Post on 25-Nov-2015
description
LO SPINNING IN MARE
Introduzione. Le brevi pagine che seguono non hanno e non vogliono avere la presunzione di
essere un manuale di pesca a spinning in mare o un breviario sul quale orientarsi nella scelta
di attrezzature e artificiali adatte a questa o a quella situazione di pesca, pertanto
prescinderanno da un percorso propedeutico per il quale rimando il lettore a pubblicazioni
esistenti sull'argomento, come i libri di Giandomenico Bocchi e Claudio Saba (o altri che a
breve verranno pubblicati) oppure i validissimi Discussion Board di alcuni siti tematici.
Allo stesso tempo esse non pretendono di voler parlare di spinning in mare vero e proprio, ma
solo di un modo in cui si pu interpretare la pesca con gli artificiali in mare, fondendo uno
stimolo atavico ed imperscrutabile che spesso e con immotivata ragione alla base della
nascita della nostra passione, con quanto di pi alto il pensiero umano possa aver a che fare,
cio l'estetica.
Di certo inserire la pesca con gli artificiali all'interno delle technai eleutherioi potrebbe far
storcere il naso ai pi saccenti, ma senza dover scomodare Baumgarten e la sua gnoseologia
inferiore, possiamo affermare che l'arte della pesca con gli artificiali non riducibile alla verit
tipica della conoscenza logica. Se cos fosse potremmo sintetizzare tutto il nostro argomento in
una pura dissertazione di carattere statistico-matematico, dove a determinate condizioni
meteo-marine corrisponderebbero modelli, dimensioni e colori degli artificiali con la naturale
conseguenza di portarci, in premio alla logica, il voluto e cercato predatore.
Ma la pesca con gli artificiali non solo logica e non matematica. E non possibile ignorare
la componente principale della costanza nel successo dell'azione di pesca, cio quella
peculiarit individuale che, a dispetto del pensiero logico, chiamiamo senso dell'acqua, alla
base del quale esiste solo la nostra capacit di osservazione e la nostra interpretazione.
La vera differenza tra un risultato costante ed uno saltuario data dal senso dell'acqua e
quest'ultimo si basa sul concetto del "sapere", sapere in senso alieutico ed ovviamente inteso
come percezione mediata dal senso.
Gli anni che stiamo vivendo hanno visto crescere il fenomeno mediatico legato alla diffusione
dell'informazione su internet; ma se da un lato questo mezzo ha permesso, almeno in un
primo momento, la divulgazione e lo scambio onesto delle informazioni, recentemente stiamo
assistendo alla messa ad requiem del valore del sapere: forum, blog, discussion bord
straripano di saccenza gratuita che spesso proviene da personaggi che, a monte di una
modesta esperienza, hanno la capacit di parlare per assoluti.
Nelle pagine che seguono non parleremo mai di "assoluti", ma solo di "variabili" e di "costanti"
e, parafrasando Socrate, possiamo affermare che anche nella pesca La vera saggezza sta in
colui che sa di non sapere, perch la storia di questa fantastica tecnica applicata al mare
ancora tutta da scrivere.
Quanto segue dedicato a chi si riconosce ancora nel valore del sapere, a chi non ha la
pretesa del tutto e subito, a chi ha il desiderio di intraprendere un cammino alternativo privo di
verit assolute ma denso di stimoli.
Il concetto di spinning in mare. Diversi lustri or sono, quando lo spinning in mare era una
tecnica di pesca nuova e messa in pratica da pochi, era veramente difficile poterne dare una
definizione precisa che la collocasse allinterno di un una disciplina vera e propria. La
comunicazione attraverso internet non si era ancora sviluppata, le poche notizie che arrivavano
dallAmerica erano scarne e confuse e i pochi libri che circolavano, quasi tutti in lingua inglese,
erano sostanzialmente dei libri di pesca a mosca in mare, in cui venivano dati brevi cenni di
pesca a spinning con tecniche che, per il novanta per cento, derivavano dalla pesca al black
bass.
Alla fine degli anni ottanta eravamo veramente in pochi a cercare di pescare con gli artificiali in
mare ed i risultati erano talmente scarni che le catture, pochissime per la verit, sembravano
eventi eccezionali e fortuiti pi che il frutto di una conoscenza alieutica vera e propria. La
prima met degli anni novanta, con alti e bassi, ha visto il numero di spinner in acque salate
aumentare notevolmente, ma solo in relazione allesiguo numero iniziale, mentre la seconda
met faceva ben sperare in virt dei primi risultati importanti raggiunti qua e l e di cui si
vociferava nei circoli di pesca o nei negozi di articoli di pesca. La facilit e limmediatezza della
comunicazione via internet nei primi anni di questo secolo ha dato unimpulso inimmaginabile
allo spinning in mare grazie alla possibilit di interscambiare le esperienze in tempo reale e
mettendo in contatto persone fisicamente lontane migliaia di chilometri; tutto ci, sommato
alla continuit delle catture, ha contribuito a creare in breve tempo una diffusione capillare
dello spinning su tutto il territorio nazionale ed in molte altre nazioni europee.
Oggi pi che mai, pertanto, diventa necessario provare a codificare lo spinning in mare in
quanto tecnica e distinguerla o differenziarla da altre tecniche che possono essere considerate
complementari della stessa, ma che non rappresentano lo spinning in mare.
Certo, se volessimo essere veramente precisi dovremmo iniziare a cambiare il nome stesso,
cio non usare il termine spinning; tale termine deriva dal verbo inglese to spin che significa,
girare, far ruotare ed il riferimento pi palese quello alle acque dolci e alluso del cucchiaino
rotante per la pesca della trota; la stessa pesca in acque dolci si man mano arrichita di
uninfinit di esche artificiali che hanno letteralmente soppiantato e quasi messo nel
dimenticatoio lantico rotante ed il termine spinning rimasto tale, sebbene modificato nel
senso originario. Per quanto riguarda la pesca con le esche artificiali in mare in queste pagine
continueremo ad usare il termine spinning, accettando la storicizzazione e levoluzione dello
stesso, ma cercando di codificarne il suo utilizzo in mare.
Se dovessimo sintetizzare al massimo il concetto dello spinning in mare o saltwater spinning
che dir si voglia, dobbiamo cercare di identificarne le peculiarit di base e di sicuro non
possiamo prescindere dal fatto che una tecnica che consente di dar vita al movimento di
unesca artificiale fino a portare un predatore ad aggredire la stessa.
Ora per poter dar vita ad unesca artificiale, cio ad un pezzo di legno o di plastica la cui
forma o il cui nuoto (o entrambi) simulano una situazione esistente in natura, non possiamo
non prescindere da due assiomi* fondamentali, cio:
a) Dobbiamo avere il contatto diretto con lartificiale.
La canna e la lenza diventano lestensione delle nostre mani e ci devono consentire di
trasmettere i movimenti direttamente allesca, pertanto, per poter dar vita ad unesca
artificiale, dobbiamo essere in grado di muoverla correttamente e quindi gestire qualsiasi suo
movimento in modo da poter simulare volutamente le pi svariate situazioni esistenti in
natura: pesce in fuga, pesce in difficolt sulla corrente, pesce in passaggio, pesce ferito, etc.,
etc..
E impensabile che tutto questo avvenga correttamente in assenza di un contatto diretto con
lartificiale e luso di piombi, galleggianti, galleggianti piombati, etc. mina questo contatto
diretto e fa perdere sensibilit e capacit di movimento.
b) Dobbiamo avere una canna che permetta o faciliti i movimenti da imporre allesca
artificiale.
E ovvio che la lunghezza di una canna va anche valutata in relazione alla statura del pescatore
e alla natura dei luoghi di pesca, ma di sicuro una lunghezza compresa tra mt. 1,80 e 2,40
rappresenta l'optimusnella gestione dei movimenti dell'esca. Va da s che questa affermazione
comporta anche la necessit che l'azione di pesca venga svolta in wading.
In alcuni casi, in particolar modo se peschiamo da scogliere pi o meno alte, possiamo tenere
in considerazione lunghezze maggiori, ma superare quella massima di 2,70 diventa di impaccio
alla maggior parte dei movimenti che possiamo dare ai nostri artificiali e pertanto deficita la
stessa azione di pesca.
Alla luce di questi due aspetti, a mio parere inscindibili dal concetto di spinning in mare nel
Mediterraneo, possiamo considerare il saltwater spinning una tecnica rivolta essenzialmente
alla cattura dei pesci predatori stanziali e/o pelagici attraverso i movimenti di recupero imposti
all'artificiale dalla nostra canna.
* In epistemologia, un assioma una proposizione o un principio che viene assunto come vero
perch ritenuto evidente o perch fornisce il punto di partenza di un quadro teorico di
riferimento. L'insieme degli assiomi e dei concetti primitivi costituiscono il fondamento, il
"punto di partenza", di ogni teoria deduttiva che si presenti come sistema assiomatico.
Predatori stanziali e predatori pelagici. Tutte le osservazioni che seguono sono
fondamentalmente rivolte al predatore stanziale e alla pesca in wading su fondo sabbioso o costa
rocciosa. Per predatore stanziale identificheremo quel tipo di pesce insidiabile nel sottocosta
lungo tutto il corso dellanno e che modifica leggermente le sue abitudini alimentari a seconda
della stagione. Intenderemo come predatore stanziale pesci come la spigola, il barracuda,
locchiata, il pesce serra, il rombo ed altre specie minori.
Per predatori pelagici, invece, considereremo alcune specie insidiabili con gli artificiali, in primis
la lampuga, la leccia alcuni tipi di tunnidi ed alcuni tipi di sgomberomoridi, ma che per abitudini
alimentari e quindi di predazione, meritano un capitolo a parte.
Osservazione e principi di meteorologia. Saper leggere il mare uno dei principali ostacoli
nellaffrontare la pesca con gli artificiali in mare e la sola vista di quella gigantesca massa dacqua
ha la capacit di farci sentire quasi ridicoli al suo cospetto; affrontare il mare privi delle
conoscenze essenziali sulle diverse condizioni meteo-marine rischia di trascinarci rapidamente
verso delusioni cocenti.
Prima ancora di entrare nello specifico delle tecniche di pesca con gli artificiali in mare, sar bene
imparare a riconoscere quali sono le condizioni metereologiche ed idrodinamiche per cui il
predatore si porta sottocosta e pu essere insidiato con i nostri artificiali.
Ci che realmente costituisce la differenza principale tra un pescatore comune ed un bravo
pescatore proprio la capacit di saper interpretare tutte quelle variabili meteomarine che
contraddistinguono lazione di pesca, ovvero e solo per citarne alcune: marea, corrente, venti,
torbidit dellacqua, luminosit, pressione atmosferica, linea di frangenza, morfologia del
fondale, microcosmo ambientale, etc., etc.
Bene, a questo punto fermiamoci un attimo a pensare perch mai un predatore, con tutto lo
spazio della fascia costiera a disposizione, dovrebbe trovarsi proprio a distanza utile alla gittata
dei nostri artificiali, cio tra i 20 ed i 50 metri da dove ci troviamo. C una sola risposta possibile:
la predazione.
Tutte le teorie circa la territorialit e lattacco a difesa del territorio nella pesca in mare sono, a
mio modesto parere, congetture ipotetiche non suffragate da alcuna relazione scientifica, ma
dedotte in forma empirica dai comportamenti delle specie di acque dolci. Il mare, per, unaltra
cosa. Lunico caso discretamente documentato, anche con filmati, in merito allattacco per
territorialit quello di alcuni squali di barriera (corallina, ovviamente), ma non credo che questo
ci riguardi.
Torniamo alla predazione, quella per sopravvivenza che anche luniva vera motivazione. Si
potrebbe obiettare che, affinch questa avvenga, sufficiente accertare la presenza del pesce
foraggio nelle nostre vicinanze. Eppure se bastasse questo perch mai ci capita di arrivare in
uno spot di pesca, verificare la presenza di avannotti e/o pesce foraggio in genere e trascorrere
anche tre o quattro ore di inutili lanci?
A questo punto ci diventa necessario postulare altri due assiomi, ovviamente intesi come i
precedenti, ovvero in qualit di principi che vengono assunti come veri perch ritenuti evidenti
o perch forniscono il punto di partenza di un quadro teorico di riferimento.
c) La presenza del pesce foraggio da sola non riesce a giustificare la predazione.
d) La predazione avviene laddove si verificano particolari condizioni idrodinamiche e
meteomarine.
Ovviamente in questo caso D non pu fare a meno di C, in quanto anche laddove avessimo le
condizioni ideali idrodinamiche e meteomarine, ma non abbiamo pesce foraggio nelle vicinanze
perch lecosistema compromesso, la predazione non potrebbe avvenire. Questo un capitolo
molto importante, ma che affronteremo in seguito e fa parte sostanziale delletica e della
responsabilit di un pescatore sportivo.
Entriamo quindi nel dettaglio di queste condizioni e partiamo dalla scelta dello spot; a questo
punto diventa palese che decidere in quale punto pescare pu premiare o vanificare tutti i nostri
sforzi. Se dovessi ridurre al minimo comune denominatore le variabili di scelta di uno spot,
partirei dalla presenza o meno di: corrente e gradino morfologico.
Pensateci un attimo! Questa variabile probabilmente la stessa che vi ha portato a prendere
qualcosa in foce (buona corrente in uscita e gradino di sabbia), oppure lungo una costa rocciosa
(flusso di scaduta e scogli semi sommersi) oppure ancora da qualche parte durante la notte
(flusso di marea e oscurit, che in questo caso vale come gradino morfologico), ma non avete
mai posto lattenzione sullosservazione delle costanti.
Il concetto-base di una predazione non pu fare a meno di queste due costanti perch la
corrente, che sia flusso di marea, residuo di scaduta o movimento idrodinamico in uscita da uno
sbocco, muove il fondo del mare dove sono depositati sedimenti organici, porta nuovo flusso
degli stessi sedimenti, intorbidisce le acque e innesta la catena alimentare con la presenza,
raggruppata e distratta, dei pesci grufolatori sempre in ragione alimentare.
Contemporaneamente il gradino morfologico nel sottocosta immediato spezza questa corrente,
crea flussi idrodinamici che condensano in posizione costante i sedimenti organici e permette
lavvicinamento furtivo del predatore. In buona sostanza, come una pozza dacqua della savana,
corrente e gradino morfologico permettono ai grufolatori di tutte le dimensioni di cibarsi, i quali
a loro volta diventano cibo per i predatori. Il richiamo alla savana ci permette anche di fare alcuni
ulteriori parallelismi sulla predazione che approfondiremo anche pi avanti: avete mai visto
quante volte lattacco di un gruppo di leonesse su un branco di gn va a vuoto? Accade anche
nel mare ed uno spreco di energie comporta il rendere la sopravvivenza pi ardua e,
successivamente, agli azzardi. Avete visto come le leonesse, spesso, durante lattacco cerchino
di identificare lesemplare anziano o malato? Accade anche nel mare e di questo parleremo pi
avanti nelle tecniche di pesca. Avete notato come le stesse si avvicinino al branco acquattate
nellerba alta e controvento per non farsi notare? Per molti predatori del mare, con le dovute
proporzioni, vale lo stesso concetto di mimetismo.
In conclusione possiamo affermare che le condizioni meteo marine ideali per la pesca con gli
artificiali da terra le abbiamo quando:
1. Esiste un flusso idrodinamico che pu essere causato da:
- marea e quindi fondamentale quanto alta sia la sua escursione e il sapere quando avviene,
consultando le tavole di marea.
- corrente moderata e quindi importante conoscere i venti, la loro direzione e da quanti
giorni soffiano. Il vento che ci interessa maggiormente sempre quello che dal mare soffia verso
terra, preferibilmente da quadranti meridionali; per esempio costa esposta verso Est = venti di
scirocco.
- corrente in uscita e quindi lapertura improvvisa di piccole foci o sbocchi lagunari dati
dallimprovviso aumento di flusso dacqua causato dalle piogge torrenziali.
- moto ondoso e quindi la presenza o meno della scaduta, ovvero la parte terminale (quella
iniziale il pi delle volte infruttuosa) della mareggiata, quando londa inizia a perdere vigore,
ma mantiene stabili nelle vicinanze della riva le condizioni della catena alimentare. Attenzione:
la scaduta una finestra temporale di poche ore. Imparate a riconoscerla bene.
2. Peschiamo in presenza di gradini morfologici che abbiamo quando:
- c la presenza di risalite batimetriche che possono essere escursioni nette del fondale, a
volte di qualche metro a volte di qualche decina di centimetri.
- ci sono ostacoli sommersi o semisommersi come scogli, posidonie, pozze o qualsiasi altra
cosa interrompa la continuit della morfologia del fondale.
3. Esistono condizioni di luce o torbidit dellacqua favorevoli al predatore, pertanto quando:
- abbiamo i cambi di luce, quindi alba e tramonto.
- abbiamo un forte calo di luce dato dalla presenza di una bassa pressione nelle vicinanze.
- assenza di luna quando peschiamo di notte.
-abbiamo una torbit dellacqua data da tutte le condizioni di cui al punto 1.
4. Peschiamo contestualmente ad eventi atmosferici particolari, ovvero quando:
- arriva una perturbazione improvvisa; in questo caso molti hanno osservato persino un
aumento della frenesia alimentare del predatore, forse dovuta al contestuale aumento
dellelettricit statica nellaria e nellacqua. In questo caso, per, dobbiamo stare attenti ai
fulmini: un pescatore con una canna in grafite il miglior parafulmine che esista.
- abbiamo una risalita di corrente fredda dalla batimetria profonda che si scontra con quella
calda del sottocosta; un fenomeno non facile da riconoscere, ma lacqua cambia densit e si
creano delle correnti che spingono verso il largo.
- durante una scaduta abbiamo forti correnti di ritorno.
Perdonatemi se nella descrizione di questultima parte non vi cito degli esempi specifici e non
pubblico delle tavole esplicative. Dovete imparare ad osservare questi fenomeni e riconoscerli
da soli, con le dovute diversit a seconda delle latitudini e delle peculiarit delle vostre zone di
pesca. Non dimenticate mai che, per una persona che sa osservare, un cappotto insegna molto
di pi di una pescata fortuita.
Brevi cenni sulle attrezzature.
Canne: azione e potenza di lancio. Essi sono a tutti gli effetti la base portante di una canna
e rivestono unimportanza rilevante nellambito della scelta del nostro attrezzo. Durante la
costruzione di una canna leffetto combinato della conicit del fusto e dello spessore delle pareti
stesse del fusto ci danno diversi livelli di flessione che definiremo azione e diversi livelli di rigidit
che esprimeranno la potenza della grammatura di lancio, che in molti casi viene riportata,
secondo la misurazione anglosassone, in once.
Per quanto riguarda lazione possiamo dividere le canne nei seguenti diversi tipi di flessione:
- di punta o fast: in questo tipo di azione possiamo individuare due diverse categorie: extra fast
dove la flessione durante il lancio riguarda principalmente il vettino e fast dove la flessione
interessa un 20% dellintera lunghezza del fusto.
- media o moderate: la flessione durante il lancio sfrutta il 40% della lunghezza complessiva del
fusto.
- parabolica o slow: dove possiamo avere una flessione parabolico progressiva (moderate slow)
che interessa il 70% della lunghezza oppure una flessione parabolica totale (slow), che si esprime
per quasi tutta la lunghezza del fusto.
Il livello di flessione ci interessa per tre fondamentali ragioni: sensibilit nel recupero,
ammortamento delle fughe della preda e precisione di lancio. Una canna ad azione di punta pi
o meno marcata ci consente una maggiore sensibilit sullartificiale e, pertanto, una maggiore
prontezza nella ferrata, ma nel recupero della preda la canna ci offre una capacit di
ammortamento molto ridotta; in caso di grosse prede si pu rimediare solo con una perfetta
regolazione della frizione del mulinello. Le canne ad azione media o parabolico progressiva
lavorano allopposto; pur non offrendo la sensibilit di una canna ad azione di punta ci offrono
un valido aiuto nel recupero delle prede, che in alcuni casi pu rivelarsi fondamentale.
Personalmente ritengo che nello spinning in mare, dopo una gavetta iniziale in cui le canne ad
azione media o media progressiva ci permettono di rimediare ad alcune inesperienze, quelle ad
azione di punta siano da preferire in quanto oltre a permettere una maggiore sensibilit
sullartificiale, con conseguente incremento sia della capacit di animarlo, sia dellanticipo di
ferrata, ci consentono una superiore precisione di lancio.
Lunghezza. Questa stata a lungo la vexata quaestiodello spinning in mare e, ancora oggi, i
pareri sono contrastanti. Personalmente richiamo lattenzione del lettore agli assiomi a) e b)
enunciati nella Parte prima. In buona sostanza la lunghezza della canna deve poter permettere
allangler di imporre i movimenti allartificiale e quindi anche il poter variare velocemente
langolatura del recupero. Come ho gi avuto modo di dire, ritengo che, per poter gestire al
meglio un artificiale in wading, le misure comprese tra 7 e 8 (2,10 e 2,40 mt.) siano perfette;
saltuariamente, in particolar modo se peschiamo da scogliere, possiamo arrivare fino ai 9 (2,70
mt). Altre lunghezze uguali o superiori ai 3 metri ci fanno entrare nel surf-fishing, simile allo
spinning, ma concettualmente diverso.
E importante tener presente che la prima valutazione di una canna la facciamo in base al disegno
del manico. Il manico, partendo dalla base verso il cimino, composto da: butt cup, rear grip,
reel seat e fore grip. Una prima regola che ci permette di effettuare una selezione sarebbe quella
che la lunghezza complessiva al di sotto del reel seat (portamulinello), quindi la parte composta
da butt cup e rear grip, una volta impugnata la canna, non superi quella del gomito; se la
lunghezza fosse superiore ostacolerebbe i movimenti del polso e la rotazione della canna e
potrebbe impigliarsi sui waders o sul gilet, ostacolando i movimenti che ci consentono di far
cambiare direzione al nuoto dellartificiale o di assecondare le fughe di una grossa preda. Un
discorso a parte, invece, meriterebbe il foregrip, il pi delle volte poco considerato in funzione
di impugnatura di appoggio per il recupero di un grossa preda. Un foregrip di almeno 9-10 cm,
infatti, diventa utilissimo durante il recupero di una preda impegnativa.
Qualit dei materiali. Nella scelta di una canna valutiamo anche i processi produttivi. Quasi
tutta lattuale produzione mondiale di canne da spinning prevede lutilizzo di fibre sintetiche quali
carbonio o grafite per la costruzione del fusto; le differenze sostanziali tra il carbonio e la grafite
sono costituite dagli indici di purezza dei materiale derivati per fusione. In altre parole se la
cottura dellimpasto di fibre aramidiche e microinerti (questi ultimi spesso di tipo ceramico o
metallico utilizzati per irrobustire il grezzo) viene sottoposta a temperature di 1800/2000 gradi
otterremo il carbonio, se la facciamo salire tra i 2700 ed 3000 gradi otterremo un processo di
cristallizzazione del materiale che, eliminando a livello molecolare tutte le impurit e le sacche
daria, ci permette di ottenere ci che comunemente chiamiamo grafite. Lindice di purezza della
grafite viene definito in modulo e sar maggiore in relazione alle temperature ed ai tempi del
processo di surriscaldamento. Nelle successive fasi di lavorazione il tessuto di grafite viene
applicato a mock-up in acciaio che permettono di dare la voluta conicit e gli spessori del fusto;
in seguito la posa del materiale verr fissata mediante luso di resine epossidiche. Le ultime
fasi di lavorazione prevedono la possibilit di un rinforzo della parte esterna del fusto mediante
luso di svariati materiali quali, per esempio, il kevlar, titanio ed altri ancora che possono
contribuire a rinforzare lintera struttura e che spesso sono oggetto di una lavorazione esclusiva.
Nel valutare la qualit di una canna dovremo, pertanto, verificarne sia la qualit del modulo, sia
lo spessore interno del grezzo, sia (quando la casa produttrice lo rende noto) il processo di
realizzazione dello stesso blank che pu prevedere una lavorazione del tessuto di grafite con
strati apposti in diversa sequenza e atti ad esaltare le qualit flettenti e di robustezza. Un'ultimo
aspetto, da non sottovalutare nell'acquisto di una canna, la presenza o meno di una garanzia
a vita al primo acquirente. Talvolta questa garanzia viene offerta anche per l'acquisto del solo
blank e ci significa che qualsiasi difetto o rottura si dovesse verificare durante il corso degli
anni, porter automaticamente alla sostituzione del pezzo o dell'intera canna da parte della
azienda costruttrice. Ovviamente questa garanzia non pu essere offerta per le attrezzature di
fascia media, ma l'aspetto non da poco e quando presente indicativo sia della qualit
generale della canna, che della seriet aziendale.
Infine, nella qualit generale di una canna, dobbiamo anche considerare la qualit della
componentistica. La maggior parte delle impugnature delle canne realizzata in sughero,
materiale che, oltre ad essere estremamente leggero, ha il grosso vantaggio di essere
impermeabile e di non richiedere particolari manutenzioni. Il sughero viene tagliato in dischi
dello spessore di un centimetro circa, assemblato attorno al blank per poi essere sagomato a
seconda delle esigenze. Al sughero portoghese vengono riconosciute caratteristiche di qualit
superiori, anche se recentemente hanno fatto la comparsa anche nel mercato delle canne da
spinning saltwater schiume di materiale sintetico (eva foam), ricavate da particolari lavorazioni
del neoprene, attualmente in uso nelle canne da traina ed altrettanto pratici e resistenti.
Lattuale produzione di reel-seat (portamulinello) delle maggiori marche prevede largamente
luso di grafite per favorire la leggerezza generale della canna e alcuni modelli offrono la
possibilit di disporre del cut-out, una sorta di taglio sotto lo spazio che occupa il dito indice che
permette di poggiarlo direttamente sul grezzo (blank), con un grosso guadagno in termini di
sensibilit.
Ultimo, ma non ultimo elemento della componentistica sono gli anelli guidafilo; il loro principale
compito la salvaguardia delle caratteristiche di resistenza dei monofili e la relativa
scorrevolezza mediante l'utilizzo di materiali anti-attrito, ma di fondamentale importanza anche
il loro numero, in quanto una distribuzione pi capillare lungo il fusto permette alla canna di
distribuire meglio lo sforzo del lancio e quello di un recupero gravoso. In una canna da spinning
solitamente si trovano sette anelli (incluso il cimino), che sono appena sufficienti nel caso di
lunghezze fino a 2,10 metri, ma decisamente scarsi se la lunghezza diventa 2,40.
Fermo restando il fatto che nella scelta di una canna siamo obbligati a fare i conti anche con il
portafogli, ricordatevi che una canna da 400 euro non vi fa pescare pi di una da 100 euro; se
una canna vi permette di gestire bene i movimenti dellartificiale e vi consente una gittata
ottimale per i vostri luoghi di pesca, molti dettagli andranno scelti in virt di aspetti personali
che, comunque, diventano secondari. Metterei solo lattenzione sulla presenza o meno del cut-
out nel manico, in quanto un aumento della sensibilit diventa molto utile in azione di pesca.
Il concetto di equilibrio. Gli abbinamenti successivi di mulinello, braided e terminale,
diventano fondamentali per un equilibrio generale dellattrezzatura e per il tipo di artificiale che
vogliamo usare, a sua volta scelto in relazione al tipo di preda che vogliamo insidiare.
Per evitare di perderci in un mare di esempi, prendiamone uno che pu essere rappresentativo
di una scelta ben precisa: vogliamo pescare in una zona di costa rocciosa con fondale medio
basso e composto da sabbia, posidonia e scogli semisommersi. La possibilit di cattura maggiore
rappresentata dalla spigola, ma in condizioni di scaduta potrebbero aggiungersi i barracuda, a
volte i serra di dimensione medie e, a seconda della stagione, piccole lecce e giovani lampughe.
Scegliamo una canna lunga intorno ai 7 (2,10 mt.) per un lure weight compreso tra 5/8 e 1 oz,
quindi 18-28 grammi. Labbinamento del mulinello dovrebbe essere un 4000 (classificazione
Shimano), pertanto un mulinello che ci consente di avere un max drag di frizione compreso tra
i 3 ed i 4 kg. e un carico di braided da 30 libbre intorno ai 110-130 metri. Perch un braided da
30 lb. e non da 20 lb. o inferiore? Perch il braided, pur sopportando carichi di rottura elevati,
soggetto allabrasione per contatto e questultima dipende dal diametro. Cento o pi metri di
braided da 30 libbre sono pi che sufficienti per qualsiasi preda possiamo incontrare in questi
luoghi di pesca. Assicuriamoci innanzitutto di aver caricato il braided nel mulinello con collegato
uno spezzone iniziale di 3-4 metri di nylon; il nylon aderir alle pareti del tamburo molto meglio
del braided ed eviter che questultimo possa ruotare su se stesso; solo alcuni mulinelli da
casting hanno un piccolo fermo presente allinterno del tamburo che evita questo accorgimento.
Se usiamo un mulinello tradizionale (non rotante) evitiamo di caricare il braided fino alla
sporgenza del bordo superiore, ma teniamoci qualche millimetro pi sotto; in questo modo
abbiamo lo spazio per il terminale in nylon nella condizione di riposo e minimizziamo il rischio di
parrucche.
A questo punto possiamo collegare il terminale in nylon adattando lo spessore alle diverse
condizioni di pesca. Perch il terminale? Innanzitutto perch la parte pi soggetta allabrasione,
quella pi vicina allartificiale e alla preda e un terminale di 1-1,20 mt. di nylon garantisce una
maggior resistenza allabrasione durante il combattimento, durante un recupero vicino ad
ostacoli semisommersi, in caso di incaglio, forzando, si spezzer sul nodo di congiunzione
proteggendo lintera lunghezza del braided e infine risulta meno visibile del braided stesso
(spesso colorato) agli occhi del pesce.
Ultimo, ma non ultimo vantaggio: possiamo adattare lo spessore del terminale alle diverse
condizioni di pesca. In acque eccessivamente chiare scendiamo fino allo 0,20-0,22, mentre, in
caso di acque torbide o moto ondoso in scaduta, saliamo fino all 0,28-0,30.
In questo modo abbiamo unattrezzatura equilibrata in tutti i rapporti di peso e potenza; se
dovessimo avere necessit di maggiore potenza probabilmente avremo una canna con lunghezza
di 8 (2,40 mt.), per un lure weigth compreso tra 1-1/2 e 2 oz. (32-58 grammi), pertanto
potremo abbinare mulinello di classe 6000 o superiore (classificazione Shimano) a seconda delle
situazioni di pesca ed abbineremo un braided da 50 lb. con terminali che vanno dallo 0,40 allo
0,60, a seconda delle prede che vogliamo insidiare.
Artificiali.
Partiamo da una premessa: il settore degli artificiali il pi grosso business allinterno dello
spinning in mare, ogni stagione presenta nuovi modelli e nuove livree spacciate per essere super
catturanti, ergo un artificiale nasce per catturare prima lo spinner (che lo acquista) poi (e non
sempre) il pesce. Non mia intenzione sparare a zero sui fabbricanti di artificiali, ovviamente e
come in tutti i settori c il produttore serio e quello meno serio, quello che ha testato il suo
prodotto fino a perfezionarlo e quello che lo mette in commercio senza nemmeno avergli fatto
toccare lacqua di una vasca idrodinamica.
Come districarsi in tutto questo? Decisamente non facile. Ricordo tanti anni fa un thread su
quelli che allora si chiamavano Discussion Board in cui un ragazzo diceva che il suo artificiale,
dopo un lancio accidentale contro uno scoglio che aveva piegato la paletta anteriore, era
stranamente diventato pi catturante. Lacuta osservazione di un vecchietto di grande
esperienza come Moreno Bartoli, spiegava in seguito a quel ragazzo come probabilmente, dopo
aver raddrizzato la paletta metallica anteriore, lartificiale aveva cambiato tipo di nuoto e,
altrettanto probabilmente, il modo di nuotare apparentemente sbagliato aveva reso lidea di
un pesce ferito e, pertanto, era diventato pi catturante.
Ma facciamo un passo indietro ancora pi lungo. Primi anni 80, internet non esisteva. Paolo
Sala, noto trainista italiano e al tempo collaboratore della Rapala, propone alla stessa una
produzione di artificiali da trolling con la colorazione estesa fino al lato inferiore che fino ad allora
era una semplice livrea bianca, partendo dalla giusta osservazione che gli attacchi del predatore,
nella maggior parte dei casi, avvengono dal basso verso lalto. La Rapala inizi la produzione di
questo tipo di artificiali, ma la interruppe subito; il motivo? Semplice, non si vendevano.
Ecco perch parto dal presupposto che lartificiale catturi in primis il pescatore, in seguito il
pesce. Per, indipendentemente da ci che il mercato propone, nella scelta di un artificiale
possiamo tenere in considerazioni alcuni aspetti basilari.
Innanzitutto il nuoto! Prima di spendere una fortuna in un determinato modello di artificiale e in
tutte le livree, pesi e misure, fatevene prestare uno (o compratene uno soltanto), andate in un
posto che vi permetta di lanciare stando in una posizione alta e osservate il suo nuoto. Provate
diversi tipi di recupero a diverse velocit. Osservate quanto vibra lateralmente a seconda della
velocit di recupero, imprimetegli delle decise accelerazioni per vedere se svirgola
lateralmente, bloccate il recupero ed osservate la posizione che assume da fermo.
Osservate, inoltre, quanto affonda mentre lo recuperate (provate su fondo sabbioso e
parallelamente alla costa, per vedere la nuvoletta di sabbia del contatto con il fondale e poi
misurate la profondit con la vostra gamba) e se vedete che il nuoto, pi in generale il movimento
soddisfa il vostro paragone con quanto avete osservato in natura, continuate a fare la prova
direttamente in pesca.
Osservare ..gi lo ripeto spesso in queste pagine e lo ripeter ancora. Se non abbiamo idea di
come si comporti il pesce foraggio alla vista del predatore, se non sappiamo come nuota nei
momenti di fuga, non sapremo mai come recuperare il nostro artificiale e ancor meno come
sceglierlo! A volte sarebbe meglio osservare cosa succede durante un inseguimento ed un
attacco che accade al vostro compagno di pesca piuttosto che mettervi a lanciare come un
forsennato accanto a lui.
Ricordatevi che di un artificiale per lo spinning in mare dovete conoscere perfettamente come
nuota con un recupero lento (pesce in nuoto normale), come reagisce ad una improvvisa
accelerazione (overdrive) e come nuota in velocit (pesce in fuga); inoltre vi deve essere ben
chiaro a che profondit nuota ad una certa velocit (ricordatevi che questa in funzione della
distanza e della posizione del cimino durante il recupero) e come si comporta quando lo fermate
e riprendete a recuperarlo (stop & go).
Perch?
Perch durante lazione di pesca la vostra testa deve essere laggi, qualche decina di centimetri
sotto il punto in cui avete lanciato, immaginando che lungo il percorso del recupero qualche
predatore (salvo che non labbiate gi visto) sia nei dintorni e veda il vostro artificiale.
Fin qui abbiamo visto quanto concerne il movimento di un artificiale; anche la colorazione ha,
ovviamente, la sua importanza, ma pi che nei colori che vede il vostro occhio, limportanza sta
nella percezione dei colori e (soprattutto) nella percezione del contrasto che hanno i predatori.
La vista dei pesci. Spendiamo due parole su questo argomento. Di certo sappiamo solo che la
scienza non in grado di darci risposte certe su questo argomento e che, quindi, possiamo solo
fare considerazioni sulla base dei pochi dati a disposizione. Non tutti i pesci percepiscono i colori
allo stesso modo, alcuni ne percepiscono solo una parte, altri pur percependo lintero spettro, ne
hanno sicuramente una visione diversa da come la possiamo intendere noi: profondit, condizioni
di luce, angolo di provenienza della luce, particelle in sospensione ne alterano la visione. Gli
occhi dei pesci hanno due recettori, le cellule a cono e le cellule a bacchetta; queste ultime
servono principalmente per la visione notturna, non identificano i colori, ma percepiscono bene
(e anche di giorno) il movimento ed il contrasto. Le cellule a cono, invece, permettono
lidentificazione dei colori nella visione diurna; nella retina di alcune specie ne esistono di tre
differenti tipi (rosso, verde e blu) come negli esseri umani, in altre specie questi recettori sono
sensibili solo al verde ed al blu, in altre ancora sono presenti solo due recettori (rosso e grigio).
A questo punto fermiamoci un attimo a ragionare: ma se lorgano pi usato da un predatore per
lindividuazione della preda la linea laterale (cio quella rete di canali longitudinali sottopelle
collegati a terminazioni nervose e dirette verso la testa fino ai labirinti dell'orecchio interno, che
permettono di percepire le vibrazioni anche a lunga distanza); se la recettivit dei colori dello
spettro solare spesso limitata, mentre la percezione del movimento e del contrasto buona
con la luce alta e ottima quando questa si abbassa, possibile che il colore influisca solo nei
termini del contrasto?
Cerco di spiegarmi meglio: se prendiamo due artificiali identici e li fotografiamo in bianco e nero
(per ridurre la nostra percezione dei colori) sar molto difficile anche per noi distinguere la livrea
che dal dorso quasi nero sfuma verso largento e poi sul bianco, da quella con il dorso rosso
scuro che sfuma verso loro e poi sul bianco. Questo aspetto spiegherebbe molto anche in merito
agli attacchi di predatori su artificiali dai colori accesissimi e irreali; se poi consideriamo che le
catture arrivano spesso durante le scadute, quindi con livelli di luce e di percezione dei colori
dentro lacqua molto bassi, possiamo a buon titolo credere che sia stato il contrasto dellartificiale
rispetto allambiente circostante a permettere al predatore di identificare la preda e causarne
lattacco e non il suo eventuale realismo della livrea.
Un ultimo aspetto, ma forse il pi importante, la percezione del movimento: negli esseri umani
essa avviene attraverso un ciclo con una frequenza di circa 24 fotogrammi al secondo;
solitamente nei pesci ed in particolar modo nei grufolatori e non carnivori questa frequenza
molto pi bassa, mentre proprio nei pesci predatori sale e, in alcune specie, si avvicina molto a
quella degli esseri umani. A sua volta questa frequenza influenzata dalla temperatura corporea
e la maggior parte dei pesci predatori riesce a mantenere la propria temperatura corporea pi
alta dellacqua circostante. Da questo ne deduciamo che pescando con le acque fredde, quindi
dallautunno inoltrato fino allinizio dellestate, il predatore ha una percezione del movimento
della preda di gran lunga migliore di quanto questultima abbia del suo naturale nemico.
Pertanto, possiamo affermare, almeno da un punto di vista prettamente empirico, che nella
scelta di un artificiale dobbiamo considerare:
1- il nuoto, quindi il tipo di movimento che assume una valenza superiore a quella del realismo
o meno della sua colorazione.
2 - la colorazione, che va scelta in base al contrasto con lambiente circostante e secondo la
prospettiva di vista del pesce.
Questultimo punto, in modo particolare, lo vedremo in seguito nelle tecniche di pesca.
Tecniche di pesca. Se siete arrivati fin qui leggendo le parti precedenti e non cascando dal
sonno per la noia, vi faccio i miei pi vivi complimenti. Cerchiamo ora, per distrarci un poco,
di affrontare qualche situazione reale che possa servire come esempio di quanto abbiamo
affermato. Pensare di poter discernere ed affrontare, in uno o pi articoli, tutte le tecniche di
pesca dello spinning in mare sarebbe ovviamente impossibile e, allo stesso modo, inutile.
Impossibile perch a tutte le situazioni immaginabili si aggiungono decine e decine di variabili
locali; inutile, perch non rappresenterebbero uno stimolo allosservazione ed allo sviluppo di un
pensiero soggettivo.
Supponiamo di effettuare unuscita di pesca alla ricerca di spigole allalba di una giornata ai primi
di dicembre, il picco di marea intorno alle 7,00 del mattino e le temperature del mare
cominciano a dare picchi in calo significativi, in particolare nelle acque basse. Arriviamo in una
piccola baia composta da una insenatura di poco pi di un centinaio di metri, con una punta
rocciosa alla nostra sinistra ed uno scoglio emergente o semisommerso vicino al centro.
La linea di demarcazione tra il blu ed il celeste rappresenta la linea di frangenza principale, le
frecce bianche indicano la direzione del moto ondoso in post scaduta e la freccia nera lattuale
direzione del vento. E siccome non siamo cos fortunati da avere le condizioni ideali (Murphy e
le sue leggi sono sempre in agguato nello spinning in mare), consideriamo che abbiamo una
leggera schiuma solo sulla linea di frangenza principale ed il vento soffia intorno ai 6/7 nodi.
Bene, osserviamo attentamente il mare. Il moto ondoso di scirocco spinge ancora e rinforza sulla
linea di frangenza, pertanto lo scoglio affiorante crea un deflusso delle acque che si concentra in
opposizione, cio verso maestrale. Per il vento di levante spinge il flusso verso ponente-libeccio,
aiutato sia dalla bassa profondit che dal calo della batimetrica, creando una leggera corrente di
ritorno (frecce celesti) che finisce poi con lo scontrarsi con il flusso della linea di frangenza
principale.
Alla luce di quanto ipotizzato finora che cosa possiamo osservare? La posizione n1 sarebbe
sbagliata in quanto la finestra temporale della scaduta gi finita; se siamo fortunati potremmo
tentare qualche predatore maggiore o qualche pelagico di fine stagione, ma perderemo la
possibilit di pescare in altre posizioni nel momento favorevole alla predazione. La posizione n2
una scelta povera in quanto il vento di levante spinge verso di noi il deflusso principale dello
scoglio semisommerso; in questo caso, se dovessimo avere un branco di pesce foraggio a 20/25
metri da noi, potremmo persino correre il rischio di avere tra la nostra posizione ed il branco di
pesce foraggio proprio i predatori. Se avrete la fortuna di pescare con delle guide in gamba ai
Caraibi, vi insegneranno una regola fondamentale della pesca nelle flats: lartificiale non deve
mai muoversi in direzione del predatore. Questa regola vale in tutti i mari e a maggior ragione
nel Mediterraneo.
Rimangono la 3 e la 4, o meglio il percorso dalla 3 alla 4; stiamo pescando in wading, quindi
ricordiamoci di muoverci con circospezione, evitando movimenti bruschi o altro che possa
disturbare lazione di pesca. Prima ancora di entrare in acqua effettuiamo qualche lancio da terra,
magari tenendoci a qualche metro dalla battigia. Allo stesso modo, dopo essere entrati in acqua
per qualche metro, proviamo a lanciare lungo i bordi; ricordiamoci che un predatore come la
spigola pu cacciare in 30 cm. dacqua anche se pesa 3 o 4 kg.!
Portandoci in posizione di pesca (ovviamente pi avanti e sempre con un occhio rivolto alla
profondit) cerchiamo di osservare quanto abbiamo di fronte agli occhi: la superficie del mare
leggermente increspata dal levante e questo non facilita la pesca a vista (sight-fishing); per se
prede e predatori si trovano vicino alla superficie dobbiamo essere in grado di riconoscere le
rispettive posizioni: solitamente il branco del pesce foraggio lo distinguiamo dalla diversa
intensit delle increspature (pi fitte rispetto a quelle del solo vento e costanti), perch in acque
basse tendono sia ad unirsi in branco serrato, sia a portarsi verso la superficie; capire, invece,
la posizione del predatore o dei predatori molto pi difficile. In questo caso supponiamo di non
riuscire a vederli; possiamo solo considerare una costante: solitamente un predatore come la
spigola tende a mangiare in favore di corrente ed probabile che il suo avvicinamento verso il
branco di pesce foraggio provenga da questa direzione.
Fermiamoci qui e cominciamo a considerare gli eventuali errori che, a questo punto, possiamo
fare:
1. Ci muoviamo per raggiungere un punto pi vicino a quello dove abbiamo visto il branco o pi
comodo per lanciare. In questo caso la spigola si accorge di noi e si allontana. Idem dicasi per il
rumore in generale.
2. Lanciamo direttamente sopra il branco. Leffetto come quello dei trainisti della domenica
che passano con la barca sopra la mangianza: anche in questo caso possiamo solo ottenere
leffetto di spostare il branco e, ovviamente, anche il predatore, senza ottenere alcun risultato.
Evitando questi due errori e ricordandoci che innaturale che una preda fugga verso il predatore,
lanciamo il nostro artificiale cercando di simulare un pesce che fugge staccandosi dal branco. In
questo caso evitiamo un altro errore tipico, cio quello di un recupero con velocit costante. Un
pesce braccato e in fuga non nuoter mai in modo costante; effettuer una prima fuga veloce in
una direzione comunque diversa dalla posizione del predatore, poi rallenter un attimo per poi
riprendere la fuga, magari con una angolazione leggermente diversa. A sua volta il nuoto della
preda, anche durante la fuga, incostante; se impariamo a recuperare imprimendo alla
manovella un movimento rotatorio oscillante e delicatissimi strappi del cimino (esercizio
utilissimo per imparare a recuperare correttamente un WTD in saltwater) riusciamo a dare
unimpressione di veridicit a tutta la nostra azione di pesca.
Se stiamo usando un piccolo jerk in grado di affondare solo qualche centimetro potremmo avere
la fortuna, a seconda della dimensione della spigola, di riconoscere la sua posizione per via del
movimento dacqua superficiale; linseguimento della spigola, nella maggior parte dei casi, non
velocissimo e, a volte, arrivata a 20 centimetri dal nostro artificiale, sembra seguirlo per
osservarlo prima di attaccarlo oppure scartare.
Se scarta vuol dire che qualcosa lha insospettita; pu averci visto oppure ha notato uno strano
movimento di gambe in acqua oppure ancora abbiamo reso non credibile il nuoto del nostro
artificiale.
Durante linseguimento del predatore in sight fishing, a maggior ragione, dobbiamo mantenere
il sangue freddo e avere la capacit di variare il nuoto dellartificiale, ovvero rallentarlo un
pochino e poi accelerare (ovviamente ad una velocit reale per il pesce foraggio); Nella mia
esperienza, in alcuni casi e con gli esemplari pi scaltri (quasi sempre quelli di maggiori
dimensioni), lattacco arrivato al terzo stop & go, un paio di volte persino a soli 5 metri dal
cimino. Nella pesca in wading alla spigola ricordatevi sempre due aspetti:
- durante lazione di pesca abbassatevi leggermente in avanti, in modo da essere meno visibili
(ricordatevi che questa una pesca in caccia).
- durante gli ultimi metri di recupero tenete il cimino basso, quasi a sfiorare la superficie
dellacqua, e finite lazione di pesca solo quando il terminale fuori dallacqua.
Supponiamo, invece, che in questa stessa situazione non abbiamo la possibilit di identificare la
posizione del branco di pesce foraggio, men che meno quella del predatore; anzi, questultimo
ha in parte predato prima del vostro arrivo e quindi leggermente svogliato. La visione del
nostro artificiale, recuperato in velocit dinamica, per il momento non lo stimola e pensare di
stanarlo con un artificiale da superficie recuperato velocemente sarebbe un errore grossolano.
In questo caso lo stimolo rappresentato proprio dalla lentezza o meglio, dalla relativa facilit
della predazione. La spigola un predatore opportunista; tende a non sprecare energie e,
spesso, si posiziona dietro un gradino morfologico a favore di corrente, aspettando di avvistare
una preda. Una preda che nuota nelle vicinanze, lentamente e con un andamento errante, quasi
fosse ferita, in grado di scatenare lattacco anche del predatore svogliato.
Per poter fare tutto ci dobbiamo ricorrere ad un tipo di montatura che potremmo definire
finesse, ma che nella sostanza prevede luso delle cosiddette soft bait o esche siliconiche in
versione spiombata. Non dimentichiamoci che ci serve innanzitutto leggerezza per far nuotare il
nostro artificiale lentamente e vicino alla superficie; inoltre ci occorre il movimento e questo pu
essere dato dalla sinuosit di molte esche siliconiche. Sebbene il mercato delle soft bait sia
cresciuto enormemente da quando Herb Reed, in un piccolo garage che fungeva da modesta
sede della Lunker City Fishing Specialties, arriv alla concezione dello slug-go, il capostipite di
tutte le saltwater soft bait, personalmente, per la pesca alla spigola, preferisco il concetto
minimalista del classico grub o falcetto montato con il solo amo tipo offset. La ragione consiste
principalmente nella capacit dei movimenti della coda. Tra i grub che preferisco per qualit della
mescola di plastica, resistenza, variet di colorazioni e misura sono quelli dellamico Al Kalin a
cui, ultimamente, abbino sempre degli ami tipo offset, ma nella variante wide gap, in quanto
permettono una maggior stabilit dellartificiale con recuperi molto lenti.
Torniamo alla nostra situazione di pesca; cerchiamo di lanciare sfruttando la leggera corrente di
ritorno (questa tecnica altrettanto valida in qualsiasi situazione siamo in grado di sfruttare
questo tipo di corrente). Il grub cos montato in grado di far lavorare la coda sempre, sia da
fermo in contro corrente, sia nei leggeri affondamenti, sia, ovviamente, nei recuperi;
paradossalmente, in condizioni di pesca diverse, possiamo sfruttare questo tipo di artificiale
persino con un effetto surface laddove aumentiamo di molto la velocit di recupero.
Assicuriamoci solo di avere sempre la lenza tesa ed effettuiamo il cambio di direzione con la
diversa angolazione della nostra canna.
Per concludere ricordiamoci che questo tipo di pesca richiede:
- precisione nel lancio; se necessario allenatevi in bianco, su un prato cercando di centrare un
cestino di vimini a varie distanze e, possibilmente, in situazioni di leggero vento laterale.
- unottima conoscenza di quanto abbiamo gi detto in precedenza in merito al nuoto degli
artificiali.
- sensibilit dellattrezzatura; questa anche una ragione per cui da preferire la presenza del
cutout nel manico ed il braided come lenza madre, in quanto garantisce meno elasticit del
nylon.
La scaduta. Proseguendo nei brevi excursus sulle tecniche di pesca supponiamo, invece, di
essere fortunati e di effettuare unuscita di pesca in concomitanza con la famigerata scaduta.
Supponiamo, inoltre, che tale scaduta sia di buone dimensioni per volume dacqua e che,
pertanto, pescheremo sempre in wading, ma da costa rocciosa. Per intenderci, utilizzando lo
schema di costa visto nella parte precedente, nella posizione n 1. Perch in wading? Perch
questo abbigliamento ci permette, con le debite limitazioni, di poterci avvicinare allonda senza
correre troppo il rischio di bagnarci, oppure raggiungere uno scoglio attraversando un piccolo
tratto di mare.
La portata dacqua di una scaduta pu essere di dimensioni diverse, a volte persino eccezionali
e dipende non solo dal vento e dalla distanza percorsa dalle onde, ma anche dalla risalita
batimetria tra mare profondo e costa. Se da un lato quella imponente ci mette soggezione per
la dimensione del letto di schiuma, dobbiamo stare molto attenti alla scaduta pi modesta, che
spesso nasconde londa anomala. Londa anomala un fenomeno marino di cui non si conosce
ancora n la causa, n l'origine; solitamente un'onda considerata anomala se supera 2,2 volte
l'altezza media del gruppo di onde a cui appartiene. Di certo e per esperienza personale vi
consiglio di fare molta attenzione: prima di raggiungere una posizione di pesca osservate per
una decina di minuti il punto che volete raggiungere e fate caso a come lo stesso si abbassa sul
mare: se avete un gradino netto, quasi a 90 gradi sulla superficie del mare il rischio maggiore
quello di una doccia dallalto.
Se invece langolo di attacco inferiore a 90 potreste trovare unonda che vi viene addosso
come un tir, rischiando di farvi cadere sugli scogli retrostanti o persino in acqua. In questo caso
lutilizzo di una cintura salvagente a CO2 vale maggiormente dellavere qualche artificiale in pi.
Tornando alla scaduta il primo aspetto che ci interessa ai fini della pesca sapere quanto
materiale di sedimento, in particolare lalga, ancora in movimento, perch agganciandosi
allartificiale ne impedirebbe il nuoto corretto. Ovviamente il momento buono della scaduta
comincia quando le alghe in sospensione si muovono solo a poca distanza dal fondo e larea
compresa tra quel movimento e lo spessore della schiuma delle onde diventa il nostro territorio
di caccia. Scoprirlo diventa abbastanza facile se sappiamo a che profondit nuotano i nostri
artificiali; inoltre, la scelta delle ancorette a discapito del solo amo singolo in coda allartificiale
risulta essere una scelta veramente povera.
La presenza delle ancorette, infatti, comporta:
- un aumento della possibilit di aggancio dei residui di alga in sospensione, vanificando tutto il
recupero di quel lancio;
- la possibilit di un aggancio su una sola punta di una grossa preda, con conseguente distorsione
e rischio di perdita della preda;
- laggancio casuale ed esterno di una preda con limpossibilit di capire tempi e ragione della
predazione.
Questi ed altri argomenti correlati li affronteremo in una prossima parte, dedicata appunto alla
differenza tra ancorette e amo singolo.
Ricordiamoci, invece, che durante una scaduta sostenuta il recupero fortemente dinamico! E
una pesca giocata in velocit, con decise jerkate (a seconda del tipo di predatore che vogliamo
insidiare) dove allimportanza del movimento (che abbiamo visto nella Parte quinta) sostituiamo
il flashing di un contrasto tra schiuma, torbidit e frenesia alimentare.
Gi, perch di frenesia alimentare stiamo parlando. Perch mai un predatore dovrebbe trovarsi
a faticare in un moto ondoso sostenuto dalla risalita batimetria se non perch l in mezzo si
trovano anche i pesci foraggio, che nuotano con maggiore difficolt di lui? Se il predatore non
avesse la necessit di predare non starebbe cos vicino alla costa, ma sarebbe diverse centinaia
di metri pi al largo, a farsi cullare dal movimento ondoso dove la batimetria pi alta. Invece
l in mezzo, a poche decine di metri dalla riva per cercare tutti quei pesci foraggio che spendono
le loro forze solo per evitare di essere sbattuti sugli scogli da unonda.
Bene, supponiamo di aver raggiunto la nostra posizione dopo averne verificato la sicurezza e
abbiamo deciso quale artificiale usare in relazione alla profondit del suo nuoto. Adesso non ci
resta che sceglierne il colore! Facciamo un passo indietro. In precedenza abbiamo esaminato la
vista dei pesci e abbiamo visto come la percezione del movimento e del contrasto buona con
la luce alta e ottima quando questa si abbassa. Per capire al meglio questa situazione di pesca
dobbiamo immaginare di essere la sotto, un paio di metri pi in basso del moto ondoso e vedere
da laggi la schiuma:
Se in controluce abbiamo il sole, il grosso della schiuma ci apparir chiaro; se il sole coperto
da nuvole, il grosso della schiuma ci apparir scuro.
Adesso osserviamo la livrea dei pesci. Guardate questa immagine di due aguglie fotografate da
una prospettiva che rappresenta perfettamente quella di un predatore che sta per attaccare la
sua preda.
Se provate a sfocare di un poco limmagine, viene difficile distinguere le due aguglie dalla
superficie del mare (in questo caso appena increspato). Madre natura ha dotato i pesci,
quantomeno la maggior parte di loro (dove molti predatori diventano, a loro volta, prede di pesci
pi grossi), di una livrea degradante dallo scuro fino al quasi bianco.
Perch?
Per mimetismo, quindi per protezione. Se quelle aguglie fossero riprese dal basso con lo sfondo
della schiuma, a sua volta illuminata dal sole in controluce, probabilmente scomparirebbero alla
vista. Allo stesso modo il dorso scuro mimetizza il predatore che dal basso si muove verso lalto,
poich il fondo del mare appare scuro al pesce che si trova in posizione pi alta.
In questa situazione potete anche chiedervi a che cosa vi servirebbe la livrea iperrealistica in
3D, con effetto realsigth e bluemotion del vostro artificiale da 38 euro, che magari ha delle
ancorette che si piegato sotto uno sforzo di appena due chili?
Assolutamente a niente.
Tornando a quanto detto in precedenza sugli artificiali, possiamo solo aggiungere che la loro
colorazione in funzione del tipo di pesca che vogliamo fare:
- dove il punto di vista del predatore di poco inferiore a quello della preda ed il movimento
lento (in tutto o in parte) componente essenziale dellazione di pesca, il realismo della livrea
ha la sua importanza;
- dove le condizioni del moto ondoso impongono un recupero dinamico e veloce dellartificiale e
la preda, nella visione del predatore, risulta su una dominante chiara o scura, la livrea
degradante non ci serve a niente e sarebbe da preferire una livrea monocromatica.
A questo punto credo che non ci sia bisogno di precisare quali colori scegliere in questa
particolare situazione, ma dovreste essere in grado di saperlo soli. Allo stesso modo avrete gi
effettuato la scelta della profondit di nuoto in ragione della valutazione dello spessore della
schiuma. Tutto questo, per, rimane teoria fine a se stessa se non provate ad applicarla in
situazioni reali ed allenate la capacit di saper distinguere immediatamente le variabili del vostro
hot spot.
Aggiungo solo, anche a costo di essere ripetitivo, che per avere successo nellazione di pesca e
poter scegliere lartificiale pi appropriato dobbiamo ragionare con il punto di vista del predatore.
Per esempio, nella pesca notturna, lerrore pi banale che possiamo commettere quello di
pensare che un artificiale chiaro sia pi visibile di uno scuro. E esattamente il contrario, se
vediamo la cosa dal punto di vista del predatore e non del pescatore.
Il senso dellacqua si sviluppa ragionando da predatore!
Surface lures. Nei miei primi 10 anni di spinning in mare, ammetto di non averli nemmeno
provati. Poi, per qualche anno, solo dei sporadici tentativi. La febbre da surface mi contagia,
invece, nel 2001 per colpa di Nicola Zingarelli, che non perde occasioni per decantarmi leffetto
adrenalinico di un attacco a galla. Non era possibile non dargli credito sia per lentusiasmo con
cui ne parlava, sia per linfinita competenza che lo ha sempre distinto in tutte le sue affermazioni.
Dopo qualche settimana mi vedo recapitare un pacco inviato proprio da Nicola: una manciata di
Striper Strike della Creek Chub facevano capolino dalla scatola, invitandomi a provarli
immediatamente.
Detto fatto, mi trovo in pieno ottobre a lanciarli da una scogliera, con il moto ondoso leggermente
sostenuto ed il sole alto nel cielo. Ricordati di recuperarli a manetta, quasi che volino sopra la
superficie erano state le sue ultime parole al telefono. Al terzo lancio il popper fende la superficie
del mare come una lama e, improvvisamente, lacqua dietro di lui si gonfia; pochi interminabili
istanti con il fiato sospeso ed il cuore in gola e, prima ancora di rendermene conto, una schiena
esce dallacqua e parte il cicalino dello strike. Non ho idea di cosa fosse perch mi tremavano le
gambe, mi ero completamente dimenticato di ferrare e dopo nemmeno un minuto avevo perso
il pesce! So solo che in seguito non ho mai dimenticato di portarmi un surface lure nella
manciata di artificiali che selezionavo per unuscita di pesca.
Evito di entrare nel dettaglio di quanto avvenne negli anni a seguire, anche perch la saga
del popper ancora oggi abbondantemente documentata negli archivi 2001-2003 dei forum
tematici, quello di Seaspin in primis: di certo, a discapito di quanto si credeva fino allora e per
merito del ruolo fondamentale di Nicola Zingarelli, il surface fishing contribu ad effettuare le
prime catture importanti di grossi pelagici nella pesca a spinning da terra.
La famiglia dei surface lures molto vasta: viaggia dal classico popper nelle varie versioni
(galleggiante, affondante, a bocca larga, con uscite laterali idrodinamiche, a taglio piatto, con
coda in gomma, etc., etc.) al pencil popper, passando per gli skipping lures (i mitici Ranger che
chiamavamo saponette) e per finire con il misconosciuto e sottovalutato needle fish lure.
Tra tutti i surface, quello che ancora oggi riesce ad entusiasmarmi il walkin the dog, spesso
abbreviato semplicemente con WTD. Tra i nomi delle tecniche di pesca con gli artificiali
probabilmente non ne esiste altro pi esplicativo ed immediato: portare a passeggio il cane, o
a passeggio con il cane. Lespressione rende immediatamente unimmagine a cui tutti, credo,
abbiamo assistito almeno una volta nella vita: un cane al guinzaglio che si muove a zig zag, con
un incedere nervoso, veloce ed incostante, mentre il suo padrone cerca di non inciampare sul
guinzaglio. Il WTD un artificiale eclettico se recuperato correttamente in mare (cosa non proprio
intuitiva) e, spesso, risolve delle situazioni di pesca con predatori svogliati o sospettosi. Prima di
procedere bene sottolineare unimportante distinguo: il Walkin the Dog in mare innanzitutto
una tecnica di recupero, ispirata ed adattata dalle acque interne da un artificiale, lo Zara Spook,
che con la sua forma a sigaro e landamento errante side to side riusciva a rendere aggressivi
anche i bass svogliati. Tale tecnica pu essere applicata sia ad artificiali successivamente nati e
pensati espressamente per essere dei veri e propri WTD in mare, sia a certi popper, che alla
maggior parte dei pencil.
Il colpo di fulmine con questa tecnica di recupero avvenne nellautunno del 2003; pausa pranzo
con un panino e coca in barca e mare infestato da lampughe, purtroppo decisamente svogliate.
Avevo tentato di tutto: jig di varie dimensioni e colori, poppy, jerk, popper recuperati a qualsiasi
velocit. Niente sembrava stimolarle e riuscivo ad ottenere solo degli inseguimenti svogliati che
si concludevano sempre con uno scarto finale. Avevo fatto lultimo tentativo tradizionale con
un polaris popper di Gibbs e, forse pi per disperazione che per voglia di sperimentare qualcosa
di nuovo, provai un recupero in cui lartificiale muoveva molta acqua di lato senza
necessariamente dover avere la velocit del popper: il primo attacco avvenne subito e ne
seguirono molti altri. Situazione simile, ma da scogliera qualche settimana dopo: lecce giganti
che inseguono il Ranger fino a sfiorarlo con il muso, ma nessun attacco portato a termine. Al
cambio di artificiale provo di nuovo il recupero WTD e ottengo uno strike al primo lancio. In
seguito ebbi modo di verificare che questo tipo di recupero funzionava perfettamente con i serra,
con le spigole e persino con i barracuda, anche se questi ultimi solo in particolari situazioni.
WTD: un po di storia. La tecnica chiamata walkin the dog nata in acque interne e pi
precisamente nel bass fishing, dove probabilmente abbiamo il pi alto livello di specializzazione
della pesca a spinning e da dove lo spinning in mare ha spesso prelevato tecniche e/o artificiali
per poi modificarle/i per luso in saltwater. Gli americani, per esempio, hanno esportato questa
tecnica in acque salate, applicandola nelle flat e nei back country di molti stati del sud-est
ottenendo risultati eccellenti con gli snook.
Ci che sostanzialmente cambia dalluso in acque interne a quello in acque salate la velocit
del movimento e, di conseguenza, il sincronismo dei movimenti.
Il WTD in acque interne un movimento che per luso in mare potremmo definire lento: canna
bassa, lenza leggermente in bando e piccoli colpi di polso ben cadenzati durante il recupero: in
questo modo allartificiale si imprime un andamento che disegna una esse sulla superficie; ai fini
del movimento superficiale molto importante avere un leggero bando di lenza, perch proprio
quello che permette di ottenere il cosidetto side to side. In altre parole non avremo mai la
lenza in perfetta tensione, se non nei momenti di richiamo, mentre subito dopo tenderemo a
lasciarla in bando in modo che lartificiale possa effettuare il cambio di direzione, che verr
maggiormente accentuato quanta pi lenza avremo lasciato in bando.
A questo punto parlare di recupero WTD in velocit sembrerebbe un controsenso, ma bastano
poche piccole accortezze per ottenere un buon movimento veloce e sufficientemente isterico
da renderlo adatto anche ai predatori del mare. Imprimere al nostro artificiale un movimento
walkin the dog veloce, almeno in una fase iniziale, non facile, sebbene e come sempre sia un
movimento pi facile a farsi che non a dirsi. Innanzitutto dobbiamo dimenticarci del lasco, o
meglio, dobbiamo restringere il lasco della lenza a livelli infinitesimali, cos come i movimenti del
polso sul cimino; in questo caso, infatti, il movimento WTD verr dato pi dal giro di manovella
che effettueremo sul mulinello che non dal polso, al punto tale che possiamo considerare quasi
dannoso un movimento ampio del cimino (sostanzialmente una jerkata) che, il pi delle volte,
causa di una sovvraposizione tra amo e lenza, in quanto la velocit di recupero sommata allo
strappo eccessivo porterebbe lartificiale a balzare fuori dallacqua e superare il terminale
stesso.
Per capire meglio il movimento da effettuare nel girare la manovella del mulinello meglio
servirci di un esempio: immaginate di imprimere una forte spinta ad un pendolo libero di oscillare
per 360 gradi. Il movimento rotatorio avr una fase iniziale lenta (la risalita) per poi accelerare
durante la discesa, avere un picco di velocit massima nel punto pi basso e poi, lentamente,
decelerare finch il tutto non ricomincia daccapo. Sinteticamente questo il movimento che noi
dobbiamo imprimere alla manovella, dove al picco di velocit massima di ogni giro di manovella
abbiniamo un leggerissimo spostamento indietro del cimino (4-5 cm. al massimo), tenendo conto
che avremo la canna leggermente laterale e bassa verso la superficie del mare in condizioni di
mare calmo, mentre sar un pochino pi alta con mare mosso.
Ovviamente landamento side to side di un WTD veloce avr un angolo molto pi ristretto
rispetto al movimento che utilizziamo nelle acque interne, ma questo stesso angolo, sommato
alla rapidit dei picchi di velocit del recupero, contribuir a creare vistosi spruzzi laterali,
scodamenti del corpo dellartificiale fuori dallacqua, affondamenti appena sotto la superficie
per poi risalire a galla e ricominciare tutto daccapo. In altre parole esattamente ci che si intende
imitare, cio la fuga scomposta e disperata di un piccolo pesce spaventato dalla vista di grossi
predatori.
Ovviamente quando parliamo di velocit nel recupero WTD non intendiamo minimamente quella
del recupero di un popper o di uno skipping lure; una velocit complessiva simile a quella di
un normalissimo jerk da mare, a volte persino pi lenta: verr dettata in primis dalleffetto
surface degli sbandamenti laterali del tipo di artificiale che stiamo usando.
Facciamo unultima considerazione sulla vista del predatore: la visione un cono leggermente
inclinato verso lalto, dove ad un angolo di campo limitato, frontale e bioculare si affianca un
ampio angolo di campo laterale e monoculare.
Linseguimento e lattacco di un predatore in velocit avvengono con una dinamica simile a
questa:
dove lattacco finale viene portato con una rotazione di 180 gradi a lato della preda.
Il WTD ci permette di stimolare laggressivit del predatore al pari del popper (personalmente
ritengo anche in forma superiore) per movimento dacqua e vibrazioni, ma la sua velocit ridotta
evita sia quegli attacchi a vuoto tipici dei recuperi pi veloci, sia la possibilit che il predatore si
insospettisca per una velocit troppo anomala di una piccola preda.
Il jigcasting. Sembra ieri, ma sono trascorsi quasi venti anni! A farmi balenare l'idea del
"jigcasting", verso la met degli anni '90, fu un'insieme di coincidenze fortuite. Non avevo ancora
cominciato a pescare a mosca, ma di quella tecnica invidiavo maledettamente la bellezza estetica
dell'attrezzatura, l'eleganza dell'azione di lancio e la qualit delle mosche da mare, con la loro
capacit di poter imitare tutto o quasi nelle forme e nei colori; dovete immaginare che, a quei
tempi, il panorama degli artificiali da spinning era disarmante: ci che si trovava nei negozi di
pesca specializzati in mare proveniva in primis da Rapala ed Abu Garcia e spesso si trattava di
artificiali pensati per la traina, con scarse capacit di lancio, oppure di artificiali da acque interne
adattati all'uso in mare.
Ricordo che una volta, in una battuta di pesca autunnale in scogliera, incontrai un'altro pescatore
a spinning: nel 1994 trovare qualcuno che pescava a spinning in mare era come incontrare un
passante attraversando a piedi il deserto del Sahara. Era un americano e, fortunatamente, era
pi logorroico di me: parlammo per circa due ore, quasi ininterrottamente! Ricordo che
sbirciando nella sua scatola degli artificiali notai la presenza quasi esclusivamente di jig in
bucktail, ma ci che mi colp maggiormente fu il fatto che utilizzava una canna da casting con
un mulinello rotante low-profile!
Attrezzatura da casting e jig dressati!!!!! Sembrava il controaltare della pesca a mosca in mare:
l'attrezzatura da casting riusciva a suscitare quella sorta di fascino "tecnologico-feticista" che
caratterizza tutte le passioni moderne, mentre i jig mi facevano pensare alla possibilit di
dressarli a piacimento. Di quell'incontro mi rimase il ricordo dell'eleganza del lancio a casting,
una manciata di jig da mare ed una frase a cui, li per li, diedi poca importanza: La pesca con i
jig tende a separare i pesci grandi da quelli piccoli, cos come separa i pescatori pi bravi da tutti
gli altri".
Fu solo qualche anno pi tardi che capii il vero significato di quella frase.
Prima di proseguire, per, facciamo un piccolo passo indietro: che cosa il jigcasting? Il
jigcasting essenzialmente una tecnica dello spinning che prevede luso di teste piombate o jig-
head; le jig-head possono essere montate con esche siliconiche oppure con piume ed altri
materiali di derivazione mosca ed assumono il nome comune di jig. Le tipologie delle jig-head
sono tante e, a seconda del tipo di testina, possiamo simulare sia il nuoto nelle varie profondit,
che le diverse fasi comportamentali dei pesci, persino latto di grufolare nella sabbia.
E inoltre possibile abbinare qualsiasi bait, grub, shad o minnow siliconico montato su amo
singolo ed eventualmente equilibrato con dei leggerissimi pesi aggiuntivi.
In altre parole, non solo abbiamo la possibilit di utilizzare una variet di colori e dimensioni
praticamente infiniti, ma possiamo utilizzare imitazioni di granchi, gamberi e persino piccoli
vermi, per estendere la nostra pesca con gli artificiali anche agli stessi pesci grufolatori (in
precedenza prerogativa della sola SWFF).
Ultimo, ma non ultimo punto a favore, abbiamo linnegabile vantaggio di avere il jig quasi sempre
legato in maniera solidale con il terminale (solitamente utilizziamo nodi diretti a doppio
passaggio) e, pertanto, avere un livello di sensibilit sul polso altissimo, amplificato
notevolmente se utilizziamo una canna da casting con cut out nel manico; durante il recupero,
in assenza di vento, persino possibile accorgersi quando si sfiorano colonie di posidonia o
piccole dune di sabbia.
Nel lontano 1994 mi sembrava che il jigcasting potesse diventare la tecnica pi specializzata
allinterno dello spinning in mare, di certo quella pi difficile da interpretare in quanto bisognava
sapere esattamente che cosa si voleva insidiare e come, e, altrettanto certamente, si trattava di
una tecnica che non lasciava spazio alcuno alla cattura fortuita.
Il feticismo febbricitante e nascente del casting fu soddisfatto qualche mese dopo lincontro con
langler americano: tramite un amico negli USA riuscii a farmi costruire una canna da casting da
Ira Stutzman della Hells Canyon Custom Rod su un grezzo Sage 470, con tanto di cutout sotto
l'impugnatura a pistola. Ammetto che i miei primi tentativi con il casting furono goffi e spesso
contraddistinti da mostruose parrucche della lenza, ma alla fine vinse la testardaggine. I risultati,
per, non tardarono ad arrivare, anche se in un primo tempo si limitarono ai predatori
tradizionali. La facilit con cui si poteva simulare ogni tipo di nuoto del pesce foraggio e la sua
profondit di azione, mi diedero un forte entusiasmo: dalla barca con le jig head da 1 0z. era
persino possibile pescare su mangianze che si tenevano in profondit (6/7 metri) e le esche
siliconiche (i gamberetti della DOA e i piccoli worm a imitazione delle San Juan flies) mi avevano
portato alla cattura di alcuni grufolatori nella pesca da terra.
Quando, infine, catturai una spigola in 30 centimetri dacqua con un granchio siliconico mi
sembr di esser pronto ad affrontare una sorta di master della pesca, ad onor delle vero sarebbe
pi corretto definirlo uninsensato gesto di testardaggine: affrontare una flat caraibica, la terra
per eccellenza del saltwater flyfishing, con lattrezzatura da spinning.
Nel febbraio del 2001, dopo aver studiato quasi a memoria il libro Fishing the Flats di Mark Sosin
e Lefty Kreh, ero con una guida maya in Yucatan, a bordo di un panga che si muoveva nelle
sterminate paludi salmastre di Ascension Bay e con lidea fissa di prendere un permit con i
wobbler!
I wobbler sono delle jig-head piatte, leggermente rialzate verso lalto, solitamente dressate con
marabou e flash hair, che permettono un affondamento lento, a zig-zag, e poi un recupero a
piccoli saltelli sul fondo, cercando di simulare lo spostamento laterale di un granchio.
Apparentemente sembrerebbero meno efficaci del realismo di un granchio siliconico, ma basta
osservare come nel SWFF il Crazy Charlie sia apprezzato dai bonefish meglio di qualsiasi altra
imitazione di gambero, per capire che i pesci non ragionano come noi.
Dopo aver cileccato un paio di permit per limprecisione del lancio, finalmente riesco a
posizionare il wobbler dove doveva essere e, al quinto o sesto balzello sul fondo, inizia quel
"canto" caro a tutti i pescatori: lo strike del mulinello.
BINGO!!!!!!!!!!!!!! Certo, avessi pescato a mosca, di permit ne avrei preso un altro paio, ma il
risultato che stavo cercando era arrivato e, in ogni caso, nellarco della giornata un paio di
bonefish ed un tarpon, tutti presi con i jig, mi fecero conquistare la stima dei flyfisher del lodge,
che inizialmente mi avevano guardato dallalto in basso per via dellidea di pescare a spinning in
una flat.
A questo punto ci sarebbe da chiedersi perch mai continuiamo a pescare con un minnow (che
ci porta a condizioni idrodinamiche obbligate) quando con i jig abbiamo la libert di effettuare
tutti i movimenti che vogliamo a tutte le profondit di pesca? Perch mai continuiamo a spendere
una fortuna in artificiali, quando con i jig possiamo costruirci limitazione di qualsiasi cosa
vogliamo a costi ridicoli?
E infine, dove mettiamo la soddisfazione di una cattura con un artificiale costruito con le nostre
mani? La risposta nella frase dellangler americano: La pesca con i jig tende a separare i pesci
grandi da quelli piccoli, cos come separa i pescatori pi bravi da tutti gli altri".
Ovviamente il jig casting non pu sostituire altre tecniche dello spinning in mare come, per
esempio, il surface fishing oppure lo spinning pesante, ma certamente rappresenta una tecnica
che si adatta al 70% delle situazioni di pesca del mediterraneo.
Guru, guretti e gurettini. Permettetemi, per concludere, di fare una piccola precisazione: nella
Parte Prima di questa serie di post basati sulla mia personale esperienza nelle Tecniche di pesca
con gli artificiali ho premesso l'aspetto pi importante che alla base di queste pagine, ovvero
il fatto che non ho la pretesa di essere un detentore di verit con la V maiuscola, non parlo per
assoluti, ma cerco di identificare le costanti e l'unico scopo di queste mie parole quello di dare
uno stimolo interpretativo alla pesca con gli artificiali. Ci nonostante credo anche di poter
parlare a monte di quasi trent'anni di esperienza di pesca con gli artificiali, di parecchie centinaia
di pesci catturati (e rilasciati) e decine di documentari realizzati con Caccia & Pesca, programmati
con mesi di anticipo, che hanno portato a catture nell'unico giorno di riprese. Tuttavia mi viene
facile immaginare che quanto ho scritto finora e quanto seguir (in particolare quando
affronteremo temi "caldi" come il C&R o l'uso dell'amo singolo al posto dell'ancoretta), susciter
le critiche dei "mediani" della pesca su internet, cio di quegli angler che, avendo il bottone
dell'importanza di s perennemente schiacciato e tronfi di qualche decina di catture, hanno la
capacit di criticare anche a monte di una lettura superficiale e non consequenziale di quanto ho
scritto, per poter fare sfoggio della propria cruda ed incolta sapienza.
Personalmente il raglio dell'asino non mi ha mai infastidito e dubito che inizier a farlo adesso!
Per mi preme sottolineare un paio di aspetti che vorrei siano sempre presenti nei vostri giudizi:
- un'ipotesi vera solo nel momento in cui voi potete sperimentare direttamente che funziona;
in tutti gli altri casi pura teoria. Non fermatevi mai alla teoria, ma diffidate di chi vi spaccia la
validit di un'ipotesi priva di motivazioni a supporto perch . quello che parla un'asino!
- l'esperienza deriva dalla conoscenza, ma quest'ultima la somma di quanto appreso a livello
teorico e poi sperimentato direttamente. La conoscenza alieutica, per, si basa anche sul sapere
teorico-scientifico. Sebbene stiamo vivendo in un'epoca in cui l'ignoranza si trasformata da
vergogna in vanto, diffidate sempre di questo vanto .... quello il raglio dell'asino!
Nodi & Terminali
A distanza di tanti anni dai primi articoli scritti per La Pesca Mosca & Spinning, ammetto che il
mio punto di vista sui nodi leggermente cambiato! Sar forse la vecchiaia, oppure il cosiddetto
senno di poi. ma credo che, alla fine dei conti, la semplicit sia la chiave di volta di qualsiasi
situazione. Personalmente ho ridotto al massimo il numero dei nodi che uso, limitandolo a quei
quattro o cinque che sono fondamentali nel tipo di pesca di cui ci occupiamo.
Il leit motiv principale rimane la semplicit dellesecuzione, dando per assodato il prerequisito
della resistenza al carico di rottura. Perch? Perch se stiamo pescando dalla barca con mare
sostenuto, se stiamo pescando dinverno con le mani gelate, oppure di notte con la necessit di
usare una lampada, la semplicit desecuzione fondamentale per non perdere tempo, magari
nel momento pi importante della battuta di pesca.
Per rimanere in argomento con il blog, voglio tenere in considerazione principalmente i nodi
necessari nello spinning mediterraneo, cio quelli che possono esserci utili nella pesca ai
predatori stanziali.
Prima ancora di entrare nel vivo dellargomento c una regola fondamentale che sarebbe meglio
tenere a mente:
- un nodo va SEMPRE eseguito bagnato!
Per quanto vi possa sembrar strano lo stesso nodo eseguito a secco comporta una vistosa
perdita del carico di rottura e, se disponete di un semplicissimo dinamometro, potete facilmente
verificare di persona quanto sostengo.
Inoltre, ricordatevi sempre che:
- un nodo rappresenta sempre un potenziale punto di rottura; meno ce ne sono e meglio !
- un nodo va stretto al massimo, forzandolo con le nostre mani nei due lati opposti, meglio se
protette da guanti.
Ma di quali nodi abbiamo bisogno nello spinning mediterraneo? Dando per assodato luso di una
base di nylon pre-braided (come abbiamo visto in precedenza), la vera necessit di un nodo
rimane il collegamento tra braided e terminale ed il collegamento tra terminale ed artificiale.
Collegamento braided-terminale.
Questo tipo di collegamento quello che soffre meno lo stress da lancio (cio la perdita del carico
di rottura dovuta dallaccelerazione del peso dellartificiale durante il lancio), ma quello che ci
ritroveremo a cambiare pi spesso per adattare il diametro del nylon al tipo di condizioni
meteomarine che troviamo e al tipo di predatore che vogliamo insidiare. Negli anni ho finito per
utilizzare solo due nodi di congiunzione:
Albright Knot.
E' un nodo impiegato per collegare due lenze di diametro diverso, ottimo nel caso in cui la
differenza tra gli spessori notevole.
Come si realizza:
- Raddoppiare la lenza pi grossa e inserire, attraverso l'asola, 25 cm. della lenza pi sottile (fig.
1).
- Avvolgere la lenza leggera intorno alle due braccia dell'ansa (fig. 2)
- Fare 10 spire ed inserire l'estremit libera nuovamente nell'asola (fig. 3).
- Fare scivolare il nodo verso l'ansa e poi tirare le due estremit della lenza sottile (fig.4).
- Ripetere l'operazione tirando la sola lenza sottile fino a serrare il nodo (fig. 5).
- Tagliate le eccedenze di lenza (fig. 6)
Toni Pea Knot.
Anche questo nodo permette di avvolgere il braided intorno al terminale e la forza della trazione
avviene sul nodo di stop che, personalmente, rispetto allo schema pubblicato, preferisco
sostituire con un nodo Uni perch pi bilanciato nello scorrimento sugli anelli durante il lancio. Il
Toni Pea si presta ad essere eseguito sia con lenza madre semplice, che con quella doppiata
cercando, in questultimo caso, di tenere la doppiatura abbondantemente bagnata per il corretto
allineamento delle spire.
Come si realizza:
- Eseguite un nodo Uni un poco lasco sul terminale e fateci passare 50 cm. di braided (fig. 1).
- Ferrate saldamente il nodo Uni (fig. 2).
- Eseguite 10 avvolgimenti a salire (12 nel caso di terminali sottili) e 9 a scendere (11 nel caso
di terminali sottili) (fig. 3).
- Mentre mettete in tensione le spire tirando il braided fuori nodo ed il terminale, accompagnate
leggermente le spire con il polpastrello senza usare le unghie e, se necessario, bagnate
ulteriormente il nodo. (fig. 4)
- Serrate vigorosamente le spire e tagliate le eccedenze. (fig. 5)
Collegamento terminale-asola.
Questo tipo di collegamento quello che risente maggiormente dello stress da lancio e,
personalmente, sia che stia usando una clip tipo breakaway o che necessiti di un nodo diretto
per alcuni tipi di jig, preferisco nodi a doppio passaggio. La sola eccezione diventa la necessit
di un nodo ad asola, fondamentale per alcune tecniche del jig casting, in particolare quando
abbiniamo shad siliconici ad ami spiombati. Anche in questo caso, negli anni, ho finito per
utilizzare solo due nodi.
Trilene knot.
E un nodo semplicissimo e veloce da realizzare, nato per collegamenti diretti su braided; con il
nylon sono necessari almeno 5 o 6 avvolgimenti, a