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Educazione e gioco nell’Antica Grecia 2AS (2017-2018) 1
ISTITUTO ALBERT-LICEO DELLE SCIENZE UMANE
(Lanzo Torinese) TO Ricerca sul gioco e l’educazione durante l’antica Grecia coordinata dalla
Prof.ssa Lorusso Maria Cristina nella II AS (Pedagogia)
anno scolastico 2017/2018
Introduzione:
(Prof.ssa di Scienze Umane Maria Cristina Lorusso)
Le allieve della classe II AS dell’Istituto Albert lavorando in gruppi di quattro hanno affrontato con molto impegno una bella ricerca sul gioco dei bambini e l’educazione delle adolescenti greci durante l’epoca antica . Le principali figure educative durante l’antica Grecia erano: la madre, la nutrice, il padre, il precettore (es. Mentore, Chirone e Fenice) e lo schiavo. Il bambino trascorreva molto tempo con la nutrice, la selezione della balia avveniva con grande attenzione, requisiti indispensabili erano: il buon carattere, la pulizia, e anche la giovane età. I padri greci erano severi, non trascorrevano molto tempo con il bambino, affettivamente distanti, il rapporto tra il padre e il figlio era troppo rigido e non aveva un riconoscimento sociale. Al padre spettava di esporre il bambino di fronte alla sua cerchia chiamata phratria, ma era la mamma ad occuparsi dell’educazione. Secondo il noto filosofo Socrate dare un bel nome al proprio bambino era compito degno della cura paterna. Nell’antica Grecia, il padre era obbligato a prendersi cura del proprio bambino e quando questo diventava adulto era obbligato a prendersi cura del padre. C’erano delle differenze tra Atene e Sparta, mentre a Sparta l’educazione era gestita prevalentemente dallo stato e mirava soprattutto alla formazione militare, ad Atene l’educazione era soprattutto famigliare. Ad Atene la ginnastica e la musica venivano insegnate solo nel primo periodo, questi studi vengono poi affiancati dalla grammatica. I cambiamenti politici e la democrazia generarono cambiamenti anche nel sistema educativo , determinando la richiesta della retorica nelle scuola superiori, saper parlare diviene veramente importante. Dopo aver presentato in modo sintetico la vita e l’educazione della famiglia nell’antica grecia vi propongo ora una breve analisi dei giochi e dell’educazione dei bambini e degli adolescenti greci.
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1.Gli adolescenti e l’educazione in Grecia
(Francesca Borla) La prima forma di educazione vera e propria si ha in Grecia, dove gli adolescenti seguivano dei percorsi di formazione specifici. Questi percorsi portavano ad una areté finale, cioè ad una virtù assoluta, la quale variava di città in città o di zona in zona a seconda della mentalità e delle credenze della gente comune. Le due areté più conosciute erano quelle di Atene e di Sparta. Nella prima polis si insegnava ai giovani ad essere uomini di politica e a discutere senza venire alle armi (ideali politici come la democrazia e l’oligarchia vengono da Atene), mentre nella seconda città, fin dall’infanzia i bambini imparavano a combattere, a sopportare la fatica, la fame e la sete. Unendo le due differenti idee di virtù, si otteneva il kalos kai agathos, ovvero l’uomo perfetto: un grande politico ed un valido combattente. I percorsi educativi dell’infanzia e dell’adolescenza nell’antica Grecia, non si distinguevano l’uno dall’altro solo per il fine degli insegnamenti, ma anche per età e sesso dell’educando: una ragazza nata a Sparta, per esempio, era molto più libera di una nata ad Atene, la quale cresceva chiusa nel gineceo, vedendo poco la luce del sole (per questo motivo la dea Atena, protettrice di Atene, è chiamata spesso nei poemi omerici “braccio bianco”). I poemi omerici, per l’appunto, sono una delle fonti più importanti che abbiamo per ricostruire i metodi educativi del tempo: l’Iliade e l’Odissea descrivono l’areté da due diversi punti di vista. Nell’Iliade, il poema omerico più antico, vengono messe in risalto la forza ed il coraggio dei protagonisti, tutti guerrieri molto capaci, che rispecchiano le virtù di Sparta. Per contro, nell’Odissea, si evidenziano l’intelligenza e l’acume di Ulisse, elementi apprezzati ad Atene. Come già menzionato precedentemente, la ricerca della virtù era un nobile scopo di vita per un uomo, ma non per una donna, la quale veniva educata diversamente sin dalla nascita. Solo alcune donne riuscirono a farsi strada in quel mondo di uomini, diventando filosofe e scienziate.
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2. Educazione maschile a Sparta:
( Iris Monfrino)
L’ agoghé era un rigoroso regime di educazione e allenamento cui era sottoposto ogni cittadino spartano. A Sparta educare i figli non era compito dei genitori: prima spettava ai servi, poi ad istituzioni esterne. Da piccoli i bambini venivano allontanati dalle famiglie e divisi per sessi. I fanciulli imparavano a diventare buoni mariti e padri. L'educazione da loro ricevuta potrebbe sembrarci simile alla pedofilia ma in realtà molte sfumature ci fanno capire che si trattava di omoerotismo (inteso come educazione all'eros fatta da una persona dello stesso sesso). I bambini che avevano malformazioni o problemi di salute venivano uccisi alla nascita o abbandonati o sottoposti alla lobotomia ( rottura di un nervo che si trova vicino all'occhio e che permette la riproduzione). Dopo nove anni di allenamento alla vita bellica, a diciotto anni, un uomo spartano poteva sposarsi ed entrare nell'esercito.L'educazione dei giovani spartani era volta a formare guerrieri forti e senza paura, culminava spesso in prove severissime e crudeli. Tra queste era la Kryptéia (da krypto "mi nascondo"): il ragazzo veniva lasciato solo, nelle campagne o nei boschi, armato di un piccolo pugnale e sgozzando degli iloti. Queste usanze, che avevano un carattere rituale, segnavano il passaggio del giovane dalla pubertà alla condizione di guerriero spartano. Atene predilesse un'educazione principalmente umanistica, basata fondamentalmente sull'apprendimento della scrittura, della lettura, del canto, della musica. Nell’Atene antica, lo scopo dell’educazione dei giovani era formare cittadini educati nelle arti e addestrati a combattere, i ragazzi imparavano a leggere e a scrivere dalla madre o da uno schiavo maschio. Successivamente, fino ai quattordici anni, frequentavano una scuola: i libri erano molto costosi e rari, così i pochi disponibili erano erano letti ad alta voce e gli allievi dovevano imparali a memoria. I ragazzi studiavano anche la musica che veniva insegnata loro da un citarista. Gli strumenti che venivano suonati erano la lira, la cetra e il fluato. Tutti praticavano anche la ginnastica, insegnata dal predotribo nelle palestre , gli esercizi si svolgevano normalmente all'aperto nel contesto di edifici particolarmente organizzati e dotati di bagni e di spogliatoi. Sappiamo, comunque, che non esisteva ad Atene nessuna legge che imponesse l'obbligo scolastico. Si ricorreva, quindi, facilmente, ad un maestro privato, naturalmente per i figli delle famiglie più illustri. I cittadini di questa pòlis erano convinti che, per ottenere buoni risultati sotto il profilo culturale, fosse indispensabile allenare anche il corpo, da qui il famoso "mens sana in corpore sano.
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3. Educazione femminile a Sparta: (Iris Monfrino)
La donna spartana era una sportiva, si esercitava nella ginnastica, nella corsa, nella lotta nel lancio del disco e del giavellotto. Era più libera. L’educazione atletica delle donne era molto importante dato che l’ideale della bellezza e dell’efficienza fisica era molto viva tra gli Spartiati. Per generare bambini sani e destinati a diventare guerrieri era necessario che le donne avessero un corpo sano e robusto e allenato. 4. Educazione delle ragazze ad Atene: (Lara Catarinicchia) Atene predilesse un'educazione principalmente umanistica, basata fondamentalmente sull'apprendimento della scrittura, della lettura, del canto, della musica. Nell’Atene antica, lo scopo dell’educazione dei giovani era formare cittadini educati nelle arti e addestrati a combattere. i ragazzi imparavano a leggere e a scrivere dalla madre o da uno schiavo maschio. Successivamente, fino ai quattordici anni, frequentavano una scuola: i libri erano molto costosi e rari, così i pochi disponibili erano erano letti ad alta voce e gli allievi dovevano imparali a memoria. I ragazzi studiavano anche la musica che veniva insegnata loro da un citarista. Gli strumenti che venivano suonati erano la lira, la cetra e il flauto. Tutti praticavano anche la ginnastica, insegnata dal predotribo nelle palestre , gli esercizi si svolgevano normalmente all'aperto nel contesto di edifici particolarmente organizzati e dotati di bagni e di spogliatoi. Sappiamo, comunque, che non esisteva ad Atene nessuna legge che imponesse l'obbligo scolastico. Si ricorreva, quindi, facilmente, ad un maestro privato, naturalmente per i figli delle famiglie più illustri. I cittadini di questa pòlis erano convinti che, per ottenere buoni risultati sotto il profilo culturale, fosse indispensabile allenare anche il corpo, da qui il famoso "mens sana in corpore .sano" .
Le ragazze non andavano a scuola, ma alcune imparavano a leggere e a scrivere a casa. Fino all’età di sette anni. apprendevano l'arte di filare, di cucinare e di fare il pane
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5. Le olimpiadi
(Massa Micun)
Le Olimpiadi erano per i Greci un evento estremamente importante, tanto che la
prima di esse era l’inizio di uno dei sistemi di datazione greco. Durante il loro
svolgimento era bandita una tregua sacra e tutte le ostilità erano interrotte. Inoltre
nelle Olimpiadi antiche emergeva un valore fondamentale per i greci di allora: era
fondamentale la vittoria, partecipare non contava affatto, al contrario delle Olimpiadi
attuali ripristinate nel 1896 che affermano l’importanza della partecipazione.
Le origini delle Olimpiadi.
Le prime Olimpiadi furono bandite nel 776 a.C. ed erano festeggiate ogni quattro
anni nel santuario di Zeus a Olimpia. Secondo il poeta Pindaro esse erano nate come
giochi funebri in onore di Pelope, un eroe leggendario, che diede nome al
Peloponneso. Secondo la leggenda Enomao, re dell’Elide, non desiderava concedere
la mano di Ippodamia, sua figlia, perché un oracolo aveva profetizzato la sua morte
per mano del futuro genero. Egli, perciò, sfidava i pretendenti della figlia in una corsa
di carri, sapendo però di essere imbattibile in quanto i suoi cavalli erano dono di
Ares. Quando fu il turno di Pelope quest’ultimo decise di ingannare Enomao
facendosi dare da Poseidone dei cavalli invincibili e corrompendo l’auriga Mirtilo per
fargli manomettere i mozzi delle ruote del cocchio. Così Enomao morì durante la
gara e Pelope conquistò la figlia.
La corsa coi carri
Nel pugilato non c’erano regole, infatti i greci per ferire l’avversario usavano oggetti
appuntiti e contundenti. I giochi erano molto sanguinosi e violenti. Il più cruento dei
giochi era il pancrazio, che consisteva nel vincere l’avversario utilizzando tutte le
proprie forze, a mani nude, ed i contendenti avevano la possibilità di usare tutte le
mosse possibili dallo sgambetto ai morsi. La sfida terminava solo se uno dei due
contendenti non riusciva a continuare o alzava le braccia in segno di resa. Il gioco più
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civile tra tutti era la lotta; gli incontri venivano fatti sia a piedi che a terra. Il gioco più
rischioso era la corsa dei carri; essa era una gara di velocità tra due carri trainati da
una coppia di buoi. La corsa invece consisteva nel compiere ventiquattro giri dello
stadio, ovvero otto silometri. Il pentathlon era il gioco più importante perché il suo
vincitore era considerato il miglior atleta delle Olimpiadi. Esso consisteva
nell’insieme di molti sport come la corsa, il salto in lungo, il lancio del disco e altre
specialità. In queste gare tutti partecipavano nudi.
Svolgimento delle gare
Le gare si articolavano in ben sette giorni. Durante il primo si svolgeva la cerimonia
di apertura, celebrata con riti e sacrifici in onore di Zeus. I cinque giorni centrali
erano riservati alle gare, che avevano un ordine tradizionale: corsa coi carri, dei
cavalli, montati da fantini, poi le cinque specialità del pentathlon (lancio del disco,
salto in lungo, lancio del giavellotto, corsa dei 200 metri e lotta), quindi le gare di
corsa, poi il pugilato e infine il pancrazio. L’ultimo giorno era riservato alla
cerimonia di chiusura, alla premiazione dei vincitori con delle corone di ulivo e ad un
banchetto.
Ruolo della donna nelle Olimpiadi.
All’interno delle Olimpiadi non mancava uno spazio riservato alle donne. Era
presente una corsa in onore di Era, a cui potevano partecipare solo le giovani nubili.
La maggior parte delle partecipanti erano spartane, in quanto solo loro erano allenate
e potevano mostrare il corpo nudo. Le donne sposate non potevano assistere ai giochi,
mentre era concesso alle vergini.
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6. I giochi dei bambini dell’antica Grecia (Ricerca di Candusso Lisa,Asia Delfini,Toma Gabriela Mariana)
I Greci assegnavano ai giochi e ai giocattoli dei fanciulli un grande valore
educativo . Molti giocattoli ellenici erano veri e propri capolavori decorati da
artisti celebri. I bambini ricevevano in regalo giocattoli : alla loro nascita , alle
feste per la scelta del nome e per la presentazione ufficiale; oppure potevano
averli come premio, ricompensa o consolazione in occasioni particolari. I giochi
dei bambini erano di una straordinaria bellezza, qualcosa che sembra restare
fuori dal tempo. Soprattutto i giochi che si facevano all’aperto come il
rimbalzello, rincorrersi e acchiapparsi o cavalcare un bastone sono cose che i
bambini fanno da tempo immemorabile praticamente nella stessa maniera. I
bambini e le bambine costruivano e facevano volare aquiloni, si dondolavano
sull’altalena, saltavano alla corda, giocavano al tiro alla fune o con biglie e
birilli, proprio come abbiamo fatto noi da piccoli, giocavano con le noci, oppure
con gli “astragali”, ossicini ricavati dalle zampe di pecore e capre, che si
usavano come una sorta di dadi. I bambini ricchi ne potevano ricevere anche di
bellissimi e preziosi, come quelli che ogni tanto vediamo descritti da autori
antichi e da artigiani esperti. Alcuni di questi li abbiamo scoperti, spesso nelle
tombe dei bambini a cui sono appartenuti. Soprattutto le bambole, che potevano
essere fatte anche di materiali pregiati come l’avorio, talvolta avevano le
braccia e le gambe snodabili, come vere e proprie antichissime Barbie.
Le bambine si divertivano a vestirle e a curarle. Alcuni giocattoli riproducevano
gli oggetti degli adulti e insegnavano in qualche modo ai bambini e alle bambine
quei ruoli che avrebbero avuto da grandi. Le bimbe imparavano l’arte
dell’allevamento usando le bambole ma anche vasetti e oggetti in miniatura,
mentre i maschietti con spade, archi, cavallucci si improvvisavano soldati.
Potevano avere addirittura dei piccoli carri, che come quelli veri potevano essere
trainati da animali domestici.
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In un periodo successivo troviamo molto utilizzata la parola
"petteìa",ovvero,l'insieme dei giochi con le pedine, giochi di riflessione, chiamati
anche grammai petteìa o pesseìa (indica l'insieme delle pedine seguite da linee che
disegnano varie forme).
Successivamente, con petteìa si indicarono i giochi da tavolo in cui occorreva
bravura, e ancora più precisamente i giochi di guerra; con il termine kubeìa, invece,
si indicarono i giochi da tavolo con i dadi.
I piccoli fanciulli giocavano con molte tipologie di giochi,come per esempio:
1-AKINE TINDA: Era un gioco in cui occorreva stare immobili sopportando le
spinte degli avversari. Polluce non parla di spinte, ma solo di resistere senza
muoversi. Potrebbe corrispondere al nostro gioco delle “Belle statuine”.
2-I GIOCHI DEI GESTI COMANDATI:Veniva fatto ai banchetti. Un re o una
regina veniva eletto e doveva fare dei gesti che tutti dovevano imitare. Al primo che
sbagliava venivano inflitte pene severissime tra cui danzare nudo e imprecare contro
se stesso.
3-IL GIOCO DELL’ASKOLIASMOS:Era un gioco molto popolare che consisteva
nel ballare con un piede solo, su un otre fatto di pelle di caprone unta e piena di vino.
Chi stava in piedi per più tempo, vinceva l’otre .
4- PENTELITHA: Il gioco più famoso era il “PENTELITHA” praticato soprattutto
dalle ragazze. Si eseguiva come dice il nome con cinque astragali, pietruzze o
sassolini che si mettevano sul palmo della mano, si lanciavano verso l’alto e con una
rapida rotazione bisognava prenderli tutti cinque sul dorso della mano destra. Se ne
cadeva qualcuno bisognava prenderli con le dita senza far cadere quelli già presi.
5-GIOCO DEL CERCHIO:Orazio conferisce la paternità del cerchio ai Greci. Non
ci e' pervenuto alcun esemplare di cerchio, ma, secondo un’antica norma i cerchi
dovevano arrivare all’altezza dei fianchi dei fanciulli. Normalmente erano in bronzo,
ma quelli più economici non erano altro che cerchioni di una ruota di carro. Poiché
per i bambini il gioco è tanto più bello quanto più è rumoroso si pensò di inserire nel
cerchio grande altri cerchietti metallici più piccoli che, girando il cerchio, urtassero
tra loro e anche sul selciato producendo un rumore assordante.
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6-CAVALLUCCIO:Esistevano presso i Greci tre giochi, quello dell’ “ippòs”, quello
del “en Kotùle e quello dello “ephedrìsmòs” in tutti un ragazzo o una ragazza sta
sulle spalle di un compagno (a cavalluccio ). L’ephedrìsmòs che è dipinto in
moltissimi vasi, anfore e crateri, si giocava a squadre: il ragazzo che tiene il
compagno sulle spalle è bendato ed un terzo guida l’amico indirizzandolo verso una
pietra, ritta in piedi, da colpire.
7-GIOCO DELLA PENTOLA O KUTRINDA :Uno dei giocatori era detto
“pentola o marmitta” e sedeva in mezzo ai compagni che lo colpivano sulla schiena o
sul capo girando intorno a lui finchè non riusciva, voltandosi, ad individuare e
prendere l’autore dei colpi che a sua volta doveva fare da “pentola”. Vi erano poi
alcuni giochi utili per affinare l’intelligenza dei ragazzi come quando essi
gareggiavano tra loro ponendosi vicendevoli domande su piccoli problemi di ogni
giorno.
7.I giochi nell’antica Grecia:
(Barra Elisa, Merlin Marta e Vigna Miriam)
Nell’antica Grecia i bambini, durante l’infanzia, praticavano molti giochi. Tra questi
si ricordano: la palla, la trottola, le bambole, le conchiglie, lo yoyo, il dado, le biglie,
le noci, i sassolini, la petteia, il biberon, gli animali, i sonagli, l’altalena e il dondolo.
Inoltre, i giochi più comuni erano: nascondino, il gioco del coccio, il gioco del re, il
gioco della pentola e la moskinda. Bisogna specificare che l’infanzia è quel periodo
evolutivo che va da quando si è neonati fino alla preadolescenza. Oggi possiamo
conoscere questi giochi grazie ai reperti ritrovati ma anche grazie ai testi scritti che
descrivevano la società greca antica, i quali raccontavano anche degli intrattenimenti
e dei giocattoli.
Miriam Vigna
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8. I giocattoli degli infanti
La palla
La palla è un oggetto sferico costruito o composto da diversi materiali. Le prime
notizie che si hanno dell’uso della palla ci vengono riportate nell’Odissea, dove
Nausicaa, figlia del re Alcinoo, gioca con la palla quando trova Ulisse. Questo
strumento poteva essere fatto con intrecci di vimini o giunchi o con altri arbusti
elastici e ricoperti di pelle o di tessuto. Il verbo greco “ballo”, da cui deriva poi il
nostro termine comune, significa lancio o lanciare. Molte testimonianze di questo
strumento sono anche iconografiche.
Marta Merlin
La trottola
La trottola era un gioco per bambini, le sue origini risalgono a 6.000 anni fa. Essa era
costruita principalmente in legno o in metallo ed aveva uno spago che serviva a farla
ruotare. Alcune trottole sono state ritrovate negli scavi di Troia; da alcuni documenti
storici- come quelli di Aristotele, Platone e Callimaco- sappiamo che era un gioco
molto diffuso in Grecia e successivamente anche a Roma.
Elisa Barra e Miriam Vigna
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Le bambole
Le bambole erano fatte di stoffa o di legno o di ceramica, potevano essere alte fino a
un metro e mezzo, avevano la gonna a campana molto spesso decorata da disegni di
pesci, uccelli o motivi geometrici. Le loro gambe venivano fatte a parte ed erano
mobili; inoltre erano fissate al corpo con dei legamenti. Le bambole erano un gioco
femminile.
Marta Merlin
Le conchiglie
Le conchiglie erano degli oggetti usati soprattutto per decorare le bambole, inoltre
erano regalate alle bambine, simboleggiavano i genitali femminili e la
riproduzione, regalare una conchiglia auspicava la fertilità.
Miriam Vigna
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Lo yoyo
Lo yoyo è stato costruito in Cina e molto probabilmente arrivò in Grecia verso il
500 a.C., anno in cui si trovano le prime tracce storiche in documenti. Questi
parlano di giocattoli fatti in legno, metallo o terra cotta dipinta. Lo yoyo a volte
veniva utilizzato come offerta a certi dei quando un bambino era cresciuto.
Miriam Vigna
Il dado
I dadi si sono evoluti dall’uso degli astragali (ossi del tarso di forma tetraedrica);
si teorizza questa ipotesi poiché molti scrittori intercambiano i due termini (dadi e
astragali). Si sa inoltre che il dado era già usato in epoche precedenti alle prime
testimonianze scritte. Nella sua forma primitiva era un gioco di abilità praticato
da donne e bambini. Era formato da quattro facce a cui venivano dati valori
differenti. I giochi d’azzardo nell’antica Grecia con tre o quattro dadi erano una
forma di divertimento. I dadi erano realizzati in avorio, osso, legno, metallo e
roccia.
Marta Merlin
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Le biglie
Le biglie erano delle sfere molto piccole usate in vari giochi come le corse su pista,
fatte di osso, di coccio o di legno.
Miriam Vigna
I sassolini
I giocatori dovevano far cadere le noci o i sassolini in una serie di piccole buche
scavate nel terreno o nella bocca di un vaso molto stretto, a volte le noci e i
sassolini potevano essere sostituiti da piccoli ossi.
Elisa Barra
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La petteia
La petteia è un antico gioco di cui ci rimangono poche testimonianze. Il nome deriva
dal greco pessos che significa pedina. Dalle rappresentazioni si può dedurre di un
gioco su un tavoliere quadrato (petteia) con otto caselle per lato, ogni giocatore aveva
un numero di pedine uguale a quello delle caselle del lato. Lo svolgimento del gioco
è uguale a quello dell’attuale dama.
Miriam Vigna
Il biberon
Il biberon era conosciuto con il nome “guttus tintinnabula” ed era usato dai
neonati come biberon in cui vi era il latte ed insieme c’erano vari oggetti che una
volta finito il liquido se si agitava il cilindro si muovevano e tintinnavano facendo
intrattenere il bambino. Molto spesso era costruito a forma di maialino, il
materiale usato era la terra cotta.
Miriam Vigna
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Gli animali
Gli animali erano spesso realizzati in terracotta o in legno, i bambini appartenenti
alle famiglie più agiate potevano permettersi un animale vivo.
Elisa Barra
La platage
La platage era un sonaglio usato per i bambini più piccoli, era formato da due
dischetti che si sbattevano fra loro; era costruito con il legno o con il metallo e
spesso aveva la forma degli animaletti.
Marta Merlin e Elisa Barra
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L’altalena
L’altalena era un tipico gioco da giardino basato sul moto oscillatorio dato dal
bambino. Di solito era fatto con due corde che servivano a sostenere la base di
legno che era sospesa e su cui ci si sedeva.
Marta Merlin
Il cavallo a dondolo
Il cavallo a dondolo era un gioco all’inizio molto piccolo, con un aspetto
grossolano e non si poteva cavalcare. Venne poi modificato e diventò più grande
ed era in grado di essere cavalcato. Il cavallo a dondolo era fatto con il legno o di
terracotta.
Miriam Vigna
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10. Giochi degli infanti nell’Antica Grecia
Nascondino
Nascondino è un gioco di cui i primi racconti sono di Polluce, questo gioco era
chiamato apodidraskinda. Era praticato di solito all’aperto, ma anche in alcuni
spazi chiusi, il luogo di partenza era chiamato “tana”, dove un giocatore prescelto
conta a occhi chiusi, per dare il tempo ai giocatori di nascondersi. Una volta finita
la conta chi ha contato urla “via!” e inizia a cercare, quando lui trova, un giocatore
deve andare alla tana ed urlare “tana per” , se un giocatore riesce a raggiungere
prima di chi conta ed urla “tana” allora è libero. Se l’ultimo giocatore rimasto da
trovare riesce ad arrivare alla tana ed urlare “tana libera tutti”, le persone catturate
prima saranno liberi; inoltre chi aveva contato già in precedenza è obbligato a
contare di nuovo.
Miriam Vigna
Il gioco del coccio
Il gioco del re consisteva in una gara a squadre, i ragazzi si dividevano in due
gruppi divisi da una linea tracciata sul terreno, una squadra, si posizionava dalla
parte in cui sorge il sole e l’altra dalla parte opposta. Ognuno di loro lanciava a
turno una conchiglia o un coccio tinto di nero da una parte e tinto di bianco
dall’altra gridando giorno o notte. Se cadeva dalla parte bianca l’altra fazione
doveva inseguire gli avversari che non dovevano farsi prendere.
Marta Merlin
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Il gioco del re
Il gioco del re consisteva in una gara di abilità, finita la quale il più bravo era
proclamato re e il più inetto ciuco, esso impartiva ordini a tutti, il ciuco invece si
prendeva le burla. Fra i giochi spesso non si escludevano le burle e le monellerie.
Questo gioco è durato per più di due millenni.
Elisa Barra
Il gioco della pentola
Il gioco della pentola era un gioco molto diffuso in Grecia. Il bambino stando
seduto faceva da “pentola” e doveva cercare di afferrare, senza lasciare il posto, i
compagni che si avvicinavano, i quali li facevano pizzicotti e gli rifilavano
scappellotti. Chi veniva preso faceva da “pentola” e il gioco ricominciava.
Elisa Barra
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La moskinda
La moskinda è un gioco che corrispondeva al salto della cavallina, in cui un
bambino saltava su un compagno piegato. La parola moskinda deriva dal termine
moskios che significa “vitello”. Questo gioco venne praticato anche dai bambini
romani.
Miriam Vigna
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11. Educazione degli adolescenti nell’adolescenti nell’antica Grecia (Carola Cravero)
Diversamente da quanto accade nel mondo moderno presso gli antichi Greci il
concetto di educazione evocava immediatamente i profondi rapporti che univano un
adolescente ed un uomo adulto di pari rango sociale. L’adulto era
contemporaneamente modello per il più giovane ed iniziatore alla vita sociale e
militare; il giovane, invece, attraverso il modello educativo e la consonanza spirituale
creata dalla frequentazione era colui che veniva educato.
Solo con l’età ellenistica l’educazione greca si avvicinerà sensibilmente a quella che
è la nostra concezione di istruzione, non più affidata all’iniziativa privata ma posta
sotto la legislazione statale. Una delle tante innovazioni di questa epoca sarà proprio
questa, anche se, come pure in tanti altri campi, un precursore sarà da individuare in
Aristotele, che pone tra i doveri del legislatore quello di occuparsi dell’educazione.
L’esistenza di una legislazione, in età antica, che teorizzasse il principio di una
‘Istruzione pubblica’ affidata alla magistratura della paidonomìa era tipica solo delle
città ‘aristocratiche’ come Sparta e Creta e si risolveva in una mancanza di libertà
individuale, la quale si inseriva nelle tendenze ‘totalitarie’ statali: il fanciullo
rimaneva in famiglia fino a circa sei anni, affidato generalmente ad una nutrice e poi
la sua educazione veniva assunta dallo stato.
Jana Onesti
La caratteristica dell’educazione spartana era quella di curare, in particolar modo, il
corpo del futuro guerriero per renderlo robusto e resistente alle fatiche e la stessa cosa
si verificava per le fanciulle che dovevano essere madri all’altezza della situazione.
A guardar meglio, in ambito ateniese, l’unico esempio sicuro di un decreto che si
occupi, sia pure indirettamente, di istruzione è il famoso decreto di Archinos, che
introduce in Attica l’adozione dell’alfabeto ionico, la cui prescrizione si estendeva ,
di conseguenza, alle scuole.
Irene Aurigemma
Non dobbiamo dimenticare, del resto, che l’educazione greca classica perpetuava
semplicemente molto di ciò che era stata l’educazione aristocratica arcaica: questa di
per sé, non prevedeva di dover preparare i giovani per un mestiere, e, di
conseguenza, era, soprattutto, di tipo morale e non aveva bisogno di ‘strutture’
scolastiche, ma si poteva sviluppare all’interno di un quotidiano tipo di vita sportivo,
guerriero, mondano e, soprattutto, in ambiente esclusivamente maschile.
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Giordana Giacomelli
Saffo nella Lesbo della fine del VII secolo a.C, ha realizzato una comunità filosofica,
una ‘confraternita religiosa ed educativa’ dedicata alle Muse, che si presenta come un
‘collegio’ residenziale, in cui vengono insegnate alle giovani, in attesa del giorno del
matrimonio, ideali di bellezza , di eleganza e di armonia attraverso insegnamenti di
danza, musica, ecc.
Per ciò che riguarda i ‘libri scolastici’ l’educazione greca si fondò per secoli sui
poemi omerici considerati molto presto un testo sacro, quasi una ‘enciclopedia
poetica, che sintetizzava in sé tutte le virtù: il valore guerriero, l’amor patrio, la
religiosità, la devozione filiale, ma anche il saper vivere e i manuali tecnici e i poemi
di Esiodo, dove, se lavoro e giustizia stanno alla base della morale, sono completati,
sul piano meramente pratico, da intere sezioni su marineria, rapporti legali e sociali,
lavori agricoli. E già in quest’epoca arcaica i ruoli ‘sessuali’ appaiono chiaramente
definiti: l’uomo cittadino e soldato, la donna nel suo ruolo riproduttivo e domestico.
In campo teorico, invece, le ‘scuole di pensiero’, che si occupano di istruzione, sono
riconducibili a Platone e Aristotele, questi ultimi due furono fondatori di scuole di
‘alta formazione’, quali l’Accademia e il Liceo, in cui non solo si insegnava ma,
come nelle nostre attuali Università, si compivano ricerche scientifiche nei più
svariati campi.
Educazione e gioco nell’Antica Grecia 2AS (2017-2018) 22
Sitografia
I testi sono stati tratti da:
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