Mozart Biografia

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Meeting Second Life

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Stephanie Cox

La venuta al mondo di Mozart può tranquillamente annoverarsi fra quelle nascite straordinarie, non più importanti certo di quelle ordinarie, ma sicuramente assai utili a quest’ultime.

Venne al mondo con una malformazione che ha tutto l’aspetto di un ironico scherzo della sorte. Egli infatti aveva l’orecchio sinistro deforme, difetto che trasmise peraltro al suo ultimo figlio. L’orecchio “assoluto” e perfetto di Mozart mancava della conca auricolare, il che rendeva l’intero padiglione piuttosto sgradevole alla vista. Questo è il motivo per cui la maggior parte dei suoi ritratti venne eseguita dal lato destro o dal suo tre quarti.

Non fu l’orecchio deformato ad essere il vero limite o il vero cruccio dell’uomo Mozart. La bassa statura, l’aspetto mediocre, l’irrefrenabile spinta verso alcune forme di trasgressione, resero complicata la vita interiore del musicista.

La personalità era semplice, fanciullesca e non possedeva le caratteristiche forti, inquietanti di un Beethoven, di cui restano numerosi ritratti e sculture di artisti assai famosi, che facevano a gara per ritrarlo. Nessun pittore, dell'epoca e non, ebbe l'intuizione necessaria per catturare e fissare il fuoco segreto, il pathos, l'ansia interiore racchiusa nei lineamenti del volto.

La sorella lo descrisse: “piccolo, magro, pallido, senza alcuna pretesa di prestanza fisica”

Stendhal così lo definì: «Mozart uomo, sotto l'aspetto filosofico, è ancor più straordinario del Mozart creatore di opere sublimi. Mai la sorte ha presentato più a nudo l'anima di un genio. Il corpo era insignificante in quello straordinario crogiuolo di doti che ebbe nome Mozart e che gli italiani chiamano oggi “mostro di ingegno”»

Paumgartner annotò: “Mozart passò su questa terra senza solennità e senza enfasi”

È infatti la grande umanità di Mozart l’autentica chiave per comprendere la sua musica.

Lontano dall’epica totalmente umana, per quanto sublime, di Beethoven e dal rigore accademico del barocco e del classicismo che lo precedettero, Mozart compie la più elevata sintesi del dialogo artistico fra l’umano e il divino. Nella sua musica, come nella sua vita, è espresso il limite, e la grandezza, della creatura, che spesso sbeffeggia il proprio Creatore, ma che mai rinuncia al rapporto con lui.

Il fatto sorprendente è che Mozart non dissimulò mai i propri vizi, non nascose mai i propri limiti, ma questi coesistevano con la sua grandezza di fronte a tutti. Che si trovasse dinnanzi alla corte dell’Imperatore o al cospetto dell’Arcivescovo il suo atteggiamento mutava di poco rispetto al contegno che teneva con la moglie o un qualsiasi altro familiare.

Ma non si confonda tale atteggiamento come l’antesignano dell’anticonformismo oggi tanto in voga. La sua non era irriverenza, bensì, forse eccessiva libertà. Era ben conscio dei propri enormi difetti ma non sino al punto da far sì che il peso dei rimorsi impedisse l’emergere della sua arte. Semplicemente godeva di una grande capacità di perdonarsi, perché conscio in primo luogo di essere perdonato da Dio.

Alla sua libertà, più o meno conveniente, si accompagnò anche una gioia di vivere che, a dispetto dell’incredibile numero di malanni fisici che lo afflissero, come racconta Luciano Sterpellone, crebbe di giorno in giorno, fino quasi a raggiungere le soglie del misticismo. Atteggiamento che sorprese e affascinò suoi contemporanei,E che continua ad affascinare i nostri contemporanei

Una creatura speciale, fatta di musica e di armonia, un universo infinito e nello stesso tempo racchiuso in magici cancelli di spiritualità dove solo lui, il genio Mozart, poteva spaziare tutto solo e godere del sublime, del bello, e appagarsi.

Tutto il resto non contava nulla. Era un contorno privo di interesse perché ciò che per lui aveva significato e valore fin da piccolissimo (4 anni) era l'arcano, magico suono prodotto dalle note del forte-piano, del clavicembalo che lo portavano in un mondo tutto speciale fatto di sogni, brio, illusioni, amore.

Colto, aveva viaggiato molto, conosceva quattro lingue, e frequentava persone di altissimo spessore intellettuale. Era dominato dal demone creativo della musica, che esigeva tutta l'attenzione e l'amore dell'uomo Mozart, votato a compiere questa alta missione di genio. Assai

Si racconta che non corresse mai uno scritto musicale. O rarissimamente. Quando affidava al pentagramma le note, quelle erano definitive perché la composizione era tutta già compiuta, completa nella sua mente, nel suo cuore.

Possedeva una capacità straordinaria di sottrarsi alle minacce, alle noie del mondo esterno se queste turbavano la sua forza creativa. Tutto scivolava via, non contava, non esisteva….non aveva importanza…. Eppure soffrì strapazzi, dolori, rinunzie, aspirazioni umane inappagate, nodi mai sciolti in un mondo che spesso e volentieri lo sottovalutava.

Visse in un periodo culturalmente ricco, un vero crogiolo di fermenti intellettuali: il ‘700 esordisce con le note dell'arcadia, le parrucche incipriate e i cicisbei, continua con il dispotismo illuminato della ragione per terminare con i berretti frigi dei rivoluzionari e il rombo dei cannoni delle guerre napoleoniche, portando però già in sé i germi del romanticismo.

Nel ‘700 si innescano a tutti i livelli meccanismi di liberazione che travolgono i sistemi ideologici e politico-sociali di lunghissima tradizione, con una carica eversiva che la Rivoluzione Francese sancirà definitivamente trasportando, nel politico e nel sociale, quella fondamentale istanza di pensiero critico che domina tutta la cultura del tempo

Nel ‘700 cultura e potere quasi si identificano ed è stato detto che i filosofi hanno tentato di regnare. Autentica protagonista dell'epoca è la “ragione”

L'Europa della ragione e dei filosofi è tecnicamente sapientissima e moralmente vuota.

Ignaz von Born (scienziato, Gran Maestro della Loggia di Mozart e Illuminato di Baviera con il nome di Furius Camillus

Nel Settecento, secolo d'oro della Massoneria, prendono forma i così detti Alti Gradi della Massoneria Scozzese ancora più esoterici e di carattere occulto.

Tra i sistemi più famosi quelli della Massoneria Templare, della Stretta Osservanza, degli Illuminati di Baviera o di Avignone tra i quali si contavano numerosissimi amici di Mozart.

Mozart frequentava personalità spregiudicate e geniali spesso inserite nei circoli più esclusivi e avanzati d'Europa, come ad esempio, l'ordine degli Illuminati di Baviera, fondato a Ingolstadt nel 1776 da un professore di diritto canonico, Adam Weishaupt (1748-1830), che aveva concepito un progetto di società segreta dopo letture di testi rosacruciani.

I personaggi frequentati da Mozart, per metà artisti e per metà scienziati, vere e proprie incarnazioni dell'ideale rosacrociano di una collaborazione-fusione tra musica, chimica, mineralogia, teatro, lo influenzarono in maniera determinante. La musica è in grado per i Fratelli di riscattare l'uomo, perché la materia e il pensiero, la concretezza e l'astrazione, la realtà del suono e la sua manipolazione concettuale sono elementi fusi al massimo grado: nascere dalla terra e tornare a essa, passando attraverso il cielo.

Tra coloro che seguirono la via degli Illuminati di Baviera troviamo Goethe, Joseph von Sonnenfels, il barone Gottfried van Swieten, mecenate di Mozart oltre che protettore di Haydn e di Beethoven, che gli dedicò la prima sinfonia. Gottfried van Swieten promosse a Vienna lo studio del repertorio di Händel, di Hasse e dei Bach e organizzava in casa sua concerti seguiti dalla maggioranza degli aristocratici dell'epoca e che anche Mozart frequentava e che erano o sarebbero diventati massoni.

Nelle opere si riflettono le tensioni del tempo, perché Mozart vive nella sua epoca e le sue problematiche, in tutta la loro ricchezza di pensiero e di passione.

La disposizione di Mozart fu seria, massone era, e l'ideale da perseguire sacro. Ha dato una musica di una fluidità meravigliosa e di grande purezza espressiva che risente, specie nel contrappunto, della venerazione per Bach.

Per Mozart essere massone significava vivere sapendo di partecipare a un percorso condiviso. Mozart era interessato alle vicende del suo tempo e non va visto come l'eterno bambino chiuso nel suo mondo di genio. Aveva una salda morale, era religioso anche se anticlericale, e viveva ben radicato nel suo mondo. Aveva difetti, debolezze e contraddizioni come tutti gli esseri umani, ma possedeva il dono della genialità. Era colto, conosceva lingue moderne, oltre al tedesco il francese e l'italiano, anche l'inglese, il latino. Aveva viaggiato molto e letto molto. Versatile e poliedrico sapeva distinguere il comico dal tragico, il nobile dal popolare, la materia dallo spirito e con un tono spesso irriverente commentava la realtà.

Mozart è un genio. È stato dipinto spesso come assente e stravagante. In realtà era un uomo speciale e particolare.

Il pensiero alchemico, mediato dall'esperienza massonica, si è conquistato uno spazio importante nell'estetica mozartiana.

Vita e morte, gioventú e vecchiaia non sono piú separate in maniera rigida.La pietra filosofale, che porta l' elisir della giovinezza, corona il sogno dell' uomo che non vuole vivere l' etá matura e ancor piú quella anziana in forma passiva, nell' attesa pacata della morte, ma desidera mantenere il piú che sia possibile il dono della gioventú senza incorrere nel pregiudizio che colpevolizza la vitalitá con l' arma del ridicolo. Il superamento del vecchio e rigido concetto di una vita costretta in generazioni ( la generazione giovane é gaia e luminosa, quella vecchia é passiva e nera ) presuppone una rivoluzione nel modo di percepire e considerare il tempo.(cfr. Mircea Eliade nel Il mito dell' alchimia pg.16-21) Mettere in conto, fin dall' inizio, la morte come componente della vita, significa liberarsi da una concezione teleologica.

Non si segue una freccia, ma un cerchio, e da questo cerchio di ininterrotta vita-morte-rinascita ( nell' arte, nei figli, nella storia, nei segni di ogni essere umano) é bandito l' ordine di piegarsi passivamente al proprio tramonto

Altro tema di grande attualità e già vivo nell'estetica mozartiana è la fusione e il superamento dei tre monoteismi in una cosmopolita spiritualità. La possibilità di vivere in un contesto nel quale ognuno è considerato per ciò che è e non per ciò che ha, per ciò che rappresenta e per ciò in cui crede.

Il firmamento culturale mozartiano esalta per sua natura la polifonia del reale dalla quale può giungere una spinta per trasformare in meglio il mondo. Il progresso diventa qualcosa di circolare, che passa attraverso l'interiorità dei singoli: la maggior felicità possibile per il maggior numero possibile di persone.

Motivo è anche la connessione tra fisica, chimica e metafisica sia pure da un punto di vista puramente teoretico.

L'uomo cerca di trovare il punto di incontro tra immanenza e trascendenza, tra l'abisso dell'anima dentro noi e l'ebbrezza del cielo sopra di noi: l'amore e la magia

Molti degli intellettuali che frequentavano Mozart consideravano quella dimensione sospesa tra razionalità e irrazionalità come un ambito privilegiato per accedere a una conoscenza superiore.

La magia custodiva dunque un sapere antico che, sfruttando la chimica, la filosofia, la medicina, l'arte e l'alchimia permetteva di liberarsi dai vincoli dell'apparenza.

Tutto questo e altro ancora si trova nel tessuto del Flauto Magico

Quadro dopo quadro, in un'attenta analisi del testo, in un percorso attraverso tutta l'opera, ne possiamo comprendere il significato sia esoterico che massonico. È, in ultima analisi, un viaggio interiore che ha come fine la conoscenza di sé.

Nel Flauto magico le tematiche massoniche e rosacrociane, nel solco tracciato da Shakespeare, Terrasson e Wieland, la fanno da padrone, anzi ne sono la spina dorsale.

Il Flauto magico si fa portavoce di una religiosità che poggia sulla tolleranza e sul perdono, sull'incontro tra scienza e arte, vita attiva e contemplativa, istinti del corpo, rappresentati da Papageno e Papagena, e risorse interiori, impersonate da Tamino e Pamina, lotta politica e impegno etico personale, sforzo collettivo e intima coerenza individuale. Tantissimi sono i riferimenti ai simboli massonici e rosacruciani. Ad esempio la stella a cinque punte vessillo dei Rosacroce, la “G” che allude all'occhio di Dio, la presenza costante del numero “18” chiaro riferimento al rispettivo grado dei Rosacroce nella gerarchia massonica. Sarastro compare nella 18ma scena del primo atto. Papagena ha 18 anni. Al secondo atto 18 sono i sacerdoti seduti su altrettanti scranni, uno dei cori dei Sacerdoti a Iside e Osiride corrisponde al 18mo numero musicale, etc.

Vi sono allusioni ancora più occulte, nate dalla rielaborazione del mito antico, al quale la tradizione massonica da sempre attingeva per intima vocazione e pensiamo che il rapporto tra mito greco antico e sviluppo del linguaggio musicale europeo possa offrire spunti di riflessione. Il mito greco contiene in sé archetipi comuni ad altre civiltà e rappresenta un ambito della dimensione psicologica dell'uomo di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Il mito vive e si rinnova in una catena infinita di riprese e sviluppi tratti dal linguaggio musicale.

-- Il Flauto Magico - Una bellezza celestiale che va diritta al cuore - - - - - - - - - - - - - - -

"Ai miei occhi ed alle mie orecchie l'organo è il re di tutti gli strumenti" (lettera di Mozart al padre, 18 ottobre 1777)

Fin da giovane Mozart venne a contatto con l'organo. Durante i lunghi viaggi dei Mozart attraverso l'Europa era possibile ascoltare di continuo il bambino prodigio salisburghese nelle sue esibizioni su quello che egli definiva il "re di tutti gli strumenti".

Nel 1762 Leopold descrive la visita alla chiesa francescana di Ybbs an der Donau, dove il "nostro piccolo Wolfgang si dimenò tanto all'organo e suonò così bene che i padri Francescani, che in quel momento sedevano a tavola con alcuni ospiti per il pranzo, lasciarono il desco per correre in coro e qui restarono stupiti come non mai". A Wasserburg Leopold accompagna il bambino settenne "all'organo" e gli spiega l'uso della pedaliera. "Subito il bambino prova, spinge via il panchetto e in piedi esegue un preludio premendo il pedale … come se si fosse esercitato da molti mesi ormai".

A Parigi "il figlio" ha suonato l'organo "nella cappella di corte di Versailles dinanzi a tutta la corte, raccogliendone gli applausi". A Verona e Rovereto la curiosità degli abitanti era tanto grande che si dovette aprire un varco fra la folla per consentire a Mozart di recarsi in chiesa: "E quando tutto fu finito, il chiasso si faceva sempre più forte, poiché tutti volevano vedere il piccolo organista". Mozart rifiutò l'offerta di assumere il posto di organista di corte francese a Versailles.

Sull'attività organistica di Mozart è conservato un interessante resoconto del 1787, secondo il quale Wolfgang a Praga colse l'opportunità di conoscere l'organo dell'abbazia dei Premostratensi di Strahov. L'organista del monastero, che cercò di trascrivere l'improvvisazione di Mozart, descrive questa situazione: "Sedette all'organo e per circa quattro minuti eseguì maestosi accordi ad organo pieno facendo così comprendere ... ad ogni intenditore di essere più di un normale organista ... Ecco che iniziava un tema di fuga a quattro voci, tanto più difficile da eseguire in quanto la fuga e il suo svolgimento erano interamente composti di mordenti, che risultano straordinariamente difficili da eseguire su un organo i cui tasti sono tanto duri da premere".

L'ultimo resoconto sull'attività organistica di Mozart risale al 1789. Mozart suonò a Dresda all'organo di Silbermann della Hofkirche ed a Lipsia all'organo della chiesa di san Tommaso. In quello che era stato il luogo di attività di Johann Sebastian Bach egli suonò "in modo splendido e con abilità artistica per un'ora intera dinanzi a numerosi spettatori". Il direttore del coro della chiesa di san Tommaso di Lipsia (Thomaskantor) Johann Friedrich Doles "restò totalmente incantato dall'esibizione dell'artista e credette che Seb. Bach, suo maestro, fosse risuscitato".

Nell'opera compositiva di Mozart non si trovano opere autonome (originali) per organo, fatto che deriva dall'abitudine di Mozart di improvvisare allo strumento, in linea con la prassi dell'epoca. In alcune delle sue opere a carattere sacro Mozart tuttavia non utilizza l'organo solo come strumento di accompagnamento di solisti, coro ed orchestra, ma come strumento solista.

Fra le composizioni per organo in senso lato si possono annoverare le opere di Mozart per organo meccanico. Gli organi meccanici erano costruiti come gli organi tradizionali, con la differenza che la tastiera era sostituita dal meccanismo automatico, che attraverso un sistema di azionamento metteva in movimento un rullo i cui perni aprivano le valvole delle canne.

Mozart visitó l' Italia e suonó concerti d' organo durante il suoviaggio --

- ma cosa suonó ?

Liuwe Tamminga ha rintracciato i vari passaggi di Mozart riproponendoli con alcuni degli organi che Mozart suonóa Verona e Bologna, con pezzi che potrebbero esserestati nel suo repertorio...

Perché si tratta di un'operazione particolare questa di Liuwe Tamminga ?

Perché nell'ampio catalogo delle opere di Mozart non sono numerosi i pezzi per organo. Oggi abbiamo una raccolta di diciassette sonate da chiesa, l'Adagio e l'Allegro KV 594, la Fantasia in fa minore KV 6o8 e l'Andante in fa maggiore KV 616 scritti per organo meccanico. Eppure sappiamo che il compositore suonava questo strumento molto bene e che lo apprezzava molto. Rimangono pochi brani perché, di solito, all'organo improvvisava. Ma diverse testimonianze raccontano che gli piaceva misurarsi con gli organi delle città nelle quali si fermava.

Sono pagine rare, che, in un certo senso, danno idea dell'arte improvvisativa di Mozart. Ecco perché ha scelto fughe, variazioni e adagi. E anche trascrizioni, danze e vari frammenti (diversi dal London Sketchbook). In alcuni casi questi frammenti sono stati completati da compositori del passato, come Simon Sechter, in altri da organisti contemporanei. Hanno dato la loro disponibilità André Isoir e Wim ten Have. Il brano che apre il disco, il Molto allegro KV 720, completato da Isoir, suonato sull'organo Bonatti di San Tommaso a Verona, del 1716, è il frammento che appare nel famoso ritratto che Saverio della Rosa fece a Mozart nel 1770. Mozart è rappresentato nel suo vestito preferito color cremisi, seduto davanti ad un clavicembalo veneziano della fine del sedicesimo secolo, sul cui leggio sta una pagina di musica: questa musica è proprio il Molto Allegro!

Tra le composizioni ce n'è una che, nonostante sia un compito scolastico, e duri poco più di un minuto, è ormai passato alla storia. E' la famosa antifona «Quaerite primum regnum Dei»

Certamente! Si parla spesso della prova dell'esame che Mozart sostenne per entrare nell'Accademia Filarmonica di Bologna, ma non si sente mai. Il suo compito era comporre un mottetto nello stile contrappuntistico severo su un tema gregoriano. La vicenda è nota: padre Martini intervenne sulle licenze del giovane che, pur geniali, sarebbero potute non essere gradite alla commissione d'esame. Per dare un'idea delle diverse concezioni musicali ho pensato di proporre il mottetto in entrambe le versioni: quella di Mozart e quella con le correzioni di padre Martini. Per restare in questo ambito tra i pezzi che eseguo all'organo di San Petronio diversi sono esercizi di contrappunto, come canoni o pezzi fugati. Tra questi la bellissima entrata dei due soldati nel finale dell'Atto Secondo di Die Zauberflöte, costruita sul corale «Ach Gott vom Himmel sieh' darein» di Bach. Diversi furono scritti durante le lezioni quotidiane che Mozart fece con padre Martini durante il suo soggiorno bolognese.

Il risultato di Liuwe Tamminga sembra cogliere lo spirito mozartiano, al quale siamo abituati, ma che finora non abbiamo mai associato ad uno strumento severo come l'organo. Sarà quindi una scoperta?

SÍ , anche se l'organo può avere molti aspetti. Certo Mozart lo avrà amato per le infinite possibilità che offre, ma anche per gli aspetti curiosi. Si é pensato che gli saranno piaciuti moltissimo i registri più d'effetto dell'organo di Verona, come il Rossignuolo, Speranza, Passeri e Grilli, e sappiamo per certo, da una nota del costruttore d'organi Giuseppe Bonatti, che Mozart usò il registro «tamburo» nella controddanza «Das Donnerwetter» (Il temporale) KV 534.

Molto allegro KV 72a (Fragment completed by André Isoir)Eine kleine Gigue KV 574Adagio in h KV deest (Fragment completed by A. Isoir)Fuga a 3 KV 153 (375e) (Fragment completed by Simon Sechter) Piece from the London Sketchbook KV 15ggPiece from the London Sketchbook KV 15rThema KV Anh 38 (Variations by Wim ten Have)Klavierstück KV 33b

Adagio in d KV Anh 34 (385h) (Fragment completed by A.Isoir)Kontretanz "Das Donnerwetter" KV 534Adagio in d KV 593 (Anh. 35) (Fragment completed by A. Isoir)Marsch KV 408/1Tema con variazioni (From the quartetto con faluto KV 285b and Seranata KV 361 Verona, San Tomaso Cantuariense, organPieces from the London Sketchbook KV 15a, KV 15h, KV 15bAdagio for Harmonika KV 356 (617a)Menuett KV 94 (73h)

Seven variations on the Dutch song Willem van Nassau KV 25 Bologna, San Domenico, organ Quaerite primum regnum Dei KV 86 (73v)Quaerite primum regnum Dei (G.B. Marini revised version)Contrapunto a 4 KV 620b (Fragment completed by S. Sechter)Ach Gott vom Himmel sieh darein (J.S. Bach BWV 153)Canon "Lieber Freistadtler, lieber GaulimauliKV 232Contrapunto a 4 KV 620b (Fragment completed by Christoph Albrecht)Gesang der Geharnischten from "Die Zauberflöte" KV 620Allegro molto from Sonata in D major KV 381(123a)Marche funebre del Sigr Maestro ContrapuntoKV 453aBologna, San Petronio, organ

Si racconta che morì solo, povero e pieno di debiti. Anche Costanza, la moglie, era lontana ed anche Joseph Haydn, l'unico che avesse capito quale genio si celasse in quel corpo piccolo, non particolarmente aggraziato, quasi insignificante, che aveva solo le mani di una bellezza esclusiva. Delle mani, si dice, andasse molto orgoglioso. Paumgartner le definisce “ferro del mestiere del suo demone musicale”. Una leggenda, assai suggestiva e coinvolgente vuole che fantomatiche schiere di ombre lamentose fossero sfilate davanti alla sua casa quando morì. Chissà.

Secondo Stenhal (Vita di Mozart) Mozart presagiva la sua fine e si racconta un particolare aneddoto circa la composizione del Requiem, ultima creazione. Non stava bene. Un giorno sentì una carrozza fermarsi alla porta. Ne scese uno sconosciuto molto elegante e dai modi squisiti. Disse di essere venuto per ordine di un gran signore, che voleva mantenere l'anonimato, a chiedere un Requiem per una persona carissima che gli era venuta a mancare. Un sacro ricordo. Per 100 ducati accettò di comporre il Requiem in quattro settimane e vi lavorò con foga, fin quasi a sentirsi male, tanto che una mattina cadde privo di sensi.

Tristi pensieri agitavano il suo cuore. Era convinto che volessero avvelenarlo, e una mattina disse alla moglie, che cercava di distrarlo: “Una cosa è certa: è per me che scrivo questo Requiem; servirà per il mio servizio funebre”.

Niente poté fargli passare questa idea dalla testa. Secondo il racconto dei coniugi Mary e Vincent Novello che raccolsero le notizie dalla viva voce di Costanza: «17 luglio. Circa sei mesi prima della morte si impossessò di lui l'idea dell'avvelenamento. “So che devo morire, qualcuno mi ha dato dell'acqua toffana e ha calcolato il momento preciso della mia morte, per la quale hanno commissionato un Requiem, è per me stesso che lo sto scrivendo”» ( Mozart massone e rivoluzionario pag. 325.)

Passarono le quattro settimane ma il Requiem non era pronto. Tornò lo sconosciuto e Mozart chiese altre quattro settimane. Lo sconosciuto gli versò altri 50 ducati, dicendo che sarebbe tornato come richiesto

Mozart volle che un servo seguisse il suo committente per sapere chi mai fosse. Ma il servo non riuscì nell'intento e Mozart pensò che questo signore avesse rapporti con l'aldilà e fosse venuto per annunciargli la prossima fine.

Si dedicò al Requiem che considerava il più alto monumento del proprio genio. Ebbe spesso collassi preoccupanti e finalmente l'opera fu condotta a termine.

Quando allo scadere del tempo lo sconosciuto tornò, Mozart era già morto

C'è una "scintilla divina" nell'uomo ,l'uomo è temporalmente limitato mentre la particella luminosa trascende il tempo.È la non-consapevolezza che conserva quella scintilla nello stato illusorio umano mentre è la consapevolezza che la libera facendola divenire perfettamente cosciente.

Ma preferiamo prendere commiato citando una lettera del compositore scritta a suo padre, all’epoca malato mortalmente:

«Poiché la morte, intesa nel suo giusto significato, è il vero ed ultimo scopo della vita, così già da un paio d’anni mi sono totalmente familiarizzato con questa ottima amica nostra, che la sua immagine non solo non mi appare più terrificante ma mi infonde tranquillità e conforto! E ringrazio Iddio che mi ha concesso la chiave della nostra vera beatitudine. Non mi corico mai senza pensare che, giovane come sono, potrei anche non vedere il giorno seguente. Eppure, nessuna delle persone che mi conoscono può dire ch’io mi comporti come un uomo triste e imbronciato. Di questa serenità, che auguro di gran cuore a tutti i miei fratelli, io ringrazio ogni giorno il Creatore >>