Isabella d’Este, maestra di bellezza - Alessandra Necci · La formula (mar-chio registrato dal...

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17LA DIFESA DEL POPOLO26 novembre 2017 storia&teatro �

Cognate e rivali, donne di potere e di corte

�Nuovo capitolo della “saga” rinasci-mentale che l’associazione culturale pa-

dovana teatrOrtaet sta costruendo in un sug-gestivo mosaico che colloca le sue tesserenei più suggestivi monumenti storici italiani.Alessandra Brocadello e Carlo Bertinelli, dopola consolidata esperienza ferrarese con Lu-crezia Borgia e Lodovico Ariosto, la doppiaestate romana a Castel Sant’Angelo con i pa-pi Borgia e Farnese, il fresco esordio roma-gnolo con i Malatesta, debuttano sabato 2 edomenica 3 dicembre alle ore 16 in palazzoDucale a Mantova con la visita animata “Isa-bella d’Este e le sue stanze in Corte Vecchia”Le visite continuano anche la settimana suc-cessiva (info www.visiteanimate.it).

Di Isabella d’Este, la “primadonna del Ri-nascimento”, «nipote del re d’Aragona – co-me essa stessa fece scrivere a chiare letterenel giardino segreto del palazzo ducale – fi-glia e sorella dei duchi di Ferrara, moglie emadre dei marchesi di Mantova» è noto ilprestigio culturale e politico di cui godette daquando, quindicenne, nel 1490 andò sposaa Francesco II Gonzaga, fino alla morte, nel1539. La visita animata, originale formulache fa rivivere i personaggi storici negli am-bienti che hanno ispirato e modellato con laloro presenza, avvalendosi della consulenzascientifica di Renata Casarin, responsabileservizi educativi del palazzo ducale mantova-no, racconta la vita d’Isabella attraverso lesue “divise” o “imprese”. Con il termine diimpresa si definisce un’immagine collegataa un motto, che descrive chi l’ha coniata.Non deve essere incomprensibile, ma nem-meno essere alla portata di tutti. Il Rinasci-mento è il secolo d’oro per queste formesimboliche e Isabella è davvero maestra nelconiare imprese che la nascondono e al

tempo stesso la svelano. Sono sette quelleprescelte per individuare i momenti chiavedella sua biografia. Anzitutto il diamante,simbolo della casata estense (a Ferrara c’èanche il palazzo “dei Diamanti”), per tratteg-giare l’infanzia della figlia d’Ercole. Poi la “A”d’amore, per il tempo delle nozze con il gio-vane marchese Gonzaga, condottiero e gran-de appassionato di cavalli da guerra. Quindi“Is”, le iniziali del suo nome, a ricordarlel’impegno di coltivarsi sempre nelle arti enelle lettere, per fare della sua vita qualcosadi unico e incomparabile.

La quarta impresa, frequente negli am-bienti abitati da Isabella, è quella detta del“silenzio”, perché mostra unospartito in cui sono tracciatisolo simboli della pausa musi-cale. Il silenzio è quello impo-sto dalla cautela diplomatica,ma anche dalla riflessione sudi sè in un periodo di grandesubbuglio militare e familiare.Non a caso la quinta impresa,incisa sulla medaglia celebra-tiva, l’Isabella, recita “Bene-merentium ergo” che significa: «Grazie agliastri benevoli a cui va il merito del mio suc-cesso». Sotto questo segno la visita raccontal’avventuroso soggiorno nell’Urbe della mar-chesana nel 1527, anno del sacco di Romaperpetrato dai lanzichenecchi luterani al sol-do dell’imperatore Carlo V.

Infine, due imprese molto espressive: ilmotto senechiano “Nec spe nec metu” chesegna un atteggiamento esistenziale realisti-co, privo di illusorie speranze e inutili paure;l’immagine del candelabro su cui splendeuna sola candela, “Sufficit unum in tenebris”,davanti al quale Isabella, giunta al termine

della sua avventura umana, si domanda sedavvero è riuscita a essere un lume per letante tenebre che si addensano sulla sua fa-miglia e la sua terra.

La trama dei motti e dei simboli, benpresenti nella Corte vecchia che fa da fasto-so eppur raccolto scenario alla visita, chiamain causa vari personaggi significativi che vis-sero accanto all’Estense: Diomede Carafache dedicò alla madre d’Isabella il trattato Idoveri del principe, lo sposo Francesco e ilfiglio Federico Gonzaga, papa Clemente VII,Lodovico Ariosto e Baldassarre Castiglione, ilmantovano autore del Cortegiano. Ma moltialtri uomini politici e artisti s’intravedono tra

le quinte, chiamati in causadall’insaziabile sete di cosebelle che sempre assillò Isa-bella. Una smania collezioni-stica esigente e tenace, manon fine a se stessa: i “bagni”nella bellezza, l’immersionenell’arte degli antichi e deimoderni e nelle musiche del-l’epoca, che Alessandra Bro-cadello interpreta con elegan-

za, servivano alla signora, maestra di buongusto e di gran moda, non per evadere nelsogno, ma per ritemprare lo spirito e calarsicon più efficace realismo nelle questioni delsuo tempo. Su ciò insiste l’interpretazionedei due attori padovani che, grazie al virtuo-sismo trasfomista e all’accuratezza dei co-stumi, interpretano i vari personaggi, calatinella loro epoca. Un Rinascimento insiemeapice della cultura italiana e inizio della lun-ga eclisse politica che porterà i grandi statieuropei a contendersi il predominio sulla pe-nisola.

�Lorenzo Brunazzo

�Accurato come un saggio, fluente come un ro-manzo il libro di Alessandra Necci Isabella e Lu-

crezia, le due cognate. Donne di potere e di corte nel-l’Italia del Rinascimento (Marsilio, pp 672, euro19,50) fresco di stampa. Sulle due nobildonne,l’Estense marchesa di Mantova e la Borgia duchessadi Ferrara, che si contesero il primato di signore dellearti tra Quattro e Cinquecento, non mancano certo glistudi e i romanzi, anche “comparativi”. Una compara-zione nutrita di numerosi fatti e ancor più numerosecalunnie e ipotesi da feuilleton che s’intrecciano sullapassionale figlia del papa e sulla fredda marchesana,su amori più o meno platonici, su intrighi e omicidi,lettere e soffiate.

Alessandra Necci, docente universitaria e specia-lizzata in scienze politiche a Parigi, figlia di LorenzoNecci, numero uno di Enimont e Ferrovie dello Statoscomparso nel 2006, approda alla storia italiana dopoaver percorso quella europea del Settecento, da ReSole a Talleyrand, da Napoleone II a Fouché. Il suo

studio, frutto di accurata documentazione, ha il pregiodi non indulgere al piacere dell’intrigo, anche senzasottrarvisi.

I profili delle due protagoniste si stagliano con evi-denza, fin dalle “autoconfessioni” iniziali. L’una, Isa-bella, maestra di “lontananza emotiva” come mezzoper conservare o riacquistare l’equilibrio, che non ha«mai perso tempo in pensieri d’amore» (eppure quellasimpatia per Lodovico il Moro...). L’altra. Lucrezia, alcontrario dichiara che l’impulso, il motore primo chel’ha mossa e la muove è l’amore, il sogno. Entrambeperò sono accomunate dal desiderio di eleganza e dibellezza. Entrambe sono pedine nelle partite del pote-re, ma anche donne di governo, fatto non poi così raroa quei tempi se pensiamo ad altri nomi come CaterinaSforza o Anna di Bretagna. Dietro il loro profilo emer-ge quello di un tempo complesso e contrastante, incui l’equilibrio, talvolta funambolico, è la più grandevirtù.

�L. B.

Isabella d’Este, maestra di bellezzaTEATRORTAET Debutta la visita animata al palazzo Ducale di Mantova

re, titola: “Il mancato Natale nemico aBassano!”. Vi si raccolgono le testimonian-ze dei prigionieri che speravano di passarele feste facendosi il regalo di impadronirsidei ricchi magazzini militari italiani. E ma-gari, come era accaduto dopo Caporetto,saccheggiando le cantine... Ma quelle del1917 non furono comunque feste tranquille;non si poteva certo parlare, nemmeno pen-sare alla “tregua” spontanea che si era pursporadicamente verificata negli anni prece-denti. Si parlò anzi di “Natale di sangue”perché proprio in quei giorni le truppe delgenerale Conrad, costantemente proteso asfondare sull’Altopiano dei Sette comuni,riuscirono a espugnare le Melette di Asiago.Per fortuna il 26, finalmente, iniziò a nevi-care copiosamente e la spessa coltre biancafermò ogni residua velleità d’assalto.

Il settimanale diocesano in quel numeroracconta l’interessamento del papa per i pri-gonieri di guerra e l’impegno per il colloca-mento dei profughi, su cui sta lavorandol’ufficio centrale di collocamento e lavoroalla guida del quale è stato chiamato Giu-seppe Corazzin, direttore dell’ufficio catto-lico del lavoro di Treviso. L’istituto, precisala Difesa, «mira anche alla difesa degli inte-ressi morali, economici, sociali dei profughie alla tutela delle loro famiglie delle qualieviterà il più possibile il frazionamento.L’ufficio spera di non aver così concorso in-vano, pel giorno nel quale colla pace vitto-riosa il Veneto forte, sano, puro richiamerà isuoi figli, a resituirglieli forti, sani, puri co-me quando, sospinti dall’uragano, chieseroalla patria protezione e lavoro».

�Lorenzo Brunazzo

Alessandra Brocadello e Carlo Bertinelli

raccontano la vita della“primadonna

del Rinascimento”attraverso alcune delle

sue “imprese”

Nella fotosopra, soldatiitaliani sullacima delGrappa

Sotto,AlessandraBrocadello

nei pannid’Isabella

d’Este (fotoAndrea

Samaritani)

� Le visite animate sono una riuscitainvenzione, risalente al 2003, di tea-

trOrteat, associazione culturale che pro-duce spettacoli in cui la tradizione s’in-nesta all’innovazione. La formula (mar-chio registrato dal 2012) utilizza i presti-giosi edifici storici di cui l’Italia è riccacome scenari per riportare in vita i per-sonaggi che li hanno “animati”. L’idea èpartita da parco Treves, ha attecchitonello stabilimento Pedrocchi e all’ombradel Petrarca nella casa d’Arquà, cheospita tuttora riflessioni e bilanci delpoeta aretino al termine della sua avven-tura umana, per estendersi oggi in unadozzina di siti, in continua estensione.

Si è già detto delle due visite al ca-stello Estense di Ferrara, una dedicata aLucrezia Borgia e l’altra all’Ariosto, nelcinquecentenario del Furioso. E di CastelSant’Angelo, che gli attori di teatrOrtaethanno percorso per due estati consecuti-ve dando forma ai tanti volti di papi, arti-sti, donne che l’hanno frequentato. Fre-sca di debutto è la visita alla rocca di Ve-rucchio, dominio dei Malatesta, signori diRimini, storici rivali dei Montefeltro.

Ma altre visite importanti sono statededicate al Vittoriale di Gardone, in cuid’Annunzio portò il ricordo e perfino ilrimpianto del grande amore per EleonoraDuse; a villa Contarini di Piazzola sulBrenta dove “L’orologio del piacere”scandisce lo scorrere dei secoli che mo-della in varia forma le fastose residenzedi villeggiatura veneziane; a villa Beatri-ce di Baone, ricavata dal monastero checonobbe l’umile gloria di un’altra mar-chesina estense, la beata Beatrice. E poici sono le molte visite ambientate a Pa-dova città, a iniziare dall’importante, im-pegnativo successo di questo 2017 nellacappella degli Scrovegni. TeatrOrtaet haportato i suoi personaggi anche alla Spe-cola e al bastione Alicorno.

VISITE ANIMATE Da 15 anni i monumenti rivivonocon la voce di chi li ha abitati

LIBRI Alessandra Necci descrive in un saggio fluente le signore di Ferrara e Mantova