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MUSEO CHIAMA SCUOLA

PALAZZOMEDICIRICCARDIPER LA SCUOLA SECONDAR IA I E I I GRADO

Benvenuti aPalazzoMediciRiccardi!

Simbolo dell ’età d’oro dellafamiglia Medici, centro dellavita economica, artistica epolitica della seconda metàdel Quattrocento, questopalazzo prosegue la suavita dal Rinascimento fino anoi, raccontandoci unastoria ininterrotta.

Il palazzo diventa dal 1659 proprietà della famiglia Riccardi, con ampi eimportanti interventi; venduto nel 1814 allo stato, diventa sessant’anni dopo lasede della Provincia di Firenze e della Prefettura di Firenze, che tuttora sonopresenti, così come ancora presenti sono la Biblioteca Riccardiana e laBiblioteca Moreniana, custodi di manoscritti e di libri pregiati.

Museo di se stesso, ilpalazzo racchiude così alsuo interno una storialunga sei secoli e, comedice il suo nome, ciconsente di approfondirela storia di due grandifamiglie: i Medici e iRiccardi.

Si staglia ancora oggi ben visibile, posto osto a pochi metri dalla Cattedrale, sull’angolo fra lapiccola via de’ Gori e l’ampia via Cavour. Un tempo il suo nome era proprio via Larga, importantestrada di transito dal nord della città verso il centro e verso i mercati.

Non è un caso che Cosimo de’ Medici - chiamato Cosimo vecchio o PaterPatriae, “padre della patria” fiorentina - abbia voluto costruire la casa di famigliaproprio qui, nel centro ma in una zona ancora non troppo popolata, su un asseviario importante. Proprio in quest’angolo c’era non a caso una loggia, destinataalla sosta e all’attesa dei cittadini e dei forestieri.

Questo palazzo fu in effetti ilvero centro del potere fiorentinoai tempi di Cosimo Vecchio, suofiglio Piero il Gottoso e suonipote Lorenzo il Magnifico,ovvero per tutta la secondametà del Quattrocento: punto diriferimento per i cittadini e icommercianti del tempo, fuabitato da artisti e letterati,frequentato da politici ediplomatici di tutta Italia.

La nostra storia comincia nel 1445, quando Michelozzo di Bartolomeo avvia perCosimo Vecchio la costruzione dell’edificio. I Medici avevano già proprio accanto,poco più a nord, alcune case; ma è ora necessario dare forma a un edificiodegno della loro grandezza e destinato a diventare il centro di un vero “quartieremediceo”, con San Lorenzo, San Marco e i Giardini medicei.

Michelozzo progetta un palazzo nobile, nella pietra forte tipica di Firenze, con un bugnato chegradualmente si assottiglia verso l’alto: al piano terreno i blocchi sono grossi ed evidenti, congrandi aperture ad arco per gli accessi, mentre il primo e il secondo piano propongono un rilievosempre meno imponente, scandito da eleganti bifore e concluso superiormente da un evidentecornicione.

Il palazzo mediceo era piùpiccolo dell ’attuale, quasi uncubo: al Quattrocentocorrispondono le prime diecibifore della facciata, mentre lealtre sette sono state aggiuntedai Riccardi due secoli dopo,ma in pieno stile rinascimentale.Possiamo scoprirlo anche grazieal decoro: le une presentanosimboli medicei, le altre lostemma dei Riccardi.

Lo stemma Medici si erge anche sullo spigolo: sette sfere poste entro uno scudoche hanno dato vita nella città del Quattrocento al grido“palle, palle, palle!” maanche a tante leggende: sono state associate a pillole medicinali, pomi d’oro,monete….o più semplicemente alle borchie di uno scudo.

Entriamo. Ci troviamo nel cortile delle colonne: è il cuore del palazzo mediceo, uno spazioelegante e armonioso, con un loggiato coperto tutt’intorno; sopra gli archi corre un fregio confestoni graffiti, così come graffita è la decorazione superiore.

Nel fregio, oltre allo stemma Medici, figurano otto rilievi tondi,: sono “ingrandimenti” dei più preziosicammei che Cosimo Vecchio custodiva nel suo scrittoio.

Ben in vista è la statua delmitico Orfeo, capace diammansire con il suo canto e lasua lira  gli animali selvaggi piùterribili , persino Cerbero, il canea tre teste custode degli Inferi.La scultura, voluta da papaLeone X Medici e e realizzata daBaccio Bandinelli nel primoCinquecento, è simbolo dellapace e dell ’armoniariconquistate grazie allafamiglia.

Sì, perché gli anni precedenti erano stati davvero tumultuosi per i Medici e per Firenze: nel 1494 ilre di Francia Carlo VIII era calato in Italia; giunto a Firenze, i Medici erano stati cacciati dalla cittàed erano rimasti lontani fino al 1512, quando il cardinale Giovanni - figlio di Lorenzo il Magnifico -rientra in città. Qualche mese dopo diventerà papa con il nome di Leone X.

A Leone X si deve anche lachiusura definitiva della loggiasulla via, trasformata inambiente chiuso: qui fannobella mostra di sé i primiesemplari di finestre“inginocchiate”, ampie finestrecon i davanzali sostenuti damensole curvilinee…chericordano due gambe inginocchio.

Nel Quattrocento invece, alposto di Orfeo e anzi proprionel centro del cortile,avremmo ammirato su unalto basamento ilmeraviglioso David bronzeodi Donatello. Fu sequestratodalla Signoria al tempo dellacacciata dei Medici di finesecolo e oggi si trova alMuseo Nazionale delBargello.

Sulle pareti del cortile troviamo invece otto ricchi cartelloni in pietra serena, con iscrizioni e rilieviarcheologici: così volle il marchese Francesco Riccardi, che ai primi del Settecento enfatizzòl’identità del cortile come “museo di antichità”. Sulle mensole vi sono ancora oggi alcuni dei busti,antichi o anticheggianti, della ricchissima raccolta della famiglia.

Possiamo ora spostarci nelgiardino, protetto da alti murimerlati. Al tempo dei Medici eraun paradisiaco giardino di delizienel quale ristorare il pensiero el’animo: qui avremmo apprezzatoun altro capolavoro di Donatello,Giuditta e Oloferne, anch’esso suun alto basamento e anch’essoconfiscato dalla Signoria dopo lacacciata dei Medici del 1494. Sitrova tuttora in Palazzo Vecchio.

Nel giardino avremmo potutogodere di una fontana, dipiante, di fiori e di siepi di bossofantasiosamente potate aforma di elefante, di cinghiale,di volpe o di altri animali. Sullaterrazza vi era persino unboschetto di aranci, i miticipomi d’oro delle Esperidi, tantoamati dai Medici.

Fra le meraviglie artistiche quidisseminate ricordiamo le duestatue di Marsia - il satiro cheosò sfidare Apollo in unacompetizione musicale e,avendola persa, fu da luiscorticato - ai lati del portone diaccesso e, dal 1531, la replica diBaccio Bandinelli del gruppo delLaocoonte, che era statorinvenuto a Roma qualchedecennio prima ed era da subitodiventato un’icona dell ’arteantica.

Luogo di grandi feste e celebrazioni, il giardino fu profondamente modificatogià nel corso del Cinquecento, poi dalla famiglia Riccardi e ancoranell’Ottocento in funzione dei nuovi uffici; finché nel 1911, istituita unacommissione per il recupero dell’intero edificio, venne ripristinato in stilerinascimentale con percorsi pavimentali in imbrecciato di sassolini di fiume eornato di vasi di agrumi.

Sul lato meridionale si affaccia la cosiddetta Limonaia: in età medicea era una loggia, vennetrasformata in Galleria di sculture dai Riccardi, con eleganti e fresche decorazioni in stucco tese aincorniciare le statue e i busti della loro collezione di antichità.

Sul lato opposto del giardino possiamo accedere al Museo dei Marmi: quisono custoditi appunto numerosi busti della collezione riccardiana, un tempodistribuiti in tutti gli spazi del palazzo e oggi in gran parte qui raccolti: fraquesti si ammirano i celebri di atleta, del poeta Anacreonte, di Vibia Sabina,moglie di Adriano, di Caracalla e di Nerone, ma anche di un bambino.

Tornando sui nostri passi, prima diaccedere all ’ interno del palazzo nonpossiamo non ricordare comel’ambiente dell ’attuale biglietteriacorrispondesse, al tempo di Lorenzo ilMagnifico, alla sua “camera terrena”durante il periodo estivo: grazieall ’ inventario redatto alla sua morte, nel1492, sappiamo che qui trovavano postoincredibili capolavori artistici, come i tredipinti della Battaglia di San Romano diPaolo Uccello (Gallerie degli Uffizi,Firenze - National Gallery, Londra -Musée du Louvre, Parigi), e l ’Adorazionedei Magi di Beato Angelico e FilippoLippi (National Gallery of Art,Washington).

Il vero e proprio appartamento diLorenzo - e prima di lui di Piero e diCosimo - era invece situato al pianonobile: vi si accedeva da una scalaposta nell ’angolo opposto del cortile,dove oggi c’è una scala a chiocciolasubito voluta da Gabriello Riccardi.L’appartamento mediceo era costituitoda una sala grande, una camera,un’anticamera, tutte ornate di opered’arte meravigliose, e da uno scrittoio,prezioso luogo di raccolta e dicontemplazione di prestigiose monete,gemme, cammei, gioie, vasi e antichità,fra cui la Tazza Farnese (oggi al MuseoArcheologico Nazionale di Napoli).

Qualche passo più in là dellabiglietteria, si ha l ’andito - sembraaprirsi grazie ai putti che sorreggonoun teatrale cortinaggio in stucco,realizzato nel tardo Seicento - checollega il cortile principale con ilsecondo cortile: qui nel Quattrocentotrovavano posto le cucine e le stanzedi servizio, mentre accantoall ’ ingresso principale su via Larga vierano gli ambienti destinatiall ’amministrazione del Bancomediceo.

Uno sguardo al sottosuolo ci consente di avere un’idea ancora più precisa diciò che questo palazzo e quest’area racchiudono: dal secondo cortilescendiamo quindi grazie a una rampa di età riccardiana per leggere tracce estratigrafie complesse, dall’alveo del torrente Mugnone (poi deviato) aireperti romani, dai resti di sepoltura tardo-antica alle  stalle medicee, finoagli interventi otto-novecenteschi.

Risaliti alla luce, saliamo loscalone monumentale cheoggi ci permette diaccedere al primo piano,elegante progettodell ’architetto GiovanniBattista Foggini, realizzatosul finire del Seicento pervolere di Francesco Riccardi.

Siamo pronti a entrare nella Cappella dei Magi, luogo magico nel senso piùvero del termine. Progettata al piano nobile dell’edificio, vicinoall’appartamento principale di casa Medici, dava seguito al privilegioconcesso da papa Martino V nel 1422 di avere un altare portatile nella propriadimora. E’ costituita da un’aula quadrata e da una scarsella sopraelevata evenne costruita dal 1449.

Al tempo dei Medici, come dicevamo,saremmo saliti da un’altra scala e, dopo unlungo andito, saremmo entrati in cappella daqui: sopra la porta vediamo l’Agnello mistico,su un ricco altare con i sette candelabri e isette sigilli pendenti dell ’Apocalisse, rimandoevidente al Giudizio cui tutti gli uominidovranno sottostare dopo la morte. E qui , untempo, era presente il seguente messaggio,riassunto di tutto il programma decorativo: Idoni dei Re, le preghiere degli spiriti superni,la mente della Vergine sono le cose sacredell ’altare. Tieni lontano, o folla profana, ilpiede.

All ’Agnello rimandano anchei quattro Evangelisti dipintisulla parete d’altare: oggi, acausa delle aperture poirealizzate, sono visibili solol’aquila di Giovanni el’angelo di Matteo, cheaccompagnano l’agnello eche preludono tanto allaNascita di Gesù quanto alviaggio dei Magi.

Fulcro di tutta la decorazione è ildipinto sull ’altare, l ’Adorazione delBambino di Filippo Lippi, oggiricordata da una replica della suastessa bottega. Maria adora Gesù,disteso su un piccolo prato fioritofaticosamente ricavato nella selvascura, sotto la protezione di Dio Padree dello Spirito Santo e in compagniadi San Giovannino (che era - ed è -patrono di Firenze) e di San Bernardodi Chiaravalle, mistico padre dellaChiesa, assertore del dogmadell ’ Incarnazione di Gesù e anch’eglicelebrato in città.

La decorazione delle pareti comincia nel 1459: all’opera troviamo Benozzo di Lese, più noto comeBenozzo Gozzoli. Egli dipinge  il viaggio dei Magi - e di tutta l’umanità - verso l’adorazione di Gesù:concepito e realizzato nella penombra (le due uniche fonti di di luce erano due oculi), il corteoavrebbe risaltato grazie alla tavolozza chiara e luminosa degli affreschi e ai bagliori dell’oro,presente persino fra le piume degli ali e nelle pupille degli angeli.

In un paesaggio collinare chiaro e terso, dove si intrecciano meraviglie naturali e attività umane, isapienti Re - adornati di tre elegantissimi copricapi e ricchissimi abbigliamenti - si muovono acavallo dietro la stella (che, peraltro, resta la “misteriosa assente” della narrazione), preceduti eseguiti da un nutrito stuolo di accompagnatori, paggi, servi e palafrenieri a piedi e cavallo.

Il corteo prende il via dalla parete orientale: da un bianco castello turrito, forse allegoria diGerusalemme, lo stuolo di figure prende il cammino. In primo piano si staglia Gaspare, mentreBaldassarre è sulla parete sud e Melchiorre sulla parete ovest. Tutti e tre cavalcano al centrodella scena, accompagnati da un drappello ristretto, che ricorda le“brigate” rinascimentali anchenei colori negli abiti:

bianco per Gaspare, verde per Baldassarre, rosso per Melchiorre, cromìe peraltro riferite alle Virtùteologali e assai care anche alla famiglia Medici. La tripartizione evoca anche le tre età dell’uomo,del giorno e del tempo: la giovinezza, l’alba e la primavera per Gaspare; la maturità, ilmezzogiorno e l’estate per Baldassarre; la vecchiaia, il tramonto e l’autunno per Melchiorre.

I volti delle persone che affollano il corteo sono precisamente caratterizzati e costituiscono unincredibile ritratto di gruppo: sulla parete est, in primo piano, Cosimo Vecchio cavalca una mula,accompagnato dal figlio Piero sul cavallo bianco, mentre i due cavalieri a seguire sono identificaticome Sigismondo Pandolfo Malatesta e Galeazzo Maria Sforza, ospite di casa Medici nel 1459.

Riconosciamo anche il viso del giovane Lorenzo, fra i dieci e i tredici anni, che si accompagna aquello del fratello minore Giuliano e, probabilmente, a quello del loro precettore Gentile de’ Becchi.Ancora, nel gruppo si può individuare il pontefice Pio II, con una mitria rossa, anch’egli presente aFirenze nel 1459, dall’espressione corrucciata, forse a memoria degli scarsi onori ricevuti daiMedici in occasione della sua sosta fiorentina…di cui ebbe a lamentarsi nel suo diario.

Ed ecco gli artisti: a sinistra del papa è stato identificato l’anziano e barbutoMichelozzo, mentre ben riconoscibile è il pittore di tutto il ciclo, con la scrittaOPUS BENOTII D sul cappello rosso; Benozzo si ritrova anche sulla pareteopposta. Qui, il corteo di figure, indubbiamente ritratte con precisione, sipresta a molte associazioni tuttora dibattute:  è certo tuttavia che si tratti difiorentini a servizio dei Medici o a loro vicini.

Non mancano i simboli medicei: le“palle” sono alluse nelle borchie e nelle arance del paesaggio,ma anche distribuite sui finimenti dei cavalli e sulle divise dei cavalieri, al pari delle tre piumetricolori, dell’anello a punta di diamante e del motto SEMPER.

Ai lati della scarselladell ’altare compaionopastori e mandriani con iloro animali, colti in posasilenziosa e  sospesa: essisono ancora ignari dellanascita di Gesù, annunciataai Magi e in procinto dicompiersi all ’altare.

La venuta di Gesù è sottolineata nella scarsella dalle schiere di angeli earcangeli, che volteggiano nei cieli, intonano l’inno del Gloria, si inginocchianoadoranti e preparano festoni e ghirlande fiorite in suo onore, entro unpaesaggio che è reale ma che sembra paradisiaco.

Infine, uno sguardo a tuttol’ambiente: oltre agli elegantipilastri scanalati di accesso allascarsella e al coro ligneoriccamente intagliato e intarsiato,che in origine correva lungo tuttele pareti, sulle nostre testeabbiamo un ricchissimo soffittoligneo intagliato, dipinto e dorato,opera di Pagno di Lapo, cuicorrisponde, per forme epreziosità, il pavimento in marmipolicromi commessi.

Proseguiamo il nostro percorso: usciti dalla Cappella possiamo affacciarcialla sala chiamata di  Carlo VIII. Il nome ricorda il soggiorno di Carlo VIIIValois nel palazzo, dopo la cacciata dei Medici del 1494, e il leggendarioincontro con il fiorentino Pier Capponi: alla minaccia di dare fiato alle trombeper distruggere la città, Capponi rispose che avrebbero reagito a suon dicampane. La risposta avrebbe fatto sorridere il re e avviare le trattative dipace. Il soffitto è opera dei Riccardi (ben visibile è la loro chiave dorata sucampo azzurro) e le decorazioni a grottesche sono dell’Ottocento.

Proprio qui, nel Quattrocento, avevamo gli appartamenti medicei,pesantemente trasformati e rinnovati nel corso dei secoli. Da questa sala inpoi si hanno oggi le stanze destinate al Presidente della Repubblica italiana,ornate da salottini damascati, specchiere e consolles, ricchi lampadari, arazzie dipinti provenienti dalle Gallerie fiorentine. Fra questi si annoverano alcuniimponenti ritratti sei-settecenteschi dei Granduchi della famiglia Medici, aintento celebrativo: in una sala osserviamo Cosimo I, Francesco I eFerdinando, in quella successiva Cosimo II, infine Cosimo III e Gian Gastone.

Fra questi si annoverano alcuni imponenti ritratti sei-settecenteschi deiGranduchi della famiglia Medici, a intento celebrativo: in una sala osserviamoCosimo I, Francesco I e Ferdinando, in quella successiva Cosimo II, infineCosimo III e Gian Gastone.

Qui è anche esposto un piccologruppo di opere dallo stessosoggetto, ovvero la Madonna conBambino: fra queste spicca il dipintodi fra Filippo Lippi, frate carmelitanodecisamente fuori dalle righe etuttavia decisamente apprezzato daiMedici. In un’edicola marmorea connicchia a conchiglia Maria e Gesùbambino - sorretto dalla madre e inpiedi - si abbracciano teneramente,guancia contro guancia.

Proseguiamo con la Sala dei bassorilievi, così chiamata per i molti bassorilievi appesi alle paretientro ricche cornici barocche: fanno infatti parte delle collezioni riccardiane, tre di questi sono dietà classica mentre gli altri risalgono al Cinque-Seicento.

Possiamo quindi accedere allaGalleria, voluta dai Riccardicome elegante ambiente dirappresentanza, feste ericevimenti. Luminosa espettacolare, la Galleria mostraricchi intagli e stucchi allepareti, ritmati dalle finestre sulgiardino e da armadi e specchisul fronte opposto.

Gli armadi erano destinati acustodire medaglie e monete,mentre gli specchi simostravano - e si mostrano -eccezionalmente dipinti conputti, fiori e piante, animali, aricordare le quattro stagioni.

Il tema delle quattro stagioni, intrecciato ai quattro elementi, torna anche sulla volta, vero eproprio culmine della decorazione e prezioso esempio di pittura barocca:  si deve alla volontà diFrancesco Riccardi, all’invenzione del dotto Alessandro Segni e al pennello vivace di LucaGiordano.

Nel centro sono celebratiancora una volta i Medici, cheappaiono come astri intorno aldio Giove, in omaggio aisatelliti che Galileo aveva dapoco scoperto e nominato“stelle medicee”.

Sono naturalmente celebrati anche i Riccardi, che proprio all’appoggio mediceo dovevano la loronobiltà e il loro prestigio e che vengono qui evocati nella scena in cui Minerva protegge l'ingegnoe l’arte.

Nel complesso però la decorazione celebra l’intera vita umana: tutto comincia nella cavernadell’eternità, dove la vita ha inizio, e insieme con lei il tempo; le tre Parche tessono il filo della vita,pronte a reciderlo nel momento opportuno.

Seguono tutt’intorno, inun’ininterrotta narrazione,importanti miti, icone delloscorrere del tempo: il giovanee bellissimo Adone, spentodalle passioni d'amore,simbolo della primavera dellavita; le nozze fra il dio delmare Nettuno e Anfitrite, segnodell ’amore pieno e dell ’estate;

il trionfo di Bacco, icona della maturità e dell’autunno, cui fa specchio il lavoro nei campi, che gliuomini apprendono nel dialogo con la natura; il rapimento di Proserpina da parte del dio degliInferi Ade, che ci apre le porte dell’aldilà: mentre la Notte protegge con il suo manto di stelle, laMorte attende con la sua falce.

Agli angoli vi sono le quattro Virtù - la Giustizia, la Temperanza, la Prudenza,la Fortezza -a cui si affiancano, secondo l’intento dei committenti, l’ingegno,l’arte e la conoscenza.

Fra gli specchi si nasconde una porta: sepotessimo aprirla ci troveremmo nelmezzo della sala di lettura dellaBiblioteca Riccardiana, un ambiente“gemello” alla Galleria. Sul soffitto, ancorauna volta grazie a Luca Giordano, èrappresentato l ’ Intelletto che contemplala verità. La biblioteca nasce per ospitarei libri e i manoscritti raccolti dai Riccardi,cui si aggiungeranno eredità, acquisizionie donazioni nel corso del tempo.  A essasi affianca la Biblioteca Moreniana, inonore del canonico Domenico Moreni, suoprimo fautore.

Possiamo poi tornare sui nostri passi e avviarci verso le scale per l’uscita.Abbiamo attraversato stanze e secoli, abbiamo scoperto meraviglie inattesee colto messaggi importanti…conserviamoli.

A PRESTO, AL MUSEO!

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