La gente decide, ma soprattutto fa!

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Il mio intervento al seminario "La gente decide" presso l'università LUISS (10/10/2013) http://communication.blogs.luiss.edu/2013/10/01/la-gente-decide-seminario-su-democrazia-deliberativa-e-partecipazione/

Transcript of La gente decide, ma soprattutto fa!

Le gente decide…

Monica Di Sisto, vicepresidente [Fairwatch]

…ma la politica fa altro

La mano invisibile…(1750 e oggi)

Sono quasi 842 milioni le persone - vale a dire una su otto - che nel triennio 2011-2013 hanno sofferto di malnutrizione cronica, denuncia il nuovo rapporto ONU sulla fame nel mondo

Una bella favola: l’International Trade Organization

La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale sono stati istituiti in un incontro tra i 43 “vincitori” a Bretton Woods, ridente località balneare del New Hampshire (USA) nel 1944.

A fianco ad essi venne prevista la creazione di un’International Trade Organisation (ITO).

Fu ratificata nel 1948 durante la Conferenza delle Nazioni Unite di L’Avana.

Il commercio secondo l’Ito: un sistema di REGOLE

Il Congresso USA ne esaminò più volte il documento istitutivo, ma non lo approvò mai

John Maynard Keynes e Harry Dexter White alla Conferenza di Bretton Woods

Il sogno delle Nazioni Unite Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea

Generale delle Nazioni Unite ha approvato e proclamato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Tutti gli esseri umani nascono con uguali e inalienabili diritti e libertà fondamentali.

Le Nazioni Unite si impegnano a sostenere, promuovere e proteggere i diritti umani di ciascun individuo. Questo impegno deriva dallo Statuto delle Nazioni Unite, che riafferma la fede dei popoli del mondo nei diritti umani fondamentali e nella dignità e nel valore della persona umana.

Garrett Hardin:La tragedia dei “commons”

Era il 1968 quando questo tranquillo professore di biologia presso l’Università della California, a Santa Barbara, si concentra su:•La distruzione dell’ambiente•La crescita demografica•Le risorse naturali limitate•La privatizzazione della terra

Si parte da un’evidenza…

Il risultato del fallimento del modello è la costatazione dell’ipersfruttamento e del degrado in cui versano i beni comuni, distrutti al punto da non essere più in grado di nutrire il bestiame nei villaggi.

L’incapacità della proprietà privata di preservare i beni comuni genera la tragedia

Giù le mani!

“We can avoid tragedy only by altering our values.” Hardin, 1968

E poi la World Trade Organisation

Cade il muro di Berlino (1989) Il negoziato doveva chiudersi a fine 1990 ma Stati

Uniti e Europa non si misero d’accordo. Nel 1991 scoppia la Guerra del Golfo Nel 1992 con il "the Blair House accord“ firmato

nel 1994, in Marrakesh (Marocco) i think thanks di Clinton spingono alla creazione della World Trade Organization, che diventa operativa il 1 gennaio del 1995

Il sistema in vigore ha sei aree: - l’accordo ombrello istitutivo della WTO- L’accordo su beni e investimenti (GATT 1994 e

TRIMS), - L’accordo sui servizi (GATS),- Quello sulla proprietà intellettuale and

intellectual property (TRIPS); - Il dispute settlement body (DSB); - L’organismo di revisione delle politiche commerciali

dei Governi (TPRM).

Reclaim/Become

the media

Pensiamoci su…

L’individuo biologico più le sue estensioni ed interconnessioni (…)

Non sono l’uomo vitruviano, racchiuso in un singolo cerchio perfetto, che guarda il mondo dalle coordinate della mia personale prospettiva (…).

Io costruisco e sono costruito, in un processo mutuamente ricorsivo, che coinvolge continuamente i miei confini fluidi e permeabili e i miei network che si diramano all’infinito (Mitchell 2003: 39)

Nella rete della fabbrica globale, al centro le funzioni: e le persone?

Con il «trade in task» lavoro è assolutamente sparito dai diagrammi. Non è nemmeno considerato un fattore di produzione. Banalmente non c’è perché è una variabile dipendente dai task.

Con il lavoro, sparisce il “chi” lavoratore. Il soggetto è, a seconda delle prospettive, il prodotto, il supplier, l’investitore/azienda.

Il gioco dell’Ipod Usando l’iPod come esercizio sulla

fabbrica globale, Linden, Dedrick and Kraemer (2009) hann stimato che questo prodotto e le sue componenti abbiano creato nel solo 2006 circa 41,000 posti di lavoro in tutto il mondo.

circa 27,000 sono stati creati fuori dagli Usa, essenzialmente nella manifattura a basso reddito.

14,000 sono stati generati all’interno degli Usa (incluse le vendite) di cui circa 6,000 tra ingegneri e manager d’alto livello, e circa 8,000 di lavoratori della distribuzione e non professionali, molti dei quali non dipendenti dalla filiera transnazionale

(In) Rete Lilliput da Seattle

Partecipazione E’ democrazia

Oltre 10 dal Public Forum di Genova 2001

http://www.ildialogo.org/g8/lilliput4.htm

Oltre 10 dal Public Forum di Genova 2001 /2

MARIO PIANTA economista: "I MECCANISMI DELLE DISEGUAGLIANZE GLOBALI" Uno dei meccanismi di fondo delle disuguaglianze globali è la mancanza di lavoro: un miliardo di persone non ha lavoro. Secondo dati Oil, il 30% della forza lavoro mondiale è disoccupata o sottoccupata; nei paesi Ocse ci sono 35 milioni di disoccupati. Le disparità sociali sono sempre più evidenti: negli USA il 10% più povero possiede il 2% delle ricchezze, il 10% più ricco possiede il 30% delle ricchezze; in Brasile il 10% più povero possiede l'1% delle ricchezze, il 10% più ricco possiede il 50% delle ricchezze. Che cosa si può fare?

In Italia oltre 10 anni di Controfinanziarie…

Le Nazioni Unite nel 2005 identificano vincitori e perdenti nella scena globale

L’UNEP (UN Environment program) in un rapporto con alcuni casi-studio su prodotti agricoli “sensibili” “è difficile che faccia fiorire nuovi mercati, in particolare agricoli, per le nazioni più povere senza che questo avvenga a spese dell’ambiente naturale”.

L’UNEP denuncia che i principali “vincitori” della liberalizzazione dei mercati sono gli importatori, I produttori medi e di grande scala, mentre i “perdenti” sono per lo più i produttori locali e I piccoli agricoltori, il cui reddito è sceso in picchiata. L’UNEP chiarisce anche che i consumatori possono risultare perdenti anch’essi in molti casi, perché la riduzione dei prezzi ai produttori progressiva e drastica non ha alcun riflesso sui costi finali di alcuni prodotti, oppure è la qualità a risentirne.

Chi controlla, chi decide

Forum Sociale Mondiale… oggi anche decentrato

Questo mondo non è in vendita

Fairwatch (ieri e oggi)

Trade game (il commercio non è un gioco)

Fight 4 15!

Res: rete di economia solidale

Distretto di Economia Solidale (DES):definizione

DES come attivazione di relazioni (rete) e di flussi economici di prodotti e servizi all’interno della rete (Saroldi)

Pisa: Municipio dei Beni Comuni

Nel corso del 2013, l’ex Colorificio è stato sede di almeno tre eventi di carattere nazionale, organizzati proprio per riflettere intorno al concetto, al ruolo e all'utilità sociale della proprietà, stimolati dal lavoro della commissione presieduta dal professor Stefano Rodotà.Da United Colors of Commons (25-26-27 gennaio 2013) a Common Properties (20-21-22 settembre 2013), passando per la Costituente dei Beni Comuni (1 giugno 2013).

Riflessioni che non hanno intaccato l'attitudine dell'amministrazione comunale, che mentre candida Pisa a Capitale europea della cultura 2019 lascia sgomberare il Municipio dei beni comuni senza alcun intervento, nonostante avesse ricevuto una richiesta di "destinare ad uso pubblico" lo spazio, avanzata a giugno con una petizione firmata -tra gli altri- da Salvatore Settis, Guido Viale, Marco Revelli

Comune.info: locale è globale

Alexa ci dice che

Un diverso quadro legislativo

Elinor Ostrom recentemente scomparsa, ha vinto il premio Nobel per l’economia, con il suo lavoro “Governing the commons. The evolutions of institutions for collective actions”, pubblicato nel 1988, dopo diversi anni di studi e ricerche.

In esso la Ostrom si pone il problema fondamentale di come un gruppo di soggetti, nel testo definiti “principals”, interdipendenti tra di loro, possano auto-organizzarsi e autogovernarsi al fine di ottenere benefici collettivi di lungo periodo, superando la tentazione di comportamenti free-riding e, più in generale, di tipo opportunistico.

Dopo la tragedia, una terza via Alcuni articoli accademici sulla cosiddetta

“tragedy of the commons” raccomandano il controllo statale di queste risorse al fine di salvaguardarne la sopravvivenza.

Altri propongono, invece, di privatizzare detti beni in modo da garantirne un uso più efficiente.

Le rilevazioni empiriche, tuttavia, suggeriscono che né lo stato, né tanto meno il mercato sono in grado di assicurare, sempre e in tutte le circostanze, una sostenibilità di lungo periodo e un uso produttivo delle risorse naturali.

La Ostrom prospetta una terza via. Questa si concreta nella definizione di istituzioni nuove, appositamente create e governate direttamente dagli stessi cittadini, aventi il compito di gestire i cosiddetti commons.

Le fabbriche recuperate Esperienze come le fabbriche autogestite in

Argentina hanno creato un cambiamento anche legale nella relazione tra «padroni» e «lavoratori», provocando un corto circuito intorno al lavoro.

Pochi ricordano la legge sui «provvedimenti per il credito alla cooperazione e misure urgenti a salvaguardia dei livelli di occupazione», approvata in Italia nell’85, la legge «Marcora».

Si comincia a studiare e immaginare nuovi percorsi che possono riguardare il nord come il sud del mondo, le fabbriche come gli ospedali, le cave oppure gli alberghi, ma soprattutto movimenti e singoli lavoratori, se non altro nutre di speranza l’idea di cambiamento sociale.

Ma tutto questo è anche un modo, come suggerisce lo scrittore e giornalista Raúl Zibechi, per «reinventare la vita dal lavoro».

In Ecuador e Bolivia… I beni pubblici e i

diritti della madre terra sono entrati nei testi costituzionali

In Italia la Commissione Rodotà ha lavorato per la riforma della tutela della proprietà privata nel Codice civile

La Commissione Rodotà Fra il 1991 e oggi, al fine dichiarato di

ridurre il debito pubblico, l’Italia ha dismesso beni per un valore aggregato di 1400 miliardi di euro.

Questa imponente svendita di beni pubblici è avvenuta al di fuori di qualsiasi principio giuridico ordinatore, in una condizione normativa obsoleta e del tutto inadeguata.

Nel 2007 fu istituita una commissione parlamentare, presieduta dal Prof. Stefano Rodotà per studiare e proporre una riforma del Libro III della Proprietà del Codice Civile. Il disegno di legge, presentato in Senato, non è mai stato discusso.

La Costituente dei beni comuni Il 13 aprile 2013 a Roma al teatro Valle si è costituita un’inedita alleanza

tra pratiche di lotta e mondo degli studiosi: a partire dagli spazi, dalle lotte, dalle soggettività che costruiscono conflitto, intelligenza politica e partecipazione

Si sono riaperti così i lavori di una commissione di studio sulla base dei risultati della Commissione ministeriale per la Riforma del Libro III “Della Proprietà” del Codice Civile (Commissione Rodotà).

Il lavoro collettivo si svolge su due piani: a partire dalle innovazioni sperimentate nelle lotte - usi civici, sentenze,

Statuti, .. - indagare quali strumenti giuridici siano da potenziare o da creare: una produzione giuridico-normativa sui beni comuni che la Commissione – composta da giuristi e studiosi di alto profilo - possa ascoltare e tradurre in articolati e proposte legislative.

* la produzione collettiva di una scrittura politica – multitestuale, partecipata, emendabile e aperta – per potenziare lo spazio pubblico di discorso e di azione nell'orizzonte condiviso dei beni comuni. Un processo generativo capace di generalizzare lotte diverse e costruire immaginario.

Partiti? Politica!

«Chi cerca di sfuggire alla terra non trova Dio, trova solo un altro mondo, il suo mondo, più buono, più bello, più tranquillo, un mondo ai margini, ma non il Regno di Dio, che comincia in questo mondo» Dietrich Bonhoeffer

Grazie

Per info: monicadisisto@gmail.com

Commercio equo, sostenibilità, comunicazione