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Educazione e gioco nell’Antica Grecia 2AS (2017-2018) 1 ISTITUTO ALBERT-LICEO DELLE SCIENZE UMANE (Lanzo Torinese) TO Ricerca sul gioco e l’educazione durante l’antica Grecia coordinata dalla Prof.ssa Lorusso Maria Cristina nella II AS (Pedagogia) anno scolastico 2017/2018 Introduzione: (Prof.ssa di Scienze Umane Maria Cristina Lorusso) Le allieve della classe II AS dell’Istituto Albert lavorando in gruppi di quattro hanno affrontato con molto impegno una bella ricerca sul gioco dei bambini e l’educazione delle adolescenti greci durante l’epoca antica . Le principali figure educative durante l’antica Grecia erano: la madre, la nutrice, il padre, il precettore (es. Mentore, Chirone e Fenice) e lo schiavo. Il bambino trascorreva molto tempo con la nutrice, la selezione della balia avveniva con grande attenzione, requisiti indispensabili erano: il buon carattere, la pulizia, e anche la giovane età. I padri greci erano severi, non trascorrevano molto tempo con il bambino, affettivamente distanti, il rapporto tra il padre e il figlio era troppo rigido e non aveva un riconoscimento sociale. Al padre spettava di esporre il bambino di fronte alla sua cerchia chiamata phratria, ma era la mamma ad occuparsi dell’educazione. Secondo il noto filosofo Socrate dare un bel nome al proprio bambino era compito degno della cura paterna. Nell’antica Grecia, il padre era obbligato a prendersi cura del proprio bambino e quando questo diventava adulto era obbligato a prendersi cura del padre. C’erano delle differenze tra Atene e Sparta, mentre a Sparta l’educazione era gestita prevalentemente dallo stato e mirava soprattutto alla formazione militare, ad Atene l’educazione era soprattutto famigliare. Ad Atene la ginnastica e la musica venivano insegnate solo nel primo periodo, questi studi vengono poi affiancati dalla grammatica. I cambiamenti politici e la democrazia generarono cambiamenti anche nel sistema educativo , determinando la richiesta della retorica nelle scuola superiori, saper parlare diviene veramente importante. Dopo aver presentato in modo sintetico la vita e l’educazione della famiglia nell’antica grecia vi propongo ora una breve analisi dei giochi e dell’educazione dei bambini e degli adolescenti greci.

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Educazione e gioco nell’Antica Grecia 2AS (2017-2018) 1

ISTITUTO ALBERT-LICEO DELLE SCIENZE UMANE

(Lanzo Torinese) TO Ricerca sul gioco e l’educazione durante l’antica Grecia coordinata dalla

Prof.ssa Lorusso Maria Cristina nella II AS (Pedagogia)

anno scolastico 2017/2018

Introduzione:

(Prof.ssa di Scienze Umane Maria Cristina Lorusso)

Le allieve della classe II AS dell’Istituto Albert lavorando in gruppi di quattro hanno affrontato con molto impegno una bella ricerca sul gioco dei bambini e l’educazione delle adolescenti greci durante l’epoca antica . Le principali figure educative durante l’antica Grecia erano: la madre, la nutrice, il padre, il precettore (es. Mentore, Chirone e Fenice) e lo schiavo. Il bambino trascorreva molto tempo con la nutrice, la selezione della balia avveniva con grande attenzione, requisiti indispensabili erano: il buon carattere, la pulizia, e anche la giovane età. I padri greci erano severi, non trascorrevano molto tempo con il bambino, affettivamente distanti, il rapporto tra il padre e il figlio era troppo rigido e non aveva un riconoscimento sociale. Al padre spettava di esporre il bambino di fronte alla sua cerchia chiamata phratria, ma era la mamma ad occuparsi dell’educazione. Secondo il noto filosofo Socrate dare un bel nome al proprio bambino era compito degno della cura paterna. Nell’antica Grecia, il padre era obbligato a prendersi cura del proprio bambino e quando questo diventava adulto era obbligato a prendersi cura del padre. C’erano delle differenze tra Atene e Sparta, mentre a Sparta l’educazione era gestita prevalentemente dallo stato e mirava soprattutto alla formazione militare, ad Atene l’educazione era soprattutto famigliare. Ad Atene la ginnastica e la musica venivano insegnate solo nel primo periodo, questi studi vengono poi affiancati dalla grammatica. I cambiamenti politici e la democrazia generarono cambiamenti anche nel sistema educativo , determinando la richiesta della retorica nelle scuola superiori, saper parlare diviene veramente importante. Dopo aver presentato in modo sintetico la vita e l’educazione della famiglia nell’antica grecia vi propongo ora una breve analisi dei giochi e dell’educazione dei bambini e degli adolescenti greci.

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1.Gli adolescenti e l’educazione in Grecia

(Francesca Borla) La prima forma di educazione vera e propria si ha in Grecia, dove gli adolescenti seguivano dei percorsi di formazione specifici. Questi percorsi portavano ad una areté finale, cioè ad una virtù assoluta, la quale variava di città in città o di zona in zona a seconda della mentalità e delle credenze della gente comune. Le due areté più conosciute erano quelle di Atene e di Sparta. Nella prima polis si insegnava ai giovani ad essere uomini di politica e a discutere senza venire alle armi (ideali politici come la democrazia e l’oligarchia vengono da Atene), mentre nella seconda città, fin dall’infanzia i bambini imparavano a combattere, a sopportare la fatica, la fame e la sete. Unendo le due differenti idee di virtù, si otteneva il kalos kai agathos, ovvero l’uomo perfetto: un grande politico ed un valido combattente. I percorsi educativi dell’infanzia e dell’adolescenza nell’antica Grecia, non si distinguevano l’uno dall’altro solo per il fine degli insegnamenti, ma anche per età e sesso dell’educando: una ragazza nata a Sparta, per esempio, era molto più libera di una nata ad Atene, la quale cresceva chiusa nel gineceo, vedendo poco la luce del sole (per questo motivo la dea Atena, protettrice di Atene, è chiamata spesso nei poemi omerici “braccio bianco”). I poemi omerici, per l’appunto, sono una delle fonti più importanti che abbiamo per ricostruire i metodi educativi del tempo: l’Iliade e l’Odissea descrivono l’areté da due diversi punti di vista. Nell’Iliade, il poema omerico più antico, vengono messe in risalto la forza ed il coraggio dei protagonisti, tutti guerrieri molto capaci, che rispecchiano le virtù di Sparta. Per contro, nell’Odissea, si evidenziano l’intelligenza e l’acume di Ulisse, elementi apprezzati ad Atene. Come già menzionato precedentemente, la ricerca della virtù era un nobile scopo di vita per un uomo, ma non per una donna, la quale veniva educata diversamente sin dalla nascita. Solo alcune donne riuscirono a farsi strada in quel mondo di uomini, diventando filosofe e scienziate.

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2. Educazione maschile a Sparta:

( Iris Monfrino)

L’ agoghé era un rigoroso regime di educazione e allenamento cui era sottoposto ogni cittadino spartano. A Sparta educare i figli non era compito dei genitori: prima spettava ai servi, poi ad istituzioni esterne. Da piccoli i bambini venivano allontanati dalle famiglie e divisi per sessi. I fanciulli imparavano a diventare buoni mariti e padri. L'educazione da loro ricevuta potrebbe sembrarci simile alla pedofilia ma in realtà molte sfumature ci fanno capire che si trattava di omoerotismo (inteso come educazione all'eros fatta da una persona dello stesso sesso). I bambini che avevano malformazioni o problemi di salute venivano uccisi alla nascita o abbandonati o sottoposti alla lobotomia ( rottura di un nervo che si trova vicino all'occhio e che permette la riproduzione). Dopo nove anni di allenamento alla vita bellica, a diciotto anni, un uomo spartano poteva sposarsi ed entrare nell'esercito.L'educazione dei giovani spartani era volta a formare guerrieri forti e senza paura, culminava spesso in prove severissime e crudeli. Tra queste era la Kryptéia (da krypto "mi nascondo"): il ragazzo veniva lasciato solo, nelle campagne o nei boschi, armato di un piccolo pugnale e sgozzando degli iloti. Queste usanze, che avevano un carattere rituale, segnavano il passaggio del giovane dalla pubertà alla condizione di guerriero spartano. Atene predilesse un'educazione principalmente umanistica, basata fondamentalmente sull'apprendimento della scrittura, della lettura, del canto, della musica. Nell’Atene antica, lo scopo dell’educazione dei giovani era formare cittadini educati nelle arti e addestrati a combattere, i ragazzi imparavano a leggere e a scrivere dalla madre o da uno schiavo maschio. Successivamente, fino ai quattordici anni, frequentavano una scuola: i libri erano molto costosi e rari, così i pochi disponibili erano erano letti ad alta voce e gli allievi dovevano imparali a memoria. I ragazzi studiavano anche la musica che veniva insegnata loro da un citarista. Gli strumenti che venivano suonati erano la lira, la cetra e il fluato. Tutti praticavano anche la ginnastica, insegnata dal predotribo nelle palestre , gli esercizi si svolgevano normalmente all'aperto nel contesto di edifici particolarmente organizzati e dotati di bagni e di spogliatoi. Sappiamo, comunque, che non esisteva ad Atene nessuna legge che imponesse l'obbligo scolastico. Si ricorreva, quindi, facilmente, ad un maestro privato, naturalmente per i figli delle famiglie più illustri. I cittadini di questa pòlis erano convinti che, per ottenere buoni risultati sotto il profilo culturale, fosse indispensabile allenare anche il corpo, da qui il famoso "mens sana in corpore sano.

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3. Educazione femminile a Sparta: (Iris Monfrino)

La donna spartana era una sportiva, si esercitava nella ginnastica, nella corsa, nella lotta nel lancio del disco e del giavellotto. Era più libera. L’educazione atletica delle donne era molto importante dato che l’ideale della bellezza e dell’efficienza fisica era molto viva tra gli Spartiati. Per generare bambini sani e destinati a diventare guerrieri era necessario che le donne avessero un corpo sano e robusto e allenato. 4. Educazione delle ragazze ad Atene: (Lara Catarinicchia) Atene predilesse un'educazione principalmente umanistica, basata fondamentalmente sull'apprendimento della scrittura, della lettura, del canto, della musica. Nell’Atene antica, lo scopo dell’educazione dei giovani era formare cittadini educati nelle arti e addestrati a combattere. i ragazzi imparavano a leggere e a scrivere dalla madre o da uno schiavo maschio. Successivamente, fino ai quattordici anni, frequentavano una scuola: i libri erano molto costosi e rari, così i pochi disponibili erano erano letti ad alta voce e gli allievi dovevano imparali a memoria. I ragazzi studiavano anche la musica che veniva insegnata loro da un citarista. Gli strumenti che venivano suonati erano la lira, la cetra e il flauto. Tutti praticavano anche la ginnastica, insegnata dal predotribo nelle palestre , gli esercizi si svolgevano normalmente all'aperto nel contesto di edifici particolarmente organizzati e dotati di bagni e di spogliatoi. Sappiamo, comunque, che non esisteva ad Atene nessuna legge che imponesse l'obbligo scolastico. Si ricorreva, quindi, facilmente, ad un maestro privato, naturalmente per i figli delle famiglie più illustri. I cittadini di questa pòlis erano convinti che, per ottenere buoni risultati sotto il profilo culturale, fosse indispensabile allenare anche il corpo, da qui il famoso "mens sana in corpore .sano" .

Le ragazze non andavano a scuola, ma alcune imparavano a leggere e a scrivere a casa. Fino all’età di sette anni. apprendevano l'arte di filare, di cucinare e di fare il pane

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5. Le olimpiadi

(Massa Micun)

Le Olimpiadi erano per i Greci un evento estremamente importante, tanto che la

prima di esse era l’inizio di uno dei sistemi di datazione greco. Durante il loro

svolgimento era bandita una tregua sacra e tutte le ostilità erano interrotte. Inoltre

nelle Olimpiadi antiche emergeva un valore fondamentale per i greci di allora: era

fondamentale la vittoria, partecipare non contava affatto, al contrario delle Olimpiadi

attuali ripristinate nel 1896 che affermano l’importanza della partecipazione.

Le origini delle Olimpiadi.

Le prime Olimpiadi furono bandite nel 776 a.C. ed erano festeggiate ogni quattro

anni nel santuario di Zeus a Olimpia. Secondo il poeta Pindaro esse erano nate come

giochi funebri in onore di Pelope, un eroe leggendario, che diede nome al

Peloponneso. Secondo la leggenda Enomao, re dell’Elide, non desiderava concedere

la mano di Ippodamia, sua figlia, perché un oracolo aveva profetizzato la sua morte

per mano del futuro genero. Egli, perciò, sfidava i pretendenti della figlia in una corsa

di carri, sapendo però di essere imbattibile in quanto i suoi cavalli erano dono di

Ares. Quando fu il turno di Pelope quest’ultimo decise di ingannare Enomao

facendosi dare da Poseidone dei cavalli invincibili e corrompendo l’auriga Mirtilo per

fargli manomettere i mozzi delle ruote del cocchio. Così Enomao morì durante la

gara e Pelope conquistò la figlia.

La corsa coi carri

Nel pugilato non c’erano regole, infatti i greci per ferire l’avversario usavano oggetti

appuntiti e contundenti. I giochi erano molto sanguinosi e violenti. Il più cruento dei

giochi era il pancrazio, che consisteva nel vincere l’avversario utilizzando tutte le

proprie forze, a mani nude, ed i contendenti avevano la possibilità di usare tutte le

mosse possibili dallo sgambetto ai morsi. La sfida terminava solo se uno dei due

contendenti non riusciva a continuare o alzava le braccia in segno di resa. Il gioco più

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civile tra tutti era la lotta; gli incontri venivano fatti sia a piedi che a terra. Il gioco più

rischioso era la corsa dei carri; essa era una gara di velocità tra due carri trainati da

una coppia di buoi. La corsa invece consisteva nel compiere ventiquattro giri dello

stadio, ovvero otto silometri. Il pentathlon era il gioco più importante perché il suo

vincitore era considerato il miglior atleta delle Olimpiadi. Esso consisteva

nell’insieme di molti sport come la corsa, il salto in lungo, il lancio del disco e altre

specialità. In queste gare tutti partecipavano nudi.

Svolgimento delle gare

Le gare si articolavano in ben sette giorni. Durante il primo si svolgeva la cerimonia

di apertura, celebrata con riti e sacrifici in onore di Zeus. I cinque giorni centrali

erano riservati alle gare, che avevano un ordine tradizionale: corsa coi carri, dei

cavalli, montati da fantini, poi le cinque specialità del pentathlon (lancio del disco,

salto in lungo, lancio del giavellotto, corsa dei 200 metri e lotta), quindi le gare di

corsa, poi il pugilato e infine il pancrazio. L’ultimo giorno era riservato alla

cerimonia di chiusura, alla premiazione dei vincitori con delle corone di ulivo e ad un

banchetto.

Ruolo della donna nelle Olimpiadi.

All’interno delle Olimpiadi non mancava uno spazio riservato alle donne. Era

presente una corsa in onore di Era, a cui potevano partecipare solo le giovani nubili.

La maggior parte delle partecipanti erano spartane, in quanto solo loro erano allenate

e potevano mostrare il corpo nudo. Le donne sposate non potevano assistere ai giochi,

mentre era concesso alle vergini.

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6. I giochi dei bambini dell’antica Grecia (Ricerca di Candusso Lisa,Asia Delfini,Toma Gabriela Mariana)

I Greci assegnavano ai giochi e ai giocattoli dei fanciulli un grande valore

educativo . Molti giocattoli ellenici erano veri e propri capolavori decorati da

artisti celebri. I bambini ricevevano in regalo giocattoli : alla loro nascita , alle

feste per la scelta del nome e per la presentazione ufficiale; oppure potevano

averli come premio, ricompensa o consolazione in occasioni particolari. I giochi

dei bambini erano di una straordinaria bellezza, qualcosa che sembra restare

fuori dal tempo. Soprattutto i giochi che si facevano all’aperto come il

rimbalzello, rincorrersi e acchiapparsi o cavalcare un bastone sono cose che i

bambini fanno da tempo immemorabile praticamente nella stessa maniera. I

bambini e le bambine costruivano e facevano volare aquiloni, si dondolavano

sull’altalena, saltavano alla corda, giocavano al tiro alla fune o con biglie e

birilli, proprio come abbiamo fatto noi da piccoli, giocavano con le noci, oppure

con gli “astragali”, ossicini ricavati dalle zampe di pecore e capre, che si

usavano come una sorta di dadi. I bambini ricchi ne potevano ricevere anche di

bellissimi e preziosi, come quelli che ogni tanto vediamo descritti da autori

antichi e da artigiani esperti. Alcuni di questi li abbiamo scoperti, spesso nelle

tombe dei bambini a cui sono appartenuti. Soprattutto le bambole, che potevano

essere fatte anche di materiali pregiati come l’avorio, talvolta avevano le

braccia e le gambe snodabili, come vere e proprie antichissime Barbie.

Le bambine si divertivano a vestirle e a curarle. Alcuni giocattoli riproducevano

gli oggetti degli adulti e insegnavano in qualche modo ai bambini e alle bambine

quei ruoli che avrebbero avuto da grandi. Le bimbe imparavano l’arte

dell’allevamento usando le bambole ma anche vasetti e oggetti in miniatura,

mentre i maschietti con spade, archi, cavallucci si improvvisavano soldati.

Potevano avere addirittura dei piccoli carri, che come quelli veri potevano essere

trainati da animali domestici.

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In un periodo successivo troviamo molto utilizzata la parola

"petteìa",ovvero,l'insieme dei giochi con le pedine, giochi di riflessione, chiamati

anche grammai petteìa o pesseìa (indica l'insieme delle pedine seguite da linee che

disegnano varie forme).

Successivamente, con petteìa si indicarono i giochi da tavolo in cui occorreva

bravura, e ancora più precisamente i giochi di guerra; con il termine kubeìa, invece,

si indicarono i giochi da tavolo con i dadi.

I piccoli fanciulli giocavano con molte tipologie di giochi,come per esempio:

1-AKINE TINDA: Era un gioco in cui occorreva stare immobili sopportando le

spinte degli avversari. Polluce non parla di spinte, ma solo di resistere senza

muoversi. Potrebbe corrispondere al nostro gioco delle “Belle statuine”.

2-I GIOCHI DEI GESTI COMANDATI:Veniva fatto ai banchetti. Un re o una

regina veniva eletto e doveva fare dei gesti che tutti dovevano imitare. Al primo che

sbagliava venivano inflitte pene severissime tra cui danzare nudo e imprecare contro

se stesso.

3-IL GIOCO DELL’ASKOLIASMOS:Era un gioco molto popolare che consisteva

nel ballare con un piede solo, su un otre fatto di pelle di caprone unta e piena di vino.

Chi stava in piedi per più tempo, vinceva l’otre .

4- PENTELITHA: Il gioco più famoso era il “PENTELITHA” praticato soprattutto

dalle ragazze. Si eseguiva come dice il nome con cinque astragali, pietruzze o

sassolini che si mettevano sul palmo della mano, si lanciavano verso l’alto e con una

rapida rotazione bisognava prenderli tutti cinque sul dorso della mano destra. Se ne

cadeva qualcuno bisognava prenderli con le dita senza far cadere quelli già presi.

5-GIOCO DEL CERCHIO:Orazio conferisce la paternità del cerchio ai Greci. Non

ci e' pervenuto alcun esemplare di cerchio, ma, secondo un’antica norma i cerchi

dovevano arrivare all’altezza dei fianchi dei fanciulli. Normalmente erano in bronzo,

ma quelli più economici non erano altro che cerchioni di una ruota di carro. Poiché

per i bambini il gioco è tanto più bello quanto più è rumoroso si pensò di inserire nel

cerchio grande altri cerchietti metallici più piccoli che, girando il cerchio, urtassero

tra loro e anche sul selciato producendo un rumore assordante.

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6-CAVALLUCCIO:Esistevano presso i Greci tre giochi, quello dell’ “ippòs”, quello

del “en Kotùle e quello dello “ephedrìsmòs” in tutti un ragazzo o una ragazza sta

sulle spalle di un compagno (a cavalluccio ). L’ephedrìsmòs che è dipinto in

moltissimi vasi, anfore e crateri, si giocava a squadre: il ragazzo che tiene il

compagno sulle spalle è bendato ed un terzo guida l’amico indirizzandolo verso una

pietra, ritta in piedi, da colpire.

7-GIOCO DELLA PENTOLA O KUTRINDA :Uno dei giocatori era detto

“pentola o marmitta” e sedeva in mezzo ai compagni che lo colpivano sulla schiena o

sul capo girando intorno a lui finchè non riusciva, voltandosi, ad individuare e

prendere l’autore dei colpi che a sua volta doveva fare da “pentola”. Vi erano poi

alcuni giochi utili per affinare l’intelligenza dei ragazzi come quando essi

gareggiavano tra loro ponendosi vicendevoli domande su piccoli problemi di ogni

giorno.

7.I giochi nell’antica Grecia:

(Barra Elisa, Merlin Marta e Vigna Miriam)

Nell’antica Grecia i bambini, durante l’infanzia, praticavano molti giochi. Tra questi

si ricordano: la palla, la trottola, le bambole, le conchiglie, lo yoyo, il dado, le biglie,

le noci, i sassolini, la petteia, il biberon, gli animali, i sonagli, l’altalena e il dondolo.

Inoltre, i giochi più comuni erano: nascondino, il gioco del coccio, il gioco del re, il

gioco della pentola e la moskinda. Bisogna specificare che l’infanzia è quel periodo

evolutivo che va da quando si è neonati fino alla preadolescenza. Oggi possiamo

conoscere questi giochi grazie ai reperti ritrovati ma anche grazie ai testi scritti che

descrivevano la società greca antica, i quali raccontavano anche degli intrattenimenti

e dei giocattoli.

Miriam Vigna

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8. I giocattoli degli infanti

La palla

La palla è un oggetto sferico costruito o composto da diversi materiali. Le prime

notizie che si hanno dell’uso della palla ci vengono riportate nell’Odissea, dove

Nausicaa, figlia del re Alcinoo, gioca con la palla quando trova Ulisse. Questo

strumento poteva essere fatto con intrecci di vimini o giunchi o con altri arbusti

elastici e ricoperti di pelle o di tessuto. Il verbo greco “ballo”, da cui deriva poi il

nostro termine comune, significa lancio o lanciare. Molte testimonianze di questo

strumento sono anche iconografiche.

Marta Merlin

La trottola

La trottola era un gioco per bambini, le sue origini risalgono a 6.000 anni fa. Essa era

costruita principalmente in legno o in metallo ed aveva uno spago che serviva a farla

ruotare. Alcune trottole sono state ritrovate negli scavi di Troia; da alcuni documenti

storici- come quelli di Aristotele, Platone e Callimaco- sappiamo che era un gioco

molto diffuso in Grecia e successivamente anche a Roma.

Elisa Barra e Miriam Vigna

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Le bambole

Le bambole erano fatte di stoffa o di legno o di ceramica, potevano essere alte fino a

un metro e mezzo, avevano la gonna a campana molto spesso decorata da disegni di

pesci, uccelli o motivi geometrici. Le loro gambe venivano fatte a parte ed erano

mobili; inoltre erano fissate al corpo con dei legamenti. Le bambole erano un gioco

femminile.

Marta Merlin

Le conchiglie

Le conchiglie erano degli oggetti usati soprattutto per decorare le bambole, inoltre

erano regalate alle bambine, simboleggiavano i genitali femminili e la

riproduzione, regalare una conchiglia auspicava la fertilità.

Miriam Vigna

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Lo yoyo

Lo yoyo è stato costruito in Cina e molto probabilmente arrivò in Grecia verso il

500 a.C., anno in cui si trovano le prime tracce storiche in documenti. Questi

parlano di giocattoli fatti in legno, metallo o terra cotta dipinta. Lo yoyo a volte

veniva utilizzato come offerta a certi dei quando un bambino era cresciuto.

Miriam Vigna

Il dado

I dadi si sono evoluti dall’uso degli astragali (ossi del tarso di forma tetraedrica);

si teorizza questa ipotesi poiché molti scrittori intercambiano i due termini (dadi e

astragali). Si sa inoltre che il dado era già usato in epoche precedenti alle prime

testimonianze scritte. Nella sua forma primitiva era un gioco di abilità praticato

da donne e bambini. Era formato da quattro facce a cui venivano dati valori

differenti. I giochi d’azzardo nell’antica Grecia con tre o quattro dadi erano una

forma di divertimento. I dadi erano realizzati in avorio, osso, legno, metallo e

roccia.

Marta Merlin

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Le biglie

Le biglie erano delle sfere molto piccole usate in vari giochi come le corse su pista,

fatte di osso, di coccio o di legno.

Miriam Vigna

I sassolini

I giocatori dovevano far cadere le noci o i sassolini in una serie di piccole buche

scavate nel terreno o nella bocca di un vaso molto stretto, a volte le noci e i

sassolini potevano essere sostituiti da piccoli ossi.

Elisa Barra

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La petteia

La petteia è un antico gioco di cui ci rimangono poche testimonianze. Il nome deriva

dal greco pessos che significa pedina. Dalle rappresentazioni si può dedurre di un

gioco su un tavoliere quadrato (petteia) con otto caselle per lato, ogni giocatore aveva

un numero di pedine uguale a quello delle caselle del lato. Lo svolgimento del gioco

è uguale a quello dell’attuale dama.

Miriam Vigna

Il biberon

Il biberon era conosciuto con il nome “guttus tintinnabula” ed era usato dai

neonati come biberon in cui vi era il latte ed insieme c’erano vari oggetti che una

volta finito il liquido se si agitava il cilindro si muovevano e tintinnavano facendo

intrattenere il bambino. Molto spesso era costruito a forma di maialino, il

materiale usato era la terra cotta.

Miriam Vigna

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Gli animali

Gli animali erano spesso realizzati in terracotta o in legno, i bambini appartenenti

alle famiglie più agiate potevano permettersi un animale vivo.

Elisa Barra

La platage

La platage era un sonaglio usato per i bambini più piccoli, era formato da due

dischetti che si sbattevano fra loro; era costruito con il legno o con il metallo e

spesso aveva la forma degli animaletti.

Marta Merlin e Elisa Barra

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L’altalena

L’altalena era un tipico gioco da giardino basato sul moto oscillatorio dato dal

bambino. Di solito era fatto con due corde che servivano a sostenere la base di

legno che era sospesa e su cui ci si sedeva.

Marta Merlin

Il cavallo a dondolo

Il cavallo a dondolo era un gioco all’inizio molto piccolo, con un aspetto

grossolano e non si poteva cavalcare. Venne poi modificato e diventò più grande

ed era in grado di essere cavalcato. Il cavallo a dondolo era fatto con il legno o di

terracotta.

Miriam Vigna

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Educazione e gioco nell’Antica Grecia 2AS (2017-2018) 17

10. Giochi degli infanti nell’Antica Grecia

Nascondino

Nascondino è un gioco di cui i primi racconti sono di Polluce, questo gioco era

chiamato apodidraskinda. Era praticato di solito all’aperto, ma anche in alcuni

spazi chiusi, il luogo di partenza era chiamato “tana”, dove un giocatore prescelto

conta a occhi chiusi, per dare il tempo ai giocatori di nascondersi. Una volta finita

la conta chi ha contato urla “via!” e inizia a cercare, quando lui trova, un giocatore

deve andare alla tana ed urlare “tana per” , se un giocatore riesce a raggiungere

prima di chi conta ed urla “tana” allora è libero. Se l’ultimo giocatore rimasto da

trovare riesce ad arrivare alla tana ed urlare “tana libera tutti”, le persone catturate

prima saranno liberi; inoltre chi aveva contato già in precedenza è obbligato a

contare di nuovo.

Miriam Vigna

Il gioco del coccio

Il gioco del re consisteva in una gara a squadre, i ragazzi si dividevano in due

gruppi divisi da una linea tracciata sul terreno, una squadra, si posizionava dalla

parte in cui sorge il sole e l’altra dalla parte opposta. Ognuno di loro lanciava a

turno una conchiglia o un coccio tinto di nero da una parte e tinto di bianco

dall’altra gridando giorno o notte. Se cadeva dalla parte bianca l’altra fazione

doveva inseguire gli avversari che non dovevano farsi prendere.

Marta Merlin

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Il gioco del re

Il gioco del re consisteva in una gara di abilità, finita la quale il più bravo era

proclamato re e il più inetto ciuco, esso impartiva ordini a tutti, il ciuco invece si

prendeva le burla. Fra i giochi spesso non si escludevano le burle e le monellerie.

Questo gioco è durato per più di due millenni.

Elisa Barra

Il gioco della pentola

Il gioco della pentola era un gioco molto diffuso in Grecia. Il bambino stando

seduto faceva da “pentola” e doveva cercare di afferrare, senza lasciare il posto, i

compagni che si avvicinavano, i quali li facevano pizzicotti e gli rifilavano

scappellotti. Chi veniva preso faceva da “pentola” e il gioco ricominciava.

Elisa Barra

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Educazione e gioco nell’Antica Grecia 2AS (2017-2018) 19

La moskinda

La moskinda è un gioco che corrispondeva al salto della cavallina, in cui un

bambino saltava su un compagno piegato. La parola moskinda deriva dal termine

moskios che significa “vitello”. Questo gioco venne praticato anche dai bambini

romani.

Miriam Vigna

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11. Educazione degli adolescenti nell’adolescenti nell’antica Grecia (Carola Cravero)

Diversamente da quanto accade nel mondo moderno presso gli antichi Greci il

concetto di educazione evocava immediatamente i profondi rapporti che univano un

adolescente ed un uomo adulto di pari rango sociale. L’adulto era

contemporaneamente modello per il più giovane ed iniziatore alla vita sociale e

militare; il giovane, invece, attraverso il modello educativo e la consonanza spirituale

creata dalla frequentazione era colui che veniva educato.

Solo con l’età ellenistica l’educazione greca si avvicinerà sensibilmente a quella che

è la nostra concezione di istruzione, non più affidata all’iniziativa privata ma posta

sotto la legislazione statale. Una delle tante innovazioni di questa epoca sarà proprio

questa, anche se, come pure in tanti altri campi, un precursore sarà da individuare in

Aristotele, che pone tra i doveri del legislatore quello di occuparsi dell’educazione.

L’esistenza di una legislazione, in età antica, che teorizzasse il principio di una

‘Istruzione pubblica’ affidata alla magistratura della paidonomìa era tipica solo delle

città ‘aristocratiche’ come Sparta e Creta e si risolveva in una mancanza di libertà

individuale, la quale si inseriva nelle tendenze ‘totalitarie’ statali: il fanciullo

rimaneva in famiglia fino a circa sei anni, affidato generalmente ad una nutrice e poi

la sua educazione veniva assunta dallo stato.

Jana Onesti

La caratteristica dell’educazione spartana era quella di curare, in particolar modo, il

corpo del futuro guerriero per renderlo robusto e resistente alle fatiche e la stessa cosa

si verificava per le fanciulle che dovevano essere madri all’altezza della situazione.

A guardar meglio, in ambito ateniese, l’unico esempio sicuro di un decreto che si

occupi, sia pure indirettamente, di istruzione è il famoso decreto di Archinos, che

introduce in Attica l’adozione dell’alfabeto ionico, la cui prescrizione si estendeva ,

di conseguenza, alle scuole.

Irene Aurigemma

Non dobbiamo dimenticare, del resto, che l’educazione greca classica perpetuava

semplicemente molto di ciò che era stata l’educazione aristocratica arcaica: questa di

per sé, non prevedeva di dover preparare i giovani per un mestiere, e, di

conseguenza, era, soprattutto, di tipo morale e non aveva bisogno di ‘strutture’

scolastiche, ma si poteva sviluppare all’interno di un quotidiano tipo di vita sportivo,

guerriero, mondano e, soprattutto, in ambiente esclusivamente maschile.

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.

Giordana Giacomelli

Saffo nella Lesbo della fine del VII secolo a.C, ha realizzato una comunità filosofica,

una ‘confraternita religiosa ed educativa’ dedicata alle Muse, che si presenta come un

‘collegio’ residenziale, in cui vengono insegnate alle giovani, in attesa del giorno del

matrimonio, ideali di bellezza , di eleganza e di armonia attraverso insegnamenti di

danza, musica, ecc.

Per ciò che riguarda i ‘libri scolastici’ l’educazione greca si fondò per secoli sui

poemi omerici considerati molto presto un testo sacro, quasi una ‘enciclopedia

poetica, che sintetizzava in sé tutte le virtù: il valore guerriero, l’amor patrio, la

religiosità, la devozione filiale, ma anche il saper vivere e i manuali tecnici e i poemi

di Esiodo, dove, se lavoro e giustizia stanno alla base della morale, sono completati,

sul piano meramente pratico, da intere sezioni su marineria, rapporti legali e sociali,

lavori agricoli. E già in quest’epoca arcaica i ruoli ‘sessuali’ appaiono chiaramente

definiti: l’uomo cittadino e soldato, la donna nel suo ruolo riproduttivo e domestico.

In campo teorico, invece, le ‘scuole di pensiero’, che si occupano di istruzione, sono

riconducibili a Platone e Aristotele, questi ultimi due furono fondatori di scuole di

‘alta formazione’, quali l’Accademia e il Liceo, in cui non solo si insegnava ma,

come nelle nostre attuali Università, si compivano ricerche scientifiche nei più

svariati campi.

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Sitografia

I testi sono stati tratti da:

www.AgendaLugano.it;

www.ArcheoFriuli.it;

www.Archeokids.it;

www. Enciclopedia Treccani.it;

www.Focus Junior.it;

http://www.igorvitale.org/2014/11/17/il-ruolo-del-padre-nella-antica-grecia/

www.Intelligiochi.it;

www.MassimoCasiello.it;http://www.mondadorieducation.it/risorse/media/s

econdaria_secondo/greco/enciclopedia_antico/lemmi/nutrice.html

http://www.rivista.ssef.it

www.Salogentis.it;

www.Sapere.it

www.Scuola.net

www.Skuola.net.

www.studenti.it

www.Wikipedia.it;

www.Xoom Virgilio.it;

www.Yoyomaniacs.it;