Post on 13-Feb-2017
L’INGRESSO IN COMUNITÀI l pr imo contatto : i l Centro d ’Ascol to
Quando decidono di entrare nella Comunità Airone, i soggetti si interfacciano innanzitutto con il Centro d’Ascolto, che corrisponde al Quartier Generale della Comunità sito in via Basento 3 a Taranto; in quella sede viene valutato il potenziale della persona e il matching con la proposta comunitaria. Dopodiché, se l’esito di questa valutazione preliminare è favorevole, il soggetto viene registrato: è proprio da qui che è stato estrapolato l’archivio dati più corposo, di 3648 inserimenti a partire dal 1988, l’anno della fondazione.
Familiare orizzontale
Familiare ascendente
Familiare acquisito or.
Familiare acquisito vert.
Amico/a
Istituzione
Se stesso/a0 10 20 30 40
La maggior parte degli ingressi è veicolata dal Sert, mentre gli accompagnatori sono tendenzialmente parenti diretti ascendenti (genitori ma anche zii). Le categorie devono essere considerate dei meri suggerimenti, dato che non erano esaustive e mutualmente escludenti.
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L’INGRESSO IN COMUNITÀI l genere negl i anni
La maggior parte degli utenti è maschio, in linea con i dati epidemiologici della popolazione, anche se le proporzioni tra generi non vengono rispettate. Dal 1997 è stato aperto un centro femminile, che ha raggiunto il massimo delle ospiti nel 2001; in generale il trend è in calo, per gli uomini più che per le donne.
0
22,0
44,0
66,0
88,0
110,0
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
23774677
1398
16
810104
51
4347
5862
84
65
7672
64
77
58
85
7174
101101
83
69
8176
67
32
46
69
Gli ospiti della Comunità AIRONE, dal 1988 al 2014, sono pervenuti da numerose Province italiane, non solo pugliesi, in particolare Taranto; il dato è stato calcolato tenendo conto della residenza e non del domicilio effettivo prima dell’ingresso in Comunità (o in carcere, in caso di istituzionalizzazione).
LA PROVENIENZA DEGLI OSPITILa provenienza degl i ospi t i dal 1988 al 2014
BR TA BA FG LE PZ MT CZ CS KR RC CT ME PA SR TP PE CH AQ NA SA BN AV CE CB RM FR LT AN AP AR FI MS PT BO MO PR RE RN CO MI SO VA VR VI CN TO VC
1201142171223213131224171813101298149
2161331101153403
258254
796
1376
492
Puglia
CampaniaLazio Piemonte
SUD
CENTRO NORDBasilicata Sicilia
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Dai dati provenienti dal database della Comunità Airone, che conta circa 3600 voci, è stato ottenuto un grafico che raffigura la provenienza dalle provincie pugliesi anno per anno; le distribuzioni della provenienza annuale sono state sovrapposte in trasparenza, ottenendo così un’area densa corrispondente alla provenienza più frequente, e aree in filigrana che raffigurano invece momenti di estensione in una certa direzione. Ciò che emerge dal grafico è una preponderanza della Provincia di Taranto, con estensione verso Brindisi; il primo dato è piuttosto ovvio, dal momento che la Comunità opera prevalentemente nel Tarantino, mentre il secondo mostra la tendenza a estendere il campo d’azione della Comunità sul territorio pugliese.
Per visualizzare sia l’andamento che il trend di provenienza provinciale (linea di
tendenza logaritmica) per ciascuna provincia pugliese (è esclusa quella di Barletta-Andria-Trani, nata dopo l’88 e
quindi non presente come voce nel database Airone), è stata fornita una visione esplosa, da cui risulta evidente che i trend provinciali variano: alcuni crescono (Foggia, Bari), altri decrescono (Taranto e Brindisi), altri rimangono stabili (Lecce).
L’ESTENSIONE IN PUGLIALa provenienza degl i ospi t i dal 1988 al 2014
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L’ESTENSIONE IN PUGLIALa provenienza degl i ospi t i dal 1988 al 2014
0
15
30
45
60
Foggia Taranto Brindisi Bari Lecce
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Taranto e Brindisi risultano essere le province con maggiore espansione negli anni, Foggia, Bari e Lecce a seguire.
L’ESTENSIONE IN PUGLIA
Bari
Lecce
Brindisi
Taranto
Foggia
Andamento variabile globalmente in crescita
Andamento variabile con punte importanti nel ’97 e nel 2007, globalmente in
crescita
Andamento variabile, punta importante tra il ’93 e il ’96, globalmente stabile
Andamento variabile, punta nel 2004, globalmente stabile
Andamento stabile, globalmente in calo
La provenienza degl i ospi t i dal 1988 al 2014
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L’ESTENSIONE IN PUGLIALa provenienza degl i ospi t i dal 1988 al 2014
Secondo il censimento del Dipartimento Politiche Antidroga, nel territorio pugliese sono presenti 53 Comunità Terapeutiche diverse, alcune come Associazioni, altre come Cooperative Sociali. Di queste la maggior parte sono concentrate nella Provincia di Lecce; censimento è presente solo un Centro AIRONE.
Per quanto riguarda i Centri AIRONE, tenendo conto di tutti i Centri che negli anni sono stati aperti e chiusi abbiamo l’immagine di un chiaro addensamento nel Tarantino.
Bari
BATRAN
Foggia
Lecce
Brindisi
Taranto
0 5 10 15 20
È pertanto comprensibile il motivo per cui la maggioranza degli utenti proviene da Taranto, anche se la distribuzione all’interno dei Centri nella fase della Prima Accoglienza è disomogenea, tanto che si è rilevata un’associazione significativa (φ=0.33
p=0.01) tra Provincia di provenienza e Centro di destinazione.
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L’ESTENSIONE IN PUGLIAAssoc iazione tra provenienza e dest inazione
San Vito
Nasisi
Sava
Trepuzzi
Manduria
Martina Franca
PalagianoBrindisiTaranto Foggia
Lecce
Lecce
Lecce
Taranto FoggiaBari
BrindisiTaranto
CrispianoFoggia
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L’ETÀ DEGLI OSPITILe var iazioni d ’età degl i ospi t i dal 1988 al 2014
0
37,5
75,0
112,5
150,0
18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66
L’età media è di circa 30 anni, e la distribuzione delle età, come mostra la linea di tendenza (media mobile a 2 periodi), è asimmetrica, ossia è piuttosto ripida nella metà di sinistra e rallenta nella metà di destra. La mancanza di simmetria è confermata dal fatto che Moda, Mediana e Media presentano valori differenti.
Mediana=28
Media=30,6
Moda=26
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L’ETÀ DEGLI OSPITILe var iazioni d ’età degl i ospi t i dal 1988 al 2014
Ecco quindi che dobbiamo presupporre la presenza di un meccanismo che distorce i dati relativi all’età degli ospiti, privandoli della naturale tendenza ad assumere una forma Normale dove sono pochi i casi estremi e via via più quelli vicino alla media. Verificando l’andamento annuale della media, in effetti, notiamo che c’è una progressione sospetta:
20
25
30
35
40
1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Possibile che esista un progressivo innalzamento della media dell’età? L’evidenza sembra esserci. Ma che senso può avere un simile dato?
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L’ETÀ DEGLI OSPITILe var iazioni d ’età degl i ospi t i dal 1988 al 2014
Per verificare l’esistenza di un meccanismo sottostante i dati ci siamo domandati innanzitutto se potesse esistere una correlazione tra età e anno di ingresso, ed effettivamente si è ottenuto un valore pari a ,51. Questo però non ci autorizza a concludere con sicurezza che “più passa il tempo, più l’età media delle persone che entrano si innalza”, che presuppone l’esistenza di un rapporto avente una chiara direzione. Abbiamo quindi verificato la possibilità dell’esistenza di due differenti meccanismi di influenza direzionata, nel primo caso dall’età all’anno di ingresso, nel secondo dall’anno di ingresso all’età. Ecco quanto emerso:
ANNO DI INGRESSO ETÀ,57
Ci troviamo dunque di fronte a un chiaro segnale di influenza direzionata, che ci dice che è il fatto stesso che il tempo passi a determinare un aumento dell’età media delle persone che entrano.
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FINALIZZARE, ABBANDONARE, RIENTRAREUn annoso problema
Il problema più grande che si trovano ad affrontare gli operatori e le operatrici delle Comunità Terapeutiche è l’abbandono precoce del Programma Terapeutico: questo è scandito in fasi graduali, ognuna con una parte di proposta specifica e una parte di propedeuticità alla fase successiva. Viene da sé che la conclusione prematura del percorso terapeutico equivale a una mancanza di adesione a una prescrizione specialistica. Inoltre, ad aggravare il quadro dell’abbandono, vi è la perdita, di fatto, dei contatti con il soggetto, e quindi la difficoltà nel continuare il monitoraggio.
Degli ospiti di AIRONE alcuni hanno una storia di tentativi pregressi, tra il singolo tentativo e due, in altre Comunità o nella stessa AIRONE. La durata dei tentativi precedenti è piuttosto variabile, con una media di 15 mesi ± 15 mesi.
Senso di prontezza
Mancanza di motivazione
Fattori esterni
Fattori interni
Fine programma
Ricadute durante le uscite0 10 20 30 40
Come si può constatare, la maggior parte dei problemi incontrati nei tentativi precedenti sono legati alla mancanza di motivazione, un dato su cui più avanti azzarderemo di basare alcune ipotesi.
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LE FINALIZZAZIONILe var iabi l i s truttura l i
Nella popolazione AIRONE le finalizzazioni corrispondono a circa il 10% del totale, calcolato come percentuale degli ospiti rimasti per più di 24 mesi; abbassando la soglia ai 18 mesi, il valore si innalza oltre il 12%. È possibile identificare alcune variabili strutturali che correlano con la finalizzazione, non tutte di chiara interpretazione:
• la Provincia di provenienza (φ=0.41 p=0.005); • l’anno di ingresso, in particolare 2001 sembra essere stato l’anno con più finalizzazioni, il 2005 con più abbandoni (F=31.92, α=0.01), questa evidenza sottolinea la variabilità non del tutto aleatoria anno per anno degli esiti, anche se si rimanda a futuri approfondimenti l’indagine sulle ragioni profonde;• l’anno di nascita (F=8.99, α=0.01), con 1969 anno d’oro delle finalizzazioni, 1973 degli abbandoni, anche se il dato è controverso a causa della non correlazione degli abbandoni con l’età;• l’istituzione di invio (φ=0.29 p=0.02), con il contributo maggiore alle finalizzazioni da parte degli autoinvii, del carcere e di altre Comunità (per i soggetti inviati dal Sert l’esito è aleatorio); • il Centro di Accoglienza (φ=0.29 p=0.02), con il contributo maggiore del Centro di Crispiano dove sembrano transitare più ospiti della media degli altri Centri.
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Alcune variabili familiari sono associate con il fenomeno della finalizzazione del percorso terapeutico, ossia:
• i non primogeniti tendono a finalizzare più spesso (φ=0.20 p=0.02), in particolare i nati per quarti (φ=0.35 p=0.02), non vi è però associazione tra la finalizzazione e il numero di fratelli; • chi finalizza ha un padre tendenzialmente più giovane di chi non finalizza, cioè 57 anni e 65 in media, anche se la relazione è di poco al di sotto della soglia di accettabilità (F=5.90, α=0.07); • quelli che terminano in generale hanno vissuto il decesso la madre, anche se la relazione è al limite della significatività (φ=0.24 p=0.06).
Può avere senso porsi qualche quesito sulla stabilità di simili dati e sulla possibilità di generalizzarli, oltre che in generale sul significato: l’ipotesi, su cui potrebbe in futuro concentrarsi la ricerca, è che la figura paterna giochi un ruolo motivazionale importante laddove la tenuta della motivazione è un problema rilevante.
Le var iabi l i fami l iar iLE FINALIZZAZIONI
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Per quanto riguarda le variabili motivazionali, quelle correlano in modo significativo con le finalizzazioni sono:
il primo driver dichiarato (φ=0.42 p=0.02), in particolare il desiderare una seconda possibilità e la preoccupazione per gli altri; il tipo di motivazione (φ=0.22 p=0.03), dove l’avere un progetto specifico di vita correla più con gli abbandoni che con le finalizzazioni, mentre la genericità del progetto sembra portare con più frequenza ad esiti favorevoli;i vissuti dichiarati in relazione alla dipendenza hanno una correlazione di poco al di sotto della significatività (φ=0.44 p=0.10), e in particolare l’inconsapevolezza risulta essere più diffusa del normale sia nei soggetti che finalizzano che in quelli che abbandonano precocemente.
Il suggerimento che emerge dai dati colloca il successo del percorso terapeutico nella capacità dei soggetti di sostare nel presente e di prendersi tempo per maturare un progetto di vita, piuttosto che avere le idee chiare sin da subito; è anche importante che si dia modo al soggetto di prendere coscienza della propria condizione, superando l’inconsapevolezza iniziale.
Volendo potenziare gli interventi dal punto di vista motivazionale, l’indicazione è di fare leva sugli altri significativi (familiari o amici), dando contemporaneamente un rimando concreto all’emergenza graduale del senso della seconda possibilità.
LE FINALIZZAZIONILe var iabi l i mot ivazional i
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ABBANDONILa distr ibuzione del le usc i te nei mesi
Gli abbandoni si concentrano nei primi mesi di permanenza, con una distribuzione che va assottigliandosi progressivamente con il passare del tempo: in particolare la probabilità è massima nel primo mese. In corrispondenza dei 30 mesi la percentuale di uscite aumenta, trattandosi della conclusione del cammino terapeutico.
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43
5% probabilità di uscitadopo 4 mesi
2% probabilità di uscitadopo 11 mesi
1% probabilità di uscitadopo 21 mesi
fine percorso
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0%
8%
16%
24%
32%
40%
0,5 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30
ABBANDONI PRECOCILa distr ibuzione del le usc i te entro i l pr imo mese di permanenza
Poiché i primi mesi di adattamento alla vita comunitaria sono il periodo più sensibile agli, ci siamo focalizzati sulla distribuzione entro il primo mese. Il grafico mostra un andamento del tutto simile a quello su 40 mesi
5% probabilità di uscitadopo 3 giorni
2% probabilità di uscitadopo 11 giorni
1% probabilità di uscitadopo 25 giorni
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I RIENTRI
Sul tema delle ricadute, coincidenti solo in parte con i rientri (sono molti quelli in fatti che si rivolgono ad altre Comunità in seconda battuta così come quelli che invece non aderiscono più ad alcun trattamento) è doveroso fare un discorso a parte, poiché le statistiche sui ricaduti corrispondono in poche parole ai numeri dell’insuccesso.
Uno dei valori più importanti in questo senso della Ricerca Valutativa è la capacità di fare autocritica, tenendo conto del fatto che i resoconti valutativi non vengono inseriti in un giudizio fine a se stesso, né nel processo di accusa del capro espiatorio di una squadra di lavoro, bensì vengono integrati nel ciclo di lavoro dei progetti:
• pianificazione;• esecuzione;• valutazione.
Bisogna distinguere i rientrati, utenti tornati in Comunità dopo un tentativo precedente incompleto, e i recidivi, che sono invece utenti ricaduti che hanno alle spalle un percorso completo.
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I RIENTRI
I rientrati costituiscono una porzione importante degli utenti, il 32%, mentre i recidivi sono una popolazione di nicchia, pari al 6% dei rientrati, al 2% della popolazione generale.
Il gruppo dei rientrati presenta percentuali di successo: • al secondo tentativo pari al 7,9%, di solito dopo un primo tentativo della durata di 4-5 mesi;• al terzo tentativo la percentuale di successo scende invece al 2%.
I tentativi multipli possono variare da 2 a 8, e la durata singola cambia di volta in volta, andando da alcuni giorni a un intero percorso pluriennale. In media abbiamo:
• il 2° tentativo dura in media poco più di 6 mesi; • il 3° tentativo dura 5 mesi e mezzo;• il 4° e 5° tentativo durano quasi 5 mesi;• il 6° tentativo dura quasi 2 mesi;• il 7° tentativo dura meno di un mese;• l’8° tentativo dura in media 1 mese.
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Quando trappola del la droga scatta d i nuovo
I RIENTRI
In media la durata del cammino per chi supera i 25 mesi (soglia simbolica, corrispondente a una “quasi fine”, che è stata utilizzata per dividere il gruppo dei rientrati in due sottogruppi: permanenza<25 mesi e permanenza>25 mesi) è di 30,5 mesi: questo vuol dire che arrivati vicini al traguardo si tende comunque ad arrivare fino in fondo, e che la soglia critica di abbandono è molto prima, all’inizio e non alla fine del percorso.
Complessivamente la probabilità di superare i 25 mesi tra i rientrati è bassa, del 11,9%: al secondo tentativo è la probabilità è del 6,7%, mentre la probabilità che i rientrati superino i 25 mesi al terzo tentativo è del 2,8%.
Per quanto riguarda i recidivi, presentano percentuali addirittura più basse di effettuare al secondo tentativo un percorso superiore ai 25 mesi, pari allo 0,5%: questo dato conferma in pieno la validità di un approccio verticale, mirato a ponderare gli interventi in modo sempre più specifico su sottopopolazioni.
L’indicazione che deriva da questa considerazione è di predisporre un programma fluido per aumentare la probabilità di successo della sottopopolazione dei rientrati, oppure di potenziarne lo studio in modo tale da approfondirne la conoscenza e quindi la possibilità di trattamento.
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Quando trappola del la droga scatta d i nuovo