Post on 01-May-2015
Io voglio del ver la mia donna laudare
Io voglio del ver la mia donna laudareed asembrarli la rosa e lo giglio:più che stella diana splende e pare,e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.
Verde river’ a lei rasembro e l’âre,tutti color di fior’, giano e vermiglio,oro ed azzurro e ricche gioi per dare:medesmo per lei rafina meglio.
Passa per via adorna, e sì ch’abassa orgoglio a cui dona salute,e fa ’l de nostra fé se non la crede;
e no•lle pò apressare om che sia vile;ancor ve dirò c’ha maggior :null’om pò mal pensar fin che .
Voi che per li occhi mi passaste ‘l core
Voi che mi passaste ’l coree destaste la mente che dormia,guardate a l’angosciosa vita mia,che sospirando la distrugge Amore.
E’ vèn tagliando di sì gran valore,che’ deboletti spiriti van via:riman figura sol en segnoriae voce alquanta, che parla dolore.
Questa d’amor che m’ha disfattoda’ vostr'occhi ’ presta si mosse:un dardo mi gittò dentro dal fianco.
Sì giunse ritto ’l colpo al primo trattoche l’anima tremando si riscosseveggendo morto ’l cor nel lato manco.
Chi è questa che vèn ,ch’ogn’om la mira
Chi è questa che vèn, ch’ogn’om ,che fa tremar di chiaritate l’âree mena seco , sì che parlarenull’omo pote, ma ciascun sospira?
O Deo, che sembra quando li occhi gira, dical’ , ch’i’ nol savria contare:cotanto d’umiltà donna mi pare,ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ira.
Non si poria contar la sua piagenza,ch’a le’ s’inchin’ogni , e la beltate per sua dea la mostra.
Non fu sì alta già la mente nostrae non si pose ’n noi tanta salute,che propiamente n’aviàn canoscenza
gentile gentilgentil
vertute
vertù
vertute
Amor
AmoreAmor
Amor
la vede
la miraper li occhi
Di Guido Guinizzelli Di Guido Cavalcanti Di Guido Cavalcanti
gentile gentilgentil
vertute
vertù
vertute
Amor
AmoreAmor
Amor
la vede
la miraper li occhi
pare
salute
om
âre
Passa - vèn
splende –
fa tremar di chiaritate
Non fu sì alta la mente che propriamente n’aviàn conoscenza -
destaste la mente che dormia
somigliorasembro abbassa orgoglio
vilemia donna
piagenza
beltate
umiltà
dea
core
distrugge
dolore
l’anima tremando
morto ‘l cor
asembrarli
passaste
disfatto
Io voglio del ver la mia donna laudare
Chi è questa che vèn, ch’ ogn’om lamiraVoi che per gli occhi mi passaste il core
Campo semantico della guerra
Campo sensoriale visivo: uso della similitudine con elementi naturali(ma niente descrizione fisica)
Campo semantico della luce
Concretizzazione dell’effetto dell’amore
Ampio uso della negazione
Dimensione trascendente dell’effetto dell’amore
Campi SemanticiParagone fra la donna e:
rosa, giglio, verde river’, color di fior’, giano e vermiglio, oro e azzurro, ricche gioi
stella diana splende
fa tremar di chiaritate l’ âre
Invocazione di Dio: O Deo
Ricorso a termini astratti: chiaritate, umiltà, ira, beltate, vertute, canoscenza
Impossibilità di descrivere l’amore, che è un evento distruttivo: null’omo, nol savria, ecc.; distrugge, dolore, disfatto, ecc.
passaste ‘l core, destaste la mente, E’ vèn tagliando, riman figura sol en segnoria, un dardo mi gittò dentro dal fianco, ecc.
Livello tematico: l’Amore visto nei tre sonetti Io voglio del ver la mia donna laudare Chi è questa che vèn ch’ogn’om la mira Voi che per li occhi mi passaste ‘l core
E’ presente il tema della lode alla donna, che non è più aristocratica, ma borghese, cioè passa per le vie cittadine(passa per via –che vèn).
La donna(mia donna) è una presenza diafana,che richiama
colori naturali vivi.
La donna dona salvezza a chi riceve il suo saluto(duplice significato di salute) .
La donna eterea provoca un forte impatto visivo(fa tremar di chiaritate l’âre) e viene delineata attraverso attributi astratti che la rendono irraggiungibile.
E’ presente il tema cavalcantiano dell’impossibilità della mente di razionalizzare l’esperienza emotiva dell’amore che avviene nel cuore.
L’amore,che passa attraverso gli occhi della donna,è un evento distruttivo,che penetra nel cuore dell’uomo e risveglia l’anima intellettiva. Ne consegue un annientamento morale che riduce l’innamorato a un guscio vuoto.La donna è cosi gentile
che umilia l’orgoglioso, allontana i pensieri malvagi e avvicina a Dio(converte alla fede cristiana).
Questo tema è sottolineato dall’interrogativa iniziale ,dall’uso di molte negazioni e dall’attonito silenzio che segue la sua comparsa.
Il tema comune a tutti è l’Amore che passa attraverso gli sguardi di entrambi(donna=>uomo).
La figura femminile subisce una trasformazione nel passaggio tra la lirica provenzale e il dolce stilnovo,ossia viene sublimata a creatura angelica(donna-angelo), con caratteristiche non più terrene:perciò si usano verbi come sembrare,parere. Questo passaggio avviene anche lessicalmente: domina-mia donna-Madonna. La donna,figura benefica,mediazione fra terra e cielo,agisce sul cuore di chi la guarda,dando impulso ad una scoperta e ad un miglioramento dell’interiorità dell’anima.
La donna suscita sensazioni piacevoli.
La donna è priva di concretezza,irraggiungibile, poichè sfugge alla conoscenza dell’uomo.
La donna è veicolo del distruttivo Amore che annienta le reazioni morali e intellettive dell’innamorato.
I tre sonetti vengono scritti nell’ambito del dolce stilnovo:
-La sintassi è lineare(non ci sono inversioni forti) e prevale la paratassi, nonostante l’uso di qualche subordinata prevalentemente consecutiva, riferita all’effetto che provoca la donna.
-Non ci sono suoni aspri
-Le rime(giglio-somiglio, salute-vertute, mira-sospira, core-Amore, valore-dolore ecc.) sono dolci e leggiadre ed esaltano la delicatezza delle immagini della donna. Esse sono alternate nelle quartine(ABAB nel primo sonetto), incrociate (ABBA nel secondo e nel terzo) e ripetute nelle terzine(CDE CDE nel primo e nel terzo), invertite(CDE EDC nel secondo).E’ importante inoltre notare nel terzo sonetto la leggerezza dello stile, nonostante il tema della sofferenza dell’amore.
In tutte e tre i sonetti la figura retorica più importante è la personificazione dell’amore, che ne esalta il valore.
Si possono notare anche altre figure retoriche significative
Io voglio del ver la mia donna laudare-antitesi gentile/vile-tante similitudini
Chi è questa che vèn ,ch’ogn’om la mira-climax nol savria contare,no si poria contar,non fu si alta[…]che propiamente n’avian canoscenza
Voi che per li occhi mi passaste ‘l core
-metafora presente nell’ultima terzina sconvolgimento prodotto dall’amore/morto ‘l cor
Presentazione
realizzata da
Yuri Sneider e
Patricia Prutean
del III F
MISSIONE COMPIUTA!
Vi ringraziamo per l’attenzione!
Vi ringraziamo per l’attenzione!