Modernità e tradizione nelle politiche post-coloniali

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Modernità e tradizione nelle poliche post-coloniali

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Modernità e tradizione nelle politiche post-coloniali

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Argomenti

Modernità e tradizione: temi del dibattito I capi ‘tradizionali’ negli stati indipendenti Potere politico e prestigio Gli stati monarchici Capi tradizionali tra Indirect rule e assimilation Apartheid in Sudafrica

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Modernità e tradizione: temi del dibattito

Modernità e tradizione come dicotomie coloniali

Modernità e tradizione come dicotomie post-coloniali

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Colonialismo e autorità tradizionali: la teoria

Indirect rule: mantiene la funzione simboliche ed istituzionale dei capi (chiefs)

I chiefs vengono cooptati nell’amministrazione coloniale

Filosofia conservatrice ed aristocratica

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Colonialismo e autorità tradizionali: la teoria

Assimilation/association: si propone la soppressione delle autorità tradizionali

Intende riorganizzare il sistema politico-amministrativo nella sua interezza

Modello ‘rivoluzionario’ ed ‘egualitario’

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Colonialismo e autorità tradizionali: la prassi

Entrambi i sistemi adottano un forte pragmatismo determinato dalla realtà sul terreno

Spesso le autorità tradizionali, quando non esistono, vengono inventate

In contesto coloniale il ruolo delle autorità tradizionali viene definito in termini di potere formale, influenza e prestigio

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Modernità e tradizione nelle società post-coloniali

gli stati post-coloniali ereditano gran parte delle istituzioni politiche coloniali

Permane la rappresentazione coloniale della dicotomia tradizione-modernità

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L’estinzione dei ‘capi tradizionali’?

Teoria della natura residuale delle autorità tradizionale Teoria della graduale scomparsa del tradizionale Il progressivo riemergere delle autorità tradizionali L’importanza del prestigio L’importanza delle reti che producono influenza

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Il prevalere del monarca: l’Etiopia

Peculiarità: monarchia autoctona e non creazione europea

Il ruolo di Menelik II Haile Selasse come autocrate modernizzatore La costituzione del 1931: modernista e autocratica La costituzione del 1955: modernista e democratizzante

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Il prevalere del monarca: l’Etiopia

Le contraddizioni tra modernizzazione e autocrazia La sfida dell’esercito La sfida di studenti e lavoratori La crisi del 1974 e le sue cause: Carestia del 1972-1973 La crisi petrolifera e l’embargo OPEC del 1973

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Il prevalere del monarca: il Burundi

Di origine pre-coloniale ma fortemente rimodellata dall’autorità belga

Contrariamente al Rwanda la monarchia sopravvive alla decolonizzazione

Ciò è dovuto al maggiore coinvolgimento degli hutu nel sistema a monarchico

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Il prevalere del monarca: il Burundi

La monarchia non viene percepita come un istituzione tutsi

Il conflitto politico si struttura attorno a due grandi lignaggi Bezi e Batare

Diviene re Mwabutsa I partiti politici formati nel 1959 seguono la divisione

Bezi – Batare

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Il prevalere del monarca: il Burundi

1960 il partito UPRONA vince le elezioni e diviene primo ministro Rwagasore figlio del sovrano

Rwagasore e in realtà ‘modernista’ e con forte seguito tra le masse hutu

Il suo assassinio e l’influenza delle vicende rwandesi sposta il conflitto politico sul livello etnico

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Il prevalere del monarca: il Burundi

1965 il sovrano indice nuove elezioni Gli hutu (maggioritari) spingono sulla carta etnica Il sovrano rifiuta di nominare un hutu a capo del

governo La decisione innesca violenti scontri

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Il prevalere del monarca: il Burundi

Fuga del sovrano in Congo 28 novembre 1968 viene abolita la monarchia La monarchia scompare per la sua incapacità di

collocarsi fuori dalle contese ‘etniche’

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Chiefs e indirect rule: Nigeria La Nigeria rappresenta il laboratorio privilegiato per

l’indirect rule Funziona prevalentemente nel nord islamico Vengono formalizzate le Native Authorities come

modello di amministrazione efficiente Prevalenza della Sciari’a e delle Corti Islamiche e del

sistema degli emirati

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Chiefs e indirect rule: Nigeria Il Northern People’s Congress viene fondato al di fuori

del sistema degli emirati ma viene presto assorbito dall’aristocrazia fulani

Il Northern Elements Progressive Union ha base urbana tra i piccoli commercianti e artigiani e cerca di sfidare il NPC accusato di corruzione e autoritarismo

Il nord si struttura attorno a un asse politico composto da NPC ed emiri che si propongono come custodi della tradizione

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Chiefs e indirect rule: Nigeria Il sud della Nigeria conosce una realtà differente Il potere coloniale non tutela nello stesso modo le

autorità tradizionali I capi ‘tradizionali’ dipendono dalla volontà diretta

dell’amministrazione coloniale che ne sminuisce il ruolo istituzionale e l’autonomia

Nello stato post-coloniale il ruolo dei capi tradizionali viene progressivamente ridotto

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Chiefs e indirect rule: Uganda Anomalia della monarchia Buganda Sconfitta militarmente viene autorizzata rimanere al

potere 1900 Agreement Concede ai capi Baganda ed al

sovrano il diritto alla proprietà privata della terra La monarchia del Buganda diviene un modello

esemplare di indirect rule

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Chiefs e indirect rule: Uganda

Nello stato post-coloniale alla monarchia viene riservato un ruolo nel contesto di un assetto federale

Nel parlamento seggi vengono riservati ai capi ‘tradizionali’

Tuttavia nel 1966 Obote abolisce la monarchia e rivede la costituzione

Ciò esprime lo svuotamento della capacità politica della monarchia esclusa dai centri del potere economico

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Chiefs e indirect rule: Tanganika

Nel processo di decolonizzazione il Tanganyka African National Union (TANU) emerge come partito forte

Al momento dell’elezione dei consigli amministrativi il TANU rifiuta l’inclusione dei chiefs

Il TANU accusa i chiefs di connivenza con i britannici Nella retorica politica TANU chiefs = tribalism Nyerere nel suo processo di introduzione del modello

si socialismo africano abolisce le autorità tradizionali

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Chefs e assimilation Nelle colonie francesi lo chef veniva utilizzato come

strumento di trasmissione delle direttive coloniali Non veniva riconosciuta loro alcuna significativa

autonomia decisionale La gerarchia era: capo villaggio, capo cantone, e

capo provincia Spesso gli chef erano nominati anche in aree in cui

non erano mai esistiti Spesso unità politico-amministrative pre-coloniali

venivano smembrate in unita minori

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Chefs e assimilation: funzioni Raccolta delle tasse Controllo degli spostamenti della popolazione Monitoraggio della diffusione di epidemie Organizzazione del lavoro forzato La bassa retribuzione dei chef li spingeva spesso a

prelevare tasse e lavoro forzato in modo ‘informale’ Gli chef erano decisamente impopolari

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Chefs e assimilation A partire dal 1947 in Senegal gli chef diventano elettivi In Guinea continuano invece ad essere imposti

dall’amministrazione coloniale fino al 1957

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Chefs e assimilation: Guinea 1956 nelle lezioni amministrative grande successo del

Parti Démocratique de Guinée (PDG) Il successo del PDG è in parte legato anche alla forte

ostilità popolare verso gli chef Nel dicembre 1956 il PDG riuscì a far approvare una

proposta di legge che aboliva lo chef du canton Rimaneva la carica di chef du village ma diveniva

elettiva

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Chefs e assimilation: Guinea Dopo le lezioni Sekou Toure elimina completamente la

figura degli chefs sostituiti da comitati elettivi I villaggi vennero raggruppati in singole unità

amministrative indipendentemente dalle loro precedenti relazioni

Gli anziani eleggevano comité de base I giovani eleggevano comité de jeunes

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Chefs e assimilation: Guinea Sekou Touré organizza un sistema fortemente

autoritario e controllato Concentrazione del potere al vertice dell’apparato

statale Spazio per autonomie a livello locale In questo senso l’istituzionalizzazione della divisione

tra anziani e giovani risponde ad una norma culturale diffusa

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Chefs e assimilation: Senegal Anche in Senegal nonostante le aperture dell’ultimo

periodo coloniale gli chef sono impopolari All’inizio degli anni 50 Leopold Senghor si presenta come

difensore degli interessi dei coltivatori e dei marginali contro lo strapotere degli chef

A tal scopo Senghor stabilisce un’alleanza strategica con le tre principali confraternite islamiche (Qadiriyya, Tijaniyya e Mourides)

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Chefs e assimilation: Senegal L’alleanza con le confraternite si rivela vincente

perché esse godono del prestigio e dell’influenza che gli chef invece non hanno

Il sostegno delle confraternite sarà cruciale per il successo elettorale del Partito Socialista di Senghor

1960 il sistema amministrativo viene modificato: il paese è diviso in 7 regioni suddivise in cercles, vengono aboliti i canton che vengono raggruppati in unità superiori gli arrondissement

In questo modello il ruolo ed il potere degli chef diviene assolutamente marginale

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L’Apartheid come dispotismo decentralizzato

Affermatosi nel 1948 l’Apartheid è il risultato di un lungo processo di trasformazione amministrativa

si articola attorno all’idea di base secondo la quale gli africani dovevano essere subjects mentre gli europei erano citizens a tutti gli effetti

Un secondo assioma fondante era l’idea che le aree urbane fossero predominio dei bianchi mentre gli Africani erano soggiornanti temporanei

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L’Apartheid come dispotismo decentralizzato

1913 Native Land Act assegna agli africani il 7% della terra per farne delle riserve

1936 Native Trust and Land Act: aumentare la percentuale al 14%

È dovuto alla crescente povertà nelle riserve e al timore che questa pressione spingesse gli africani verso le città

1948: l’incapacità dell’United Party di attuare compiutamente politiche segregazioniste porta alla vittoria elettorale del National Party, partito intransigente con base Afrikaner

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L’Apartheid come dispotismo decentralizzato

Gli obbiettivi principali del NP erano due Allontanamento degli africani dalle terre dei proprietari

terrieri bianchi Smantellare la presenza africana nelle aree urbane È questo il senso ultimo della politica dell’apartheid

(afrikaner per l’inglese apart hood - separazione) implementata dal NP

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L’Apartheid come dispotismo decentralizzato

Il Ministro dei Native Affairs Verwoerd avvia una politica di rivalutazione dei chiefs

Avvia una politica di ‘retribalizzazione’ delle popolazioni africane

‘helping Africans to develop along their own lives’ Auspica il ritorno ad una ‘natural Native democracy’

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L’Apartheid come dispotismo decentralizzato

1952: Bantu Authorities Act incardina l’istituto dei chief-in-council

Sistema piramidale composto di autorità ‘tribale’alla base, autorità regionale e autorità territoriale per ogni gruppo etnico

Le Bantu Authorities era previsto espletassero un ampia gamma di funzioni amministrative, esecutive e giudiziarie

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Verso i Bantustan All’interno delle riserve un’ampia gamma di politiche

vengono applicate: Bantu Education Act Pass laws anche per le donne Politiche di conservazione della terra

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Verso i Bantustan All’interno di questo sistema i chiefs sono intrappolati

tra 1. le pressioni del Bantu Affairs Department (BAD) 2. la crescente ostilità della popolazione africana Gli anni 50 vedono un’intensa conflittualità politica e

sociale animata da ANC, PAC e SACP

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I Bantustan 1959 viene proclamato il Bantu Self-Government Act Costituisce 8 (poi 10) Bantustans nelle riserve esistenti Partiva dal presupposto che ogni africano

appartenesse ad una tribù Da un lato intende prevenire la pressione della

decolonizzazione fornendo un’alternativa

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I Bantustan Sostiene che le istituzioni politiche costituiscono un

insieme organico che non può essere adottato e rigettato a piacimento

Afferma che bianchi e neri non condividono una comune cultura politica

E’ sbagliato cooptare gli africani nella cultura politica parlamentare propria della tradizione europea

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I Bantustan Propone quindi di ‘aiutare’ gli africani a sviluppare le

proprie istituzioni 1960 il Bantu Self-Government Act è seguito dal bando

dell’ANC, PAC e SACP Tra il 1976 e il 1981 i principali bantustan ottennero

l’’indipendenza’

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I Bantustan Altri bantustan quali il Kwazulu rifiutarono la piena

indipendenza in quanto ritennero più conveniente restare all’interno dell’Unione Sudafricana

Gatsha Buthelezi, capo del Kwazulu diventerà una figura di spicco nel contesto dell’apartheid

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Le homelands Il sistema delle homelands era di mutuo beneficio

per il governo sudafricano e per i suoi ‘clienti’ africani

Il governo otteneva: Libertà di repressione verso gli africani che uscivano

‘illegalmente’ dalle homeland Riduceva la pressione urbana Aumentava la disponibilità di manodopera a basso

costo per miniere e piantagioni

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Le homelands I ‘clienti’ africani ottenevano Favolose prebende e larga autonomia operativa sul

territorio Negli anni 70 un chief guadagnava 60 volte lo stipendio

minimo che riceveva negli anni 60 I chief dispongono inoltre di sufficienti risorse per

distribuire favori e consolidare la propria influenza

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NGO Parte della tradizione di solidarietà sociale africana (es:

tontine) Nascono da: 1. Preoccupazione umanitaria internazionale per la

distribuzione della ricchezza 2. Tendenza delle istituzioni di Bretton Woods a criticare

lo stato 3. Forte domanda di servizi nei PVS

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NGO Parte della tradizione di solidarietà sociale africana (es:

tontine) Risultato della marginalizzazione dello stato Espressione della delegittimazione dello stato Divisione tra stato e società civile Strumento di controllo esterno Strumento di dipendenza

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NGO Ambiguità delle ONG e del settore umanitario Strumento di soccorso e democrazia? Strumento di perpetuazione dell'oppressione e della

dipendenza? Il ruolo dei media: il caso dell'Etiopia (1980) disastro

umano o disastro naturale??