Presentazione standard di PowerPointBaruni Don Antonio era u so nomi e tutti i genti du paisi a...

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Transcript of Presentazione standard di PowerPointBaruni Don Antonio era u so nomi e tutti i genti du paisi a...

La narratrice

I cantastorie

La baronessa Giovanna e

le sue fidate ancelle

Il barone

Il monaco Gabbadio

Il principe

L’amico del

principe

La mugnaia

Il fabbro

Il comandante

Le guardie

I contadini

La vecchietta

Le caprette

Il cavallo e l’asinello

Il coro

Il Maestro Gian Bruno

Meduri

Il Maestro Antonino Nunnari

La docente tutor Angela

Cogliandro

La docente tutor

Serafina Spinella

Il pubblico e le autorità sono in

attesa …

… la presentazione e finalmente …..

si alzi il sipario!!!

La storia chi oggi vegnu a cuntari a tutti sti genti cà riuniti

tanti e tant’anni arretu avvinni ma vali a pena di la ricurdari.

A menza strata tra muntagna e mari c’era nu burgu ‘ntornu a la cullina

tra rugula e pedi di luvàra cu òmini tutti ‘ntenti a travagghiari

C’era una volta un borgo pittoresco che sorgeva ai piedi di una collina dove la vita scorreva tranquillamente. Le caprette pascolavano libere sui verdi e rigogliosi prati. I cavalli e gli asinelli, trotterellando, rendevano meno faticoso il duro lavoro dei contadini. Nel silenzio della natura si poteva ascoltare il cinguettio degli uccelli, il rumore del martello del fabbro, della zappa del contadino e il crepitare del fuoco nel forno a legna, acceso per cuocere il pane.

SECONDA SCENA

Stu ‘nchjana e scindi a menza sti muntagni tra boschi di zappini e vecchi vigni, e quandu lu Casteddhu cumpariu a so bellizza giuru……. mi mutiu.

Pariva chi volava ‘ntà lu celu mi parsi fantasia…….. ma era veru, pensava a cu ‘ndeppi tantu ‘ngegnu mi faci stu gioiellu ‘ntà dhu cugnu

A guardia di questo bellissimo luogo, chiamato San Niceto, si ergeva, imponente e maestoso, un castello dalle mura inespugnabili, la cui forma ricordava una nave con la poppa rivolta verso il mare e la prua verso la montagna. All’ interno del castello viveva il barone Don Antonio Centelles, il quale governava severamente il suo popolo. Esigeva le tasse e puniva duramente chiunque non rispettava i suoi ordini. Era anche molto avaro ed egoista.

TERZA SCENA

N’ta lu casteddhu stava nu signuri: Baruni Don Antonio era u so nomi e tutti i genti du paisi a iddhu s’aviunu ‘a ssuggittari. Aviva na figghia beddha comu u suli e Giovanna era u so nomi

In una stanza del castello, alla flebile luce della lucerna, fra cataste di libri e pergamene, una leggiadra figura, coltivava la sua passione per il sapere e la musica. Era la bellissima figlia del potente barone. Il suo sogno era quello di poter uscire dal castello e vedere quel mondo che conosceva solo attraverso i libri e magari insegnare a leggere e scrivere a tutti gli abitanti del luogo,convinta che questo avrebbe potuto migliorare la loro vita. Era sempre vissuta fra le mura di quella fortezza, perché il padre le proibiva di uscire.

Con un travestimento, la figlia del barone riuscì ad uscire dal castello, in compagnia delle ancelle, eludendo il controllo delle guardie.

QUARTA SCENA

’Ntrà chisti vigni bella eu ti portai aundì li Greci fùru prima i nui, guardu stu mari e guardu l’occhi toi e poi moria… e su cuntentu assai.

Le ragazze arrivarono in paese, dove tutti gli abitanti del borgo stavano festeggiando l’arrivo della primavera. Tra essi c’era anche un principe proveniente da un villaggio vicino che, notando la ragazza rimase affascinato dalla sua bellezza.

Nel frattempo il barone si accorse che la figlia non era al castello e mandò le guardie a cercarla. I soldati arrivarono nel mezzo della festa, la riconobbero e la riportarono dal padre.

QUINTA SCENA

Innanzi a lu casteddu i San Nicetu oggi vinni nu beddu cavaleri cu l’occhi chiari comu u cielu e i capiddi chi pariunu d’oro. Quando a gioventù ncuntra a billizza comu lu focu nasci a passioni. Appena vitti la figghia du baruni u so cori s’inchiu d’amuri.

Il principe, rimasto folgorato da quella visione si recò dal barone per chiedere la mano della figlia, ma ricevette un secco rifiuto. Prima di lasciare il castello, il principe dedica alla ragazza una canzone:

“Ela ela mu condà, ti egò imme manachò”

SESTA SCENA

Amuri chi teni in pugnu lu me cori, aundi mi purtasti, dimmi, aundi?

Fimmina tantu bedda mai non vitti, senza iddha non pozzu chiù campari!

Il principe non sapeva immaginare la sua vita senza la bellissima Giovanna e, con la tristezza negli occhi, si sedette su un tronco, posto ai piedi del sentiero che portava al castello. Era una giornata cupa e ventosa, si sentiva il sordo rumore dei tuoni e dal cielo cadeva una pioggerella che rendeva il povero principe ancora più triste. Nelle vicinanze del sentiero, una vecchietta raccoglieva delle erbe curative. Vide il ragazzo disperato e, appreso il motivo del suo sconforto, si offrì di aiutarlo.

SETTIMA SCENA

Comu fussi ventu i boria Vinni l’ura du destinu

nu monucu e na vecchia, cu l’ingannu mi cangiunu u corsu di la storia.

Il giorno dopo, il principe, la vecchietta e Gabbadio si incontrarono no in un posto isolato, in campagna, e la donna cominciò a spiegare il suo piano al principe.

OTTAVA SCENA

Quantu è longa sta nuttata pari non voli passari.

Pensu sempri all’occhi toi mentri sugnu ccà mmucciatu.

E’ notte fonda e le guardie fanno la ronda intorno e dentro al castello. Il principe, insieme ad altri abitanti del borgo, è nascosto vicino al portone nord del castello. I pastori, dalla parte opposta, hanno radunato centinaia e centinaia di capre e ad ognuna di esse hanno legato un fascio di erba resinosa. In silenzio stanno aspettando il segnale del principe per mettere in azione il piano.

I soldati si dirigono verso quelli che credono siano degli invasori, lasciando sguarnito il castello. Gabbadio spalanca il portone ed il Principe, seguito dal popolo, entra nel castello. Una volta entrato si trova di fronte il barone, il quale è costretto ad arrendersi: tutto il popolo comincia ad applaudire e festeggiare ….

Finiu la tirannia di lu baruni Supra sti terri e supra chisti genti

Tant’anni di duluri e patimenti Ora passaru, e vardamu avanti. Tempu novu, tempu di speranza

Cantanu aniti figghi e patri A Santu Nicetu si faci grandi festa nta tutti li vineddhi e li cuntradi.

Così si conclude la nostra storia. Nel borgo di Santo Niceto è tornata la serenità. Il barone, riconosciuti i suoi errori, si riconcilia con il popolo. I soldati giurano fedeltà al principe, divenuto nuovo governatore. Nella piazza del borgo si festeggiano le nozze del principe e di Giovanna che vengono accolti tra canti e balli.

NONA SCENA

Il saluto della Dirigente Scolastica

Il saluto del sindaco