Alla fine del tunnel... la luce

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Testimonianze ed esperienze di vita dell'autore, Cristian Spedicato

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Dedicato

alla Dott.sa Antonia TommasiSERT di Martano

al Dott. Sebastiano Galloe agli operatori di Villa Soranza

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Collana - TESTIMonIanZE

Il Salentino Editore S.r.l.®

Via larghi Case Sparse, 373026 Melendugno (lE)Tel. 0832 833918Tel./Fax 0832 [email protected] 978-88-96446-07-2

Finito di stampare nel mese di novembre 2012presso Arti Grafiche FAVIA - Modugno (BA)

Impaginazione e copertina

Douglas Rapanà / Edita S.r.l. - lecce (lE)

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alla fine del tunnel…la luce

Cristian Spedicato

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PREFaZIonE

Frammenti di vita, tenuti insieme dal filo di un rac-conto. non esattamente un’autobiografia, ma l’espres-sione del bisogno di comunicare, raccontando appunto.Emergono le caratteristiche dell’imprevedibile esube-ranza di un bambino, la ricerca di emozioni, l’amicizia,la passione per i cavalli, la ricerca d’amore, fino alle so-glie dell’età adulta. Una ricerca che va a infrangersi sulmuro delle proprie fragilità, dell’incomprensione edella solitudine.

Così la storia di una vita diventa racconto diun’esperienza amara, che porta dalla promessa all’il-lusione, dove l’inganno e la falsità hanno il soprav-vento, dove sentire è impossibile e si rimane ciechi,credendo di vedere. È l’esperienza amara di chi cercala soluzione dei suoi guai non percorrendo i sentieridifficili che portano a guardarsi dentro e a prenderein mano la propria vita, ma, piuttosto servendosi dicorsie a scorrimento veloce, tenta di mettere a tacerel’inquietudine, alimentando la frenesia, la fuga dellarealtà, con la prospettiva di trovare in una busta dipolvere bianca la soluzione più facile. Qualcosa che,però, non basta mai. Mentre alimenta un bisogno in-finito, svuota le mani, il cuore, la vita.

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arriva però un momento in cui riflettere. Rifletterela propria immagine in uno specchio non è che il primopasso. Ma occorre anche superare il muro di illusioniche costringe alla solitudine, il muro di diffidenza cheporta a conclusioni affrettate, a pregiudizi e giudizi durida vincere.

Qualcosa sale dal profondo, solo una goccia all’ini-zio, un piccolo seme, non è che un punto, anzi, unnuovo inizio. Possiamo chiamarla consapevolezza, oenergia, o anche speranza ritrovata, ma ciò che conta èche permette di rimettere insieme le forze rimaste, persottrarsi a una spirale di autodistruzione, in un conte-sto di sofferenza, dove non è poi così semplice distin-guere il confine netto tra la sofferenza propria e quellaprocurata ad altri.

Comincia da qui un percorso diverso, impegnativo,faticoso, eppure l’unico possibile. Per ritrovare sestessi, la semplicità che riveste le cose belle della vita,l’essenzialità, come capacità di prendere le distanze dalsuperfluo, la sobrietà come equilibrio e armonia nellaricerca costante della serenità. In fondo si tratta di ri-costruire la propria umanità, rispondere alle legittimeaspirazioni di felicità, troppe volte inseguita come unmiraggio, a dare al proprio bisogno d’amore i tratti diun volto, la concretezza dei gesti, che dicano allo stessotempo la sincerità, la possibilità di un incontro su cuipuntare per riaprire la possibilità di un progetto di vita.

Già la vita. Il dono di più prezioso, eppure delicato,che possiamo dire di avere, e allo stesso tempo, di es-sere. Perché la vita è tutto ciò che siamo. la vita, a voltecosì bella, a volte tanto imprevedibile o incomprensi-

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bile da apparire persino strana. la forza della vita, cheprogredisce a forza di ostacoli. la fiducia nella vita, chepermette di guardare avanti, senza lasciarsi sconfig-gere. la voglia di vita, pur nella sua fragilità, riemergeda scenari di morte, alla ricerca di quella autenticitàche dia alla vita stessa un marchio di origine control-lata che la renda unica e degna di essere vissuta.

a un certo punto il racconto diviene testimonianza,partecipazione di una sfida aperta, dove ogni giorno ri-serva una conquista o nasconde il rischio di nuove scon-fitte. Mentre ci si ritrova, si ritrovano i legami con tuttoun modo di cui si è parte integrante, si tende la mano,per essere aiutati, per aiutare anche. Da soli non si può.Si può farcela, certo, ma non da soli. nel superare l’ab-baglio di quest’altra illusione si ritrova l’importanzadelle relazioni, non solo con le persone. I cavalli, silen-ziosi testimoni di tutta una serie di emozioni, con il loromodo di essere, sono a loro volta dei riferimenti, quasiun’eco di una armonia in cui ci si sente inseriti appieno.

Un racconto che si dispiega in testimonianza toccaalcuni punti su cui riflettere. Sono punti di luce. Sonospunti in cui ritrovare nella brevità delle parole delleconsiderazioni più ampie e profonde. Così si artico-lano considerazioni ed emozioni. al punto che, anchequando il racconto si interrompe, e non potrebbe es-sere diversamente, continua la riflessione. Come con-tinua la storia.

Perché è la vita stessa che continua. Come un conti-nuo anelito verso la luce. Una conquista della sobrietà,mai pienamente e definitivamente raggiunta. Il lietofine non è la conclusione scontata di un percorso ovvio.

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In certe fiabe si potrebbe facilmente concludere: e vis-sero felici e contenti. Qui è diverso. l’attesa profondadell’amore e della felicità non è più un miraggio, mauna Speranza. Desiderio che riporta all’infinito versocui ogni uomo e donna, pur con tutti i limiti, tendono.la Speranza, poi, dice voglia di rialzarsi, consapevolezzadi continuare a camminare, continuando a vegliare suse stessi. anche in questo non da soli, ma inseriti intutto un tessuto di relazioni autentiche. Speranza di su-perare il muro di un perbenismo che si affretta ad af-fibbiare etichette e a catalogare le persone. Speranza diuna seconda possibilità da potersi giocare, pur nellaconsapevolezza delle insidie, spesso nascoste in ogniesperienza, delle salite, tipiche di ogni conquista.

Si continua a camminare dunque, con Speranza esenza illusioni, alla conquista della propria ricchezzapiù grande, l’essere uomini. Si continua a camminaresapendo che a volte tremano le gambe, si avverte lastanchezza, ci si lascia prendere dall’affanno o da mo-menti di sconforto. non importa, finché sappiamo dilottare per una giusta causa. nessuno che possa maidirsi arrivato, sulla strada della vita.

Dalla fiducia in se stessi rinasce ogni giorno nuovavoglia di vincere questa sfida. Dalla ritrovata fiduciadegli altri la consapevolezza di non essere soli.

Se l’amore non è solo un’illusione la forza si molti-plica e diventa dono che si allarga ad altri.

Ecco perché finora ho preferito non citare nomi. lastoria e la battaglia personalissima di Cristian è la sto-ria di tanti che si illudono di poterne uscire quando vo-gliono, o si sono persuasi di non essere più in grado di

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rialzarsi. nasce qui il miracolo della responsabilità per-sonale dove, ciascuno per la sua parte, si sente chia-mato in causa. Ci sono scelte che nessuno può fare almio posto. Ma ci sono scelte, in cui il bene che ne de-riva si può allargare ad altri. allora tutto prende unaluce nuova.

Fosse solo questo il motivo per leggere le pagine cheseguono ne vale la pena. In realtà il motivo di questopiccolo volume è grande nel suo proposito. Proprioperché parla di vita, di vita ritrovata. E la vita è qual-cosa di grande, sempre!

Don Elio Quarta

Parroco di Vernole

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Cristian Spedicato con operatori e amicidel Centro di Villa Soranzo

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