Post on 17-Feb-2019
Settimanale di preghiera
PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 746
Domenica 06 Marzo 2016
IV Settimana di Quaresima
Non di solo pane - Numero 746 - Tempo di Quaresima - pagina 2
Marzo 2016
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego
specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché le famiglie in difficoltà ricevano
i necessari sostegni e i bambini possano
crescere in ambienti sani e sereni.
Intenzione missionaria
Perché i cristiani discriminati o perseguitati a motivo
della loro fede rimangano forti e fedeli al Vangelo,
grazie all’incessante preghiera di tutta la Chiesa.
Intenzione dei vescovi
Perché i Missionari della Misericordia siano
accolti da tutti come segno della sollecitudine
materna della Chiesa.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente
e misericordioso, ci impegniamo con gioia
nella costruzione della civiltà dell'amore.
Intenzioni mese di Marzo
Non di solo pane - Numero 746 - pagina 3
Domenica 6
Marzo
IV Settimana del Salterio
IV Domenica di Quaresima
Gesù rivela la natura di Dio come quella di un Padre che non si dà mai per vinto fino a quando
non ha dissolto il peccato e vinto il rifiuto.
Papa Francesco
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lonta-no e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vesti-to più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era mor-to ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Brano Evangelico: Lc 15, 1-3.11-32
Contemplo:
Magnificate con me il
Signore (Sal 33,4)
Il figlio perduto è stato ritrova-
to, era morto ed è tornato in vi
ta. Questa è la storia dell'umani-
tà che vaga in cerca di una fragi-
le felicità, sciupa ogni suo bene
e, nel bisogno, torna al Padre.
Scopre che lo stava aspettando
ed è accolto dal suo abbraccio.
Innalza allora il suo canto di ri-
conoscenza: «Magnificate con
me il Signore, esaltiamo insieme
il suo nome».
Agisci
Forse anche io sto
percorrendo la stra-
da dell'egoismo, dei
giudizio... Oggi de-
sidero ritornare al
centro del mio cuo-
re dove Dio mi a-
spetta per perdo-
narmi.
Il santo del giorno:
San Marciano
di Tortona
Marciano (o Marziano) è indicato dalla tradi-zione come protovesco-v o d i T o r t o n a (Alessandria), diocesi di cui è patrono. Di famiglia pagana, sareb-be stato convertito da san Barnaba, compa-gno di san Paolo e con-
fermato poi nella fede da san Siro, vescovo di Pavia. Per 45 anni pa-store di Tortona, sareb-be morto martire sotto l'imperatore Adriano tra il 117 e il 138. Da alcuni documenti del secolo VIII che ne par-lano, non risulta vesco-vo. E' Valafrido Stra-bone che, in occasione della costruzione di una chiesa in onore del san-to, lo indica come pri-
mo vescovo della co-munità derthonese e martire. Le reliquie, ritrovate sulla riva sini-stra della Scrivia dal vescovo sant'Innocenzo (suo successore del IV secolo), sono nella cat-tedrale di Tortona. L'osso di un indice è conservato dalla fine del XVII secolo a Ge-nola (Cuneo), di cui è anche patrono.
Non di solo pane - Numero 746 - Tempo di Quaresima - pagina 4
P a g i n e b i b l i c h e
Ho ancora ben impresso nella
mente l’enorme cartellone che la
mia suora srotolava davanti ai
nostri occhi quando ci spiegava le
parabole. Immagini chiare, con
dei paesaggi orientali stupendi.
Quello della parabola del Padre
Buono aveva in primo piano il
figlio minore nell’atto di andarse-
ne e sullo sfondo, tra le palme, la
casa paterna; una struttura ad un
solo piano con un’enorme terraz-
za al posto del tetto. Su di essa la
figura del Padre che guarda lonta-
no con una mano sopra la fronte.
Suor Ermanna ci spiegò che il
Padre non stava guardando il fi-
glio mentre si allontanava, bensì
scrutava l’orizzonte in attesa di
vederlo ritornare. Questa sottoli-
neatura della mia suora è molto
importante perché ci ricorda che
Dio è sempre in attesa del ritorno
dei figli che hanno lasciato la
casa paterna. Anche quando ci
allontaniamo Dio non ci segue
con sguardo altero, ma con degli
occhi pieni di pietà che attendono
comparire sulla polverosa strada i
tratti macilenti di un mendicante
che ha impressa l’effige paterna.
Non c’è lontananza che possa
separarci da questo sguardo, da
questa presenza impercettibile e
discreta. Il figlio minore lapida le
proprie sostanze, il patrimonio
che aveva tra le mani, infanga la
propria dignità lontano dalla pre-
senza tangibile del padre ma sotto
il suo sguardo, sotto il velo pieto-
so, come il cielo plumbeo
d’autunno, del suo pianto.
Quando un figlio diventa servo,
anzi guardiano di porci, gli occhi
di Dio si riempiono di pietà e le
sue lacrime penetrano tra le fen-
diture dei cuori più duri.
E il figlio minore si ricorda della
sua casa, degli occhi del padre,
dello scricchiolare di un uscio
che rivela una presenza, i solleciti
passi di una vicinanza che rompe
il dramma della solitudine.
“Quanti salariati in casa di mio
padre hanno pane in abbondanza
…” Un ragionamento logico ma
non scontato; un ricordo vivo ma
annebbiato dai vapori malsani di
un letamaio. Ma lo sguardo si
imprime nel cuore, lo puoi sem-
pre incrociare, ti appare, come
meteora, anche nelle notti più
oscure. Nell’angolo tetro e buio
del porcile il figlio è illuminato
dallo sguardo del padre, prende
coraggio, si decide: “Mi alzerò e
andrò da mio padre …”
Nell’epilogo della parabola lo
sguardo del Padre diventa un ab-
braccio, un vestito nuovo, un a-
nello al dito.
Ha inizio la grande festa che Dio
prepara per ogni figliol prodigo
che ritorna alla casa paterna.
Sarò sempre riconoscente alla
mia suora che mi ha insegnato a
vivere non “guardato da Dio”, ma
nel suo sguardo misericordioso
che ci avvolge anche quando sia-
mo lontani.
Ma lo sguardo si imprime nel cuore, lo puoi sempre incrociare
Sotto lo sguardo di Dio Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane - Numero 746 - Tempo di Quaresima - pagina 5
P a g i n e b i b l i c h e
L’angolo della misericordia
Le preghiere più belle della Bibbia e dei grandi autori della tradizione cristiana.
Vincenzo de' Paoli
Vincent de Paul (1581-1660), italianizzato in Vincenzo de' Pa-
oli, fu una delle figure capaci di trasformare l'immagine stessa
della carità cristiana fattiva, cui dedicò tutta la sua esistenza.
Per lui il povero era realmente e non solo simbolicamente
"volto" di Cristo: il povero era "il padrone" e non il servo di chi
a lui si dedicava. Nella seguente preghiera si coglie quanto egli
concepisse in maniera profonda il tema dell'amore e della mi-
sericordia espresso attraverso le opere: non per caso l'avevano
soprannominato Vincent des Pauvres, Vincenzo dei Poveri.
Più di quanto io ami me stesso …
O Signore, Dio del mio cuore,
infinita è la tua bontà per me.
Tu, Signore, mi ami infinitamente più
di quanto io possa amare me stesso.
Tu vuoi il mio bene e puoi realizzarlo
più di quanto possa fare io, o Signore.
Ciò che deciderai a mio riguardo,
io lo adoro, o Dio della mia vita.
Aiutami a rispondere al tuo amore
amandoTi con il più grande amore.
Signore, dammi la forza per dire "no"
a tutto ciò che può separarmi da Te.
Io non ho nulla e nulla spero
se non da Te, o mio unico bene.
II mio cuore e la mia libertà
sono solo per Te, o mio Signore.
Clemente VII, al secolo Giulio de Medici, uomo colto, chiamò alla sua corte uomini di lettere,
tra cui Francesco Guicciardini e Niccolò Machiavelli, e artisti come il Cellini, Raf-faello e Michelangelo. Fu proprio Cle-mente VII a commissionare a quest’ultimo l’imponente Giudizio Uni-versale della Cappella Sistina. Il 17 Dicembre 1524 con la bolla Inter Sollicitudines indisse un giubileo univer-sale per l’anno 1525. Nella bolla di indi-zione il papa sospende qualsiasi altra in-dulgenza legata a chiese o a luoghi affin-ché i fedeli possano lucrare i favori della grazia divina durante l’anno giubilare e il pellegrinaggio da compiersi nelle basili-che romane. Sottolineando l’importanza della Porta Santa, Clemente VII dispone che oltre alla basilica di San Pietro, vengano aperte anche le porte delle basiliche di San Pao-lo, di quella Lateranense e di Santa Maria Maggiore in Roma. Ancora una volta l’immagine dei pellegrini che passano sotto l’unica porta che è Cristo Signore sottolinea l’unicità e l’importanza che hanno i giubilei nella vita spirituale dei fedeli. Papa Francesco ha disposto che ogni cat-tedrale diocesana abbia la propria porta santa per poter lucrare il perdono dei pec-cati e la salvezze delle anime. Attraver-sando la Porta Santa aperta dal nostro vescovo Luciano ci mettiamo nella lunga scia di quei milioni di pellegrini che du-rante i secoli hanno attraversato la porta che rappresenta Gesù, unico pastore delle nostre anime.
Storia dei Giubilei
Inter Sollicitudines Clemente VII
Papa Clemente VII Al secolo: Giulio de Medici. Arcivescovo di Firenze Elezione: 19 Novembre 1523 Fine pontificato: 25 Settembre 1934 Morte: 25 Settembre 1934
Non di solo pane - Numero 746 - pagina 6
Lunedì 07
Marzo
IV Settimana del Salterio
IV Settimana di Quaresima
Il santo del giorno:
Sante Perpetua e Felicita
Chiusa in carcere a-spettando la morte, una giovane tiene una sorta di diario dei suoi ultimi giorni, descrivendo la pri-gione affollata, il tor-mento della calura; annota nomi di visita-tori, racconta sogni e visioni degli ultimi giorni. Siamo a Car-
tagine, Africa del Nord, anno 203: chi scrive è la colta gen-tildonna Tibia Perpe-tua, 22 anni, sposata e madre di un bambi-no. Nella folla carce-rata sono accanto a lei anche la più gio-vane Felicita, figlia di suoi servi, e in gra-vidanza avanzata; e tre uomini di nome Saturnino, Revocato e Secondulo. Tutti
condannati a morte perché vogliono farsi cristiani e stanno ter-minando il periodo di formazione; la loro «professione di fede» sarà il martirio nel nome di Cristo. Le annotazioni di Perpe-tua verranno poi rac-colte nella «Passione di Perpetua e Felici-ta», opera forse di Tertulliano, testimo-ne a Cartagine.
In quel tempo, Gesù partì dalla Samarìa per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiara-to che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammi-no. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vi-ve!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
Brano Evangelico: Gv 4, 43-54
Contemplo: Va', tuo figlio vive
(Gv 4,50)
«Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispo-se: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette. Trovò il bambino guarito. Questo è uno di quei miracoli che Giovanni chia-
ma "segni", poiché ci indicano la vera natura del Verbo di Dio e ci raccontano ciò che egli compie per noi. Il Signore è venuto a darci la vita. Crediamo in lui e affidiamoci alla sua parola.
Per giustizia si intende anche che a ciascuno deve essere dato ciò che gli è dovuto.
Papa Francesco
Agisci
Come sono la mia fe-
de e quella dei miei cari? Che testimo-
nianza e quale contri-buto do in famiglia
affinché essa possa crescere nella fede?
Non di solo pane - Numero 746 - Tempo di Quaresima - pagina 7
Is 65,17-21
Non si udranno più voci di
pianto e grida di angoscia.
Con la stessa forza con cui Dio redar-
guisce il popolo infedele, allo stesso
modo egli usa parole di tenerezza e di
incoraggiamento, quando vede che
esso è ormai allo stremo delle forze
ed ha perduto ogni speranza. Le pro-
messe che egli compie sono accompa-
gnate da segni cosmici: la creazione
di cieli e terre nuove sono il segno di
una storia nuova, di un nuovo cammi-
no e di nuove prospettive di fedeltà e
di amore tra lui ed il popolo eletto.
Dio fa le stesse promesse anche a te,
proprio quando ti sembra di essere in
situazioni senza via di uscita: è lui
che apre nuove strade, e poi ti pren-
de per mano e le percorre assieme a
te. Tu, al pari della città di Gerusa-
lemme, sei prezioso ai suoi occhi, ed
anche se dovrai vivere momenti di
buio e di dolore, essi sono solo mo-
menti di nuova nascita alla vita della
grazia.
Dalla Prima Lettura Preziosi ai suoi occhi
Preghiera
Signore Gesù, donaci la forza di accon-
sentire alla vita come a un flusso di gra-
zia che ha i suoi tempi e i suoi modi. In-
fondi nel nostro cuore la solenne calino
delle grandi attese e il passo deciso, ma
non affrettato, delle speranze più difficili
e più vere. Donaci di credere sempre che
non mancherà mai uno spazio per un
«secondo segno» e che ci possiamo fida-
re. Kyrie eleison!
Medita La Parola
Una buona notizia Meditazione di Fiorella Elmetti
Io faccio fatica a parlare di guarigioni miraco-
lose, perché credo che Dio parli anche attra-
verso il dolore e la malattia, e il miracolo a mio
avviso sta nel vivere con fede la sofferenza.
Tuttavia, di fronte al vangelo di oggi, ho riflet-
tuto su quanto ho trovato scritto. E per “par
condicio” lo condivido con voi. Dopotutto, Dio
è più grande di noi. Infatti, dicono che un ma-
estro di fede come don Divo Barsotti diceva:
“Noi offendiamo Dio quando non chiediamo i
miracoli! Noi non ci crediamo! Per questo non
chiediamo. Parlo schiettamente. Guardate i
santi: insistevano. Pensate a quello che dice-
va san Filippo Neri: ‘Noi dobbiamo costringere
Dio a venire a compiere questo miracolo’. A-
veva una forza che non si lasciava vincere dal
fatto del silenzio di Dio, dal fatto che sembra-
va che Dio non ascoltasse la preghiera; insi-
stevano fintanto che Dio non doveva piegarsi
alla volontà dell’uomo”. Poi don Divo spiega-
va: “No, non è che Dio si pieghi alla volontà
dell’uomo, ma Dio risponde alla preghiera
dell’uomo. Noi manchiamo contro il Signore
quando non chiediamo i miracoli. Dobbiamo
chiedere a Dio e non dobbiamo vergognarci di
chiedergli tanto… Facciamo poche storie: non
crediamo, non crediamo. Bene, non devo tur-
barmi, perché anche se anche avessi ammaz-
zato, perché se anche avessi commesso un
adulterio… se veramente io fossi il peggiore
dei peccatori, posso io pensare che il mio
peccato sia un limite alla Onnipotenza e alla
Misericordia Divina?”.Infine don Barsotti ag-
giungeva: “Perché si stanca la pazienza di Di-
o? Perché non gli si chiede quello che noi
possiamo desiderare. Se tu chiedi meno della
creazione, tu vai all’Inferno, perché non chiedi
quello che Lui ti dona. Lui ti dona Se Stesso”.
Questa è una Buona Notizia.
Non di solo pane - Numero 746 - pagina 8
Martedì 8
Marzo
IV Settimana del Salterio
IV Settimana di Quaresima
Ognuno di noi ha ricevuto il dono dello
Spirito Santo per il perdono dei peccati,
di questo siamo responsabili.
Papa Francesco
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sa-pendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Men-tre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e comin-ciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
Brano Evangelico: Gv 5, 1-16
Agisci
Oggi prendo consapevolezza che, se soffro o se sono ma-lato, non devo di-sperarmi, ma conti-nuare ad affidarmi al Signore. Mi impe-gno anche ad aiuta-re gli ammalati che aspettano da tanto un aiuto.
Contemplo: Alzati e cammina (cf Gv 5,7)
Un uomo malato era disteso ai
bordi di una piscina che guariva
tutti, ma non lui, perché nessuno
lo aiutava a discendere in essa.
Gesù gli chiese solo se voleva
guarire. Dal momento che egli lo
desiderava, gli ordinò di alzarsi e
di camminare. Anche se non pos-
siamo rialzarci da soli, dobbiamo
almeno averne il vivo desiderio.
Il Signore allora ci farà alzare, ci
farà camminare alla luce della
sua grazia.
San Giovanni di Dio
Medita Seduto ai bordi della speranza, impotente a immergersi nella vita, delu-so dagli altri e spesso anche dalla religione: questo è l'uomo di oggi, di sempre, che Cristo viene a cercare lì dove si trova, paralizzato dalla sofferenza, dal peccato o dalle circostanze. Gesù semplicemente chiede: «Vuoi guarire?». Domanda ovvi-a, forse, ma tale da esigere una risposta personale che rinnova interiormente e fa sentire la grande dignità dell'uomo: la sua libertà e responsabilità. Poi, ancora sem-plicemente, dice: «Sei guarito: va'...». Non per vane ritualità o per mezzo di una qualsiasi acqua terapeutica, ma per la potenza della parola di Dio, che ricrea, spez-za i legami che imprigionano. È nulla, infatti, la paralisi del corpo: vi sono i lega-mi ben peggiori che avvincono il cuore nel peccato. Per questo Cristo ha lasciato alla Chiesa l'efficacia della sua Parola e della grazia che sgorga come fiume dal suo costato aperto: acqua viva del lavacro battesimale, che rigenera e fa nuovo l'uomo peccatore; acqua viva delle lacrime di pentimento, che lo Spirito suscita per sciogliere da ogni vincolo di colpa l'uomo penitente; sangue sparso da Colui che fu perseguitato a morte per aver portato al mondo la salvezza di Dio.
Non di solo pane - Numero 746 - Tempo di Quaresima - pagina 9
spiritualità Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Opera di misericordia corporale: Dare ospitalità ai forestieri
Spesso i forestieri non sono solo coloro che hanno bisogno di un alloggio. Anche quelli, ma anche coloro che nessuno ama, che nessuno desidera come amico. Forestiero deve essere, per ciascuno di noi, ogni persona che non fa parte del nostro cerchio di amore: ospitarlo vuol dire rivestirlo della nostra carità e del-la nostra accoglienza. Ascoltiamo questa bella testimonianza tratta dalla vita di don Luca Passi.
Era una sera d'inverno e, tornando a casa, trovò all'angolo della strada una povera bam-
bina piangente e tremante dal freddo e dalla fame. Don Luca le si avvicinò e ascoltò la
sua dolorosa storia: la mamma era fuggita, il babbo al manicomio, e l'uscio di casa era
chiuso. La piccola non sapeva dove passare la notte. Aveva sette anni! "Vieni con me, le
disse don Luca, ti porto al Conventino, là troverai chi ti fa da mamma e da babbo". E la
presentò alle sue Suore con aria di trionfo, dicendo: "Ecco che cosa vi regala Gesù Be-
nedetto questa sera!” (Biografia Dentella)
Rifletti: Come guardi alle persone "forestiere" del mondo che ti circonda: ai poveri, agli emarginati, ai
profughi, ai senza tetto, ai disperati? Li guardi con fastidio, volgendo la testa dall'altra parte? Li guardi con
disprezzo? Oppure sai guardarli con amore, con il desiderio concreto di consolarli, confortarli, di condivi-
dere? Ognuno di noi al giorno d'oggi, si trova esposto ad un numero sufficiente di occasioni per difendere
la causa degli stranieri, rispettandone la dignità e tutelandola quando questa non è garantita dagli altri.
V Stazione: Gesù è aiutato dal cireneo
Dal vangelo secondo Marco
I soldati condussero fuori Gesù per crocifiggerlo. E co-
strinsero un tale che passava, un certo Simone di Cire-
ne, il quale veniva dalla campagna, a portare la croce.
Preghiamo:
Signore Gesù, a volte il nostro sguardo si volge
cercando aiuto e solidarietà in chi ci sta accanto; ci
basta un po’ di compagnia, un gesto di tenerezza,
una parola di coraggio. Se questo non ci fosse dato,
concedici di ricordare che Tu sei fedele, che non ci
abbandoni mai e che inviti così a offrire per primi
quello che vorremmo ricevere.
Preghiamo la Via Crucis con le opere di misericordia
Non di solo pane - Numero 746 - pagina 10
IV Settimana di Quaresima
Dio non si stanca di tendere la mano. È sempre disposto ad ascoltare.
Papa Francesco
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco».
Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e
disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso mo-
do. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà ope-
re ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non
giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come
onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In ve-rità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha
la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità,
in verità io vi dico: viene l’ora - ed è questa - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se
stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il po-
tere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. [...]
Brano Evangelico: Gv 5, 17-30
Contemplo: Chi crede ha la
vita eterna (cf cv 5,24)
Come il Padre, anche il Figlio ha
la vita e la dona. Dio, uno e tri-
no, è vita eterna, dona se stesso
a noi perché ci ama e ci ha scelti
dall'eternità. Chi ascolta la paro-
la di Gesù e crede nel Padre che
lo ha mandato, ha la vita eterna,
passa dalla morte alla vita, poi-
ché ascolta e mette in pratica la
parola d'amore di Dio per l'uma-
nità.
Mercoledì 9
Marzo
IV Settimana del Salterio
Agisci
Gesù e il Padre agi-
scono sempre per il
bene mio e degli al-
tri. Oggi, contemplo
l'opera di Dio nella
storia, nella mia vita
e in quella dei fra-
telli e lodo il Signore
per questo.
Il Santo del giorno: Santa Francesca Romana
Nacque a Roma nel 1384. Cresciuta negli agi di una nobile e ric-ca famiglia, coltivò nel suo animo l'ideale del-la vita monastica, ma non poté sottrarsi alla scelta che per lei ave-vano fatto i suoi geni-tori. La giovanissima sposa, appena tredi-cenne, prese dimora
con lo sposo Lorenzo de' Ponziani altrettanto ricco e nobile, nella sua casa nobiliare a Trastevere. Con sem-plicità accettò i grandi doni della vita, l'amore dello sposo, i suoi tito-li nobiliari, le sue ric-chezze, i tre figli nati dalla loro unione, due dei quali le morirono. Da sempre generosa con tutti, specie i biso-gnosi, per poter allar-gare il raggio della sua
azione caritativa, nel 1425 fondò la congre-gazione delle Oblate Olivetane di Santa Maria Nuova, dette anche Oblate di Tor de' Specchi. Tre anni dopo la morte del ma-rito, emise ella stessa i voti nella congregazio-ne da lei fondata, assu-mendo il secondo no-me di Romana. Morì il 9 marzo 1440.
Non di solo pane - Numero 746 - Tempo di Quaresima - pagina 11
Is 49,8-15 Ti ho stabilito come alleanza del po-polo, per far risorgere la terra.
Dio sa quando è il momento di redargui-
re il suo popolo, ma sa anche quando è
il momento di incoraggiarlo e infondergli
nuovo vigore spirituale e morale. La
Quaresima, oltre ad essere un tempo in
cui risuona la voce vigorosa di Dio che ci
chiama a conversione, è anche un perio-
do nel quale egli vuole farci capire che è
lui la nostra unica consolazione. Per
questo, oggi il profeta ti invita a gioire
ed a giubilare, poiché il Signore, nei tuoi
confronti, usa misericordia e ti invita
ad aprirti alla grazia di una vita cristia-
na nuova e più bella. E tu, da parte tua,
cosa devi fare? Approfitta di questo
tempo forte per gettare via tutto ciò
che sa di vecchio e di marcio nella tua
vita. È questo il modo migliore per spe-
rimentare la gioia e la novità della Pa-
squa.
Dalla Prima Lettura
Dio, unica consolazione
Preghiera
Signore Gesù, ti contempliamo nel miste-
ro della tua croce come nostra vera ma-
dre. Vorremmo accompagnarti nel trava-
glio del parto, che durerà fino al tuo ri-
torno nella gloria per mettere al mondo
fratelli e sorelle uniti da un vincolo an-
cora più forte di quello della carne e del
sangue. Kyrie eleison!
Medita La Parola
Di fronte alle prove della vita Meditazione di Fiorella Elmetti
Quando ci nasce un figlio siamo straripanti di
gioia. L’attesa di nove mesi viene ricompensata
dalla nascita di un bimbo di cui prenderci con
tutte le forze da quel giorno in poi. E, in qualche
modo, diventiamo potenti. Scopriamo in noi fon-
ti d’amore prima sconosciute e ci accorgiamo
che possiamo accogliere, pazientare, corregge-
re, proporre in modo nuovo. Le forze d’amare,
tuttavia, di fronte alla malattia del figlio arrivano
a far male, non rispondono come dovrebbero e,
così, rischiamo di perdere ogni speranza, di
morire noi stessi dentro. Per questo, è partico-
larmente significativo quanto Gesù dice: “Il Pa-
dre mio agisce anche ora e anch’io agisco… Il
Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto
quello che fa e gli manifesterà opere ancora più
grandi di queste, perché voi ne siate meraviglia-
ti”. Di fronte alle prove della vita, ci si deve rige-
nerare, recuperare in Dio il nostro centro altri-
menti ci si incattivisce. Di fronte alla sofferenza
in particolare tutto si ridimensiona, le parole non
sono più semplici parole. Non so bene chi
l’abbia scritto, ma “l'Amore è trascendenza, il
ricentrarsi della consapevolezza attraverso l'at-
to dell'attenzione paziente all'altro. Lo fanno i
genitori, lo fanno gli amanti e i religiosi lo devo-
no fare, se vogliono essere persone autentiche.
Il modo in cui pregate è il modo in cui vivete.
Noi viviamo nella potenza della trascendenza
attraverso la preghiera profonda. Non solo
"salat" e "liturgia", ma contemplazione. L'intero
scopo di questa vita, disse Sant'Agostino, è a-
prire l'occhio del cuore con cui noi vediamo Di-
o… I mezzi sono quelli che la religione ci inse-
gna, se non si autoinganna considerandosi il
fine: attesa, pazienza, calma e, particolarmente
importante in un'epoca di comunicazione im-
mediata, silenzio…”.
Non di solo pane - Numero 746 - Tempo di Quaresima - pagina 12
Il rischio educativo di Dio
E il padre divise tra loro le so-stanze …. Dio rispetta le decisioni dei suoi
figli, sempre. Dove c’è costri-
zione, coercizione, pressione
non c’è amore. Dio non si im-
pone, si propone. Di fronte alle
richieste del figlio minore vi è
solo un atteggiamento di pro-
fondo rispetto nei confronti di
una decisione nata nel cuore
confuso di una creatura che
vuole provare a “fare da so-
la…”. Dio ci vuole liberi: di ri-
manere o di andarcene. La fe-
de è vera e autentica solo
quando è pura adesione ad un
progetto, ad un amore, ad una
Persona. Dio è amore e nessu-
no può costringere ad amare,
neppure l’Onnipotente. L’unico
sentimento esente da una qual-
siasi forma di coazione è pro-
prio un atto d’amore. Non lo
puoi comperare, pretendere,
vendere. Le tinte del bene sono
calde, composte dalla delica-
tezza della condivisione,
dall’armonia di intenti, dalla co-
munione di cuori. Le devi ac-
cettare, ti devono piacere. Edu-
candoci all’amore, Dio ci educa
alla libertà, la quale comporta il
rischio di un rifiuto, di una ri-
nuncia, di una scelta. Il Padre
ci vuole figli, non servi.
L’unica cosa che Dio fa nei
confronti dei suoi figli, il dono
prezioso che deposita nel pro-
fondo del cuore e della co-
scienza degli uomini, è il dare a
ciascuno la propria parte, una
briciola della sua sostanza, un’
immagine da portare impressa
per sempre, per l’eternità.
All’interno di questa tela, que-
sto “nostro”, questo retaggio
siamo chiamati a compiere
l ’ o p e ra , i l ca p o la v o r o
dell’esistenza. Un quadro da
comporre da protagonisti,
nell’unicità del proprio essere.
Qualcuno lo compone fuori dal-
le logiche della divina provvi-
denza, seguendo le mode cor-
renti, la guisa di comodo che
reca un futile e passeggero
successo, le suggestioni di un
paese lontano che lasciano l’
effimero, un labile e caduco
senso vitale che termina la sua
breve corsa nel vuoto di un le-
tamaio. Altri seguono la statici-
tà e l’ossequio a canoni che ti
mettono al sicuro, fuori da
qualsiasi rischio; tinte scontate,
paesaggi privi di una ben mini-
ma parvenza creativa. Compo-
sizioni degne di essere appese
nelle case dei servi.
Infine vi sono composizioni
ricche di colori, vive, che parla-
no ed esprimono il dramma dei
figli. Ci sono pennellate di fra-
gilità, ombre buie illuminate
qua e là dai tiepidi colori della
pietà, che una mano invisibile
ha tratteggiato con velata di-
screzione, paesaggi baciati dal
sole, nubi che si addensano
all’orizzonte e poi ancora
l’azzurro… Strade che si incro-
ciano, mani che si stringono,
lacrime che formano piccoli
rigagnoli sulle scoscese colline
lontane. La mano del figlio, che
nei passaggi più delicati
dell’opera viene guidata dal
tocco divino, compie la sua
opera. Tele che finiscono nella
pinacoteca paterna.
Amore che libera e tesse la
sua melodia sui righi della re-
sponsabilità. Questo il rischio
educativo di Dio: amare i propri
figli lasciandoli liberi, dandogli
la dote necessaria per tessere
la tela della propria esistenza.
Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Anno della Misericordia 2015/16
Catechesi sulla parabola
Del Padre Buono/6
Il Padre 1 di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane - Numero 746 - pagina 13
Giovedì 10
Marzo
IV Settimana del Salterio
IV Settimana di Quaresima
I “missionari della Misericordia” saranno, soprattutto, segno vivo di come il Padre accoglie quanti sono ancora in ricerca del suo perdono.
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
San Simplicio Papa (Papa dal 03/03/468 al
10/03/483)
Nato a Tivoli, fu papa
in un periodo tormenta-
to della storia
dell’Occidente che vide
la caduta dell’Impero
Romano d’Occidente,
quando il barbaro Odo-
acre nel 476 depose
l’ultimo imperatore
Romolo Augustolo.
Contemporaneamente
la Chiesa d’Oriente era
travagliata dalle conse-
guenze dell’eresia mo-
nofisita, la quale soste-
neva che in Cristo ci
fosse unicamente la
natura divina. Si hanno
poche informazioni su
Simplicio: prese netta
posizione contro
l’eresia anche nei con-
fronti dell’imperatore
d’Oriente Zenone, sta-
bilì turni di presbiteri
nelle principali basili-
che cimiteriali e non
soltanto restaurò e de-
dicò chiese a Roma ma,
rispettoso della vera
arte, salvò dalla distru-
zione i mosaici pagani
della Chiesa di S. An-
drea.
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimo-
nianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha manda-to. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non ri-mane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. ».
Brano Evangelico: Gv 5, 31-47
Contemplo: Cercate il volto
del Signore (Canto d'ingresso)
Cerchiamo il volto del Signore nelle Scritture, ma sappiamo che egli ci ha donato il suo Spirito e lo possiamo contem-plare anche nel nostro intimo. Dobbiamo abbandonare le ide-e sbagliate che ci siamo fatti
di lui, dobbiamo spogliarci della nostra presunzione, allo-ra potremo cogliere il volto del Signore e ascoltare la sua voce nelle Scritture come in
ogni circostanza della vita.
Agisci
Oggi ringrazio il Signo-re per il dono della Sacra Scrittura; riflet-to su questo grande dono e mi chiedo qua-le posto occupi nella mia giornata. Mi do-mando come sarebbe diversa la mia vita se non avessi la parola di Dio che mi guida. mi incoraggia, mi indica la strada...
Non di solo pane - Numero 746 - Tempo di Quaresima - pagina 14
Medita la Parola
Testimonianza Meditazione di Fiorella Elmetti
La parola chiave
per capire il Van-
gelo di oggi è
“testimonianza”. Il
suo significato cor-
r i s p o n d e a d
“Affermazione del
vero”. Gesù indica
il Padre come Suo testimone supremo, con le
parole e le opere da Lui compiute. Egli non
accentra su di sé il successo o la sconfitta del-
la sua missione salvifica: “Il Padre lo ha man-
dato”. Molti credettero in lui, ma gli eruditi e
gli anziani lo rifiutarono. E noi, che testimo-
nianza diamo al Vangelo? Crediamo veramente
alla testimonianza di Dio Padre in Gesù di Na-
zaret? Crediamo che egli è il Verbo di Dio, il
Messia atteso? Non abbiamo mai visto Dio, ma
abbiamo le parole di Gesù Cristo. Esiste il Ver-
bo di Dio in noi? E noi, esistiamo in Gesù Cri-
sto? Gesù non ci propone teorie bizzarre. Gesù
ci chiede di credere. Questa è l’unica e vera
testimonianza che possiamo compiere e non
solo per il bene di noi stessi.
Es 32,7-14
Desisti dall’ardore della tua
ira
Non sappiamo se Dio disse tali parole a
Mosè per metterlo alla prova: certa-
mente, se egli avesse accettato avreb-
be avuto meno problemi, e probabil-
mente sarebbe anche riuscito ad en-
trare nella terra promessa. Ma Mosè ha
un cuore misericordioso per cui, nono-
stante l'evidente infedeltà del popolo,
cerca di coprire e di giustificare persi-
no il loro operato. Il senso di paternità
di quest'uomo è talmente grande che
Dio si commuove, ed il testo ci dice
che egli riuscì a convincere Dio a non
fare il male promesso. Sai che quando
preghi di cuore per coloro che ti hanno
fatto del male, Dio inonda di be
nedizioni sia loro che te? Dunque, con-
viene davvero pregare per coloro che
sono lontani da Dio: la sua misericordia
compie davvero miracoli.
Dalla Prima Lettura
Dio si commuove
Preghiera
Signore Gesù, liberaci da ogni cecità e da
ogni ripiegamento su noi stessi, perché non
cadiamo nella trappola di quella sottile
perversione che ci rende idoli di noi stessi.
Signore crocifisso, aiutaci a inchiodare
sulla tua croce tutte le nostre passioni e-
goistiche, e donaci di imparare da te a
chiamare Dio con il dolce e impegnativo
nome di Padre. Kyrie eleison!
Non di solo pane - Numero 746 - pagina 15
Venerdì 11
Marzo
IV Settimana del Salterio
IV Settimana di Quaresima Poniamo di nuovo al centro con convinzione il
sacramento della Riconciliazione, perché permette di toccare con mano la grandezza della misericordia.
Papa Francesco
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la
Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giu-
dei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui:
non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano:
«Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non
gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui
sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete
di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero,
e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha manda-
to». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, per-
ché non era ancora giunta la sua ora.
Brano Evangelico: Gv 7, 1-2.10.25-30
Contemplo: Padre mi ha
mandato (cf Gv 7,29)
«A coloro che si rivolgono con fede a Gesù, egli concede ciò che domandano. Allora i mira-coli rendono più salda la fede in colui che compie le opere del Padre suo: testimoniano
che egli è il Figlio di Dio. Ma possono anche essere motivo di scandalo. Non mirano a soddisfare la curiosità e i de-sideri di qualcosa di magico. Nonostante i suoi miracoli tanto evidenti, Gesù è rifiuta-
to da alcuni».
Agisci:
A volte anche noi
pensiamo di sapere
e capire tutto. Oggi,
con l'umiltà di Ma-
ria, faccio silenzio e
prego lo Spirito San-
to che renda il mio
cuore docile e umi-
le.
Il Santo del giorno:
San Costantino Re
Vissuto nel VI secolo, fu re dell’attuale Cor-novaglia. Il primo peri-odo della sua vita fu a quanto si racconta “scellerato”. Sacrilego e pluriassassino, si sa-rebbe separato dalla moglie, figlia del re di Bretagna Armoricana, per essere più libero.
Convertitosi al cristia-nesimo, cambiò radi-calmente vita, abban-donò il trono e si ritirò in un monastero irlan-dese. Dopo sette di vita vissuta in austerità e penitenza, studiando le scritture, fu consacrato sacerdote e invitato in Scozia sotto la direzio-ne di San Columba, per evangelizzare le popo-lazioni indigene. Lì fu
martirizzato da fanatici pagani. La sua vita ci testimonia quale sia la potenza del Vangelo di Cristo che può portare cambiamenti radicali nella vita dell’uomo.
Etimologia: Costantino
= che ha fermezza, tena-
ce, dal latino.
Non di solo pane - Numero 746 - Tempo di Quaresima - pagina 16
Medita la Parola
Non sempre è brutto perdere Meditazione di Elmetti Fiorella
Ezio Bosso, il musicista malato di SLA che io stessa ho conosciuto soltanto poche settimane fa grazie al festival di Sanremo, prima della sua esibizione al pianoforte ha catturato il pubblico con la sua umanità, con la sua tena-cia, con la sua simpatia e con la sua intelligen-za. Tra le tante cose che ha detto e in cui mi sono ritrovata d’accordo una frase mi ha colpi-to: “Non sempre è brutto perdere: ad esempio è bellissimo perdere i pregiudizi”. Ed è vero. Perdendo i pregiudizi si fa spazio a nuovi pen-sieri, a nuove emozioni, a nuovi sentimenti, a nuove relazioni. Non si resta imbrigliati dal sentire comune, dalle cose già dette da altri, che più o meno dicono tutti. Gli abitanti di Gerusalemme lo dicono apertamente: “il Cri-sto quando verrà, nessuno saprà di dove sia”. E prima di loro, gli abitanti di Nazareth aveva-no detto: “Costui non è il falegname, il figlio di Maria?”. Gli abitanti di Gerusalemme, come gli abitanti di Nazareth, hanno pensieri pre-confezionati, manca loro “l’inquietudine divi-na delle anime inappagate. Vedete, la diffe-renza sta tutta qui: che ci possa essere nella nostra vita un’inquietudine divina - non è che uno è divino! -, un’inquietudine messa da chi ti ha fatto, da Dio. Inquietudine significa un permanente ricercare un significato della vita, che non è tuo, un permanente interesse, che si può impiantare solo su anime inappagate. Questo è il punto! Le anime inappagate che noi siamo, per cui Cristo ha terreno su cui at-tecchire. (E. Mounier)”. Lasciamo, perciò, che l‘inquietudine divina ci spinga a cercare in noi altri spazi, in cui poter accogliere il nostro prossimo, chiunque esso sia, accogliendolo per ciò che è, perché, come Ezio Bosso ha fatto notare: “La musica, come la vita, si può fare solo in un modo: insieme”.
Sap 2,1.12-22
Condanniamolo a una mor-
te infame.
Dal punto di vista umano, il destino
del giusto è un fallimento. Egli soc-
combe sotto i colpi della perfidia e
del sopruso dei malvagi e di coloro
che si sentono provocati dal suo com-
portamento. Invece, dal punto di vista
di Dio e secondo la sua logica, il sacri-
ficio del giusto ha un significato com-
pletamente diverso. Per capire que-
sto, è necessario entrare nei misterio-
si segreti di Dio che grazie al sacrificio
del giusto, dona salvezza a tutti gli
uomini. Quanti giusti, oggi, soffrono
per i soprusi e le ingiustizie di tanti
malvagi senza scrupoli! Eppure, la lo-
ro generosità e le loro rinunce alla
vendetta portano una corrente di gra-
zia e di purificazione per tutti gli uo-
mini. Anche noi dovremmo fare qual-
cosa affinché i più deboli possano es-
sere tutelati dalle ingiustizie della
nostra società.
Dalla Prima Lettura
I misteri di Dio
Preghiera
Signore Gesù, come non confessare la
nostra delusione e la nostra amarezza!
Anche noi spesso abbiamo pensato che
esserti vicino e far parte dei tuoi disce-
poli ci avrebbe risparmiato il dolore e
la sventura. Tu, invece, non ci risparmi,
ma ci associ al tuo mistero d'amore e di
dono in una unitezza che è sempre tutta
da imparare. Kyrie eleison!
Non di solo pane - Numero 746 - Tempo di Quaresima - pagina 17
spiritualità Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Opera di misericordia corporale: Consolare gli afflitti
Il perché della sofferenza è un mistero imperscrutabile: nessuno può sfuggire al dolore. Gesù,
però, ha detto tante parole di conforto e di speranza; soprattutto ci ha parlato del Paradiso, vero
conforto e base della nostra speranza.
Filippo Neri, amava la gioia. Ragione per cui non approvava i penitenti
scrupolosi. C’era in un monastero una monaca così scrupolosa e tentata
che, ritenendo di potersi dannare, piangeva e si disperava. Padre Filip-
po va a trovarla e già dal parlatorio comincia a gridare: “Suor Scolasti-
ca, il Paradiso è vostro!”. La religiosa accorre piangendo a dirotto, né
mostra di volersi consolare. Allora Filippo, recisamente: “Ditemi un po’,
per chi è morto Nostro Signore?”, chiede. La suora risponde: “Per i pec-
catori”. “E voi siete una peccatrice?”. “Oh, sì, Padre, la più grande pec-
catrice!”. E giù lacrime. Ma Padre Filippo le dice: “Allora è il momento
che smettiate di piangere perché il Paradiso è vostro, dato che Gesù Cri-
sto morì proprio per voi, per salvarvi”. Fu così che lo scanzonato prete riuscì a convincere anche
quest’anima buona e a guarirla dall’angoscia, che è già in se stessa un male del corpo e anche
dell’anima.
VI Stazione: La Veronica asciuga il volto di Gesù
Dal libro del profeta Isaia
"Il giusto non ha sottratto la faccia agli sputi e agli in-
sulti. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri
sguardi. Disprezzato e reietto dagli uomini, è uomo dei
dolori che ben conosce il patire; è uno davanti al quale
ci si copre la faccia."
Preghiamo:
O Gesù, una semplice donna di grande coraggio rompe la
tua solitudine e il tuo abbandono. Trepidante d'affetto e com-
passione, si fa avanti e asciuga il tuo volto coperto di sangue
e di sudore.
Fa che su tutti gli uomini risplenda sempre la luce del tuo
Volto, che è volto di misericordia e di salvezza.
Segue: Un Pater -10 Ave Maria - 1 Gloria
Preghiamo la Via Crucis con le opere di misericordia
Non di solo pane - Numero 746 - pagina 18
Sabato 12
Marzo
IV Settimana del Salterio
IV Settimana di Quaresima
Come una madre, la Chiesa custodisce Gesù con tenerezza e lo dona a tutti con gioia e serenità.
Papa Francesco
Brano Evangelico: Gv 7, 40-53
Contemplo : Mai un uomo
ha parlato così
Le guardie inviate dai capi dei sacerdoti non poterono arrestare Gesù. Quando glie-ne chiesero il motivo, rispo-sero: «Mai un uomo ha parla-to così!». Erano rimasti col-
piti e affascinati. I dotti, in-vece, consideravano Gesù un bugiardo, uno incapace di conoscere la legge, e non compresero la novità profon-
da e vivificante del vangelo.
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri in-vece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cri-sto”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro voleva-no arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse cre-duto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.
Agisci
Oggi voglio Cu
stodire nel mio cuore
una parola del Van-
gelo: ne scelgo una e
la medito durante
questa giornata.
Il santo del giorno: San Simeone il nuovo Teologo
Simeone fu educato alla corte di Costantino Por-firogeneto. Nel 977 en-trò nel monastero studita per mettersi sotto la guida di Simeone Eula-bis, il Pio. Un anno do-po entrò nel monastero di San Mamos, sotto la disciplina dell’Igumenos Antonio cui successe nella carica di superiore.
Non ebbe facile vita nel monastero, la sua fedeltà intransigente, la sua dottrina coerente e co-raggiosa lo posero in contrasto con le autorità ecclesiastiche, nel 1009 fu condannato dal Santo Sinodo all’esilio. Egli sosteneva che il cristia-no non sviluppa piena-mente la grazia del Bat-tesimo fintanto che non arrivi alla coscienza della presenza dello Spirito Santo e non veda
la luce gloriosa di Dio. Senza questa maturazio-ne interiore è temerario fondare la propria azio-ne cristiana nel Battesi-mo ed esercitare, qualo-ra uno sia prete o vesco-vo, il potere di scioglie-re e legare. Sbarcato a Crysopoli, restaurò un antico romitaggio dedi-cato a Santa Marina, fu raggiunto da un piccolo numero di discepoli.
Non di solo pane - Numero 746 - Tempo di Quaresima - pagina 19
Ger 11,18-20 Come agnello mansueto che viene portato al macello.
Quello che ci colpisce, in queste pa
role del profeta, è il senso di impo-
tenza che egli sperimenta: egli vede
attorno a sé che i suoi nemici stanno
tramando contro di lui, e si rende
conto che ormai i giochi sono fatti e la
sua condanna certa è stata decretata.
Ciò che ci lascia pensare è che è Dio
stesso a rivelargli tutto ciò: tutto ciò
serve al profeta per comprendere il
suo ruolo, che è quello dell'agnello
sacrificale: egli deve donare la sua
vita proprio per coloro che lo condan-
nano. Le parole di Geremia trovano il
loro compimento nella vicenda di Ge-
sù, il quale conosceva perfettamente
il suo destino di morte, per la salvez-
za di tutti gli uomini: egli, pur cono-
scendo il cuore malvagio e gretto di
coloro che lo mandavano a morte, si
offrì per loro come agnello mansueto.
Dalla Prima Lettura
Per la salvezza di tutti
Preghiera
Signore Gesù, le tue parole ci toccano il
cuore e i tuoi gesti ci confortano e ci illu-
minano. Eppure, anche a noi capita di ave-
re paura della tua libertà, della tua profon-
dità, della tua sapienza che smaschera tutte
le nostre chiusure. Donaci di saperci fare
discepoli di coloro che, benché più lontani
o meno attrezzati, riescono a capirti di più.
Kyrie eleison!
Medita La Parola
Al di là della Legge Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Nel corso dei secoli sono
stati versati fiumi di inchio-
stro e riempite intere biblio-
teche di libri sulla figura di
Gesù di Nazaret, il vangelo
di quest’oggi ci conferma
che anche ai tempi di Gesù
si dicevano molte cose su di
Lui: per qualcuno è più che un profeta, per
altri è uno dal quale non si può attendere
nulla, vista la sua provenienza. Qualcun al-
tro fa leva sull’autorità della legge mosaica
per mostrare che Egli non è il Messia, ma
senza molto successo. Stando al brano evan-
gelico alla fine, ognuno torna a casa sua,
con le idee più confuse di prima. Però, qual-
cuno sembra aver fatto tesoro dell’incontro
con Gesù: Nicodemo. Eppure, proprio lui era
andato nottetempo da Gesù per farsi spiega-
re i punti fondamentali della sua dottrina: a
lui il Cristo aveva parlato della necessità di
nascere dall’alto. In questo brano Nicodemo
dimostra che questa nascita presto verrà
nuovamente in lui grazie alla fede in Cristo.
Chiediamo al Signore di donarci quella sete
di verità che ha permesso a Nicodemo di ri-
conoscere nel figlio del falegname la presen-
za di Dio fatto uomo per la nostra salvezza.
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 746
Domenica 6 Marzo 2016
Chiuso il 1/03/2016
Numero copie 1400
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
www.nondisolopane.it