Post on 19-Jul-2015
Dopo l’anno Mille anche nella scultura, come
nell'architettura, si ha un momento di rinascita e rinnovamento . Il linguaggio scultoreo è diascendenza tardo-antica e plebea e viene superata
la bidimensionalità dell’arte bizantina e il gusto per
l’ornamentazione stilizzata tipica di quella barbarica. La scultura è legata all'architettura ed ha una
funzione decorativa delle strutture architettoniche. Le
figure sono caratterizzate da volumetria e plasticitàe sono collocate in spazi che richiamano la realtà .I temi che si prediligono sono molto vari e possono
essere a carattere religioso come storie della Bibbia,
del Vangelo e della Genesi, oppure fare riferimento alla vita quotidiana come i mestieri o raffigurare
mostri fantastici e decorazioni geometriche .
L'intento delle rappresentazioni scultoree in questo
periodo è quello di trasmettere un messaggio morale e religioso che al popolo, per lo piùanalfabeta, sarebbe risultato altrimenti oscuro.
Capitello di Cluny
Il timpano del Giudizio finale di Autun, dettaglio, 1130 circa
Nelle chiese romaniche le decorazioni a rilievo o inserimenti scultorei si concentravano:- nei timpani- nelle ghiere degli archi- nelle strombature dei portali- negli elementi ornamentali delle facciate- nei capitelli- nei fonti battesimali- negli amboni (pulpiti)- negli arredi liturgici
Accanto ai temi religiosi troviamo anche soggetti allegorici e profani illustrati attraverso i
mestieri , le stagioni , i mesi , i segni dello Zodiaco che simboleggiano i cicli della vita.
Chiesa di San Martino a Lucca, parete di fondo del portico: raffigurazioni dei Mesi sotto le arcate; i tondi contengono i segni zodiacali.
Duomo di Piacenza, il ciclo dei mestieri nei piloni interni.
Particolare scultoreo alla base di una finestra nella facciata est della Cattedrale di Barletta
Chauvigny (Francia), capitello.
Vézelay, chiesa di Sainte-Medeleine, capitelli.
Contro le decorazioni rappresentanti i mostri infernali, che avevano la funzione di turbare il fedele alla visione dell'inferno, si schierò Bernardo di Chiaravalle.
L’Abbazia di Moissac, fondata nel secolo VII e affiliata nel 1047 all'ordine di Cluny, è
collocata lungo una delle quattro vie di pellegrinaggio che nel Medioevo conducevano
verso il santuario di Santiago in Compostela. Dell'antica abbazia sussistono ancora la chiesa e il chiostro, che sono tra i monumenti più celebri dell'arte medievale. La chiesa
attuale è un edificio a una navata, senza transetto, con cappelle laterali realizzate tra i contrafforti che sporgono all'interno.
Abbazia di Moissac
Moissac
II timpano di questo portale, realizzato verso il 1130, è tra i capolavori della scultura romanica.
Al centro della composizione trionfa il Cristo, cinto da un'aureola, che tiene nella mano sinistra il Libro della vita, e alza la mano destra in un gesto di benedizione. I tratti fortemente segnati, gli occhi brillanti, la barba e i capelli ripartiti in ciocche simmetriche contribuiscono al senso di potenza e solennità trasmesso dalla sua persona .
E’ circondato dai quattro evangelisti, rappresentati attraverso i loro simboli: il giovane alato (S. Matteo), il leone (S. Marco), il toro (S. Luca) e l'aquila (S. Giovanni). II resto del timpano presenta i ventiquattro vegliardi dell'Apocalisse che, disposti su tre registri sovrapposti, girano i loro volti stupiti verso il Cristo.
Il timpano poggia su un architrave, decorato da
otto rosoni incorniciati da un cavo che esce dalla bocca di due mostri, posizionati a ogni estremità.
Il pilastro del portale , imponente, è un blocco
monolitico ornato da tre coppie di leoni rampanti, i cui corpi a X si sovrappongono. Sulle facce laterali
del pilastro sono scolpite le due figure
smisuratamente allungate di S. Paolo, a sinistra, e
di Geremia, a destra. L'artista trascura tutte le leggi dell'anatomia, allungando all'eccesso il
modulo dei corpi dei due personaggi per coprire
tutta la superficie a sua disposizione. I due personaggi, però, nonostante l’allungamento
eccessivo dei corpi, mostrano volti ben
proporzionati e sguardi intensi.
Sugli stipiti dei piedritti appaiono S. Pietro, patrono dell'Abbazia, e il profeta Isaia.
Wiligelmo e i rilievi del Duomo di ModenaIl creatore della Bibbia di pietra
Il nome di Wiligelmo è tramandato solamente da un'iscrizione sulla facciata del Duomo di Modena: "inter scultores quanto sis dignus onore claret scultura nunc Wiligelme tua" (quanto tu tra gli scultori sia degno di onore è chiaro ora, o Wiligelmo, per le tue opere scolpite).
L’importanza del Duomo di Modena risiede, oltre che nell’impianto architettonico, anche
nell’apparato scultoreo che riveste la facciata, i portali e le membrature interne ed esterne caratterizzandosi per una concezione nuova delle forme e dello spazio .
In facciata sono state murate quattro lastre con storie della Genesi. Si tratta, secondo alcuni
critici, di quanto rimane di un pontile smembrato in epoca ignota.
Le scene si susseguono in narrazione continua al di sotto di una sequenza di archi su mensole e
su colonne che idealmente le separano.
Creazione dell’uomo, della donna e peccato originale.
Rimprovero del Signore; cacciata dal paradiso terrestre e condanna al lavoro della terra.
Lastra 1
Lastra 2
Uccisione di Abele da parte di Caino; maledizione di Caino.
Uccisione di Caino con una freccia da parte del cieco Lamech; l’arca di Noè; Noè e i figli dopo il Diluvio.
Lastra 3
Lastra 4
Lastra 1
La prima scena raffigura Dio Padre in una
mandorla sorretta da due angeli; segue la
creazione di Adamo; la scena successiva
rappresenta la creazione di Eva che sorge
dal corpo addormentato di Adamo.
Si noti in queste due scene la resa
anatomica del corpo di Adamo e la sua
plasticità, uno dei maggiori risultati
dell'arte di Wiligelmo.
segue la scena del Peccato Originale,
dall'esecuzione meno fortunata.
Gli episodi fondamentali sono collocati
secondo una sequenza cronologica , la
cui narrazione è leggibile da sinistra a
destra. Gli spazi, al di sotto delle arcatelle
sono semplici, scarni, essenziali : si noti la
roccia e il fiume su cui è adagiato
obliquamente, come un burattino senza i fili,
il corpo di Adamo.
Nella scena con il lavoro dei progenitori, l’autore
rende il senso della fatica diurna attraverso la
posizione dei due corpi chinati nell’atto di zappare
la terra intorno ad un albero e la collocazione sulle
due teste dei capitelli pensili, per far percepire il
sacrificio cui sono stati chiamati a compiere sulla
terra.
Lastra 2
Adamo ed Eva, nudi, sono in piedi davanti a Dio
creatore che, con espressione severa punta verso
di loro l'indice della mano destra. I progenitori
prendendo coscienza del loro peccato e
nascondono il volto con la mano sinistra, mentre
con la destra coprono le loro nudità. Segue la
cacciata dal paradiso terrestre.
Lastra 3
Nella terza lastra sono raffigurati l’offerta
all'ara del Signore da parte di Caino e Abele;
l’uccisione di Abele e la maledizione di Caino.
Caino uccide Abele con un colpo di bastone
sulla testa. In questo particolare la scena è
rappresentata con forte realismo evidente
nei volti e nei gesti dei personaggi .
Nella scena de la maledizione di Caino, Dio
Padre pone la mano destra sulla spalla di Caino
in un gesto di condanna e maledizione; nella
sinistra ha un cartiglio in cui si legge: «Ubi est
Abel frater tuus» (= Dov'è tuo fratello Abele?
Gen 4,9).
Gli effetti della condanna saranno visibili nella
quarta lastra.
Lastra 4
Lamech, raffigurato cieco, con il passo vacillante e con il copricapo caratteristico degli Ebrei nel Medioevo, ha
l'arco in mano ed ha appena scoccato una freccia che
ha colpito alla gola Caino, il quale cade come fulminato, in ginocchio, reclinando la testa all’indietro
per il contraccolpo e aggrappandosi al ramo del grande
albero, nel tentativo di sorreggersi.
Nella scena con l’arca di Noè, l’artista riprende il testo
biblico e realizza un’arca secondo le indicazioni che il
Padre Eterno ha dato a Noè, cioè a piani, ma la costruisce come se fosse una basilica romanica, con
quattro arcate nella parte inferiore e altrettante nella
parte superiore. Quelle inferiori sono tutte chiuse, due delle superiori, invece, sono aperte. Da queste si
affacciano i visi di Noè e di sua moglie, che guardano
nelle direzioni opposte, a destra e a sinistra. In basso vi
sono raffigurate le acque del diluvio.
Anche in queste scene, gli sfondi sono semplici e quasi scarni .