Paolo Vignola - Bernard Stiegler e Il Populismo Industriale

Post on 19-Dec-2015

217 views 2 download

description

Filosofia

Transcript of Paolo Vignola - Bernard Stiegler e Il Populismo Industriale

Lignoranza nellepoca della sua riproducibilit tecnicadi Paolo VignolaBernard Stiegler e il populismo industriale

Di fronte alla questione relativa al compito della filosofia, Gilles Deleuze hadato una risposta che potremmo definire fuori dal tempo per la sua validit, e fuoridalla filosofia contemporanea per via della sua semplicit espressiva. Eppure, affermare, sulla scia di Nietzsche, che lattivit della filosofia la critica della stupidit e della bassezza1 significa indicare un assioma fondamentale per la filosofiadi questo nuovo secolo e, al tempo stesso, suggerire uno dei compiti politici piurgenti per il nostro presente. La critica della stupidit ha infatti acquisito lasua efficacia pi puntuale nel momento in cui linformatica, il marketing, il design, la pubblicit, tutte le discipline della comunicazione si impadronivano della parola stessa concetto2 e sembravano cos sottrarre alla filosofia il suo lavoro di creazione dei concetti. Ecco allora che Deleuze, mostrando come queste discipline rientrano nel concetto di controllo, ha voluto prendersi la rivincita del filosofo.Per Deleuze, di fronte allavvento inesorabile delle societ di controllo, il cui strumento principale il marketing e lobiettivo la modulazione delle soggettivit nella transizione economico-politica, non il caso di avere paura, n di sperare, ma bisogna cercare nuove armi3. Bernard Stiegler sembra aver preso di petto questa ormai celebre affermazione, sviluppando un impegno teorico, nel corso degli ultimi venti anni, caratterizzato dalla precisione nellapprofondire lanalisi deleuziana e,in questo modo, fornendo spunti, questioni e linee di fuga calibrati sugli inediti problemi scaturiti dallipertrofia delle tecnologie mediatiche. Questa ipertrofia ha condotto a una presa in carico, da parte dei media, sia delle soggettivazioniindividuali che della politica rappresentativa tanto per ci che concerne le espressioni quanto per i contenuti.In tal senso, lapporto di Stiegler si rivela essere strategicamente importante per ragionare sulla realt politica e culturale italiana, in particolar modo se si ha la seria intenzione di sottoporre a una sintomatologia sociale gli aggettivi politico e culturale. Sintomatologia che, sulla scia di Deleuze lettore di Nietzsche,deve essere intesa preliminarmente come una modalit di osservare i fenomeni in prospettiva, prestando cos attenzione alla polarit salute-malattia con la quale poter indagare i segni del presente. La politica, il suo ruolo e la sua salute, devono allora essere interrogati a partire dal fenomeno collettivo di de-politicizzazione (di cui lanti-politica solo un aspetto, peraltro marginale e contraddittorio), mentre la cultura, oggi in Italia, corre il rischio di diventare un semplicevalore da appendere come un quadro in salotto, o come un diploma in ufficio, senon la si mette in dialogo prospettico con lignoranza. In altre parole, la cultura pu ritrovare la sua funzione sociale solo attraverso unattivit di ricerca delle cause relative allignoranza e un lavoro di ricostituzione delle condizioni di possibilit della conoscenza, ossia della produzione e trasmissione dei saperi. La salute della cultura, in questottica, sarebbe la salute della politica, e viceversa.Purtroppo siamo molto distanti da questo genere di salute, e quindi, prima di cercare nuove armi, faremmo forse meglio a dotarci di un buono stetoscopio.Ora, le analisi che Stiegler dedica alla de-politicizzazione e allignoranza aprono una prospettiva interessante, poich associano una feroce critica della telecrazi

a, in quanto sistema mediatico-politico che depotenzia e soggioga molti aspetti della vita sociale, con una coraggiosa ricerca dei luoghi e delle strategie di resistenza a questo fenomeno che noi, cittadini del tubo catodico pressoch monopolizzato, sperimentiamo quotidianamente. Punto di partenza del nostro percorso allora la nozione stiegleriana di miseria simbolica4, poich incrocia il fenomeno di depoliticizzazione, inteso come venir meno dei legami sociali che spingono alla partecipazione ai problemi della polis, e quello dellignoranza, se con essa ci riferiamo innanzitutto a un insieme di povert espressive, simboliche, culturali che limitano laccesso dei soggetti alla condivisione dei saperi. Tali povert, bene sottolinearlo per comprendere soprattutto lattuale situazione italiana, non devono essere concepite come un dato naturale, bens come un processo di dis-investimento sociale, tanto sul piano economico quanto su quello dellimmaginario. proprio nel punto di incrocio di questi fenomeni, de-politicizzazione e ignoranza, che possiamo osservare lhumus dal quale proviene la stupidit, ossia quella che per Deleuze era la nemica fondamentale e sempreverde della filosofia. Ora, il lavoro stiegleriano di prosecuzione del compito individuato da Deleuze ci suggerisce che, per comprendere i pericoli sociali della stupidit, bisogna concentrarsi su ci che la rende possibile.A tal proposito, opportuno chiarire che Stiegler, con miseria simbolica, intende precisamente la perdita di individuazione che proviene dalla perdita di partecipazione alla produzione di simboli, designanti tanto i frutti della vita intellettuale (concetti, idee, teoremi, saperi) quanto quelli della vita sensibile (arti,saper-fare, costumi)5. Non si tratta per di una malattia che pu colpire solo alcunistrati della popolazione, n lesito di una guerra che ha dei vinti e dei vincitoritra i soggetti umani, poich nessuno sfugge a questa saturazione cognitiva e affettiva, ossia alla dis-affettazione e alla decognitivizzazione, che una perdita diconoscenza, una sorta di epilessia sociale6. Si tratta invece di una vera e propria Krisis, in termini husserliani, che implica perci una soglia problematica per la salute, un punto limite che necessita di una svolta affinch lorganismo, il tessuto sociale, non scivoli irrimediabilmente nel baratro, raggiungendo il grado zerodel pensiero7 e lelettrocardiogramma piatto delle relazioni affettive.Spegnere la televisione e leggere SimondonIn La tlcratie contre la dmocratie, Stiegler evidenzia come, a partire dalla seconda met del secolo scorso, la televisione si sia dimostrata il pi forte processo diindividuazione psichica e collettiva di referenza, gettando le basi per quella forma di potere che, in Italia, si conclamata appunto come telecrazia8. Il problemasul quale Stiegler ci invita a riflettere riguarda il fatto che, precisamente nel momento in cui la televisione diventata il referente di tutti i processi di individuazione, si rivelata costituire un fattore di dis-individuazione: un sistema per produrre delle identificazioni regressive, corto-circuitando i circuiti lunghi della trans-individuazione, e in particolare i circuiti politici che fondano la democrazia rappresentativa9. Possiamo leggere lattuale fenomeno di de-politicizzazione dei cittadini italiani come il prodotto di questi processi di dis-individuazione, o di de-soggettivazione, messi in evidenza anche da Borrelli: il populismo mediatico berlusconiano [ha] prodotto modalit di crescente desublimazione,di perversa distruzione di quellattivit libidica dei soggetti10 che sublima appuntoil desiderio nel legame e nella partecipazione sociali, ossia in ci che Stieglersintetizza con il termine philia.Il mercato per natura ci che ostacola la philia11, in quanto essa lesatto contrarioei comportamenti ottenuti dalle tecniche del marketing12. La logica sociale dellaphilia, in altre parole, la logica partecipativa che rende possibili percorsi collettivi di soggettivazione, mentre la logica sociale del marketing quella delconsumo, che nega ai consumatori qualsiasi effettiva processualit di soggettivazione, di associazione, di partecipazione. La philia non solo si d nella partecipazione, ma funge anche da incentivo ad ulteriori forme partecipative; essa sinonimo di associazione, mentre gli effetti del marketing conducono alla dissociazione

, sono cio anti-sociali in quanto inducono pulsioni de-socializzanti e perci regressive. Nelle societ telecratiche di mercato si assiste dunque a una successione diprocessi di identificazione regressivi causati dalle trasmissioni e dai programmi mediatici, di cui i vari reality show rappresentano la punta di diamante. in questa logica del reality, tra laltro, che possiamo vedere i nostri politici di professione invitati ai talk show sospesi tra il rischio della nomination da parte del pubblico e lambizione di apparire come attori intramontabili o quali novit scintillanti diventare degli animali mediatici, predatori di audience.Nellanalisi di Stiegler, la societ di mercato13 si rivela essere essenzialmente una societ di controllo quando le logiche commerciali divengono lunico criterio di modulazione e di programmazione dei comportamenti sociali. Il controllo consistequindi nellassistere levoluzione e la trasformazione dei comportamenti, degli affetti e delle relazioni che formano le trame delle individuazioni psico-sociali, indirizzandole e adattandole ai bisogni immediati del mercato. questa immediatezza, che si traduce in captazione sistematica della libido e dellattenzione, a desocializzare e depoliticizzare il carattere delle relazioni e degli affetti, contrastando in primo luogo gli obiettivi della formazione scolastica: La scuola una scuola dellattenzione mentre le industrie di programmi della telecrazia sono al contrario ci che giunge a distruggere questo tipo di attenzione e, con essa, ogni tipo di attenzione sociale14. Lapprendimento, listruzione, il sapere e la formazione necessitano infatti di tempo e di socialit per potersi dispiegare, per produrre degli effetti e, quindi, per far s che il processo di individuazione prosegua il suo percorso.Se lattenzione qualcosa che si forma lentamente, attraverso un complesso sistema di segni15 e funziona come un comportamento sociale, la sua captazione mediatica pu invece avvenire istantaneamente, creando una serie di riflessi condizionati, veicolati dalle immagini. In questottica, il sistema mediatico gemellato con il marketing direttamente commerciale oppure politico assomiglia a un addomesticamento, a un dressage, differente dalladdomesticamento dellEssere descritto da Sloterdijk,poich attraverso il processo di controllo degli affetti e la captazione integrale dellattenzione, ci che viene addomesticato la dimensione inumana e non quella umana16.Lapporto di Simondon17 e della sua teoria dellindividuazione, in questa concezionedel dressage, davvero indispensabile. Un processo di individuazione psichica ecollettiva sempre al limite del disequilibrio, o in equilibrio metastabile, ed questa particolare condizione a permettere la trasformazione, ossia il passaggioda una fase di individuazione allaltra. Se lindividuazione psico-sociale metastabile, quindi soggetta a oscillazioni, essa pu essere pensata come dinamica di polarizzazione nella quale sono presenti due tendenze: verso la successiva individuazione o verso la dis-individuazione. Il pericolo legato alla miseria simbolica, ealladdomesticamento dellinumano che essa rende possibile, proprio quello di una dis-individuazione regressiva, le cui conseguenze sono, al tempo stesso, psichiche e collettive.

Loperazione di Stiegler risiede nel compendiare la struttura del processo di individuazione psichica e collettiva (simondoniano) con la teoria freudiana dellidentificazione attraverso la sublimazione. In particolare, se Freud definiva lidentificazione primaria come linteriorizzazione, da parte del bambino, del modello genitoriale, e le identificazioni secondarie come la formazione della personalit adulta attraverso ladozione di oggetti affettivi, di attaccamenti, legami e forme disublimazione, Stiegler vede nel marketing e nella televisione suo braccio armato i nuovi genitori della soggettivit18. Questi nuovi pap-mamma sono in grado di strappre ai genitori naturali i loro figli, per lo meno sul piano dellidentificazione,con la differenza che dietro le loro immagini non c alcun esempio concreto da seguire, ma soltanto il baratro della soggettivazione, lassenza di legami nonch il depotenziamento della sensibilit, della conoscenza, dellintelligenza collettiva e delle forme simboliche. Ecco lhumus che permette il sorgere della stupidit, e con il qu

ale si sta costruendo quello che Stiegler definisce il regno dellignoranza19. Se vogliamo rimanere ancorati al caso italiano, possiamo dire che questo regno disponga di una sorta di macchina del fango, ma la utilizzi a livello trascendentale: non pi il singolo soggetto ad esserne colpito, a vedere cio infangato e quindi, al tempo stesso, delegittimato e bloccato, il proprio processo di soggettivazione mediatico, perch le vittime sono in realt tutti gli utenti. Questo fango, gettato sugli occhi dei soggetti, impedisce quella che Stiegler, sulla scorta di Simondon,ha definito tran-sindividuazione20.La trans-individuazione ci che lega lo psichico e il collettivo, e forma cos il noi,ossia lindividuazione di una soggettivit collettiva, ma trasforma anche lo stessomilieu sociale allinterno del quale possono crescere le singolarit. quindi, al tempo stesso, una formazione e una trasformazione, ossia un circuito allinterno delquale si formano dei segni, dei simboli, delle parole, degli oggetti sociali portatori di significato21. In questo senso, il milieu sociale dipende da un milieu22. Ritroviamo qui la funzione sociale della cultura che, nel raccogliere gli elementi del sapere pratico e teorico per la trans-individuazione, letteralmente lotta contro il fango, lotta cio contro la dissociazione, attraverso linvenzione continua di strumenti e strategie per la condivisione di saperi, pratiche, simbolie linguaggi al fine di una loro successiva trasformazione: lindividuazione sempreal tempo stesso psichica e collettiva, ed precisamente questo al tempo stesso che costituisce il sapere come tale, e come legame originario e indissolubile []: proprio nella misura in cui il sapere sapere solo a condizione di una sua condivisione [partage], del suo divenire-pubblico, che lIo, come individuo psichico, nonpu essere pensato se non come appartenente a un noi, che individuo collettivo23.La trasformazione della lingua propria di una nazione o di una comunit lesempio picaratteristico della trans-individuazione, poich ogni soggetto parlante contribuisce, praticando una lingua, a trasformarla pi o meno direttamente e quotidianamente. Per Stiegler, proprio nel divenire della lingua, nelle sue trasformazioni frutto della partecipazione di ogni parlante, che si esplica il potere del popolo,la demo-crazia.Abbiamo ora chiaro il primo aspetto importante del titolo La tlcratie contre la dmocratie, ovvero cosa rischia la democrazia con lattuale sviluppo di ci che chiamiamo telecrazia. La democrazia, insomma, rischia di assistere al venir meno delle condizioni che permettono la funzione sociale della cultura e, perci, rischia chesi indeboliscano gli anticorpi democratici e le sue stesse condizioni di possibilit. In sostanza, per Stiegler, ci che la cultura socializza, anche e forse soprattutto attraverso la scuola e listruzione in generale, la e dellindividuazione psichica e collettiva. Questa e la tecnica attraverso cui si costituisce lindividuazione psico-sociale democratica e tale tecnica la scrittura, come tecnica relazionaletelecratica24. In questottica un fondo telecratico costituisce ogni forma di potere, kratos, ivi compresa la democrazia, che rappresentativa proprio in questa misura: la democrazia ci che invia dei rappresentanti a rappresentarla a distanza25.Qui risiede un modo di ragionare sicuramente vicino a Derrida, per cui la decostruzione di un concetto o di una prospettiva implica una risalita dellanalisi finoal punto in cui le opposizioni convivono, si intrecciano e risulta impossibilesepararle, senza perdere quel bullone che, una volta che si sar staccato, saboterlintero ingranaggio della riflessione.Come ormai chiaro che in Italia non esista e non sia mai esistita una politica del fare, ma solamente una retorica populista che ha il compito di azzerare non solo il dis-senso, ma anche ogni forma di riflessione e di pensiero critico, per Stiegler importante sottolineare che non esiste democrazia diretta: essa sarebbe resa possibile dal tempo reale, il quale cortocircuiterebbe il tempo differito della trans-individuazione, ed precisamente ci che le industrie di programmi impongono come telecrazia []. La diretta o il tempo reale non sono il tempo della democrazia ma il tempo del mercato, che quello della telecrazia. Il tempo della democrazia il tempo della riflessione, e non pu che essere un tempo differito26. Se, dun

que, vi sempre una forma virtuale di telecrazia dietro alla democrazia, che consiste nel differimento spazio-temporale del potere, la sua attualizzazione (per dirlacon Deleuze) nelle forme spettacolari delle tecnologie mediatiche la truffa diuna democrazia che si spaccia per diretta (non quella del referendum, ma quelladel mercato, della diretta televisiva e del rapporto tra il potere di una premiership e i cittadini). In questo senso, la possibilit telecratica in generale [] prima di essere il potere di unoligarchia al tempo stesso la condizione di possibilit di una vita democratica e ci che, oggi, giunge a minacciarla27. Raggiungiamo cos,dopo il senso esplicito, il doppiofondo di La tlcratie contre la dmocratie: il rischio che corrono le nostre societ, ad esempio quella italiana e quella francese, giungere al punto limite della telecrazia, in cui essa riesce a farsi percepire come democrazia diretta ed invece qualcosa di molto vicino al totalitarismo, anchese al posto di un disciplinamento totale del pensiero, lobiettivo appare essere il raggiungimento del suo grado zero.Qualsiasi denuncia della telecrazia, e ci vale a maggior ragione per il caso Italia dove la situazione appare conclamata , deve considerare la radice semantica di questo termine che si sta sbandierando come un S.O.S., poich altrimenti si rischia di confondere i problemi e, di conseguenza, di prendere i mulini a vento per deidraghi. Questa osservazione non deve essere recepita come una glossa metafisicaalla politica. Semmai, si tratta di comprendere la dimensione essenzialmente tecnica, tecnologica, che al tempo stesso permette e mette a rischio come un pharmakon qualsiasi forma di governo. Compito della politica allora accompagnare lindividuazione sociale allo stadio di individuazione tecnologica del presente, dal momento che, come afferma Stiegler, la democrazia non ancora allaltezza della sua nuova situazione hypomnesica28, cio non ancora in grado di assicurare un utilizzo delle nuove tecnologie dellinformazione e della comunicazione che vada oltre il loro semplice consumo da parte degli utenti, per fare invece di esse degli autentici strumenti di socializzazione e partecipazione alla vita della polis.La guerra della telecrazia contro la scuolaSe Stiegler mostra come la scuola, in quanto istituzione di programmi culturali,educativi e formativi, si trovi a subire la concorrenza e lantagonismo dellindustria dei programmi mediatici, questa lotta si gioca precisamente sul piano sociale delle individuazioni psichiche e collettive, nellambiente in cui i processi disoggettivazione hanno luogo: Le industrie di programmi, estendendo i modelli della divisione industriale del lavoro ai milieux simbolici, sono per natura controla scuola: la scuola al contrario ci che fatto per impedire questa dissociazione29.Tra le tecnologie mediatiche, innervate dal marketing, e la scuola si genera unavera e propria guerra estetica, voluta e condotta dal populismo industriale, il quale non ha fatto altro che proseguire con gli stessi mezzi quella che Stieglerdefinisce la politica della percezione, iniziata in Italia almeno un ventennio prima che si potesse parlare di populismo nei termini di oggi: Nellepoca industrialela sensibilit, martellata ossessivamente dal marketing, divenuta la posta in gioco di unautentica guerra le cui armi sono le tecnologie e le cui vittime le singolarit, individuali o collettive (culturali)30. Anche se gli orientamenti, le decisioni, i comandi di questa guerra vengono presi ed eseguiti da persone in carne ed ossa, come anticipato sopra, per Stiegler non ci sono soggetti umani vincitori, ma solo vittime se consideriamo che la miseria simbolica, a lungo andare, in grado di corrodere lintero milieu sociale e quindi ogni possibilit di socializzazionee soggettivazione.Ci troviamo allora in un momento critico, nel quale la miseria simbolica ha gi preso campo fuori e dentro le istituzioni politiche e sociali. Puntare lattenzionesulla crisi, tuttavia, ha per Stiegler la funzione di aprire uno spazio teoricodi resistenza, quindi di istanza di reversibilit rispetto a quello che paragonabile a un vero e proprio morbo sociale o a una guerra allultimo neurone. Per Stiegl

er, gli esiti di questa lotta possono essere determinati a priori dalle scelte che vengono fatte a livello politico, e in particolare, da un lato, in materia diriforme scolastiche nonch di finanziamenti allistruzione e alla formazione pubbliche e, dallaltro, per ci che concerne la definizione e la programmazione del milieu tecnologico e mediatico. Questo concerne innanzitutto i programmi televisivi ele fiction italiane degli ultimi anni parlano chiaro ma anche le opportunit di utilizzo della rete Internet. Le reti digitali dellinformazione e della comunicazione sono oggi di fronte allalternativa tra diventare anchesse in tutto e per tuttostrumenti del controllo e del marketing o, invece, favorire nuove modalit partecipative e politiche a livello territoriale, quotidiano e istituzionale:Le reti digitali e le tecnologie relazionali che esse veicolano possono tanto potenziare le reti relazionali territoriali quanto annientarle. La questione reticolare in generale non una novit per le collettivit territoriali. La questione dellaccesso alle reti stradali, ferroviarie e aeree un fondamento della cultura politica ed economica dello sviluppo territoriale. Ma il passaggio dal tempo-carboneal tempo-luce apre questioni inedite, in cui la cultura entra in gioco in tuttele sue dimensioni e che richiedono politiche culturali concepite in termini di investimento, e bisogna coniugare questa parola al tempo stesso nel senso finanziario e nel senso freudiano31.La questione delleducazione, politicamente, deve essere intesa sia come lotta contro il divenire regressivo dei processi di identificazione32 che coinvolgono strati e gruppi differenti della societ, sia come intensificazione e sviluppo dellindividuazione di ogni soggetto (allievo di scuola, studente universitario, lavoratore o disoccupato in formazione, stagista, pensionato, ecc.) attraverso lappropriazione di quelle che Stiegler definisce le pratiche hypomnesiche odierne, vale a dire le pratiche di scrittura, archiviazione e condivisione delle informazioni veicolate dalle reti informatiche. La scuola il luogo sociale di questa lotta, poichnasce come istanza di socializzazione33 della tecnica e della attrezzatura ritenzionale in quanto dispositivi idonei alla grammatizzazione, cio al processo di condivisione dei saperi attraverso il loro trasferimento (tle) da un soggetto a un altroe da unepoca a quella successiva. In particolare, la scrittura risulta essere ildispositivo principale, senza il quale non sarebbero possibili n la scuola n la democrazia:Questo dispositivo, che anche la dimensione telecratica dellindividuazione che contiene la democrazia in quanto la scrittura gi una tecnica del telos, ci che la scuola ha per missione di socializzare sotto forma di discipline, che sono circuiti di trans-individuazione34.Una societ, una collettivit o un singolo soggetto si individuano sempre attraversodinamiche di adozione, nel senso che adottano schemi, linguaggi, simboli, culture esistenti e dunque, in generale, saperi, trasformandoli e trasformando al tempo stesso lambiente, il milieu delle loro esistenze. La partecipazione dei singoli a questa trasformazione genera associazione allinterno del milieu, che sar quindi un milieu associato. I saperi, sistematizzati in discipline particolari, assieme ai linguaggi, alle lingue nazionali o comunitarie e ai sistemi di segni che permettono la vita sociale, rappresentano buona parte di quello che Simondon ha definito il fondo preindividuale35, dunque condiviso, a cui ogni individuo attingeper costruirsi come soggetto e che contribuisce a trasformare. In questa costruzione della soggettivit, il rapporto con i saperi e i linguaggi un processo di adozione36, e la scuola rappresenta la dimensione sociale di questa adozione. La scuola, sin dalle sue origini greche, cio in grado di formare una philia come legamesimmetrico e fondativo tra i soggetti, in vista della costituzione di un popolo(demos) e del suo mantenimento, della sua tenuta come demo-crazia attraverso letrasformazioni della societ. Se questa scuola il focolare stesso della democrazia37, proprio tale ruolo ad essere costantemente minacciato dallattuale forma di telecrazia che il populismo industriale ha progettato, potenziando gli elementi oligarchici, e quindi dissocianti, a scapito di quelli democratici, e quindi associa

nti.Per Stiegler, e ci deve farci riflettere sulla situazione italiana in particolare, la rinuncia a lottare contro questo populismo industriale caratteristica di una miseria politica generalizzata. Per quanto riguarda il caso Italia, se non si puaffermare che il populismo berlusconiano non sia stato denunciato nei pi svariatimodi e occasioni, non stato comunque sufficientemente chiarito soprattutto a livello politico rappresentativo, ma anche da parte di molti intellettuali il carattere in primo luogo industriale di questo populismo. In tal senso, la definizionedi populismo mediatico, che sembra identificare il fenomeno di deriva verso unignoranza e uno stato di minorit generalizzati, rischia di essere una tautologia e dinon cogliere n il problema centrale n, di conseguenza, le strategie di interventoper risolverlo.Populismo industrialeProponendo unaccezione industriale del populismo, Stiegler sembra proprio, al tempo stesso, centrare il problema politico e orientare strategicamente un percorsodi risoluzione. Nellottica stiegleriana, il senso politico di ci che industriale sia esso la societ nel suo insieme, oppure i dispositivi tecnologici o le industrie di servizi va ritrovato, in ultima analisi, nel modello della divisione sociale del lavoro. Tale modello produce un fenomeno di proletarizzazione degli utenti delle tecnologie mediatiche e di ci che Stiegler definisce, pi in generale, lindustria dei servizi. Lipertrofia dellindustria dei servizi genera cio un processo diimpoverimento dei saperi e delle conoscenze, in cui i produttori hanno perso il loro saper fare, mentre i consumatori hanno perso il saper vivere38, e risulta perci sempre pi difficile una soggettivazione attiva e partecipe (individuazione), sia a livello psichico che collettivo, ossia sociale:Un mondo umano un milieu simbolico e costituisce perci uno spazio di condivisionee di scambio un commercio, in questo senso. un milieu associato. Ora, lo sfruttamento industriale dellattenzione e del desiderio suppone una dissociazione in cui, come in tutto il resto delle attivit industriali, produzione da una parte e consumo dallaltra sono funzioni separate.39Stiegler, quindi, ci mostra come nel presente si rendano sempre pi palesi, contemporaneamente, il processo di depotenziamento della sensibilit soggettiva e lindebolimento dei legami sociali. dalla mancanza di partecipazione dellindividuo nellatrasformazione del proprio ambiente sociale e simbolico che si genera non solo larresto dellindividuazione, ma anche una dissociazione interna allo stesso ambiente, vale a dire una rarefazione delle relazioni tra i soggetti. In questo senso Stiegler definisce gli ambienti creati dalle tecnologie dellinformazione e della comunicazione come milieu dissociati. La dissociazione infatti leffetto della divisione tra produttori e consumatori.

Il modello della divisione sociale del lavoro produce la proletarizzazione degliutenti che non si manifesta solo nella spoliazione generalizzata dei saperi ma,cosa pi importante, anche nellimpossibilit strutturale di una nuova appropriazione. questo il regno dellignoranza, che minaccia dallinterno la societ dellinformazione,proprio quando essa si prefigge di raggiungere lideale della societ dei saperi. Inoltre, se seguiamo il filo del ragionamento stiegleriano, possiamo riscontrare come il regno dellignoranza stia diventando cos esteso da essere in grado di assillare anche i discorsi emancipativi, cio di resistenza biopolitica, sul capitalismo cognitivo.Incontrando questo versante di analisi delleconomia politica, si presenta loccasione per accostare alle analisi di Stiegler una corrente teorica particolarmente attiva in Italia, ed evidenziare cos due proposte di lettura non antitetiche, benscomplementari, dellignoranza nellepoca della sua riproducibilit tecnica. Ora, la qu

estione dellignoranza italiana, come dato biopolitico immanente al rapporto tra capitale e lavoro, stata affrontata in modo attento e profondo da autori a variotitolo protagonisti delle pi recenti lotte contro gli attacchi al sistema pubblico dellistruzione e contro la precarizzazione-svalutazione del lavoro cognitivo. Nellottica di Francesco Raparelli e Alberto de Nicola lignoranza fa parte, a pieno titolo, delleconomia della conoscenza, per cui labbandono scolastico e la scarsa affezione nei confronti dei sistemi formativi va ricercata proprio nellincapacit crescente che questi hanno di garantire una mobilit ascendente e un innalzamento dei livelli di reddito per coloro che li frequentano40. Leconomia della conoscenza a cui Raparelli e de Nicola fanno riferimento deve essere intesa come una rifeudalizzazione41 del mercato del lavoro, con nuove segmentazioni e nuovi dispositivi di assoggettamento della forza lavoro.In realt, i due aspetti relativi al problema dellignoranza, ossia leconomia della conoscenza e la miseria simbolica, sono intrinsecamente legati ed esprimono la specificit italiana del rapporto tra il capitalismo e quel bene comune, socialmenteprodotto, che il sapere. Tuttavia Stiegler, concentrandosi sul problema dellignoranza come effetto della miseria simbolica, ci permette di segnalare alcuni sintomi riguardanti la salute del sapere in quanto bene comune e quindi ci costringe afare i conti con la corruzione e il depotenziamento a cui pu andare incontro lintelligenza collettiva42 o la forza lavoro cognitiva.Per i teorici del capitalismo cognitivo43, sebbene lo spostamento dellasse produttivo sul versante intellettuale, cooperativo, simbolico, affettivo e relazionalenon significhi affatto una diminuzione dello sfruttamento o un livellamento della divisione sociale44, la soggettivit lavorativa pu trovare nuove risorse di conflittualit attraverso lappropriazione di quel sapere vivo messo al lavoro. Le analisidi Stiegler ci mettono invece in guardia di fronte a questa enfasi posta nellasoggettivazione e mostrano come il potenziale cognitivo, per via della proletarizzazione generalizzata dei saperi, rischi di non potersi tradurre n in conflittualit n in costruzione di soggettivit. Nellottica stiegleriana, leffettiva realizzazione del capitalismo cognitivo consiste nel controllo dei saperi e nella loro integrazione funzionale attraverso le tecnologie della comunicazione, il design e ilmarketing. In linea con lanalisi-previsione di Deleuze sulle societ di controllo, sono precisamente il marketing e il design a controllare i saperi della concezione[conception]: a monte della produzione, c la concezione (design in senso lato), fonte dellinnovazione e nuova et del concetto45. Il controllo dei saperi di fatto unaloro surcodificazione in base agli imperativi della produzione, la quale a suavolta sottomessa alle prescrizioni della finanziarizzazione. Questo adattamento dei saperi per Stiegler la via che conduce al grado zero del pensiero nel regno dellignoranza, poich il sapere intrinsecamente in contrasto con ladattamento: [il sapere] critico per essenza46.La portata di questa surcodificazione e gli effetti delladattamento risultano nefasti non solo a livello dellutenza dei media, ma persino sul piano della ricerca:Si tratta di una nuova epoca di strumentazione della ricerca e del pensiero in cui si produce una tendenza entropica che contraddice la struttura consustanzialmente neghentropica del sapere47. pertanto necessaria una critica filosofica in senso kantiano, che sappia riconoscere il rapporto tra la strumentazione dei saperie la loro strumentalizzazione. Se infatti per la costruzione, la veicolazione ela formattazione del sapere necessaria una sua strumentazione ossia dotarsi di strumenti adatti a tali scopi , le nuove tecnologie di scrittura e archiviazione (hypomnemata) digitali non si limitano ad essa, ma inducono anche una strumentalizzazione dei saperi. Questa strumentalizzazione consiste nel rendere dipendenti dagli strumenti materiali, dalle tecniche di disciplina, dai meccanismi e dai dispositivi di mercato e di finanziarizzazione gli stessi ricercatori. In tal senso,il capitalismo cognitivo esprime in primo luogo un potere cognitivo adattazionista come esercizio di controllo e quindi di dissociazione dei saperi che tende a proletarizzare i ricercatori48, riducendoli a consumatori (privandoli) degli stessisaperi che contribuiscono a creare, veicolare e innovare. Qui si d il punto crit

ico del concatenamento tra Stiegler e i teorici del capitalismo cognitivo, ed suquesto attrito che, probabilmente, sarebbe proficuo lavorare in questi anni. Comunque sia, nel pensiero industriale di Stiegler, ridurre i ricercatori a consumatori di sapere significa letteralmente privarli delle componenti cognitive e quindi socializzabili del sapere stesso. Ne consegue che lindustria culturale attuale, veicolando il populismo industriale, rappresenta il principale ostacolo allentrata nella societ dei saperi49.La nuova resistenza e la scuola partigianaLallarme lanciato in La tlcratie contre la dmocratie sicuramente condivisibile da una buona parte di coloro che, in Italia, sono preoccupati per la situazione latosensu politica. Esistono tuttavia dei limiti allanalisi del presente che Stieglerpropone, poich la funzione sociale, storicamente determinata, dellistruzione scolastica, cos come il ruolo della cultura come lettrice parziale dei conflitti e delle forze che hanno attraversato e continuano ad attraversare il campo sociale, non rientrano nei problemi politici stiegleriani. Per quanto riguarda il rapportotra il marketing e la telecrazia da un lato, come generatori della miseria simbolica, e listituzione scolastica dallaltro, lampante lassenza di una seria presa inesame degli elementi che, da Bourdieu in poi, permettono di parlare di violenza simbolica della cultura e dellistruzione50. Se vero che gli effetti della telecrazia ci pongono di fronte a unemergenza politica e sociale alla quale necessario rispondere, proprio politicamente e socialmente rischioso non sottoporre a criticale istituzioni e i dispositivi socio-culturali in quanto, foucaultianamente, dispositivi di sapere-potere con i quali, come propone Stiegler, appare di primo acchito strategico allearsi.La percezione di tale rischio ci pone di fronte a un dubbio che tuttavia non pu essere sciolto in questo intervento e che rinvia alla (apparente) indecidibilit tra il coraggio e una certa dose di incoscienza che muove, e che storicamente ha mosso, le grandi lotte di liberazione contro i poteri dominanti. A tal proposito,un altro riferimento al lessico politico-mediatico del presente italiano pu aiutare a comprendere lintenzione di Stiegler e, al tempo stesso, a marcare la differenza tra essa e i propositi dei soggetti politici che hanno accarezzato lipotesidi un nuovo Comitato di Liberazione Nazionale per resistere al berlusconismo.Il nuovo CLN che Stiegler indirettamente sembra proporre un concatenamento tra elementi sociali, economici, istituzionali, filosofici e culturali che possono convivere solo a patto che venga rimossa ogni attivit critica nei loro reciproci confronti e spostata sul terreno avversario, ossia sul campo di manovra del capitalismo finanziario, il quale, dando ossigeno al marketing e alle tecnologie del controllo estetico e cognitivo, avvelena e corrompe ogni forma di sapere, di associazione e di attivit relazionale. La genuinit di questo CLN risiede nelleffettiva miseria simbolica, relazionale, finanziaria alla quale sono sottoposti gli elementi del concatenamento (questo vale in Italia ancor pi che in Francia); esso pu sorgere per cos dire dal basso, cio immanente alle relazioni sociali e a i processi di soggettivazione degli utenti dei media, degli studenti, degli insegnanti, ecc.Il nuovo CLN che invece ha esplicitamente riempito di inchiostro le pagine dei giornali italiani nel 2010, senza peraltro essersi mai concretizzato, nemmeno nellarea di delimitazione (chi aveva il diritto di parteciparvi? chi non poteva?), statoinvece frutto dellimmaginazione, e argomento di discussioni tattiche (dunque potremmo dire... marketing!), di soggetti appartenenti a una classe politica dirigente, perci trascendente, nel senso di non toccata, rispetto ai danni culturali, sociali e materiali contro cui la liberazione avrebbe dovuto muoversi. Gli elementidi critica di tale fenomeno, sedicente ciellenistico, sarebbero destinati a moltiplicarsi, ma non questo il luogo per polemizzare; ci basti quindi il rinvio all immagine del nuovo CLN, comunque possa essere concepito, per intendere una formadi alleanza temporanea, il pi estesa possibile, per resistere ai poteri oppressivi del presente. Tale immagine, allora, ha il pregio di funzionare come strument

o semantico per comprendere le intenzioni, e con esse i limiti e i rischi, dellaresistenza stiegleriana.Certo che, attraverso la lettura industriale data da Stiegler del fenomeno telecratico in generale, possiamo osservare lattacco sferrato dallattuale governo italiano alla scuola pubblica non tanto come una rivincita culturale o una manifestazione di potere dettata dallacredine e dal risentimento, bens come la realizzazionedi un calcolo pragmatico, divenuto possibile solo dopo un lungo rodaggio dellindustria mediatica. Rodaggio che ha coinvolto ogni ambito della vita sociale. In tal senso, concependo il fenomeno del populismo in Italia come una autobiografia della nazione prima di tutto industriale, possiamo comprendere fino in fondolesercizio di quello che stato definito lanti-intellettualismo di Stato, ossia, conle parole di Marco Bascetta, un pragmatismo, ferocemente antiteoretico che recitalindecente commedia di una cultura del fare, solerte riproduzione, senza scarti n varianti, dellesistente e delle sue prospettive di breve periodo51. Se allora, da unlato, possiamo declinare la miseria simbolica stiegleriana come radicale amputazione della capacit di immaginazione52, dallaltro lato, il sapere, lintelligenza e laconoscenza che ancora ci rimangono sono fatti oggetto di un attacco retorico che ha precisi obiettivi economico-politici.Nell ottica di Bascetta e degli autori italiani sopra citati, il ruolo decisivoassunto dalla conoscenza, e dai soggetti che la producono e la trasmettono, nella produzione della ricchezza e nella realizzazione del profitto viene visto comela causa principale dello scatenarsi di questa forma di anti-intellettualismo odi guerra allintelligenza53 i cui bersagli sono stati, e continuano ad essere, listruzione, il lavoro e le forme di investimento culturale a livello finanziario elibidinale. Se questultimo bersaglio stato preso di mira con le armi della miseria simbolica, il fenomeno della precariet lavorativa ha mostrato che quanto pi la conoscenza diviene protagonista nei processi di produzione e valorizzazione, tanto pi deve essere svalutata, al fine di comprimerne i valori, i costi e limportanzasociale54. Per quanto concerne poi listruzione, le soggettivit prese di mira sonostate sia gli studenti che gli insegnanti. I primi hanno sperimentato, loro malgrado e sulla propria pelle, gli effetti del dis-investimento finanziario su ogni aspetto legato al sapere e alla formazione, mentre gli insegnanti sono stati colpiti attraverso larrogante messa in dubbio della legittimit del loro stesso ruolo formativo, in quanto ogni difesa della scuola pubblica anche implicita, come lo stesso insegnamento quotidiano e quindi della trasmissione del sapere, nella misura in cui gi, ad oggi, immediatamente prassi politica di resistenza alla telecrazia (in questo senso partigiana), pu essere strumentalizzata, colpevolizzata erepressa.Ritornando a Stiegler senza, su questo argomento, dover percorrere troppa strada, la sua proposta implica unassunzione di responsabilit inedita per la scuola, maanche per la politica che vuole difendere la dimensione pubblica e la funzione sociale delle istituzioni scolastiche e formative. infatti in tale orizzonte di miseria simbolica, in questo rischio di raggiungere il grado zero del pensiero chela scuola (e con essa la filosofia), secondo Stiegler, deve assumere un ruolo antagonista e conflittuale. Per farlo, e per riuscire ad essere effettivamente incisiva, non deve rinunciare alla sua funzione formativa, bens indirizzarla verso il campo nemico, farla crescere sui territori occupati dallindustria telecratica,e combattere i dispositivi di dis-individuazione colpo su colpo. Ci significa mostrare, da un lato, gli effetti dellimmiserimento simbolico nonch della disaffezione e, dallaltro, la possibilit di un utilizzo associativo, socializzante e in comune dei dispositivi mediatici e tecnologici a partire dalle opportunit legate allinformatica open source e al web 2.0. Lunica strategia per resistere al regno dellignoranza dunque quella di rovesciare la logica dissociativa del consumo e del controllo, lavorando al fine di costruire logiche associative attraverso il web e favorendo con tutti i mezzi possibili il ruolo di chi, come insegnante, educatore osemplice soggetto nella rete e nella metropoli, veicoli saperi e conoscenze. Seinfatti i siti come Wikipedia rappresentano un esempio di risposta estremamente

potente da parte della logica partecipativa degli ambienti associati alla dissociazione dilagante, Stiegler propone di utilizzare la rete delle tecnologie dellospirito, quindi delle relazioni e dei saperi, per sconfiggere la rete delle tecnologie del controllo, ossia degli psicopoteri55. La via per nuove soggettivazioni,per ulteriori socializzazioni dei saperi, degli affetti e della comunicazione nonch per immaginare e rendere praticabili inediti (quanto indispensabili) scenaripolitici, sociali e culturali deve allora passare attraverso un utilizzo differente delle tecnologie digitali dellinformazione e della comunicazione.Si tratta di considerare la rete come un pharmakon, ossia un veleno se guidata osaturata dal marketing che pu fungere da rimedio se la collettivit si dimostra ingrado di appropriarsi delle nuove tecnologie che permettono un utilizzo contributivo (web 2.0 e socialnetworks in particolare), al fine di superare il consumo dissociante verso la partecipazione associante. Appropriarsi significa, per Stiegler, creare le condizioni, a livello collettivo, dunque politico e istituzionale, per una alfabetizzazione generalizzata riguardante i linguaggi informatici e le potenzialit di utilizzo delle tecnologie digitali. Le risorse farmacologiche che la societ iperindustriale porta con s rappresentano quindi, dopo unattenta quanto necessaria sintomatologia del presente, lunica strada per guadagnare una nuova salute collettiva, politica e culturale, che sia in grado di dare valore (da valere che,ci ricorda Canguilhem, significa stare bene, godere di buona salute) alle relazioni, agli affetti, alla condivisione di ci che non ha prezzo e che non pu essereoggetto di consumo, se non nella sua forma simulacrale o pornografica.La proposta farmacologica di Stiegler si basa sulla convinzione che non vi sianoalternative al modello industriale attuale, ma ci non significa che, in generale, non possano darsi politiche altre riguardo allorganizzazione e allutilizzo delletecnologie mediatiche: Non si tratta dunque di denunciare il divenire iperindustriale dei saperi, bisogna pensarlo e criticarlo, ossia discernere, al tempo stesso, da una parte la sua necessit e il suo senso storico (come stadio della grammatizzazione) e dallaltra parte il suo limite intrinseco [] perch possa trasformarsiin avvenire possibile56.

Note con rimando automatico al testo1G. Deleuze, Nietzsche e la filosofia, trad. it. di F. Polidori, Einaudi, Torinop. 161; per una comprensione del ruolo e dellattualit della filosofia nel presente secondo Deleuze cfr. Id., Che cos la filosofia?, trad. it. di A. De Lorenzis, Einaudi, Torino 2001; Id., Labbecedario di Gilles Deleuze, DeriveApprodi, Roma 2005.2G. Deleuze, Che cos la filosofia?, cit., pp. XVI-XVII3G. Deleuze, Poscritto sulle societ di controllo, in Id., Pourparler, trad. it. di S. Verdicchio, Quodlibet, Macerata 2000, p. 235.4B. Stiegler, De la misre symbolique 1. Lpoque hyperindustrielle, Galile, Paris 2004.5Ivi, p. 33.6Ivi, p. 123.7B. Stiegler, La tlcratie contre la dmocratie, Flammarion, Paris 2008, pp. 222-223.8 Stiegler riconosce nella telecrazia il nome italiano del populismo industriale

che anche, nel caso di Berlusconi, politico, B. Stiegler (avec Ars Industrialis),Renchanter le monde, Flammarion, Paris 2006, p. 129.9B. Stiegler, La tlcratie contre la dmocratie, cit., p. 154.10G. Borrelli, Italia. Democrazia possibile?, in M. Zanardi (a cura di), La democrazia in Italia, Cronopio, Napoli 2011, p. 72.11B. Stiegler, La tlcratie contre la dmocratie, cit., p. 84.12Ivi, p. 77.13 Per societ di mercato Stiegler intende le societ in cui il regime commerciale siimpone non solo a livello economico (economia di mercato) o macro-politico (quando si dice sistema capitalistico), bens a livello micro-politico, cio psichico e collettivo, come processo dindividuazione di referenza. Si tratta di societ che pongono come principio fondamentale di funzionamento che lindividuazione si faccia attraverso il mercato, e per far ci devono controllare in toto la transindividuazione,ivi, p. 118.14Ivi, p. 175.15B. Stiegler, conomie de lhypermateriel et psychopouvoir. Entretien avec P. Petitet V. Bontemps, Mille et une nuits, Paris 2008, p. 117.16Cfr. ivi, pp. 119-122.17La portata filosofica di Gilbert Simondon (1924-1989), allievo di Merleau-Ponty e Canguilhem, non ha ancora ottenuto in Italia un pieno riconoscimento, anchese, nel corso della sua elaborazione teorica, egli ha istituito un confronto produttivo e originale fra le istanze provenienti dalle pi diverse correnti di pensiero della sua epoca, andando cos ben al di l dei compiti relativi alla filosofiadella tecnica cui sembra essere relegato. Certamente, uno dei maggiori contributi di Simondon il dettagliato approfondimento delle dinamiche evolutive dell universo tecnico e tecnologico. Ma se alcune delle sue nozioni (preindividuale, metastabilit, disparazione, transindividuale) sono state utilizzate perlopi in modoaccessorio o strumentale, i diversi utilizzi teoretici, epistemologici, politici da parte di molti filosofi contemporanei mettono in luce la poliedricit e la ricchezza teorica espresse nei lavori di Simondon, dimostrando anche il valore della sua posizione storico-filosofica. Nel panorama italiano, che troppo spesso neriduce il peso complessivo, possiamo osservare una dinamica di miniaturizzazione, con l effetto di ridurre Simondon a un autore utile in particolar modo allo sviluppo del pensiero di Deleuze al quale spetta comunque il merito di aver contribuito alla diffusione del pensiero simondoniano. Se Deleuze risulta indubbiamente debitore nei confronti di Simondon, in particolare per i concetti di virtuale, dispars, intensit, singolarit, divenire e per la teoria stessa dell empirismo trascendentale, per opportuno sottolineare che i termini deleuziani mutuati da Simondon possiedono il pi delle volte significati decisamente differenti dal loro inventore . Inoltre, possiamo osservare come Stiegler colga della prospettiva simondoniana alcuni aspetti compatibili con un mondo per cos dire alternativo a quello deleuziano (Stiegler concatena infatti Simondon a Husserl, Freud e Derrida,ponendo cos, in positivo, la questione della coscienza). Per quanto riguarda invece gli argomenti trattati in questo articolo, l uso di Simondon appare funzionale proprio all analisi delle societ di controllo e quindi a una complessificazione della prospettiva deleuziana.Ritornando al panorama italiano, importante segnalare che solo recentemente stato tradotto il lavoro principale di Simondon, L individuazione alla luce delle nozioni di forma ed informazione (Mimesis, Milano 2010). Per un introduzione al pensiero di Simondon si rinvia a G. Carrozzini, Gilbert Simondon: per un assiomati

ca dei saperi. Dall ontologia dell individuo alla filosofia della tecnologia, Manni, Lecce 2006.18Cfr. B. Stiegler, La tlcratie contre la dmocratie, cit., p. 103.19Cfr. Id., Renchanter le monde, cit., pp. 101-16120Simondon tratta questo tema, in quanto individuazione di gruppo, con la definizione di azione transindividuale. Cfr. G. Simondon, Lindividuazione psichica e collettiva, trad. it. e postfazione di P. Virno, DeriveApprodi, Roma 2006, pp. 182-187.21B. Stiegler, La tlcratie contre la dmocratie, cit., p. 120.22Ivi, p. 121.23B. Stiegler, Renchanter le monde, cit., p. 141.24Id., La tlcratie contre la dmocratie, cit., p. 155.25Ivi, p. 126.26Ibidem.27Ivi, p. 161.28Ibidem.29Ivi, p. 180.30B. Stiegler, De la misre symbolique 1. Lpoque hyperindustrielle, cit., p. 19.31Id., Du temps-carbone au temps-lumire, in B. Stiegler, A. Giffard, C. Faur, Pouren finir avec la mcroissance, Flammarion, Paris 2009, p. 82.32Id., La tlcratie contre la dmocratie, cit., p. 162.33Ivi, p. 164.34Ibidem.35Cfr. G. Simondon, Lindividuazione psichica e collettiva, cit., pp. 101 e sgg.36B. Stiegler, La tlcratie contre la dmocratie, cit., p. 165.37Ivi, p. 167.38B. Stiegler, Renchanter le monde, cit., p. 45.39Id., Du temps-carbone au temps-lumire, cit., pp. 35-36.40A. de Nicola, F. Raparelli, Dopo la risacca. Considerazioni sulle lotte del lavoro cognitivo in Italia, in Common n. 0, DeriveApprodi, Roma 2010, p. 87.41Cfr. A. Negri, Corruzione, nuova accumulazione, rifeudalizzazione, in Common n.0, cit., pp. 6-11.42Per la nozione di intelligenza collettiva cfr. in particolare P. Lvy, L intelligenza collettiva. Per un antropologia del cyberspazio, trad. it. D. Feroldi e M. Col, Feltrinelli, Milano 1996.

43Con la definizione di capitalismo cognitivo viene intesa, in linea generale, laproduzione di ricchezza tramite lutilizzo principale dellattivit cognitiva. Questoconcetto si basa su di un rapporto dialettico tra i due termini che lo compongono, in quanto il termine capitalismo designa la permanenza, nella metamorfosi, delle variabili fondamentali del sistema capitalistico, mentre lattributo cognitivo mette in evidenza la nuova natura del lavoro, delle fonti di valorizzazione e della struttura di propriet sulle quali si fonda il processo di accumulazione e le contraddizioni che questa mutazione genera (C. Vercellone, D. Lebert, Il ruolo della conoscenza nella dinamica di lungo periodo del capitalismo: lipotesi del capitalismo cognitivo, in C. Vercellone (a cura di), Capitalismo cognitivo, Manifestolibri, Roma 2004, p. 22). Secondo tale prospettiva, la principale fonte di accumulazione del valore non si risiede pi nel capitale e nel lavoro materiale ma nei saperi incorporati e mobilitati dal lavoro vivo (ivi, p. 31). Il lavoro vivo diviene sempre pi relazionale-comunicativo e fa appello alle capacit cognitive e interpretative della forza-lavoro. La produzione di ricchezza si basa allora sempre pi su elementi immateriali, merci intangibili che provengono dalla messa al lavoro delle facolt relazionali, sentimentali e cognitive delle persone. Cfr. in particolare C. Vercellone (a cura di), Capitalismo cognitivo, cit.; A. Fumagalli, Bioeconomia e capitalismo cognitivo, Carocci, Roma 2007; cfr. inoltre A. Gorz, Limmateriale. Conoscenza, valore e capitale, trad. it. di A. Salsano, Bollati Boringhieri,Torino 2003.44 Lungi dal favorire il superamento dello sfruttamento e dell alienazione, il capitalismo cognitivo, proprio in quanto bioeconomico, favorisce il sorgere e la diffusione di forme di sfruttamento di maggiori proporzioni e l estendersi di nuove forme di alienazioni che interessano non pi il contraddittorio rapporto dialettico tra attivit di lavoro e vita, fra tempo di lavoro e tempo libero, ma l intera esistenza degli individui, nella sua complessit, A. Fumagalli, Bioeconomia e capitalismo cognitivo, cit., p. 11.45B. Stiegler, Renchanter le monde, cit., p. 122.46Ivi, pp. 122-123.47Ivi, p. 123.48Ivi, p. 125.49Ivi, p. 112.50Per una profonda ricognizione di questa tematica cfr. il saggio di E. de Conciliis, Il consumo della cultura, presente in questo numero di Kainos.51M. Bascetta, Filosofia della reazione. Figure dellanti-intellettualismo contemporaneo, in Common n. 0, cit., p. 2152Ivi, p. 22.53Cfr. lintero numero di Common n. 0, cit., dedicato proprio alla guerra allintelligenza.54Cfr. M. Bascetta, Filosofia della reazione. Figure dellanti-intellettualismo contemporaneo, cit., pp. 19-20.55B. Stiegler, conomie de lhypermateriel et psychopouvoir. Entretien avec P. Petitet V. Bontemps, cit., pp. 106 e segg.56Id., Renchanter le monde, cit., p. 131.