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PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 721
Domenica 6 Settembre 2015
XXIII del Tempo Ordinario
Itinerario quotidiano di preghiera
Non di solo pane Numero 721 Tempo Ordinario pagina 2
Settembre 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, pre-
go specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché crescano le opportunità di formazione e di
lavoro per tutti i giovani.
Intenzione missionaria
Perché i catechisti siano nella propria vita testimoni
coerenti della fede che annunciano.
Intenzione dei vescovi
Perché i movimenti e le associazioni si integrino
volentieri nelle pastorale organica della parrocchia.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speran-
za e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel
mondo
Intenzioni mese di Settembre
Non di solo pane Numero 721 pagina 3
Domenica 6
Settembre
III Settimana del Salterio
XXIII Domenica del Tempo Ordinario
Ha fatto bene ogni cosa:
fa udire i sordi e fa parlare i muti.
(Mc 7,37)
Nacque a Madrigal de las
Altas Torres, in provincia
di Avila, il 7 settembre
1908 e fu battezzato poco
dopo. Mentre era allievo
delle Scuole Professionali
salesiane di Madrid, sentì
la vocazione religiosa e
ottenne di fare il Novizia
to a Carabanchel Alto
(Madrid), dove emise i
voti il 15 agosto 1929
come coadiutore. Per il
buono spirito che lo ani
mava e le attitudini alla
meccanica, venne inviato
in Italia a completare la
formazione tecnica e reli
giosa. Dopo il ritorno in
patria ebbe l’incarico del
laboratorio di meccanica
nel collegio di Madrid.
Qui lo sorprese la rivolu
zione del 1936. Dopo al
terne vicende, riconosciu
to come religioso, fu defi
nitivamente imprigionato
il 6 settembre e condotto
a l l a f u c i l a z i o n e .
Beatificato il 28 ottobre
2007.
Il Santo del giorno: Beato Anastasio Garzon Gonzalez (Salesiano)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per
Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della
Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di impor-
gli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le
dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando
quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cio-
è: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il no-
do della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di
non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo procla-
mavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni co-
sa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Brano Evangelico: Mc 6, 3034
Contemplo:
Solo di Gesù, l'uomo perfetto, si dice: «Ha fatto bene ogni cosa». Si compie in lui l'antica profezia: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio. Egli viene a salvarvi. Si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto» (Is 35,46). I miracoli compiuti da Gesù sono il segno che inizia una nuova creazione: siamo «ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che amano Dio» (Gc 2,5).
Agisci
Ognuno di noi ha bi-
sogno di sentirsi inco-
raggiato, sostenuto.
Oggi cercherò di dare
sollievo a chi sembra
non farcela, a chi si
sente smarrito, an-
nunciandogli: «Ecco il
vostro Dio... viene a
salvarvi».
Non di solo pane Numero 721 Tempo Ordinario pagina 4
P a g i n e b i b l i c h e
“Qualcuno ha bussato non
alla porta di casa ma a quel-
la del tuo cuore. Subito si è
affacciato il sospetto. E ha
detto: Non aprire! Potrebbe
essere chi vuol farti del ma-
le. Qualcuno ha bussato non
alla porta di casa, ma a
quella del tuo cuore. Subito
si è affacciata la paura. E ha
detto: Non aprire! Potrebbe
essere un nemico che insidia
i tuoi averi. Qualcuno ha
bussato non alla porta di
casa ma a quella del tuo
cuore. E la voce del calcolo
interessato ha insinuato:
Guardati dall'aprire! Non ci
guadagni proprio nulla; è
una seccatura”.
Quando ho letto questa bre-
ve riflessione di Maria Pia
Giudici nel suo libro “Elogio
della vita” subito ho pensa-
to al brano evangelico di Mar-
co della guarigione del sordo-
muto. L’uomo che viene men-
zionato nel Vangelo non sente
e non parla: un’esperienza di
isolamento e di solitudine. Ma
quale muro di separazione
provoca la sordità interiore,
un cuore incapace di cogliere
la voce sommessa di chi gli
sta accanto.
Un sordomuto. Assomiglia
molto a noi, quando siamo
nel peccato. Sottolinea in una
bellissima omelia San Beda il
venerabile: “Il sordomuto che
fu curato in modo mirabile
dal Signore simboleggia tutti
quelli, tra gli uomini, che per
grazia divina meritano di es-
sere liberati dal peccato pro-
vocato dall'inganno del diavo-
lo. Infatti l'uomo è diventato
sordo all'ascolto della Parola
di vita dopo che, gonfio di
superbia, ascoltò le parole
mortali del serpente indi-
rizzate contro Dio; è diven-
tato muto al canto delle
lodi del Creatore da quan-
do ha presunto di parlare
con il seduttore”.
Effatà", cioè "Apriti". Una
brevissima parola densa di
significato che esprime la
potenza di Dio che non solo
ci libera dai mali fisici ma
soprattutto da quelli spirituali.
Il più grande miracolo non è far
udire un sordo ma convertire
un cuore. Alcuni anni fa sono
stato a Lourdes e mentre i miei
scout prestava servizio come
barellieri io mi ero reso dispo-
nibile per le confessioni. Lì ho
potuto constatare i miracoli
quotidiani che la Madonna com-
pie: peccatori incalliti, persone
che da anni non si confessavano
inginocchiarsi davanti al sacer-
dote e piangere per il male
commesso e dopo l’assoluzione
vederli felici, contenti, sereni.
Dio ridona ad ognuno di noi,
con un semplice tocco, un cuo-
re da bambino. “Qualcuno ha
bussato, ancora e con insisten-
za, alla porta del tuo cuore. Il
bambino del regno che si era
assopito in fondo, proprio mol-
to in fondo al cuore, si è desta-
to gridando: Spalanca subito
questa porta, se vuoi con te la
gioia. Tu apristi finalmente!
Era il Signore”.(Maria Pia Giudici)
don Luciano
“Effatà", cioè "Apriti". Meditazione di don Luciano Vitton mea
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 721 Tempo Ordinario pagina 5
P a g i n e b i b l i c h e
Contemplatio
I miracoli, soprattutto quelli spirituali, avvengono sempre
lontano dalla folla, in disparte, nell’incontro segreto tra il
Creatore e la sua creatura. Commenta San Girolamo “chi
vuole essere sanato deve sempre portarsi in disparte, lonta-
no dai pensieri turbolenti, lontano dagli atti disordinati, lon-
tano dai discorsi scomposti, a tu per tu con lui, raggiungere
questo contatto diretto, nell'interiorità dello spirito. Poiché
è dentro di noi questo Verbo, non dobbiamo andare lontano,
dobbiamo rientrare in noi stessi, e più rientriamo in noi stessi
più ritroviamo noi stessi, la nostra identità, più ritroviamo la
nostra identità e più ritroviamo lui, Verbo che è lì, passa e
ripassa con i continui richiami alla giustizia e alla libertà del-
lo spirito”. Così perdiamo la sordità, l'orecchio si apre e la
lingua si scioglie e allora sentiamo, sentiamo ciò che dice lui,
che ci parla interiormente, nello spirito, di giustizia, di bon-
tà, di amore, di verità e di bellezza. È lui che ci parla ancora
attraverso il mondo esterno che ci circonda, è lui che ci par-
la anche attraverso il prossimo con cui abbiamo le nostre
relazioni. E ci parla attraverso il prossimo anche quando que-
sto linguaggio del prossimo è per noi urtante, scostante, e a
volte offensivo: è un linguaggio che ha anch'esso un suo signi-
ficato. E così il nostro linguaggio diventa allora carico di si-
gnificato, carico di esperienza. Non sono più parole vuote
per cui, il più delle volte, presi da questa mutezza, ci abban-
doniamo a un mutismo assoluto, oppure parliamo, parliamo
molto, parliamo tanto, parliamo troppo, dice il santo, e non
diciamo nulla: moltiplichiamo le parole, ma moltiplichiamo,
nello stesso tempo, anche le stoltezze. Soltanto quando il
nostro linguaggio sarà denso di un significato acquisito attra-
verso l'ascolto della verità, allora sarà un linguaggio autenti-
co, denso.
Loda il Signore, anima mia.
«L'uomo, che è una particella della tua crea-
zione, ti vuole lodare! Tu fai sì che procuri
gioia il fatto di lodarti, poiché tu ci hai fatti
per te e il nostro cuore è inquieto finche non
trovi riposo in te» (S. Agostino).
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazio
ne.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, tu sei un Dio che ama
con sovrabbondanza di amore, che fa
udire e che fa parlare, che suscita e
rinnova di continuo la fede nell'im-
possibile, la speranza contro ogni
speranza, l'amore che non viene mai
meno. In te la nostra vita, sorda e
chiusa in se stessa, si apre su un oriz-
zonte nuovo di libertà. Accogli il no-
stro grazie riconoscente, Signore!
Amen
Non di solo pane Numero 720 pagina 6
Lunedì 7
Settembre
III Settimana del Salterio
XXIII Tempo Ordinario
Il Santo del giorno: AvSanto Stefano di Chatillon Certosino, vescovo
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo
che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per
vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano para
lizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del
bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti
intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu
guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su
quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
Brano Evangelico: Lc 6,611: «Tendi la tua mano!».
Stefano nacque nel 1149 o 1150 a ChâtillondesDombes, da nobile famiglia. Adolescente, assiduo nella preghiera, già praticava il digiuno e l'astinenza. A 25 anni entrò nella Certosa di PortesenBugey, fino a quando ne divenne priore. In seguito, riluttante, accettò la dignità di vescovo di Die, nella Francia sudorientale. Resse la diocesi per pochi mesi, perché morì a Die il 7 settembre
dello stesso 1208. Ma già in vita, durante il suo priorato a Portes, gli furono attribuiti parecchi miracoli: la guarigione di una donna ammalata, avvenuta qualche giorno prima della morte, la profezia riguardante la nascita dell'Ordine dei Domenicani nel 1215; l'apparizione dei demoni ai fedeli non osservanti. I miracoli continuarono
anche dopo la morte, al punto che nel 1231 l'arcivescovo di Vienne e altri vescovi francesi chiesero la canonizzazione. Nel 1557, dopo una ricognizione sui resti, il corpo fu ritrovato intatto; ma nel 1561
Contemplo:
La mano destra paralizzata impedisce di dare e di ricevere, di lavorare, di procurare il cibo per sé e per la propria famiglia. Il fatto che il «segno» di guarire la mano avvenga di sabato, a noi non impressiona più come ai contemporanei di Gesù. Ma il «comando» rimane. Noi dobbiamo tendere la mano a Dio per essere pronti a tenderla al prossimo per aiutare, sicuri che per tutti Gesù farà come a Pietro: «Tese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?"» (Mt 14,31).
“Io sono la luce del mondo, dice il Signore, “chi segue me non cammina nelle tenebre,
ma avrà la luce della vita”. (Gv 8,12)
Agisci Forse, senza render-mene conto, cerco la salvezza in cose o per-sone che non possono darmela e così ne dipen-do o mi affanno inutil-mente. Oggi rivedo la mia vita, le mie paure e i miei attaccamenti alla luce di questa verità libe-rante: solo in Dio è la mia salvezza.
Non di solo pane Numero 720 Tempo Ordinario pagina 7
La contrapposizione nei confronti del Cristo da
parte del Giudaismo ufficiale cresce man mano
che il Redentore annuncia e testimonia la buona
novella dell'amore. La grettezza e la miopia spiri-
tuale sono "avversi" al messaggio di salvezza uni
versale. I nemici del Signore non tollerano, in no-
me della legge, che egli possa mostrarsi così buo-
no verso tutti, specialmente verso i più deboli e
poveri in nome di Dio. Gli scribi e i farisei non rie-
scono — e forse non vogliono — comprendere la
novità che Cristo sta annunciando. Sono preoccu-
pati prevalentemente che la legge, come loro
stessi la interpretano e di cui si sentono custodi
esclusivi, sia osservata e dimenticano così lo sco-
po ultimo per cui il Signore ha dato delle leggi per
il suo popolo. Gesù nel vangelo di oggi sfida
apertamente i suoi avversari. È bello e consolan-
te vedere che il Signore pone l'uomo al centro:
così egli ne dichiara il primato e la sua sublime
dignità. Egli già sta dicendo ai suoi oppositori e a
noi tutti che prima della legge vi è l'uomo, anzi, il
cuore stesso della legge è l'uomo, con le sue mi-
serie, le sue più urgenti necessità, la sua salvez-
za e la sua guarigione. Il culmine dell'insipienza è
la reazione che gli scribi e i farisei mostrano dopo
che Gesù ha compiuto il miracolo: «Ma essi furono
pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello
che avrebbero potuto fare a Gesù». Quando di-
nanzi alla bontà divina sgorga in noi la rabbia,
vuol dire che la perversione ha raggiunto gli abissi
più profondi.
Meditazione
Miopia spirituale Meditazione di don Diego Facchetti In Dio è la mia salvezza e
la mia gloria.
E preghiamo anche per i re. Che mai nes-
suno sia escluso dalla preghiera.
Ma prima di lunga vita, abbiano la grazia
di governare bene. E chiediamo perdono
anche per loro: che la terra non diventi
mai una «regione infernale».
Solo in Dio riposa l’anima mia:
da lui la mia speranza.
Lui solo è mia roccia
e mia salvezza,
mia difesa: non potrò vacillare.
Confida in lui, o popolo,
in ogni tempo;
davanti a lui aprite
il vostro cuore:
nostro rifugio è Dio.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore, i capi di queste nazioni
signoreggiano e spadroneggiano
e si fanno chiamare perfino benefatto-
ri: non sia così per i rappresentanti
del tuo popolo e per i poveri:
fa' che non ci siano capi fra noi;
e tu mostrati di essere l'unico nostro
Padre salvandoci da queste potenze;
e almeno la tua chiesa
sia per tutti un esempio
di una umanità veramente libera.
Amen.
Non di solo pane Numero 721 pagina 8
Martedì 8
Settembre
III Settimana del Salterio
XXIII Tempo Ordinario
Beato l'uomo che dei perversi non batte le vie
né dei maldicenti i ritrovi frequenta né siede
nelle assemblee dei malvagi.
Questa celebrazio-ne, che ricalca sul Cristo le prerogati-ve della Madre, è stata introdotta dal papa Sergio I (sec VII) nel solco della tradizione orienta-le. La natività della Vergine è stretta-mente legata alla venuta del Messia, come promessa, preparazione e
frutto della salvez-za. Aurora che precede il sole di giustizia, Maria preannunzia a tut-to il mondo la gioia del Salvatore. (Mess. Rom.) Martirologio Roma-no: Festa della Na-tività della Beata Vergine Maria, na-ta dalla discenden-
za di Abramo, del-la tribù di Giuda, della stirpe del re Davide, dalla qua-le è nato il Figlio di Dio fatto uomo per opera dello Spirito Santo per liberare gli uomini dall’antica schiavi-tù del peccato.
Il Santo del giorno: Natività della Beata Vergine Maria
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe,
prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente,
pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli
apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non
temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli
infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si com
pisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine con
cepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa
Dio con noi.
Brano Evangelico: Mt 12, 4650 Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio
Contemplo:
Così canta la Liturgia: «Celebriamo con gioia la nascita della Beata Vergine Maria: da lei è sorto il sole di giustizia, Cristo, nostro Dio». «I confini dell'universo ti proclamano gloriosa e cantano con amore: "Rallegrati, Maria, Libro santo, dove il dito del Padre ha scritto il Verbo"». La Vergine Maria è nata per dire il suo "sì" alla Parola di Dio, per questo è proclamata beata e può intercedere per noi presso il Figlio suo.
Agisci Oggi onorerà la Vergi-
ne Maria, lodando lei
e il Signore che ce l'ha
donata. Se posso, par-
teciperò alla santa
Messa in segno di rin-
graziamento.
Non di solo pane Numero 721 Tempo Ordinario pagina 9
Oggi la chiesa è in festa nel ricordo della nascita della Be
ate Vergine Maria, “il Libro santo, dove il dito del Padre
ha scritto il Verbo”.
E’ interessante notare come i Vangeli coprano con un velo
di pudore il giorno Santo della nascita della Vergine: nes
suna menzione o annotazione; nessuna traccia dei suoi
genitori e della sua famiglia. Tutto avviene
nell’ordinarietà, nel silenzio del tempo e della storia. Ma
ria è una di noi, la sua famiglia ha le stesse umili origini
delle nostre famiglie: Dio compie le sue grandi opere nella
penombra, lontano dai riflettori, alla fioca luce di un foco
lare dove si consumano gli ultimi bisbigli del giorno che
volge al declino.
Solo alcuni testi che si sono formati nel primo millennio
cercano di colmare il vuoto lasciato dai Vangeli canonici.
Il Sinassario di Ter Israel ci ricorda la bontà e la giustizia
di Gioacchino e Anna sottolineando che: “Dividevano in
tre parti il reddito annuale delle loro fatiche: destinavano
la prima parte al Tempio di Dio, ai sacerdoti ministri del
Tempio; la seconda parte essi la dividevano tra i poveri e
gli indigenti; la terza parte serviva per loro, per la famiglia
e gli ospiti. Avevano così regolato la loro vita in tutto, e
avevano vissuto insieme piamente, dedicandosi alle buone
opere per ben vent'anni”.
Dio sceglie questa famiglia buona e segnata dalla sterili
tà di Anna per far nascere e crescere la Vergine Santa. Ma
ria è un dono per i Santi Gioacchino e Anna, come è un
dono per ciascuno di noi a prescindere dalla nostra sterilità
o dai nostri meriti. Per avere come Madre la Vergine Ma
ria dobbiamo coltivare uno spazio di bontà, dividere quel
poco che siamo in tre parti. Il Vangelo dello Pseudomatte
o precisa: «L'angelo apparve di nuovo a Giacchino durante
il sonno e gli disse: “lo sono l'angelo che Dio ti ha dato
come custode; scendi e ritorna ad Anna senza timore per
ché le opere buone che tu e la tua sposa Anna avete com
piuto hanno ricevuto merito di fronte all'Altissimo e vi è
stata accordata una posterità tale che, dalle origini, profeti
e santi non hanno avuta, tale che non avranno mai”» [...].
La bontà genera sempre un raggio di luce, una piccola stel
la del mattino, un’aurora di salvezza che vince le tenebre
della sera.
Meditazione
Uno spazio di bontà Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Signore, gli uomini dalle mille parole
dominano gli uomini dalle cento parole:
Verità si è oscurata, questo è tempo sen-
za colpevoli.
Guarda, rispondimi, Signore,
mio Dio,conserva la luce
ai miei occhi.
Io nella tua fedeltà ho confidato;
esulterà il mio cuore nella tua
salvezza, canterò al Signore,
che mi ha beneficato.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Oggi facciamo memoria della nasci-
ta di Maria, tua madre. Così tu ci
vieni incontro, Gesù, e gli eventi, i
paesaggi interiori, i volti, la paro-
la... ci preparano a scorgerti. Nella
piccolezza, nel nascondimento, nel-
la tenerezza di una bambina appe-
na nata noi possiamo da lontano
contemplare te, Dio che vieni, Dio
tra gli uomini, Dio per gli uomini.
Per questo ti rendiamo grazie, Si-
gnore.
Non di solo pane Numero 721 Tempo Ordinario pagina 10
Origene diceva che “le parole
scritte nella Bibbia sono
nient’altro che le parole
d’amore che lo sposo (Gesù)
scambia con la sua sposa (la
Chiesa)”. Egli dai suoi disce-
poli pretendeva l’assiduità,
diceva, infatti, : “ogni giorno
si deve tornare al pozzo delle
Scritture come Rebecca, e
domandare a Dio che ci aiuti a
trovare. Egli esortava a scru-
tare la Parola di Dio con la
sollecitudine di un cuore inna-
morato ”.
Con questo spirito “Non di
solo pane” inizia il suo dicias-
settesimo anno di vita; siamo
consapevoli di essere
una piccola goccia tra
le tante proposte e ini-
ziative che potete tro-
vare su altri mensili o
riviste che si impegnano
nel servizio della Paro-
la. Una goccia, però,
significativa perché di-
stribuita ogni settimana
e capillarmente in quasi
venti parrocchie della
nostra diocesi con una
tiratura di 1400 copie.
Posto sotto la protezio-
ne del Sacro cuore di
Gesù “Non di solo pane”
fa propria la spiritualità
dell’Apostolato della
preghiera. Semplicità e
concretezza sono le caratteri-
stiche del nostro settimanale.
Consapevoli che la preghiera è
soprattutto ascolto cerchiamo
di offrire la possibilità di ap-
profondire il Vangelo che la
Liturgia della Chiesa ci offre
ogni giorno come viatico per il
nostro cammino di fede. Un
piccolo spazio di riflessione,
un spaccato di deserto tra le
attività e la frenesia che ca-
ratterizzano la nostra vita
quotidiana. La Bibbia è la luce
che rischiare l’oscurità
dell’anima, quella prigione
interiore dove il male cerca di
rinchiudere l’uomo che deside-
ra la verità e il bene. Bellissi-
ma questa testimonianza del
compianto Card. Francois Xa-
vier Nguyen Van Thuan: «In
carcere non ho potuto portare
con me la Bibbia; allora ho
raccolto tutti i pezzetti di car-
ta che ho trovato e mi sono
fatto una minuscola agenda,
in cui ho riportato più di 300
frasi del Vangelo; questo Van-
gelo ricostruito e ritrovato è
stato il mio vademecum quo
tidiano, il mio scrigno prezioso
da cui attingere forza e ali-
mento mediante la lectio divi-
na. Amo pregare con l'intera
Parola di Dio, con le preghiere
liturgiche, i salmi, i cantici».
Non di solo pane vuole essere
proprio un semplice pezzetti-
no di carta dove attingere
conforto e speranza; una boc-
cata d’ossigeno tra i comignoli
inquinanti che circondano la
nostra quotidianità.
Il cristiano ha bisogno di risco-
prire la dimensione contem-
plativa della vita: «cioè quel
momento di distacco
dall’incalzare delle cose, di
riflessione, di valutazione
alla luce della fede, che è
tanto necessario per non es-
sere travolti dal vortice degli
impegni quotidiani»(Card. Carlo
Maria Martini). Non di solo pane
diventi quindi un pertugio di
luce per tutti i suoi cari let-
tori.
di don Luciano Vitton Mea
Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Un nuovo anno di Grazia
Pertugio di luce Di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 721 pagina 11
XXIII Tempo Ordinario
Malvagi e perversi mai siederanno a giudizio coi giusti,
mai avran parte all'assemblea dei santi
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi,
poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché
sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando
gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e
disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo.
Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è
grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a
voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché
sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di
voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Brano Evangelico: Lc.6,2026 Beati voi,
Nacque in Francia nel
1803 da famiglia borghese
che lo spinse a laurearsi in
medicina. Scampato da un
incidente, decise di abban
donare la professione per
farsi missionario. Mandato
nel 1841 nell’isola di Mau
ritius si dedicò con
entusiasmoall’evangelizzaz
ione dei Neri che erano
stati per legge liberati dalla
schiavitù, ma abbandonati
a se stessi. La sua “scelta
di campo” suscitò gravi
conflitti con gli altri
missionari e perfino con
il Vescovo, che voleva
no dedicarsi soltanto ai
figli dei coloni bianchi.
La sua “incarnazione”
nel mondo del la
“negritudine” lo portò a
valorizzare tutti gli ele
menti positivi della cul
tura locale non solo ma
anche della religiosità
indigena. Giacomo La
val fu beatificato da Papa
Giovanni Paolo II sottoli
neando il fatto che si era
messo “da una parte”,
dalla parte degli Ultimi, i
Neri in tempo di razzismo.
Contemplo:
Le Beatitudini in Matteo sono otto con una espansione che parla della giustizia di Gesù, la nuova legge di libertà. In Luca ci sono quattro «beati voi» seguiti da altrettanti «guai a voi». E difficile apprezzare il carattere paradossale delle Beatitudini, se non si capisce con attenzione lo Spirito della Scrittura. Le Beatitudini iniziano una rivoluzione morale che non ha ancora raggiunto il suo completamento. La vera ricchezza sarà in cielo: «Non abbiamo quaggiù una città stabile» (Eb 13,14).
Il Santo del giorno: Beato Giacomo Desiderio Laval Sacerdote
Mercoledì 9
Settembre
III Settimana del Salterio
Agisci Oggi, con l'aiuto di
Maria, pro. vo a vive-
re la mia giornata
secondo la logica del-
le beatitudini di Ge-
sù, che capovolge i
nostri schemi umani.
Non di solo pane Numero 721 Tempo Ordinario pagina 12
Meditazione del giorno
San Gregorio Magno (ca 540-604), papa, dottore della Chiesa
Omelia 5 sul Vangelo: PL 76, 1093-1094
Il grande San Gregorio ci ricorda che nessuno è
così povero da non avere nulla da donare; tutti
abbiamo qualcosa da lasciare, tutti abbiamo un
briciolo di egoismo da vendere.
« Avrai un tesoro in cielo »
Nessuno, vedendo qualcuno lasciare grandi beni,
dica in se stesso: vorrei imitare coloro che così si
distaccano dal mondo, però non ho niente da lascia-
re. Abbandonate molto, fratelli miei, quando rinun-
ciate ai desideri terreni. I nostri beni esteriori, an-
che piccoli, bastano agli occhi del Signore. Egli
guarda il cuore, non le ricchezze. Non guarda quan-
to sacrifichiamo, bensì l’amore che ci spinge al sa-
crificio… Il Regno di Dio non ha prezzo, eppure ti
costa esattamente ciò che hai... È costato a Pietro
e ad Andrea l'abbandono di una barca e delle reti; è
costato alla vedova due spiccioli d'argento (Lc
21,2); è costato a qualcun altro un bicchiere di ac-
qua fresca (Mt 10,42). Il Regno di Dio, abbiamo det-
to, ti costa ciò che hai. Trovate forse, fratelli, qual-
cosa di più facile da acquistare, qualcosa di più pre-
zioso da possedere? Ma forse non hai neanche un
bicchiere di acqua fresca da offrire al povero che ne
ha bisogno. Pure in questo caso, la Parola di Dio ci
placa... « Pace in terra agli uomini di buona volontà
» (Lc 2,14). Infatti, agli occhi di Dio la mano non è
mai sprovvista di doni se il segreto del cuore è ricol-
mo di buona volontà... Anche se non ho niente di
esteriore da offrirti, Dio mio, trovo tuttavia in me
stesso ciò che deporrò sull'altare a tua lode... Ti
compiaci delle offerte del cuore.
Meditiamo la Parola
Beati i poveri Meditazione a cura di Cristina e Tiziana
La pietra vive. Anche i monti respirano; vive il
mare sempre agitato dal tuo Spirito. Tutta la terra è
viva. L 'intera creazione geme di dolori di parto,
come una madre, in attesa di essere liberata dalla
vanità della morte. Natura è il tuo manto, Signore,
ma la storia dell'uomo è lo spazio dove ti riveli per
quello che sei, e sei conosciuto. Tuo vero santuario
è la coscienza dell'uomo. È questo nostro cantare a
dare gioia e senso agli elementi, a tutte le cose.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.
Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le gene
razioni.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, accogliamo il tuo
sguardo su di noi e ci mettiamo da-
vanti a te con tutte le nostre beati-
tudini e tutti i nostri guai. Donaci la
grazia di non diventare prigionieri
né di noi stessi, né di altri, né di
altro. Mentre ci sentiamo continua-
mente sollecitati dalla logica del
successo e dell'avere, donaci una
buona dose di umorismo e di ironia
che ci salvi da noi stessi.
Non di solo pane Numero 721 pagina 13
Giovedì 10
Settembre
III Settimana del Salterio
XXIII Tempo Ordinario
Come il cervo anela ai corsi d’acqua, così l’anima
mia anela a te, o Dio: l’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente.
(Sal 42,23)
Nella rada di Rochefort,
diocesi di La Rochelle in
Francia, morirono durante la
Rivoluzione francese ben
547 sacerdoti e religiosi
ammassati in due navi. Tra
loro vi erano almeno tre
Carmelitani Scalzi che, per
la loro fedeltà a Dio, alla
Chiesa e al Papa, avevano
rifiutato il giuramento della
Costituzione civile del Clero
imposto dall' Assemblea
Costituente rivoluzionaria.
Perseguitati e condanna
ti, furono dunque depor
tati nella baia di Roche
fort, sul litorale atlantico
della CharenteMaritime,
in attesa di essere trasfe
riti ai lavori forzati nella
Guyana francese piutto
sto che in Africa. Verso
la fine di agosto del
1794, essendosi oltremo
do diffusa una feroce
pestilenza nel bastimento
DeuxAssociés, i prigio
nieri ancora in vita vennero
fatti sbarcare sull'isola
Madame, dove furono al
loggiati in tende e sempre
in condizioni terrificanti.
Padre Giacomo Gagnot vi
morì il 10 settembre ed in
questa stessa isola fu sepol
to.
Il Santo del giorno: Beato Giacomo Gagnot Sacerdote carmelitano, martire
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i
vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono,
pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche
l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti
chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini
facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitu
dine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a
coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fan
no lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovu
ta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate
invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricom
pensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati
e i malvagi.
Brano Evangelico: Lc 6,2738 Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Contemplo:
Gesù, con immagini ed esempi concreti, propone un atteggiamento di benevolenza, lo stesso con il quale Dio si rivolge agli uomini. Non scusa ogni torto e ogni tirannia né tantomeno chiede impunità per ladri, violenti, assassini, rapinatori e ogni sorta di malfattori. La bellezza della parola di Gesù orienta verso l'autenticità della legge cristiana: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,21). Gesù muore per noi peccatori, non dà solo l'altra guancia, ma la stessa vita!
Agisci
Se ho di che lamen-
tarmi nei confronti
di un altro, oggi ri-
fletto sugli insegna-
menti della Parola
del Signore e cerco
di metterli in prati-
ca. Maria, guidaci
nella carità.
Non di solo pane Numero 721 Tempo Ordinario pagina 14
Nel discorso della montagna, nel mezzo delle Beati-
tudini si trova scritto: “Beati i misericordiosi, perché
troveranno misericordia”. E allora mi sono chiesto:
“Chi sono i misericordiosi? E che cos’è la misericor-
dia?”.
Per comprendere la profondità della misericordia di
Dio dobbiamo percorrere l’impervio sentiero che
conduce al luogo detto “del Cranio”; dobbiamo ingi-
nocchiarci, con Maria e l’apostolo Giovanni, sotto
una croce da cui pende il mistero dell’amore, della
follia di Dio che per salvarci muore come un malfat-
tore tra due ladroni.
“Ricordati di me, Signore, quando sarai nel tuo Re-
gno” (Lc 23,42). La misericordia è un ricordo, è Dio
che nella sua Onnipotenza e Onniscienza non si di-
mentica dell’uomo, della sua creatura; che vede nel
buio della cattiveria umana e sa scorgere una bricio-
la di bene sepolta nel cuore di un ladrone. Ci sono
due modi di conservare un volto, di ricordare una
persona. Il ricordo, se è avvelenato dal risentimento,
può diventare maledizione, chiusura, odio. Quando
invece è illuminato dalla pietà diventa misericordia,
perdono, beatitudine: “oggi sarai con me in Paradi-
so”. Dio, dalla cattedra della croce, ci insegna la pie-
tà, un ricordo dell’uomo che diventa misericordia e
perdono.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericor-
dia”. Beati coloro che, come il buon ladrone, sanno
scorgere in Gesù Crocefisso la misericordia di Dio,
sanno ricordare al Signore della vita che il Paradiso
diventa più povero se manca un solo ladrone che sa
morire accanto all’Unigenito Figlio di Dio.
“Non dimentichiamo con facilità l’esempio del ladro-
ne e non vergogniamoci di prenderlo come maestro,
lui che nostro Signore, senza arrossire, ha introdotto
per primo in Paradiso… (San Giovanni Crisostomo) ”
Meditiamo la Parola
La Misericordia: un ricordo ... Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Ma lodiamolo anche per la sua piccolezza,
e debolezza e impotenza! Perché ama e
piange come noi; e ci usa tenerezza come
una madre; e ha compassione delle nostre
infermità. Lodiamolo perché si rivela ai
fanciulli e ai piccoli; perché elegge le crea-
ture più deboli, e dei forti e potenti non sa
cosa farsene.
Lodate Dio nel suo santuario,
lodatelo nel suo maestoso firmamento.
Lodatelo per le sue imprese,
lodatelo per la sua immensa grandezza.
Lodatelo con il suono del corno,
lodatelo con l’arpa e la cetra.
Lodatelo con tamburelli e danze,
lodatelo sulle corde e con i flauti.
Lodatelo con cimbali sonori,
lodatelo con cimbali squillanti.
Ogni vivente dia lode al Signore.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, non ti è certo nasco-
sto il tormento del nostro cuore, che
attenta alla lucidità della nostra
mente e alla generosità della nostra
volontà: i «se» e i «ma» non si conta-
no e ci frullano dentro fino a esauri-
re le nostre forze. Regalaci la liber-
tà di dare... e di dare ancora... e di
dare sempre.., per essere liberi da
inutili aspettative e sereni nel no-
stro cuore.
Non di solo pane Numero 721 Tempo Ordinario pagina 15
Venerdì 11
Settembre
III Settimana del Salterio
XXIII Tempo Ordinario
La tua parola, Signore, è verità;
consacraci nella verità.
Il mercedario Bea-
to Baldassarre Ve-
làsquez, cadde pri-
gioniero fra i sara-
ceni ribelli a La
Muela presso Sara-
gozza in Spagna.
Fu, da questi, mi-
nacciato di morte
qualora non avesse
rinnegato la fede
cattolica ma egli li
rimproverò severa-
mente delle loro
cattiverie e vizi co-
sì testimoniando la
propria fede fu tra-
fitto da una freccia
nell'anno 1588 e
assieme a lui simil-
mente vennero tra-
fitti altri 16 marti-
ri. L'Ordine lo fe-
steggia l'11 settem-
bre.
Il Santo del giorno: Beato Baldassarre Velasquez Martire mercedario
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco
guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo
non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo
maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti
accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello:
“Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso
non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo
occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fra
tello».
Brano Evangelico: Lc 6,3942 Può forse un cieco guidare un altro cieco?
Contemplo:
Le parole «difficili» del Vangelo ci stimolano ad approfondirne il senso con l'aiuto della Chiesa. Ma non restiamo indifferenti alle parole «facili» e chiare di Gesù, che, vero Dio e vero Uomo, usa la saggezza popolare per indicare che ogni popolo possiede nella sua coscienza una scintilla dello Spirito: Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei! Un cieco non può guidare un cieco! Togli prima i difetti del tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello!
Agisci
Anche se ho molto pec-
cato, Gesù può fare
tanto bene con me, se
mi lascio guidare. Oggi,
in qualunque situazione
mi trovo, prendo la fer-
ma decisione di lasciar-
mi guidare da Gesù,
sull'esempio di Maria.
Non di solo pane Numero 721 pagina 16
Non è mia abitudine soffermarmi troppo sulla figura
del Maligno nelle mie meditazioni. Però porto con me
la convinzione che la trave che si trova nel nostro
“occhio”, questa cecità interiore che ci porta a indu-
giare sui difetti degli altri, è opera dell’ “antico avver-
sario” di Dio e delle sue opere.
Cosa c’è di più diabolico e di più pericoloso che na-
scondere a noi stessi la trave interiore che ci rende
ciechi e mettere in risalto la “pagliuzza” degli altri?
Ho visto su internet un famoso quadro di Bruegel dove
un cieco conduce altri ciechi. Osservandolo bene av-
verti un senso di confusine, di grigia decadenza. E’
l’immagine più eloquente del declino spirituale che
provoca la trave interiore conficcata nel nostro cuore.
“Ipòcrita, togli prima la trave dal tuo occhio…”
Quello di Gesù è un monito che potremo accogliere
solo attraverso l’umiltà. Solo questa virtù ci può guari-
re da ogni sorta di cecità interiore. L’umiltà è una vir-
tù che fa parte della fortezza: solo l’umile è veramen-
te forte. Scriveva giustamente Romano Guardini:
“L'umiltà non può del resto avere la sua origine
nell'uomo, bensì in Dio. È lui il primo umile. Egli è tal-
mente grande, talmente al di fuori di ogni possibilità
che una qualsiasi potenza lo possa costringere, che
egli può 'permettersi' — se ci è concesso di esprimerci
in questo modo — di essere umile. La grandezza gli è
essenziale; soltanto lui può dunque rischiare di abbas-
sare questa sua grandezza sino all'umiltà”.
La superbia, scettro del Maligno, genera la trave;
l’umiltà, forza di Dio, guarisce da ogni forma di ceci-
tà.
Meditiamo la Parola
Lo scettro del Maligno Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Chi di noi può mai abitare presso un fuoco
divoratore? Chi può abitare tra fiamme peren-
ni? Eppure non altra dimora è sicura quanto
fare del cuore di Dio il nostro rifugio.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu,
solo in te è il mio bene».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, siamo tutti un po' cie-
chi, e lo siamo ancora di più quan-
do pensiamo di vederci bene... di
vederci troppo bene. La tua Parola
illumini il nostro cuore e lo renda
umile e chiaro, così sapremo soste-
nerci senza pretese e con un amore
che rende possibile la correzione
fraterna, in una dolcezza che la
rende non solo vivibile ma persino
desiderabile.
Non di solo pane Numero 721 Tempo Ordinario pagina 17
Tutto tace nel letamaio di
Giobbe: le voci degli uomini
cedono il passo al silenzio. So-
no volate accuse pesanti, ora
nei confronti di Dio, ora nei
confronti di Giobbe; tutti han-
no fatto le loro arringhe, di-
scusso, cercato soluzioni o di
trovare un perché al dramma
della sofferenza innocente. Ora
tutto tace. Sta per arrivare
l’ultimo personaggio, Colui che
Giobbe ha osato mettere con le
spalle al muro, trascinare in un
tribunale, mettere alla sbarra.
L’incontro tanto atteso è arri-
vato. Dio si presenta, sta per
prendere la parola; dopo il
pubblico ministero e i difensori
d’ufficio è arrivato il tempo di
Dio. “Il Signore rispose a Giob-
be di mezzo al turbine: Chi è
costui che oscura il consiglio
con parole insipienti?” Dio non
si pone sullo stesso piano di
Giobbe, non si siede sulla so-
glia di una casa di fango. Parla
dentro ad un vento impetuoso.
Non si tratta di una semplice
teofania: va oltre una manife-
stazione della divinità in for-
ma sensibile, attraverso un
fenomeno atmosferico.
Dio non si siede nel consesso
umano, ma parla nel cuore
dell’uomo, nell’esistenza della
sofferenza innocente.
Dio rispose a Giobbe di mezzo
al turbine: non è forse una
tempesta il cuore di colui che
oscura il consiglio con parole
insipienti? Non vi è forse un
turbine nell’esistenza mar-
chiata dalla sofferenza inno-
cente?
Non c’è vento impetuoso nel
cuore di un malato di cancro,
in un’esistenza segnata dalla
solitudine? Non è pioggia im-
petuosa il pianto di un orfano,
di una mamma che ha perso il
suo bambino, di un uomo o
una donna che hanno perso un
amore che rallegrava e rende-
va giovane i loro giorni?
Nell’aula del tribunale allesti-
to tra i letamai della sofferen-
za umana ecco Dio come ulti-
ma voce. Sottolinea David Ma-
ria Turoldo: “E come sarà sta-
ta la voce di Dio? Una voce
che parlava dentro , attraver-
so l’impotenza dell’uomo; sor-
ge dall’angoscia di una luce,
che non bastava a schiarire
l’orizzonte carico di tenebre.
Una voce che parlava da tutta
la natura; voce di procella;
voce di tempi antichi, di cieli
v a s t i s s im i , u na v o c e
d’elementi, che sfidava qual
prode, il piccolo uomo.”
Certo, perché questo turbine
diventi brezza mattutina, vo-
ce che parla dal profondo di
un cuore piagato, i perché e i
lamenti devono cedere il pas-
so al silenzio, affinché la pre-
senza interiore di Dio diventi
sillaba, Parola arcana, discor-
so comprensibile anche per gli
ultimi, per coloro che abitano
nelle case di fango.
Tutto tace nel letamaio di
Giobbe: è arrivata la voce di
Dio.
Pagine bibliche: il Libro di Giobbe/8 Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
La voce di Dio
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 721 pagina 18
Sabato 12
Settembre
III Settimana del Salterio
XXIII Tempo Ordinario
A te, o Padre, che sei luce e fuoco, a lui che viene col gran ventilabro,al Santo Spirito, vento e fiamma,
gioia dei giusti e giudizio degli empi, gloria e vittoria da tutto il creato
La festa del santo no
me di Maria fu con
cessa da Roma, nel
1513, ad una diocesi
della Spagna, Cuenca.
Soppressa da san Pio
V, fu ripristinata da
Sisto V e poi estesa
nel 1671 al Regno di
Napoli e a Milano. Il
12 settembre 1683,
avendo Giovanni III
Sobieski coi suoi
Polacchi vinto i
Turchi che assedia
vano Vienna e mi
nacciavano la cri
stianità, il Beato In
nocenzo XI, in ren
dimento di grazie,
estese la festa alla
Chiesa universale e
la fissò alla domenica
fra l'Ottava della Na
tività. Il santo Papa
Pio X la riportò al 12
settembre.
Il Santo del giorno: Santo nome di Maria
Brano Evangelico: Lc 6,4349 Perché mi invocate: Signore, Signore! e non fate
quello che dico?
Contemplo:
Il nome di Maria dice: «Signora, Amata da Dio», o come scrivono Isidoro di Siviglia e Beda, «Stella del mare!». «Nei pericoli, nelle difficoltà, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria! Il suo nome non si allontani dalla tua bocca, non si allontani dal tuo cuore e per ottenere l'aiuto della sua preghiera, non tralasciare di seguire l'esempio della sua condotta di vita. Sperimenterai in te stesso quanto giustamente sia stato detto: "E il nome della
Vergine era Maria"» (Bernardo di Chiaravalle).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un
frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni
albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si
vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori
il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti
esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e
non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in
pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha
scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il
fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi
invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa
sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di
quella casa fu grande».
Agisci Com'è il tesoro che tengo
nel cuore? Da ciò che
esce da me lo riconosco.
Oggi, invocando il nome
di Maria santissima, chie-
do che il mio cuore sia
ripulito da tutto ciò che
non viene da Dio e che
assomigli il più possibile
a quello di Maria.
Non di solo pane Numero 721 Tempo Ordinario pagina 19
Come spesso accade, le parole di Gesù possono
aiutarci a compiere una verifica del nostro esse-
re suoi discepoli. Il vero cristiano può essere ri-
conosciuto dalle azioni che compie e che l'evan
gelista aveva indicato nei versetti precedenti,
vale a dire l'insegnamento dell'amore ai nemici e
della generosità verso il prossimo. A chi sente di
essere una pianta cattiva che produce frutti cat-
tivi, l'unico rimedio per tornare ad essere fedele
discepolo di Gesù è accettare di essere innestato
nell'albero buono che produce frutti buoni, l'al-
bero della misericordia di Dio: la croce di Cristo.
L'essere vero cristiano si valuta solo dalla bontà
del cuore, dalla bontà d'animo che si manifesta
attraverso l'amore concreto per il prossimo, un
amore che alle parole fa seguire i fatti. L'auten-
tico discepolo di Gesù è colui che vive ed opera
come Cristo. La parabola della casa costruita
sulla roccia conclude nel modo migliore tutto il
discorso. La salvezza non consiste solo nel rico-
noscere Gesù come "il Signore", ma anche nel
compiere la sua volontà. Dalla parola ascoltata,
accolta e custodita gelosamente nel cuore, sca-
turiscono le opere buone della fede. Il cristiano
che vive radicato e fondato nella fede nutrendo
salde e profonde convinzioni che si traducono in
un serio impegno di vita, non teme di crollare
davanti alle contrarietà e alle prove. Un cristia-
nesimo fatto solo di belle parole, di bei gesti, di
belle celebrazioni liturgiche, non resiste alle im-
mancabili persecuzioni e alle avversità della vi-
ta.
Meditiamo la Parola
Compiere la sua volontà Meditazione a cura di don Diego Facchetti
Sorga anche per noi, in questa tenebra
che ci avvolge, una luce clemente e soa-
ve: che non si spenga la santità sulla ter-
ra. Non solo i santi preghino per noi, ma
pure noi preghiamo per essi, perché al-
meno essi non vengano meno.
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre.
Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore.
Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che si china a guardare
sui cieli e sulla terra?
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, liberaci da ogni forma
sottile di idolatria, che comincia sem-
pre con il culto delle cose facili, delle
comode e scontate evidenze, della su-
perficialità come stile.
Insegnaci la via della profondità e apri
il nostro cuore all'ascesi dell'intelli-
genza, che apre la via alla creatività di
un amore fecondo e duraturo.
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 721
Domenica 6 Settembre 2015
Chiuso il 30 Agosto 2015
Numero copie 1400
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita il
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
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