene le temperature in limiti

di corretto funzionamento. E’ in tale condizione che all’ esterno dell’ edificio diviene più

percepibile il rumore generato dalle macchine. Ma in condizioni meteo fisiche normali ,

Page 14: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

14

come constatabile in impianti analoghi , a 40, massimo 50 mt dall’ edificio , il rumore

diventa pressoché impercettibile; ed il nostro edificio è ubicato in aperta campagna , in

area agricola , ove il fabbricato più vicino dista più ml 100 circa ed è costituito da un

opificio industriale posto sulla sponda opposta del fiume.

L’ opera di presa diventa rumorosa in condizioni di piena del fiume, come peraltro diventa

normalmente rumoroso un qualunque corso d’ acqua naturale quando è investito da una

portata che eccede , per ordine di grandezza, i parametri normalmente rilevabili in alveo;

ma in tal caso, come per le vibrazioni , l’ effetto cessa con la causa.

In quanto alle emissioni di calore in aria esse sono ridottissime e direttamente legate al

rendimento dell’ alternatore e del trasformatore elevatore di tensione. Complessivamente la

“ perdita “ ammonta al 6 ÷ 7 % della potenza trasmessa dalla turbina al generatore

elettrico . Tenuto conto che la potenza massima di esercizio della turbina è pari a 457

Kw, in condizioni di massima potenza la perdita di potenza è pari circa a 30 Kw, cui

corrisponde una generazione di calore per 30 Kwh ( all’ ora ), sufficiente a riscaldare

due unita abitative di 80 mq standard, che tranquillamente viene disperso in aria circostante

e per ricambio e per trasmissione attraverso le pareti dell’ edificio.

Analogamente , tenendo in debito conto che in condizioni di funzionamento di massima

potenza della turbina, ad essa si assegna un rendimento dell’ 90 % , l’ energia idraulica

persa nella conversione è pari a circa ∆ = 457 ( 1/ŋ-1 ) = 49,8 Kw cui corrisponde una

perdita oraria di energia pari a 49,8 Kwh che equivalgono a 49,8 x 860 = 43 670 Cal.

Insistendo con l’ analisi, è lecito supporre che la perdita debba considerarsi tutta

trasformata in calore; ove si consideri che il regime di massima potenza è raggiunto con

una portata turbinata di 0,3 mc/sec, la suddetta quantità di calore è destinata a diluirsi in

un volume idrico V = 0,3 x 3600 = 1080 mc elevandone la temperatura di

Cal 43.670 / lt 1.080.000 = 0,04 C° , valore questo sicuramente e sostanzialmente

impercettibile, destinato comunque a perdere assolutamente significato quando la portata

turbinata si reimmette nell’ alveo naturale per miscelarsi con acqua che, per gran parte

dell’ anno, solitamente, possiede una temperatura più elevata. E’ infatti noto che viaggiando

la condotta in sotterraneo essa mantiene più facilmente la temperatura a differenza

dell’ acqua che si muove in alveo e che ha più occasioni di scambio con l’ ambiente

circostante.

2. PRINCIPALI ALTERNATIVE PROGETTUALI ESAMINATE

L’ impianto, per la sua natura, è intimamente legato al corso d’ acqua e quindi tende a

svilupparsi nel suo intorno, stabilite la quota iniziale di presa e quella finale di restituzione

dell’ acqua utilizzata. Il tracciato della condotta di alimentazione della centrale di

produzione che di fatto, collegando l’ opera di presa con la suddetta centrale, costituisce la

spina dorsale del sistema, tende a svilupparsi secondo tracciati di minimo percorso, e

comunque sfuggendo o evitando difficoltà ambientali, geomorfologiche e comunque

Page 15: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

15

situazioni impattanti, sempre nel rispetto delle condizioni strutturali minime e dei parametri

idraulici alla base del suo corretto funzionamento.

Nella fattispecie deve anche evidenziarsi, oltre alla scelta metodologica di filosofia

ingegneristica corrispondente alla opportunità di utilizzare in ogni condizione di derivazione,

il massimo salto geodetico ( lordo ) disponibile, anche quella aziendale di ricollocare

l’ impianto per quanto possibile, pur in presenza di siffatta impostazione ingegneristica, su

un unico territorio comunale, ovvero quello di Pieve Torina. In tale quadro le scelte

effettuate sono scaturite da soluzioni pressoché univoche , comunque tutte tendenti a

conciliare il miglior risultato impiantistico ed economico con la necessità di impegnare al

minimo il territorio ospitante e le sue peculiarità ambientali in senso lato. In tale indirizzo ,

attesa la “ natura del processo industriale “ le scelte e quindi le possibili varianti hanno

tutte interessato, come di seguito si illustra, principalmente problematiche di ubicazione.

In via preliminare deve comunque riferirsi che l’ esistenza di un’opera di presa,

praticamente in disuso, ubicata a valle del nucleo abitato di Fiume, ma sostanzialmente di

facile riutilizzo a mezzo di opportune integrazioni strutturali, ha agevolato il compito del

progettista che così, senza dispendio alcuno, ha potuto individuare il sito di testa

dell’ impianto. Una diversa ubicazione della presa, a fronte di tale univoca e facilitata

determinazione, non avrebbe avuto alcun senso se non quello di un aumento non

indifferente dei costi e di un esito sicuramente impattante dei lavori di costruzione di

quella porzione di impianto.

Quindi va evidenziato che per quanto concerne l’ opera di presa ragionevolmente non si è

posta alcuna necessità di trovare per essa alternative, né di natura ubicazionale che di

impostazione strutturale, per la semplice ragione che essa c’èra già; infatti ci si è soltanto

limitati ad progettare sulla stessa interventi di restauro strutturale, oltre che a dotarla di una

vasca di carico, di dimensioni e conformazione impiantistica adeguate all’ uso specifico

richiesto, e della scaletta di risalita dei pesci.

L’ imposizione concettuale di utilizzare il massimo salto lordo possibile pur dovendosi

limitare a sviluppare l’ impianto possibilmente tutto sul territorio di Pieve Torina e la

previsione di realizzare , sempre nell’ ambito dello stesso programma impiantistico, un altro

impianto (quello denominato di Pievetorina) caratterizzato dalla stessa impostazione

progettuale, ma alimentato dalle fluenze del Fiume Chienti, ha utilmente suggerito di

utilizzare lo stesso sito per la centrale idroelettrica, concentrando nello stesso complesso

edilizio denominato “ centrale di Quartignano” e già concepito per l’ altro impianto, anche il

gruppo di produzione dell’ impianto di Sant’ Angelo.

La scelta, ancorché sostanzialmente imposta dalla configurazione complessiva del sistema

impiantistico del Fiume Chienti di Pievetorina, si dimostra quanto mai opportuna giacchè

consente di risparmiare la realizzazione di un edificio centrale, di un’ opera di restituzione e

di un elettrodotto di collegamento in MT tra l” ulteriore centrale che si sarebbe dovuta

realizzare e la rete del distributore locale (ENEL). La combinazione legata all’ opera di

presa esistente di Fiume e al “ chiuso “ del fabbricato centrale idroelettrica di

Quartignano ha di fatto ridotto la soluzione delle problematiche progettuali alla sola

determinazione del tracciato della condotta forzata.

Page 16: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

16

In verità, considerato di poter utilizzare il salto lordo esistente tra l’ opera di presa di

Fiume sul torrente Sant’ Angelo e la restituzione di Quartignano, in ragione del valore dello

stesso salto pari a 188m e dell’ impegno notevole da profondersi nella realizzazione della

condotta forzata di considerevole lunghezza (m 6286), è stata anche presa in considerazione

la soluzione di spezzare il salto in due parti, introducendo una centrale intermedia

incorporante anche una vasca di carico per il successivo impianto sempre , quest’ ultimo,

con centrale nel sito di Quartignano.

Pertanto, a portata prelevata a Fiume e di valore identico “ Qo “, si ipotizzò di

posizionare la centrale intermedia tra il tracciato della strada provinciale che da Pievetorina

conduce a Colfiorito ed il corso d’ acqua, in prossimità del centro abitato di Pievetorina ed

immediatamente a monte del ponte della citata strada sullo stesso corso d’ acqua,

stabilendo la quota di restituzione a 488,0 mt sul l.m.m. Ne sarebbero scaturiti due salti,

il primo di 136 mt ed il secondo di 62 mt, entrambi funzionanti con lo stesso valore di

portata, giacché la restituzione non avrebbe avuto luogo in alveo ma bensì in una vasca

che avrebbe funzionato anche da vasca di carico per l’ impianto successivo.

Il primo salto sarebbe stato dotato di una condotta forzata in acciaio del Dn 500mm

mentre per il secondo si sarebbe adottato il Dn 600mm, attenuando così le problematiche

relative alla gestione di una condotta assai lunga e sottoposta già ad un battente statico

ragguardevole.

La soluzione è stata abbandonata e per ragioni di costo legate alla realizzazione di una

centrale idroelettrica e di un elettrodotto di collegamento alla rete Enel in più e per la

difficoltà di posizionare lo stesso edificio in uno spazio assai ristretto, fatto questo che

certamente avrebbe suscitato perplessità nel momento autorizzativo. Inoltre l’impianto di

valle, caratterizzato da un salto relativamente modesto e da una portata identica a quella

dell’ impianto di monte avrebbe richiesto un gruppo turbogeneratore di potenza nominale

assai ridotta (150 Kw) ma di costo specifico assai elevato.

Atteso che l’ impianto di Pievetorina è caratterizzato da un salto lordo di 61 mt,

praticamente identico a quello residuo di cui sopra, pari a 62,00m, si ipotizzò anche di

immettere la portata scaricata dall’ impianto di primo salto nella condotta forzata di detto

impianto (Pievetorina). Ciò avrebbe consentito di incrementare la potenza del gruppo

turbogeneratore di quest’ ultimo impianto di 150Kw ma avrebbe richiesto di aumentare il

diametro della condotta forzata di Pievetorina dal Dn 1100mm al Dn1200mm, aumentando

consistentemente il suo impegno realizzativo. Sarebbe stato necessario realizzare

comunque un tratto di condotta del Dn 600mm lungo circa ml 1350, per intercettare la

condotta maggiore nel punto più vicino.

L’ ipotesi è stata scartata e perché l’ adozione del diametro di 1200 mm per la condotta

di Pievetorina avrebbe introdotto un più elevato livello di difficoltà nella realizzazione della

stessa e perché comunque si sarebbe dovuto attraversare il centro abitato del capoluogo

per raggiungere, col Dn600mm, il punto di immissione nella condotta principale, nel sito

immediatamente a monte del cimitero. Si è quindi optato per un impianto su un unico

salto con una condotta in acciaio del Dn 600mm, per utilizzare al meglio la potenzialità

dello stesso.

Page 17: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

17

In quanto al tracciato della condotta esso è, di fatto, univocamente determinato dalla

necessità ovvia, data la morfologia e la geologia dei luoghi da attraversare, di seguire, prima

e da presso, il tracciato del torrente Sant’Angelo sino alla periferia del centro abitato di

Pievetorina, indi di disporsi parallelamente ed in affiancamento, alla più importante condotta

dell’ impianto idroelettrico di Pievetorina. In quanto al superamento del centro abitato esso

è stato risolto evitando ovviamente di attraversarlo ed individuando un possibile tracciato

ad Ovest tra la periferia dell’ incasato e le prime pendici collinari.

Il passaggio dalla sponda sinistra alla sponda destra del fiume Chienti è stato individuato

immediatamente all’ uscita Nord del paese, laddove ha termine la zona artigianale, per

l’ ovvia considerazione di riportarsi a ridosso del tracciato della condotta forzata dell’ altro

impianto, quanto prima possibile.

In quanto all’ attraversamento del corso d’ acqua, si è valutata anche la possibilità di

attraversare il fiume mediante la posa della condotta in sub-alveo. Detta ipotesi è stata

scartata in quanto di difficile realizzazione, in considerazione che il fiume, a valle

dell’ abitato di Pievetorina, assume, in virtù delle caratteristiche dimensionali e morfologiche

del letto e della portata che lo impegna, dimensioni ragguardevoli che rendono sicuramente

difficoltose, se non impossibili, operazioni di posa di una condotta in sub-alveo. Si è

preferito quindi adottare la soluzione più facile, più elegante e sicura del ponte tubo.

Quest’ultimo potrà essere realizzato senza interessare direttamente l’ alveo e le sue

sponde, semplicemente dilatando, secondo necessità, l’ unica campata che lo costituisce e

caratterizza. Di contro, la posa della condotta in sub-alveo richiederebbe oltre al taglio delle

sponde, anche un temporaneo e consistente ampliamento dell’ alveo, da ricondurre

successivamente alla sua normale configurazione mediante la costruzione di difese

spondali, sicuramente impegnative e di non facile riassorbimento ambientale, almeno ai

tempi brevi.

3 . LISTA DI CONTROLLO GENERALE DELLA PROCEDURA

Come anticipato in premessa, atteso che il progetto non è stato sottoposto alla

procedura di “ screening “ e ritenuto di non poter in alcun modo esimersi dall’ esprimere

valutazioni relative alle componenti programmatiche, progettuali , dei fattori sinergici, di

riferimento ambientale e di impatto, che sono chiamate in causa dalla medesima proposta

progettuale, si propongono , in questa sede, le risposte ai quesiti correlabili alle citate

argomentazioni seguendo le linee guida proprie della “ procedura di verifica”, anche in

considerazione che il progetto di impianto, considerato singolarmente, dovrebbe essere

sottoposto proprio a quello specifico tipo di indagine.

Page 18: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

18

B.1 IL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

B.1.1. La natura di beni e servizi offerti

L'impianto progettato esprime una produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile stimata, in

termini di produzione media annua , pari a 2,50 Gwh. La produzione di energia elettrica della

centrale in progetto consentirà un risparmio di circa 468 TEP ( tonnellate equivalenti /anno di

petrolio ) , quantità occorrente ad una centrale termoelettrica per produrre un quantitativo di

energia elettrica annuale pari a quello medio prodotto dalla centrale in oggetto. Ciò

determinerebbe, di conseguenza, la mancata emissione in atmosfera di 1473 tonnellate/anno di

anidride carbonica (gas cui principalmente si attribuisce l’effetto serra).

B. 1.2. Descrizione del livello di copertura della domanda d'intervento

L'intervento, così come progettato, risulta in linea con le normative tecniche relative agli impianti

idroelettrici ed è incentivato ai sensi del DM 18 dicembre 2008 che dà attuazione ai meccanismi

di incentivazione già introdotti dalla Legge 24 dicembre 2007 n. 244 (Legge Finanziaria 2008) e

dalla Legge 29 novembre 2007, n. 222 (Collegato alla Finanziaria 2008), alle quali si è aggiunto

il D.M. Sviluppo Economico 5 / 07 / 2012 .

B. 1.3. Descrizione del bacino d'utenza del progetto

La realizzazione della nuova centrale comporterà un impegno occupazionale:

- nella fase di cantiere, quindi con esclusione delle operazioni di realizzazione del complesso

puramente impiantistico al quale si provvede in stabilimento di produzione, con l'impiego di

almeno 11 unità lavorative per circa 12 mesi, di cui 6 impiegate nella realizzazione delle

opere civili e 5 mediamente nei montaggi delle condotte e delle macchine;

- nella fase di gestione dell’ impianto, con 1 unità di conduzione.

L'Energia elettrica prodotta verrà totalmente ceduta ed immessa nella Rete Elettrica Nazionale

gestita dall'Enel, conseguentemente il bacino d'utenza non può che essere l'intera area

coperta da detta Rete.

B. 1.4. Motivazioni che hanno guidato le scelte progettuali, in relazione alle trasformazioni territoriali di breve e lungo periodo

Il progetto dell’ impianto idroelettrico di Sant’ Angelo è stato concepito nel più ampio

disegno relativo allo sfruttamento idroelettrico dei potenziali del bacino imbrifero del Fiume

Chienti di Pievetorina che, come noto, costituisce uno dei due rami di testa del Fiume

Chienti che si forma stabilmente nella piana di Muccia dove si congiungono i due Chienti ,

rispettivamente denominati di Pievetorina e di Gelagna. Nel bacino del Chienti di

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19

Pievetorina, l’ impianto cui il presente studio si riferisce, è il terzo di una serie , composta

da altri due impianti , entrambi sull’ asta principale: il primo ubicato a monte ed

utilizzante 36 Kmq del bacino imbrifero del Fosso di Capriglia o Caspreano, che del più

ampio bacino imbrifero del Chienti di Pievetorina è parte molto importante, ed il secondo,

in cascata col primo che utilizza un bacino imbrifero di 89 Kmq.

L’ impianto di Sant’ Angelo, a sua volta, utilizza un bacino imbrifero di 12,8 Kmq

corrispondente alla porzione più elevata del bacino imbrifero dell’ omonimo torrente, con

captazione ubicata immediatamente a valle della frazione di Fiume. In quanto

all’ ubicazione dell’ opera di presa, essa di fatto è stata imposta dall’ esistenza di una

presa preesistente ed in buona sostanza inutilizzata, ubicata in posizione comoda e

facilmente raggiungibile e sufficientemente proporzionata, anche se in stato di conservazione

mediocre.

In quanto all’ ubicazione della centrale idroelettrica di produzione, sempre col preciso fine di

utilizzare il massimo salto possibile contenendo il sistema impiantistico sul territorio

comunale di Pievetorina, si è opportunamente deciso di allocare il gruppo turbogeneratore

di competenza nello stesso edificio destinato ad ospitare li gruppo di generazione dell’

impianto di Pievetorina, il cui sito di impostazione è stato individuato in sponda destra

Chienti di P.T., sul territorio di Pievetorina in loc. Quartignano ed in prossimità del confine

comunale con Pieve Bovigliana. Tale scelta ha ovviamente richiesto l’ adeguato

dimensionale dello stesso edificio, ma ha consentito di risparmiare la realizzazione di

un’ altra officina elettrica, ottenendo contestualmente la concretizzazione del massimo salto

lordo utilizzabile.

Le caratteristiche dell’ impianto di produzione vero e proprio sono state determinate dalla

combinazione dei valori di portata e di salto disponibili; la combinazione dei due parametri,

nelle dimensioni disponibili, hanno portato alla adozione, in sede progettuale, di un gruppo

turbogeneratore ad asse verticale, composto da una turbina tipo Pelton a due iniettori ed

un generatore costituito da un alternatore asincrono trifase.

Le scelte dimensionali hanno anche, necessariamente, tenuto conto del rilascio in alveo del

deflusso minimo vitale, DMV, ossia della "quantità minima di portata d’acqua” che deve essere

assicurata in alveo per la sopravvivenza delle biocenosi acquatiche, la salvaguardia del corpo

idrico e, in generale, per gli usi generalizzati che il fiume è destinato a sostenere".

L'obbligatorietà della considerazione del DMV nasce dal D.Lgs 275/93 (art.5) laddove si prescrive

che: "...il provvedimento di concessione tiene conto del minimo deflusso costante vitale da

assicurare nei corsi d'acqua, ove definito, delle esigenze di tutela della qualità e dell'equilibrio

stagionale del corpo idrico, delle opportunità di risparmio, riutilizzo e riciclo della risorsa..."

Il dimensionamento dell'impianto ha tenuto conto del DMV calcolato secondo i criteri stabiliti nel

PTA della Regione Marche.

B. 1.5. Descrizione delle aree potenzialmente idonee per la localizzazione delle opere

Tenendo in debita considerazione la necessità, tutta di natura tecnica ed economica di

massimizzare il salto lordo utilizzabile, l’ area di ubicazione della centrale è rimasta

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20

convenientemente stabilita in prossimità del confine comunale tra Pieve Torina e Pieve

Bovigliana , immediatamente sulla in sponda destra Chienti, e comunque sul margine

territoriale di una importante azienda agricola che in tal modo viene coinvolta

dall’ intervento, dal punto di vista eminentemente espropriativo, solo in termini

assolutamente marginali. Una qualunque diversa posizione dell’ edificio, dovrebbe vedere lo

stesso più vicino al centro abitato di Pievetorina e comporterebbe una diversa e superiore

incidenza territoriale e nel territorio comunale ed in quello aziendale, tale da pesare

negativamente sul costo dell’ iniziativa, sulla gestione dell’ azienda agricola e sulla

profilatura del paesaggio.

Per quanto concerne l’ opera di presa, come sopra detto, non si è proceduto ad effettuare

una scelta propriamente autonoma ma si è ritenuto di dover ripiegare su un’ opera

esistente; non si può, né si deve, nascondere che la decisione è sicuramente frutto di una

conoscenza che ha dato luogo ad una opportunità non facilmente ripetibile ove si consideri

che la decisione di proporre la realizzazione di tale impianto, che qualche difficoltà

esecutiva pur presenta, è stata determinata dall’ esistenza, a quota più che opportuna, di

un’ opera di presa in grado di evidenziare un salto lordo utile difficilmente rinvenibile in

altri siti dell’ Appennino umbro-marchigiano.

In quanto alla condotta di collegamento tra opera di presa e centrale, essa è stata posta

tutta in sponda sinistra del Torrente Sant’ Angelo sino raggiungere il centro abitato di

Pieve Torina, indi per aggirare a ponente il paese prosegue in sinistra Chienti sino a

scavalcare il corso d’ acqua per portarsi alla sua destra i idrografica in corrispondenza del

sito “ Casa Cantoniera” per poi avvicinarsi e portarsi infine nel sito di Quartignano, ultima

propaggine del territorio comunale di Pievetorina prospiciente il confine con il limitrofo

comune di Pieve Bovigliana.

B.1.6. Descrizione delle alternative per la localizzazione delle opere

Per le motivazioni sopra espresse non è ragionevolmente possibile ipotizzare alternative di “

processo “; in quanto alla localizzazione delle opere vale quanto già diffusamente illustrato

nel capitolo precedente e che qui si riepiloga.

L’ impianto, per la sua natura, è intimamente legato al corso d’ acqua e quindi tende a

svilupparsi nel suo intorno, stabilite la quota iniziale di presa e quella finale di restituzione

dell’ acqua utilizzata. Il tracciato della condotta di alimentazione della centrale di

produzione che di fatto , collegando l’ opera di presa con la suddetta centrale , costituisce

la spina dorsale del sistema, tende a svilupparsi secondo tracciati di minimo percorso, e

comunque sfuggendo o evitando difficoltà ambientali , geomorfologiche e comunque

situazioni impattanti, sempre nel rispetto delle condizioni strutturali minime e dei parametri

idraulici alla base del suo corretto funzionamento.

Nella fattispecie deve anche evidenziarsi, oltre alla scelta metodologica di filosofia

ingegneristica corrispondente alla opportunità di utilizzare in ogni condizione di derivazione,

il massimo salto geodetico (lordo) disponibile, anche quella aziendale di ricollocare l’

Page 21: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

21

impianto per quanto possibile, pur in presenza di siffatta impostazione ingegneristica, su un

unico territorio comunale, ovvero quello di Pievetorina. In tale quadro le scelte effettuate

sono scaturite da soluzioni pressoché univoche , comunque tutte tendenti a conciliare il

miglior risultato impiantistico ed economico con la necessità di impegnare al minimo il

territorio ospitante e le sue peculiarità ambientali in senso lato. In tale indirizzo , attesa la “

natura del processo industriale “ le scelte e quindi le possibili varianti hanno tutte

interessato, come di seguito si illustra, principalmente problematiche di ubicazione.

In via preliminare deve comunque riferirsi che l’esistenza di un’opera di presa,

praticamente in disuso, ubicata a valle del nucleo abitato di Fiume, ma sostanzialmente di

facile riutilizzo a mezzo di opportune integrazioni strutturali, ha agevolato il compito del

progettista che così, senza dispendio alcuno, ha potuto individuare il sito di testa dell’

impianto. Una diversa ubicazione della presa, a fronte di tale univoca e facilitata

determinazione, non avrebbe avuto alcun senso se non quello di un aumento non

indifferente dei costi e di un esito sicuramente impattante dei lavori di costruzione di

quella porzione di impianto.

Quindi va evidenziato che per quanto concerne l’ opera di presa ragionevolmente non si è

posta alcuna necessità di trovare per essa alternative né di natura ubicazionale che di

impostazione strutturale, per la semplice ragione che essa c’èra già; infatti ci si è soltanto

limitati ad progettare sulla stessa interventi di restauro strutturale, oltre che a dotarla di una

vasca di carico, di dimensioni e conformazione impiantistica adeguate all’ uso specifico,

e della scaletta di risalita dei pesci.

L’ imposizione concettuale di utilizzare il massimo salto lordo possibile pur dovendosi

limitare a sviluppare l’ impianto possibilmente tutto sul territorio di Pievetorina e la previsione

di realizzare , sempre nell’ ambito dello stesso programma impiantistico, un altro impianto

(quello denominato di Pievetorina) caratterizzato dalla stessa impostazione progettuale, ma

alimentato dalle fluenze del Fiume Chienti, ha utilmente suggerito di utilizzare lo stesso

sito per la centrale idroelettrica, concentrando nello stesso edificio della centrale di

Quartignano già concepito per l’ altro impianto, anche il gruppo di produzione dell’ impianto di

Sant’ Angelo. La scelta, ancorché sostanzialmente imposta dalla configurazione complessiva

del sistema impiantistico del Fiume Chienti di Pievetorina, si dimostra quanto mai

opportuna giacché consente di risparmiare la realizzazione di un edificio centrale, di un’

opera di restituzione e di un elettrodotto di collegamento in MT tra la centrale che si

sarebbe dovuta realizzare e la rete del distributore locale ( ENEL ). La combinazione legata

all’ opera di presa esistente di Fiume e al “ couso “ del fabbricato centrale idroelettrica

di Quartignano ha di fatto ridotto la soluzione delle problematiche progettuali alla sola

determinazione del tracciato della condotta forzata.

In verità, considerato di poter utilizzare il salto lordo esistente tra l’ opera di presa di

Fiume sul torrente Sant’ Angelo e la restituzione di Quartignano, in ragione del valore dello

stesso salto pari a 188 mt e dell’ impegno notevole da profondersi nella realizzazione della

condotta forzata di considerevole lunghezza (m 6286 ), è stata presa in considerazione la

soluzione di spezzare il salto in due parti introducendo una centrale intermedia incorporante

anche una vasca di carico per il successivo impianto sempre , quest’ ultimo, con centrale nel

sito di Quartignano.

Page 22: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

22

Pertanto, a portata prelevata a Fiume e di valore identico “ Qo “, si ipotizzò di

posizionare la centrale intermedia tra il tracciato della strada provinciale che da Pieve Torina

conduce a Colfiorito ed il corso d’ acqua, in prossimità del centro abitato di Pieve Torina

ed immediatamente a monte del ponte della citata strada sullo stesso corso d’ acqua,

stabilendo la quota di restituzione a 488,0 mt sul l.m.m. Ne sarebbero scaturiti due salti,

il primo di 136 mt ed il secondo di 62 m, entrambi funzionanti con lo stesso valore di

portata, giacché la restituzione non avrebbe avuto luogo in alveo ma bensì in una vasca

che avrebbe funzionato anche da vasca di carico per l’ impianto successivo. Il primo salto

sarebbe stato dotato di una condotta forzata in acciaio del Dn 500 mm mentre per il

secondo si sarebbe adottato il Dn 600mm, attenuando così le problematiche relative alla

gestione di una condotta assai lunga e sottoposta già ad un battente statico

ragguardevole.

La soluzione è stata abbandonata e per ragioni di costo legate alla realizzazione di una

centrale idroelettrica e di un elettrodotto di collegamento alla rete Enel in più e per la

difficoltà di posizionare lo stesso edificio in uno spazio assai ristretto, fatto questo che

certamente avrebbe suscitato perplessità nel momento autorizzativo. Inoltre l’impianto di

valle, caratterizzato da un salto relativamente modesto e da una portata identica a quella

dell’ impianto di monte avrebbe richiesto un gruppo turbogeneratore di potenza nominale

assai ridotta (150 Kw) ma di costo specifico assai elevato.

Atteso che l’ impianto di Pievetorina è caratterizzato da un salto lordo di 61m, praticamente

identico a quello residuo di cui sopra, pari a 62,00 mt , si ipotizzò anche di immettere la

portata scaricata dall’ impianto di primo salto nella condotta forzata di detto impianto

(Pievetorina). Ciò avrebbe consentito di incrementare la potenza del gruppo turbogeneratore

di quest’ ultimo impianto di 150 Kw ma avrebbe richiesto di aumentare il diametro della

condotta forzata di Pievetorina dal Dn 1100mm al Dn 1200mm, aumentando

consistentemente il suo impegno realizzativo. Sarebbe stato necessario realizzare comunque

un tratto di condotta del Dn 600mm lungo circa ml 1350, per intercettare la condotta

maggiore nel punto più vicino. L’ ipotesi è stata scartata e perché l’ adozione del

diametro di 1200 mm per la condotta di Pievetorina avrebbe introdotto un più elevato livello

di difficoltà nella realizzazione della stessa e perché comunque si sarebbe dovuto

attraversare il centro abitato del capoluogo per raggiungere, col Dn 600 , il punto di

immissione nelle condotta principale, nell’ area immediatamente a monte del cimitero. Si è

quindi optato per un impianto su un unico salto con una condotta in acciaio del Dn 600

mm, per utilizzare al meglio la potenzialità dello stesso.

In quanto al tracciato della condotta esso sarebbe di fatto univocamente determinato dalla

necessità ovvia, data la morfologia e la geologia dei luoghi da attraversare, di seguire prima

il tracciato del torrente Sant’ Angelo e poi quello del Fiume Chienti fino a raggiungere la

condotta dell’ impianto di Pievetorina per disporsi in parallelo alla stessa sino al sito centrale

di Quartignano. Semmai si è posto il problema di aggirare il centro abitato di Pievetorina

ad Ovest ovvero ad Est per conseguire il predetto parallelismo quanto prima possibile, per

le ovvie ragioni di ridurre i costi di occupazione dei suoli e di imposizione di servitù. Lo

scavalcamento del Fiume Chienti sarebbe stato comunque inevitabile in entrambe le

soluzioni. Si è optato per il passaggio ad Ovest perché lo stesso, oltre ad evitare il

diretto coinvolgimento del centro abitato che invece con la soluzione adottata è appena

sfiorato, avrebbe richiesto uno sviluppo di tracciato decisamente inferiore.

Page 23: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

23

Per lo scavalcamento del fiume Chienti si è fatto ricorso alla soluzione “ ponte Tubo”,

ritenendo questa più idonea in quanto realizzata senza impegnare direttamente l’ alveo

fluviale, più elegante sotto il profilo strutturale e comunque facilmente celabile con semplici

cortine vegetali. Una diversa soluzione che prevedesse il superamento della singolarità con

un attraversamento sub-alveo sconterebbe difficoltà legate ad operare nell’ alveo e sulle

sponde di un fiume sicuramente dimensionato ed ormai molto concreto dal punto di vista

idraulico per apportare allo stesso ferite, in quelle condizioni, rimarginabili solo con impegno

economico consistente e di tempo lungo.

B. 1.7. Descrizione degli usi del suolo presenti ante operam

L'uso del suolo è stato analizzato a livello comunale in scala 1:10.000 con riferimento ad un

significativo intorno in un tratto del fiume tra il punto di presa e il punto di rilascio (tav. 02 bot). La

cartografia allegata riporta uno stralcio del PRG Studio Botanico aggiornato a livello di dettaglio nel

tratto interessato dall'opera.

Ci si è concentrati, poi su di un buffer di 100m ai lati delle sponde del fiume, sempre per la

lunghezza sopra indicata. I risultati dell'analisi, condotta con foto interpretazione e successiva

verifica sul campo ha reso possibile la stesura della Carta della Vegetazione e dell'uso del suolo.

Da una sintesi di dati ISTAT riportati nell'ultimo censimento inoltre risulta che

Comune Seminativi Ha

Coltivazioni legnose agrarie ha

Prati permanenti e pascoli ha

Totale ha

Arboricoltura da legno Ha

Boschi

SAU non utilizzata Ha

Totale Superficie

Pievetorina 1355,79 28,85 1289,95 2674,59 1258,90 228,65 4202,69

Si nota come il sistema agricolo e quello naturale siano prevalenti, nella zona relativa all'alveo del

fiume prevale la presenza di seminativi e di vegetazione ripariale in filare, spesso frammentata e

solo in corrispondenza dell'opera di presa si presenta come bosco non assimilabile comunque a

fustaia.

Infatti se si guarda con puntualità ai siti interessati dai manufatti si osserva che:

- nel punto di prelievo siamo all'interno del sistema naturale e più precisamente lungo il sentiero

che affianca per gran parte del tratto il corso d’acqua tra seminativi e superfici occupate da

boscaglia ascrivibile al tipo forestale di bosco a dominanza di carpino nero con caratteri mesofili.

L'attuazione del progetto non muta l'uso del suolo, se non limitatamente alle porzioni di terreno

occupate dai manufatti e delle piste di accesso alle stesse (si tratta di circa 5200 mq di superficie

boscata e 48 metri lineari di filare di ripariale da compensare).

Page 24: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

24

B. 1.8. Descrizione d'inquadramento del piano territoriale regionale P.I.T.

L'area complessivamente interessata all'intervento non risulta investita da opere esistenti o di

prevista realizzazione inserite nel PIT.

B.1.9. Descrizione d'inquadramento del piano paesistico regionale PPAR

a) Sottosistema geologico, geomorfologico, idrogeologico (Art. 5-9 PPAR): La Carta dei vincoli del

PPAR evidenzia il fatto che l ‘ impianto per la sua parte ricompresa tra il centro abitato di

Pieve Torina e l’ opera di presa in loc. Fiume e costituita dalla condotta forzata, impegna

il sito n° 44 ( loc. Romitorio ( o Eremo ) dei Santi - comune Pieve Torina ma con

delimitazione che si sovrappone anche al territorio di Muccia) superfici ricomprese in Area

GB di “ rilevante valore “ (Tav. 3 del PPAR).

b) Sottosistema Botanico-vegetazionale (Art. 10-14 PPAR): l ‘impianto per la sua parte

comprendente l’ opera di presa in loc. FIUME e la condotta forzata fino alla centrale, non

ricade in zone di a Tutela Integrale. Non insistono zone di valore ma nella parte terminale della

centrale di Quartignano ricade all’interno di un’area BC di qualità diffusa a Tutela Orientata. Le

superfici a bosco zonale e la vegetazione ripariale azonale in quanto elemento diffuso del

paesaggio ricade nella Tutela Integrale.

c) Sottosistema storico culturale (Art. 15-19 PPAR): Nelle aree impegnate dall’ impianto non si

impegnano emergenze de sottosistema storico-culturale. Ad ogni buon conto si ritiene utile

segnalare la presenza del:

- Romitorio dei Santi (n°1) posto in quota , sulla pendice Nord di monte Capecchiara,

in sponda destra del torrente Sant’ Angelo la cui valle ,in sponda sinistra è percorsa dalla

condotta forzata proveniente dalla presa di Fiume.

Inoltre la condotta , sulla sponda sinistra del Fiume Chienti, evita, lambendolo da ponente,

l’ abitato di Pievetorina, che sommamente si sviluppa in sinistra idrografica ed è

classificato Centro con ambito di tutela cartograficamente delimitata.

d) Sottosistemi territoriali (Art. 20 PPAR): l'impianto ricade in area di tipo C di “ qualità diffusa”

e, limitatamente al tratto a valle del centro abitato di Pievetorina, in area di tipo V ad alta

percettività visuale relativa alle vie di comunicazione stradale di maggiore intensità di

traffico (Tavv. 6 e 7 del PPAR) per la presenza della strada Valnerina ex SS.

e) Emergenze geologiche, geomorfologiche e idrogeologiche (Art. 28 PPAR cat.cost.paes.): La

condotta forzata nel tratto immediatamente a valle della presa di Fiume , scendendo lungo

la forra del Torrente Sant’ Angelo attraversa “ Facies “ caratterizzate dalla scaglia Rosata. Il

territorio nel tratto Fiume - Pieve Torina è considerato di rilevante Valore; il sub tratto in

forra, a valle di Fiume è definito di “eccezionale valore”.

Page 25: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

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f) Corsi d'acqua (Art. 29 PPAR cat.cost.paes.): L'impianto in progetto, dalla trasposizione passiva

degli ambiti di tutela individuati dal PPAR, risulta per la sua porzione in val Sant’ Angelo e ad

Ovest del centro abitato di Pieve Torina in zona A Appenninica e per la restante parte

all'interno dell'area PA pedappenninica, in corso d'acqua di classe 1???? ordine di appartenenza

5 (Tav. 12 del PPAR). L'impianto in progetto si trova in buona parte all'interno della fascia di

tutela del corso d'acqua.

g) Crinali (Art. 30 PPAR cat.cost.paes.): L'impianto in progetto, per essere posto essenzialmente

sul fondo valle del torrente Sant’ Angelo e del fiume Chienti di Pieve Torina, risulta al di

fuori dell'ambito di tutela dei crinali presenti.

h) Versanti (Art. 31 PPAR cat.cost.paes.): L'impianto in progetto non risulta all'interno di aree di

versante con pendenza superiore al 30%, per essere essenzialmente posizionato nei due

predetti fondo valle.

i) Aree Floristiche (Art. 33 PPAR cat.cost.paes.): L'impianto non risulta interessare perimetri di

aree floristiche (vedi Tav. A-4 Carta dei vincolinaturalistici.).

j) Boschi e Pascoli (Art. 34 e 35 PPAR cat.cost.paes.): La zona non risulta inclusa in aree

classificate dalle Tavv. 5 e 14 del PPAR come Boschi e Pascoli. Si rimanda alla carta della

vegetazione e dell’uso del suolo per individuare queste tipologie che sono state rilevate in sito.

L’opera attraversa in alcuni tratti il bosco ripariale a tutela integrale e il bosco di carpino nero

anch’esso a tutela integrale e sottoposto a compensazione in caso di eliminazione per lavori di

realizzazione dell’opera.

k) Zone Umide (Art. 36 cat.cost.paes.) La zona non risulta inclusa in aree classificate dal PPAR

come zone umide.

I) Paesaggio agrario di interesse storico-ambientale (Art. 38 cat.patr.sto.cult.): L'impianto in

progetto non risulta, dalla trasposizione passiva degli ambiti di tutela individuati dal PPAR, inserito

in aree di interesse storico ambientale (vedi Tav. 8. del PPAR).

m) Zone Archeologiche e strade consolari (Art. 41-42 cat.patr.sto.cult.): L'impianto in progetto non

risulta, dalla trasposizione passiva degli ambiti di tutela individuati dal PPAR, propriamente

inserito in zone archeologiche o su strade consolari (vedi Tav. 10 del PPAR) anche se la

condotta forzata, nel tratta Fiume – Pievetorina si colloca sulla sponda opposta del Torrente

Sant’ Angelo, a quella in cui è ubicato i siti “ Romitorio dei Santi “ e “ Ponte Romano “ .

Ad ogni buon conto deve tenersi in debita considerazione la segnalazione di cui alla nota

8412 del 24 Giugno 1999 emessa dalla Soprintendenza Archeologica per le Marche ed

indirizzata al comune di Pievetorina con la quale si segnalano aree di interesse

archeologico ubicate in quel territorio comunale, sia in Val sant’ Angelo che intorno al

centro abitato di Pievetorina, col preciso fine di sottoporre alla preventiva segnalazione ogni

intervento di scavo o sterro che possa interessare le stesse. L’ impianto che si propone

non appare interessi le aree in questione; comunque, data la sommaria indicazione fornita

dalla sopraintendenza, l’approfondimento potrebbe rivelarsi opportuno.

Page 26: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

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B. 1.10. Descrizione del progetto in relazione ai piani per le aree naturali protette di cui alla legge 394/91

Le aree interessate dal progetto non ricadono in aree naturali protette, pur essendo ubicate

in prossimità del Parco nazionale dei Sibillini ed alla Riserva naturale della Montagna di

Torricchio. Il parco infatti investe in modo assolutamente limitato e marginale il territorio

comunale di Pievetorina e si mantiene ben distante dall’ area investita dall’ interventi

progettato. La riserva naturale della montagna di Torricchio invece , pur investendo la

modesta superficie di 317 Ha , si sviluppa per 315 Ha sul territorio del comune , ma

rimane localizzata verso il territorio di Monte Cavallo ed a quote ricomprese tra 820 e 1491

mt sul l.m.m. quindi ben superiori e lontane, sia per distanze orizzontali che verticali, a

quella impegnata dalla presa fluviale posta a 497,0 mt sul l.m.m. , che dell’ impianto

idroelettrico è la prima manifestazione, almeno dal punto di vista altimetrico.

B.1.11. Descrizione del progetto in relazione al piano per l'assetto idrogeologico (P.A.I.)

La visione della cartografia del P.A.I. (Piano di Assetto Idrogeologico — Autorità di Bacino della

Regione Marche) aggiornata al Decreto del Segretario Generale n.22/SABN del 09/06/2011

evidenzia che il fondovalle del Torrente Sant’ Angelo, nel tratto Fiume - centro abitato di

Pievetorina, non è caratterizzato da aree inondabili. Il tratto di fiume Chienti, a valle di

Pievetorina sino al sito di Quartignano è invece contraddistinto da un’ area perimetrata

priva di codice identificativo E - 19 – 0019 ed indicata mediante descrizione cromatica

“AREA INONDABILE A RISCHIO MEDIO “ cui, secondo norma, è associato un unico livello

di pericolosità definito elevata- molto elevata. Detta area è collocata nell’ intorno

dell’alveo fluviale antistante la piana di Quartignano che è percorsa dalle condotta forzata

dell’ impianto Sant’Angelo che in quel tratto corre parallela è vicina a quella dell’ impianto di

Pievetorina. La posizione assegnata al fascio tubiero non interferisce ed evita comunque

l’ area definita inondabile. In ogni modo le aree perimetrale, come quella appena citata, sono

normate dalle NTA del Piano di Assesto Idrogeologico della Regione Marche riportate

nell'Elaborato d all'Art. 7 . Il comma 6 - paragrafo c) letteralmente chiarisce che in dette

aree ( fasce inondabili ) sono consentite “ opere pubbliche o di interesse pubblico

connesse alla captazione delle risorse idriche superficiali o alla loro utilizzazione nel

rispetto dei principi dell’ art. 22 del D. lgs. 152 / 1999, compatibilmente con l’ assetto

morfologico e previo parere vincolante dell’ autorità di bacino.”

Inoltre,in quanto ad interessare aree potenzialmente franose, il rilevamento geologico-

geomorfologico di dettaglio ha evidenziato che solo la condotta forzata, nel tratto in cui aggira

ad Ovest il centro abitato di Pievetorina attraversa un’ area “ in frana “ di modesta

estensione, contraddistinta dal codice F – 19 – 1722 ( P3 – R1) e classificata a rischio

elevato. Lo stesso rilevamento, riassunto nella relazione geologica che del progetto è parte

integrante, ha definito l’ area in questione “ attualmente stabile”. Sotto il profilo normativo, la

realizzazione della condotta, in quanto infrastruttura tecnologica, è consentita con l’ adozione

di interventi per la mitigazione della pericolosità, previo parere vincolante dell’ autorità di

bacino. Pertanto, ove ad integrazione del parere geologico sopra richiamato, la predetta

autorità ritenesse necessario provvedere all’ introduzione di misure di mitigazione del rischio,

vi si provvederà nei modi stabiliti dalle norme richiamate.

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B.1.12. Descrizione del progetto in relazione alla zona di rispetto e di protezione di acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano erogate a terzi di cui al DPR 236/1988

Nell'area complessivamente investigata , in quanto sede delle opere da realizzare non sono

presenti sorgenti o pozzi chiamati ad alimentare infrastrutture destinate a garantire il consumo

umano.

La falda è sicuramente presente nel più che modesto alluvione di fondovalle, sia del

torrente Sant’Angelo che del fiume Chienti, più per essere alimentata dagli stessi corsi

d’ acqua che da contributi provenienti dalle pendici dei limitrofi versanti anche sedi di

modesti depositi detritici e alluvionali con scarse manifestazioni di circolazione idrica basale.

B.1.13. Descrizione d'inquadramento del piano territoriale di coordinamento P.T.C.

Per quanto riguarda la struttura Botanico-Vegetazionale il PTC nelle tavole EN 2 (Carta del

sistema ambientale) e EN 3 EN 8 (Mappa delle aree per la salvaguardia e il potenziamento della

biodiversità) in evidenziano gli aspetti peculiari del settore.

Le strutture ambientali principali individuata è quella relativa al corso d’acqua dell Chienti che

viene definito dal PTC nella categoria:

- micro connessioni locali secondarie (Art.10.2.6. N.T.A. Parte II, Titolo I), rappresentate dai corsi

d’acqua principali e dai fossi minori. Essi costituiscono un corridoio ecologico importantissimo

poiché mettono in comunicazione ambienti diversi consentendo e favorendo lo scambio eco-

biologico e lo sviluppo della biodiversità, termine utilizzato dal PTC nella medesima eccezione

ad esse attribuita dall’art.2 della convenzione sulla biodiversità (Rio de Janeiro 5.6.1992) nel

testo ratificato con la legge 14.2.1994, n.124;

La tavola allegata alla presente relazione estratto del PTC in scala 1:10.000 dove si evidenziano

in particolare la presenza della confluenza fluviale e dei varchi fluviali in corrispondenza di tutta la

rete idrografica comunale.

Il P.T.C. nella tav. EN8 indica le aree da tutelare per la salvaguardia e il potenziamento della

biodiversità nei seguenti tematismi tutti a tutela integrale eccetto le aree coltivate di valle per cui si

danno disposizioni di tutela orientata:

• aree coltivate di valle : sono definite nell’ Art. 31.2 del PTC come zone di supporto agli

elementi diffusi del paesaggio agrario: esse seguono l’andamento dei principali corsi d’acqua che

solcano il territorio nella zona di pertinenza del Fiume Chienti e dei corsi d’acqua minori.

• boschetti e gruppi arborei (Art. 31.1)

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28

• boschi ripariali ed aree golenali (Art. 28)

• corsi d’acqua (Art. 23)

• confluenza fluviale (Art. 23.10 bis)

• varchi fluviali (Art. 23.10 bis)

Questi ambiti sono relativi a reti ecologiche presenti nell’agro-ecosistema ovvero a un sistema di

connessioni tra aree di interesse ambientale , non contigue, costituite da linee preferenziali di

movimento nei quali avvengono dei flussi biotici (sia animali che vegetali).

L'opera di presa ricade interamente nel vincolo di confluenza fluviale e la condotta ricade nel

vincolo di varco fluviale lungo gran parte del proprio tracciato. Bisogno però fare delle

considerazioni sulla presenza di reti all’interno del territorio comunale come elementi di grande

valore ambientale ai fini della conservazione della biodiversità.

La realizzazione dell'opera non va ad interrompere la continuità del corridoio ecologico principale e

a ridurre la funzionalità dei flussi biotici animali e vegetali. Il mosaico paesaggistico e gli elementi di

interconnessione sono notevolmente presenti in qualità di sources areas nella rete ecologica locale

e dalla analisi della macroarea si nota come la presenza degli elementi diffusi del paesaggio con

funzione di stepping stones siano due fattori importanti per valutare la qualità ecologica del

territorio. La verifica di conformità ai vincoli del PTC può risultare positiva in quanto la permeabilità

agli scambi ecologici non viene alterata dalla realizzazione delle strutture di presa e adduzione

mentre la centrale ricade quasi interamente su area a seminativo e marginalmente interessa la

vegetazione ripariale che si presenta rarefatta in prossimità dell’arrivo della condotta. Lungo il

percorso che si snoda su un vecchio sentiero interessa marginalmente il bosco laddove la pista si

è con gli anni parzialmente richiusa con vegetazione mista arborea- arbustiva ascrivibile

comunque alla categoria bosco.

L’art. 7.1.20 del PTC ai fini dell’individuazione degli ambiti di tutela definitivi, previsti dall’Art. 27

delle N.T.A. del PPAR, per area bosco (o boscata) intende: ogni superficie di terreno non inferiore

a mq 5.000 in cui sono presenti organismi vegetali, legnosi, arborei, arbustivi, determinanti – a

maturità- un’area di incidenza (calcolata con riferimento alla proiezione sul terreno delle chiome)

di almeno il 50% della superficie ; il PTC individua come aree a bosco anche i terreni, pubblici o

privati, di qualunque estensione sui quali esista o sia in via di costituzione un popolamento di

specie legnose, arboree e/o arbustive autoctone, a qualsiasi stadio di sviluppo si trovino. Sono

inoltre da considerarsi boschi i terreni pertinenti ad un complesso boscato che, per cause naturali o

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29

artificiali, siano rimasti temporaneamente privi di copertura forestale e nei quali il soprassuolo sia

in attesa o in corso di rinnovazione o ricostituzione. Sono qualificate come area a bosco anche le

foreste demaniali e tutti i compendi che così vadano qualificati a norma di vigenti disposizioni di

legge. Le formazioni arbustive costituiscono stadi iniziali di formazione boschive, compatibili -

pertanto- con tutti gli interventi connessi alle dinamiche evolutive del bosco, ivi compresa la messa

a dimora di specie arboree autoctone e la protezione delle bordure.

La definizione di bosco a livello regionale deve rispettare la NUOVA LEGGE REGIONALE

FORESTALE N° 6/2005 e l’Applicazione delle Prescrizioni di Massima e Polizia Forestale

Regionale e delle Norme di Gestione dei Boschi la definizione che ne da il D.G.R. 2585 del

06/11/2001 – Allegato “D” che intende per bosco formazioni vegetali (forestale arborea associata

o meno a quella arbustiva) e terreni su cui esse sorgono con estensione non inferiore ai 2000 metri

quadrati, larghezza media non inferiore ai 20 metri e copertura non inferiore al 20% con

misurazione effettuata sulla base esterna dei fusti. Inoltre assimila a bosco i fondi gravati

dall’obbligo del rimboschimento per le finalità di difesa idrogeologica del territorio, qualità dell’aria,

salvaguardia del patrimonio idrico, conservazione della biodiversità, protezione del paesaggio e

dell’ambiente in generale; le aree forestali temporaneamente prive di copertura arborea ed

arbustiva a causa delle utilizzazioni forestali, avversità biotiche e abiotiche, eventi accidentali,

incendi; le radure e tutte le altre superfici di estensione inferiore ai 2000 metri quadrati che

interrompono la continuità del bosco. Tali caratteristiche sono rilevabili solo in corrispondenza

dell'opera di presa per una superficie complessiva di 2000 mq e in corrispondenza dell'entrata del

tubo in galleria per 75 mq. La condotta lungo il tracciato interferisce con la vegetazione ripariale

definibili come formazioni in filare per le caratteristiche di ampiezza e frammentazione e che sono

soggette a una compensazione 1:1.

Per quanto riguarda la compensazione delle superfici a bosco si riporta quanto segue:

L. R. 6/05 - CAPO II - Tutela e gestione del bosco e demanio forestale regionale

Art. 12 - (Riduzione e compensazione di superfici boscate)

1. Fermo restando quanto stabilito dall’articolo 6 della l.r. 1° dicembre 1997, n. 71 (Disciplina delle

attività estrattive), la riduzione di superficie del bosco e la trasformazione dei boschi in altra qualità

di coltura sono autorizzate dalla Provincia, sentita la Comunità montana per gli interventi ricadenti

nel proprio territorio, esclusivamente nei seguenti casi:

a) realizzazione di opere pubbliche o di pubblica utilità;

b) realizzazione di strade e piste forestali connesse all’attività selvicolturale, alla protezione dei

boschi dagli incendi e alla realizzazione di opere pubbliche.

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30

2. La riduzione di superficie boscata è soggetta a misure di compensazione ambientale, consistenti

in rimboschimenti compensativi su terreni nudi, di accertata disponibilità, da realizzarsi

prioritariamente con specie autoctone, sulla base di uno specifico progetto esecutivo e per una

superficie calcolata secondo quanto disposto dall’articolo 6, comma 4, e dall’allegato A della l.r.

71/1997.

I terreni da destinare a rimboschimento compensativo devono essere individuati prioritariamente

all’interno del medesimo bacino idrografico nel quale ricadono le superfici boscate da compensare.

3. Le Province, con l’autorizzazione alla riduzione della superficie boscata, prescrivono le modalità

ed i tempi di attuazione del rimboschimento compensativo e, a garanzia della sua esecuzione,

richiedono il deposito cauzionale di una somma commisurata al costo delle opere.

4. Le Province, qualora non siano disponibili terreni da destinare al rimboschimento compensativo,

determinano un indennizzo pari al costo dell’acquisizione della disponibilità dei terreni,

dell’esecuzione del rimboschimento e delle cure colturali per i primi cinque anni e stabiliscono le

modalità e i tempi per il pagamento dell’indennizzo medesimo.

5. Gli indennizzi confluiscono in un fondo provinciale destinato alla realizzazione di rimboschimenti,

miglioramenti boschivi, opere di sistemazione idraulico forestale e di prevenzione e lotta agli

incendi boschivi nonché all’acquisizione e demanializzazione di superfici boscate.

Nella definizione di bosco rientrano:

- il bosco di carpino nero in corrispondenza del punto di ingresso (a monte) della galleria; - il bosco di carpino nero in corrispondenza del punto di uscita (a valle) della galleria; - il bosco ripariale di pioppo nero e salice bianco nella zona dell’opera di presa.

Per quanto riguarda la formazione ripariale in filare assimilabile a siepe si fa riferimento a quanto

cita la legge:

L. R. 6/05 - CAPO IV - Tutela delle formazioni vegetali non ricomprese nei boschi e nei centri

abitati

Art. 23 - (Compensazione)

1. Al fine di garantire la conservazione e la rinnovazione del patrimonio arboreo regionale, per ogni

albero abbattuto ai sensi dell’articolo 21 è prevista la piantagione di due alberi appartenenti alle

specie elencate all’articolo 20, comma 1. La posa a dimora degli alberi comporta anche l’obbligo di

assicurare gli eventuali risarcimenti, le cure colturali e la loro conservazione.

2. Nell’autorizzazione all’abbattimento sono indicate le caratteristiche degli alberi da mettere a

dimora, le modalità ed i luoghi di impianto.

3. La piantagione compensativa di cui al comma 1 deve essere effettuata entro dodici mesi dalla

data dell’autorizzazione all’abbattimento.

Page 31: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

31

Art. 24 - (Tutela delle siepi)

1. Al fine di salvaguardare l’integrità ecologica e paesistico-ambientale del territorio regionale, la

tutela della fauna selvatica, di prevenire la degradazione e l’erosione dei suoli, sono sottoposte a

tutela le siepi ad eccezione di quelle che si trovano nelle zone A, B, C, D e F del territorio

comunale così come delimitate dagli strumenti urbanistici vigenti, di quelle poste lungo le

autostrade e di quelle facenti parte di cimiteri e di giardini pubblici o privati.

2. E’ vietata l’estirpazione delle siepi senza l’autorizzazione del Comune. In zona montana

l’autorizzazione è rilasciata dalla Comunità montana qualora delegata dal Comune. Nella nozione

di estirpazione rientra, oltre ad ogni ipotesi di taglio e sradicamento, ogni altra grave menomazione

delle capacità e potenzialità vegetative delle siepi.

3. L’autorizzazione all’estirpazione è concessa nei seguenti casi:

a) realizzazione di opere pubbliche;

b) realizzazione di opere di pubblica utilità;

c) edificazione e ristrutturazione di costruzioni edilizie;

d) siepi che arrecano danno a costruzioni, manufatti o a reti tecnologiche;

e) siepi irrimediabilmente danneggiate da eventi calamitosi, atmosferici, da malattie o da parassiti;

f) siepi che minacciano rovina e rappresentano pericolo per la pubblica o privata incolumità.

4. Per ogni siepe è prevista la piantagione di una o più siepi per una lunghezza minima pari a

quella estirpata. La piantagione compensativa deve essere effettuata entro dodici mesi dalla data

dell’autorizzazione all’estirpazione. Nell’autorizzazione gli enti competenti indicano le

caratteristiche delle siepi a mettere a dimora, le modalità ed i luoghi di impianto.

5. Non è necessaria l’autorizzazione per il taglio di rinnovo e la potatura delle siepi.

I filari, in virtù della funzione di corridoio ecologico che svolgono, al pari o meglio delle siepi,

vengono correntemente compensati come le siepi, ovvero con la piantagione per una lunghezza

minima pari a quella estirpata di nuovi filari.

Segue successivamente il calcolo della compensazione

Le differenti tipologie individuate sul territorio costituiscono delle unità naturali relitte di varia natura

capaci di costruire una rete ecologica di riferimento locale di fondamentale importanza ai fini della

valutazione delle compatibilità dell'opera di presa e della centrale in quanto le potenzialità naturali

Page 32: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

32

del territorio quali le aree boscate riparali e i boschetti e gruppi arborei evidenziati nella Carta della

Vegetazione e Uso del suolo sono diffuse e in connessione continua con l'asta fluviale non

interrompendo l'interconnessione ambientale con la collina e la montagna.

Tutto il territorio Comunale di Pievetorina e la modesta porzione interessata del comune

di Muccia sono inseriti in un'Area di riequilibrio idrogeologico (art.10.2.5. — Tav. En02). Si

tratta di un'area che, pur presentando una forte propensione al dissesto (per erosione del suolo), è

destinata, con opportuni interventi di miglioramento del suolo e di regimazione delle acque, a

svolgere una funzione di riequilibrio del sistema idrico e idrogeologico della media e bassa collina.

L'Art.15 del PTC indica Direttive per la salvaguardia e la difesa del suolo e, per l'area di riequilibrio

idrogeologico vengono definite le seguenti direttive specifiche.

15.1.- Direttiva specifica n.1: attuazione ed incentivazione di interventi di bioingegneria per il

recupero e la difesa del suolo.

15.2.- Direttiva specifica n.2: attuazione ed incentivazione di interventi di ricostituzione del manto

vegetale.

15.3.- Direttiva specifica n.3: attuazione ed incentivazione di interventi di messa in sicurezza dei

terreni al fine di assicurare la protezione civile.

Il PTC in queste aree (art.19.4) detta indicazioni per la redazione degli strumenti urbanistici e nulla

di dice riguardo le captazioni.

La Tav. En03 segnala la vicinanza con aree a bosco e arbusteti, situazione peraltro ben dettagliata

nella Tavola allegata dell'uso del suolo.

B.1.14. Descrizione del progetto in relazione agli strumenti urbanistici comunali vigenti che interessano i siti d'intervento

Il progetto,tra l’opera di presa di Fiume e la centrale di Quartignano, interessa aree che al

momento, dal punto di vista più immediato e diretto sono caratterizzate dall’ uso agricolo e,

in parte non trascurabile da aree incolte già agricole.

Dal punto di vista dello strumento urbanistico vigente, anche per un recente aggiornamento

del 2010 che lo ha adeguato al PTC provinciale, esso così si sviluppa:

- L’ opera di presa di Fiume come già più volte riferito impegna un tratto dell’ alveo

del torrente Sant’ Angelo ed una modesta area ad esso prospicente, valutata

alcune centinaia di mq, del più ampio territorio impegnato dalla frazione di Fiume

complessivamente racchiudente comparti classificati AO e definiti di “ risanamento

nuclei frazionali “. Detta area si pone sul limite esterno della più vasta area agricola

che caratterizza dal punto di vista urbanistico l’intera vallata del torrente sino

all’ abitato di Pievetorina. L’ intervento di risanamento strutturale e di integrazione

Page 33: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

33

con la nuova vasca di carico dell’ opera di presa di fatto ben sposa il concetto alla

base di previsione del piano di risanamento di nucleo, ove si condivida che il

significato di nucleo non è da riferirsi esclusivamente all’ uso abitativo e si consideri

che la frazione di Fiume è storicamente agricola, quindi urbanisticamente composta

da abitazioni ed accessori finalizzati alla pratica agricola e di attività ricollegate nel

senso più ampio.

- Il tracciato della condotta forzata, tra l’ opera di presa predetta e la centrale

idroelettrica di Quartignano è, dal punto di vista urbanistico frazionabile in tre tratte:

la prima tra l’opera di presa di Fiume e la strada per Gagliole, a ridosso del centro

abitato di Pievetorina in cui il tracciato si sviluppa essenzialmente in zona agricola;

la seconda, tra la citata strada e l’ incrocio per sottopasso della ex SS Valnerina in

cui la condotta, pur movendo in area a prevalenza agricola, intercetta all’ inizio una

modestissima area ( B ) di “ completamento “, ed alla fine un’ area relativamente

poco estesa di “ espansione “ preceduta da una più ridotta area di completamento

che implementano un esistente complesso abitativo PEEP ;

la terza, dalla strada ex SS sino alla centrale di Quartignano, scavalcando il Fiume

Chienti , per portarsi dalla sua sinistra alla sua destra, si svolge tutta su area

agricola ad eccezione di u tratto che intercetta un’ area “Produttiva “ di espansione

posta nel bel mezzo della pianura antistante un consistente raggruppamento di

fabbricati rurali a prevalente indirizzo zootecnico in destra Chienti.

- La centrale idroelettrica di Quartignano impegna un’ area agricola, posta nel cuneo

finale del territorio di Pievetorina ricompreso tra il fiume ed il limitrofo territorio di

Pieve Bovigliana.

B.1.15. Descrizione d'inquadramento di altri strumenti di pianificazione territoriale che interessano i siti d'intervento

Il sito non rientra in nessun altro strumento di pianificazione territoriale.

B. 1.16. Descrizione di inquadramento del progetto in relazione a strumenti di pianificazione settoriali

Si ritiene importante sottolineare che il P.E.A.R., pur non ritenendo importante la quota aggiuntiva

che potrà derivare dallo sviluppo ulteriore del settore idroelettrico, afferma la seguente linea di

concetto: "Poiché si ritiene che, di norma, non esistano le condizioni per la realizzazione di nuovi

sbarramenti ed invasi di grandi dimensioni sulle aste fluviali, la capacità residua andrà rintracciata

nello sfruttamento a fini idroelettrici delle traverse esistenti, dei salti degli acquedotti e dei salti dei

consorzi di bonifica e su siti in cui le potenze installabili sono caratteristiche degli impianti

MiniHydro (<3MW)". Nel nostro caso è stato individuato un sito (tratto fluviale) il cui

sfruttamento consente la realizzazione di un impianto idroelettrico di potenza inferiore a 0,5

MW, requisito questo che lo rende compatibile con le previsioni del PEAR.

Page 34: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

34

B. 1.17. Descrizione di inquadramento dei vincoli naturalistici

La superficie complessivamente interessata dal progetto non è inclusa all'interno di siti della

Rete Natura 2000, ne' ha rapporti funzionali di qualsiasi tipo con essi.

I SIC più vicini sono:

- IT5330021 Boschetto a tasso presso Montecavallo : E 12 57 - N 42 58

- IT5330022 Montagna di Torricchio E 13 01 - N 42 58

B.1.18. Descrizione dei vincoli paesaggistici (D.lgs 42/2004) che interessano i siti d'intervento

Alcuni siti del progetto : Opera di presa di Fiume e la parte del tracciato della condotta

lungo la val Sant’ Angelo sono contenuti nella fascia di rispetto dell'alveo del torrente

Sant’ Angelo mentre la centrale di Quartignano ricade nella fascia di rispetto del fiume

Chienti di Pieve Torina, corsi d’ acqua questi tutelati ope legis ai sensi dell'art. 142 comma 1

lettera c del D. Lgs. Nr. 42/2004 (già art. 1 della legge nr. 431/1985).

B.1.19. Descrizione dei vincoli architettonici (D.lgs 42/2004) che interessano i siti d'intervento

L'area complessivamente impegnata dal progetto non è interessata dal vincolo architettonico.

B.1.20. Descrizione dei vincoli archeologici (D.lgs 42/2004) che interessano i siti d'intervento

L'area complessivamente impegnata dal progetto non è interessata dal vincolo archeologico.

B.1.21. Descrizione dei vincoli storico-culturali (D.lgs 42/2004) che interessano i siti d'intervento

L'area complessivamente impegnata dal progetto non è interessata da vincoli storico-culturali.

B. 1.22. Descrizione delle zone demaniali che interessano i siti d'intervento

L'area dell'alveo del Fiume Chienti di Pievetorina e quello del torrente Sant’ Angelo sono

zona demaniale. Nell’ ambito complessivo impegnato dal progetto non ci sono Foreste

Demaniali, come peraltro risulta dall'elenco allegato al P.P.A.R. (Art. 34).

B.1.23. Descrizione dei vincoli idrogeologici (R.D.L. n. 3267/1923) che interessano i siti d'intervento

Il progetto interessa aree soggette a vincolo idrogeologico; precisamente con la condotta

forzata per il suo primo tratto ricompreso tra l’ opera di presa di Fiume e la progressiva

stabilita a circa 200 m a valle del ponte sulla strada provinciale Pievetorina - Colfiorito , in

buona parte ricadente sul territorio comunale di Muccia.

Page 35: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

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B.1.24. Considerazioni di eventuali modifiche intervenute rispetto alle ipotesi di sviluppo assunte dalla pianificazione settoriale, territoriale, urbanistica

Non risultano che siano state programmate o attuate modifiche rispetto alla pianificazione

territoriale, settoriale o urbanistica.

B.1.25. Descrizione delle disarmonie reciproche eventuali di previsioni contenute in distinti strumenti programmatori, piani o normative

Nessuna.

B. 1.26. Autorizzazioni, pareri, nulla osta necessari perla realizzazione delle opere

La realizzazione di una centrale idroelettrica, oltre alla necessaria procedura d'impatto ambientale,

segue l'iter autorizzativo semplificato previsto dal D. Lgs. 387/03 che prevede una procedura

unica, sotto il controllo della Regione, per ottenere tutti i nulla osta previsti, tra i quali:

- Autorizzazioni paesaggistiche;

- Autorizzazione del Genio Civile per la concessione di derivazione delle acque;

- Autorizzazioni edilizie comunali;

- Autorizzazioni provinciali per i ripetuti attraversamenti de i corsi d’ acqua : il torrente

Sant’ angelo ed il fiume Chienti; e delle strade Ex SS Valnerina e provinciale

Pievetorina Col Fiorito

- Autorizzazioni autorità forestali e per il superamento del vincolo idrogeologico.

B.2. IL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

B.2.1. Crono programma dei lavori

Il lavori saranno realizzati nell'arco di circa 15 mesi, di cui 12 mesi per la completa

realizzazione delle opere civili e dei relativi montaggi industriali, 1 mese per il montaggio

del gruppo turbogeneratore e l’ arredo impiantistico della centrale idroelettrica, 1 mese per

l’avviamento del gruppo ed 1 mese per prove di funzionamento e collaudi, secondo

Quanto dettagliato nello specifico elaborato denominato cronoprogramma. L’ inizio effettivo

delle operazioni di cantiere sconta un periodo di mesi tre, a far data dalle ottenute

autorizzazioni, per il perfezionamento della progettazione esecutiva e per l’ occupazione dei

suoli necessari allo sviluppo dei cantieri.

Page 36: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

36

B.2.2. Programma temporale di gestione delle opere

L’ impianto idroelettrico in progetto ha una vita tecnica usualmente molto lunga e non inferiore

ad anni 50, a patto e condizione che le opere civili siano tenute sotto controllo con gli

inevitabili interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. In quanto agli

equipaggiamenti elettromeccanici ed impiantistici essi di norma nel citato periodo subiscono

almeno un rifacimento completo per l’ inevitabile logoramento degli apparati meccanici e per

l’ altrettanto inevitabile rimessa a norma di quelli elettrici. Comunque il tempo minimo stimato

per l'analisi del rendimento dell'investimento pone la vita dell'opera a 30 anni. Al momento,

ovvero in costanza di legislazione vigente, l 'incentivazione statale per la produzione di energia

elettrica grazie a fonti rinnovabili (tariffa omnicomprensiva) ha una durata di 15 anni.

B.2.3. Programma temporale di dismissione delle opere

Qualora si decidesse di definitivamente disattivare non necessariamente si dovrà provvedere

a demolire le opere. Come chiarito nell’ apposita relazione avente titolo “ STIMA DEI COSTI

DI REINSERIMENTO E RECUPERO AMBIENTALE IN CASO DI DISMISSIONE“ ( Allegato

n° 7 di progetto ) che tratta lo specifico argomento, sarà sicuramente necessario tamponare

la luce di emungimento dell’ opera di presa senza peraltro manomettere lo sbarramento ,

rinterrare il breve canale di alimentazione della vasca di carico della medesima opera,

rimuovere il macchinario elettromeccanico dello sgrigliatore automatico . In quanto alla

condotta ed al fabbricato della centrale, le loro caratteristiche ne consentono facilmente il

riutilizzo per altri scopi. Ove invece dovesse essere necessario smantellare completamente

l'impianto si provvederà all'abbattimento di tutti i fabbricati costruiti, al recupero della condotta

interrata ed al ripristino delle aree.

B.2.4. Progetto DEFINITIVO

Il progetto definitivo si compone dei seguenti elaborati:

- Relazioni

• Relazione tecnica generale

• Relazione idrologica

• Relazione idraulica

• Relazione Geologica

• Computo metrico Estimativo

• Relazione economico finanziaria

• Stima dei costi di reinserimento e recupero ambientale

- Elaborati grafici

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• TAV. N°1 : Individuazione impianto su carta tecnica regionale 1/10.000: corografia d’insieme

• TAV. N°2 : Opera di presa di Fiume - Stato attuale

• TAV. N°3 : Opera di presa di Fiume - Stato modificato

• TAV. N°4 : Opera di presa di Fiume - Stato modificato : particolari

• TAV. N°5 : Opera di presa di Fiume - Vasca di carico

• TAV. N°6 : Opera di presa di Fiume - Canale della vasca di carico e sgrigliatore

• TAV. N°7a : Condotta di alimentazione della centrale – tracciato catastale 1^ parte

• TAV. N°7b : Condotta di alimentazione della centrale – tracciato catastale 2^ parte

• TAV. N° 8a : Condotta di alimentazione della centrale- profilo altimetrico - Tratto A

• TAV. N° 8b : Condotta di alimentazione della centrale- profilo altimetrico - Tratto B

• TAV. N° 8c : Condotta di alimentazione della centrale- profilo altimetrico - Tratto C

• TAV. N° 9 : Centrale di Quartignano - Planimetria generale

• TAV. N° 10 : Centrale di Quartignano - Edificio : Piante e prospetti

• TAV. N° 11 : Centrale di Quartignano - Edificio : Piante e sezioni

• TAV. N° 12 : Condotta di alimentazione della centrale : attraversamenti stradali

• TAV. N° 13 : Condotta di alimentazione della centrale : attraversamenti stradali

• TAV. N° 14 : Condotta di alimentazione della centrale : attraversamento aereo f. Chienti

• TAV. N° 15 : Cronoprogramma dei lavori

B.2.5. Soluzioni alternative realistiche per metodi costruttivi di cantiere impiegati

Premesso che gli equipaggiamenti impiantistici vengono realizzati in officine altamente

specializzate per poi essere installati nelle collocazioni finali normalmente costituite da

infrastrutture civili , i cantieri da apprestare si riferiscono proprio alla realizzazione di queste

ultime. Essi sono in numero di tre, due fissi ed uno mobile: quest’ ultimo segnatamente

per la realizzazione della condotta forzata, mentre gli altri rispettivamente per la costruzione

dell’ opera di presa e della centrale idroelettrica . I cantieri fissi, attesi gli ingombri propri

delle opere da realizzare, saranno impostati con l'obiettivo di ridurre al minimo gli spazi

occupati dai materiali e dai mezzi d'opera.

La dislocazione delle strutture di cantiere che sono riassumibili nelle seguenti:

- Le Aree di cantiere dell’ opera di presa e della centrale idroelettrica saranno opportunamente

recintate, prima con apprestamenti a carattere provvisorio e poi a carattere definitivo e

fungeranno anche da area per il carico e lo scarico dei materiali. In particolare i materiali di

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38

risulta degli scavi per il posizionamento delle strutture e per le opere di fondazione saranno

in esse accantonati per essere immediatamente riutilizzati per la “ ricostituzione dei piani di

movimento e lavoro “ attorno alle medesime strutture realizzate.

- Aree di cantiere della galleria, zone di imbocco e sbocco, saranno recintate anche esse

con opere a carattere definitivo. ll materiale di risulta dello scavo della galleria, per la sua

qualità litoide e granulare potrà essere facilmente riutilizzato in opere di ingegneria civile,

quali rilevati , sottofondi stradali, ecc. ragione per la quale il materiale una volta estratto

potrà essere trasferito nei siti di impiego anche senza stazionamento intermedio. Simile

sorte potrà avere il materiale in esubero dalle operazioni di posa della condotta, che in

ragione del notevole diametro di quest’ ultima dovrà essere valutato in circa 3500 mc.

Esso, attesa la necessità di mantenere i franchi di coltivazione delle aree agricole

interessate, apparterrà alla porzione più profonda dell’ altezza di scavo, ragione per la quale

il materiale in esubero , sempre di natura sciolta, potrà facilmente essere riutilizzato per

terrapieni e rinterri di sorta.

B.2.6. Soluzioni alternative realistiche per la gestione delle opere e le tecnologie impiegate

La tecnologia idroelettrica è ormai ampiamente collaudata ed altamente efficiente anche per le

basse potenze installate.

L'entità delle portate derivabili e il valore del salto motore dell'impianto , decisa l’ installazione di

un unico gruppo turbogeneratore , impongono l'installazione dì una turbina Pelton a due ugelli

(o iniettori), come determinato con la relazione idraulica a mezzo del numero di giri

caratteristico (Nc). Nella fattispecie si è optato per una turbina ad asse verticale, con scarico

direttamente sul canale di restituzione della centrale e velocità di rotazione di 600 giri

minuto primo.

La turbina Pelton, come noto, è caratterizzata dal fatto di essere una turbina ad azione

dove, a mezzo dell’ iniettore Doble, tutta l’ energia posseduta dalla colonna liquida in

movimento nella condotta forzata viene trasformata in energia cinetica, energia poi trasferita

sulla palettatura a doppio cucchiaio della ruota Pelton. ll principio funzionale vede, in

ragione della presenza dei due iniettori : uno a portata costante e pari a Qmax/2, l’altro

a portata variabile tra Q min e Qmax/2 . Per portate maggiori di Qmax/2 funzionano

entrambi gli iniettori, mentre per portate inferiori a Qmax/2 ne funziona un solo , ovviamente

quello a regolazione continua di portata.

Il relativamente più che modesto valore del termine cinetico allo scarico, sconsiglia il recupero

dell'energia residua, dalla quota di asse turbina fino al livello del tirante nel canale di

restituzione, per mezzo di tubo di “ aspirazione , opportunamente dimensionato.

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B.2.7. Interventi connessi, complementari o a servizio di quelli proposti

L’ impianto di generazione deve essere collegato alla rete di distribuzione, quindi l'unico

intervento complementare connesso alla costruzione della nuova centrale idroelettrica è l'allaccio

alla rete ENEL. Nelle vicinanze sono presenti due possibili punti di allaccio : il primo con la rete

in MT che alimenta la zona industriale di Muccia posta sulla sponda opposta del fiume

Chienti di P.T.; il secondo è costituito da una linea in AT che percorre parallelamente al

corso d’ acqua la sua sponda DX e passa a poche decine di metri dal sito della centrale

idroelettrica. HIDROCHIENTI srl ha proposto ad Enel Distribuzione, in data 21 / 06 / 2011,

domanda di allaccio; sarà l'Enel a decidere quale sia la soluzione progettuale più opportuna per

l'allaccio che comunque si auspica sia realizzato tramite cavidotto interrato. Il tutto anche in

visione sinergica con l’ analoga necessità di collegare alla rete Enel la centrale Quartignano

II dell’ impianto idroelettrico di Pievetorina alloggiata nello stesso fabbricato .

Non va inoltre dimenticato in ogni modo che il sito centrale idroelettrica di Quartignano

dovrà essere collegato alle rete viaria in zona mediante la realizzazione di una modesta

bretella necessaria a raggiungere la vicina strada comunale detta di Quartignano, per mezzo

della quale e possibile arrivare alla strada ex Statale Val Nerina, dopo aver scavalcato il

fiume Chienti di P.T. La bretella di che trattasi sarà lunga ml 333 e sarà caratterizzata da

una piattaforma stradale larga m 4,00, al netto di cunette e banchine, è sarà pavimentata

in macadam. Il profilo stradale, sostanzialmente adagiato su quello del profilo naturale,

prevede la realizzazione di una pavimentazione costituita da una fondazione in tout-venant

di cava dello spessore di cm 50, on sovrapposta base in misto di cava

granulometricamente corretto e stabilizzato con calce idrata e chiusura superficiale in

macadam all’ acqua. Con la realizzazione della citata bretella stradale si ravviserà

l’ opportunità anche di eseguire un accurato intervento di manutenzione della strada

comunale, ovviamente propedeutico all’ avvio dei lavori di costruzione della centrale, per

poter disporre della viabilità indispensabile alla realizzazione dei lavori e quindi alla

successiva gestione dell’ impianto

B.2.8. Attualità del progetto e delle tecniche scelte

Il progetto è quanto mai attuale per la necessità del paese Italia di disporre di energia “

pulita “ in quanto prodotta da fonte alternativa rinnovabile qual’ è quella idraulica, che come

noto è anche tra le possibili forme una delle più economiche e convenienti.

In quanto alla tecnologia costruttiva delle centrali idroelettriche essa è certa e consolidata, ma

anche di estrema attualità grazie alla continua e positiva evoluzione che i produttori di turbine

idrauliche e di componentistica elettromeccanica hanno ottenuto.

Nel caso specifico, come già anticipato, ci si avvarrà di una turbina Pelton a due getti ovvero

una macchina idraulica in grado di garantire il proprio funzionamento al variare della portata

disponibile mantenendo comunque elevata la resa energetica dell'impianto. Al fine di gestire al

meglio la centrale idroelettrica, il controllo, la regolazione la supervisione della stessa è basato

su un PLC in centrale connesso con un PC dotato di software idoneo a risolvere le varie

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problematiche poste dai parametri idraulici, elettrici e meccanici in gioco. La centrale, a sua

volta, può essere supervisionata da presso dal personale addetto, e da remoto tramite diversi

sistemi di connessione (via satellite, linea telefonica, GSM, ecc.).

Il PLC, Controllore Logico Programmabile, è in grado di gestire l'automazione e la supervisione

della centrale idroelettrica e di svolgere il controllo dello stato funzionale di tutti i parametri

dell'impianto, garantendo al medesimo la sicurezza e l'efficienza dell'impianto.

Principalmente le funzioni poste sotto monitoraggio e controllo sono:

• controllo dei guasti;

• controllo dell'intervento delle protezioni elettriche;

• controllo delle temperature;

• controllo della velocità gruppo turbina-generatore;

• controllo delle grandezze elettriche;

• controllo dei parametri idraulici.

Inoltre il PLC al fine di gestire le fasi operative, le regolazioni secondo i vari modi di operare, i

valori di ritorno dai trasduttori e sensori di campo, svolge le seguenti funzioni:

• acquisizione di ingressi analogici e digitali dal campo;

• attuazione delle uscite digitali verso gli attuatori in campo;

• esecuzione delle logiche relative alle sequenze di gestione dell'impianto;

• monitoraggio delle varie periferiche controllate;

• interfacciamento con il posto operatore per consentire l'acquisizione dei comandi eseguiti da

consolle, la visualizzazione delle informazioni relative allo stato delle apparecchiature ed alle

relative anomalie;

• comunicazione con l'interfaccia di telecontrollo situata in una postazione locale/remota (pc di

centrale o pc remoto);

• invio di allarmi in caso di anomalia/blocco impianto.

Il sistema di invio allarmi nelle centrali è strutturato:

• tramite modem, combinatore telefonico, modem GSM, ecc;

• tramite e-mail di allarme (tramite il PC collegato alla rete internet) ad un indirizzo definito.

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41

B.2.9. Metodi costruttivi delle opere

Le varie opere da realizzare si avvarranno di metodologie costruttive come sotto indicate :

OPERA DI PRESA: posto che la stessa, per la parte propriamente insistente

nell’ alveo torrentizio esiste già, su di essa si dovrà intervenire per demolire prima e

ricostruire poi alcune modeste parti strutturali, per aggiungere la più che modesta scaletta di

risalita dei pesci e per adeguare la luce di presa. In tali operazioni si dovrà avere

particolare cura nella confezione del conglomerato cementizio per conferire allo stesso le

necessarie qualità di durevolezza e resistenza ai cicli di gelo e disgelo. I n quanto alla

vasca di carico ed al breve canale di collegamento della medesima con la presa vera e

propria, si provvederà con strutture in calcestruzzo armato fondate direttamente a congrua

profondità determinata dalla quota della sezione di presa e dalla stessa funzione che le

varie parti componenti sono chiame a svolgere, su un substrato in calcestruzzo magro dello

spessore non inferiore a 10 ÷ 15 cm. A strutture eseguite , è previsto il rinterro delle

murature di vasche e canali avendo cura di assecondare le pendenze medie preesistenti

e di far sporgere dal suolo le stesse di quel tanto sufficiente all’ installazione dei

necessari congegni meccanici ( sgrigliatore automatico ) dei parapetti necessari a garantire

la sicurezza operativa attorno alle strutture idrauliche.

CONDOTTA FORZATA DI ALIMENTAZIONE DELLA CENTRALE IDROLETTRICA: è

realizzata con l’ utilizzo di tubazioni in acciaio, ottenute per saldatura all’ arco sommerso di

lamiere di acciaio, solidarizzate tra loro per giunzione saldata di elementi tubolari contigui.

Ha diametro nominale di 600 mm, costante lungo tutto il suo sviluppo e spessore variabile

ricompreso tra il minimo di mm 6,3 ed il massimo di mm 8,0 In ragione dei carichi

statici e delle sovrappressioni indotte da moto vario in condotta. E’ dotata da protezione

passiva contro la corrosione elettrolitica dal rivestimento di tipo bituminoso pesante

applicato in officina di produzione e reso continuo per rivestimento in cantiere dei tratti di

condotta, impegnati dalla giunzione saldata, a mezzo di manicotti termo restringibili sempre

in materiale bituminoso. Allorché sarà completamente realizzata, la condotta sarà anche

sottoposta a protezione attiva mediante un impianto di protezione catodica “ a corrente

Impressa “. Ovviamente la condotta è destinata ad essere posata in sotterraneo seguendo il

profilo altimetrico assegnatole dal progetto e conseguito con operazioni di scavo ad opera

di mezzi meccanici. Nell’ eseguire lo scavo si avrà particolare attenzione a che le pareti

abbiano pendenze, rispetto alla verticale, in grado di assicurare la massima stabilità. In

particolare durante le operazioni di scavo, al fine di restituire ai suoli agricoli la preesistente

“ qualità “ del “ franco di coltivazione “ si avrà cura di asportare in primis il terreno

vegetale per accantonarlo tutto sullo stesso lato della trincea, indi di proseguire lo scavo

in profondità , sino al raggiungimento della quota prestabilita, asportando il terreno “ minerale “

ed accantonandolo sul lato opposto della trincea. In tal modo, posata la condotta si

procederà al rinterro avendo cura di utilizzare prima il terreno minerale e poi quello

vegetale sino a raggiungere il piano campagna dopo aver ricostituito lo spessore di terreno

vegetale proprio del franco di coltivazione. In presenza di terreni roccioso o detritico tra la

condotta ed il fondo scavo, ed il successivo rinterro, dovrà interporsi uno spessore di

appoggio costituito da materiale a matrice sabbiosa. Le dimensioni della condotta

determineranno , a posa avvenuta, un esubero di materiale rimosso, di natura

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assolutamente minerale, che dovrà essere asportato ed avviato “ discarica, o meglio a

riutilizzo per rilevati e riempimenti, anche fuori cantiere, attesa la natura dello stesso

materiale che ben si presterà ad essere riutilizzato. L’attraversamento in aereo dell’ alveo

del fiume Chienti di Pievetorina avverrà mediante la realizzazione di un ponte tubo, ad unica

campata della luce teorica di 24,0 m, ove la struttura orizzontale sarà costituita dalla sola

tubazione , che in quel tratto impiegherà acciaio Corten , del dn600 mm e spessa mm

10,0, mentre le strutture verticali di sostegno, le due pile-spalle di estremità saranno

realizzate in calcestruzzo. Queste ultime avranno fusto circolare del diametro di cm 80

sovrastato da una forcella, sempre in c.a. , destinata a contenere ed a mantenere in

posizione la tubazione, e fondazione profonda costituita da un palo in c.a. preforato e

raccordato al pilastro sovrastante a mezzo di un dado di fondazione delle dimensioni

planimetriche di m 2,0 x 2,0 e spessore di 60 cm. La luce della campata è sufficiente ad

assicurare alle due pile- spalla un posizione di tutta sicurezza dietro il ciglio delle

scarpate della “ forra “ d’alveo, in quella sezione ampia in sommità non più di 14 m. Ad

ogni buon conto va rimarcato che lo spessore della condotta costituente “ l’ impalcato “ del

ponte tubo, è stato fissato anche in ragione della necessità di mantenere in posizione la

condotta pure in condizioni di cedimento di uno dei due sostegni di estremità.

Ove ritenuto necessario , si potrà anche provvedere alla coloritura delle strutture in

calcestruzzo per la parte emergente dal suolo , che della condotta, anche se deve

ricordarsi che l’ acciaio Corten allo stato “ grezzo “ , per la sua capacità di resistere alla

corrosione dieci volte più di un normale acciaio tende ad assumere nel tempo una

coloritura giallo bruno, assai gradevole e comunque ben accetta negli ambiti rustici e

boschivi.

CENTRALE IDROELETTRICA: è realizzata mediante struttura in c.a. tamponata con

muratura di laterizio debitamente intonacata. E’ comunque dotata di una copertura a due

falde con manto in coppi tradizionali che, unitamente ad una tinteggiatura esterna a colore

tenue , contribuisce a conferirle un aspetto decisamente prossimo a quello di un fabbricato

accessorio agricolo ad un solo piano. Ad ogni buon conto, considerato che lo stesso è

destinato a contenere macchine “ pesanti ed in movimento rotatorio” animato da cospicue

velocità, per esso e quindi per la sua porzione posta al disotto del piano campagna , è

stata adottata una robusta struttura di fondazione costituita da un solettone di elevato

spessore, caratterizzato da più dislocazioni altimetriche, sopportato da una fondazione

profonda costituita da palificata composta da pali preforati in c.a. del diametro nominale di

80 cm. Il solettone , nella sua complessità costituisce una cassa rigida ed impermeabile, la

quale ripartisce i carichi verticali sul pacco di fondazione e distribuisce, attenuandoli, i

fenomeni vibratorii, ove dovessero insorgere. Il canale di restituzione delle acque al fiume

Chienti di P.T. anche esso è realizzato in strutta di c.a. gettata in sito su fondazione profonda

costituita da un doppio ordine di pali , anche essi del tipo preforato ed in c.a., per

l’ esigenza di ancorare al sottosuolo la struttura medesima, in ragione di possibili

sollecitazioni indotte dal fiume in caso di piene di dimensioni e durate eccezionali. I

necessari giunti di costruzione tra canale e fabbricato e di dilatazione lungo lo stesso

canale, saranno realizzati mediante interposizione tra getti continui di un giunto Water- stop

costituito da nastro di adeguate dimensioni in gomma sintetica. In quanto agli scavi di

fondazione dell’ edificio centrale che potranno raggiungere e superare il livello previsto di

falda, essi saranno eseguiti a palificata “ matura “ ed eventualmente all’ occorrenza , con

aggottaggio meccanico.

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B.2.10. Descrizione dei processi gestionali aventi rilevanza ambientale

Non è previsto che durante la vita dell’ impianto debbano affrontarsi problematiche di

rilevanza ambientale relativi all’ esercizio ed alle manutenzione di tutti gli apparati oleodinamici e

meccanici. I gruppi turbogeneratori costituiscono nei fatti sistemi compatti e pressoché chiusi ;

la loro efficienza è legata alla perfetta lubrificazione dei cuscinetti e degli organi meccanici in

movimento ed alla tenuta di pressione dei modesti circuiti oleodinamici di comando della

turbina e degli organi di sezionamento della condotta forzata (valvola di macchina). Per

evitare ogni forma d'inquinamento accidentale è stato previsto l'utilizzo di oli e grassi lubrificanti

biodegradabili e l'installazione di una vasca di contenimento per raccolta del fluido

oleodinamico nella vicinanza ed al di sotto della centralina oleodinamica.

B.2.11. Norme Tecniche di riferimento che regolano la realizzazione delle opere

La opere elettro-meccaniche saranno realizzate conformemente alle seguenti direttive comunitarie:

98/37/CEE, 73123/CEE e successive integrazioni (93/68/CEE) 891336/CEE e successive

modificazioni ed integrazioni (92/31/CEE e 93/61/CEE). Inoltre saranno conformi alle seguenti

norme armonizzate: UNI EN ISO 12100:2005 parte 1-2 (sicurezza del macchinario) EN -60204-1

(sicurezza degli apparati elettrici) ed alle seguenti norme e regole tecniche: CNR-UNI 10011-88

(costruzioni in acciaio) DIN 2545 (dimensionamento flange delle tubazioni) UNI-EN 10025 (qualità

degli acciai ).

B.2.12. Regime di proprietà delle aree interessate dall'intervento

Le opere da realizzare occuperanno aree principalmente costituite da suoli privati fatta

eccezione per le aree demaniali costituenti gli alvei fluviali interessati e loro pertinenze. Il

piano particellare di esproprio che del progetto è parte essenziale, elenca e descrive, sotto

il profilo catastale, i suoli interessati dalla costruzione delle opere, indicando con ogni

necessaria precisione quelle da acquisire in via definitiva, quelle da occupare

provvisoriamente in quanto indispensabili per l’ esplicazione delle operazioni di cantiere e

quelle da asservire per la protezione del tracciato delle condotte. In quanto

all’ acquisizione dei suoli, mentre per le aree demaniali si ricorrerà all’ istituto della

concessione temporanea, per i suoli privati, ove non fosse possibile raggiungere

l’ obbiettivo mediante trattativa bonaria, si procederà per esproprio.

B.2.13. Demolizione di manufatti esistenti

Non è prevista la demolizione di manufatti esistenti, ad eccezione di alcune membrature in

calcestruzzo dell’ opera di presa di fiume che, in ragione del loro pessimo stato di

conservazione saranno demolite e puntualmente ricostruite.

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B.2.14. Vicinanza dell'opera a usi territoriali o attività incompatibili

Il progetto si sviluppa su aree ad uso sostanzialmente agricolo. Non sono pertanto ravvisabili

incompatibilità tra l'opera in progetto e le attività nelle zone circostanti.

B.2.15. Opere necessarie per garantire la viabilità di cantiere

In quanto agli accessi dell’ opera di presa e della centrale si utilizzeranno strade

preesistenti , avendo cura , soprattutto per l’ area centrale idroelettrica di Quartignano di

realizzare, quale primo approccio operativo all’ area medesima, la realizzazione della

modesta bretella di collegamento con la viabilità preesistente ( strada com. di Quantignano ).

Nei fatti l’ accesso ai siti di cantiere predetti è da porsi in relazione diretta e preliminare

con la stessa viabilità di accesso definitivo ai siti impiantistici da concretizzare. Per

quanto invece attiene al cantiere mobile per la realizzazione della condotta forzata, l’ accesso

verrà garantito “ dall’ occupazione temporanea “ della fascia di terreno necessaria alla posa

della condotta ( pista di cantieraggio ), fascia che avrà larghezza utile a contenere gli

spazi necessari alle operazioni di posa ma anche a garantire la continuità di traffico lungo

la pista stessa. L'accesso in pista avverrà soprattutto in coincidenza delle intersezioni della

pista in questione con la viabilità locale ovviamente preesistente.

B.2.16. Movimenti di terra e volumi movimentati

Gli scavi previsti in fase di cantiere sono i seguenti:

• Opera di presa: complessivamente 890, di cui 880 per la costruzione della vasca di carico

e 10 per il canale di adduzione di collegamento con la presa.

• Condotta forzata : 30.820mc

• Edificio di Centrale: 340mc

• Canale di scarico: 360mc

Per complessivi 32.410mc

Del volume scavato la maggior quantità verrà risistemata in loco; i volumi in eccedenza

per un totale di mc 1506, di cui mc346 provenienti dalla vasca di carico dell’ opera di

presa, 760 dalla posa della condotta e dallo scavo della galleria, mc160 dalla centrale e

mc240 dal canale di scarico, dovranno essere avviati a discarica o meglio, vista la qualità

del materiale, a riutilizzo come materiale da costruzione per opere in terra. Deve sempre

tenersi in debito conto che i conteggi relativi ai volumi di movimento terra per la centrale

ed il canale di restituzione dovrebbero essere valutati al 50 % di quanto sopra calcolato

per tener conto che la centrale in realtà ospita due impianti .

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B.2.17. Movimenti di terra e volumi movimentati nella fase di esercizio

Durante l’ esercizio dell’ impianto non avverranno movimenti terra. A meno di interventi di

manutenzione straordinaria dei tratti di alveo in corrispondenza della presa e dello scarico a

seguito di un eventi di piena. In ogni modo non si assisterà ad asportazioni di materiale

dall’ alveo, potendosi sicuramente provvedere a ridistribuire lo stesso a monte ed a valle

del tratto interessato.

B.2.18. Modalità di trasporto e frequenza dei trasporti in fase di cantiere

I materiali di risulta degli scavi, quelli da costruzione e tutte le apparecchiature

elettromeccaniche saranno trasportate mediante autocarri cassonati di dimensioni standard. Le

frequenze di passaggio nelle aree di cantiere, tenuto in debita considerazione per il recupero

del materiale di scavo in eccesso sono così valutati:

- Da e per il cantiere dell’ opera di presa : 2 ÷ 3 passaggi giornalieri

- Dal fronte di avanzamento della condotta forzata 4 ÷ 6 passaggi giorno.

- Dal cantiere della centrale 2 ÷ 4 passaggi giorno.

In tale conteggio sono compresi i trasporti di calcestruzzo preconfezionato che viaggerà in

autobetoniera e quelli delle tubazioni in acciaio il cui sfilamento lungo il tracciato di

condotta sarà eseguito mediante carrelli trainati da trattori.

Per la posa della condotta, gli scavi effettuabili con mezzi meccanici saranno delegati a due

scavatori cingolati, una pala meccanica cingolata e un carro porta attrezzi, che transiteranno

all'interno della apposita pista di posa. Durante il periodo di scavo, i mezzi saranno parcheggiati

in prossimità delle aree di intervento.

B.2.19. Modalità e frequenza di trasporto dei materiali in fase di esercizio

Con la centrale in esercizio non sarà generato traffico, se non per questioni di guardiania,

controllo di esercizio e manutenzione ordinaria. La modestia e la posizione del canale di

collegamento della presa con la vasca di carico, ove è inserito lo sgrigliatore automatico

non inducono ad ipotizzare necessità di trasporto legate al recupero del materiale recuperato

dallo sgrigliatore automatico posto sul canale . Nel periodo autunnale e primaverile, quando

le piene sono più probabili, sarà sufficiente l’ ispezione quotidiana, in quanto sicuramente

programmata per raccogliere e restituire al corso d’ acqua il materiale raccolto dallo

sgrigliatore. Il sistema automatico e centralizzato di controllo del funzionamento

dell’ impianto non richiede interventi diretti del personale sulla presa.

B.2.20. Descrizione delle misure di dismissione delle opere

E' improbabile che si renda necessario dismettere le opere.

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Il tempo minimo stimato per l'analisi del rendimento dell'investimento pone la vita dell'opera a 30

anni, ma si ritiene plausibile una sicura durata di 40 anni al termine oltre il quale si dovrà

provvedere ad una revisione delle opere civili. In quanto agli impianti elettromeccanici essi

mediamente subiscono revisioni totali ogni 15 anni e sostituzione integrale ogni 30 anni.

Ove si debba considerare la dismissione, nel caso di specie, come descritto ampiamente

nell’ apposito elaborato progettuale si passerà per la sterilizzazione del’ opera di presa, da

conseguirsi mediante sbarramento della sezione iniziale del canale di collegamento posto

tra la vasca di calma e la vasca di carico, previo smontaggio ed accantonamento dello

sgrigliatore automatico, dovendosi considerare che le altre strutture, propriamente localizzate

in alveo, già da lungo tempo definiscono e caratterizzano lo stesso tanto da non poter

essere demolite.

La vasca di carico e la condotta forzata, per la loro riutilizzabilità e per il loro valore

intrinseco non dovrebbero e non potrebbero essere demolite, tenuto anche conto del fatto

che sono interrate. In quanto all’ edificio centrale idroelettrica, esso , come noto, é

destinato a contenere anche il gruppo di generazione dell’ impianto di Pievetorina; per tale

ragione le problematiche relative alla sua dismissione si potrebbero porre solo allorquando

si decidesse di dismettere anche l’ impianto di Pievetorina.

Ciò detto , nell’ ipotesi che il problema si ponesse, va ricordato che il fabbricato centrale

idroelettrica, sotto il profilo architettonico è conformato a fabbricato rurale, ragione per la

quale, liberato degli impianti in esso contenuti può essere facilmente riattato ad uso

agricolo. In quanto all’ ampio canale costituente il vano di scarico della centrale posto in

fondazione, esso può facilmente e proficuamente essere adibito a magazzino per la

conservazione anche di prodotti agricoli di pregio. In quanto al canale di restituzione

dell’ acqua all’ alveo naturale esso può essere tranquillamente tombato mediante

riempimento con materiale granulare di cava e ricoperto con terreno vegetale.

B.2.21. Descrizione delle soluzioni progettuali alternative per la dismissione delle opere

Non esistono soluzioni alternative a quelle sopra descritte, a meno che non si ipotizzi di

demolire tutte le strutture sino al recupero della condotta forzata. In tale estrema ipotesi

altre al costo dovrà tenersi in debita considerazione l’ offesa che si arrecherà al sistema

ambientale che, dopo alcuni anni dalla costruzione dell’ impianto, sicuramente si sarà

riguadagnato alla mera normalità.

B.2.22. Consumi di materiali di costruzione

I materiali di costruzione utilizzati saranno calcestruzzi di vario dosaggio, ferro per armature,

laterizi, pietrame per gabbioni e reti zincate a filo ritorto, pietre di rivestimento, guaine

impermeabili, acciaio per la condotta forzata e tubi di PE e calcestruzzo centrifugato per le

opere minori di convogliamento. Inoltre profilati in acciaio, rame, acciai fusi ed altre

componenti minori per la parte propriamente impiantistica. Non è previsto il consumo di

risorse naturali da prelevarsi nei siti .

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B.2.23. Alternative per l'utilizzo di risorse naturali o di materie prime nelle varie fasi del progetto

Non si possono considerare alternative per l’ utilizzo di risorse naturali o di materie prime,

proprio per la natura del progetto e per le motivazioni sopra evidenziate.

B.2.24. Apporti idrici per realizzare il progetto

Il progetto prevede lo sfruttamento della risorsa idrica che, come descritto al punto B.1.1.,consiste

nella derivazione dal torrente Sant’ Angelo con completa restituzione di una portata del

Fiume Chienti di Pievetorina. di cui lo stesso torrente è affluente.

Il “ processo produttivo “ si estrinseca proprio nella coltivazione e nello sfruttamento del

potenziale idroelettrico esistente tra la sezione di derivazione e quella di restituzione lungo

il fiume. La portata media prevista in derivazione risulta di 191 lt/s con una portata massima

derivabile di 300 l/s.

Durante la realizzazione del progetto non è necessario alcun apporto idrico, fatta eccezione

per le prove di tenuta delle condotte. Ma in tal caso l’ acqua prelevata direttamente

dall’ alveo ad esso viene completamente restituita a prove ultimate per semplice vuotatura.

B.2.25. Impiego di acqua in modo da influenzare la disponibilità di risorse idriche a livello locale

La derivazione d'acqua nella zona oggetto del presente progetto non influenzerà la disponibilità di

risorsa idrica a livello locale, giacché non ci sono particolari esigenze di ulteriore utilizzo nel tratto

di torrente sotteso, atteso che ormai lungo lo stesso corso d’ acqua, sino alla confluenza col

Fiume Chienti, non si esercitano più attività di sorta.

B.2.26. Eliminazione di acque effluenti

Il progetto non prevede l'eliminazione di acque effluenti.

B.2.27. Quantità e caratteristiche dei rifiuti prodotti in fase di cantiere

I rifiuti prodotti in fase di cantiere sono limitati ai soli materiali di risulta in eccesso dalle

operazioni di scavo , come indicato al punto B.2.16.; tali materiali saranno poi destinati al

riutilizzo. Altri rifiuti, di piccola entità e scarsamente rilevabili, saranno quelli residuati dalla

costruzione edile e dalla installazione degli impianti all'interno della centrale; come tali, se

metallici saranno recuperati per essere rilavorati e riutilizzati, altrimenti saranno avviati a

discarica.

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B.2.28. Quantità e caratteristiche dei rifiuti prodotti in fase di esercizio

Una centrale idroelettrica non produce rifiuti, né solidi né liquidi né gassosi, in fase di esercizio.

Quello idroelettrico è un sistema di produzione di energia da fonte rinnovabile e quindi ad

"emissioni zero".

B.2.29. Rumori prodotti durante la fase di cantiere

Il rumore prodotto dai mezzi d'opera per le varie operazioni sarà il seguente:

• Scavo su terra: < 80 decibel;

• Trasporti: < 80 decibel;

• Tutte le altre operazioni previste: < 70 decibel.

Per mitigare la rumorosità degli scavi, particolarmente elevata, si organizzeranno le attività di

cantiere in modo tale da non sovrapporre mai a tale scavo altre operazioni con produzione di

rumore. Per ciascun cantiere, le operazioni di scavo si stima che saranno effettuate nelle

prime 5 giornate lavorative di ciascuna settimana e nell’ arco del normale orario giornaliero di

lavoro da un unico mezzo d'opera. Ove si consideri che i cantieri investono aree

essenzialmente agricole e sono , in qualche caso , anche prossimi ad aree industriali, non

verranno adottate altre misure di mitigazione che si rivelerebbero sproporzionate rispetto alla reale

entità del rumore prodotto, soprattutto in relazione alla durata.

Saranno comunque adottate misure di sicurezza per gli operatori incaricati delle operazioni di

scavo mediante l'utilizzo di opportuni DPI e l'allontanamento di tutti gli altri operatori non necessari

all'operazione.

B.2.30. Rumori prodotti durante la fase di esercizio

I rumori prodotti in fase di esercizio sono relativi al moto rotatorio del gruppo turbogeneratore

installato in centrale idroelettrica. La condotta forzata (interrata) tra la vasca di carico e la

centrale per la sua posizione non è in condizione di generare rumore di livello significativo.

Lo scarico d'acqua dalla macchina nel sottostante vano interno alla centrale che del canale

di scarico è la parte iniziale, avverrà a bassa velocità e senza alcun salto: è dunque presumibile

che il rumore di basso livello non sia percepibile, considerata anche la distanza dagli edifici

abitati più vicini che distano almeno 250 m. D’ altro canto la massa strutturale dell’ edificio

di contenimento è tale da assorbire gran parte del rumore generato al suo interno, e

buona parte del contenitore ove si sviluppano i rumori è parzialmente interrata. Ad ogni

modo sarà opportuno prevedere una adeguata prestazione acustica delle porte di accesso per

ottenere nel complesso un sufficiente isolamento dal rumore generato all'interno della centrale. Per

quanto riguarda la trasmissione del rumore per il tramite di vibrazioni, il fenomeno

potenzialmente considerabile, nella reale condizione di impostazione e fondazione dell’

edificio centrale idroelettrica, assume scarsissimo significato ed irrilevante consistenza.

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La movimentazione meccanica di tutte le opere di regolazione e grigliatura dell'acqua è effettuata

mediante motori elettrici di bassa potenza che saranno in funzione per brevi intervalli di tempo

valutabili in minuti primi. Il livello sonoro equivalente ponderato A, legato a tali dispositivi è per

questa ragione molto limitato. (rif. D.P.C.M. 14/11/97).

B.2.31. Vibrazioni prodotte in fase di cantiere

Le vibrazioni saranno prodotte essenzialmente dalle operazioni di scavo.

Per mitigare l'effetto delle vibrazioni prodotte si organizzeranno le attività di cantiere in modo tale

da non sovrapporre mai a tale scavo altre lavorazioni nella stessa area. Lo scavo si stima che sarà

effettuato in 5 giornate lavorative da un unico mezzo d'opera quindi, essendo l'area poco abitata

(area industriale ed agricole), non verranno adottate altre misure di mitigazione che si ritengono

sproporzionate rispetto alla reale entità delle vibrazioni prodotte, soprattutto in relazione alla

durata.

Saranno invece adottate misure di sicurezza per gli operatori incaricati allo scavo mediante

l'utilizzo di opportuni DPI e l'allontanamento di tutti gli altri operatori non necessari all'operazione.

Va ricordato che il territorio comunale di Pievetorina è stato sottoposto a classificazione

acustica nel Giugno del 2006; dalla lettura si evidenzia che la zona della centrale di

Quartignano appartiene alla sezione censuaria n°33, mentre quella di impostazione dell’

opera di presa di Fiume appartiene alla sezione censuaria n°36. Il sito centrale è zona

agricola a tutti gli effetti e sostanzialmente disabitata, quindi secondo lo studio eseguito,

appartiene alla CLASSE II per la quale vale la seguente definizione: “ Aree destinate ad

uso prevalentemente residenziale. L’ opera di presa di Fiume ricade anche essa in zona di

II classe ed è assai prossima all’ abitato di fiume che, per sua caratteristica di centro

abitato è classificato di III classe.

Rientrano comunque in II classe “ le aree urbane interessate da prevalentemente da traffico

veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività

commerciali ed assenza di attività artigianali e industriali”. Ancorché la medesima definizione

di classe II non aiuti a comprenderne le ragioni, lo studio di classificazione ne fornisce la

motivazione ricordando che nelle aree agricole è ricorrente l’ uso di macchine operatrici.

B.2.32. Vibrazioni prodotte in fase di esercizio

Come indicato al precedente punto 2.30 le vibrazioni prodotte si manifesteranno prevalentemente

in rumore mentre non saranno apprezzabili le vibrazioni vere e proprie se non all'interno della

centrale. Le misure di mitigazione proposte nel punto B.2.30. si ritengono sufficienti a limitare al

minimo tale problema in fase di esercizio.

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B.2.33. Scarichi idrici prodotti in fase di cantiere

Di norma le operazioni di cantiere non producono scarichi idrici. Le uniche operazioni che

richiedono utilizzo di acqua sono i getti di calcestruzzo che dovrà essere bagnato, durante i 15

giorni di maturazione, per evitare le fessurazioni da ritiro tipiche della maturazione in ambiente

non sufficientemente umido. Si ritiene che tali scarichi siano ininfluenti, per la loro entità e per

l'assenza di sostanze inquinanti, sull'equilibrio idrico della zona.

In quanto alle operazioni di lavaggio dei mezzi di cantiere, con particolare riferimento alle

autobetoniere di trasporto del calcestruzzo preconfezionato, sarà normativamente imposto che

i lavaggi del contenitore possano avvenire in cantiere di utilizzo a mezzo dell’ acqua

normalmente disponibile con la stessa autobetoniera fino ad arrestare il fenomeno di presa

del cemento, ma che l’ eliminazione dei residui di lavaggio avvenga nello stesso stabilimento

di preconfezione che si ritiene certamente dotato di idonee vasca di recupero e

sedimentazione dei residui medesimi.

Ove si dovessero ipotizzare operazioni di pressatura di prova della condotta una volta

realizzata, detta operazione non produrrà in alcun modo uno scarico di natura inquinante

poiché le tubazioni impiegate per la formazione della condotta medesima sono fornite di

verniciatura interna di adeguata qualità e spessore sufficiente ad impedire lo scadimento

qualitativo dell’ acqua utilizzata per la prova di pressione.

B.2.34. Scarichi idrici prodotti in fase di esercizio

In fase di esercizio lo scarico idrico principale sarà determinato dall'opera di restituzione, ovvero il

flusso di acqua in uscita dalla centrale che viene restituito al fiume. Tale flusso, di portata non

superiore a 300 I/s, sarà costituito da acqua pulita che, grazie alla caratteristica costruttiva della

Turbina che impiega acciai di qualità ed Inox, verrà in contatto solo con le parti in acciaio della

turbina e quindi non subirà inquinamenti di alcun genere né riscaldamento apprezzabile.

B.2.35. Scarichi in atmosfera prodotti in fase di cantiere

Emissioni di polvere verranno generate solo in fase di scavo nella stagione secca. Tali

lavorazioni saranno limitate sia nelle quantità che nel tempo di emissione. Non si ritiene quindi

necessaria l'adozione di misure di mitigazione che, vista l'area disabitata e la difficoltà di

organizzarle, risulterebbero sproporzionate rispetto alla quantità effettivamente prodotta.

I gas inquinanti prodotti saranno limitati ai gas di scarico dei motori dei mezzi d'opera utilizzati e,

vista la vastità dell'area in cui saranno prodotti e la lontananza del sito da edifici residenziali, non si

ritiene necessario alcun intervento di mitigazione.

B.2.36. Scarichi in atmosfera prodotti in fase di esercizio

Non saranno prodotti scarichi in atmosfera in fase di esercizio.

Page 51: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

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B.2.37. Rischi d'incidente in fase di cantiere

Durante la stesura del progetto esecutivo verrà redatto il piano di sicurezza e coordinamento e

successivamente all'affidamento dei lavori i relativi POS (Piano Operativo di Sicurezza) delle ditte

subappaltatrici.

B.2.38. Rischi d'incidente in fase di esercizio

In fase di esercizio sarà considerato il rischio di elettrocuzione generato da maldestre operazioni

all'interno dei quadri di comando e gestione della centrale. Altri rischi possono derivare

dal possibile contatto di operatori con gli organi meccanici in movimento ( giunto turbina

generatore ).

Per entrambi questi rischi la centrale sarà dotata di sicurezze automatiche e di componenti

meccaniche in grado di proteggere l'operatore in caso di errata manovra o di superamento di

zone a rischio, ma comunque isolando in appositi contenitori e recinti le parti di impianto

più pericolose.

B.2.39. Luoghi con rischio di esplosione o incendio

Nei comparti di centrale, ove sono posti l'alternatore ed i trasformatori elettrici, potrebbero

generarsi incendi dovuti a cortocircuito. Per limitare al minimo tali rischi la linea elettrica ed i

relativi circuiti saranno opportunamente protetti con interruttori magnetotermici differenziali e

sonde di temperatura poste nei punti critici d'impianto. All'interno dell'edificio di centrale è prevista

la presenza di un estintore e di un sacco di sabbia per il soffocamento di eventuali principi

d'incendio.

B.2.40. Utilizzo di agenti chimici

Il progetto non prevede l'utilizzo di agenti chimici.

B.2.41. Utilizzo o produzione di materiali instabili, infiammabili o esplosivi

Il progetto non prevede l'utilizzo ne la produzione di materiali esplosivi.

B.2.42. Utilizzo di processi chimici

Il progetto non prevede l'utilizzo di processi chimici.

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B.2.43. Accessori d'intervento sugli organi d'intercettazione delle tubazioni

Il sistema di controllo del funzionamento del gruppo turbogeneratore sarà equipaggiato con

un PLC che gestirà l'apertura e la chiusura del distributore di turbina e se necessario della

valvola di macchina in ragione della portata in arrivo, mediante il rilevamento del livello

nella vasca di carico dell’ opera di presa. Il PLC tende a mantenere detto livello costante,

al variare della portata derivata dal torrente ed avviata alla centrale, mediante la regolazione

di apertura degli ugelli (iniettori) della turbina. Eventuali blocchi di produzione, saranno gestiti in

maniera da restituire la portata derivata alla presa direttamente al corso d’ acqua nell’ ambito

della stessa presa per automatica attivazione dello sfioro posto sulla pareste Est della

vasca di calma (dissabbiatore) che immediatamente precede la vasca di carico.

Analogamente La scarsa portata in derivazione sarà rilevata dal sensore di livello che agirà

sull'apertura o la chiusura degli iniettori di macchina fino ad arrestare il funzionamento.

B.2.44. Utilizzo di sostanze tossiche

Il progetto non prevede l'utilizzo di sostanze tossiche.

B.2.45. Analisi dei fenomeni di corrosione

Il fenomeno corrosivo è strettamente correlato con le masse metalliche esposte al

fenomeno stesso. Per limitare gli effetti della corrosione sulla condotta forzata, si è valutata

positivamente l'opportunità d'installare un dispositivo di protezione catodica a corrente impressa.

In quanto al tratto di condotta esposta direttamente in aria, per esso si è adottato l’

acciaio Corten che possiede la proprietà di resistere molto bene alla corrosione

atmosferica.

B.2.46. Sfiati, valvole di sicurezza o dischi di rottura di apparecchi in pressione

Normalmente il flusso in condotta viene interrotto dalla chiusura degli ugelli di alimentazione

della turbina, comandati dal PLC (controllore logico programmabile) di controllo dell’ impianto

cui è associata, per chiusura in cascata, la valvola di macchina. Detto complesso

provvede al blocco del flusso in condotta da valle, quindi impedendo la vuotatura della

stessa per poter riprendere immediatamente il funzionamento in automatico al cessare della

causa che aveva determinato il fermo. La condotta può anche essere chiusa all’ imboccatura

mediante manovra della saracinesca appositamente ubicata immediatamente a valle della

vasca di carico dell’ opera di presa. Il gruppo turbogeneratore è altresì dotabile di uno

scarico sincrono destinato ad attivarsi (per apertura) quando il distributore della turbina

volge alla chiusura totale; in tal caso la turbomacchina si arresta senza che il flusso in

condotta abbia a subire grandi modificazioni. La manovra contraria del distributore

ovviamente produce la chiusura dello scarico sincrono. Tale dotazione consente, nel migliore

dei modi, di proteggere l’ integrità della condotta dalle sovrappressioni generate dal moto

vario (colpo d’ ariete). La condotta forzata, lungo il suo sviluppo, subordinatamente alle

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53

singolarità altimetriche del suo profilo longitudinale, è dotata degli indispensabili sfiati e

scarichi.

B.2.47. Sistemi di allarme, di blocco, di diagnostica delle anomalie e guasti

Il PLC, cuore e cervello del sistema di controllo dell’ impianto, acquisisce da una

complessa serie di sensori ubicati nei punti significativi dell’ impianto, i valori dei parametri

incidenti sul normale funzionamento permettendo la gestione integrata della centrale e

monitorando eventuali anomalie. Sono sottoposte a controllo le seguenti grandezze:

- Velocità di rotazione della turbomacchina

- Temperatura dei supporti della turbina

- Temperatura di ciascuna fase dell’ alternatore

- Temperatura del trasformatore elevatore di tensione di macchina

- Portata di funzionamento

- Sistema antincendio

- Livello fluidi oleodinamici

Il PLC , in caso di anomalia di produzione, chiude progressivamente gli iniettori e la valvola di

macchina, arrestando il flusso in condotta, ovvero deviando il flusso direttamente al corso

d'acqua per mezzo dello scarico sincrono, se esistente.

Inoltre al PLC è asservito il sensore di livello della vasca di carico mediante il quale regola

la rata di funzionamento della macchina generatrice. Stabilito il livello standard di

funzionamento con livello che volge al basso viene regolata progressivamente la chiusura degli

organi di regolazione della turbina (iniettori). Quando il livello dell’ acqua nella vasca di carico

si abbassa oltre la soglia di minima produzione, il PLC arresta la macchina affidando

all'operatore l’ accertamento delle motivazioni cui addebitare la carenza di acqua. Quando

invece il livello in vasca di carico supera quello standard di regolazione, in condotta affluirà

la portata massima di funzionamento del gruppo turbogeneratore, mentre l’ eccesso di

portata affluito nell’ opera di presa viene restituito al corso d’ acqua a mezzo dello

sfioratore posto nella vasca di calma a monte della vasca di carico.

Il PLC di gestione delle apparecchiature elettromeccaniche in centrale, in caso di anomalia di

produzione, chiude progressivamente l’ alimentazione della turbina e la relativa valvola

immediatamente a monte, deviando il flusso direttamente al corso d'acqua a mezzo dello

scarico sincrono.

B.2.48. Sistemi di protezione individuali o collettivi nell'ipotesi di eventi anomali, pericolosi o incidenti

Non sono ipotizzabili incidenti o eventi anomali che possano creare la necessità di sistemi o

procedure di protezione collettiva.

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54

Per quanto riguarda la protezione individuale, l'accesso alla centrale sarà riservato solo a

personale altamente specializzato, equipaggiato con gli opportuni D.P.I. e dotato di tutte le

attrezzature e a conoscenza delle procedure necessarie per operare in sicurezza sull'impianto.

Non va dimenticato, che anche dal punto di vista eminentemente elettrico , oltre che da

quello meccanico, l’ impianto e dotato di “protezioni standardizzate “ che gli conferiscono

un buon livello di sicurezza intrinseca.

Una specifica valutazione del rischio andrà fatta anche per l’ opera di presa, per la presenza

in essa di canali, vasche di sedimentazione e vasche di carico, per evitare il rischio di

annegamento. L’ opera di presa e la centrale saranno sicuramente recintate , mentre

canali e vasche saranno dotate di regolamentari parapetti.

B.2.49 Bacini di contenimento nell'ipotesi di sversamenti di liquidi tossici o pericolosi

Il rischio di sversamento di oli lubrificanti e fluidi oleodinamici pericolosi (descritto anche nel punto

B.2.10.) non esiste in quanto si utilizzano lubrificanti e fluidi biodegradabili. Al di sotto della

centralina oleodinamica è comunque prevista una vaschetta di raccolta delle eventuali perdite

dell’ impianto

B.2.50. Piani di emergenza e sistemi d'intervento nell'ipotesi di manifestazione di emergenze particolari o incidenti

La centrale non è in condizione di generare rischi tali da rendere necessari di piani di

emergenza.

B.2.51. Descrizione dei bacini di contenimento nell'ipotesi di sversamenti di liquidi tossici o pericolosi

Vedere punto B.2.49. e B.2.10.

B.2.52 Analisi economica dell'investimento

II costo di realizzo dell'impianto, così come risultante dal Computo metrico estimativo inserito nella

relazione generale, è di € 2.500.000,00 + IVA.

La relazione economico finanziaria , che è parte integrante del progetto, prevede per lo

stesso:

- Una vita operativa di 30 anni

- L’ incentivazione, secondo norma vigente, per quindici anni sulla scorta della

cosiddetta “ tariffa omnicomprensiva “

- La cessione al distributore acquirente di energia per 2,3Gwh l’ anno

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- Un utile medio annuo lordo di 92.000,00 €, a fronte di un immobilizzo certo di

capitale pari al 20% del costo iniziale di impianto.

Non è previsto alcun recupero di materiale ed energia all’ infuori della produzione energetica

netta vendibile.

B.2.54. Analisi e verifica delle condizioni di equilibrio a breve, medio e lungo termine dei versanti, delle masse di materiali movimentati e più in generale delle opere in terra in fase di cantiere

L' impianto, come più volte riferito è posizionato sul fondo valle del Torrente Sant’ Angelo

prima e del fiume Chienti di Pievetorina dove non sono presenti movimenti gravitativi attivi o

quiescenti. Sia il rilevamento geologico-geomorfologico di dettaglio effettuato dal geologo

specialista incaricato, che la visione delle cartografie edite dalla Regione Marche (Carta geologica

e geomorfologica) non hanno evidenziato aree in dissesto.

Alla luce di quanto sopra riportato si può affermare che il sito oggetto dell'intervento (punto di

derivazione, percorso e punto di rilascio) è morfologicamente stabile.

B. 3. FATTORI SINERGICI

Nell’ area interessata dal progetto, né lungo l’ asta fluviale di pertinenza , esistono inziative

industriali di tipo idroelettrico quale quella che si propone, nè vecchi impianti di tipo

molitorio in funzione, motivo per il quale non si evidenziano possibili fattori sinergici. Né

peraltro si evidenziano altre attività che possano in qualche modo interferiscono con

l'installazione proposta.

B.3.1. Esistenza di altri impianti simili nell'area (ante Operam)

Non esistono in zona, come sopra detto impianti simili. Il primo impianto che si incontra,

scendendo verso valle è quello Enel che si origina dall’ invaso artificiale di Polverina sul

Fiume Chienti (unito) e che impegna i territori comunali di Pieve Bovigliana e Camerino e

restituisce la portata al fiume con la centrale di Valcimarra in comune di Caldarola (MC).

B.3.2 Previsione della Presenza di altri impianti simili nell'area (ante Operam)

Non si hanno informazioni sulla presenza futura di altri impianti simili in zona e/o di richieste

analoghe alla presente ad eccezione di altre proposte della stessa proponente Hidrochienti,

peraltro già enunciate ed illustrate in questo stesso elaborato.

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56

B.3.3. Presenza di altre attività antropiche ad elevato rischio di incidente (ante operam)

Nell'area non sono presenti attività pericolose

B.3.4. Previsione della presenza di altre attività antropiche ad elevato rischio di incidente (post operam)

Allo stato attuale delle conoscenze, non sono previste o prevedibili nell'area attività umane che

possano generare particolari rischi di incidente.

B.4. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

B.4.0 DESCRIZIONE DELL'AMBIENTE DI RIFERIMENTO (ante operam)

3.1.2.1 Bosco di carpino nero (Ostrya carpinifolia) e orniello (Fraxinus ornus)

Descrizione botanico-vegetazionale come da PRG vigente

Si tratta di un bosco misto di caducifoglie in cui dominano il carpino nero (Ostrya carpinifolia) e

l’orniello (Fraxinus ornus). Dal punto di vista sintassonomico, vengono riferiti all'associazione

Scutellario-Ostryetum carpinifolioae ampiamente studiato nell'Appennino umbro-marchigiano nelle

diverse varianti (BALLELLI, BIONDI, PEDROTTI, 1982), (FRANCALANCIA, ORSOMANDO 1982).

Oltre al carpino nero e all'orniello, fanno parte di queste cenosi diverse altre caducifoglie quali:

acero di Ungheria (Acer obtusatum), tiglio selvatico (Tilia cordata), ciliegio selvatico (Prunus

avium), ciavardello (Sorbus torminalis), sanguinella (Cornus sanguinea), maggiociondolo

(Laburnum anagyroides), nocciolo (Corylus avellana).

Abbastanza ricco risulta anche lo strato arbustivo e lianoso in cui si osservano: caprifoglio etrusco

(Lonicera etrusca), berretta da prete (Euonymus europes), biancospino comune (Crataegus

monogyna), corniolo (Cornus mas), emero (Coronilla emerus), rovi (Rubus sp.pl.), sanguinella

(Cornus sanguinea), edera (Hedera helix), vitalba (Clematis vitalba), tamaro (Tamus comunsi).

Sulle pendici a prevalente esposizione Nord, l'ostrieto si presenta generalmente nell'aspetto tipico;

invece nei versanti più termofili, esposti prevalentemente a Sud, si osserva una marcata

diversificazione del corteggio floristico con una presenza notevole di roverella e cerro che ha

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indotto a distinguere una variante nuova dello Scutellario-Ostryetum denominata a Quercus

pubescens e Quercus cerris,.

Habitat e zone di maggiore distribuzione

Queste formazioni sono molto diffuse in tutta la dorsale appenninica, interessando buona parte del

piano collinare sulle pendici dei versanti più freschi e acclivi, con substrato di tipo calcareo.

La fascia altitudinale in cui si sviluppa questa vegetazione é compresa tra 500 e 1100 metri di

altezza, con propaggini anche fino a 1200m.

Grado di naturalità

Molto elevato.

Gli ostrieti costituiscono un tipo di vegetazione primario e ad essi viene riconosciuto il rango di

serie dal momento che costituiscono lo stadio verso cui tendono le successioni secondarie di

pascolo e di mantello, insediate sulla dorsale calcarea dell’orizzonte collinare e pedemontano

dell’Appennino.

Stato di conservazione

Buono

Lo stato di conservazione é nel complesso buono pur tenendo conto che si tratta sempre di boschi

cedui regolarmente sfruttati dall’uomo.

Situazioni di un certo degradato si osservano in versanti più acclivi, con substrato poco profondo e

con esposizioni meno fresche (E, O, S-O, S-E).

Grado di sensibilità

Medio

La sensibilità é in funzione dell’entità delle ceduazione soprattutto nelle zone più acclivi e con le

esposizioni intermedie sopra citate.

Potenzialità

Anche per gli ostrieti l’evoluzione non é da considerare seriale perché si ritiene che rappresentino il

termine ultimo della serie (serie del carpino nero).

Una loro evoluzione di tipo fisionomico strutturale é da considerare solo nei casi di maggiore

depauperamento del bosco a causa delle eccessive ceduazioni.

Va rilevato che il rinnovamento di queste fitocenosi procede abbastanza rapidamente anche dopo

energici tagli, per lo meno nei versanti rivolti a nord o insediati su pendici fresche.

Linee mirate di intervento

Nei casi di esposizioni più termofile e di cedui troppo diradati, si propone una diminuzione delle

entità di taglio e una regolamentazione con turni più lunghi.

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58

3.1.2.2. Ostrieto termofilo e/o rupestre: bosco a domiinanza di carpino nero (Ostrya carpinifolia),

orniello (Fraxinus ornus) e roverella (Quercus pubescens)

Si tratta di una variante termofila all'ornostrieto precedentemente descritto e caratterizzata da una

notevole partecipazione di querce caducifoglie (cerro e roverella).

3.1.2.3 - Vegetazione arbustiva

Descrizione botanico-vegetazionale

Si tratta di cenosi arbustive di sostituzione che costituiscono di solito stadi di transizione verso la

vegetazione forestale. A volte si tratta di stadi durevoli a causa di fattori limitanti che ne ostacolano

o quanto meno rallentano il processo evolutivo.

L’inquadramento degli arbusteti non va considerato dal punto di vista esclusivamente

fitosociologico, ma come é stato accennato, va visto in funzione del tipo di bosco, in relazione al

quale essi formano il cosiddetto «mantello», il quale evolvendo in una vegetazione più stabile

determinerà un ampliamento del bosco stesso. Questo aspetto verrà meglio chiarito nei capitoli

successivi dove le varie serie saranno rappresentate ciascuna con gli arbusteti di pertinenza. Nelle

aree di campo e pascolo abbandonato, il mantello tende a proiettarsi verso queste aree (in cui é

cessata l’attività antropica) dando origine ad arbusteti veri e propri.

Nelle aree di ex coltivi, questo fenomeno mostra una successione diacronica evidente.

Dopo un primo stadio di colonizzazione con vegetazione erbacea a dominanza di falasco

(Brachypodium rupestre), segue la diffusione di fruticeti dominati da arbusti, diversi a seconda

delle condizioni climatiche ed edafiche.

Nel piano collinare (aree di ex coltivi su substrato marnoso arenaceo) le tipologie più diffuse sono

le formazioni a ginestra (Spartium junceum) che il più delle volte tendono ad essere

monospecifiche.

Nel settore alto collinare e montano, su substrato calcareo, sono frequenti le formazioni a ginepro

comune (Juniperus comunsi) e ginepro rosso (J. oxycedrus) talvolta compenetrate tra di loro.

Diversi altri sono gli arbusti presenti nella fascia di mantello tra cui: rosa selvatica (Rosa canina),

citiso a foglie sessili (Cytisus sessilifolius), sanguinella (Cornus sanguinea), biancospino selvatico

(Crataegus oxyacantha) e non infrequenti dei pruneti a prugnolo (Prunus spinosa).

In prossimità di boschi localizzati su substrati acidofili, come i castagneti o i boschi misti a cerro e

castagno, si riscontrano anche altri arbusti fra cui: ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), erica

(Erica arborea), agazzino (Pyracantha coccinea), ginestra dei tintori (Genista tinctoria).

Habitat e zone di maggiore distribuzione

Gli arbusteti sono frequentissimi nelle aree di ex coltivi su substrati marnoso arenacei perché nelle

zone collinari si è assistito ad un marcato fenomeno di abbandono dei campi e dei pascoli che ha

favorito la loro diffusione.

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59

Il fenomeno é particolarmente evidente nella zona alto collinare e pedemontana, dove queste unità

costituiscono degli orli abbastanza estesi nelle fasce perimetrali di boschi. I ginestreti costituiscono

la formazione nettamente dominante e stanno a significare soprattutto nuove aree di espansione

dei querceti di roverella.

Grado di naturalità

Medio-elevato

Il Grado di naturalità di queste formazioni é da considerare elevato dal momento che costituiscono

il termine che nella serie evolutiva precede la formazione boschiva (testa di serie). Infatti in

numerosi rilievi si é avuto modo di riscontrare che quasi sempre la compagine floristica, oltre che

da essenze arbustive é costituita da un certo numero di piantine arboree.

Stato di conservazione

Soddisfacente

Non si rilevano particolari problemi legati alla loro conservazione.

Grado di sensibilità

Basso

Potenzialità

E’ stato precisato che queste formazioni tendono nel tempo a formare tipologie vegetali più

complete dal punto di vista strutturale che portano alla formazione del bosco. I modelli di

espansione sono stati studiati da diversi autori (BIONDI, 1990; CANULLO 1992 E 1993; CANULLO ET

ALII, 1993; BALLERINI, BIONDI E CALANDRA, 1997) e mostrano che le popolazioni arbustive sono

particolarmente attive nei processi di recupero in situazioni edafo-climatiche più favorevoli come

nei casi di pendii freschi e poco acclivi.

Linee mirate di intervento

In linea generale, per queste formazioni é opportuno non intervenire lasciando che il processo di

recupero si attui spontaneamente. Un caso particolare é costituito dai ginestreti, nei quali si verifica

frequentemente un’eccessiva compattazione degli individui; é consigliabile prima che si arrivi a

questo stadio duraturo effettuare degli interventi di posa a dimora con essenze arboree legnose

autoctone al fine di facilitare una formazione strutturale complessa (arbustivo/arborea) in cui gli

individui arborei potranno gradualmente prendere il sopravvento.

3.2.1 Bosco ripariale a salice bianco e pioppo nero

Descrizione botanico-vegetazionale

La vegetazione ripariale, é costituita da aggruppamenti misti formati prevalentemente da saliceti,

pioppeti e ontaneti. Molto comuni sono le specie a portamento arbustivo che colonizzano la parte

prossimale della riva del fiume: salice rosso (Salix purpurea), salice triandra (Salix ceste), salice di

ripa (Salix eleagnos): alle specie arbustive, seguono altre specie arboree: salice bianco (Salix

alba), pioppo nero (Populus nigra), pioppo bianco (Populus alba), pioppo cipressino (Populus nigra

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var. italica) e non infrequente ontano nero (Alnus glutinosa). Dal punto di vista fitosociologico viene

riferita all'associazione Salicetum albae.

Spesso, queste cenosi, sono frammiste a vari elementi arborei ed arbustivi di origine antropica

rappresentati esclusivamente da robinia (Robinia pseudoacacia) e ailanto (Ailanthus altissima).

Habitat e zone di maggiore distribuzione

La vegetazione ripariale si insedia lungo le sponde dei corsi d’acqua, fiumi o piccoli torrenti.

Le aree a maggiore diffusione, si riscontrano lungo le aste fluviali del Fiume Chienti, e i relativi

affluenti più importanti .

Grado di naturalità

Elevato

Il grado di naturalità é elevato soprattutto nei casi in cui non si osservano penetrazioni da parte

della vegetazione infestante (robinia e ailanto).

Stato di conservazione

Scarso-sodisfacente

Grado di sensibilità

Elevato

Potenzialità

La vegetazione ripariale in condizioni normali, non é suscettibile di evoluzione di tipo seriale,

perché costituisce essa stessa una serie di vegetazione: la serie del salice ripariolo e del salice

bianco che comprende foreste e boscaglie a prevalenza di Salix sp, Populus nigra, Populus alba,

Alnus glutinosa ecc; si inquadra nei seguenti ordini e alleanze: Salicetalia purpureae, Populetalia

albae, Alno-Ulmion.

Di conseguenza gli aggruppamenti ripariali tendono ad evolvere verso queste unità nei casi in cui

vengono sottoposti a forme di degrado che hanno variato la compagine floristica originaria.

Linee mirate di intervento

Nonostante l’esiguità e l’estrema riduzione, questa vegetazione igrofila svolge una notevole

funzione di sostegno e stabilità per gli argini fluviali, oltre che un’importante funzione estetica nel

caratterizzare il paesaggio di fondovalle già scarso di formazioni vegetali.

In linea generale, queste fitocenosi ripariali debbono essere attentamente tutelate data

l'importanza e il ruolo estetico-funzionale che rivestono.

Nei tratti di riva dove la vegetazione riparia é stata completamente diradata o si presenta troppo

diradata, é opportuno ripristinarla ponendo a dimora essenze igrofile del tipo sopra specificato.

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3.2.2 Elementi di Importanza Naturalistica ed Ecosistemica

Tutti gli elementi della vegetazione sono definiti come “corridoi ecologici”: sono distinti nella carta

degli elementi di importanza naturalistica ed ecosistemica in base a tipo di unità. L’elaborato

classifica le varie categorie in base all’importanza ecosistemica, alle caratteristiche biotiche che ne

caratterizzano lo stato di conservazione.

Più specificatamente i corridoi ecologici possono essere costituiti da fasce vegetate, dai filari di

alberi lungo le strade di campagna, dalle capezzagne interpoderali, dalla rete idrica, dalle scoline

con vegetazione idrofila. Le zone di transizione per la riduzione degli impatti dagli agenti esterni

sono le fasce vegetate stesse, le capezzagne inerbite, i complessi vegetazionali di margine (ad

esempio, recenti superfici incolte e/o saltuariamente rimaneggiate, nuclei di arbusti ecc.) insomma

tutto quello che può assumere la funzione di filtro e protezione verso le attività che si svolgono

all’esterno della rete.

Le unità di connessione del paesaggio individuate sono le seguenti:

• UNITA’ DI CONNESSIONE ECOLOGICA LINEARI (asta fluvial, ripariale e elementi diffusi del paesaggio agrario) ELEMENTI DIFFUSI DEL PAESAGGIO (P.T.C. ART. 31) e VEGETAZIONE RIPARIALE (P.T.C.-Art. 23) TUTELA INTEGRALE GRADO DI CONSERVAZIONE MEDIO

• UNITA’ DI CONNESSIONE ECOLOGICA DEI GANGLI DI VEGETAZIONE (macchie boscate e gruppi arborei, rimboschimenti) BOSCHETTI E GRUPPI ARBOREI (P.T.C.-Art. 31.1) TUTELA INTEGRALE

GRADO DI CONSERVAZIONE MEDIO

• UNITA’ DI CONNESSIONE ECOLOGICA DEGLI SPAZI APERTI (coltivi)

AREE COLTIVATE DI VALLE(P.T.C.-Art.31.2) TUTELA ORIENTATA

GRADO DI CONSERVAZIONE MEDIO

• UNITA’ DI CONNESSIONE ECOLOGICA LINEARI (CORRIDOI) ELEMENTI DIFFUSI DEL PAESAGGIO (AGGIUNGERE TUTTI GLI ELEMENTI DIFFUSI DA CARTA VEG.) (P.T.C. ART. 31)

GRADO DI CONSERVAZIONE MEDIO

• UNITA’ DI CONNESSIONE ECOLOGICA DI TRANSIZIONE (arbusteti e pascoli)

GRADO DI CONSERVAZIONE BASSO

Gli ecosistemi presenti nell’area esaminata sono raggruppabili in due tipologie riconducibili a

diversi gradi di naturalità.

Page 62: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

62

1. Ecosistemi agricoli: denominati nello schema riportato “MATRICE AGRICOLA”;

2. Elementi biotici di connessione: Corridoi ecologici primari legati ai corsi d’acqua e flussi

di connessione ecologica legata alla permeabilità ovvero la capacità di diffusione di

flora e fauna all’interno della porzione di territorio.

Gli ecosistemi agricoli, caratterizzati dalla presenza di colture erbacee (mais, cereali autunno

vernini, girasole e foraggere) ed arboree ( arboreti e tartufaie) che richiedono frequenti interventi

da parte dell’uomo presentano ridotti livelli di naturalità con conseguente semplificazione della

biodiversità.

Gli elementi biotici di connessione costituiscono “corridoi ecologici”, differenti dall’intorno

agricolo o antropico in cui si collocano, coperti almeno parzialmente da vegetazione naturale o

naturaliforme. La loro presenza nel territorio è positiva, in quanto consente gli spostamenti

faunistici da una zona relitta all’altra e rende raggiungibili le zone di foraggiamento connettendo

anche ambiti a forte antropizzazione .

La presenza di una rete ecologica viene ritenuta essenziale per la salvaguardia del sistema

naturalistico ambientale in quanto contrasta la frammentazione degli habitat, causa principale della

perdita della biodiversità. Si rimanda alla Tav. 4 che mostra il mantenimento della permeabilità del

sito agli scambi di fauna e flora anche dopo la realizzazione dell’impianto.

B.4.1. Presenza di zone di tutele a parco, zone protette dalla normativa o altre zone naturali sensibili connesse con l'intervento proposto (oasi, zone di protezione, ecc.)

Non sono presenti zone protette da normativa, fatta eccezione per gli ambiti di protezione fluviale

previsti dal D.Lsg. 42/2004.

B.4.2. Appartenenza ad aree a rischio idrogeologico individuate dal PAI

Vedi i punti B.1.11 e B.2.54

B.4.3. Ubicazione del progetto in zone ambientali particolari

Il progetto non ricade in ambientali particolari.

B.4.4. Ubicazione del progetto in un'area che presenta elementi naturali unici (p.e. specie rare)

Non sono presenti elementi naturali unici.

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63

B.4.5. Ubicazione del progetto in ambiti ove i limiti di qualità ambientale stabiliti dalla normativa sono superati (p.e. rumorosità eccessiva ante operam)

L'area di progetto è al di fuori da ambiti ove i limiti di qualità ambientale sono superati.

B.4.6. Ubicazione del progetto in ambiti che presentano attualmente alti livelli d'inquinamento o rischi ambientali (p.e. falde e terreni contaminati ante operam)

L'area di progetto è al di fuori da ambiti che presentano alti livelli d'inquinamento o rischi

ambientali.

B.4.7. Ubicazione del progetto in un'area che presenta aspetti naturali caratteristici (p.e. boschi o morfologie tipiche)

L'area non presenta aspetti geomorfologici particolari e non ricade in aree cartografate dal PPAR

come Emergenze Geomorfologiche.

L'area è caratterizzata da alternanza di seminativi e macchie boscate connesse alla vegetazione

ripariale del fiume che nel breve tratto sotto la frazione di Fiume assume la tipologia di bosco ma

che essenzialmente si snoda lungo un vecchio sentiero esistente e parzialmente ricolonizzato dalla

vegetazione nel tratto iniziale.

Nei pressi del punto di presa e di rilascio, la vegetazione è quella tipica del pioppeto saliceto

ripariale, con un piano dominante dovuto al pioppo nero e al salice bianco, ma anche con la

roverella, la robinia, l'olmo, l'ontano nero, e un piano dominato caratterizzato in prevalenza dalla

presenza dei salici arbustivi, del sanguinello, del sambuco, del rovo, dell'edera.

B.4.8. Ubicazione del progetto in ambiti con problemi legati al degrado degli habitat terrestri, acquatici o palustri (situazione ante operam)

Il progetto si colloca in aree in cui non sono presenti degradi degli habitat terrestri, acquatici o

palustri.

B.4.9. Collocamento del progetto in ambiti con significative patologie delle specie animali o vegetali (situazione ante operam)

Non risultano significative patologie delle specie animali e vegetali presenti nell'area d'intervento.

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B.4.10. Elementi di criticità della capacità di rigenerazione delle risorse naturali (p.e. nell'area sono presenti specie rare o minacciate)

Il sito in questione non sembra rappresentare un sito di importanza strategica per la fauna

dell'Appennino e non è inserito in nessuna direttiva comunitaria (SIC, ZPS ed Important Bird Area)

o nazionale. L'ambito fluviale si colloca nella zona dei ciprinidi superiori del settore pedemontano

collinare, caratterizzato da acque mediamente veloci, fresche e ossigenate, con eventuale

modesta presenza di inquinanti.

L’alveo è morfologicamente vario, con fondo ciottoloso e ghiaioso, le varie facies fluviali sono ben

rappresentate.

La fauna ittica è costituita solo da trote fario, la biodiversità è quindi scarsa. I dati raccolti dai campionamenti della regione rilevano i questo tratto del fiume una forte pressione di pesca e non a caso tra gli individui catturati nei campionamenti si sono ritrovati ami nello stomaco. Il corso d’acqua analizzato con campionamenti dalla Regione Marche (fonte Carta Ittica Regionale) sembra adatto ad ospitare una popolazione di trota fario in grado di riprodursi e di autosostenersi e possiede anche un buona capacità portante: la presenza dei giovani dell’anno, seppure con un numero molto limitato di individui, testimonia della capacità della popolazione di riprodursi nel corso d’acqua indagato. Infatti, l'analisi della CARTA ITTICA DELLA PROVINCIA DI MACERATA associa le acque in questione

alla CATEGORIA “A” ovvero si rinviene la presenza della trota.

La trota si colloca nel settore fluviale montano, caratterizzato da acque veloci, fresche e ben

ossigenate, turbolenti, con cascatelle. Il substrato è roccioso. La specie dominante è la Trota fario,

mentre le specie comuni sono lo Scozzone e il Vairone. Raramente è presente l’Anguilla.

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65

Lo studio è stato condotto nella porzione di territorio della Provincia di Macerata attraversato dalle

acque di categoria A. In questo settore sono state scelte 30 stazioni di campionamento, la cui

lunghezza è stata decisa preventivamente (50 mt effettivi ciascuno). Per ogni asta (tratto

principale, affluente o subaffluente) è stato adottato il criterio dell'omogeneità tra le varie facies

fluviali, cioé ciascun tratto campione doveva presentare in misura simile "pools " (buche), "riffles "

(zone con superficie dell'acqua increspata e corrente veloce) e "runs " (piane con superficie

dell'acqua non increspata e corrente moderata).

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ANALISI DEI SITI CAMPIONATI

- Chi2 - Pievetorina, Chienti 2, 520 mslm, 13 km

Categoria granulometrica (Cg) Punteggio

Ciottoli e blocchi rocciosi 4

Biodiversità Punteggio

Scarsa (1 specie) 0

Vegetazione ripariale (Vr) Punteggio

Abbondante 3

Idrofite di fondo (If) Punteggio Modesta 1

Detriti vegetale (Dv) Punteggio

Buona 2

Questo tratto appartiene al ramo del Fiume Chienti proveniente dalla vallata che dalla località di

Appennino scende verso Pievetorina.

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L’alveo è morfologicamente vario, con fondo ciottoloso e ghiaioso, le varie facies fluviali sono ben

rappresentate. La vegetazione ripariale è abbondante in tutte le sue componenti se si eccettuano

due brevi tratti in cui le sponde sono protette da manufatti in cemento.

La fauna ittica è costituita solo da trote far io, la biodiversità è quindi scarsa. Sono stati catturati 37

individui (45 stimati). La popolazione apparentemente mostra una buona capacità biogenica, con

una struttura di popolazione in cui le class i d’età 0+ e 1+ rappresentano il 78% del totale. Tuttavia

un solo esemplare superava i 22 cm, e questo dato, deleterio per le freghe future, è certamente

determinato dalla press ione di pesca; non a caso tra gli individui catturati, ne abbiamo trovato uno

con ben due ami nello stomaco. Un altro esemplare presentava una les ione grave sul fianco,

provocata verosimilmente dalla beccata di un airone, fattispecie rilevata anche nel tratto Pot3.

Zonazione: Trota superiore.

Proposta di classificazione: Cat. A.

La vallata che comprende il tratto di fiume in oggetto presenta le caratteristiche per ospitare

un'erpetofauna consistente come la rana verde dei fossi (Rana bergeri), il rospo comune (Bufo

bufo) e la rana appenninica (Rana italica). Nel versante sud della valle, quello soggetto a maggiore

irraggiamento, si rinvengono le specie di rettili più comuni: il ramarro (Lacerta viridis), la lucertola

muraiola (Podarcis muralis), la biscia dal collare (Natrix natrix) e il biacco (Hierophis viridiflavus).

La presenza della vipera comune (Vipera aspis) è occasionale e legata alle fasce ecotonali

comprese tra il bosco e il prato nei versanti maggiormente esposti all'irraggiamento solare.

L'ambiente ripariale (soprattutto nel tratto a monte e a valle dell'intervento) costituisce un ambiente

molto interessante per gli uccelli che vi nidificano e che vi svernano. E' importante sottolineare la

ricchezza specifica delle comunità di nidificanti e in particolare di alcuni ordini, come gli

Accipitriformi ed i Falconiformi. Queste specie trovano l'ambiente ideale per la nidificazione; la

poiana (Buteo buteo) il gheppio (Falco tinnunculus) e lo sparviere (Accipiter nisus) nidificano in

queste zone, mentre le potenzialità per il lodolaio (Falco subbuteo) sono piuttosto basse. La

massima diversità specifica viene comunque raggiunta lungo gli alvei fluviali; in questi ambienti

vivono l'usignolo (Luscinia megarhynchos), il merlo (Turdus merula) ed alcuni fringillidi canori

come il cardellino (Carduelis carduelis) e il verdone (Chloris chloris). Comuni sono anche

l'elegante upupa (Upupa epops) e tra i corvidi l'invadente cornacchia grigia (Corvus corone cornix),

la gazza (Pica pica) e la ghiandaia (Garrulus glandarius). Molto ricca ed abbondante potrebbe

essere la presenza di rapaci notturni come l'allocco (Strix aluco), la civetta (Athene noctua) ed il

barbagianni (Tyto alba); tale ricchezza è anche dovuta alla presenza massiccia e satellitare su

tutto il territorio di numerosi ruderi che costituiscono importanti siti riproduttivi per gli Strigiformi e

non solo (si pensi ai chirotteri). Anche gli ambienti agricoli, per quanto limitati, presentano una

notevole ricchezza di avifauna, grazie all'alternanza con siepi, alberi sparsi e boschi; le specie più

diffuse sono il picchio verde (Picus viridis), l'allodola (Alauda arvensis), l'averla piccola (Lanius

col/urlo), l'ortolano (Emberiza hortulana) e lo strillozzo (Mi/lana calandra).

La lista dei carnivori include specie relativamente comuni e ad ampia distribuzione nazionale,

come la volpe (Vulpes vulpes), il tasso (Meles meles), carnivori di taglia medio piccola,

caratterizzati da una notevole adattabilità e plasticità ecologica, che consente di occupare habitat

molto diversificati. Tra gli ungulati ricordiamo il cinghiale (Sus scrofa) ed il capriolo (Capreolus

capreolus).

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In conclusione, le potenzialità nei confronti della comunità faunistica sono rivolte verso specie

comuni, di ampia valenza ecologica e di esteso areale distributivo che risultano essere

ampiamente rappresentative della realtà faunistica dell'Italia mediterranea. Il quadro faunistico

locale rispecchia i rapporti numerici esistenti tra le singole specie all'interno dei principali taxa del

contesto nazionale e pertanto non sembrano esserci elementi di criticità nella capacità di

rigenerazione delle risorse naturali (flora e fauna). Non si riscontrano specie di rilevante interesse

conservazionistico e gli habitat di maggiore interesse naturalistico sono localizzati a monte e a

valle dell'area di intervento.

La Tavola 04 Carta degli elementi di importanza naturalistica e ecosistemica riporta le connessioni

del sistema fluviale con la macroarea agricola e forestale di margine. Lo schema dei flussi di

connessione ecologica rileva come l'intera area sia caratterizzata da un'ottima permeabilità da

parte degli elementi faunistici e floristici per la presenza di spazi aperti e gangli di vegetazione a

contatto e ridotta presenza di barriere quali nuclei edificati di notevole estensione o infrastrutture

viarie che occupino porzioni notevoli del territorio.

B.4.11. Presenza di carenti stati di qualità dell'atmosfera vicino all'intervento proposto (situazione "ante operam")

La qualità dell'atmosfera vicino all'area dell'intervento risulta buona.

B.4.12. Collocazione del progetto presso corpi idrici con problemi di qualità delle acque superficiali (situazione "ante operam")

La qualità delle acque nell'area dell'intervento risulta buona. II progetto in discussione non

interferisce con la qualità delle acque attualmente presente.

B.4.13. Gli acquiferi sono caratterizzati da alta sensibilità nei confronti del progetto (p.e. Attività idroesigenti alimentate da aquiferi con debole ricarica)?

Il progetto è dimensionato rispettando il D.M.V.. Inoltre non sono presenti sorgenti nell'area

interessata dal progetto.

B.4.14. Inserimento del progetto in ambienti ad elevata sensibilità degli acquiferi.

Non risultano, in fase preliminare, ambienti ad elevata sensibilità degli acquiferi nell'area di

intervento.

B.4.15. Presenza di frane e condizioni di instabilità potenziale di versanti vicino all'intervento (situazione ante operam).

Nei dintorni delle aree impegnate e comunque più ampiamente esaminate, non sono presenti

movimenti gravitativi attivi (come visibile dalle cartografie allegate).

B.4.16. Presenza di pendii che possono essere soggetti ad erosioni (situazione ante operam).

Le zone interessate dall'opera di presa e di rilascio sono poste in aree di bordo fluviale che non

sono soggette a fenomeni di erosione. In particolare l’ opera di presa di Fiume è posizionata

in area caratterizzata da una formazione calcarea mentre quella di restituzione in Loc.

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Quartignano interessa una piana alluvionale piuttosto stabile, sia per la natura litologica dei

terreni presenti che per la morfologia sub-pianeggiante.

B.4.17. Sensibilità degli ecosistemi nei confronti del progetto (p.e. capacità portante prossima al nuovo carico complessivo generato)

L'ecosistema fluviale, così come tutti i sistemi naturali, è il risultato della interazione di un

complesso di fattori, biotici ed abiotici, che concorrono alla determinazione di uno o più particolari

habitat. Nel caso di un ecosistema fluviale, l'equilibrio delle caratteristiche ambientali è in continua

evoluzione e determina, in particolar modo nei corsi d'acqua, talvolta a regime torrentizio, tipici

dell'Appennino, habitat particolarmente instabili e sensibili alle minime variazioni dei parametri

idrologici e della qualità delle acque. Il fattore più evidente che condiziona e caratterizza un corso

fluviale è costituito dalla variazione delle portate lungo l'asta fluviale nel corso dell'anno, ed in

particolare tra la stagione invernale e quella estiva.

Tra i numerosi fattori che concorrono ad alterare la naturale evoluzione e diversità degli ambienti

fluviali, particolare rilevanza assumono le opere di derivazione e di ritenuta per scopi idroelettrici,

irrigui ed idropotabili che modificano, generalmente in modo in modo sostanziale e talvolta

radicale, il naturale deflusso delle acque.

La realizzazione di tali opere, in generale, comporta delle modificazioni evidenti dei parametri

idrologici, della morfologia dell'alveo, delle caratteristiche del substrato, delle variazioni dei

parametri chimico-fisici delle acque che si riflettono su tutte le comunità animali e vegetali del

corso d'acqua.

Il concetto di deflusso minimo vitale (DMV) è stato introdotto nella legislazione nazionale con la

Legge n. 183 del 18 maggio 1989 - Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa

del suolo - che si menziona il "minimo deflusso costante vitale". In particolare la lettera i) del punto

1 dell'articolo 3 di detta legge, relativo alle attività di pianificazione, di programmazione e di

attuazione dei Piani di Bacino, indica tra queste "la razionale utilizzazione delle risorse idriche

superficiali e profonde, con una efficiente rete idraulica, irrigua ed idrica, garantendo, comunque,

che l'insieme delle derivazioni non pregiudichi il minimo deflusso costante vitale negli alvei sottesi,

nonché la polizia delle acque".

Lo stesso concetto viene ripreso dalla Legge n. 36 del 5 gennaio 1994, la quale al punto 3

dell'articolo 3, prevede che "nei bacini idrografici caratterizzati da consistenti prelievi o da

trasferimenti, sia a valle che oltre la linea di displuvio, le derivazioni sono regolate in modo da

garantire il livello di deflusso necessario alla vita negli alvei sottesi e tale da non danneggiare gli

equilibri degli ecosistemi interessati".

I criteri generali di stima del deflusso minimo vitale seguono essenzialmente due procedure di

calcolo differenti: l'indagine di tipo teorico si basa sull'applicazione di una variabile posta in

relazione alla portata, oppure di tipo sperimentale in cui vengono raccolti una serie di dati in

riferimento ad un preciso obiettivo di tutela ambientale. In quest' ultimo caso le portate sono

ricavate dalla relazione tra una variabile idraulica o strutturale del corso d'acqua, rilevata

sperimentalmente, e la portata.

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L'analisi critica delle metodologie precedentemente descritte evidenzia come quelle di tipo

sperimentale, in cui i dati biologici sono posti in relazione con quelli idrologici, siano le più

qualificate per ottenere valori attendibili di portata residua tali da permettere un soddisfacente

mantenimento dell'ecosistema fluviale. In particolare il PHABSIM (Physical HABitat Simulation) è

risultato il metodo più efficace, soprattutto per l'ampio uso in tutto il mondo ed in Italia.

L'applicazione in territorio italiano, presuppone la conoscenza delle curve di idoneità (probability of

use curves) per le specie ittiche tipiche del corso d'acqua interessato. Nonostante che tali curve di

idoneità si basino, nel metodo originario, sull'ecologia di alcune specie salmonicole americane,

successive verifiche effettuate in Francia sulla trota fario hanno evidenziato una generale

accettabilità anche per i salmonidi europei. Pertanto, si reputa che tali valori siano adeguati anche

in Italia per le acque a salmonidi.

La Regione Marche, per garantire il minimo impatto sull'ecosistema fluviale di opere di

derivazione, ha dettato norme per il calcolo del D.M.V. , norme alle quali si è fatto costante

riferimento in sede di progettazione, da garantire in alveo in fase di esercizio della centrale.

B.4.18. Sono presenti carenti stati di qualità del clima acustico vicini all'intervento proposto (situazione ante operam)

La qualità del clima acustico vicino all'area dell'intervento risulta buono. Detto stato è certificato

dalla Classificazione Acustica del Territorio del Comune di Pievetorina avvenuta nel Giugno

2006 per iniziativa del comune (Legge n.44711995 "Legge quadro sull'inquinamento acustico" e

legge regionale 14 novembre 2001, n.28 "Norme per la tutela dell'ambiente esterno e

dell'ambiente abitativo dall'inquinamento acustico nella Regione Marche").

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B.4.19. Bacino visivo degli interventi, con le foto degli elementi caratteristici del paesaggio attuale.

Foto n°1: Torrente S. Angelo: Opera di presa esistente in Località Fiume – Vista d’insieme

Foto n°2: Opera di presa sul Torrente S. Angelo in Località Fiume – Luci di cattura dell’acqua

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Foto n°3: Opera di presa sul Torrente S. Angelo in Località Fiume – Vasca di sedimentazione

Foto n°4: Opera di presa sul Torrente S. Angelo in Località Fiume – Bottino di carico

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Foto n°5: Opera di presa sul Torrente S. Angelo in Località Fiume – Area da impegnare con la realizzazione della vasca

di carico

Foto n°6: Sito di Quartignano in destra idrografica del Fiume Chienti di P.T.

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Foto n°7: Quartignano Area di impostazione della centrale idroelettrica

Foto n°8: Sponda Dx CHIENTI di P.T. Area di impostazione del canale di restituzione - Zona del punto di rilascio

B.4.20. Caratterizzazione del paesaggio da un'alta sensibilità nei confronti del progetto

Il progetto non sarà invasivo dal punto di vista estetico e si collocherà nel paesaggio in modo

possibilmente armonico, introducendo elementi “architettonici “ ovvero tipologie edilizie

emergenti dal suolo, di normale ricorso e visione in zona.

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B.4.21. Collocazione del progetto presso unità di paesaggio degradate (situazione ante operam)

Il paesaggio dell'area risulta sufficientemente integro, come si può evincere dalla documentazione

fotografica. Il PTC della provincia di Macerata non segnala, peraltro, situazioni di degrado

paesaggistico nell'areale di intervento.

B.4.22. Collocazione del progetto presso presenze architettoniche, culturali e/o storiche significative

Non esistono, nell'area di progetto, elementi architettonici, storici o culturali di particolare rilievo. Il

centro abitato di Pievetorina viene aggirato in sinistra idraulica dalla condotta comunque

posta nel sottosuolo.

B.4.23. Collocazione del progetto presso aree ad elevata densità demografica

Le aree dove sorgeranno rispettivamente la centrale e l’ opera di presa sono in aperta

campagna la prima e immediatamente a valle della frazione di Fiume di Pieve Torina la

seconda. In particolare quest’ ultima non molto abitata nell’ arco dell’ anno, si anima in

qualche misura solo d’ estate.

B.4.24. Collocazione del progetto presso ambiti con problemi legati ai livelli di benessere e di salute della popolazione

L'area dove sorgerà la centrale non risulta interagire con problemi di benessere e di salute della

popolazione e comunque non è interessata da definizione di "aree depresse" o simili

provvedimenti.

B.4.25. Collocazione del progetto presso ambiti con usi plurimi del territorio reciprocamente poco compatibili (situazione ante operam)

L'ambito di progetto non ha usi plurimi o incompatibili con le opere in progetto. L'unica interferenza

è rappresentata dalla concessione esistente ma è stato superato tramite un accordo tra l'attuale

concessionario della derivazione ed il soggetto proponente (Hidrochienti srl).

B.4.26. Considerazioni sulle evoluzioni significative dello stato ambientale attuale in assenza di intervento (p.e. aumento demografico, estensione di contaminazioni, ecc.)

L'intervento non interagisce sullo stato ambientale presente e futuro, né è in grado di

introdurre evoluzioni di qualche significato.

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B.4.27. Descrizione di tutte le infrastrutture pubbliche e private che ricadono o sono prossime all'area di intervento (linee elettriche aeree, linee elettriche interrate, captazioni e linee acquedottistiche, condotte fognarie, linee telefoniche, metanodotti, oleodotti, strade private, strade pubbliche, abitazioni private, strutture ad uso collettivo, linee ferroviarie, fossi, corsi d'acqua, ecc.)

Nell'area di progetto o nelle sue immediate prossimità sono individuate le seguenti infrastrutture:

- Strade provinciali: Valnerina ( ex SS 209 ) e SP Pieve Torina - Col Fiorito ; strade

comunali minori;

- linee ENEL in BT, MT ed AT e relative cabine di trasformazione;

- Acquedotto di rilevante importanza ( Ac. Del Nera )

- Metanodotto ad uso locale

B.4.28. Analisi dell'ambiente di riferimento

Al fine di dettagliare l'ambiente di riferimento sono state allestite le seguenti cartografie: -

- Tav. 01 Carta dei vincoli - estratto del PRG

- Tav. 02 Carta della vegetazione e uso del suolo

- Tav. 02 A Interferenze dell'opera di presa e della centrale sulla vegetazione

-Tav. 03 Carta degli Habitat della fauna

- Tav. 04 Carta degli elementi di importanza naturalistica ed ecosistemica

- Tav. 05 Carta dell'uso del suolo nei 200 metri contigui il tracciato e viste fotografiche

Da essi si desume che l'ambiente di riferimento è caratteristico degli habitat vallivi, sia per quanto

riguarda l'uso del suolo, sia per gli elementi botanico-vegetazionale, sia per quelli di tipo faunistico.

B.5. VALUTAZIONI DEGLI IMPATTI AMBIENTALI POTENZIALI A BREVE, MEDIO E LUNGO PERIODO

B.5. 1. Verifica della compatibilità dell'intervento con gli standards ed i criteri per la tutela delle acque sotterranee

Nell'area in esame non sono presenti sorgenti o pozzi di qualche significato; ciò ha permesso di

ipotizzare che solo nell' esiguo spessore dei depositi alluvionali di fondo valle è possibile l’

instaurazione di una modesta circolazione idrica basale, peraltro alimentata sostanzialmente

dallo stesso corso d’ acqua.

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B.5.2. Verifica della compatibilità dell'intervento con gli standards ed i criteri per la tutela delle acque superficiali

La particolare situazione del fondo valle, induce considerazioni pressoché identiche a quelle

fatte per le acque sotterranee.

B.5.3. Verifica della compatibilità dell'intervento con gli standards ed i criteri per la tutela dell'atmosfera

Il progetto in esame non ha nessun effetto sull'atmosfera in quanto non comporta emissioni

gassose di alcun tipo, se non limitatamente alla fase di cantiere.

B.5.4. Potenziali influssi negativi sulla salute e sul benessere degli esseri umani dovute alla produzione di polvere in fase di cantiere

Il cantiere comporterà una produzione di polvere minima in quanto non si avranno demolizioni di

opere murarie e gli scavi avverranno su terra compatta e umida e a distanze di centinaia di metri

dalle più vicine abitazioni.

B.5.5. Valutazione di eventuali impatti ambientali fuori Regione o a grande distanza.

L'unica possibile influenza del progetto considerato a grande distanza è l'immissione di energia

elettrica nella rete dell'Enel cui esso sarà collegato, rete che per essere estesa all’ intero

Paese può estendere gli effetti dell’ impianto, più che modesto, anche a regioni limitrofe,

B.5.6. Verifica degli impatti in relazione alle varie alternative progettuali

Non sono previste soluzioni alternative

B.5.7. Verifica dell'esistenza di soluzioni alternative non analizzate di minore impatto

Vista la conformazione del sito non si ritengono possibili altre soluzioni progettuali rispetto a quelle

elencate al punto precedente.

Page 78: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

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B.5.8. Verifica della compatibilità dell'intervento con i criteri per la tutela della stabilità dei versanti

L' Impianto si sviluppa sostanzialmente e complessivamente tra le località di Fiume e

Quartignano rispettivamente lungo la valle del torrente Sant’ Angelo a monte e lungo la

valle del Chienti di Pievetorina a valle del centro abitato di Pievetorina dove non sono

presenti movimenti gravitativi attivi. Sia il rilevamento geologico-geomorfologico di dettaglio,

effettuato dal geologo incaricato, che la visione delle cartografie edite dalla Regione Marche

(Carta geologica e geomorfologica) non hanno evidenziato aree in dissesto, ma solo un

modesta manifestazione di un “ movimento quiescente “ ad Ovest del centro abitato di

Pieve T. che investe una modesta area attraversata dalla condotta. Alla luce di quanto sopra

riportato si può affermare che il sito oggetto dell'intervento (punto di derivazione, percorso e punto

di rilascio) è morfologicamente stabile.

B.5.9. Verifica della compatibilità dell'intervento con i criteri per la tutela dall'erosione

Non sono state rinvenute manifestazioni di erosione nei tratti interessati dal complesso di opere

( tracciato condotta, zona di presa e di rilascio).

B.5. 10. Verifica della compatibilità dell'intervento con i criteri per la tutela dalla vegetazione

Dall'analisi dei vincoli relativi al sottosistema Botanico risulta che l'opera in esame comporta

interventi diretti o indiretti a piante protette. Sia l'opera di presa, sia i manufatti a valle della stessa,

durante la loro realizzazione intercettano superfici a bosco di carpino nero, ripariale in filare e

esemplari di specie protette da abbattere quali n° 2 Cupressus sempervirens sopra il paese di

Pievetorina e n° 2 Quercus pubescens lungo un siepe.

CALCOLO DELLA SUPERFICIE BOSCHIVA DA COMPENSARE

L’articolo 6, comma 4, e dall’allegato A della l.r. 71/1997 prevede:

a) l’analisi dendrologico-forestale del popolamento da sacrificare;

b) l’individuazione della provvigione dendrometrica ad ettaro a maturità convenzionale di 100 anni

se alto fusto, o di 25 anni se ceduo;

c) il calcolo della superficie da compensare, rapportando la provvigione ad ettaro all'area da

sacrificare e dividendo per 10.

La compensazione in termini di C02 si fonda sul rendimento fotosintetico di un giovane impianto a

circa 1280 p/ha per cui si può ipotizzare un incremento minimo iniziale di 1mc/medio/annuo.

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Considerando che le tre aree sono di limitata estensione, addirittura inferiore alla dimensione di

un’eventuale area di saggio di 20 metri di lato e che sono molto disomogenee, si è preferito, invece

che eseguire l’analisi dendrologico-forestale, ricorrere ai dati sull’incremento medio annuo riportati

ne “I tipi forestali delle Marche”.

La tipologia di bosco interessata in questo tratto è esclusivamente a carpino nero. Nella zona di

fondovalle non si eliminanto fasce boscate ripariali ma si tratta di vegetazione rarefatta in filare. In

due attraversamenti vengono abbattute piante singole protette in base alla legge regionale: n° 2

Quercus pubescens (roverelle) e n° 2 Cupressus sempervirens (cipresso comune) non avendo

altre alternative progettuali.

BOSCO DI CARPINO NERO

Nel caso del bosco di carpino nero la forma di gestione è ceduo non matricinato

Si tratta di un bosco inquadrabile nell’associazione Scutellario columnae – Ostryetum carpinifoliae

codificato da I tipi forestali delle Marche come OS21 – Ostrieto mesoxerofilo sottotipo su substrati

cartonatici con un incremento medio annuo di 3,1 m3/ha.

L’ostrieto mesoxerofilo, dai dati riportati ne I tipi forestali delle Marche è quello con l’incremento

medio annuo più elevato per cui, in via cautelativa, viene riconosciuto per valido tale valore.

La provvigione a maturità convenzionale è paria 3,1 m3/ha* anno x 25 anni = 77,5 m3/ha

Secondo l'allegato A della L.R. 71/1997 la superficie da compensare si ottiene dividendo per 10 la

provvigione ad ettaro moltiplicata per la superficie da sacrificare:

Provv. * Sup. sacrificata 77,5 m3/ha * 0,52ha

Sup. da compensare = = = 4,03 ha 10 10

Dovranno quindi essere reimpiantati 7,75 volte gli ettari da sacrificare, valore in linea con le

prescrizioni di legge "superficie almeno doppia di quella del bosco dissodato" indicate nell'art. 6

comma 4 della L.R. 71/1997.

Complessivamente vanno a compensazione totale ettari: 4,03

In totale verranno asportati circa 43 metri di filare con compensazione 1:1.

Gli esemplari singoli appartenenti a specie protette sono pari a 4 di cui n° 2 cipressi comuni e n° 2

roverelle con compensazione 1:2.

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TIPOLOGIA DI IMPIANTO

Lo scopo del presente progetto è la compensazione in termini ecologici della superficie boscata da

sacrificare con la coltivazione della cava. Viene scelto l’impianto di essenze arboree autoctone che

costituiranno un “bosco da alto fusto” nel quale, ai sensi dell’Art. 10 della Legge Forestale

Regionale n° 6 del 23/02/2006, sarà vietata la riduzione di superficie, la trasformazione in altra

qualità di coltura e la conversione in ceduo; la superficie imboschita sarà inoltre sottoposta a

vincolo idrogeologico secondo l’Art. 11 della medesima legge. L'utilizzo di uno schema d'impianto

naturaliforme risulterebbe migliore dal punto di vista dell'integrazione con gli altri soprassuoli

boscati dell'intorno; viene proposto, invece, uno schema regolare quadrato con sesto 3x3: tale

scelta si rende necessaria per garantire gli spazi minimi di manovra delle macchine agricole con le

quali verranno eseguite le cure colturali nei primi anni dopo la messa a dimora delle piante a

garanzia della riuscita dell'impianto.

Le essenze scelte saranno presenti all'interno del modulo d'impianto con le seguenti frequenze:

Quercus pubescens: 50 %

Ostrya carpinifolia: 16,67 %

Fraxinus ornus: 16,67 %

Acer campestre: 16,67 %

Lo schema prevede dunque un sesto d'impianto quadrato con distanza delle piante tra le file e

sulla fila pari a 3 m.

Il modulo, e cioè la disposizione delle piante che andrà ripetuta n volte nell'esecuzione

dell'impianto fino a coprire l’intera superficie, prevede l'alternanza di una fila di roverella e carpino,

una fila di roverella ed orniello ed una fila di roverella ed acero come di seguito illustrato:

Legenda: R = roverella; C = carpino; O = orniello; A = acero

R O R O

A R A R

R C R C

O R O R

R A R A

C R C R

3 m

3 m

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Vista la distanza tra le piante pari a 3 m sia sulla fila che tra le file la superficie specifica assegnata

ad ogni pianta è pari a 3 x 3 = 9 m2 . Ciò comporta la messa a dimora di un numero di piante ad

ettaro pari a 1.111.

La formazione boschiva impiantata, classificabile come fustaia coetanea a prevalenza di roverella,

potrà essere trattata con tagli successivi a strisce, secondo quanto previsto dalle Prescrizioni di

Massima e di Polizia Forestale emanate con D.G.R. n. 2585 del 06/11/2001, fino ad ottenere, a

maturità, un bosco ad alto fusto di roverella.

R

R

4,2m

R

4,2m R

R R

R R

R R

R R

Primo intervento di diradamento – 556 piante/ha

B.5.11. Verifica della compatibilità dell'intervento con i criteri per la tutela dalla fauna

Si deve muovere partendo dal presupposto che solo la fauna ittica può essere

ragionevolmente interessata dall’ intervento, dovendosi lavorare in alveo per la realizzazione

delle opere di presa, di attraversamento e di restituzione. I lavori e di realizzazione

dell’ edificio centrale idroelettrica e di posizionamento della condotta forzata , e questi ultimi

investono un fronte lineare di circa 6,2Km, che si svolgono su un territorio sostanzialmente

agricolo, quindi caratterizzato da un habitat “povero di occasioni”, non sono in grado di

apportare disturbi ambientali di qualche consistenza e di non facile riassorbimento. La

realizzazione dell’ opera di restituzione , sulla sponda destra del Fiume a Quartignano

impegna circa 20m di sponda e la fascia antistante dell’ alveo per una larghezza di poco

inferiore a metà. Ad eccezione della dimensione di affaccio del canale di scarico, la difesa

di sponda e la sua platea di fondazione sono realizzati con gabbioni e materassi metallici

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riempiti di pietrame, strutture queste che bene ed immediatamente ripropongono la

morfologia e la costituzione spondale. Considerato che la durata dei lavori in alveo sarà di

qualche settimana dopo di che le stesse strutture saranno parzialmente sommerse dall’

acqua e quindi di nuovo invase dalla vegetazione, si ha motivo di ritenere che l’ habitat

preesistente tornerà immediatamente a ristabilirsi.

Come si è avuto modo di chiarire la realizzazione dell’ opera di presa, utilizza per la parte

propriamente fluviale strutture esistenti ed in gran parte reimpiegabili che investono un

tratto di fiume lungo circa 30m. Su di esse si realizzeranno interventi di adeguamento

dimensionale, di integrazione con la introduzione di una minuscola scaletta di risalita dei

pesci e di semplice restauro senza produrre scavi di sorta o altre operazioni chiaramente

invasive. E’ innegabile che in genere le modalità di esecuzione dei lavori comportano la perdita

temporanea di habitat destinato alla riproduzione od a qualunque altra attività del ciclo biologico e

comunque una limitazione temporanea allo spostamento lungo il fiume delle specie ittiche

presenti ed interessate alla mobilità. Ma la modestia delle operazioni che si andranno ad

eseguire, alla conclusione dei lavori e con il transito della prima onda di piena, determinerà

il ristabilirsi delle condizioni proprie della situazione locale ante operam e quindi che

l’ habitat torni ad essere quello che caratterizza il corso d’ acqua in quella zona. Nel

suo complesso si ritiene che l'intervento sia destinato a determinare una sicuramente

temporanea e molto trascurabile alterazione dell'ecosistema.

B.5.12. Verifica della compatibilità dell'intervento con i criteri per la tutela della qualità degli ecosistemi

L’ impianto non emette inquinanti di alcun genere, né rumori rilevanti, e prevedendo, in caso di

guasti al modesto sistema oleodinamico e di lubrificazione, un pozzetto di sicurezza, per le

eventuali perdite, l'opera non modifica gli equilibri degli ecosistemi locali.

B.5.13 Verifica della compatibilità dell'intervento con gli standard ed i criteri per la tutela della qualità degli elementi paesaggistici

Le zone interessate in successione appartengono all'area di tutela degli elementi paesaggistici

associata a fiumi e corsi d'acqua. Il progetto non interferisce in nessun modo con la qualità degli

elementi paesaggistici. Per le ragioni dianzi discusse, l'opera di presa esistente e da integrare

con modestissime strutture, non turba in alcun modo l'attuale stato dei luoghi.

B.5.14. Verifica della compatibilità dell'intervento con gli standard ed i criteri per la tutela della qualità dei valori del patrimonio socio-culturale

Non sono presenti particolari valori del patrimonio socio culturale.

Dal punto di vista architettonico, non sono presenti particolari vincoli secondo gli strumenti di

pianificazione vigenti.

Page 83: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

83

B.5.15 Verifica della compatibilità dell'intervento con gli standard ed i criteri per la tutela del benessere e della salute umana

L'intervento è compatibile con gli standard ed i criteri per la tutela del benessere e della salute

umana.

B.5.16. Verifica della compatibilità dell'intervento con gli standard ed i criteri per la prevenzione del rischio di incidente

L'intervento è compatibile con gli standard ed i criteri per la prevenzione del rischio di incidente.

B.5.17. Potenziale accrescimento del rischio di incendio

Non si registrano, statisticamente, particolari rischi di incendio legati alla presenza di una centrale

idroelettrica.

L’elaborato prende in considerazione sia la Carta del Rischio Incendi Boschivi (C.R.I.B.), elaborata

dal Corpo Forestale dello Stato e dal Servizio di Protezione Civile della Regione Marche sia una

valutazione del Rischio perdita Biodiversità scaturita dall’analisi territoriale precedentemente

svolta. La metodologia applicata è quella di una griglia spaziale rettangolare agganciata ai vertici

chilometrici del reticolo Gauss – Boaga con ampiezza di celle pari a 1 Kmq (100 ettari) considerato

quale unità di lavoro.

Il territorio di Pievetorina è interessato da differenti tipologie di vegetazione che va da quella dei

pascoli, dei boschi zonali e azonali, legati ai corsi d’acqua, nonché dagli elementi diffusi del

paesaggio oltre che da nuclei di rimboschimenti di conifere. Il Piano Regionale per la

Programmazione delle Attività di Previsione e Lotta Attiva contro gli Incendi Boschivi (BUR n° 103

del 17/09/02) individua le seguenti classi di rischio espressa in percentuale di territorio comunale

interessato:

Nella Carta del Rischio Ambientale , Sottosistema Botanico – Vegetazionale, è stata realizzata una

interpretazione del rischio in base a differenti cenosi, alla loro copertura, alla vicinanza a nuclei

abitati e all’esposizione del versante. Il rischio basso di incendio è legato al tematismo dei pascoli,

il medio a tutte le forme boschive mentre il rischio alto viene riferito ai boschi termofili e ai

rimboschimenti di conifere. Per quanto riguarda gli elementi diffusi del paesaggio sono a basso

rischio logicamente le formazioni ripariali.

Trascurabile Basso Medio Alto Estremo

0,0 5,7 56,2 35,3 2,7

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84

Al rischio incendi boschivi è stato sovrapposto il rischio di perdita biodiversità: per la ricchezza

floristica del territorio e la enorme variabilità non siamo in presenza di habitat particolarmente fragili

e a rischio di modifiche per un impatto antropico non rilevante e sempre più in lieve.

Nonostante la vicinanza al Parco Nazionale dei Monti Sibillini Pievetorina rimane sempre ai

margini dei circuiti turistici, poco conosciuto e poco frequentato anche dal turismo pendolare della

domenica.

B.5.18. Potenziali peggioramenti dei rischi riguardanti la salute della popolazione e dei lavoratori

Un impianto idroelettrico non presenta emissioni inquinanti di alcun genere che possano nuocere

alla salute della popolazione limitrofa, né a maggiore distanza da essa. I lavoratori in fase di

cantiere saranno tutti attrezzati con opportuni D.P.I. e il cantiere stesso sarà adeguato alle norme

pertinenti. In fase di esercizio verranno verificate le eventuali condizioni di rischio per la salute dei

lavoratori secondo le vigenti norme di pertinenza. La gestione dell'impianto non comporta

ordinariamente manovre pericolose e l'uso della migliore tecnologia (automazione e

antinfortunistica) disponibile attualmente allo stato dell'arte per opere di questo genere sarà volta a

minimizzare i rischi per chi vi lavora.

B.5.19. Verifica della compatibilità dell'intervento con gli standards ed i criteri per la tutela delle possibilità di svago della popolazione

L'opera in esame non lede in alcun modo le possibilità di svago della popolazione. L'area in esame

non è infatti meta di particolare interesse; la sola attività di qualche importanza praticata in

zona è la pesca fluviale, ma come detto l’ ecosistema è minimamente turbato dalla

costruzione dell’ impianto, mentre in fase di esercizio, anche quando le fluenze sono al

minimo stagionale, l’ ecosistema fluviale è garantito dal rilascio della portata di MDV.

B.5.20 Verifica della compatibilità dell'intervento con i criteri per la tutela del valore dei beni materiali

Il progetto in esame non lede in alcun modo la tutela del valore dei beni materiali. Secondo il D.

Lgs. 387/03 l'opera è considerata di "Pubblica Utilità" e di conseguenza gli espropri dei terreni che

ne permettano la realizzazione sono considerati e consentiti dalla legge. Il progetto comunque

prevede solo servitù di passaggio per la condotta forzata ed espropri limitati alla realizzazione

dell’ opera di presa e della centrale idroelettrica.

Page 85: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

85

B.5.21. Verifica della compatibilità dell'intervento con i criteri per la tutela degli usi plurimi delle risorse materiali

L’ Impianto idroelettrico in esame non preclude l'utilizzo dell'area circostante sia per fini agricoli

che per fini ricreativi. L'acqua derivata ed interamente poi restituita al fiume sarà di nuovo

disponibile per tutti i suoi possibili utilizzi con proprietà e qualità immutate.

B.5.22. Potenziali danni di aree turisticamente importanti

L'area complessivamente interessata dall’ impianto non presenta siti particolarmente rilevanti

dal punto di vista turistico. Dal punto di vista culturale, un Impianto idroelettrico, in quanto

utilizzatore di fonte energetica rinnovabile, può essere considerato occasione di interesse per

visite a scopo educativo e dimostrativo di volontà valorizzatrice del territorio.

B.5.23. Potenziali danni di aree importanti dal punto di vista ricreativo

Ove si voglia osservare il sistema complessivo corso d’ acqua - impianto dal punto di vista

ricreativo, esso non subisce menomazioni di sorta , giacché l'accesso alle sponde del fiume

non viene ostacolato in alcun modo anche dalla presenza dell’ opera di presa e di quella di

restituzione. Non può non essere elusa l’ argomentazione correlata alla riduzione della

portata in alveo nel tratto di corso d’ acqua, significativamente il torrente S. Angelo,

determinata dalla sottrazione imposta dall’ opera di presa dell’ impianto idroelettrico ed in

relazione alla pratica della pesca sportiva. La risposta a detta problematica va

immediatamente individuata nella definizione di PORTATA DI MINIMO DEFLUSSO

VITALE e nella capacità propria del corso d’ acqua di riguadagnare il suo regime di

portata man mano che dalla presa si procede verso valle, almeno fino alla confluenza col

fiume Chienti di P.T. come debitamente chiarito e dimostrato nel capitolo 6.1.a del

presente studio.

B.5.24. Potenziali danni a terreni di rilevante valore agricolo

Escluse quelle dove verranno realizzate la centrale e la vasca di carico dell’ opera di

presa, che ovviamente perderanno la definizione di aree agricole, le superfici agricole

interessate dall'opera sono quelle riconducibili alla posa della condotta forzata e valgono

complessivamente circa 7Ha. Come però precedentemente descritto, le operazioni di scavo

e rinterro saranno eseguite con modalità tali da non mescolare tra di loro i terreni

superficiali che individuano il cosiddetto “ franco di coltivazione” con quelli di sottofondo

aventi caratteristiche sostanzialmente minerali, in maniera tale che i rinterri, eseguiti con

successione inversa, tornino a collocare i materiali scavati nella loro originaria posizione,

avviando a discarica (o meglio a riutilizzo) solo il volume in eccesso determinato dalla

dimensione della condotta. A lavori ultimati, rispettando tale procedura esecutiva , non

risulterà alcun scadimento della qualità e delle caratteristiche pedologiche dei suoli

interessati.

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86

B.5.25. Influenza sul mercato del lavoro dell'area

Il mercato del lavoro nell'area risentirà positivamente della realizzazione dell'opera e per la

necessità di assicurarsi in zona le prestazioni di mezzi , di mano d’opera e di materiali da

costruzione, e per la necessità di una persone adibita alla vigilanza e alla conduzione degli

impianti.

B.5.26. Influenza sul mercato immobiliare dell'area

Non sono razionalmente prevedibili effetti sul mercato immobiliare della zona.

B.5.27. Verifica della compatibilità dell'intervento con la capacità delle infrastrutture viarie

L’ esercizio dell’ impianto non genererà traffico significativo nelle strade dell’ area

complessivamente investita. La manutenzione con personale e attrezzature specializzate avrà

una frequenza tale da risultare scarsamente percepibile. Le strade di accesso all'area, ancorché

se ne ravvisi la necessità,permettono e permetteranno il transito di mezzi di trasporto di tipo

industriale, senza particolari problemi.

B.5.28. Interazioni con altre eventuali pressioni ambientali che cumulativamente possono esercitare impatti o rischi significativi

Non essendo la zona in esame soggetta a particolari pressioni ambientali, né attuali né

nell'immediato futuro, secondo quanto attualmente ipotizzabile, la realizzazione del progetto in

questione non presenta interazione con altre attività con significativo impatto ambientale.

B.5.29. Misure di emergenza per rischio di potenziali incidenti

La strada d'accesso alla centrale prevista sarà sufficientemente ampia per l'ingresso di eventuali

mezzi di soccorso. L'opera eventuale dei soccorritori non incorre quindi in ostacoli particolari.

B.5.30. Mitigazione e compensazione degli impatti ambientali

Il periodo critico nel quale è necessaria una maggiore attenzione per il mantenimento del D.M.V.

riguarda l'arco temporale marzo-giugno in cui ha luogo la riproduzione dei ciprinidi e nel quale si

esplica l'attività riproduttiva degli anfibi. La rana appenninica può maggiormente risentire delle

fluttuazioni/diminuzioni dei flussi idrici, in quanto hanno ovodeposizione riacofila ed epilitica. Si

ritiene di poter garantire la certa sopravvivenza dell'ittiofauna mantenendo il DMV previsto.

Page 87: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

87

B.5.31. Mitigazione nel tempo degli impatti ambientali

In quanto all’ impatto arrecato con la realizzazione dei lavori , soprattutto in alveo, attese le

precauzioni da adottarsi nel corso delle operazioni, esso è destinato ad essere sicuramente

assorbito nel tempo, rappresentando lo stesso fattore temporale il miglior rimedio possibile

in quel tipo di ambiente. In fase di esercizio potenziali problematiche possono determinarsi

con possibili malfunzionamenti dei meccanismi di regolazione della portata d'acqua prelevata. I

programmi di manutenzione di routine, che prevedono visite molto frequenti all’ opera di presa,

tenderanno a minimizzare tale rischio, limitandolo nell'entità e nella possibile durata.

B.5.32. Impatti e rischi residui dopo l'applicazione degli interventi di mitigazione

Non si prevedono impatti e rischi residui dopo l'applicazione degli interventi di mitigazione.

B.5.33. Impatti ambientali residui dopo la dismissione delle opere e sistemazione

Sarà possibile, dopo eventuale dismissione e sistemazione, ripristinare significativamente le aree

interessate alle condizioni iniziali, ritenendo opportuno non provvedere al recupero della

condotta posata in sotterraneo. Non avrebbe infatti alcun senso riaprire una ferita lungo i

6200 metri di tracciato, atteso anche il fatto che l’ abbandono della condotta al non utilizzo

non corporta ragionevolmente alcun rischio ambientale.

B.5.34. Rischi e impatti ambientali significativi per le alternative di progetto

Non sono previste alternative di progetto

B.5.35. Programmi di monitoraggio degli impatti ambientali

Al fine di conoscere in dettaglio gli esiti e gli impatti dell'opera, si ritengono opportune le seguenti

operazioni:

- monitoraggio dell' ittiofauna e dell' erpetofauna a monte e a valle della presa ad un anno dal

funzionamento dell’ impianto idroelettrico a pieno regime.

- misurazione della temperatura nel punto di presa e in quello di rilascio dell'acqua con frequenza

almeno mensile e per un periodo di dodici mesi.

Qualora si dovessero registrare mutamenti significativi nei parametri sopra citati (temperatura e

popolamento ittico), dovranno essere adottate misure di mitigazione che potranno prevedere

anche il ripopolamento delle specie ittiche ed il controllo delle portate di MDV.

Page 88: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

88

B.5.36. Raccolta, coordinamento ed esame dei dati per la valutazione degli impatti ambientali

Per l'effettuazione del presente Screening sono state utilizzate cartografie ufficiali relative agli

strumenti di pianificazione del territorio a livello regionale, provinciale e comunale. Le informazioni

risultanti dall'insieme di tali fonti, dai sopralluoghi e dai rilievi in situ, dalle statistiche e da tecnici

esperti in questo tipo di opere, sono in definitiva risultate sufficienti al fine di ottenere un quadro

coerente e completo relativo all'area in esame.

B.5.37. Informazioni da reperire utili alla completezza dello Screening

Tutte le informazioni utili per l'effettuazione della verifica ambientale sono state reperite.

B.5.38. Complessità degli effetti del progetto sull'ambiente: sinergia degli impatti

Non sono rilevabili particolari fenomeni o interazioni tra gli impatti ambientali che possano

generare conseguenze non direttamente valutabili o prevedibili.

B.5.39. Incertezza e difficoltà nella stima degli impatti

La valutazione degli impatti sui sistemi viventi, essendo essi sistemi complessi ed essendo

numerosissime le variabili in gioco, presentano per loro natura delle difficoltà previsionali cui si è

cercato di ovviare facendo riferimento puntuale alla normativa e alle direttive delle Autorità

competenti.

B.5.40 AEVIA (Valutazione di impatto per le attività estrattive)

Le uniche attività estrattive legate all'opera in esame sono rappresentate dai materiali in eccesso

e di risulta degli scavi. Gran parte del terreno che ne deriverà verrà riutilizzato nell’ ambito dei

cantieri mentre una parte assai ridotta, quella eccedente, potrà utilmente essere destinata ad

attività limitrofe o smaltita in apposita discarica. Rientra in tale ultima categoria il materiale “

profondo “ e di natura sostanzialmente minerale, potendosi invece affermare che il terreno

di risulta avente qualità di natura ed origine superficiale, sarà necessariamente riutilizzato

soprattutto in opere di ricostituzione del manto vegetale e per rinverdimento al fine di

minimizzare l'impatto derivante dalle stesse operazioni di scavo.

4. - EFFETTI RILEVANTI DEL PROGETTO PROPOSTO SULL’ AMBIENTE

4.1 - Effetti dovuti all’ esistenza del progetto

Gli effetti dovuti alla realizzazione del progetto sono essenzialmente di due tipi: il primo,

di gran lunga il più significativo, è riconducibile alla riduzione di portata del corso d’acqua

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89

nei periodi di “ magra “ e di “ morbida “ ed il secondo alla presenza di opere significative

quali l’ opera di presa dell’ acqua che investe direttamente un tratto di alveo fluviale e la

centrale idroelettrica che si posiziona in prossimità della sponda del fiume e che

comunque raggiunge con la sezione terminale del canale di scarico che configura l’ opera

di restituzione dell’ acqua all’ alveo naturale.

In questa sede si ritiene di dover attribuire minor significato alla condotta forzata, anche se

per dimensione (diametro 600 mm) e per cospicua lunghezza (6264 m) essa configura

una importante infrastruttura idraulica, giacchè la stessa, posata principalmente in

sotterraneo e per un breve tratto in aereo in corrispondenza dello scavalcamento del f.

Chienti di Pievetorina, con le tecniche esecutive proposte, non potrà essere oggetto di

sostanziali osservazioni, per il semplice fatto di non essere più osservabile se non per un

tratto di 30m circa, né in qualche modo rilevabile, se non con il ricorso a tecniche e

strumenti di natura specialistica.

In termini di assoluta concretezza deve infatti riconoscersi che una attenta esecuzione

della posa, rispettosa delle condizioni di salvaguardia ambientale enunciate per le operazioni

di scavo e rinterro, è normalmente sufficiente a riconferire ai terreni attraversati l’ aspetto

e le caratteristiche possedute ante operam.

4.1.a Riduzione di portata in alveo.

Sulla scorta delle enunciazioni della relazione idrologica, Il progetto prevede ,

dipendentemente dalla effettiva disponibilità in alveo, il prelievo, normalmente continuo per

11 mesi , di portate ricomprese tra il valore massimo di 300 e quello minimo di 50 lt/sec. (

portata media annuale in prelievo di 191 lt/sec ), avendo cura di rilasciare in alveo,

comunque ed in ogni condizione, valori di portata che nei periodi di maggior portata

naturale (Febbraio e Marzo) non siano inferiori a 75,6l/sec e nel periodo caratterizzato da

basse fluenze (Luglio ÷ Ottobre) non siano inferiori a 50,3l/s. Potrebbe osservarsi che nel

tratto di alveo del torrente ricompreso tra la presa di Fiume e la confluenza nel Chienti, in

corrispondenza del centro abitato di Pievetorina, lungo circa 4400m, il corso d’ acqua, anche

in presenza della Q dmv, possa correre dei rischi ambientali. A tale obiezione deve

opporsi che il progetto questa problematica se l’ è già posta, laddove si consideri che l’

esercizio dell’ impianto, oltre a considerare una portata minima turbinabile di 50 lt/sec, è

previsto per 11 mesi l’anno proprio per non deprimere oltre limiti considerati inopportuni

la portata in transito a valle dell’ opera di presa.

Per effetto di tale impostazione la combinazione delle due disposizioni, Qmd (min) = 50 ,3 l/s

e portata minima turbinabile > 50 l /s porta a considerare che in condizioni minime di

deflusso del corso d’ acqua, ad impianto fermo, la portata in transito oltre la sezione di

presa risulterà ben maggiore della Qdmv per puntare verso i 100l/s. Inoltre quando si

osservi che, anche in condizioni di minimo deflusso naturale il contributo minimo specifico

del bacino è, secondo il SIN, pari a non meno di 3,0 l/s x Kmq, essendo la superficie

del bacino scolante tra Fiume e Pievetorina pari a 10,3 kmq, sempre in condizioni pari al

Qmdv, la portata del torrente tra Fiume sino alla confluenza col Chienti, è destinata ad

aumentare gradatamente di almeno 30 l/s.

In ogni modo e come noto, la portata di minimo deflusso vitale è considerata sufficiente a

garantire i necessari equilibri di salvaguardia ambientale, quindi nessun pericolo è

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ravvisabile per la flora e per l’ ittiofauna, anche se indubbiamente si assisterà ad una

notevole contrazione della larghezza degli specchi liquidi assicurati dalla vena attiva

fluviale. Nessun pericolo correrà comunque l’ Habitat dal punto di vista riproduttivo e

nutrizionale.

4.1.b Presenza di opere infrastrutturali in alveo.

Il progetto prevede innanzi tutto il riutilizzo di un’opera di captazione a servizio di presa

esistente ed utilizzata in passato per alimentare una derivazione ( irrigua ) scaduta e non

rinnovata. Detta opera si concretizza in un tratto di alveo torrentizio, completamente

rivestito in calcestruzzo, sia nel fondo che sulle pareti laterali, e munito di una

modestissima traversa di sbarramento che consente, a mezzo di una luce praticata sul

muro di rivestimento in sponda sinistra, di alimentare una vasca di calma utilizzata a mo’ di

dissabbiatore, posta a tergo. Il progetto prevede, in ragione del degrado di alcuni elementi

strutturali componenti la medesima, di restaurarla, di dotarla di una scaletta di risalita dei

pesci, e di realizzare, a valle della vasca di calma, una vasca di carico della condotta

forzata. Le due vasche saranno collegate da un modesto canaletto, lungo qualche metro

sul quale troverà ubicazione uno sgrigliatore automatico.

L’ opera esistente in alveo, realizzata non meno di 35 anni fa, anche se caratterizzata da

un pesante impiego di calcestruzzo deve ritenersi ormai più che acquisita al contesto

circostante. Essa ha acquisito la colorazione grigio bruna del calcestruzzo gettato in

ambienti umidi ed è coperto da muschio ed in qualche tratto, per la presenza di sedimenti ,

di vegetazione acquatica. Gli interventi, più che modesti, che si andranno a realizzare

nell’ alveo “ artificiale, non potranno turbare e per la loro modestia e per i loro contenuti

esecutivi, lo stato dell’ opera e comunque, sotto il profilo eminentemente visivo, saranno

soggetti ad una più che facile integrazione che determinerà un sicuro e rapido

riassorbimento. In tali condizioni non appare né necessario né significativo adottare opere

di mitigazione e di mimetizzazione.

Problemi certamente poco rilevanti saranno generati dalla presenza della centrale

idroelettrica di Quartignano che, pur essendo collocata ad alcune decine di metri dalla

sponda destra del Fiume Chienti ricade nel bel mezzo di un’ area agricola impegnata

normalmente da seminativi. Sotto il profilo tipologico e strutturale l’ edificio è conformato

ad accessorio agricolo, motivo per il quale è destinato , se non a passare inosservato, a

non destare particolare curiosità. Inoltre la sistemazione a verde del sedime circostante ,

e quindi dell’ intera area di impostazione della centrale , contribuirà all’ accentuazione

dell’ aspetto rurale della costruzione. Resta da ricordare la presenza del canale di scarico

realizzato con una struttura in c.a. complessivamente lunga ml 48 di cui 13 al disotto

dell’edificio centrale idroelettrica, e larghezza utile di 3.00 m e totale di 3,60 m, ma

comunque sicuramente incassato al disotto del piano medio di campagna, che ricollega

l’ edificio con il fiume in sponda destra idrografica.

Detto canale è essenzialmente osservabile per visioni dall’ alto salvo quando, per

raggiungere l’ alveo, si affaccia sulla sponda dove però trova una apposita difesa radente,

realizzata sulla sponda fluviale con gabbionate metalliche riempite di pietrame, che oltre a

contenere gli effetti idrodinamici dovuti alla portata idrica scaricata, protegge il canale nella

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zona di innesto del corso d’ acqua dall’ effetto delle piene e ne mitiga considerevolmente

l’ impatto visivo.

4. 2 Effetti dovuti all’ utilizzazione delle risorse naturali

In prima definizione si deve osservare che l’ impianto idroelettrico, per sua costituzione

funzionale non utilizza risorse naturali. Esso infatti si limita a prelevare acqua dal torrente

Sant’ Angelo, nella località di Fiume, ed a restituirla più a valle in una sezione del f.

Chienti di Pievetorina in prossimità del confine comunale tra i comuni di Pievetorina e Pieve

Bovigliana, nella stessa quantità prelevata e con immutate caratteristiche chimico-fisiche.

A chi obiettasse che la temperatura dell’ acqua allo scarico della centrale, potrebbe essere

diversa da quella di immissione in condotta, o meglio da quella della corrente in alveo nella

sezione di restituzione, si risponde che se differenza vi fosse essa non è certo

apprezzabile sul piano sensitivo, giacché il percorso in sotterraneo della condotta tende

sicuramente a conservarne la temperatura, mentre i fenomeni energetico-dissipativi ad

opera del turbogeneratore normalmente ingenerano incrementi di temperatura dell’ ordine del

decimo di grado Celsius.

Il “ processo produttivo”, come noto, tende a valorizzare prima, per quindi poi sottrarre e

trasformare il potenziale idroelettrico determinato dalla presenza in “quota“ (geodetica) di

volumi idrici naturalmente destinati a trasferirsi verso valle, e quindi a quote inferiori, dando

luogo a portate, più o meno variabili nel tempo alle quali , come noto, si associa un

potenziale trasformabile in energia.

Ove l’ estrapolazione concettuale di detto fenomeno consentisse di individuare una “risorsa

naturale”, si potrebbe affermare che l’ impianto idroelettrico utilizza quella risorsa naturale.

Ma la stessa risorsa, per la sua natura intrinseca, ove non utilizzata sarebbe sicuramente

persa, in quanto consumata dallo stesso moto migratorio e naturale dell’ acqua verso il

basso, motivo questo per affermare che il consumo di risorsa naturale, almeno nel senso

propriamente tradizionale , è nullo.

4.3 Effetti dovuti all’ emissione di inquinanti, alla creazione di sostanze nocive ed allo smaltimento dei rifiuti.

L’ impianto come già descritto e riferito in altri capitoli del presente studio , non emette

inquinanti, non crea sostanze nocive né determina condizioni di smaltimento di rifiuti da

processo produttivo. Esso tratta l’ acqua dal punto di vista essenzialmente meccanico in

“ ambiente chiuso “, per poi restituirla al corpo idrico al quale l’ ha sottratta, senza che

essa subisca modificazioni qualitative e quantitative. Di fatto la portata derivata, trattata e

restituita, rimane strettamente confinata nel sistema impiantistico che di fatto deve

considerarsi “ impermeabile “ dalla sezione iniziale della condotta forzata nella vasca di

carico dell’ opera di presa sino alla sezione terminale del cono di scarico della turbina.

Le uniche possibilità di alterazione di detta condizione generale sono determinate da

rotture di impianto che possano comportare perdite di fluido oleodinamico o anche

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92

lubrificante che per qualche ragione allo stato non ipotizzabile finiscano nel canale di

raccolta e scarico della centrale.

Ma in quanto al fluido oleodinamico esso è presente in quantità modesta ( al massimo

60÷ 70 l) ed è concentrata in massima parte nel serbatoio di carico della centralina

oleodinamica, e questa, come già riferito è appoggiata in una cassa di contenimento di

capienza più che sufficiente a contenere il volume totale del fluido sia in circolo che di

riserva. Comunque la rottura della centralina o di alcuno dei tubi di trasporto rilascerebbe

mai il fluido nel circuito idrico di processo, ma lo riporterebbe comunque nella cassa di

contenimento , magari dopo averlo disperso sul pavimento costituente la base di appoggio

della turbina.

In quanto ai lubrificanti, in genere costituiti da “grasso“, essi sono contenuti nei contenitori

dei supporti della turbina e del generatore. Essi, presenti in quantità dell’ ordine di qualche

kg, hanno viscosità tale da non consentire usualmente dispersioni.

Per le ragioni di cui sopra, non è ipotizzabile, se non in caso di un solo teorico

incidente, che il fluido oleodinamico ed il lubrificante possano entrare in contatto con

l’ acqua turbinata per poi finire in alveo fluviale per il tramite del canale di scarico.

Altre problematiche in fatto di emissione di inquinanti o sostanze nocive non sono

ragionevolmente evidenti

5. DESCRIZIONE DELLE MISURE PREVISTE PER EVITARE, RIDURRE E SE POSSIBILE COMPENSARE I RILEVANTI EFFETTI NEGATIVI DEL PROGETTO SULL’ AMBIENTE.

Gli effetti negativi sull’ ambiente indotti dal progetto sono pochi e sono di duplice natura :

- la diminuzione della portata naturale del fiume nel tratto interessato dal progetto e

quindi ricompreso tra la sezione di presa e quella di restituzione;

- le modificazioni , per lo più a carattere temporaneo, indotte dalla realizzazione delle

opere.

Il progetto in entrambi i casi ha considerato gli effetti ed ha proposto, con opere e

modalità di operazioni di cantiere e gestione di impianto, il contenimento degli stessi e

l’ introduzione di possibili mitigazioni.

5.1 riduzione delle portate naturali.

Il progetto considera che l’ impianto , in considerazione della prevista idrologia, possa

funzionare per 335 giorni l’ anno con la previsione di derivare la portata massima di

300 l/s; tale prelievo, in termini probabilistici, come deducibile dal diagramma di utilizzo

della portata naturale del torrente, è possibile per non più di 90 giorni l’ anno. Nel

Page 93: UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI …

93

restante periodo di 245 giorni l’ anno, prescindendo dai periodi di fermo per manutenzione

od altre poche occasioni, la portata in prelievo risulterà inferiore a detto valore fino ad un

minimo “ statistico “ di 50 l/s. In ogni condizione di funzionamento i sistemi idraulici dell’

opera di presa garantiranno il rilascio in alveo della portata non inferiore al minimo

deflusso vitale ( Qmdv ) che, a secondo dei periodi dell’ anno , varierà dal minimo di 50,3

ad un massimo di 76,5 l/s.

Tenuto conto della curva della durate delle portate del torr. Sant’ Angelo per il periodo di

90 giorni, come sopra detto , la portata esitata complessivamente dalla traversa sarà

maggiore di Qmdv. Per il restanti 245 giorni la portata sarà pari a alla Qmdv.

Convenientemente deve comunque riferirsi che, essendo il solo gruppo turbogeneratore di

prevista installazione dotato di una turbina Pelton a due getti, quando per ragioni

idrologiche la sua portata di alimentazione tenderà a scendere sotto dei 50 l/s, pari al

16,6% del valore massimo, non vi sarà più alcuna convenienza a mantenere l’ impianto in

funzione, quindi si approfitterà per eseguire manutenzione e comunque si valuterà la non

convenienza a mantenere in esercizio l’ impianto per evitarne l’ usura a fronte di rese assai

scarse se non nulle. In tale circostanza non si avrà alcun interesse a mantenere in carico

l’ opera di presa è quindi la portata in arrivo alla sezione di presa supererà indisturbata la

traversa di sbarramento rimanendo interamente in alveo. Ragionevolmente, per le ragioni

sopra dette , la durata delle portate in alveo pari alla Qmdv, rispetto ai 245 giorni sopra

dichiarati, può ridursi anche di alcune settimane.

In quanto alla certezza che comunque la Qmdv sia effettivamente rilasciata il progetto,

introducendo la scaletta di risalita dei pesci, ha proporzionato e posizionato quest’ ultima

proprio in modo di affidarle tale compito.

In ogni modo, come chiarito precedentemente al punto 4.2.a, il tratto di alveo

eventualmente in sofferenza tende ad essere breve per la continua alimentazione della

modesta falda presente nei suoli posti ai lati dell’ alveo posto che lo stesso si innesta, in

corrispondenza del centro abitato di Pieve Torina, nel fiume Chienti.

5.2 Modificazioni indotte dalla realizzazione delle opere

In quanto alle modalità edificatorie , il progetto necessariamente prevede , per la

realizzazione dell’ opera di presa e del fabbricato centrale idroelettrica principalmente il

ricorso a strutture murarie in calcestruzzo armato, materiale questo insostituibile sia per le

funzioni statiche richieste, sia per le sue caratteristiche di durata nel tempo. Ciò premesso ,

lo stesso progetto considera, per quanto possibile, di interrare le stesse per mimetizzarle col

ricorso a mitigazioni costituite da integrazioni architettoniche e cortine verdi naturali.

Infatti nel caso del fabbricato centrale idroelettrica allo stesso si è attribuita sembianza di

fabbricato, o accessorio agricolo, intonacando lo stesso ed adottando pitturazioni

caratterizzate da coloriture tenui, e comunque dotando lo stesso di tetto principale a due

falde inclinate con copertura di coppi tradizionali, a mo’ di tradizione locale.

Nel caso dell’ opera di presa, per la parte di essa già esistente e costituita dalle strutture

intimamente posizionate e legate al corso d’ acqua ove si opererà eminentemente con

modalità di restauro ed impieghi di materiali e tecniche più che consolidate, agendo su

strutture vecchie, che ragionevolmente ormai debbono restare come sono. Per la parte da

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aggiungersi ex novo , costituita dalla vasca di carico della condotta e dal canaletto di

collegamento risulta sostanzialmente incassata sotto il piano campagna, emergendo da

quest’ ultimo, peraltro ristabilito rispetto al piano naturale mediante sbancamenti e riporti,

dell’ altezza necessaria per il corretto posizionamento de l vano di accesso e degli

incamminamenti indispensabili.

In quanto al sedime di contenimento delle suddette opere, centrale idroelettrica e presa

fluviale, si provvederà all’ inerbimento delle scarpate di nuova introduzione ed alla

piantumazione con essenze locali sempre verdi di tutte le aree libere, ovvero non coperte

da impianti e non impegnate dalla viabilità. Tutte le aree saranno munite di recinzioni con

rete metallica zincata e plasticata, munita di sostegni , di color verde, integrata , ad

accezione dei lati che si affacciano verso il fiume, di siepe di altezza adeguata per

eventualmente nascondere alle osservazioni esterne, gli assetti impiantistici. In tal modo

procedendo si potrà conseguire un buon livello di mitigazione.

Per quanto riguarda la realizzazione della condotta forzata, di collegamento dell’ opera di

presa con la centrale idroelettrica, è previsto che la stessa, lunga mt 6264 sia posata

completamente nel sottosuolo, ad eccezione di un breve tratto di poche decine di metri

coincidente con lo scavalcamento del fiume Chienti di Pieve Torina.

Il posizionamento corrente della tubazione in sotterraneo da la miglior garanzia di

conservazione e comunque importa il minor impatto ambientale possibile. La tecnica di

scavo ipotizzata, consistente nel depositare separatamente i materiali di risulta , siano essi

appartenenti allo strato più superficiale, detto anche franco o spessore di coltivazione,

siano essi appartenenti al sottofondo minerale sostanzialmente di carattere eminentemente

alluvionale grossolano, consente di avviare a risulta il materiale alluvionale eccedente in

ragione del volume occupato dalla condotta, e di riposizionare assolutamente in superficie

il terreno vegetale appositamente accantonato.

In pratica il metodo consente di realizzare il tombamento dei vani di scavo con

successione inversa a quella di scavo, per ricostituire la coltre vegetale in appena una, o

al massimo due, stagioni colturali successive. E’ evidente che il materiale di risulta,

alluvionale grossolano e comunque granulare, potrà essere utilmente reimpiegato, in

ragione anche delle sue qualità geotecniche, per terrapieni e rilevati strutturali azzerando il

ricorso alla discarica.

Laddove la condotta attraversa il corso d’ acqua (Torrente Sant’ Angelo), si avrà cura di

portare condotta e sue strutture di protezione ben al disotto del profilo di fondo , per

consentire a quest’ ultimo di naturalmente ristabilirsi ricoprendo le stesse strutture di

protezione con il materiale alluvionale normalmente veicolato . Le sponde del corso d’

acqua intercettate e tagliate per far passare la condotta, saranno ripristinate mediante i

necessari rinterri e quindi protette con difese radenti costituite da gabbionate metalliche

riempite di pietrame, strutture queste che, in ambiente fluviale, meglio di ogni altro

provvedimento, consentono di conseguire l’ effetto statico e quello ambientale , in virtù

della loro capacità di assestamento plastico e di adattamento a trattenere il trasporto

solido del fiume indispensabile alla riattivazione della coltre vegetale preesistente. Con le

descritte modalità si ha ragione di ritenere che l’ intero fronte cantierato per la posa della

condotta, possa essere ricondotto alla normalità ambientale preesistente in tempi ragionevoli

e verosimilmente inferiori ad anni due.

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6. DIFFICOLTÀ INCONTRATE NELLA RACCOLTA ED INVESTIGAZIONE DI DATI ALLA BASE DEGLI STUDI RICHIESTI

La modestia dimensionale dell’ impianto, ma soprattutto la sua tipologia progettuale che lo

identifica come impianto di produzione di energia elettrica da fonte alternativa rinnovabile,

quale quella idraulica, ridimensiona considerevolmente il campo della ricerca, giacchè come

chiarito nell’ ambito dello studio ambientale, l’ unico effetto rilevante indotto dal prelievo

dal fiume Chienti è quello di ridurre la portata residua in un tratto di alveo, per periodi

anche lunghi, a valori prossimi a quelli “ stagionalmente stabiliti “ per la portata di

minimo deflusso vitale (Qmdv).

Quindi la difficoltà vera, sia a livello progettuale che in ambito ambientale la si è incontrata

in fase di determinazioni dei flussi naturali (portate) del fiume, nelle sezioni e nei tratti

interessati dalle opere e più in generale del progetto, sulla base dei tempi stabiliti

dall’ anno statistico medio.

Infatti se da un lato può ammettersi che nell’ intero bacino del fiume Chienti , ed in

particolare nella sua porzione più elevata corrispondente ai bacini del Chienti di Pievetorina

e del Chienti di Gelagna, esiste un congruo numero di stazioni pluviometriche e

pluviografiche installate per rilevare entità e caratteristiche delle precipitazioni

atmosferiche, lungo le aste fluviali più “ interessanti “ non sono più attive stazioni di

misura della portata. Le ultime due stazioni idrometriche gestite dal SIN (Servizio

idrografico nazionale), quella di Ponte Giove sul Chienti di Gelagna e quella Pievetorina

sull’ omonimo ramo del Fiume Chienti, sono state dismesse nel 1978. In ragione di tale

ultimo accadimento , a più di 30 anni di distanza, tentare di fare il bilancio idrologico dei

relativi bacini sottesi è cosa piuttosto ardua, dovendosi considerare di assumere taluni

parametri disponibili in quanto determinati sulla scorta di analisi statistiche svolte su

campioni di dati rilevati ovviamente nel periodo di attività delle stesse stazioni di misura,

quindi negli anni antecedenti alla loro dismissione (1930 ÷ 1979).

Nella fattispecie è il caso del coefficiente di deflusso (φ) , definito come rapporto tra il

volume idrico defluente in una generica sezione del corso d’ acqua e l’ afflusso meteorico

nel bacino imbrifero sotteso dalla stessa sezione, ovviamente nel medesimo periodo di

riferimento. Orbene il Sin da alla stazione di Pievetorina, per l’ intero periodo di osservazioni

relativo a tutto il suo funzionamento stima un valore del coefficiente di deflusso inferiore

del 30% rispetto a quello calcolato nei bacini contigui (Tenna, Aso , Nera ) di caratteristiche

idrogeologiche assai identiche , per solcare lo stesso massiccio calcareo dei Sibillini, ed a

quote geodetiche molto prossime; dato questo che suscita perplessità allorquando, a

conoscenza piena ed attuale degli afflussi meteorici, si tenta di ricostruire i deflussi di

un dato bacino scolante.

Evidentemente l’ analisi statistica propedeutica alla formulazione della curva delle durate

di portata in sezioni di studio, sconta ipotesi , quale quella relativa all’ assunzione dei valori

competenti del coefficiente di deflusso, in grado di “pesare“ consistentemente sul risultato, e

quindi sui valori di portata utilizzabili ai fini progettuali e conseguentemente sui valori di

portata residua da lasciare il alveo per il soddisfo di altre esigenze, in primo luogo quelle

ambientali.

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ALLEGATI

TAV.1 CARTA DEI VINCOLI - estratto del PRG scala 1: 10.000

TAV.2 CARTA DELLA VEGETAZIONE E D'USO DEL SUOLO scala 1:10.000

TAV.3 CARTA DEGLI HABITAT DELLA FAUNA scala 1:10.000

TAV.4 CARTA DEGLI ELEMENTI DI IMPORTANZA NATURALISTICA ED ECOSISTEMICA

SCALA 1:10.000

TAV. 5 INTERFERENZA DELL'OPERA SULLA VEGETAZIONE SCALA 1:1000