Post on 29-Oct-2021
Modernità e tradizione nelle politiche post-coloniali
Argomenti
Modernità e tradizione: temi del dibattito I capi ‘tradizionali’ negli stati indipendenti Potere politico e prestigio Gli stati monarchici Capi tradizionali tra Indirect rule e assimilation Apartheid in Sudafrica
Modernità e tradizione: temi del dibattito
Modernità e tradizione come dicotomie coloniali
Modernità e tradizione come dicotomie post-coloniali
Colonialismo e autorità tradizionali: la teoria
Indirect rule: mantiene la funzione simboliche ed istituzionale dei capi (chiefs)
I chiefs vengono cooptati nell’amministrazione coloniale
Filosofia conservatrice ed aristocratica
Colonialismo e autorità tradizionali: la teoria
Assimilation/association: si propone la soppressione delle autorità tradizionali
Intende riorganizzare il sistema politico-amministrativo nella sua interezza
Modello ‘rivoluzionario’ ed ‘egualitario’
Colonialismo e autorità tradizionali: la prassi
Entrambi i sistemi adottano un forte pragmatismo determinato dalla realtà sul terreno
Spesso le autorità tradizionali, quando non esistono, vengono inventate
In contesto coloniale il ruolo delle autorità tradizionali viene definito in termini di potere formale, influenza e prestigio
Modernità e tradizione nelle società post-coloniali
gli stati post-coloniali ereditano gran parte delle istituzioni politiche coloniali
Permane la rappresentazione coloniale della dicotomia tradizione-modernità
L’estinzione dei ‘capi tradizionali’?
Teoria della natura residuale delle autorità tradizionale Teoria della graduale scomparsa del tradizionale Il progressivo riemergere delle autorità tradizionali L’importanza del prestigio L’importanza delle reti che producono influenza
Il prevalere del monarca: l’Etiopia
Peculiarità: monarchia autoctona e non creazione europea
Il ruolo di Menelik II Haile Selasse come autocrate modernizzatore La costituzione del 1931: modernista e autocratica La costituzione del 1955: modernista e democratizzante
Il prevalere del monarca: l’Etiopia
Le contraddizioni tra modernizzazione e autocrazia La sfida dell’esercito La sfida di studenti e lavoratori La crisi del 1974 e le sue cause: Carestia del 1972-1973 La crisi petrolifera e l’embargo OPEC del 1973
Il prevalere del monarca: il Burundi
Di origine pre-coloniale ma fortemente rimodellata dall’autorità belga
Contrariamente al Rwanda la monarchia sopravvive alla decolonizzazione
Ciò è dovuto al maggiore coinvolgimento degli hutu nel sistema a monarchico
Il prevalere del monarca: il Burundi
La monarchia non viene percepita come un istituzione tutsi
Il conflitto politico si struttura attorno a due grandi lignaggi Bezi e Batare
Diviene re Mwabutsa I partiti politici formati nel 1959 seguono la divisione
Bezi – Batare
Il prevalere del monarca: il Burundi
1960 il partito UPRONA vince le elezioni e diviene primo ministro Rwagasore figlio del sovrano
Rwagasore e in realtà ‘modernista’ e con forte seguito tra le masse hutu
Il suo assassinio e l’influenza delle vicende rwandesi sposta il conflitto politico sul livello etnico
Il prevalere del monarca: il Burundi
1965 il sovrano indice nuove elezioni Gli hutu (maggioritari) spingono sulla carta etnica Il sovrano rifiuta di nominare un hutu a capo del
governo La decisione innesca violenti scontri
Il prevalere del monarca: il Burundi
Fuga del sovrano in Congo 28 novembre 1968 viene abolita la monarchia La monarchia scompare per la sua incapacità di
collocarsi fuori dalle contese ‘etniche’
Chiefs e indirect rule: Nigeria La Nigeria rappresenta il laboratorio privilegiato per
l’indirect rule Funziona prevalentemente nel nord islamico Vengono formalizzate le Native Authorities come
modello di amministrazione efficiente Prevalenza della Sciari’a e delle Corti Islamiche e del
sistema degli emirati
Chiefs e indirect rule: Nigeria Il Northern People’s Congress viene fondato al di fuori
del sistema degli emirati ma viene presto assorbito dall’aristocrazia fulani
Il Northern Elements Progressive Union ha base urbana tra i piccoli commercianti e artigiani e cerca di sfidare il NPC accusato di corruzione e autoritarismo
Il nord si struttura attorno a un asse politico composto da NPC ed emiri che si propongono come custodi della tradizione
Chiefs e indirect rule: Nigeria Il sud della Nigeria conosce una realtà differente Il potere coloniale non tutela nello stesso modo le
autorità tradizionali I capi ‘tradizionali’ dipendono dalla volontà diretta
dell’amministrazione coloniale che ne sminuisce il ruolo istituzionale e l’autonomia
Nello stato post-coloniale il ruolo dei capi tradizionali viene progressivamente ridotto
Chiefs e indirect rule: Uganda Anomalia della monarchia Buganda Sconfitta militarmente viene autorizzata rimanere al
potere 1900 Agreement Concede ai capi Baganda ed al
sovrano il diritto alla proprietà privata della terra La monarchia del Buganda diviene un modello
esemplare di indirect rule
Chiefs e indirect rule: Uganda
Nello stato post-coloniale alla monarchia viene riservato un ruolo nel contesto di un assetto federale
Nel parlamento seggi vengono riservati ai capi ‘tradizionali’
Tuttavia nel 1966 Obote abolisce la monarchia e rivede la costituzione
Ciò esprime lo svuotamento della capacità politica della monarchia esclusa dai centri del potere economico
Chiefs e indirect rule: Tanganika
Nel processo di decolonizzazione il Tanganyka African National Union (TANU) emerge come partito forte
Al momento dell’elezione dei consigli amministrativi il TANU rifiuta l’inclusione dei chiefs
Il TANU accusa i chiefs di connivenza con i britannici Nella retorica politica TANU chiefs = tribalism Nyerere nel suo processo di introduzione del modello
si socialismo africano abolisce le autorità tradizionali
Chefs e assimilation Nelle colonie francesi lo chef veniva utilizzato come
strumento di trasmissione delle direttive coloniali Non veniva riconosciuta loro alcuna significativa
autonomia decisionale La gerarchia era: capo villaggio, capo cantone, e
capo provincia Spesso gli chef erano nominati anche in aree in cui
non erano mai esistiti Spesso unità politico-amministrative pre-coloniali
venivano smembrate in unita minori
Chefs e assimilation: funzioni Raccolta delle tasse Controllo degli spostamenti della popolazione Monitoraggio della diffusione di epidemie Organizzazione del lavoro forzato La bassa retribuzione dei chef li spingeva spesso a
prelevare tasse e lavoro forzato in modo ‘informale’ Gli chef erano decisamente impopolari
Chefs e assimilation A partire dal 1947 in Senegal gli chef diventano elettivi In Guinea continuano invece ad essere imposti
dall’amministrazione coloniale fino al 1957
Chefs e assimilation: Guinea 1956 nelle lezioni amministrative grande successo del
Parti Démocratique de Guinée (PDG) Il successo del PDG è in parte legato anche alla forte
ostilità popolare verso gli chef Nel dicembre 1956 il PDG riuscì a far approvare una
proposta di legge che aboliva lo chef du canton Rimaneva la carica di chef du village ma diveniva
elettiva
Chefs e assimilation: Guinea Dopo le lezioni Sekou Toure elimina completamente la
figura degli chefs sostituiti da comitati elettivi I villaggi vennero raggruppati in singole unità
amministrative indipendentemente dalle loro precedenti relazioni
Gli anziani eleggevano comité de base I giovani eleggevano comité de jeunes
Chefs e assimilation: Guinea Sekou Touré organizza un sistema fortemente
autoritario e controllato Concentrazione del potere al vertice dell’apparato
statale Spazio per autonomie a livello locale In questo senso l’istituzionalizzazione della divisione
tra anziani e giovani risponde ad una norma culturale diffusa
Chefs e assimilation: Senegal Anche in Senegal nonostante le aperture dell’ultimo
periodo coloniale gli chef sono impopolari All’inizio degli anni 50 Leopold Senghor si presenta come
difensore degli interessi dei coltivatori e dei marginali contro lo strapotere degli chef
A tal scopo Senghor stabilisce un’alleanza strategica con le tre principali confraternite islamiche (Qadiriyya, Tijaniyya e Mourides)
Chefs e assimilation: Senegal L’alleanza con le confraternite si rivela vincente
perché esse godono del prestigio e dell’influenza che gli chef invece non hanno
Il sostegno delle confraternite sarà cruciale per il successo elettorale del Partito Socialista di Senghor
1960 il sistema amministrativo viene modificato: il paese è diviso in 7 regioni suddivise in cercles, vengono aboliti i canton che vengono raggruppati in unità superiori gli arrondissement
In questo modello il ruolo ed il potere degli chef diviene assolutamente marginale
L’Apartheid come dispotismo decentralizzato
Affermatosi nel 1948 l’Apartheid è il risultato di un lungo processo di trasformazione amministrativa
si articola attorno all’idea di base secondo la quale gli africani dovevano essere subjects mentre gli europei erano citizens a tutti gli effetti
Un secondo assioma fondante era l’idea che le aree urbane fossero predominio dei bianchi mentre gli Africani erano soggiornanti temporanei
L’Apartheid come dispotismo decentralizzato
1913 Native Land Act assegna agli africani il 7% della terra per farne delle riserve
1936 Native Trust and Land Act: aumentare la percentuale al 14%
È dovuto alla crescente povertà nelle riserve e al timore che questa pressione spingesse gli africani verso le città
1948: l’incapacità dell’United Party di attuare compiutamente politiche segregazioniste porta alla vittoria elettorale del National Party, partito intransigente con base Afrikaner
L’Apartheid come dispotismo decentralizzato
Gli obbiettivi principali del NP erano due Allontanamento degli africani dalle terre dei proprietari
terrieri bianchi Smantellare la presenza africana nelle aree urbane È questo il senso ultimo della politica dell’apartheid
(afrikaner per l’inglese apart hood - separazione) implementata dal NP
L’Apartheid come dispotismo decentralizzato
Il Ministro dei Native Affairs Verwoerd avvia una politica di rivalutazione dei chiefs
Avvia una politica di ‘retribalizzazione’ delle popolazioni africane
‘helping Africans to develop along their own lives’ Auspica il ritorno ad una ‘natural Native democracy’
L’Apartheid come dispotismo decentralizzato
1952: Bantu Authorities Act incardina l’istituto dei chief-in-council
Sistema piramidale composto di autorità ‘tribale’alla base, autorità regionale e autorità territoriale per ogni gruppo etnico
Le Bantu Authorities era previsto espletassero un ampia gamma di funzioni amministrative, esecutive e giudiziarie
Verso i Bantustan All’interno delle riserve un’ampia gamma di politiche
vengono applicate: Bantu Education Act Pass laws anche per le donne Politiche di conservazione della terra
Verso i Bantustan All’interno di questo sistema i chiefs sono intrappolati
tra 1. le pressioni del Bantu Affairs Department (BAD) 2. la crescente ostilità della popolazione africana Gli anni 50 vedono un’intensa conflittualità politica e
sociale animata da ANC, PAC e SACP
I Bantustan 1959 viene proclamato il Bantu Self-Government Act Costituisce 8 (poi 10) Bantustans nelle riserve esistenti Partiva dal presupposto che ogni africano
appartenesse ad una tribù Da un lato intende prevenire la pressione della
decolonizzazione fornendo un’alternativa
I Bantustan Sostiene che le istituzioni politiche costituiscono un
insieme organico che non può essere adottato e rigettato a piacimento
Afferma che bianchi e neri non condividono una comune cultura politica
E’ sbagliato cooptare gli africani nella cultura politica parlamentare propria della tradizione europea
I Bantustan Propone quindi di ‘aiutare’ gli africani a sviluppare le
proprie istituzioni 1960 il Bantu Self-Government Act è seguito dal bando
dell’ANC, PAC e SACP Tra il 1976 e il 1981 i principali bantustan ottennero
l’’indipendenza’
I Bantustan Altri bantustan quali il Kwazulu rifiutarono la piena
indipendenza in quanto ritennero più conveniente restare all’interno dell’Unione Sudafricana
Gatsha Buthelezi, capo del Kwazulu diventerà una figura di spicco nel contesto dell’apartheid
Le homelands Il sistema delle homelands era di mutuo beneficio
per il governo sudafricano e per i suoi ‘clienti’ africani
Il governo otteneva: Libertà di repressione verso gli africani che uscivano
‘illegalmente’ dalle homeland Riduceva la pressione urbana Aumentava la disponibilità di manodopera a basso
costo per miniere e piantagioni
Le homelands I ‘clienti’ africani ottenevano Favolose prebende e larga autonomia operativa sul
territorio Negli anni 70 un chief guadagnava 60 volte lo stipendio
minimo che riceveva negli anni 60 I chief dispongono inoltre di sufficienti risorse per
distribuire favori e consolidare la propria influenza
NGO Parte della tradizione di solidarietà sociale africana (es:
tontine) Nascono da: 1. Preoccupazione umanitaria internazionale per la
distribuzione della ricchezza 2. Tendenza delle istituzioni di Bretton Woods a criticare
lo stato 3. Forte domanda di servizi nei PVS
NGO Parte della tradizione di solidarietà sociale africana (es:
tontine) Risultato della marginalizzazione dello stato Espressione della delegittimazione dello stato Divisione tra stato e società civile Strumento di controllo esterno Strumento di dipendenza
NGO Ambiguità delle ONG e del settore umanitario Strumento di soccorso e democrazia? Strumento di perpetuazione dell'oppressione e della
dipendenza? Il ruolo dei media: il caso dell'Etiopia (1980) disastro
umano o disastro naturale??