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Pubblicazione periodica della Camera di commercio di Grosseto Autorizz. Trib. di Grosseto n. 04/2003 del 30/7/03
Direttore responsabile: dott. Domenico D’Errico
GRUPPO DI LAVORO ISTITUTO “G. TAGLIACARNE”Responsabile Area Studi e RicercheDott. Giuseppe Capuano
Responsabile Osservatori Economici Provinciali Dott. Paolo Cortese
L’ufficio Studi della Camera di commercio e l’Azienda speciale COAP hanno curato l’organizzazione e la conduzione dei Focus Group
Indice
PREMESSA...................................................................................................................... 7
1. SINTESI DI ALCUNE PROBLEMATICHE DEL SISTEMA SOCIO
ECONOMICO LOCALE................................................................................................. 8
2. L’EVOLUZIONE DEL TERZIARIO AVANZATO E DEL MANIFATTURIERO ...............11
3. L’EVOLUZIONE DELL’“ECONOMIA DEL MARE” ......................................................14
4. L’EVOLUZIONE DEL TURISMO ................................................................................20
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Premessa
Il presente approfondimento riprende le considerazioni ed i giudizi raccolti
nell’ambito di focus group realizzati negli ultimi due anni presso la Camera
di commercio per effettuare un’analisi preliminare sulle mutazioni
intervenute nei settori oggetto delle precedenti indagini, al fine di
individuare possibili linee di intervento tese a alimentare la competitività
del territorio. Quanto sopra rappresenta un ulteriore momento di
continuità del percorso di analisi congiunta avviato dalla Regione, dalla
Provincia e dalla Camera sulle tematiche dello sviluppo locale e che ha
avuto una prima evidenza pubblica nell’incontro sulla “Governance locale”
tenutosi nella sede camerale lo scorso 12 gennaio.
Al fine di garantire continuità alla rigorosità metodologica di lavoro adottata
in precedenza, è stato volutamente deciso di realizzare una serie di focus
group con gli esponenti dei medesimi segmenti imprenditoriali incontrati nel
corso dell’ultimo biennio.
Occorre sottolineare come tale operazione sia stata realizzata alla luce di
alcune novità intervenute nel quadro economico e nella programmazione
regionale, ma anche del permanere di alcuni problemi strutturali del sistema
socio economico della provincia di Grosseto.
Per finalità introduttive e per inquadrare le tematiche relative ai settori
economici esaminati nell’ambito del contesto economico locale, di seguito si
riportano, in sintesi, le principali tesi emerse dalle indagini e dalle analisi
condotte dall’Osservatorio Economico provinciale1 che la Camera di
Commercio di Grosseto realizza, da cinque anni, in collaborazione con
l’Azienda Speciale COAP e l’Istituto G. Tagliacarne.
1 Per approfondire tali tematiche si rimanda a, Osservatorio Economico provinciale, 2006, CCIAA di Grosseto, COAP, Istituto G. Tagliacarne, nonchè alle edizioni congiunturali semestrali realizzate dal 2001 ad oggi.
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1. Sintesi di alcune problematiche del sistema socio economico locale
Il “passo lento” della ripresa
Lunga fase di stasi economica dovuta, oltre che a problemi di tipo strutturale
(specializzazioni produttive mature, posizionamento competitivo basato
esclusivamente sui mercati locali, nicchie di mercato “limitate”, flessione della
crescita dei consumi) anche a fattori di natura congiunturale. Si registra infatti
che il trend economico matura, prevalentemente, nel secondo semestre
dell’anno, a causa di una forte stagionalità nei settori del turismo e
dell’agricoltura, e di una importante concentrazione dei consumi nel periodo
natalizio. L’incidenza di tali fattori è così rilevante da portare a qualificare, il
“motore” l’economia maremmana, “a tre pistoni”.
Tab. 1 – Pil pro capite e produttività del lavoro della provincia di Grosseto in numero indice (Italia = 100; 1995 – 2005))
GROSSETO Italia Valore aggiunto pro capite 1995 (Num. Ind.) 85,8 100,0 PIL pro capite 2005 (Num. Ind.) 87,8 100,0 Produttività del lavoro 2005 (Num. Ind.) 92,6 100,0 Produttività del lavoro 1995 (Num. Ind.) 88,9 100,0 Fonte: Istituto G. Tagliacarne, elaborazioni su dati Istat
L’uscita dal “perimetro”: Grosseto come “nodo” di una rete di territori
La modesta presenza di specializzazioni produttive competitive sui
mercati esteri, la scarsa presenza di turisti stranieri, la ridotta
dimensione media delle imprese, la scarsa propensione alla relazionalità
delle aziende, i problemi delle infrastrutture di trasporto (in primis
autostrada ed aeroporto), non consentono al territorio grossetano di
valorizzare una posizione geografica centrale e di cerniera tra Toscana e
Lazio, tra Centro e Nord Italia.
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Tab. 2 – Quota di export della provincia di Grosseto sul totale Italia (1995 – 2005)
GROSSETO Italia Quota export Grosseto su Italia 2005 (%) 0,06 100,0 Quota export Grosseto su Italia 1991 (%) 0,03 100,0 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat
I turismi e la diversificazione/integrazione del modello di attrazione
La scarsa capacità di integrazione tra i “turismi” nonostante le importanti
attrattività del territorio (mare, ambiente, storico, culturale, termale,
agrituristico, eno-gastronomico) e la modesta fruibilità dello stesso non
consentono ad un settore strategico, quale quello turistico, di sfruttare al meglio
le proprie potenzialità, in un contesto di crescente competitività, sia verso i
mercati interni si verso quelli esteri.
Tab. 3 – Posizione nella graduatoria nazionale delle province per indice di internazionalizzazione turistica (Valori percentuali; Anno 2005)
Posizione Arrivi stranieri/Totale arrivi (%)73 Grosseto 21,2 ITALIA 43,1
Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat
La crescita della competitività territoriale e lo sviluppo del Terziario
Avanzato
Modesta presenza di un terziario avanzato realmente diffuso sul territorio ed in
grado di conferire competitività all’intero sistema produttivo; scarsa presenza di
agglomerazioni urbane tali da alimentare l’attrattività di servizi; modesti
collegamenti tra imprese con l’Università ed i Centri di ricerca.
I percorsi dell’economia di filiera: l’“Economia del mare”
A fronte delle potenzialità offerte dall’indotto marittimo (pesca, cantieristica,
diporto, turismo, etc.), la filiera dell’“Economia del mare”, manifesta forti vincoli
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alla competitività derivanti, in primis, dalla scarsa capacità di dialogo tra gli
operatori, dalle lentezze burocratiche della PA, dalla carenza di infrastrutture
per la nautica da diporto e dalla complessità del modello di gestione delle aree
di tutela del Parco dell’Arcipelago Toscano e di quelli costieri connessi (leggi
Parco dell’Uccellina) .
Le infrastrutture
La carenza di infrastrutture, ha rappresentato, da sempre, un forte vincolo per
la crescita del territorio provinciale. Alla luce di questa premessa, assume una
forte valenza per le ricadute possibili nell’ambito grossetano, l’adozione, da
parte della Regione Toscana, di un Master Plan sulla portualità regionale e, da
parte della SAT (Società Autostrada Tirrenica), di un progetto per la
realizzazione, in project financing, del Corridoio Tirrenico2. Tale progetto che
prevede la realizzazione del mancante tratto autostradale da Rosignano a
Civitavecchia, dovrebbe facilitare anche il raccordo con l’altra prevista arteria di
grande comunicazione della “Due mari” Grosseto – Fano.
Tab. 4- I principali indicatori infrastrutturali della provincia di Grosseto (numero indice; Italia = 100; 2004)
GROSSETO Italia Rete stradale (Num. Ind.) 48,8 100,0 Rete ferroviaria (Num. Ind.) 77,1 100,0 Porti (Num. Ind.) 33,60 100,0 Aeroporti (Num. Ind.) 71,3 100,0 Fonte: Istituto G. Tagliacarne
Alla luce della sintetica disamina delle principali criticità a suo tempo evidenziate
per i settori oggetto di indagine (Terziario Avanzato, Turismo ed “Economia del
mare”), si propone, di seguito, una ulteriore analisi degli stessi, formulata sulla
base delle risultanze emerse nell’ambito dei recenti focus group.
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Il tutto nell’ottica di monitorare l’evoluzione del quadro generale e catalizzare
l’attenzione delle attività di programmazione del territorio sui possibili fattori di
sviluppo emersi.
2. L’evoluzione del terziario avanzato e del manifatturiero
La precedente analisi aveva evidenziato che tra i principali fattori ostativi
allo sviluppo del settore, assumevano un peso prevalente: l’originario
contesto rurale, l’assenza di distretti industriali, la bassa densità
provinciale collegata alla mancanza di consistenti centri di agglomerazione
urbana, l’assenza di una storica presenza del tessuto universitario e di
ricerca della P.A.
Ciò ha avuto come conseguenza diretta che la domanda di terziario
avanzato in provincia risultasse piuttosto contenuta; quanto sopra è stato
nel tempo accentuato dalla modesta alfabetizzazione informatica delle
imprese minori che ha portato ad una scarsa capacità di creare e
sostenere sistemi di relazioni necessari alle piccole organizzazioni per
competere con la concorrenza.
Tab. 5 - Quadro delle principali linee strategiche di sviluppo del terziario avanzato del precedente approfondimento
- Avvio di un tavolo di confronto fra gli attori imprenditoriali ed istituzionali dedicato ad
individuare i possibili indirizzi strategici
- Creazione di percorsi di alfabetizzazione informatica
- Attivazione di canali comunicativi ed informativi
- Sviluppo di percorsi formativi finalizzati ad una maggiore apertura verso l'innovazione
- Attivazione di periodi seminariali con figure manageriali all’interno delle imprese
2 Il Sole 24 Ore, martedì 13 febbraio 2007, pg. 19.
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A completamento di quanto sopra occorre sottolineare che, sebbene, nel
territorio vi siano eccellenze imprenditoriali di rilievo, questo non ha
rappresentato una condizione sufficiente per attivare meccanismi di
aggregazione imprenditoriale, e di trasferimento di buone pratiche
manageriali tra le imprese.
Al fine di fornire ulteriori elementi informativi sul settore esaminato, si propone
di seguito un quadro riassuntivo della composizione imprenditoriale del Terziario
Avanzato in provincia. A fine 2006, le imprese attive nel segmento
dell’informatica sono 312, nella ricerca e nello sviluppo 12 e le attività
professionali e servizi alle imprese 925. Occorre specificare che quest’ultimo
segmento è composto quasi esclusivamente da studi di consulenza giuridica e
contabile, quindi con un basso grado di “avanzamento” del terziario. Rispetto al
2005 non si riscontrano importanti cambiamenti.
Dal focus realizzato a febbraio 2007 con gli operatori del Terziario avanzato e
con alcuni esponenti del manifatturiero e dell’artigianato (attivi in particolare nel
segmento della nautica) è emersa una situazione di stasi per quanto concerne il
grado di alfabetizzazione informatica delle imprese; fattore questo che
determina una scarsa capacità imprenditoriale di monitorare e sfruttare in
maniera sistematica le opportunità derivanti dalle informazioni relative a bandi,
percorsi formativi, networking, partecipazione ad eventi fieristici, etc..
Unitamente al precedente fattore si evidenzia una scarsa propensione
all’associazionismo, comportando una “chiusura” dell’impresa verso la cultura
della relazionalità, con effetti immediati sia sul potere contrattuale che, più in
generale, sulla capacità competitiva.
Ciò nonostante sul territorio, non mancano le agenzie di sviluppo, ovvero quelle
organizzazioni in grado di fornire servizi alle imprese, sviluppandone le capacità
strategiche ed operative grazie alle differenti forme di contributi specializzati.
Le criticità legate alla scarsa capacità relazionale del sistema imprenditoriale
locale, sono accentuate dal fatto che nelle numerose imprese, di piccola e
piccolissima dimensione, si osserva un forte orientamento del managment verso
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il solo processo produttivo, trascurando, invece, le attività strategiche e di
pianificazione. Queste considerazioni, se elevate a sistema, suggeriscono come
il tessuto produttivo locale necessiti di innesti di figure manageriali e
professionalità specializzate (o addirittura tutori interni) all’interno delle imprese
stesse (o in condivisione), in grado di conferire una visione più aperta del
mercato. A questo proposito, è possibile esaminare alcune best practicies
(realizzate nel Nord Est), tese a fornire contributi alle micro imprese per
inserire, anche temporaneamente, manager che individuino punti di debolezza
ed eventuali azioni per la risoluzione delle criticità ed, in generale, esaminare la
gestione d’impresa attraverso la lettura dei documenti.
Un ulteriore elemento di riflessione è relativo al fatto che, nella maggioranza dei
casi, le imprese si rivolgono alla figura del commercialista per ricevere tutte le
informazioni riguardanti le politiche di sviluppo dell’impresa stessa (ad esempio,
marketing, bandi e credito) e ciò costituisce un limite in quanto, logicamente,
tali figure non possono esaudire appieno lo spettro delle necessità gestionali.
Inoltre, se, ad esempio, si considera il comparto della nautica da diporto, in
cui il mercato ad elevato valore aggiunto si sta spostando sempre più verso
la produzione di mega e giga yacht (e relativa assistenza), la piccola
dimensione imprenditoriale, con scarsa propensione alla relazionalità ed
all’innovazione e senza figure manageriali, conduce ad una progressiva
marginalizzazione dal mercato.
La crescente evoluzione ed il cambiamento del mercato, poi, sottolinea
l’esigenza di rinnovati percorsi formativi, anche nell’ottica di individuare ed
adottare misure per la piena valorizzazione del capitale umano e la migliore
gestione delle risorse economiche e finanziarie.
E’ doveroso affermare, tuttavia, che tali considerazioni suggeriscono l’esigenza
di un percorso di evoluzione culturale del sistema imprenditoriale grossetano (si
pensi alla attuale scarsa propensione verso l’utilizzo di consulenze specializzate),
ancora eccessivamente locale e poco orientato alla pianificazione delle attività.
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Tab. 6 - Quadro delle possibili linee di intervento per lo sviluppo del terziario avanzato e del manifatturiero emerse nel focus di febbraio 2007
- Qualificazione e potenziamento della struttura organizzativa aziendale anche mediante
l’apporto di figure altamente specializzate (per esempio “temporary manager”)
- Promozione della cultura dell’informatizzazione, quale strumento operativo e leva
strategica di intervento per il potenziamento e lo sviluppo della competitività aziendale
- Incentivazione delle diverse forme associative tra imprese (formalizzate –
associazioni, consorzi, ecc, non formalizzate – network informatici, ecc.)
- Valorizzazione del capitale umano interno attraverso la definizione di percorsi
formativi ad hoc
3. L’evoluzione dell’“Economia del mare”
Nel rapporto di approfondimento realizzato a fine 2005, l’“Economia del mare”
veniva inquadrata, semplificando, con le categorie che dal mare traggono
opportunità di lavoro e creano ricchezza. In tale segmento, dunque, sono state
ricomprese le attività che vanno dalla pesca e l’acquacoltura all’industria di
trasformazione alimentare, dalla cantieristica ai servizi connessi alla nautica da
diporto, fino alle strutture ricettive del turismo costiero.
A tale scenario sono state, inoltre, ricondotte anche le problematiche legate
ai vari aspetti, quali: il demanio marittimo e la portualità, la navigazione e
la tutela delle aree marine protette, la concorrenza e l’utilizzo delle risorse,
l’erosione della fascia costiera, la forte differenziazione esistente all’interno
della rete della portualità provinciale (infrastrutture, servizi, accessibilità,
capacità ricettiva, ecc.).
La tabella seguente illustra in maggior dettaglio le principali problematicità ed
alcune possibili linee di intervento individuate nel precedente rapporto.
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Tab. 7 - Quadro delle problematiche per tipologia e settore
Legislazione non flessibile
Rappresentanzapolitica non
adeguata
Elevatespese
energetiche
Modestaconcorrenzialità
settorialePesca x x x XCantieristica x x x Stabilimenti Balneari x xDiving x x x Ricettività alberghiera Logistica e trasporto merci x x Turismo crocieristico x
Elevataconcorrenzialità
esterna
Infrastrutturenon adeguate
Promozionenon
coordinata
Innovazione non sufficiente
Pesca x x x XCantieristica x x X Stabilimenti Balneari X XDiving x x X Ricettività alberghiera x x xLogistica e trasporto merci x Turismo crocieristico x x
Modestaintegrazione
settoriale
Formazioneprofessionalenon adeguata
Ambiente(erosione)
Elevatastagionalità
Pesca xCantieristica x x Stabilimenti Balneari x x XDiving x Ricettività alberghiera x x XLogistica e trasporto merci Turismo crocieristico
Tab. 8 - Quadro delle principali linee di azione
- Attivazione del tavolo di rappresentanza dei settori, compatibili con il territorio, che
compongono l’“Economia del mare”
- Promozione delle vocazioni economiche dell’“Economia del mare” e qualificazione
delle relative professionalità
- Analisi della situazione della portualità in provincia e razionalizzazione del sistema
infrastrutturale per la nautica da diporto, con particolare riferimento alle grandi
imbarcazioni e nell’ottica dello sviluppo di eventi espositivi
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Al fine di fornire ulteriori elementi informativi sul settore esaminato, si propone
di seguito un quadro riassuntivo della composizione imprenditoriale
dell’“Economia del mare”. Nel 2004 le unità locali riconducibili ad attività
connesse con l’“Economia del mare”, in provincia di Grosseto, erano 660; a fine
2006 si rilevano quasi 1000 unità, registrando un significativo aumento.
Tra le variabili, che in misura maggiore hanno inciso sullo sviluppo del settore,
possono, probabilmente, essere annoverate: i processi di diversificazione
imprenditoriale (crescita nel segmento dell’assistenza alle imbarcazioni da diporto,
nei trasporti marini, nei servizi turistici quali i Diving Center, ecc.) ed i fenomeni di
emersione e di regolarizzazione, soprattutto nel settore ricettivo extra alberghiero.
Tab. 9 – Le unità locali dell’”Economia del mare” in provincia di Grosseto
Filiera della pesca 2004 2006 Pesca in acque marine e salmastre 123 133 Piscicoltura in acque marine e salmastre 6 10 Lavorazione di prodotti a base di pesce 2 5 Totale pesca e industria alimentare 131 148
Cantieristica Fabbricazione, istallazione e riparazione di motori e turbine marini 27 43 Industria cantieristica 12 15 Cantieri di riparazioni 27 35 Costruzione e riparazione di imbarcazioni da diporto 76 114 Totale cantieristica 142 207
Servizi di trasporto marino Trasporti marini e costieri 9 15 Movimento marino di merci 1 1 Altre attività connesse ai trasporti marini 54 101 Spedizionieri e agenzie di operazioni doganali 12 12 Intermediari dei trasporti 50 20 Totale servizi di trasporto marino 126 149
Ricettività costiera Alberghi costieri 125 196 Altra ricettività costiera 2 180 Totale ricettività costiera 127 376
Attività Balneari Noleggio di mezzi di trasporto marini 7 9 Noleggio di attrezzature sportive e stabilimenti balneari 130 102 Totale attività balneari 137 111
Totale “Economia del mare” 663 991 Fonte: Infocamere
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In continuità con il percorso di analisi ed indagine avviato sul settore, sono
state promosse, in maniera più sistematica, iniziative tese ad attivare un tavolo
di confronto e rappresentanza (la prima linea di attività) con soggetti
istituzionali ed operatori del settore (sia in forma singola che associata).
Parallelamente, anche per quanto concerne la terza linea di attività si
registrano alcune iniziative strategiche di rilievo per le possibili ricadute che
potranno avere a livello settoriale, sia in ambito regionale che in quello
provinciale. Nello specifico, la Regione Toscana ha posto in essere un
complemento di Programmazione, denominato Master Plan, in cui, tra l’altro,
si realizza un’analisi della portualità in Toscana e si indicano le attività per lo
sviluppo del settore. In particolare, il Master Plan definisce le principali linee di
indirizzo per promuovere lo sviluppo della piattaforma logistica costiera in un
quadro di integrazione che possa coinvolgere tutte le infrastrutture regionali di
trasporto. Accanto alla portualità commerciale assume particolare rilievo quella
turistica, per la quale il programmatore indica l’importanza di procedere al
riassetto ed alla riqualificazione funzionale, nonché all’ampliamento delle
strutture secondo criteri di sostenibilità. In tale contesto, si prevedono
importanti effetti anche dal possibile sviluppo delle strutture per la nautica da
diporto. Inoltre, nel Master Plan, attraverso uno sforzo di programmazione
economica ed urbanistica, si delinea il concetto di “Waterfront” ovvero di
spazio economico portuale con ricadute nel territorio interno; il tutto in un
quadro regionale di evoluzione infrastrutturale.
Per quanto concerne, invece, la seconda linea di azione individuata in
precedenza, si sottolinea, una sorta di stallo in merito alla valorizzazione di
nuove figure professionali e qualificazione di quelle esistenti. Ad esempio,
nell’ambito del diving, l’assenza di adeguati “percorsi di qualificazione e
riconoscimento” professionale non consente una traiettoria certa di sviluppo di
tale segmento economico, in quanto fa si che, nel comparto, molte persone
operino per diletto e nell’ottica di un’occupazione “secondaria”, a discapito della
qualità dei servizi (erogati e fruiti), della sicurezza in mare e di un
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riconoscimento ufficiale del settore. Tale problema si riflette nella consistente
presenza di lavoro sommerso, con significative ricadute in termini di sottostima
del valore aggiunto di settore, e nell’alimentazione di forme di concorrenza
sleale alle imprese presenti sul territorio.
Altro aspetto che sembra incidere in maniera negativa sullo sviluppo del settore
è rappresentato dall’incertezza normativa inerente le modalità di gestione e le
competenze delle aree portuali demaniali. In particolare, si sottolinea una
sovrapposizione di ruoli e competenze tra Amministrazioni Comunali e Autorità
Marittime, con evidenti ricadute negative sia sugli aspetti strettamente operativi
(allungamento dei tempi burocratici per la realizzazione di opere ed interventi,
stallo degli investimenti, innalzamento dei costi di gestione, perdita di
competitività) sia su quelli strategici (mancanza di una capacità di pianificazione
unitaria) e politici (mancanza di un unico interlocutore di riferimento).
Sulla falsa riga di quanto affermato in precedenza, deve essere letta la
situazione che vede l’esigenza che le autorità marittime presenti in provincia
possano essere riconosciute ed innalzate ad un “rango” superiore (elevazione
dell’Ufficio circondariale marittimo di Porto. S. Stefano a Capitaneria di porto).
Questo potrebbe infatti consentire, in una logica di sussidiarietà, una indiretta
maggiore valorizzazione del sistema economico e produttivo locale connesso
alle infrastrutture ed ai servizi del porto.
Nella situazione attuale, infatti, l’assenza di un’Autorità marittima di rango
superiore, non consente una “rappresentanza politica” adeguata per la risoluzione
delle problematiche relative alla costa della provincia di Grosseto, che si
caratterizza per una maggiore attitudine allo sviluppo del diporto piuttosto che
dell’intermodalità e della logistica, che, invece, contraddistingue i porti di Piombino,
Livorno e Carrara.
Un’altra tematica di rilievo è quella relativa alla scarsa presenza di particolari figure
professionali nei porti turistici, in grado di contribuire alla valorizzazione delle
specificità e potenzialità locali. In tal senso occorre specificare che il porto non
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deve essere concepito unicamente come spazio di transizione tra mare e terra ma
come spazio economico in grado di trasferire sviluppo anche alle aree interne.
Specifici percorsi di formazione (anche in collaborazione con l’Istituto Tecnico
Nautico) e specializzazione negli ambiti della nautica da diporto, potrebbero
funzionare come volano per la qualificazione di tutti i settori economici che
ruotano intorno al porto e che ad esso fanno riferimento.
Inoltre, gli operatori sottolineano l’esigenza di promuovere con maggiore
efficacia il Parco dell’Arcipelago Toscano, nell’ottica di valorizzare le opportunità
esistenti, anche attraverso una più funzionale integrazione con lo stesso Parco
dell’Uccellina, che potrebbe rappresentare un forte elemento di valore aggiunto
nella creazione di pacchetti di offerta turistica integrata.
In risposta a quanto illustrato in precedenza, l’Amministrazione provinciale sta
promuovendo, in una visione di area vasta, l’adesione ad un progetto regionale
per la realizzazione di un Centro servizi, inteso come attore di sviluppo, che
svolga attività di promozione, progettazione e trasferimento tecnologico alle
imprese del segmento della nautica ed, in generale, a tutti gli operatori
dell’”Economia del mare”. In questo contesto si manifesta l’opportunità di un
collegamento con l’Università, sia in un’ottica di trasferimento tecnologico sia
per lo sviluppo di progetti di ricerca ad hoc (ad esempio sui materiali).
Infine, si evidenzia che il nuovo ciclo di programmazione comunitaria 2007 –
2013 può costituire un’opportunità per la veicolazione di importanti risorse
economiche sul territorio soprattutto a vantaggio del settore della piccola e
grande pesca che sconta non poche difficoltà connesse: ad una flotta
peschereccia che necessita di essere ammodernata, ai costi del carburante, alla
mancanza di manodopera qualificata. Per questo, si sottolinea la necessità di
elaborare una adeguata progettualità, di fare massa critica ed organizzare una
rappresentanza politica in ambito regionale. A tale riguardo l’Amministrazione
Provinciale, attraverso l’assessorato all’“Economia del mare” sta rivitalizzando,
anche su sollecitazione della Camera di commercio, il tavolo blu al fine di
20
promuovere, anche con il concorso delle rappresentanze del mondo
imprenditoriale, occasioni di approfondimento, di confronto e di proposizione.
Tab. 10 - Quadro delle principali linee di azione
- Ridefinizione dell’assetto delle competenze nella gestione demaniale marittima
- Promozione e valorizzazione di figure professionali, necessarie allo sviluppo di
segmenti strategici
- Progettazione e realizzazione di percorsi di formazione e qualificazione professionale
- Definizione di un piano di azione progettuale concertato per cogliere le opportunità
dei Fondi Strutturali 2007 – 2013
- Sviluppo di infrastrutture e servizi per la “grande” nautica da diporto (maxi e giga-
yacht)
- Attuazione di politiche per la creazione di reti e sistemi di relazioni tra imprese,
mondo dell’università e della ricerca ed attori istituzionali/privati, a vario titolo coinvolti
nella definizione delle strategie di sviluppo del settore
- Potenziamento e valorizzazione della promozione e dell’accessibilità/fruibilità
dell’Arcipelago Toscano e dei sistemi territoriali connessi (per esempio Parco
dell’Uccellina)
4. L’evoluzione del Turismo
Dal focus group realizzato nel dicembre 2005 con gli operatori del turismo,
emergeva la bassa attitudine del sistema turistico grossetano a conquistare
nuove quote di mercato, ed in particolare l’incapacità di intercettare quote
crescenti dei flussi turistici che gravitano nelle principali “città d’arte” (Firenze,
Siena) della regione toscana.
Quanto sopra ha una lettura di maggiore criticità, se rapportata alle potenzialità del
territorio, tra le quali: il turismo balneare, storico culturale, enogastro-nomico,
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ambientale, termale, archeologico – industriale, ecc. Si tratta di fattori su cui puntare
per allungare il periodo di fruizione turistica del territorio dato che, ad oggi, uno dei
principali problemi del settore è proprio l’elevata stagionalità e la progressiva
contrazione del periodo di permanenza.
Ciò è determinato, in primis, dal cambiamento degli stili di comportamento turistico e
dall’elevata concorrenza che proviene dai Paesi del Mediterraneo (Grecia, Turchia,
Spagna, ecc.), che presentano un’offerta con un miglior rapporto qualità/prezzo.
Un ulteriore elemento di criticità per lo sviluppo turistico locale è riconducibile alla
scarsa propensione del sistema imprenditoriale locale ad operare in una logica
“reale” di sistema. Infatti, nonostante esistano consorzi e/o associazioni di
settore, l’atteggiamento imprenditoriale prevalente appare ancora troppo poco
orientato alla realizzazione di linee comuni di azione. Ciò determina effetti
negativi sulla capacità promozionale del territorio, che già sconta, se comparata a
quella delle città d’arte, una scarsa notorietà internazionale della maremma,
esclusa dai principali tour della Toscana.
In tale contesto, anche le problematiche infrastrutturali contribuiscono a
“peggiorare” lo scenario complessivo. Per esempio l’aeroporto di Grosseto non ha
ancora trovato un ottimale utilizzo come scalo civile, ed ha visto, nel tempo, perdere
i collegamenti con il Nord Europa, con evidenti ricadute negative sul territorio. Al
contempo, ciò ha generato un peggioramento del grado di internazionalizzazione
della componente turistica, misurata attraverso l’incidenza percentuale degli arrivi di
stranieri sul totale degli arrivi. La provincia di Grosseto è, infatti, ultima tra le
province toscane per grado di internazionalizzazione turistica.
L’analisi delle criticità del sistema turistico locale, si completa registrando una
eccessiva incidenza del peso delle strutture ricettive non ufficiali (“seconde
case”) sul totale della offerta ricettiva, con evidenti conseguenze in termini di
economia sommersa.
Di seguito, si riportano le principali problematicità individuate nel precedente
rapporto e le linee di azione per sviluppare il settore.
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Tab. 11 - Quadro delle criticità del turismo della provincia di Grosseto
NAZIONALI LOCALI
Riduzione dei turisti stranieri Associazionismo “atipico”
Riduzione della permanenza media Modesta notorietà internazionale
Elevati costi di gestione Promozione non coordinata
Elevata stagionalità Posizione geografica marginale
Riduzione delle prenotazioni Aeroporto chiuso ai flussi civili
Riduzione dei prezzi di vendita Modesta fruibilità del territorio
Clienti competenti Difficile fruibilità di percorsi tematici
Modeste integrazioni settoriali
Presenza di un turismo border line
Programmazione non integrata
Necessità di migliore integrazione
pubblico/privato nella programmazione
Approdi turistici da razionalizzare
Tab. 12 - Quadro delle principali linee di azione
- Elaborazione di una piattaforma comune di intenti che veda convergere imprese,
associazioni di categoria ed enti pubblici verso la costruzione di uno strumento di
analisi e strategie che sia condiviso dagli operatori
- Realizzazione di percorsi tematici integrati
- Partecipazione a fiere con servizi di relazioni esterne, di servizi web e di Road Show
per tour operator
- Attrazione di investimenti destinati a colmare i gap dell’offerta ricettiva locale, anche
nell’ottica di catalizzare l’interesse di compagnie low cost internazionali
Al fine di fornire ulteriori elementi informativi sul settore esaminato, si propone di
seguito un quadro riassuntivo della composizione imprenditoriale del turismo
provinciale. A fine 2006, si registrava una numerosità delle imprese che operavano
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nel settore turistico in provincia di Grosseto, pari a circa 2.800 unità locali, di cui 740
alberghi ed esercizi complementari e 2.050 tra ristoranti, bar.
Alla luce del quadro precedentemente delineato, gli operatori coinvolti nel focus
non registrano sostanziali cambiamenti. In primo luogo, gli operatori evidenziano
la difficoltà ad effettuare una sistematica azione di analisi e programmazione
turistica, anche a causa di una sostanziale discordanza tra i dati di flusso forniti
dalla Provincia e le percezioni di andamento che emergono nelle analisi
congiunturali della Camera di Commercio.i3.
La programmazione delle politiche di promozione turistica del territorio deve
necessariamente fare riferimento ad informazioni condivise dagli operatori; per questo si
delinea l’esigenza di una omogeneizzazione delle presentazioni delle relative analisi.
Quanto sopra si accentua ricollegandosi alle problematiche illustrate in
precedenza e relative al turismo delle “seconde case”, la cui esatta
quantificazione sfugge alle statistiche ufficiali rendendo ulteriormente difficile una
politica di programmazione del settore.
Un ulteriore elemento che incide negativamente sulle politiche di programmazione
dell’offerta turistica locale è rappresentato dalla scarsa “godibilità”, in tutto l’arco
dell’anno, delle principali attrazioni turistico ambientali. Il Parco dell’Uccellina,
importante risorsa ambientale, è un esempio di opportunità inespressa: le modalità
organizzative adottate dalla struttura rendono infatti difficile programmare una visita
“dalla sera alla mattina”, ad un gruppo di turisti che desideri inserire la visita in un
pacchetto di soggiorno integrato. Tale situazione è, purtroppo, facilmente riscontrabile
anche per altre risorse, quali: musei, siti archeologici, ecc, che potrebbero consentire
una destagionalizzazione dei flussi ed una maggiore presenza di stranieri.
Anche dal punto di vista della progettualità, gli operatori evidenziano difficoltà
connesse alla “rigidità” del sistema burocratico relativo all’approvazione dei progetti
3 Occorre specificare che le analisi in questione si basano su metodologie diverse. La Provincia focalizza l’attenzione sui dati relativi agli arrivi ed ai pernottamenti in Provincia, la Camera di Commercio, attraverso un’indagine campionaria sulle imprese, osserva le dinamiche congiunturali di fatturato, margine operativo, portafoglio ordini e occupazioni. La discordanza delle risultanze delle due analisi (per esempio arrivi in aumento - fatturati in flessione) potrebbe, quindi, essere spiegata dalla diversità dei “parametri” osservati.
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di riqualificazione delle strutture ricettive. Tale fattore comporta, gioco forza, una
sorta di immobilismo strategico che penalizza la competitività, e pertanto sarebbe
auspicabile, da parte della P.A., un intervento in tal senso.
Nello stesso ambito può essere ricondotta la problematica relativa alla scarsa
cogenza di vincoli normativi/convenzionali per il mantenimento delle destinazioni
d’uso alberghiero. Infatti, numerosi sono i casi in cui le strutture alberghiere
subiscono variazioni d’uso e vengono destinati ad edilizia residenziale, alterando la
capacità di attrazione e ricezione del territorio.
In questo quadro deve inoltre essere evidenziata la bassa propensione
all’impreditorialità da parte di soggetti con età inferiore a 35 anni; tale fattore incide
negativamente sulle potenzialità di “cambiamento ed innovazione” del settore.
L’ultimo aspetto evidenziato dagli operatori, focalizza l’attenzione sulla necessità di
una maggiore programmazione e coordinamento, da parte dei “promotori” pubblici e
privati, degli eventi a valenza turistica (culturali, sportivi, ecc..). Una razionalizzazione
di questo ambito di intervento, porterebbe ad una massimizzazione delle ricadute
che ciascun evento potrebbe avere per le diverse componenti del sistema economico
locale che gravita sul turismo.
Tab. 13 - Quadro delle linee di sviluppo del Turismo emerse nel focus di febbraio 2007
- Integrazione dei dati forniti dalle diversi fonti di osservazione del settore turistico
- Promozione e incentivazione di meccanismi per elevare la propensione del sistema
imprenditoriale locale ad operare in una logica “reale” di sistema.
- Adozione di misure per migliorare la fruizione del territorio e delle attrattività
- Snellimento dei “tempi burocratici” per gli interventi di riqualificazione delle strutture
- Adeguamento e ridefinizione di un sistema di vincoli normativi/convenzionali per il
mantenimento delle destinazioni d’uso alberghiero
- Programmazione coordinata di eventi a valenza turistica