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spin-off di UNICAM Università degli Studi di Camerino ………………………………………………………………………………………...………………………….. spin-off di UNICAM Università degli Studi di Camerino Realizzazione di impianto mini-idroelettrico sul Torrente Fiastra, in località Fiastra (Petriolo) RELAZIONE D’INCIDENZA SITO NATURA 2000 IT5330024 Committente: Studio di Geologia Lander Responsabile tecnico scientifico: Dott. Perna Paolo Dott. Marinelli Beatrice Febbraio 2015

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Realizzazione di impianto

mini-idroelettrico sul Torrente Fiastra, in località Fiastra (Petriolo)

RELAZIONE D’INCIDENZA SITO NATURA 2000 IT5330024

Committente: Studio di Geologia Lander

Responsabile tecnico scientifico:

Dott. Perna Paolo

Dott. Marinelli Beatrice

Febbraio 2015

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INDICE

Che cos’è una valutazione d’incidenza ..................................................................................................... 3

Come è stata introdotta la valutazione d’incidenza ................................................................................... 7

Descrizione generale dell’area ............................................................................................................... 10

Descrizione delle caratteristiche dei Siti Natura 2000 interessati ............................................................. 14

SIC Selva dell’Abbadia di Fiastra – IT5330024 ......................................................................................... 15

Descrizione degli habitat di interesse comunitario segnalati nei siti interessati dal progetto ..................... 17

Descrizione delle specie faunistiche di interesse comunitario segnalate nei siti interessati dal progetto .... 21

Metodologia di analisi........................................................................................................................... 29

Verifica delle interazione potenziali ....................................................................................................... 29

Fase screening ...................................................................................................................................... 34

Conclusioni........................................................................................................................................... 38

Allegati - Tavole D.G.R. 220 per la redazione dello studio di incidenza...................................................... 38

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Che cos’è una valutazione d’incidenza La valutazione d'incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre

qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito (o proposto sito) della rete

Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti e tenuto conto degli obiettivi di

conservazione del sito stesso.

Tale procedura è stata introdotta dall'articolo 6, comma 3, della direttiva "Habitat" con lo scopo di

salvaguardare l'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente

connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di

condizionarne l'equilibrio ambientale.

La valutazione d’incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce lo strumento per

garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la

conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso sostenibile del territorio. È bene

sottolineare che la valutazione d'incidenza si applica sia agli interventi che ricadono all'interno delle aree

Natura 2000 (o in siti proposti per diventarlo), sia a quelli che pur sviluppandosi all'esterno, possono

comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito.

Questo tipo di analisi, rappresenta uno strumento di prevenzione che analizza gli effetti d’interventi che,

seppur localizzati, vanno collocati in un contesto ecologico dinamico. Ciò in considerazione delle

correlazioni esistenti tra i vari siti e del contributo che portano alla coerenza complessiva e alla funzionalità

della rete Natura 2000, sia a livello nazionale che comunitario. Pertanto, la valutazione d'incidenza si

qualifica come strumento di salvaguardia, che si cala nel particolare contesto di ciascun sito, ma che lo

inquadra nella funzionalità dell'intera rete.

In ambito nazionale, la valutazione d'incidenza viene disciplinata dall'Art. 6 del DPR 12 marzo 2003 n.120,

(G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l'Art.5 del DPR 8 settembre 1997, n. 357 che trasferiva

nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva Habitat 92/43/CEE. Il DPR 357/97 è stato, infatti,

oggetto di una procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea che ha portato alla sua modifica

ed integrazione da parte del DPR 120/2003.

In base all'Art. 6 del nuovo DPR 120/2003, comma 1, nella pianificazione e programmazione territoriale si

deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti

di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione. Si tratta di un principio di carattere

generale tendente ad evitare che vengano approvati strumenti di gestione territoriale in conflitto con le

esigenze di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario.

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Il comma 2 dello stesso Art. 6 stabilisce che, vanno sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani

territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti

(COMMISSIONE EUROPEA, 2002).

Sono altresì da sottoporre a valutazione di incidenza (comma 3), tutti gli interventi non direttamente

connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli

habitat presenti in un sito Natura 2000, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso,

singolarmente o congiuntamente ad altri interventi.

L'articolo 5 del DPR 357/97, limitava l'applicazione della procedura di valutazione di incidenza a determinati

progetti tassativamente elencati, non recependo quanto prescritto dall'Art.6, paragrafo 3 della direttiva

Habitat 92/43/CEE (Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso o necessario alla gestione del

sito, ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e

progetti, forma oggetto di un’opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli

obiettivi di conservazione del medesimo…).

Lo studio per la valutazione d’incidenza deve essere redatto secondo gli indirizzi dell'allegato G al DPR

357/97. Tale allegato, che non è stato modificato dal nuovo decreto, prevede che lo studio per la

valutazione d’incidenza debba contenere:

una descrizione dettagliata del piano o del progetto che faccia riferimento, in particolare, alla tipologia

delle azioni e/o delle opere, alla dimensione, alla complementarietà con altri piani e/o progetti, all'uso

delle risorse naturali, alla produzione di rifiuti, all'inquinamento e al disturbo ambientale, al rischio di

incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate;

un'analisi delle interferenze del piano o progetto col sistema ambientale di riferimento, che tenga in

considerazione le componenti biotiche, abiotiche e le connessioni ecologiche (COMMISSIONE EUROPEA,

2002).

Nell'analisi delle interferenze, occorre prendere in considerazione la qualità, la capacità di rigenerazione

delle risorse naturali e la capacità di carico dell'ambiente. Il dettaglio minimo di riferimento è quello del

progetto CORINE Land Cover, che presenta una copertura del suolo in scala 1:100.000, fermo restando che

la scala da adottare dovrà essere connessa con la dimensione del Sito, la tipologia di habitat e la eventuale

popolazione da conservare.

Per i progetti già assoggettati alla procedura di Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA), la valutazione

d'incidenza viene compresa nella procedura di VIA (DPR 120/2003, Art. 6, comma 4). Di conseguenza, lo

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studio d’impatto ambientale predisposto dal proponente dovrà contenere anche gli elementi sulla

compatibilità fra progetto e finalità conservative del sito in base sempre agli indirizzi dell'allegato sopra

citato. (HTTP://WW W .RE GI ONE .FV G. IT)

Per i piani o gli interventi che interessano siti Natura 2000 interamente o parzialmente ricadenti all'interno

di un'area protetta nazionale, la valutazione di incidenza si effettua sentito l'ente gestore dell'area (DPR

120/2003, Art. 6, comma 7).

Qualora, a seguito della valutazione d’incidenza, un piano o un progetto risulti avere conseguenze negative

sull'integrità di un sito (valutazione d’incidenza negativa), si deve procedere a valutare le possibili

alternative. In mancanza di soluzioni alternative, il piano o l'intervento può essere realizzato solo per motivi

di rilevante interesse pubblico e con l'adozione di opportune misure compensative dandone comunicazione

al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio (DPR 120/2003, Art. 6, comma 9).

Se nel sito interessato ricadono habitat naturali e specie prioritari, l'intervento può essere realizzato solo per

esigenze connesse alla salute dell'uomo e alla sicurezza pubblica, o per esigenze di primaria importanza per

l'ambiente, oppure, previo parere della Commissione Europea.

La procedura della valutazione d’incidenza deve fornire una documentazione utile a individuare e valutare i

principali effetti che il piano/progetto (o intervento) può avere sul sito Natura 2000, tenuto conto degli

obiettivi di conservazione del medesimo. Infatti, la valutazione è un passaggio che precede altri passaggi,

cui fornisce una base: in particolare, l'autorizzazione o il rifiuto del piano o progetto. Il percorso logico della

valutazione d'incidenza è delineato nella guida metodologica "Assessment of plans and projects

significantly affecting Natura 2000 sites. Methodological guidance on the provisions of Article 6 (3) and (4)

of the Habitats Directive 92/43/CEE" redatto dalla Oxford Brookes University per conto della Commissione

Europea DG Ambiente (EUROPEAN COMMISSION, 2001).

La metodologia procedurale proposta nella guida della Commissione è un percorso di analisi e

valutazione progressiva che si compone di 4 fasi principali:

FASE 1, verifica (screening): processo che identifica la possibile incidenza significativa su un sito della

rete Natura 2000 di un piano o un progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e

che porta all'effettuazione di una valutazione d'incidenza completa qualora l'incidenza risulti

significativa;

FASE 2, valutazione "appropriata": analisi dell'incidenza del piano o del progetto sull'integrità del sito,

singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto della struttura e della funzionalità del

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sito e dei suoi obiettivi di conservazione, e individuazione delle misure di mitigazione eventualmente

necessarie;

FASE 3, analisi di soluzioni alternative: individuazione e analisi di eventuali soluzioni alternative per

raggiungere gli obiettivi del progetto o del piano, evitando incidenze negative sull'integrità de l sito; queste

possono tradursi, ad esempio, nelle seguenti forme:

- una diversa localizzazione degli interventi previsti dal Piano;

- una diversa scansione spazio-temporale degli interventi;

- la realizzazione di una sola parte degli interventi o interventi di dimensioni inferiori;

- modalità di realizzazione o di gestione diverse;

- modalità di ricomposizione ambientale.

FASE 4, definizione di misure di compensazione: individuazione di azioni, anche preventive, in grado di

bilanciare le incidenze previste, nei casi in cui non esistano soluzioni alternative o le ipotesi proponibili

presentino comunque aspetti con incidenza negativa, ma per motivi imperativi di rilevante interesse

pubblico sia necessario che il progetto o il piano venga comunque realizzato (COMMISSIONE EUROPEA, 2002).

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Come è stata introdotta la valutazione d’incidenza La valutazione d’incidenza è stata introdotta dall’Art. 6 della Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE del

Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna

selvatiche), l’articolo è un punto chiave della “Conservazione degli habitat naturali e degli habitat delle

specie” in quanto stabilisce il quadro generale per la conservazione e la protezione dei siti d’interesse

comunitario e per le zone di protezione speciale. All’interno dell’articolo i paragrafi relativi alla valutazione

d’incidenza che vanno quindi a determinare le circostanze nelle quali i piani ed i progetti con incidenze

negative possono o meno essere autorizzati, sono il 3 ed il 4:

Paragrafo 3: Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso o necessario alla gestione del sito ma

che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e

progetti, forma oggetto di una valutazione appropriata dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli

obiettivi di conservazione del medesimo. Alla luce delle conclusioni della valutazione dell'incidenza sul sito e

fatto salvo il paragrafo 4, le autorità nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto

soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l'integrità del sito in causa e, se del caso,

previo parere dell'opinione pubblica.

Paragrafo 4: Qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell'incidenza sul sito e in

mancanza di soluzioni alternative, un piano o progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di

rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni

misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato

membro informa la Commissione delle misure compensative adottate.

Nel paragrafo 3, quando si parla di “incidenza significativa” si intende la probabilità che un piano o un

progetto ha di produrre effetti sull'integrità di un sito Natura 2000; la determinazione della significatività

dipende dalle particolarità e dalle condizioni ambientali del sito protetto, tenendo conto degli obiettivi di

conservazione del sito, e degli eventuali interventi al di fuori di questo (http://www.scn.minambiente.it).

Per quanto riguarda il paragrafo 4, le sue disposizioni vengono applicate quando i risultati della valutazione

preliminare (Art.6, paragrafo 3) sono negativi o incerti. Qui, quando si parla di “motivi imperativi di rilevante

interesse pubblico, inclusi i motivi di natura sociale o economica” si riferiscono a situazioni dove i piani o i

progetti previsti risultano essere indispensabili:

- nel quadro di azioni o politiche volte a tutelare valori fondamentali per la vita dei cittadini (salute,

sicurezza, ambiente);

- nel quadro di politiche fondamentali per lo Stato e la società;

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- nel quadro della realizzazione di attività di natura economica o sociale rispondenti ad obblighi

specifici di servizio pubblico.

Relativamente invece alle “misure compensative” esse costituiscono misure specifiche per un progetto o

piano in aggiunta alla prassi normale di attuazione delle direttive “Natura”. Queste mirano a

controbilanciare l’impatto negativo di un progetto ed a fornire una compensazione che corrisponde

esattamente agli effetti negativi sull’ habitat di cui si tratta. Le misure compensative costituiscono “l’ultima

risorsa”, sono utilizzate solo quando le altre salvaguardie fornite dalla direttiva non sono efficaci ed è stata

comunque presa la decisione di esaminare un progetto/piano con un effetto negativo su un sito Natura

2000.

Le misure compensative possono comprendere:

- ricreazione di un habitat su un sito nuovo o ampliato, da inserire in Natura 2000;

- miglioramento di un habitat su parte del sito o su un altro sito Natura 2000 in maniera

proporzionale alla perdita dovuta al progetto;

- proposta, in casi eccezionali, di un nuovo sito nell’ambito della direttiva habitat

(http://www.scn.minambiente.it).

Il risultato deve di norma essere in atto al momento in cui il danno dovuto al progetto è effettivo sul sito di

cui si tratta, tranne se si possa dimostrare che questa simultaneità non è necessaria per garantire il

contributo di questo sito alla rete Natura 2000. Queste misure proposte per un progetto dovrebbero per

tanto:

trattare, proporzioni comparabili, gli habitat e le specie colpiti negativamente

concernere la stessa regione biogeografica nello stesso Stato membro

fornire funzioni comparabili a quelle che hanno giustificato i criteri di selezione del sito originario.

In Italia il recepimento della direttiva è avvenuto nel 1997 attraverso il regolamento D.P.R.

8 settembre 1997 n. 357.

Il seguente studio è redatto secondo le linee guida regionali per la valutazione di incidenza di piani ed

interventi del DGR n. 220 del 09/02/2010 L.R. n. 6/2007 - DPR n. 357/1997 – di seguito vengono quindi

riportati:

- Generalità dell’intervento con i due allegati delle Tav.3 e Tav.4.

- Descrizione dell’ambito di riferimento dell’intervento.

- Relazione sulle caratteristiche dell’intervento: per questa si rimanda alla relazione tecnica, nel seguente

studio non vengono nuovamente descritte le generalità.

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- Relazione delle trasformazioni territoriali: per questa si rimanda alla relazione tecnica

- Descrizioni delle caratteristiche della parte del Sito Natura 2000 interessato dall’intervento.

- Elaborati tecnici e cartografici: per la relazione tecnica, la tavola di inquadramento e le altre tavole

principali, si rimanda alla consegna effettuata dal tecnico incaricato; nel seguente studio viene riportata la

carta dell’ubicazione dell’intervento sovrapposta alla cartografia dei siti di Natura 2000 interessati.

- Verifica di compatibilità: L’area interessata dall’intervento risulta interna al SIC IT 5330024; sono stati

quindi valutati i fattori di compatibilità con queste due aree.

- Individuazione degli impatti: dall’analisi dell’intervento sono stati presi in considerazione i possibili impatti

sulle risorse biologiche e nei siti natura 2000, inoltre sono state compilate le rispettive tabelle richieste dal

D.G.R.220.

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Descrizione generale dell’area

Il sito Natura 2000 Selva dell’Abbadia di Fiastra è probabilmente uno tra i siti presenti nella regione Marche

meglio studiati. Quasi completamente inserito all’interno della Riserva Naturale Abbadia di Fiastra è stato

oggetto sia della redazione del Piano di Gestione della Riserva Naturale (Studio Helix Ass. 2003) che di uno

specifico Piano di Gestione del pSIC (Studio Helix Ass. & Massimo Sargolini Ass. 2003).

Il SIC che occupa una superficie di 1.113 Ha, a cavallo tra la valle del fiume Chienti e quella del Fiastra, è

compreso nel territorio della provincia di Macerata e ricade all’interno di tre comuni Petriolo, Urbisaglia e

Tolentino. Situato in una zona ampiamente agricola, si caratterizza anche per la presenza di aree boscata

quasi tutti fortemente utilizzati nel passato, e in misura minore ancora oggi, con la tecnica del governo a

ceduo che, pur permettendo una produttività immediata, ha causato un loro degrado complessivo

riscontrabile soprattutto nella scomparsa delle specie faunistiche forestali più selettive. L’area è

caratterizzata inoltre, dalla presenza di un bosco residuo di eccezionale importanza, localizzato sui terrazzi

alluvionali pleistocenici nei pressi dell'Abbadia di Fiastra e conservatosi dapprima per la presenza

dell'abbazia e in seguito perché proprietà privata destinata a riserva di caccia. Il bosco è formato di

caducifoglie termofile e mesofile (cerro, rovere, farnia, carpino orientale, roverella); nel sottobosco sono

presenti specie nemorali rare e poco diffuse.

Il sito è anche importante perché interessato dalla rotta di migrazione dello Smeriglio e del Falco

pecchiaolo, nonché come dalla nidificazione del Tarabusino, Cavaliere d'Italia e del Martin pescatore; tra i

Mammiferi risultano segnalazioni relative alla presenza della puzzola.

Il territorio è interessato per circa 113 ettari da un’ area floristicha – Bosco dell’Abbadia di Fiastra (53), della

quale si riporta la scheda aggiornata a Gennaio 2009 così come riportata nel sito della Regione Marche

all’indirizzo: http://www.ambiente.regione.marche.it

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Scheda area floristica Regione Marche

AREE FLORISTICHE PROTETTE

Ai sensi dell’art. 7 della L.R. n. 52 del 20 dicembre 1974 Id. 53

BOSCO DELL’ABBADIA DI FIASTRA

PROVINCIA DI MACERATA COMUNI: Urbisaglia, Tolentino, Petriolo

ZONA COLLINARE QUOTA: da 172 a 245 m

Superficie: ha 113,25 Perimetro: m. 10.998,55 Rientra parzialmente nella Riserva Statale Abbadia di Fiastra

CARTOGRAFIA: Tavoletta/e I.G.M. F° 124 – I S.E. Carta top. derivata n° 303130, 303140

Is ti tuzione: D.P.G.R. n. 73/97 B.U.R. Ed. Spec. N. 4 del 22.05.1997 Suppl . n. 30 del 22.05.1997

AMBIENTE

Residuo di bosco nella zona collinare delle Marche, sui terrazzi alluvionali del Pleis tocene (alluvioni terrazzate ghiaioso-sabbiose,

localizzate sul versante orografico di destra nei pressi dell ’Abbadia di Fiastra con esposizione prevalente a Nord-Nord-Ovest). Il

terreno ci rcostante è completamente posto a col tura . Si tratta dunque di un bosco isolato, che è rimasto come reli tto delle antiche

foreste che ricoprivano tutte le colline delle Marche, perché proprietà privata e destinata a riserva di caccia .

FLORA E VEGETAZIONE

È rappresentata dal querceto misto a prevalenza di cerro (Quercus cerris), con presenza di roverella (Quercus pubescens), rovere

(Quercus robur ssp. robur); il sottobosco è formato in gran parte di carpino orientale (Carpinus orientalis) e più raramente di bosso

(Buxus sempervirens). Fra le specie erbacee vanno segnalate Arisarum proboscideum, Carpesium cernuum, Veronica montana,

Ruscus aculeatus, Carex silvatica, Silene viridiflora, Serratula tinctoria, Euphorbia amygdaloides . In alcuni valloni freschi e in

corrispondenza di affioramenti d’acqua il bosco assume un aspetto nettamente igrofilo per la presenza di salice (Salix alba),

ontano nero (Alnus glutinosa), Sambucus nigra, Circaea lutetiana, Carex pendula, Stachys silvatica, Equisetum maximum, Melissa

officinalis, Cardamine impatiens, Humulus lupulus, Symphytum tuberosum, Arum italicum.

INTERESSE BOTANICO

Benché al cune parti del bosco siano notevolmente antropizzate a causa dei tagli effettuati , della ripulitura dello s trato arbustivo e

per altri motivi , l ’area presenta un notevolissimo interesse fi togeografico perché è uno dei pochissimi reli tti del settore collinare

esterno delle Marche di bosco mesofilo, con rare specie floris tiche nel sottobosco.

UTILIZZAZIONE DEL TERRITORIO Il bosco è s tato destinato già da molto anni a riserva di caccia; spesso vengono effettuati tagli e ceduazioni . Il bosco è attraversato

da strade poderali di campagna.

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Fig.1: Inquadramento territoriale

Fig.2: Dettaglio dell’area di studio

Fig.3: Vincoli presenti nell’area

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Fig.4: Vincoli presenti nell’area – dettaglio area

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Descrizione delle caratteristiche dei Siti Natura 2000 interessati

Di seguito vengono descritti i Siti di interesse comunitario che potenzialmente potrebbero essere

interessati dall’intervento in esame. Per ogni sito viene fornito l'elenco degli habitat, e delle specie

faunistiche presenti di interesse comunitario, con una breve descrizione.

Per ogni habitat sono stati valutati cinque parametri: % Copertura, Rappresentatività, Superficie, Grado di

conservazione, Valutazione globale in base anche a quanto riportato nelle schede ministeriali dei Siti e di

seguito vengono riportate le codifiche per ogni parametro:

Rappresentatività: A = eccellente; B = buona, C = Significativa; D = non rappresentativo Copertura: espressa

sulla base frequenza relativa (%) dell’habitat sul totale della superficie del SIC/ZPS. Prioritario: l’asterisco *

indica che l’Habitat in riferimento è iscritto alla lista degli

Habitat Prioritari di Interesse Comunitario secondo l’allegato 1 della Direttiva 92/43/CEE e successivi

aggiornamenti.

Superficie relativa: A = percentuale compresa fra il 15,1 e il 100% della fequenza nazionale; B = percentuale

compresa fra il 2,1 e il 15% della frequenza nazionale; C = percentuale compresa fra lo 0 ed il 2% della

frequenza nazionale.

Grado di conservazione: A = eccellente, B = buono; C = Significativo

Valutazione globale: A = eccellente, B = buono; C = Significativo

Per le specie faunistiche nella colonna STATUS si è riportato il valore del sito per la conservazione delle

specie interessate:

A = eccellente, B = buono; C = Significativo.

Inoltre per ogni specie viene indicata la presenza in eventuali liste e convenzioni per la tutela delle stesse;

per la lista rossa le categorie interessate sono:

Cr : “Critically Endangered”, un taxon è in pericolo in modo critico quando è di fronte ad un altissimo rischio

di estinsione in natura nel futuro immediato;

En: “Endangered” un taxon è in pericolo quando è difronte ad un altissimo rischio di estinsione in natura

nel prossimo futuro;

Vu: “Vulnerable” un taxon è vulnerabile quando è difronte ad un alto rischio di estinsione in natura nel

futuro a medio termine;

Lr: “ Lower Risk” un taxon è a più basso rischio quando sono noti elementi che inducono a considerare il

taxon in uno stato di conservazione non scevro da rischi.

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RELAZIONE D’INCIDENZA SITO NATURA 2000 IT5330024

Realizzazione di impianto mini-idroelettrico sul Torrente Fiastra Febbraio 2015

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spin-off di UNICAM – Università degli Studi di Camerino

Il sito interessato è:

SITO CODICE DENOMINAZIONE

SIC IT5330024 Selva dell 'Abbadia di Fiastra

SIC Selva dell’Abbadia di Fiastra – IT5330024

Longitudine: E 13 41 81

Latitudine: W/E 43 21 86

Superficie 1113 ha

Altitudine minima: 140 m.s.l.

Altitudine massima: 320 m.s.l.

Regione bio-geografica: Continentale

Descrizione generale

Bosco residuo nella zona collinare delle Marche, localizzato sui terrazzi alluvionali pleistocenici nei pressi

dell'Abbadia di Fiastra e conservatosi dapprima per la presenza dell'abbazia e in seguito perché proprietà

privata destinata a riserva di caccia. Il bosco è formato di caducifoglie termofile e mesofile (cerro, rovere,

farnia, carpino orientale, roverella); nel sottobosco sono presenti specie nemorali rare e poco diffuse.

Habitat

Nel SIC sono stati segnalati quattro habitat di interesse comunitario di cui uno prioritario. Nella seguente

tabella essi sono elencati con le informazioni riportate nella scheda descrittiva del sito.

Tab.1: Habitat d’interesse comunitario presenti nel sito, inseriti ne lla scheda ministeriale

Habitat

Cope

rtur

a (h

a)

Rap

pres

ent

ativ

ità

Supe

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ie r

elat

iva

Gra

do d

i con

serv

azio

ne

Val

utaz

ione

glo

bal

e

3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con Paspalo-Agrostidion e con filari ripariali di Salix e Populus alba

55.67 C C C C

6430 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile 11.13 C C C C

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91AA Boschi orientali di quercia bianca 15.03 B C B B

92A0 Foreste a galleria di Salix albae e Populus albae 72.93 C C B C

In grassetto gli habitat prioritari.

Fauna

Tab.2: Specie di interesse comunitario e non presenti nel sito inserite nella scheda ministeriale

SIC Selva dell ’Abbadia di

Fiastra – IT5330024

NOME SCIENTIFICO NOME COMUNE

STA

TUS

DIR

ETTI

VA

09/

149/

CEE

DIR

ETTI

VA

92/

43/C

EE

LIST

A R

OSS

A U

ICN

SPEC

INVERTEBRATI Cerambyx cerdo Cerambice della quercia B All. II ,IV

Euplagia quadripunctaria Falena dell'edera B All. II PESCI Barbus plebejus Barbo C All. II LR

Cobitis taenia Cobite C All. II LR

ANFIBI

Rana esculenta Rana verde RETTILI

Coluber viridiflavus Biacco All.IV

Lacerta bilineata Ramarro occidentale Podarcis muralis Lucertola muraiola All.IV

Podarcis sicula Lucertola campestre All.IV Zamenis longissimus Saettone comune All.IV UCCELLI

Alcedo atthis Martin pescatore B All. I 3 Emberiza hortulana Ortolano B All. I 2

Falco columbarius Smeriglio B All. I

Falco subbuteo Lodolaio B VU

Himantopus himantopus Cavaliere d'Italia B All. I VU Ixobrychus minutus Tarabusino B All. I VU Lanius collurio Averla piccola B All. I VU 3

Pernis apivorus Pecchiaiolo B All. I VU Pluvialis apricaria Piviere dorato B

MAMMIFERI

Mustela putorius Puzzola

Fig.5: Habitat di interesse comunitario nel SIC

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L’habitat 3840 e 6430 non sono s tati cartografati in quanto sono puntuali e non risul tano evidenti a questa scala.

Fig.6: Dettaglio degli habitat presenti nell’area di intervento

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Descrizione degli habitat di interesse comunitario segnalati nei siti interessati dal progetto

3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari

ripari di Salix e Populus alba

I siti di questa tipologia sono caratterizzati principalmente dalla presenza di fitocenosi ripariali arboree,

dominate da specie dei generi Salix e Populus e da altre fitocenosi forestali planiziali, comunque igrofile.

Possibili minacce

Tra le minacce di degrado che possono avere riflessi più diretti sugli habitat forestali di ambiente fluviale,

presenti anche nelle parti alluvionali più prossime ai corsi d’acqua, si possono indicare:

• le modificazioni strutturali e le alterazioni degli equilibri idrici dei bacini, che sono dovuti a processi di

urbanizzazione (costruzione di strade, edifici, ponti), ad interventi di artificializzazione dell’alveo

(rettificazione, arginatura, ecc.), a sbarramenti dei corsi d’acqua (processi d’erosione fluviale), alle

captazioni idriche (abbassamento della falda e prosciugamento degli specchi d’acqua), all’estrazione di

ghiaia e sabbia e alla complessiva modifica del regime delle portate (piene catastrofiche);

• il cambiamento della qualità delle acque, dovuto allo scarico di eccessive quantità di azoto e fosforo,

provenienti dalle acque reflue urbane e dalle colture agricole, all’emissione di composti organici volatili (ad

esempio, CO2, H2S) e alla deposizione d’inquinanti atmosferici (ad esempio, piogge acide);

• l’inquinamento e/o la salinizzazione della falda che, ad esempio, possono far regredire i popolamenti

forestali in formazioni a canneto;

• la diffusione di specie alloctone invadenti negli habitat forestali (ad esempio, robinia, ailanto, quercia

rossa, ecc.);

• la compattazione e il costipamento del terreno (da calpestio, traffico ciclistico, ecc.), nei contesti

suburbani dove gli habitat sono intensamente frequentati da visitatori;

• il pericolo d’incendio (in alcune aree delle Pianura Padana e della Toscana sono diffuse le pratiche

colturali di abbruciamento dei canneti, che spesso sono contigui agli habitat di questa tipologia). Tali

incendi costituiscono una pratica esiziale per le comunità di piccoli passeriformi ripariali

• per le comunità ittiche, l’elevata introduzione di specie alloctone.

6430 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie igrofile.

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Comunità di alte erbe a foglie grandi (megaforbie) igrofile e nitrofile che si sviluppano, in prevalenza, al

margine dei corsi d’acqua e di boschi igro-mesofili, distribuite dal piano basale a quello alpino.

Possibili minacce

•Erosione del suolo, idrica incanalata e di massa (frane).

•Localizzati fenomeni di degradazione del suolo per compattazione in aree umide (torbiere), dovuti a

calpestìo.

•Cambiamento d’uso del suolo (attualmente la causa di maggiore alterazione, specialmente in Appennino).

91AA *Boschi orientali di quercia bianca

Boschi mediterranei e submediterranei adriatici e tirrenici (area del Carpinion orientalis e del Teucrio siculi -

Quercion cerris ) a dominanza di Quercus virgiliana, Q. dalechampii, Q. pubescens e Fraxinus ornus,

indifferenti edafici, termofili e spesso in posizione edafo-xerofila tipici della penisola italiana ma con affinità

con quelli balcanici, con distribuzione prevalente nelle aree costiere, subcostiere e preappenniniche. Si

rinvengono anche nelle conche infraappenniniche.

Possibili minacce

•Localizzati episodi di erosione del suolo (idrica incanalata).

•Localizzati fenomeni di degradazione del suolo per compattazione (pratelli terofitici), dovuti a calpestio.

•Incendio non controllato.

•Pascolo e brucatura eccessivi di ungulati selvatici e domestici.

•Ridotta estensione delle fitocenosi (in particolare per i querceti a Quercus pubescens, nelle fasce di

raccordo pedemontano, Q. trojana e Q. macrolepis).

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92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba

Gli habitat di questa tipologia sono caratterizzati principalmente dalla presenza di fitocenosi ripariali

arboree, dominate da specie dei generi Salix e Populus e da altre fitocenosi forestali planiziali, comunque

igrofile. Sono localizzati prevalentemente lungo il corso del fiume Po e dei suoi affluenti, ma sono

comunque diffusi in tutta la penisola e sono rari nelle isole (dove se ne trovano soltanto due, in Sardegna).

Possibili minacce

Tra le minacce di degrado che possono avere riflessi più diretti sugli habitat forestali di ambiente fluviale,

presenti anche nelle parti alluvionali più prossime ai corsi d’acqua, si possono indicare:

• le modificazioni strutturali e le alterazioni degli equilibri idrici dei bacini, che sono dovuti a processi di

urbanizzazione (costruzione di strade, edifici, ponti), ad interventi di artificializzazione dell’alveo

(rettificazione, arginatura, ecc.), a sbarramenti dei corsi d’acqua (processi d’erosione fluviale), alle

captazioni idriche (abbassamento della falda e prosciugamento degli specchi d’acqua), all’estrazione di

ghiaia e sabbia e alla complessiva modifica del regime delle portate (piene catastrofiche);

• il cambiamento della qualità delle acque, dovuto allo scarico di eccessive quantità di azoto e fosforo,

provenienti dalle acque reflue urbane e dalle colture agricole, all’emissione di composti organici volatili (ad

esempio, CO2, H2S) e alla deposizione d’inquinanti atmosferici (ad esempio, piogge acide);

• l’inquinamento e/o la salinizzazione della falda che, ad esempio, possono far regredi re i popolamenti

forestali in formazioni a canneto;

• la diffusione di specie alloctone invadenti negli habitat forestali (ad esempio, robinia, ailanto, quercia

rossa, ecc.);

• la compattazione e il costipamento del terreno (da calpestio, traffico ciclisti co, ecc.), nei contesti

suburbani dove gli habitat sono intensamente frequentati da visitatori;

• il pericolo d’incendio (in alcune aree delle Pianura Padana e della Toscana sono diffuse le pratiche

colturali di abbruciamento dei canneti, che spesso sono contigui agli habitat di questa tipologia). Tali

incendi costituiscono una pratica esiziale per le comunità di piccoli passeriformi ripariali

• per le comunità ittiche, l’elevata introduzione di specie alloctone.

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Descrizione delle specie faunistiche di interesse comunitario segnalate nei siti interessati dal progetto

INVERTEBRATI

Cerambice della quercia - Cerambyx cerdo

Distribuzione e tendenza della popolazione

La specie è presente in Europa centro-meridionale e nella zona mediterranea. È presente in tutta Italia. In

Toscana la specie è abbastanza comune; la sua distribuzione risulta discontinua probabilmente a causa

della scarsità di segnalazioni. Vive prevalentemente in pianura e collina. Il livello delle conoscenze sulla

distribuzione delle popolazioni toscane di questa specie è buono. Le popolazioni toscane possono essere

considerate stabili.

Esigenze ecologiche

Questa specie vive nei boschi di latifoglie (soprattutto Quercus). La larva si sviluppa nel tronco e nei grossi

rami delle vecchie piante.

Tutela e fattori di minaccia

Progressiva rarefazione degli ambienti di vita a causa degli incendi, della pulizia del sottobosco e della

rimozione di piante morte o morienti.

Euplagia [=Callimorpha] quadripunctaria

Distribuzione e tendenza della popolazione

La specie vive in tutta Europa esclusa la parte più settentrionale. E’ presente anche a Rodi, in Russia, in

Caucaso, in Asia Minore, in Siria e in Iran. E’ comune e diffusa in tutta Italia, dalla pianura alla montagna,

soprattutto nelle parti più calde di certe vallate. Manca in Sardegna. Il livello delle conoscenze sulla

distribuzione delle popolazioni toscane si può considerare buono. La discontinuità della distribuzione è

probabilmente imputabile alla mancanza di dati di cattura recenti. La tendenza della popolazione può

considerarsi stabile.

Esigenze ecologiche

La specie vive in zone aperte dalla pianura alla montagna. Predilige le radure di boscaglie aride e calde. I

bruchi sono polifagi cioè si nutrono di varie piante. Presenta una sola generazione annuale e gli adulti

appaiono da metà luglio a ottobre. E’ facile osservare l’adulto sui fiori di Eupatorium cannabinum L.

(Asteraceae).

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Tutela e fattori di minaccia

Fra le potenziali cause di minaccia si possono considerare l’inquinamento dell’aria e del suolo e l’uso di

pesticidi.

PESCI

BARBO - Barbus plebejus

Distribuzione e tendenza della popolazione

E’ specie endemica in Italia, dove è presente nelle regioni settentrionali e peninsulari.

Esigenze ecologiche

E’ specie tipica di fondo, che occupa i tratti medio superiori dei fiumi planiziali ed anche in quelli di piccole

dimensioni, purchè con acque ben ossigenate. E’ una delle specie tipiche della Zona dei Ciprinidi a

deposizione litofila con acque limpide, veloci ed ossigenate e substrato ciottol oso e ghiaioso, ma talora si

rinviene anche più a valle.

Tutela e fattori di minaccia

Nonostante sia una specie ancora relativamente comune, è minacciata soprattutto dalle manomissioni

degli alvei, con conseguente distruzione delle aree adatte alla riproduzione. Anche le immissioni di barbi di

ceppi alloctoni sono dannose, potendo determinare competizione ed ibridazione che mette a repentaglio

l’identità genetica delle popolazioni autoctone.

COBITE - Cobitis taenia

Distribuzione e tendenza della popolazione

E’ specie a diffusione eurasiatica e nord africana. La sottospecie italiana è indigena nelle regioni

settentrionali e in quelle centrali tirreniche, con limite della diffusione coincidente con la Campania. E’ stata

introdotta in alcuni bacini dell’Italia centrale, Basilicata, Calabria e Sardegna.

Esigenze ecologiche

È specie di taglia piccola (fino a circa 12 cm nelle femmine), con corpo allungato e compresso lateralmente,

testa ed occhi piccoli, bocca piccola ed infera, tre paia di barbigli corti, con il terzo paio più sviluppato, denti

faringei disposti su un’unica fila, presenza di una spina suborbitale erettile e biforcata.

Tutela e fattori di minaccia

E’ specie bentonica sensibile alle modificazioni degli habitat ed in particolare alla modificazione della

struttura del fondo dei corsi d’acqua; risente negativamente dell’inquinamento chimico delle acque (come

quello derivante dall’uso di pesticidi). Un ultimo rischio è rappresentato dall’“inquinamento genetico” delle

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popolazioni, conseguente all’introduzione di Cobiti alloctoni associata ai ripopolamenti a favore della pesca

sportiva.

RETTILI

Biacco - Hierophis viridiflavus

Distribuzione e tendenza della popolazione

E’ specie a distribuzione europea sud occidentale diffusa nella Spagna nord orientale, Francia e Svizzera

meridionale, Italia continentale e peninsulare, raggiungendo ad Est i territori dell’Istria. E’ presente inoltre

in Corsica, in Sardegna, in Sicilia, nell’isola di Malta e in molte isole minori.

Esigenze ecologiche

E’ specie per lo più terricola, amante della luce, attiva soprattutto nelle ore diurne e diffusa dal livello del

mare a 2000 m, anche se più comune a quote inferiori. E’ più frequente nelle foreste sempreverdi

mediterranee, nella macchia e nella gariga e nelle foreste caducifoglie di pianura e collina e meno nelle

foreste montane. Predilige aree assolate, radure o margini di boschi, in prossimità di coltivi, muretti a secco

e anche di centri abitati e ruderi.

Tutela e fattori di minaccia

La specie, insieme alla Biscia dal collare, è il serpente più comune delle nostre regioni. È più raro in aree

agricole e antropizzate dove sono in gran parte scomparsi i suoi habitat tipici e dove i frequenti

investimenti da parte di veicoli motorizzati sono una grave causa di mortalità.

Saettone comune - Zamenis longissimus

Distribuzione e tendenza della popolazione

E’ specie diffusa nell’Europa meridionale (Spagna, Francia, Germania meridionale, Penisola Balcanica,

Slovacchia, Polonia e Russia meridionale) e in Asia occidentale. In Italia è diffusa nelle regioni settentrionali

e centrali. Per le regioni meridionali e per la Sicilia le popolazioni della specie sono state recentemente

ascritte ad una specie distinta, il Saettone italiano Elaphe lineata (Camerano, 1891).

Esigenze ecologiche

È specie diurna, terricola ed arboricola, attiva da ottobre a fine marzo, più comune alle basse e medie

quote; occasionalmente si spinge oltre i 1500 m. La specie predilige radure o zone marginali di boschi di

latifoglie miste e la macchia. Si spinge talvolta in prossimità di centri abitati e coltivi, dove è frequente sui

muretti a secco e lungo i corsi d’acqua.

Tutela e fattori di minaccia

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È specie minacciata soprattutto nell’Europa centrale, meno in Italia. Una delle principali minacce alla sua

sopravvivenza è il deterioramento degli habitat dovuto alle pratiche agricole. In prossimità di centri abitati il

traffico stradale è spesso una delle principali cause di mortalità della specie.

Lucertola muraiola - Podarcis muralis

Distribuzione e tendenza della popolazione

La specie è distribuita in gran parte dell’Europa centrale e meridionale e nell’Asia sud-occidentale. In Italia è

comune in tutta le Penisola e in varie isole. Nella Toscana continentale è diffusa e assai abbondante in tutto

il territorio, almeno fino a 1800 m di quota; per quanto riguarda la parte insulare è presente nelle isole

Gorgona, Elba, Pianosa e Palmaiola e negli isolotti Scoglietto di Portoferraio e Isolotto della Paolina (a nord

dell’Elba).

Esigenze ecologiche

Come la congenere, è una specie eliofila e diurna,reperibile quasi in ogni tipo di ambiente, anche se

privilegia le rocce, le pietraie, i vecchi muri, le pareti esterne e i tetti delle abitazioni rurali, i ruderi, le

radure, il limitare dei boschi e dei cespuglieti, le rive incolte dei corsi d’acqua, le cataste di legna

ecc.evitando in genere gli ambienti urbani recenti e le vaste aree erbose aperte. È comune anche

nell’ambiente antropizzato, in particolare presso i muri di pietra e/o mattoni ricchi di cavità, gli orti, i parchi

e i giardini. I maschi sono territoriali e difendono dai rivali un loro spazio, talora azzuffandosi vivacemente

fra loro. Si riproduce dall’inizio della primavera alla prima parte dell’estate; il periodo di inattività varia in

relazione alle condizioni climatiche locali e generali si svolge per lo più sotto le pietre o nelle cavità di muri

e rocce. La lucertola muraiola si nutre per la maggior parte di Artropodi (in particolare Insetti, Aracnidi e in

minor quantità Isopodi terrestri), ma anche di piccoli Molluschi e di vegetali (polline, frutti selvatici,

germogli). E’ predata da varie specie di Serpenti, grossi Sauri (più che altro il ramarro), Uccelli rapaci diurni,

Corvidi, alcuni piccoli Passeriformi (ad esempio le averle, la passera d’Italia e il merlo), Mammiferi carnivori

(fra i quali anche il gatto domestico).

Tutela e fattori di minaccia

Possibili cause di minaccia sono costituite dagli incendi, dai disboscamenti, dalla perdita dei corridoi

ecologici, dalla distruzione o dal degrado dei vecchi muri, e manufatti dall’urbanizzazione con il massiccio

impiego del cemento armato, dall’uso di sostanze tossiche in agricoltura e nelle disinfestazioni nei centri

abitati. Un rilevante numero di esemplari resta inoltre vittima del traffico veicolare sulle strade, soprattutto

durante il periodo riproduttivo.

Lucertola campestre - Podarcis sicula

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Distribuzione e tendenza della popolazione

L’areale originario della specie è limitato all’Italia continentale e peninsulare, alla Sicilia, alla Sardegna ed

alla costa dalmata. La specie è stata successivamente introdotta e si è acclimatata in altre regioni del globo:

nella Penisola iberica, nelle Baleari, in Corsica, in Nord Africa, Turchia e Stati Uniti. In Italia è comune in

tutte le regioni ad eccezione di Valle d’Aosta, Liguria e Trentino Alto Adige.

Esigenze ecologiche

E’ specie ad ampia valenza ecologica presente anche in ambienti fortemente antropizzati e che colonizza

ambienti di gariga, macchia, pianura e collinari con vegetazione di latifoglie sempreverdi o caducifoglie,

dove predilige le aree aperte ai margini del bosco o le radure, su terreni sabbiosi o pietrosi. In Italia,

procedendo verso Sud, diviene più montana colonizzando aree fino a circa 1500 m. Dove convive con la

Lucertola muraiola, essa si insedia nelle zone di pianura.

Tutela e fattori di minaccia

In generale, è il rettile più comune e diffuso in Italia, insieme alla Lucertola muraiola. L’abbondante impiego

di pesticidi nelle pratiche agricole può aver provocato un certo declino delle sue popolazioni di pianura, ma

la situazione è meno preoccupante di quella di altri lacertidi. La specie è comunque in espansione in ampie

zone, a scapito di altre congeneri.

UCCELLI

Martin pescatore - Alcedo atthis

Distribuzione e tendenza della popolazione

Specie ampiamente distribuita in Europa, Asia e Africa, in Italia è molto diffusa nel centro-nord, ove nidifica

in tutti gli habitat adatti dal livello del mare fino a circa 500 m s.l.m., con punte ampiamente superiori. Nelle

regioni meridionali la distribuzione si fa più irregolare e il numero di coppie nidificanti appare ridotto,

probabilmente a causa della mancanza di ambienti idonei. La popolazione europea è in moderato declino e

l’Italia figura tra i paesi nei quali tale decremento sembra più consistente.

Esigenze ecologiche

In periodo riproduttivo frequenta corsi d’acqua poco profondi e con andamento lento. Predilige acque

chiare ma può tollerare ambienti eutrofici purché ricchi di pesci della taglia adeguata (inferiore a 10 cm di

lunghezza). Nidifica in gallerie che scava in argini di verticali di terra, anche di limitata estensione, con

vegetazione scarsa o assente. In caso di assenza di argini adatti può nidificare a una certa distanza

dall’acqua. Il nido è un tunnel lungo da 40 a 100 cm, di sezione circolare, al termine del quale si trova una

camera in cui vengono deposte le uova.

Tutela e fattori di minaccia

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Il martin pescatore risulta molto sensibile all’andamento stagionale: a inverni particolarmente rigidi (con

fiumi ghiacciati) seguono crolli delle popolazioni. Tuttavia l’elevata prolificità consente alla specie di

ristabilire i propri contingenti numerici in alcuni anni. Il declino a lungo termine è invece da attribuirsi

all’inquinamento delle acque e, presumibilmente in maggior misura, alla canalizzazione e cementificazione

dei corsi d’acqua e alla conseguente riduzione dei siti idonei alla nidificazione. A livello regionale i fattori

climatici sembrano avere influenza minore.

Ortolano - Emberiza hortulana

Distribuzione e tendenza della popolazione

Migratore trans-sahariano distribuito dalle coste settentrionali del Mediterraneo al circolo polare artico,

dalla penisola iberica fino all’Asia centrale; in questo ampio areale è però presente in modo discontinuo,

con popolazioni spesso piccole e fra loro isolate.

Esigenze ecologiche

Le esigenze ambientali della specie sembrano almeno in parte differire nell’ambito dell’areale. È

certamente una delle specie più strettamente legate a forme tradizionali di uso antropico del territorio:

utilizza zone agricole eterogenee con prevalenza di seminativi e/o incolti e pascoli e buona presenza di

siepi, aree di margine fra boschi e seminativi, praterie secondarie moderatamente pascolate con alberi e

arbusti sparsi, garighe, arbusteti discontinui. Evita sempre i versanti freddi e i substrati umidi (ad es. aree

bonificate, seminativi irrigui). In generale l’ortolano sembra legato alla presenza di aree con vegetazione

erbacea piuttosto alta e rada (seminativi non intensivi, praterie moderatamente pascolate o incendiate di

recente) per la ricerca del cibo e di siepi, boschetti o alberature (talvolta anche rocce o cavi telefonici) per

l’attività canora.

Tutela e fattori di minaccia

Le principali cause di minaccia sono la modernizzazione delle pratiche colturali (inclusa l a rimozione di siepi

e boschetti) nelle aree più idonee all’agricoltura, l’abbandono delle attività agro-pastorali nelle zone

collinari e montane svantaggiate; tali fenomeni hanno portato ad una drastica riduzione di superficie e al

diffuso deterioramento dell’habitat riproduttivo. L’intensificazione delle pratiche colturali (che comporta

maggior densità della vegetazione e minore presenza di infestanti e entomofauna) rende generalmente i

coltivi inadatti a questa specie; l’abbandono può favorire temporaneamente l’ortolano ma in breve

l’evoluzione della vegetazione porta alla sua scomparsa.

SMERIGLIO - Falco columbarius

Distribuzione e tendenza della popolazione

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RELAZIONE D’INCIDENZA SITO NATURA 2000 IT5330024

Realizzazione di impianto mini-idroelettrico sul Torrente Fiastra Febbraio 2015

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spin-off di UNICAM – Università degli Studi di Camerino

Specie a distribuzione olartica con areale riproduttivo nel Paleartico settentrionale, Siberi a e Kazakistan

settentrionale dove presenta 4 sottospecie, altre 6 in Asia e Nord America. La specie è in Italia

prevalentemente migratrice ma con svernamento regolare diffuso anche se scarso in ambienti aperti a

quote basse, più comune in Italia settentrionale.

Esigenze ecologiche

È il più piccolo rapace diurno europeo. Tipicamente un falco di ambiente aperto, collinare o di pianura, fino

alla zona costiera, dune; evita invece le zone forestali o montane acclivi e dirupate. Nei quartieri di

svernamento frequenta anche ambienti coltivati, ma mostra una decisa diffidenza verso le zone abitate. Per

l’attività alimentare frequenta praterie, brughiere, tundre alberate, foreste rade di conifere. Specializzato

nella caccia al volo di piccoli uccelli in zone aperte, da posatoi, con attacchi improvvisi, voli orizzontali e

picchiate, ma anche inseguimenti prolungati.

Può fare caccia collettiva di due o più. Preda soprattutto passeriformi: alaudidi, motacillidi, turdidi,

fringillidi, ma anche irundinidi e altri gruppi, dalle dimensioni del Regolo fino a giovani di Gallo cedrone.

Tutela e fattori di minaccia

Attualmente, in Italia la specie è stabile o in leggero aumento. Nel complesso del suo areale europeo oggi la

specie è stabile con locali incrementi o decrementi.

CAVALIERE D’ITALIA - Himantopus himantopus

Distribuzione e tendenza della popolazione

Specie cosmopolita.

Esigenze ecologiche

Specie opportunista, frequenta una ampia varietà di habitat, colonizzando zone umide d’acqua dolce, salata

o salmastra caratterizzate da acque poco profonde (<20 cm), bassa vegetazione e ricche di sostanze

organiche. In condizioni naturali, si insedia in ambienti effimeri come allagamenti temporanei e anse di

stagni o lagune, ma è in grado di adattarsi a zone umide artificiali.

Tutela e fattori di minaccia

La specie ha uno status di conservazione favorevole in Europa.

TARABUSINO - Ixobrychus minutus

Distribuzione e tendenza della popolazione

Specie politipica a corologia paleartico- paleotropica le-australasiana. Si stima che in Italia nidifichino tra le

1.000 e le 2.000 coppie distribuite in massima parte nelle aree umide della Val Padana e della costa nord-

orientale.

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spin-off di UNICAM – Università degli Studi di Camerino

Esigenze ecologiche

Specie altamente specializzata, frequenta solo aree umide di acqua dolce con abbondante vegetazione e

mostra una spiccata preferenza per i canneti maturi. Per alimentarsi utilizza zone di interfaccia tra

vegetazione e acqua dove pesca aggrappato vicino al bordo dell’acqua.

Tutela e fattori di minaccia

La specie in Europa ha uno status di conservazione sfavorevole (SPEC 3: vulnerabile).Le cause principali

sono la perdita di habitat riproduttivo, ma anche in zone umide protette spesso, l’inadeguata gestione delle

acque, non garantisce una conservazione efficiente.

AVERLA PICCOLA - Lanius collurio

Distribuzione e tendenza della popolazione

Nidifica dall'Europa occidentale fino all'Asia centrale, mancando solo nelle regioni più settentrionali; in

Italia è specie nidificante estiva e manca solo dalla penisola salentina.

Esigenze ecologiche

frequenta ambienti cespugliati o alberati, preferibilmente gli incolti. È inoltre colonizzatrice di ambienti

degradati da incendi e può rinvenirsi anche in ambienti suburbani.

Tutela e fattori di minaccia

Questa specie pare essere in costante rarefazione a causa del continuo taglio delle siepi e della diminuzione

dei terreni incolti.

FALCO PECCHIAIOLO - Pernis apivorus

Distribuzione e tendenza della popolazione

Specie distribuita in periodo riproduttivo in tutto il Paleartico occidentale e in parte dell’Asia occide ntale, in

Italia molto localizzato in Pianura Padana, regolarmente diffuso nell’Appennino tosco-emiliano, diviene più

localizzato in Italia centro-meridionale.

Esigenze ecologiche

Rapace tipico di zone boscate, occupa varie tipologie forestali, in genere fustaie di latifoglie, di conifere o

miste di conifere e latifoglie, ma anche cedui matricinati, invecchiati o in fase di conversione a fustaia.

Tutela e fattori di minaccia

Non incluso tra le specie a priorità di conservazione in Europa. Probabilmente favorito da una gestione

selvicolturale a fustaia o da pratiche di selvicoltura naturalistica, capaci di ricreare la struttura diversificata

tipica di una foresta non gestita.

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Metodologia di analisi

A. Fase di aggiornamento: delle schede ministeriali dei Sic: elenco degli habitat di interesse comunitario

presenti nell'area di studio attraverso l'uso della carta della vegetazione della zona e dati bibliografici.

Elenco delle specie faunistiche inserite nelle direttive comunitarie (79/409/CEE; 92/43/CEE)

B. Fase di screening: tramite l’uso dei sistemi GIS, vengono individuate tutte le possibili pressioni e/o

incidenze ricadenti nel sito, le quali poi verranno esaminate relazionandole con la normativa vigente,

relativa ad ognuna di esse.

C. Fase di valutazione appropriata: analisi dell’incidenza del Piano, attraverso l'uso di matrici, riguardanti le

pressioni presenti e le specie di interesse comunitario, entrambi rapportate agli habitat comunitari. Queste

permetteranno di capire quali elementi si trovano nei diversi habitat, ma anche come le specie d’interesse

comunitario usano i diversi ambienti e la loro sensibilità alle pressioni individuate nella fase B.

D. Valutazione degli impatti reali: analisi dei possibili impatti che questi possono avere su gli habitat e le

specie di interesse comunitario.

Quanto detto viene riassunto nel seguente schema:

Verifica delle interazione potenziali

Il progetto, finalizzato alla realizzazione di un impianto di mini-idroelettrico sul torrente Fiastra, in località

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spin-off di UNICAM – Università degli Studi di Camerino

Fiastra, prevede l’installazione del sistema d’impianto (monoblocco) e nella redazione dello studio

d’impatto è necessario valutare su quali componenti del sistema biologico l’intervento potrebbe esercitare

delle pressioni.

Dalla sua analisi si possono individuare tre differenti tipologie di disturbo:

Disturbo in fase di cantiere che è legato alla presenza ed attività degli addetti e dei mezzi dedicati

alla realizzazione dell’opera. Questa pressione è temporanea e termina con l’avvio della fase di

esercizio.

In particolare le fasi di cantiere possono essere così sintetizzate:

1 – APPRONTAMENTO DEL CANTIERE

- questa prima fase prevede la realizzazione della strada di accesso all’area in esame, che

essendo però vicina (come risulta dalla planimetria) l’intervento consiste solo nel

deposito di ghiaia per facilitare le operazioni di messa in posa dell’impianto;

- posa in opera delle necessarie recinzioni e segnalazioni di sicurezza.

-

2 – REALIZZAZIONE DELLA CENTRALINA

- posa dell’impianto di mini idrico a coclea idraulica mediante trasporto in sito su

autocarro.

-

3 - REALIZZAZIONE DELL’ALLACCIO ALLA RETE ELETTRICA

Una volta ultimate le opere necessarie alla realizzazione della centralina si procederà alla

realizzazione del tracciato interrato per il collegamento elettrico della stessa alla rete nazionale:

- realizzazione di tracciato per linea di allaccio a rete mediante scavo a mezzo di

microescavatore;

- posa in opera di linea elettrica per allaccio mediante rete interrata;

- chiusura dello scavo, posa di nastro di segnalazione, rinterro e compattazione;

realizzazione degli allacci lato centrale e lato cabina

-

4 – RIMOZIONE DEL CANTIERE

Nell’ultima fase verrà rimosso il cantiere e ripristinato lo stato dei luoghi:

- rimozione di tutti i materiali temporaneamente depositati, nonché dei mezzi utilizzati;

- rimozione delle recinzioni e delle segnalazioni;

- ripristino ambientale dello stato dei luoghi.

Disturbo in fase di esercizio che comprende l’eventuale alterazione del flusso delle acque e la

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RELAZIONE D’INCIDENZA SITO NATURA 2000 IT5330024

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presenza degli operatori addetti al controllo e funzionamento dell’impianto

Disturbo legato all’eventuale alterazione permanente della struttura degli ecosistemi che

comprende in particolare gli interventi sul corso d’acqua e sulla vegetazione ripariale per mettere in

opera l’impianto.

Quindi in base alla tipologia degli interventi, dalle schede descrittive del Sito Natura 2000, dalla carta di

inquadramento e dei vincoli e dai risultati dei sopraluoghi effettuati, si ritiene che le principali interazioni

ipotizzabili tra l’opera in esame e il SIC presente nell'area possano essere:

INTERVENTO POSSIBILE IMPATTO

APPRONTAMENTO DEL CANTIERE

realizzazione della strada di accesso all’area in esame, che essendo però vicina (come risulta dalla planimetria) l ’intervento consiste solo nel deposito di ghiaia per

facilitare le operazioni di messa in posa dell’impianto.

Distruzione e perdita di habitat naturali Interferenza con le specie faunistiche

posa in opera delle necessarie recinzioni e segnalazioni di sicurezza

Distruzione e perdita di habitat naturali Interferenza con le specie faunistiche

REALIZZAZIONE DELLA CENTRALINA posa dell’impianto di mini idrico a coclea idraulica

mediante trasporto in sito su autocarro

Distruzione e perdita di habitat naturali

Interferenza con le specie faunistiche

REALIZZAZIONE DELL’ALLACCIO ALLA RETE ELETTRICA realizzazione di tracciato per linea di allaccio a rete mediante scavo a mezzo di microescavatore

Distruzione e perdita di habitat naturali Interferenza con le specie faunistiche

posa in opera di linea elettrica per allaccio mediante rete

interrata Distruzione e perdita di habitat naturali

chiusura dello scavo, posa di nastro di segnalazione, rinterro e compattazione; realizzazione degli allacci lato centrale e lato cabina

Distruzione e perdita di habitat naturali Interferenza con le specie faunistiche

RIMOZIONE DEL CANTIERE

rimozione di tutti i materiali temporaneamente depositati, nonché dei mezzi utilizzati

Distruzione e perdita di habitat naturali Interferenza con le specie faunistiche

rimozione delle recinzioni e delle segnalazioni Distruzione e perdita di habitat naturali Interferenza con le specie faunistiche

FASE DI ESERCIZIO

alterazione del flusso delle acque e presenza degli operatori addetti al controllo e funzionamento dell’impianto

Interferenza con le specie faunistiche

Di seguito, in tabella, vengono riportati i possibili impatti causati dall’opera, con le risorse biologiche (quelle

inserite nell'allegato I della direttiva 09/149/CEE e allegato I e II della direttiva 92/43/CEE) potenzialmente

interessate.

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INVERTEBRATI

Cerambice della quercia X

Falena dell'edera X

PESCI

Barbo

Cobite UCCELLI

Martin pescatore X

Ortolano X

Smeriglio X

Cavaliere d'Italia X

Tarabusino X

Averla piccola X

Pecchiaiolo X

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Inoltre di seguito, in tabella, vengono riportate altre due specie ittiche di interesse comunitario segnalate

nell’area in esame dal Piano di gestione in fase di acquisizione:

Sp

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PESCI

Lasca X

Rovella X

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Fase screening

Sulla base di queste considerazioni e secondo quanto indicato nella descrizione delle metodologie si è

proceduto a verificare l'effettivo impatto delle previsioni selezionate attraverso l’analisi di sei ipotesi:

1. Impatto positivo diretto; 2. Impatto positivo indiretto; 3. Impatto neutro; 4. Impatto assente; 5. Impatto

indeterminabile; 6. Impatto negativo.

Nella tabella essi sono distinti con i seguenti colori:

Impatto positivo diretto: indica una previsione che per le sue stesse caratteristiche si pone come obiettivo, non sempre dichiarato,

il miglioramento dello stato di conservazione della risorsa

Impatto positivo indiretto: indica una previsione che seppur non indirizzata alla gestione del patrimonio natural e può avere effetti

positivi, a volte lievi, su di esso.

Impatto neutro: indica una pressione che seppur esercita i suoi effetti nel Sito non ha effetti significativi prevedibili, ne positivi ne

negativi, sulle risorse biologiche.

Impatto assente: indica una pressione che seppur presente nel Sito non ha nessuna interazione con le risorse biologiche.

Impatto indeterminabile: indica una previsione che, essendo basata su una successiva fase progettuale, può avere effetti allo stato

attuale non prevedibili. In nessuno caso comunque si tratta di previsioni sicuramente negative. La valutazione appropriata è rimandata alla successiva fase di attuazione.

Impatto negativo: indica una previsione che ha sicuramente effetti negativi sulle risorse biologiche per le quali è stato individuato il

Sito Natura 2000.

Di seguito sono stati presi in considerazione i possibili impatti causati dall’opera elencati precedentemente e

per ognuno di essi sono stati valutati gli eventuali effetti causati nei confronti delle risorse biologiche

inserite nell'allegato I della direttiva 09/149/CEE e allegato I e II della direttiva 92/43/CEE potenzialmente

interessate.

Per quanto riguarda gli interventi che verranno realizzati nella fase di APPRONTAMENTO DEL CANTIERE e

cioè la realizzazione della strada di accesso all’area in esame - che essendo però vicina alla strada (come

risulta dalla planimetria) l’intervento consiste solo nel deposito di ghiaia per facilitare le operazioni di

messa in posa dell’impianto - e la posa in opera delle necessarie recinzioni e segnalazioni di sicurezza; gli

impatti sono da considerarsi non significativi in quanto, come già specificato la possibile distruzione e

perdita di habitat naturali generate dal posizionamento della ghiaia e delle recinzioni e segnalazioni di

sicurezza non vanno ad interferire direttamente con habitat di interesse comunitario. Nel periodo di

intervento un impatto che va considerato è il disturbo verso le diverse specie faunistiche generato dalle

diverse fasi di lavorazione e soprattutto dalla presenza di mezzi pesanti per il trasporto ed il movimento di

materiale. Nel caso in esame sarebbe opportuno che i lavori si concludano entro gennaio in modo da non

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RELAZIONE D’INCIDENZA SITO NATURA 2000 IT5330024

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spin-off di UNICAM – Università degli Studi di Camerino

interferire con il periodo riproduttivo (da febbraio a fine maggio) delle specie e l’impatto derivante può

essere considerato non significativo.

L’intervento di posa dell’impianto di mini idrico a coclea idraulica mediante trasporto in sito su autocarro

potrebbe generare una possibile interferenza con gli habitat di interesse comunitario, ma dai rilievi

effettuati emerge chiaramente, che l’area non è interessata ne da habitat comunitari ne da essenze

vegetali rientranti nell’elenco delle specie protette ; quindi anche questo tipo di impatto risulta non

significativo in quanto l’intervento, non interferisce in alcun modo con le biocenosi vegetali.

Per quanto concerne il disturbo della biocenosi faunistica, è opportuno che i lavori vengano evitati durante

la stagione riproduttiva, in particolare dal 1 febbraio al 31 maggio in modo da non interferire con il periodo

riproduttivo così l’impatto derivante può essere considerato non significativo.

Gli interventi previsti per la realizzazione dell’allaccio alla rete elettrica potrebbe generare una possibile

interferenza con gli habitat di interesse comunitario, ma dai rilievi effettuati, la zona risulta non

caratterizzata da biocenosi vegetali protette e rientranti nell’elenco delle specie tutelate ma, l’intera

copertura vegetale è per la maggior parte composta da specie pioniere ed infestanti come rovi e robinia.

Quindi, dai rilievi effettuati, anche questo tipo di impatto risulta non significativo in quanto l’intervento,

non interferisce in alcun modo con gli habitat di interesse comunitario e quindi il possibile impatto valutato

inizialmente (distruzione e perdita di habitat naturali) è da considerarsi non significativo.

Anche qui per limitare il disturbo della biocenosi faunistica, è opportuno che i lavori si concludano entro

gennaio in modo da non interferire con il periodo riproduttivo (da febbraio a fine maggio) così l’impatto

derivante può essere considerato non significativo.

Gli interventi di rimozione di tutti i materiali temporaneamente depositati, nonché dei mezzi utilizzati e la

rimozione delle recinzioni e delle segnalazioni nell’area interessata potrebbe generare interferenza con la

fauna presente nell’area a causa della presenza di operai addetti alle varie fasi lavorative. Anche qui come

già specificato per gli interventi precedenti, è opportuno che i lavori si concludano entro gennaio in modo

da non interferire con il periodo riproduttivo e quindi l’impatto derivante può essere considerato non

significativo.

Infine per quanto riguarda l’alterazione del flusso delle acque questo potrebbe generare una possibile

interferenza con la componente faunistica ma, da quanto emerge dalla relazione l’impianto non crea

alterazioni di deflusso nel corpo idrico; infatti l’acqua verrà deviata nel punto di presa, veicolata

nell’impianto e completamente restituita a valle nel punto di rilascio. Quindi l’impatto sulla fauna ittica può

essere considerato non significativo.

Quanto detto viene riassunto in maniera sintetica nella seguente tabella, la sigla N.S. sta ad indicare che

l’impatto non risulta significativo :

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RELAZIONE D’INCIDENZA SITO NATURA 2000 IT5330024

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N.S.= Impatto non significativo N.S.= Impatto non significativo, anzi migliorativo

INTERVENTO POSSIBILE IMPATTO

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realizzazione della strada di accesso all’area in esame, che essendo però vicina (come risulta dalla planimetria) l’intervento consiste solo nel deposito di ghiaia per facilitare le operazioni di messa in posa dell’impianto.

Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.

Interferenza con le specie faunis tiche N.S.

posa in opera delle necessarie recinzioni e segnalazioni di sicurezza

Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.

Interferenza con le specie faunis tiche N.S.

posa dell’impianto di mini idrico a coclea idraulica mediante trasporto in sito su autocarro

Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.

Interferenza con le specie faunis tiche N.S.

realizzazione di tracciato per linea di allaccio a rete mediante scavo a mezzo di microescavatore

Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.

Interferenza con le specie faunis tiche N.S.

posa in opera di linea elettrica per allaccio mediante rete interrata

Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.

Interferenza con le specie faunis tiche N.S.

chiusura dello scavo, posa di nastro di segnalazione, rinterro e compattazione; realizzazione degli allacci lato centrale e lato cabina

Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.

Interferenza con le specie faunis tiche N.S.

rimozione di tutti i materiali temporaneamente depositati, nonché dei mezzi utilizzati

Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.

Interferenza con le specie faunis tiche N.S.

rimozione delle recinzioni e delle segnalazioni Dis truzione e perdita di habitat naturali N.S.

Interferenza con le specie faunis tiche N.S.

alterazione del flusso delle acque Interferenza con le specie faunis tiche N.S.

I dati relativi al SIC sono presentati nella seguente tabella; in questa vengono messe in relazione tutte le

risorse biologiche (di interesse comunitario) che caratterizzano il Sito e le diverse interazioni in modo da

valutare quale grado di impatto queste ultime hanno sulle diverse componenti biologiche.

Tab.4: valutazione del grado di impatto tra la componente biologica e le interazioni dell’opera

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RELAZIONE D’INCIDENZA SITO NATURA 2000 IT5330024

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spin-off di UNICAM – Università degli Studi di Camerino

SIC Selva dell ’Abbadia di Fiastra -

IT5330024

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ario

Cerambice della quercia

Falena dell'edera

Martin pescatore

Ortolano

Smeriglio

Cavaliere d'Italia

Tarabusino

Averla piccola

Pecchiaiolo

Specie di interesse comunitario segnalate nel piano di

gestione in fase di acquisizione

Lasca

Rovella

Dalle lettura della tabella emerge chiaramente che non esistono, nella realizzazione del progetto, previsioni

in grado di produrre impatti negativi sulle risorse biologiche per le quali sono stati individuati i Siti di

interesse comunitario.

Per la maggior parte gli impatti sono neutri; questo significa che la pressione, seppur esercita i suoi effetti

nel Sito non ha effetti significativi prevedibili, ne positivi ne negativi, sulle risorse biologiche; mentre le

caselle vuote indicano la mancanza di interazione o per la localizzazione geografica o per le caratteristiche

intrinseche della risorsa.

Quindi dalle analisi effettuate sembra emergere che la realizzazione del progetto non presenti situazioni in

grado di incidere negativamente sullo stato di conservazione delle risorse biologiche presenti nel Sito

Natura 2000 coinvolto nell’opera.

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GIUNTA REGIONALE

Tav.8 Valutazione della significatività degli impatti

ID Indicatore (* La presenza anche di un solo indicatore con

asterisco determina incidenza significativa)

Evento Associazione (il verificarsi di uno degli accoppiamenti

determina incidenza significativa) 1 Perdita temporanea di habitat naturale prioritario SI

NO

1-9; 1-11

2 Perdita permanente di habitat naturale prioritario(*)

SI NO

3 Frammentazione temporanea di habitat naturale prioritario

SI NO

3-9; 3-11

4 Frammentazione permanente di habitat naturale prioritario(*)

SI NO

5 Perdita temporanea di habitat naturale SI

NO

5-9; 5-11

6 Perdita permanente di habitat naturale (*) SI NO

7 Frammentazione temporanea di habitat naturale SI NO

7-9; 7-11

8 Frammentazione permanente di habitat naturale SI NO

8-9; 8-11; 8-12

9 Perdita temporanea di habitat di specie SI NO

9-1; 9-3; 9-5; 9-7; 9-8; 9-11; 9-12

10 Perdita permanente di habitat di specie (*) SI

NO

11 Frammentazione temporanea di habitat di specie SI NO

11-1; 11-3; 11-5; 11-7; 11-8; 11-9

12 Frammentazione permanente di habitat di specie SI NO

12-8; 12-9

13 Perdita di specie animali (*) SI NO

14 Immissione di spe cie alloctone/invasive (*) SI

NO

15 Rarità regionale, nazionale, comunitaria dell’habitat o della specie interessat a (*)

SI NO

Dalle lettura della tabella emerge chiaramente che nessuno dei casi sopra riportati riguarda l’opera in

esame e quindi anche se l’intervento esercita i suoi effetti nel sito non ha conseguenze significative

prevedibili, né positive né negative, sulle specie faunistiche e vegetali; di conseguenza non esistono, nella

realizzazione del progetto, previsioni in grado di produrre impatti negativi sulle risorse biologiche per le

quali è stato individuato il Sito di interesse comunitario.

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GIUNTA REGIONALE

Tav.6 Tipo di impatto

N. i

dent

ific

azio

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dell’

impa

tto

Denominazione tipo d’impatto

Codi

ce h

abit

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rale

Hab

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nat

ural

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isto

dal

la

Dir

etti

va

Spec

ie

1 Perdita di habitat naturale o di altro habitat 2 Perdita di habitat di specie (alimentazione, riproduzione, rifugio)

3 Degrado o danneggiamento di habitat naturale 4 Degrado o danneggiamento di habitat di specie(alimentazione, riproduzione, rifugio)

5 Frammentazione di habitat naturale

6 Frammentazione di habitat di specie(alimentazione, riproduzione, rifugio) 7 Disturbo di specie animali

8 Perdita di specie animali

9 Interferenza con la circolazione idrica superficiale

10 Interferenza con la circolazione idrica profonda 11 Dissesto idrogeologico

12 Introduzione di fauna alloctona

13 Riduzione degli elementi naturali e seminaturali del paesaggio 14 Introduzione di flora alloctona

Come già detto l’unica tipologia di impatto ipotizzabile sulle risorse biologiche è il disturbo nelle fasi di

realizzazione (Temporaneo).

Tav.7 Genere di impatto

Sigla di identificazione genere di impatto Denominazione tipo di impatto Temp Temporaneo

Perm Permanente

Dir Diretto Ind Indiretto

Iso Isolato Cum Cumulativo

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GIUNTA REGIONALE

Tav.5 Fattori di impatto e caratteristiche dei rispettivi impatti

Cause e fattori di impatto IMPATTO

Tipo Genere Quantità

Escavazioni e movimentazioni di terreno

Disturbo di specie animali Temporaneo Durata dell’impatto

temporaneo

Occupazioni temporanea di suolo per deposito materiali

Riduzione habitat Temporaneo Durata dell’impatto

temporaneo

Occupazione temporanea

di suolo per movimentazione macchine operatrici

Disturbo di specie animali Temporaneo Durata dell’impatto

temporaneo

Urbanizzazioni residenziali e produttive

Cambio di destinazione

d’uso di ampie superfici agricole

Realizzazioni di drenaggi superficiali e/o profondi

Captazioni e derivazioni idriche

Scarico di rifiuti al suolo

Emissioni di rifiuti in atmosfera

Produzione di rumori e

vibrazioni Disturbo di specie animali Temporaneo

Durata dell’impatto

temporaneo

Produzione di campi elettromagnetici

Realizzazioni di infrastrutture lineari

Realizzazione di strutture verticalli, fisse o in

movimento

Impianti luminosi Immissioni faunistiche

Immissioni specie vegetali

Data la natura dell’opera che si intende realizzare e da quanto emerge dalla relazione progettuale,

realizzata dallo studio tecnico incaricato, la realizzazione di un impianto di mini-idoelettrico nel Torrente

Fiastra, comporta diverse cause e fattori di impatto che esercitano la loro azione all’interno del sito e nei

confronti delle risorse biologiche. Naturalmente questi sono stati valutati nella relazione di studio

d’incidenza; in questa tabella comunque sono stati riportati i fattori d’impatto legati alla fase di cantiere e

di esercizio.

In queste fasi i maggior impatti sono rivolti alle specie faunistiche, causati per lo più dal rumore delle

macchine operatrici nelle fasi di lavorazione; queste infatti non vanno ad interferire direttamente con

habitat di interesse comunitario in quanto non sono presenti nell’area interessata dai lavori.

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GIUNTA REGIONALE

Tav.3 Lista di controllo dello Studio di incidenza (INTERVENTI)

Generalità Denominazione dell’intervento SI

Normativa di riferimento SI

Comune interessato SI

Proponente SI Timbro e firma del tecnico SI

Dich. sostitutiva di atto di notorietà

Ambito di riferimento dell’intervento

Inquadramento territoriale Superficie intervento SI

Sovrapposizione con altri interventi NO (perché non ne sono previsti altri)

Vincoli presenti SI

Aree naturali protette nazionali o regionali SI

Ubicazione e caratteristiche stazionali

SI

Obiettivi e finalità SI Caratteristiche dell’intervento Azioni ed opere previste SI

Previsioni di trasformazione territoriale

Infrastrutture NO - Ubicazione NO - Dimensioni NO - Tempi di attuazione NO

Interventi con movimentazioni di terreno

SI - Ubicazione SI - Dimensioni SI - Tempi di attuazione NO

Insediamenti insediativi, turistici e produttivi su aree naturali e/o seminaturali

NO - Ubicazione NO - Dimensioni NO - Tempi di attuazione NO

Cambi colturali su vaste superfici NO - Ubicazione NO - Dimensioni NO - Tempi di attuazione NO

Riduzione di aree ecotonali NO - Ubicazione NO - Dimensioni NO - Tempi di attuazione NO

Modifica di ambienti fluviali e perifluviali

SI - Ubicazione SI - Dimensioni NO - Tempi di attuazione NO

Modifica di ambienti costieri NO - Ubicazione NO

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GIUNTA REGIONALE

Tav.1 Habitat naturali della Direttiva 92/43/CEE e di altri habitat naturali interessati

dall’intervento

1 codice

2 *

3 denominazione

SUPERFICIE 4

(mq)

5

(%)

6

(%)

3 2 8 0 Fiumi mediterranei a flusso permanente con Paspalo-

Agrostidion e con filari ripariali di Salix e Populus alba

6 4 3 0 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile

9 1 A A * Boschi orientali di quercia bianca

9 2 A 0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba

Colonna 1 – inseri re il codice dell’habitat (per gli habitat di Direttiva)

Colonna 2 – indicare con un asterisco se si tratta di habitat priori tario (per gli habitat di Direttiva)

Colonna 3 inseri re il tipo di habitat secondo la nomenclatura del Manuale di interpretazione degli habitat dell ’Unione Europe a (per

gli habitat di Direttiva)

Colonna 4 – inseri re la superficie complessiva in mq dell ’habitat interessato dal piano/intervento

Colonna 5 – indicare la percentuale della superficie indicata in colonna 4 rispetto al totale della superficie dell’habitat interessato

Colonna 6 – indicare la percentuale della superficie indicata in colonna 4 rispetto al totale dell a superficie dell’habitat presente nel

Sic.

Nel caso specifico le tre colonne relative alla superficie dell’habitat interessato

dall’intervento, non sono state compilate in quanto la realizzazione dell’opera non va ad

incidere direttamente su habitat di interesse comunitario.

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RELAZIONE D’INCIDENZA SITO NATURA 2000 IT5330024

Realizzazione di impianto mini-idroelettrico sul Torrente Fiastra Febbraio 2015

38………………………………………………………………………………………...…………………………..

spin-off di UNICAM – Università degli Studi di Camerino

Conclusioni Sulla base delle analisi effettuate risulta evidente che la realizzazione del ripristino di un tratto del Fiume

Fiastra, tenendo conto delle misure di compensazione proposte in questo studio di incidenza, genera una

pressione che seppur esercita i suoi effetti nel Sito non ha conseguenze significative prevedibili, ne positivi

ne negativi, sulle risorse biologiche.

Questo perché in relazione alla diffusione degli habitat vegetazionali e delle specie faunistiche di interesse

comunitario gli interventi previsti, opportunamente integrati con le misure sopra suggerite, non generano

un impatto significativo sulle due componenti biologiche; quindi risulta evidente che la realizzazione del

progetto non presenti situazioni in grado di incidere negativamente sullo stato di conservazione delle

risorse biologiche presenti nei Siti Natura 2000 coinvolti nell’opera.

Allegati - Tavole D.G.R. 220 per la redazione dello studio di incidenza Di seguito vengono riportate le tabelle, debitamente compilate, così come richiesto nel D.G.R. 220, in modo

da rendere completo lo studio di incidenza per la realizzazione dell’intervento nella Riserva Naturale

Abbadia di Fiastra.