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Sennet L’uomo ar-giano
-‐ PARTE TERZA La perizia dell’ar-giano-‐
RICONOSCIMENTO, VALUTAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE
Modulo B Prof.ssa GIULIANA SANDRONE
A.A. 2015-‐2016
Sennet L’uomo ar-giano PARTE TERZA
-‐ La perizia dell’ar-giano-‐
L’ossessione della qualità
L’ossessione della qualità Coronamento del lavoro tecnico
Il desiderio di produrre un lavoro ben faNo
Le abilità necessarie al “ben fare”
Quali sono i faNori umani che sTmolano l’ambizione a produrre un lavoro ben faNo?
L’ossessione della qualità
“La società moderna tende invece a so1olineare le differenze di abilità; la sua economia, basata su competenze sempre più specializzate, cerca di con;nuo di separare gli intelligen; dagli stupidi”. (p. 231)
“Ma avevano ragione gli illuminis;, almeno per quel che riguarda la perizia dell’ar;giano: tuI condividiamo pressappoco nella stessa misura le capacità grezze che ci consentono di diventare bravi ar;giani; è nella mo;vazione e nell’aspirazione alla qualità che le strade degli uomini si dividono. E le mo;vazioni sono conformate dalle condizioni sociali”. (p. 231)
L’ossessione della qualità
La riforma del sistema sanitario inglese: la corre2ezza procedurale a scapito della relazionalità e di un approccio a 360° alla persona malata
Perseguire la qualità può essere un rischio
L’alta qualità non trasmissibile di Stradivari ha provocato anche l’esAnzione della bo2ega
L’aspirazione al la qual i tà può diventare un’ossessione
Pressione sul lavoro Pressione sui lavoratori Dominare
Essere dominaT
L’ossessione della qualità
“Inizialmente l’esperto è stato studiato come una persona che aveva sviluppato capacità anali;che applicabili a qualunque campo; il consulente che passa da un se1ore all’altro dell’azienda rientrerebbe in questa ;pologia”. (p.236)
Analisi a livello accademico della competenza professionale
“Poi gli studiosi hanno scoperto che è importante il contenuto: l’esperto per essere tale doveva essere competente in un campo par;colare”. (p.236)
“Oggi, si è aggiunto l’interesse per l’aspe1o della socialità esplorato dalle ricerche di Perrucci, Gerstl e Krause ”. (p.236)
PROBLEMA “Come può un esperto agire con senso di socialità, se gli è venuta meno una forte comunità pro fess iona le , una so l ida corporazione?”. (p.236)
L’ossessione della qualità
“TRATTARE GLI ALTRI COME PERSONE INTERE IN DIVENIRE”. (p.237)
CaraNerisTche della competenza socievole
“E’ DISPOSTO A FARE DA MENTORE”. (p.237)
Medico esperto
Medico novizio
Consigli ai clienT
“I PARAMETRI DI QUALITA’ SONO COMPRENSIBILI A TUTTI”. (p.238)
Buone praTche vs accumulazione egoisTca del sapere
“E’ MENO OSSESSIONATO DI FAR V A L E R E L A P R O P R I A INDIVIDUALITA’”. (p.241)
Non meNe al centro la propria persona
L’ossessione della qualità
“Il bravo ar;giano comprende il valore della logica dello schizzo, vale a dire del non sapere in tuI i par;colari, al momento di cominciare, che cosa ne verrà fuori”. (p.249)
GesTre l’ossessività nelle a[vità lavoraTve
“Il bravo ar;giano a1ribuisce un valore posi;vo alle con;ngenze e alle limitazioni”. (p.249)
“L’alterna;va posi;va all’ossessione di trovare la soluzione perfe1a consiste nel tollerare una dose di incompletezza, nel decidere di lasciare cer; aspeI irrisol;”. (p.250)
“Il bravo ar;giano impara a capire quando è il momento di sme1ere. Ogni aggiunta finirà per peggiorare l’opera”. (p.250)
L’ossessione della qualità
“Invece di pretendere una perfezione generale, tu1a in una volta, costruiremo una stru1ura che all’inizio assomiglia ad uno schizzo, capace di evolvere. (…) Ci me1eremo in relazione con le difficoltà, con le emergenze e con le limitazioni. Eviteremo di definire i compi; degli individui che fanno parte dell’is;tuzione in maniera così stringente da farli diventare unità autosufficien;, come stanze isolate. Capiremo quando è il momento di interrompere la costruzione dell’is;tuzione, lasciando alcuni temi irrisol;, e staremo a1en; a lasciare inta1e le tracce della sua crescita ”. (pp.250-‐251)
Dal manufaNo all’organizzazione
L’ossessione della qualità
“La parola tedesca usata da Weber, Beruf, ha una duplice risonanza: essa connota sia la graduale accumulazione di conoscenze e abilità che cos;tuiscono una professione o un mes;ere sia la sempre più profonda convinzione di essere chiama; a svolgere proprio quel par;colare mes;ere nella vita”. (p. 251)
La vocazione: una narrazione che sosTene
Max Weber, La scienza come professione, 1958
L’ossessione della qualità
“La vocazione alla scienza nasce invece dall’interno, si fonda su una serie di piccoli sforzi disciplina; (la rou;ne del laboratorio o, per estensione, gli assidui esercizi del musicista), ciascuno dei quali non ha niente di eclatante e di folgorante. Per seguire Cristo o Napoleone non occorre avere un’istruzione, mentre per la vocazione scien;fica la formazione è indispensabile. La Bildung di una persona (educazione infan;le e l’indo1rinamento sociale) prepara il terreno per l’aIvità costante ed automo;vata dell’adulto”. (p. 252)
La vocazione: background religioso
CrisTanesimo: tra decisione e desTno
L’ossessione della qualità
Dal laTno “via carraia”, strada carrabile solida e ben connessa, tale da reggere il traffico (carriera)
vs
Career Job
Indica in origine un piccolo mucchio di legna o carbone che si può spostare con facilità (lavoro, occupazione, mansione)
“Oggi prevalgono i lavori – job nel senso originale – precari e casuali; alle persone si chiede di me1ere in campo un portafoglio diversificato, anziché col;vare un’unica abilità nel corso della loro storia lavora;va; questa successione di progeI e di mansioni erode la convinzione di essere chiama; a fare una cosa sola e a farla bene”. (p. 253)
L’ossessione della qualità Riqualificazione o licenziamento lavoratori?
“Nell’economia moderna, la mobilità del lavoro è un dato di fa1o permanente. Ma il cercare il modo di costruire sulle competenze esisten;, ampliandole o usandole come base per l’acquisizione di altre competenze, è una strategia che aiuta a orientare gli individui nel tempo. L’organizzazione ben costruita procurerà di seguire tale strategia per con;nuare ad esistere”. (p. 254)
“La pulsione a fare al meglio il proprio lavoro può dare alle persone il senso di avere una vocazione; è mal costruita quella is;tuzione che ignora nei suoi membri l’aspirazione a una vita lavora;va che abbia un senso; mentre le organizzazioni ben costruite sanno trarre forza da questo”. (p. 254)
Sennet L’uomo ar-giano PARTE TERZA
-‐ La perizia dell’ar-giano-‐
Il talento
Il talento Quale valore aNribuire all’ineguaglianza?
Quanto più una capacità è elevata meno saranno le persone che la posseggono?
La capacità di u;lizzare i materiali non viene rilevata dai test…
Chiunque (o quasi) secondo Sennet può diventare un bravo arTgiano
“Vogliamo che l’aItudine al fare, che è comune a tuI gli uomini, ci insegni a governare noi stessi e a entrare in relazione con altri ci1adini su tale terreno comune”. (p.256)
Il talento Lavoro e gioco: il filo ininterroNo della perizia nel fare
Il gioco non è evasione dalla realtà
“Il gioco insegna ai bambini la socialità e incanala lo sviluppo cogni;vo; ins;lla l’obbedienza alle regole ma contrasta nel modo giusto questo disciplinamento, perché consente ai bambini di creare essi stessi le regole a cui ubbidire e di fare esperimen; con esse. Queste capacità ci serviranno per tu1a la vita, quando cominceremo a lavorare”. (p. 256)
Il gioco è un comportamento universale
Il talento Lavoro e gioco: il filo ininterroNo della perizia nel fare
I due domini del gioco
“Nei giochi compe;;vi, le regole sono stabilite prima di cominciare ad agire; una volta affermatesi come convenzioni, i giocatori sono al loro servizio. I giochi compe;;vi stabiliscono il ritmo della ripe;zione”. (p. 256)
“Nel gioco in senso più ampio (…) domina la s;molazione sensoriale; il bambino giocherella con la stoffa, fa esperimen; e in tal modo ha inizio il dialogo con gli oggeI materiali”. (p. 256)
Il talento Lavoro e gioco: il filo ininterroNo della perizia nel fare
Cambio di prospe[va
“Furono le inclemen; condizioni della Rivoluzione industriale a indurre gli adul; a voltare le spalle ai trastulli; il lavoro moderno è disperatamente serio”. (p. 257)
“E, sos;ene Huizinga, quando domina l’u;lità, gli uomini perdono qualcosa che è essenziale per la capacità di pensare: perdono quella libera curiosità che li aveva spin;, bambini, a palpeggiare e a me1ere in bocca gli oggeI(…)”. (p. 257)
Il talento Lavoro e gioco: il filo ininterroNo della perizia nel fare
Erik Erikson Fino a che altezza p uò a r r i v a r e l a torre?
Si traNa di un lavoro tecnico svolto su ogge[ materiali
Si traNa di precoci esercizi di perizia arTgianale
VesTre/abboNonare e sboNonare
Il talento Lavoro e gioco: il filo ininterroNo della perizia nel fare “Erikson del bambino so1olinea la capacità di fare proiezioni sugli oggeI inanima;, la capacità di metamorfosarli, che prosegue nella vita adulta, quando, per esempio, il ma1one è descri1o come schie1o”. (pp. 258-‐259)
Secondo Sennet l’interpretazione di Erikson deve essere integrata con la descrizione delle regole che rendono possibile il dialogo, per es., dell’arTgiano con i materiali
Coerenza delle regole
RipeTzione gioco Esercizio Dalla semplicità alla complessità
Noia
Il talento Le capacità: tra innaTsmo e differenze
“Per gli illuminis;, le capacità di cui si nutrono le ar; ed i mes;eri sono innate. La biologia moderna convalida quella convinzione; grazie ai progressi della neurologia, la geografia cerebrale delle varie capacità ci diventa sempre più nota. Possiamo tracciare una mappa neuronale, per esempio, della capacità udi;va e sapere come vengono elaborate le informazioni necessarie nel mes;ere della musica”. (pp.260-‐261)
“La corteccia prefrontale del mio collega sarà migliore della mia?” (p. 261)
Il talento Le capacità: tra innaTsmo e differenze
MODELLO DEL SISTEMA APERTO
Feedback conTnuo tra sviluppi successivi e daT di partenza
Amartya Sen Martha Nussbaum
Capacità potenziali (capability) che la cultura può a[vare o inibire
Il talento Le capacità: tra innaTsmo e differenze
Richard LewonTn
“Le potenzialità gene;che sono irrisolte per natura; il corpo umano è pieno di possibilità che, per diventare manifeste e realizzate, hanno bisogno di essere socialmente e culturalmente organizzate”. (p.263)
SPAZIO PER L’INTERVENTO EDUCATIVO
“Le capacità umane sono ripar;te o applicate in modo diseguale nei diversi individui; ma puntando tu1o su questo dato di fa1o, la società rischia di diventare patologica. Dunque, evi;amo di parlare di des;no; piu1osto, s;moliamo quanto più possibile l’organismo umano”. (p.263)
Il talento Capacità alla base della perizia tecnica
1) Capacità di localizzare i problemi
“Le capacità innate sulle quali si basa la perizia tecnica non sono capacità eccezionali; si ritrovano in misura pressoché pari nella grande maggioranza degli esseri umani”. (p.263)
2) Capacità di porsi domande sui problemi
3) Capacità di “aprire” i problemi
Il talento Capacità alla base della perizia tecnica
1) Capacità di localizzare i problemi
Dare concretezza alle quesToni
“La capacità di localizzazione definisce la facoltà di individuare con precisione il punto dove ha luogo la cosa più per;nente”. (p.264)
“La localizzazione può nascere da una s;molazione sensoriale”. (p.264)
Il talento Capacità alla base della perizia tecnica
2) Capacità di porsi domande sui problemi
“Porsi domande significa, a livello fisiologico, soffermarsi in uno stato incipiente, durante il quale il cervello soppesa le possibilità di scelta tra i circui; da aIvare”. (p.265)
“Questo stato spiega a livello neuronale l’esperienza della curiosità, in cui la risoluzione e la decisione sono sospese allo scopo di saggiare le varie possibilità”. (p.264)
Il talento Capacità alla base della perizia tecnica
3) Capacità di aprire i problemi
“Aprire un problema significa anche aprirsi, nel senso di essere aper; a fare le cose in modo diverso dal solito, a passare da un ambito di abitudini a un altro”. (p.265)
SCOPERTA DI NUOVI PROBLEMI
Il talento Il paradigma dello Stanford-‐Binet (1905)
Principi basilari del test: 1) La convinzione che l’intelligenza possa essere misurata dal numero di risposte correNe a una serie di domande
2) La convinzione che tal i r isposte raggrupperanno i sogge[ secondo una curva di distribuzione a campana
3) La convinzione che il test verifichi il potenziale biologico del soggeNo e non già la sua formazione culturale
FORTI CRITICHE
Il talento Il paradigma dello Stanford-‐Binet (1905)
“Oggi queste cri;che sono ampiamente acquisite, tanto che il protocollo inaugurato da Binet non viene più applicato, ma il punto è che la sua procedura sta;s;ca ha con;nuato a informare la nostra concezione di intelligenza”. (p.267)
“Binet impostò le sue scale di intelligenza sul principio secondo il quale i punteggi ai test si dispongono secondo la curva di distribuzione normale, dalla forma a campana, per cui si ha un piccolo numero di ton; a un’estremità, un piccolo numero di geni alla Einstein all’altra e la gran parte di noi nel mezzo”. (p.267)
Il talento Il paradigma dello Stanford-‐Binet (1905)
“E’ curioso che né Binet né Terman provassero interesse per questa fascia mediana così affollata. Basta spostare verso l’alto di una unità di deviazione standard la definizione di abile, e l’84% della popolazione sarà bocciata. Reciprocamente, se spos;amo di una tacca verso il basso il giudizio di inabile, soltanto il 16% della popolazione sarà considerato tale”. (p.269)
La grafica sopra evidenziata ha puro scopo esemplificaTvo e non è collegata alle affermazioni di Sennet
“Gli individui nella fascia del QI di 85 sono in grado di ges;re mol; dei problemi ges;; da tuI quelli che si trovano al di sopra, solo che lo fanno più lentamente”. (p.269)
Il talento Il paradigma dello Stanford-‐Binet (1905)
Lo psicologo Howard Gardner ha dimostrato come gli esseri umani abbiano molte più capacità di quelle misurate dallo Standford-‐Binet. Queste capacità, inoltre, sono ben disTnte e quindi non si possono sommare all’interno di una cifra unica.
Sennet afferma inoltre che il metodo Binet in realtà penalizza le persone che si prendono tuNo il tempo necessario per rifleNere. Inoltre non è in grado di affrontare il problema della qualità.
RISCHIO DELLA SUPERFICIALITA’
Il talento Per (non) concludere
“Non la mancanza di risorse intelle1uali , ma la caIva ges;one a livello emo;vo della pulsione a lavorare nel modo migliore può cos;tuire un pericolo per l’ar;giano (…). Queste sono le ragioni per cui, in questa terza parte del libro, ho sostenuto che la mo;vazione è un fa1ore più importante del talento nel realizzare la perizia dell’ar;giano”. (p. 271)
“Gli ar;giani sono orgogliosi sopra1u1o della loro abilità che maturano. Ecco perché la semplice imitazione non procura una soddisfazione durevole: la bravura deve evolvere. Il tempo lento del lavoro ar;giano è una fonte di soddisfazione, perché consente alla tecnica di penetrare e di radicarsi, di diventare un’abilità personale. E la lentezza favorisce le aIvità della riflessione e dell’immaginazione, impossibili so1o la pressione per o1enere risulta; veloci. Maturo significa a lungo termine; ci si assicura una padronanza durevole di quella certa abilità”. (p. 280)
Tirando le somme… Siamo tu[ arTgiani…
“La tesi che ho presentato in questo libro sos;ene che l’arte di fabbricare oggeI fisici fornisce spun; anche sulle tecniche che possono conformare i rappor; con gli altri. Tanto le difficoltà quanto le possibilità del fabbricare bene le cose valgono anche per la costruzione dei rappor; umani. (…) Ho so1olineato il ruolo posi;vo che la rou;ne e l’esercizio svolgono nell’aIvità di foggiare oggeI fisici; alla stessa stregua, le persone hanno bisogno di esercitarsi nei rappor; reciproci, di apprendere le tecniche della an;cipazione e della revisione, per perfezionare tali rappor; ”. (p. 274)
Tirando le somme… Siamo tu[ arTgiani…
L’aNualità del contributo di Sennet (il libro è del 2008…) sta nel periodo in cui il suo lavoro viene leNo e rileNo, un periodo nel quale si discute su quanTtà e qualità del lavoro, un periodo di crisi globale nel quale è urgente cercare nuove soluzioni, nuovi modi di affrontare i problemi del lavoro
Sennet non auspica affaNo ad un ritorno ai tempi passaT, a quelli delle boNeghe medioevali, dal momento che vi è stata più di una rivoluzione industriale e la tecnologia non è uno strumento da buNare. Si deve riscoprire il profilo e le caraNerisTche dell’arTgiano: la sua passione, il suo desiderio di fare sempre meglio sviluppando ed approfondendo, anche con un conTnuo esercizio, le proprie tecniche, nel confronto con una comunità di altri “arTgiani” con il giusto orgoglio per la qualità del proprio lavoro
Tirando le somme … Siamo tu[ arTgiani…
Moderni arTgiani sono tu[ coloro che realizzano un dialogo quoTdiano tra praTche concrete e pensiero, coloro che hanno il desiderio e sanno svolgere bene un lavoro, dotaT di competenze che nella storia hanno consenTto lo sviluppo di tecniche raffinaTssime e la nascita della conoscenza scienTfica. Essere arTgiano per SenneN, qualsiasi lavoro si svolga, significa pensare a quanto si può crescere migliorando le proprie abilità: ciò dipende dalla moTvazione – che è importante – ma anche dal contesto, che deve essere favorevole e saper valorizzare le persone investendo su di loro a lungo termine
Tirando le somme… Siamo tu[ arTgiani…
Gli aNuali sistemi d’istruzione non seguono spesso il ritmo dell’arTgiano, dal momento che chiedono ai giovani di imparare a fare una cosa per passare subito a un’altra. Si rischia inoltre di insegnare ai giovani che vi sia una sola tecnica per risolvere un dato problema, per cui risulterà in seguito molto difficile che si dedichi del tempo a rifleNere su altri modi possibili per farlo.
Tirando le somme … Siamo tu[ arTgiani…
Bisogna superare l’applicazione meccanica per insegnare gli studenT a pensare, superando anche la tentazione di insegnare ai giovani che, una volta risolto un problema, il processo sia terminato. Devono invece chiedersi circa i problemi che la nuova soluzione porterà, secondo una circolarità narraTva conTnua: è importante porsi conTnuamente delle domande
Tirando le somme … Siamo tu[ arTgiani…
L’uomo arTgiano incarna la riscoperta del “saper fare con arte” contro la banalizzazione di ogni eccellenza. Può rappresentare una base per ricostruire un sistema più solido, partendo dal rispeNo per il lavoro delle persone, dalla propensione alla condivisione della conoscenze e sopraNuNo dalla capacità dei sistemi di istruzione e formazione di innalzare e qualificare le competenze di un numero sempre più vasto di persone e, di fare tuNo questo, per tuNo il corso della vita.