Inognidove

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Dal Canavese al Piemonte

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ESTATE SUL LAGO DI CANDIAPINEROLO E VALLI VALDESI

PENSARE A “KM ZERO”Speciale sostenibilità

Guida week-end

Cultura, tradizioni e musica

TURISTI NON PER CASOCITTÀ INTELLIGENTI

PIEMONTE OCCITANO

estate 2012n°1

€ 5 Periodico di cultura e turismo sostenibile

dal Canavese al PiemontegniDoveinOIS

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LA BIRRA DEL CANAVESE

Siamo sempre noi

EDITORIALE di Alessandra Luciano

Eccoci qua. Ancora. Con un progetto completamente rinnovato, ma con la passione di sempre. Solo un mese fa scrivevo, con immenso dispiacere, un editoriale destinato a mettere la parola �ne alla rivista OLTRE, un periodico che per quasi dieci anni aveva rappresentato una voce importante nel panorama editoriale canavesano.Oggi sono qui a scriverne un altro che saluta la nascita di una nuova testata.In realtà siamo sempre noi, identica la redazione di OLTRE, uguali gli intenti e le aspirazioni… ma la rivista è una nuova creazione che se nasce qui in terra canavesana, si sente ora anche forte delle radici che a�ondano in quella terra di frontiera aperta verso l’Europa che è il Piemonte. Una regione segnata da aree nelle quali si sono consolidate identità culturali che a tutt’oggi mantengono il loro patrimonio di tradizioni e di eccellenze paesaggistiche, tutte da riscoprire e valorizzare.Considerare il Piemonte come un insieme di culture con una matrice comune, e una speci�-ca identità storica, è il nuovo intento della nostra rivista, che si chiama InOgniDove e non più Oltre, perché non ci basta più andare solo al di là di con�ni territoriali e culturali. Piutto-sto ci preme considerare come terra nostra, ogni angolo del Piemonte in grado di esprime-re una propria identità sociale e culturale…Soprattutto desideriamo riuscire a cogliere cosa rende così simili, pur nella loro splendi-da diversità, le Valli Valdesi al Canavese, le città alle province, la vita nelle pianure a quella nelle montagne. Beh!, senz’altro un modo di intendere il rapporto con l’ambiente ispirato al rispetto e al “bisogno” di ricono-scersi come parte di un sistema di conviven-ze con gli altri individui e con la natura. Questa �loso�a pratica, che anima un po’ ovunque le aspirazioni e i desideri di molti, si è data un’etichetta dal nome poco altiso-nante ma molto e�cace: sostenibilità.

Un concetto vasto che comprende un modo di interagire con la natura e l’ambiente senza preva-ricazioni; un valore che ispira la convivenza tra individui e collettività nel pieno rispetto delle reciproche di�erenze culturali; uno slogan che intende promuovere microeconomie locali in grado di non dipendere dai grandi sistemi che massi�cano e distruggono.Sostenibilità è anche la nostra parola d’ordine: ha il signi�cato di dare sostegno e possibilità di comu-nicazione alle esperienze che stanno modi�cando dal basso, e in silenzio, interi territori non solo del Piemonte. Perché le esperienze si possano cemen-tare in risultati concreti occorre, infatti, alimentare una cultura che dia respiro alle idee, agli sforzi, alle innovazioni. E una rivista è lo strumento più adatto per far circolare nuovi modi di pensare e di vivere.Ecco perché InOgniDove sarà stampata su carta e venduta nelle edicole, ma sarà anche di�usa gratuitamente sul web, in formato facilmente sfogliabile e visualizzabile ovunque: qui, ma anche nel resto del nostro Paese e oltre i suoi con�ni territoriali.Mi preme ringraziare in queste pagine l’editore Davide Bolognino che ha creduto nel progetto, oggi più che mai credo che il ruolo dei piccoli editori nel sostenere le nuove esperienze culturali sia fondamentale per la sopravvivenza e la crescita di comunità capaci di tesorizzare il loro patrimo-nio di tradizioni in pro�cui investimenti per il futuro.Ringrazio anche il nostro art designer Galliano Gallo che non ha esitato a mettere a disposizione la sua creatività per individuare la giusta immagi-ne gra�ca per questa rivista.E poi grazie alle storica redazione di OLTRE che qui ricomincia, con lo stesso entusiasmo di anni fa, la sua nuova avventura.

Buona lettura

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© EDITORIALE.pdf 5-07-2012 13:06:34

EDITORIALESiamo sempre noi di Alessandra Luciano

SOSTENIBILITA' PERTuristi non per caso di Giulia Maringonipag. 4

pag. 8 Città intelligenti di Martina Federico

pag. 12 Pensare a "Km zero" di Giulia Ricca

INOGNIDOVEEstate sul lago di Candia di Giulia Maringonipag. 42

pag. 56 Pinerolo e Valli Valdesi di Arianna Zucco

CULTURA DA… APiemonte occitano di Letizia Garigliopag. 16

pag. 26 Fiori per l’Assunta di Franco Farnè

pag. 30 Incontro con Galliano Gallo di Alessandra Luciano

CON GUSTOEra una cena d’altri tempi di Giulia Riccapag. 32

InOgniDovedal Canavese al Piemonte n. 1 - Estate 2012Euro 5

Rivista trimestrale di Cultura e Turismo sostenibileRegistrata presso il Tribunale di Ivrea n. 3 del 4/7/2012del Registro periodiciEdita da Bolognino Editore

Direzione redazione amministrazione e pubblicitàVia Dora Baltea, 410015 Ivreatel. 0125 641162 - fax 0125 40332mob. 347 7042939redazione@inognidovepiemonte.it

Direttore ResponsabileAlessandra Lucianoalessandra.lcn@gmail.com

RedazioneSilvia Coppo, Francesco Comotto,Letizia Gariglio, Arianna Zucco

Hanno collaborato a questo numeroMartina Federico, Giulia Maringoni, Giulia Ricca

Fotocomposizione, stampa e legatoriaTipogra�a Bologninovia Dora Baltea, 4 - 10015 Ivreatel. 0125 641162 - fax 0125 40332tipogra�a@bolognino.it

Progetto gra�coGraphic design - Galliano Gallo

Layout e impaginazioneDavide Bolognino

Foto di copertinaLago di Candia - Giulia Maringoni

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( 2 )( 3 )SOMMARIOSOMMARIO

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EDITORIALESiamo sempre noi di Alessandra Luciano

SOSTENIBILITA' PERTuristi non per caso di Giulia Maringonipag. 4

pag. 8 Città intelligenti di Martina Federico

pag. 12 Pensare a "Km zero" di Giulia Ricca

INOGNIDOVEEstate sul lago di Candia di Giulia Maringonipag. 42

pag. 56 Pinerolo e Valli Valdesi di Arianna Zucco

CULTURA DA… APiemonte occitano di Letizia Garigliopag. 16

pag. 26 Fiori per l’Assunta di Franco Farnè

pag. 30 Incontro con Galliano Gallo di Alessandra Luciano

CON GUSTOEra una cena d’altri tempi di Giulia Riccapag. 32

InOgniDovedal Canavese al Piemonte n. 1 - Estate 2012Euro 5

Rivista trimestrale di Cultura e Turismo sostenibileRegistrata presso il Tribunale di Ivrea n. 3 del 4/7/2012del Registro periodiciEdita da Bolognino Editore

Direzione redazione amministrazione e pubblicitàVia Dora Baltea, 410015 Ivreatel. 0125 641162 - fax 0125 40332mob. 347 7042939redazione@inognidovepiemonte.it

Direttore ResponsabileAlessandra Lucianoalessandra.lcn@gmail.com

RedazioneSilvia Coppo, Francesco Comotto,Letizia Gariglio, Arianna Zucco

Hanno collaborato a questo numeroMartina Federico, Giulia Maringoni, Giulia Ricca

Fotocomposizione, stampa e legatoriaTipogra�a Bologninovia Dora Baltea, 4 - 10015 Ivreatel. 0125 641162 - fax 0125 40332tipogra�a@bolognino.it

Progetto gra�coGraphic design - Galliano Gallo

Layout e impaginazioneDavide Bolognino

Foto di copertinaLago di Candia - Giulia Maringoni

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( 4 ) sostenibilitÀ per

turisti non per CAso!Il Turismo “green” è divenuto spesso un’etichetta inflazionata e abusata. In realtà il turismo sostenibile è figlio di una cultura della sostenibilità, che implica apertura verso l’altro, scambi e confronti di qualità, rapporto autentico con la terra, tutela dell’ambiente, culto dell’ospitalità, equa distribuzione economica e sociale, diversificazione dell’offerta e sobrietà nei consumi.

Testi e foto di Giulia Maringoni

Sostenibilità 35 mag 100 yel

70 cyan 30 mag 15 yel

60 cyan 30 mag 80 yel

Cultura

Con gusto

InOgniDove

70 mag 80 yel

( 5 )turisti non per CAso

il turismo di massa, democratica conquista moder-na, non è solo sinonimo di sviluppo, ma ha voluto dire anche cementificazione, incuria, consumismo

esasperato, distruzione di luoghi e paesaggi. E se il turismo è senza dubbio un’industria trainante per l’e-conomia, è spesso fattore primo di impatti fortemente negativi sia per l’ambiente, sia per le piccole comu-nità locali e le loro rispettive micro-culture. Tuttavia esperienze alternative esistono, anche in Canavese e Piemonte. A modificare le abitudini delle vacanze di massa su spiagge affollate non contribuisce solo la crisi eco-nomica, ma anche un lento e crescente processo di rafforzamento di pratiche turistiche più sostenibili: la ricerca di itinerari alternativi verso mete meno bat-tute, viaggi a piedi e in bicicletta per sentieri e mulat-tiere, oppure in barca sulle placide acque di laghi in-contaminati, maggior uso di mezzi pubblici... e anche quando ci si serve di strutture tradizionali, come al-berghi e ristoranti, si cerca sempre più spesso di porre attenzione a ridurre i consumi e a privilegiare la scelta di strutture che propongano risorse e prodotti locali.Ma cosa si intende per turismo sostenibile?Il Turismo “green” è divenuto spesso un’etichetta in-flazionata e abusata. In realtà si può parlare di turi-smo sostenibile quando è frutto di una cultura della sostenibilità, che implica apertura verso l’altro, scam-bi e confronti di qualità, rapporto autentico con la

In alto:Il borgo di Candia, con la Torre di Castiglione, riflesso nelle placide acque del lago

Nella pagina accanto:Tramonto sul Lago di Candia

sostenibilitÀ per( 6 )

terra, tutela dell’ambiente, culto dell’ospitalità, equa distribuzione economica e sociale, diversificazione dell’offerta, sobrietà nei consumi, durevolezza nel tempo, partecipazione allargata; senza il coinvolgi-mento sinergico di tutti questi fattori, le iniziative non attecchiscono e rimangono esperienze isolate per pochi eletti che, una volta tornati alla propria dimo-ra, vengono presto riassorbiti dalle frenesie consumi-stiche, vantando all’attivo l’ennesimo, fatuo, trofeo di viaggio... eco per giunta!Occorre non dimenticare poi che rendere il turismo più sostenibile richiede in primis un’accurata pianifi-cazione a tutti i livelli, ma soprattutto la partecipazio-ne di tutti gli attori, inclusa la comunità locale, la quale deve essere la prima beneficiaria delle nuove opportu-nità di reddito incrementato dai flussi turistici. Negli ultimi anni si è evidenziata una drastica inver-sione di tendenza nelle abitudini degli italiani in va-canza: se ieri il desiderio di vacanza era rivolto verso il lusso a 5 stelle, oggi la ricerca del comfort ha ceduto il posto alla volontà di viaggiare rispettando di più la natura e i territori, nonché al desiderio di conoscere il patrimonio di usi e costumi delle piccole e grandi comunità che li abitano. L’eco-turista crede nel valore fondamentale dell’indissolubile rapporto tra uomo e natura. Si stanno moltiplicando dunque le proposte di itinerari slow in grado di offrire un contatto “in-telligente e rispettoso” con il territorio, che non ag-gredisca e devasti luoghi, persone, sapori e tradizioni. Insomma fare il turista oggi richiede, oltre a curiosità, sensibilità culturale e apertura mentale, anche infor-mazione, progettazione, coordinamento, cooperazio-ne per costruire forme di turismo sostenibile. Nel territorio nazionale stanno sorgendo molteplici forme di organizzazione tra territori che condividono caratteristiche simili e intendono qualificarsi attraver-so una cultura che sia espressione di specifiche iden-tità. Come nel caso dell’Associazione Borghi autenti-ci d’Italia che riunisce 170 comuni sparsi su tutto il territorio nazionale o, per scorgere un’esperienza più vicina a casa, come nel caso dell’Associazione Scopri Piemonte: una rete di Bed and Breakfast localizzati in diverse aree della regione, in grado di rappresentare un valido e sicuro riferimento per un soggiorno di-verso a contatto con un modo di vivere ancora pregno dei valori legati alla tradizione dell’ospitalità locale.

per saperne di piùwww.unwto.orgwww.aitr.orgwww.borghiautenticiditalia.itwww.fattoriedelpanda.netwww.albergodiffuso.comwww.ecobb.itwww.scopripiemonte.it

E in Canavese?In Canavese le amministrazioni locali hanno svolto in questi anni un intenso lavoro di valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale anche se occorre-rebbe riuscire a individuare di più le peculiarità del territorio, per candidarlo a diventare una meta am-bita di soggiorni di qualità per turisti non solo ita-liani. Emerge infatti negli ultimi anni una tendenza condivisa ad investire sul rilancio turistico, sull’inse-diamento di nuove attività, o sulla ristrutturazione di quelle esistenti, con il preciso intento di promuovere il patrimonio naturalistico e artigiano locale. Inoltre il filone dello sport outdoor e della cultura del paesag-gio hanno tutte le carte in regola per poter diventare promettenti settori di sviluppo da promuovere insie-me allo Storico Carnevale, alle tante sagre dei prodot-ti tipici e all’architettura moderna olivettiana, che sta candidando Ivrea a Città industriale del XX secolo. La scommessa in gioco è la capacità dei piccoli e grandi comuni del Canavese di lavorare insieme ad istituzio-ni pubbliche ed enti privati, intensificando il confron-to con i progetti e le politiche di Provincia e Regione. Ma certo per riuscire in questo ambizioso progetto occorrerebbe si radicasse di più una cultura dell’ospi-talità in grado di accogliere e di offrire al turista-viag-giatore il piacere di un soggiorno di qualità che non si esaurisca in offerte “mordi e fuggi”. Il che significa

offrire il piacere del contatto con la comunità locale e con tutti i soggetti che offrono servizi e risorse: dal-la struttura ricettiva al piccolo negozietto artigianale sino al passante al quale si chiedono informazioni per strada. L’incremento di attività turistiche in un terri-torio è in fondo la cartina al tornasole che dimostra quanto una comunità locale sia capace di lavorare in-sieme non solo a parole, ma anche nei fatti. E il Cana-vese è una regione molto attiva, con grande capacità imprenditoriale, di rinnovamento e voglia di rimet-tersi in gioco. Le parole d’ordine sono dunque rafforzare la propen-sione a fare rete, in modo che tutti gli attori coinvolti siano parte di una realtà in grado di presentarsi con un’immagine condivisa, unitaria ed omogenea, ma soprattutto in grado di vivere appieno quei valori di cultura condivisa e solidale in grado di rendere più felici tutti… non solo i turisti! ■

In alto e nella pagina accanto:scorci del lago di Meugliano in Val Chiusella(Foto di AlessAndrA luciAno)

( 8 ) sostenibilitÀ per

CittÀ intelliGentiTesti di Martina Federico

…la città è fin dalle sue origini un grande meccanismo comunicativo che aiuta le persone a restare unite, ecco perché se una città non sa comunicare non può essere intelligente.

( 9 )CittÀ intelliGenti

la Fondazione Smart City di Torino, ha organiz-zato il 5 giugno scorso presso il Circolo dei Let-tori di Torino, all’interno del Turin Smart Fe-

stival, una giornata di studi dal titolo Smart Heritage sul tema della valorizzazione del patrimonio culturale della città. La giornata di studi ha visto tra i relatori Ugo Volli, Roberto Mastroianni, Giovanni Leghissa, Massimo Leone e Laura Rolle dell’Università di Torino, Marti-na Corgnati (direttore artistico IGAV), Nathalie Roe-lens dell’Università del Lussemburgo e Andrea Sem-prini dell’Università di Lione.Tutti gli interventi si sono focalizzati sul tema di come sia sempre più necessario il contributo di discipline come semiotica e storia dell’arte per generare processi virtuosi in grado di incrementare la creatività della gestione del patrimonio culturale delle città euro-pee, mete privilegiate ormai di un turismo culturale e sempre più esigente. Per puntare sull’innovazione il compito di teorici e studiosi diventa quindi essenzia-le, non è più sufficiente valorizzare adeguatamente il patrimonio occorre anche capire come comunicarlo e renderlo fruibile e, soprattutto, come individuarne una gestione in grado di generare valore sociale ed economico.Abbiamo intervistato Antonio Santangelo, ricercato-re non strutturato presso il Centro Interdipartimen-tale di Ricerca sulla Comunicazione dell’Università di Torino.

Città visibili, città intelligenti e semiotica… su cosa si è focalizzata la giornata di studi?«Si inseriva all’interno del Turin Smart Festival, nato per promuovere le esperienze teoriche e pratiche del

In alto:da sinistra Ugo Volli, Roberto Mastroianni, Antonio Santangelo durante la giornata di studi dedicata alle “Città visibili”, al Circolo dei lettori a TorinoFoto di Gabriele Marino

Nella pagina accanto:la Mole AntonellianaFoto di Arianna Zucco

( 10 ) sostenibilitÀ per

territorio piemontese, e non solo, infatti sono stati invitati anche molti studiosi che lavorano in Italia e all’estero, e che conducono ricerche su che cosa signi-fichi trasformare un determinato contesto cittadino in “città intelligente”. Nella fattispecie l’incontro che abbiamo organizzato verteva sul concetto di Smart Eritage, ovvero su come si possa rendere intelligente una città valorizzandone il patrimonio (heritage) in modo tale da tesaurizzarlo anche per la cittadinanza».

Qual è stato il contributo del CIRCE al convegno ?«Circe è un Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Comunicazione, quindi affermare che ci occu-piamo di “città intelligenti” dal punto di vista della comunicazione significa che noi siamo convinti che se una città non comunica non può essere intelli-gente. D’altra parte noi consideriamo la città già un contesto di comunicazione a cominciare dalle strade, che consentono alle persone di passare da un luogo ad un altro e rappresentano in questo senso la più antica idea di comunicazione. Mi piace a proposito citare Ugo Volli, filosofo della comunicazione e coor-dinatore del gruppo di ricerca semiotica all’interno di CIRCE, secondo lui la città è fin dalle sue origini un grande meccanismo comunicativo che aiuta le per-sone a restare unite, mantenendo insieme tutti quegli elementi culturali che sono necessari a sopravvivere in un determinato ambiente».

Cosa è emerso dalla conferenza?«Il giorno dell’incontro ci siamo concentrati soprat-tutto sulla città come patrimonio culturale. In gene-rale noi conduciamo da molto tempo, sia attraverso Circe, sia attraverso gruppi più ampi di cui fanno par-te ricercatori in Italia e all’estero, ricerche concentrate sulla città come meccanismo di produzione simbolica di concetti culturali, rendendo la città stessa un con-cetto intelligente».

Quale città ideale potrebbe essere esempio di Smart City?«Il concetto di Smart City è cosi in auge oggi perché l’Unione Europea ha deciso di stanziare dei fondi molto ingenti per favorire il processo di trasforma-zione delle città europee più virtuose da semplici luo-ghi in cui abitare a luoghi intelligenti in cui vivere.

E i parametri su cui si base l’Unione Europea sono molto spesso tecnologici: la città che inquina di meno e che consuma di meno, è Smart perché si è dotata degli strumenti tecnologici per inquinare di meno. Da questo punto di vista la “città intelligente” sarebbe innanzi tutto una “città tecnica”. Secondo noi invece perché una città sia intelligente occorre considerare anche dei parametri che devono esser culturali. L’idea di “Smart People” potrebbe essere enunciata così: la città intelligente consente ai propri abitanti di fortifi-care i legami con la città e con la comunità in maniera più intelligente. Se s’intende realizzare anche questo obiettivo, e si creano le condizioni concrete per rea-lizzarlo, si può ambire ai finanziamenti. Ulteriori pa-rametri che dovrebbero essere considerati sono quelli di Smart Economy e Smart Living, inerenti alle mo-dalità più intelligenti di far circolare la ricchezza».

Il concetto di Smart è allora a favore della collettività?«Si, le Smart City sono città che consentono alle per-sone di vivere bene. Come semiotico sono attento al concetto di Smart People e a come le persone possano essere rese più intelligenti perché stimolate dal con-testo culturale in cui vivono, credo quindi che l’idea chiave per realizzare ciò sia riuscire a far circolare il sapere. Anche le reti civiche sono uno strumento di Smart City di cui spesso mi sono occupato».

Da cosa si riconosce che Torino è Smart City?«Ad esempio nella giornata di studio si è discusso sul rapporto della città con l’arte. Torino in questo senso ha razionalizzato la proposta del proprio patrimonio artistico con esperienze come la Fondazione del Mu-seo del cinema, ma anche con il rinnovamento della sua ormai vastissima offerta artistico-culturale che ne fa una città di riferimento europeo. Il comune di To-rino ha creato la Fondazione Smart City come punto di aggregazione tra centri di ricerca che si occupano, ognuno nel proprio campo, di individuare soluzioni per rendere “intelligenti” le città, e promuovere siner-gie con il mondo delle imprese». ■

torino smart Festival si è svolto nella città di Torino dal 23 maggio al 5 giugno ed è stato inserito nel palinsesto eventi di Torino 2012. La città ha accettato così la sfida dell’Unione Europea ed è entrata nel progetto “Smart City” programma Europa 2020, attraverso il quale si sostengono le città in grado di produrre sviluppo sostenibile ed alta tecnologia. Il progetto ha l’obiettivo di ridurre i consumi energetici, abbassare le emissioni di gas serra e migliorare in generale la qualità della vita nelle città europee.

In alto:Massimo LeoneFoto di Gabriele Marino

Nella pagina accanto:piazza Carlo Alberto a TorinoFoto di Martina Federico

( 12 ) sostenibilitÀ per

pensAre A “KM Zero”Uno slogan per promuovere le culture locali che oggi viene utilizzato per indicare i prodotti a filiera diretta. È a partire dagli anni ’80 che sono nate le iniziative che si rivolgono direttamente agli agricoltori e ai consumatori Testi e foto di Giulia Ricca

( 13 )pensAre A “KM Zero”

se ne parla ormai come di una soluzione per re-stituire al cibo il suo naturale rapporto con la terra e la natura, ma i prodotti a “km zero” rap-

presentano anche soluzioni nuove alla massificazione e omologazione della grande distribuzione. Si ricrea-no così microeconomie locali in grado di rivitalizzare intere aree e la vita di piccole e grandi comunità. Ne parliamo con Dario Martina, consigliere nazionale di Slow Food Italia, per lui la definizione “km zero” rap-presenta soprattutto un modo consapevole di approc-ciarsi al cibo, ma anche alla politica e all’economia.

Cosa indica l’espressione “km zero”?«“Km zero” è in sé un “felice slogan” creato alcuni anni fa dalla Coldiretti, in un contesto di politica vi-cina alle piccole aziende, finalizzato a portare avanti una cultura locale legata al mercato diretto. Questa definizione, pronunciata in quel contesto determina-to, viene ora normalmente utilizzata per indicare il prodotto di vicinato, a filiera diretta».

Cosa significa a “filiera diretta”?«Un prodotto a filiera diretta passa direttamente, o quasi direttamente, dall’agricoltore al consumatore. Fino a un centinaio di anni fa questo era il naturale de-stino del cibo: gli scambi di villaggio erano la norma, solo nelle grandi città si effettuava il commercio. Poi, nel dopoguerra (quindi ancor prima della globalizza-zione), l’agricoltura comincia ad industrializzarsi».

Con quale processo si giunge all’industrializzazione dell’agricoltura?«Bisogna distinguere tre fattori: prima di tutto la meccanizzazione agricola, che crea grandi possibi-lità di lavoro in brevi tempi. In secondo luogo l’in-troduzione della chimica, l’uso di molecole di sintesi per la difesa delle piante. Ciò riguarda ancora poco le piccole aziende nel primo dopoguerra, ma dopo la seconda guerra mondiale è ormai la normalità: il conflitto produce una spinta nel settore chimico, e costituisce di conseguenza un punto di svolta anche per l’agricoltura. Il terzo elemento, infine, è “figlio” di questi due primi fattori: la specializzazione dell’agri-coltura. Significa che il contadino non fa più mercato di villaggio, ma produce per il mercato. Nascono così

intervistA A DArio MArtinA

In alto:Dario Martina nel suo frutteto

Nella pagina accanto:Alice Superiore (To) - biotopo del lago

( 14 ) sostenibilitÀ per

le monocolture, l’allevamento industriale; anche l’as-setto sociale ne risente, in quanto l’agricoltore assume un diverso ruolo. Questo processo non è stato omo-geneo nel tempo: in quel trentennio si è verificato in Europa, in America era addirittura già cominciato prima, ma ad esempio in India e in Cina è in corso in questo momento. Non è omogeneo neanche nei luo-ghi: i nostri migranti in Argentina si identificavano già in questo meccanismo, mentre gli Indios portava-no ancora avanti una economia di villaggio».

Quali sono le conseguenze sul cibo?«Con la specializzazione dell’agricoltura il merca-to diventa complicato. Il cibo stesso si complica, nel senso che diventa cibo trattato, confezionato: non è più un prodotto agricolo, ma un prodotto industria-le che utilizza materie prime “industriali”. Il latte, ad esempio, non è più semplicemente ciò che esce dalle mammelle della vacca, ma, complici anche le norme igieniche, deve essere un prodotto trattato con diversi procedimenti che solo l’industria è in grado di fare. Nel giro di un cinquantennio viene dunque a perdersi la concezione del cibo come prodotto agricolo: il cibo è pensato come già confezionato. E a questo non si sottrae il cibo fresco: il cavolfiore impacchettato che vediamo al supermercato, ad esempio, ha una storia piuttosto lunga, in quanto è sicuramente passato da un primo produttore a un secondo incaricato esclusi-vamente della confezionatura, poi passato alla piatta-forma e da lì al supermercato in questione. Ma esisto-no casi anche più estremi, come il mercato londinese che si riferisce, per il cibo fresco – addirittura per l’insalata –, all’Africa. Nel giro di 24 ore, con trasporti notturni, il cibo deve quindi essere trasferito da un centro ad un altro molto distante; questo continua ad essere conveniente per le grandi aziende che riesco-no a risparmiare in questo modo sulla manodopera, chiaramente a scapito dei mercati locali. L’Italia, ad esempio, è un grandissimo produttore di arance, ma il succo di arancia viene importato perlopiù dal Brasi-le. Peraltro si tratta di un succo “da concentrato” che, come tutti i succhi in cui si può leggere questa indi-cazione sull’etichetta, può essere stato prodotto anche alcuni anni prima dell’acquisto: per garantire lunghe conservazioni, il succo viene fatto cuocere finché non

diventa una sostanza più densa che viene stoccata in fusti e lì conservata anche per anni, finché una grande azienda non acquista il prodotto per diluirlo nuova-mente, confezionarlo e metterlo sul mercato».

Le norme sulla rintracciabilità aiutano a risalire all’o-rigine del prodotto e ad indentificare questi processi?«La rintracciabilità non è sempre immediata: per il prodotto fresco è più facile ottenerla, per quello tra-sformato è più complesso. In ogni caso l’autorità sa-nitaria può sempre rintracciare il percorso di un ali-mento».

Come è venuto ad inserirsi il concetto di “km zero” in un tale contesto?«Il “km zero” è un moto di ritorno di fronte a que-ste aberrazioni. A partire dagli anni ’80 e ’90 nascono movimenti più attenti, che cercano di rivolgersi più direttamente agli agricoltori, i quali risultano peraltro naturalmente danneggiati dai processi di industria-lizzazione. Negli Stati Uniti, specialmente nella costa occidentale, dove le contraddizioni sono state più evidenti, sono nati da alcuni anni i farmer’s market, mercati dove è possibile acquistare direttamente dai produttori agricoli. Si diffonde dunque un interesse nuovo verso il cibo, una attenzione sia edonistica sia rivolta agli aspetti nutrizionali; sorge la richiesta di un cibo “pulito”, cioè senza contaminazioni chimiche: di qui la nascita dell’agricoltura biologica. Il processo di industrializzazione ha infatti portato anche ad una caduta di livello qualitativo del cibo, verificabile an-che al gusto. Le coltivazioni che fanno un eccessivo uso di azoto di sintesi per produrre grandi quantità

di cibo ottengono un prodotto di minore qualità, che contiene grandi quantità di acqua. Nelle coltivazio-ni e negli allevamenti industriali è inoltre più facile la diffusione delle malattie a causa della grande con-centrazione in poco spazio: per questo è necessario introdurre gli elementi chimici. Negli allevamenti di polli, ad esempio, tutti i giorni viene somministrata agli animali acqua antibioticata. Il concetto di “km zero” non è che una reazione a tutto questo, nasce una voglia-bisogno del consumatore attento, divenuto nuovamente consapevole anche del fatto che il fronte agricolo è il tutore e il custode della Terra».

Il km zero include anche un pensiero sull’ambiente?«Il “km zero” nasce anche dal bisogno di ridurre le emissioni di CO2, che derivano sia dal fatto che il cibo fa il giro del mondo ma anche da altri fattori: nell’insieme, dall’impronta del cibo, in quanto nei processi di produzione si disperdono migliaia di Kcal, sproporzionate rispetto alle poche dallo stesso appor-tate, e molti kg di CO2/ha».

E sull’economia?«Il “km zero” avvia, con un disegno dal basso, proces-si virtuosi a vantaggio delle microeconomie: special-mente in questo momento, è un modo per ragionare di cibo, ma anche di economia locale». ■

Nella pagina accanto:raccolta delle mele in Canavese

( 16 ) CulturA DA... A

pieMonte oCCitAnoTesti di Letizia GariglioFoto di Andrea Fantino

( 17 )pieMonte oCCitAno

La cultura occitana, ben radicata nelle sue terre, sorprende oggi per la forza con la quale tuttora getta germogli, riuscendo a sostenere la propria storia, senza mai rinunciare a far sentire la propria voce.

l’ Occitania è il territorio in cui si parla la lingua d’oc, o occitano o provenzale.L’occitano è una lingua indoeuropea, apparte-

nente al gruppo occidentale delle lingue neolatine, si è formata dalle lingue iberiche e celto-liguri, in segui-to latinizzate dalla successiva conquista romana. Fu Dante a usare per primo la definizione di lingua d’oc, quando nel XV secolo tentò una classificazione tra le lingue romanze individuando tre idiomi: la lingua del sì, l’italiano; la lingua dell’oil, il francese; la lingua d’oc, l’occitano. Per definirle prese come riferimento la particella Òc (dal latino hoc est: è questo, è così) che indicava l’affermazione, il francese la derivava invece da illud est (quello è) e l’italiano da sic est (così è). Il termine Occitania, dunque, indicava l’insie-me delle regioni in cui si parlava la lingua d’òc. L’estensione del territorio occitano è delimitata a Nord da un filo che unisce Bordeaux a Briançon oltrepas-sando Limoges, Clermont-Ferrand e Valence. Questo filo ideale, non segnato su alcuna mappa, attraversa le Alpi e comprende valli sul versante italiano, a ovest lungo il mare si allunga sulla costa mediterranea da Mentone sino alla Catalogna. Infine si dirige verso i Pirenei, tocca in Spagna i Paesi Baschi e arriva fino all’Oceano Atlantico. Non si è mai smesso di parla-re la lingua d’oc, che pure fu lungamente considerata nelle Valli Piemontesi alla stregua di un dialetto.Nella storia dell’Occidente europeo non è mai esisti-to uno stato di Occitania; pur riconoscendosi l’etnia come un’entità avente alcune precise caratteristiche –

( 18 ) CulturA DA... A

oCCitAniA e linGuA D’oC

prima fra le quali l’uso della lingua d’oc, non è mai stato costituito un Paese unito in grado di essere ri-ferimento istituzionale unitario. Tuttavia nel 1213 si formò per la prima volta una confederazione di realtà occitane intorno al conte di Barcellona, il quale era anche conte di Provenza e re d’Aragogna, sotto il qua-le si sottomisero il conte di Tolosa ed altri feudatari minori. Nella storia del Piemonte si è spesso intrecciata la sto-ria dei Valdesi con la storia della lingua d’oc e anche oggi la comunità valdese si sente coinvolta nella valo-rizzazione della cultura occitana.Lungamente perseguitati come eretici dalla Chiesa Cattolica e dai poteri temporali fin dal 1200, le co-munità dei Valdesi iniziarono a stanziarsi nei territori del Piemonte corrispondenti alle attuali province di Cuneo e Torino, portando con sé la lingua e la cultura occitane. Attualmente il Piemonte ospita 41 delle 120 chiese italiane, di cui 18 si trovano nelle cosiddette Valli valdesi in provincia di Torino, cioè la Val Pellice, la Val Chisone e la Val Germanasca; la sola città di To-rino ne possiede quattro. Questi territori sono il ful-cro della Chiesa evangelica valdese; ogni anno a fine agosto il paese di Torre Pellice, in Val Pellice, ospita il Sinodo Valdese, durante il quale si riuniscono in as-semblea i deputati e i pastori delle chiese locali.La lingua occitana, ben radicata nelle sue terre, sor-prende oggi per la forza con la quale tuttora getta ger-mogli, riuscendo a sostenere la propria cultura, sen-za mai rinunciare a far sentire la propria voce. Non

va dimenticato che fu la lingua attraverso la quale si espressero la poesia e la cultura poetica trobadorica; nel 1905 a Federico Mistral fu assegnato il premio Nobel per il poema in occitano/provenzale,“Mireio”. In Italia sono occitane quattordici valli e centoventi comuni delle province di Cuneo, Torino e Imperia con i suoi 180.000 abitanti. In Piemonte la cultura occitana si estende sul territo-rio cuneese dall’Alta Val Tanaro, Corsaglia e Mauda-gna, alle valli Ellero, Pesio, Vermenagna, Gesso, Stura, Grana, Maira, Varaita e Po con le laterali Bronda e In-fernotto. Proseguendo in territorio torinese, si apro-no le valli Pellice, Chisone, Germanasca e la Valle di Oulx, con cui si indica l’alta Val Susa. L’Occitano ha delle varianti locali e tra queste il Viva-rese o Occitano alpino, di cui fanno parte le parlate delle valli occitane d’Italia. ■

In alto:Le Baìe della Valle Varaita. Feste rituali che si svolgono durante il periodo di Carnevale e risalgono alle antiche “Abbadie” medioevali, termine che indicava le compagnie di giovani, i cui capi erano chiamati abà o abati. Uno dei significati della festa è la rievocazione storica della cacciata dei Saraceni dalla Valle, avvenuta un millennio or sono ad opera di eserciti di valligiani confederati tra loro. (Foto Fornite dA MAriA BAFFert)

le danze occitane hanno varcato i confini dell’Oc-citania e delle Valli Piemontesi occitane. A passo rapido e ritmo incalzante sono dilagate un po’

dovunque ci siano appassionati di danze di gruppo, di matrice popolare. La danza, infatti, è una lingua universale, che sa coinvolgere in insiemi spensierati e vivaci le persone più disparate.Il repertorio di danza occitana comprende forme e strutture che risalgono fino al Medioevo, quando già accompagnavano i momenti di festa delle comunità che vivevano su territori occitani; una giga piuttosto che una currenta, o una contradança, o una borrea potevano allietare un matrimonio o una qualunque occasione di riunione felice.Tuttavia, la musica occitana ha saputo a livello popo-lare rinnovarsi, ammettendo fra le proprie file qual-che contaminazione in più, per attualizzare la propria aderenza al gusto contemporaneo, per rendere viva la tradizione in cui si riconosce.Il gruppo storico probabilmente più importante è quel-lo dei Lou Dalfin, è certamente il più noto; unisce in un sound nuovo e originale una profonda conoscenza degli strumenti e delle arie tradizionali che ripropo-ne in modo attuale. Il gruppo è composto da Sergio Berardo (ghironda, organetto, voce e flauti), Daniele Giordano (basso), Jonathan Glück (violino), Alfredo Piscitelli (chitarra), Riccardo Serra (batteria), Dino Tron (organetto, fisarmonica cromatica, cornamusa). Lou Dalfin, ha partecipato a importanti rassegne in Italia e all’estero.

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MusiCA oCCitAnA in itAliA

In alto:Carovana Balacaval in concerto (Foto AndreA FAntino)

Nella pagina accanto:Lou Dalfin, Balacaval e Ihi Sonaires

Abourasqui porta un nome (anzi, un aggettivo), usa-to nelle nostre valli occitane del Cuneese, e si pre-senta come gruppo tradizionale come le musiche, da ascolto o da ballo che il gruppo propone nelle sue se-rate. Arbebo è un complesso di musica occitana da ballo. I componenti del gruppo lavorano nel campo musi-cale da molti anni con numerosi concerti e serate di ballo in Italia ed all’estero fra le quali il grande “Fe-stival interceltico di Lorient” in Bretagna, il festival di Annency e quello di Faverges, il “Festival Folk di Venezia”, il “Festenal”, l’Etetrad in Valle d’Aosta. Il gruppo Auro de Danso fa musica occitana da ballo, usano strumenti tradizionali quali organetto, ghiron-da, gaboulet, flauti. Fanno musica occitana da ballo, usano strumenti tradizionali quali organetto, ghiron-da, gaboulet, flauti ed il gruppo è composto da tre persone.I Callhiolait privilegiano soprattutto il repertorio dell’Occitania italiana, spesso ingiustamente pena-lizzato dalla preponderanza delle danze francesi. Il nome scelto per questa formazione musicale è quello di un’erba, la nigritella, che in Val Chisone, per le sue proprietà, si chiama Callhiolait (caglia-latte). Il Corou de Berra prende il suo nome dal paese omo-nimo nell’entroterra nizzardo. Il gruppo è formato normalmente da venti elementi ma, per limitare i co-sti, si propone in formazione ridotta ed egualmente efficace di otto elementi. Corou de la cevitou è un coro formato esclusiva-mente da 32 cantori provenienti dall’Alta Valle Grana (Pradleves, Monterosso) che propone un repertorio antico e tradizionale di canti in lingua d’Oc. Il duo Silvio Peron (fisarmonica diatonica) e Gabrie-le Ferrero (violino) propone un ballo occitano sia delle valli d’Italia che dell’Occitania d’Oltralpe con due strumenti significativi della tradizione musicale di quest’area. Gai Saber composto da sei elementi, cerca di coniu-gare la tradizione musicale occitana con la musica trovadorica eseguendo, a fianco di balli e canzoni tradizionali, alcuni brani di trovatori. Jouvarmoni è

un gruppo composto da una decina di giovanissimi organettisti che propone il ballo occitano con lo sco-po di sperimentare il rapporto diretto con il pubblico e con il ballo.L’Escabòt è una formazione corale composta da nove cantori delle valli Grana e Stura (CN). Il “gruppo” (tale è appunto la traduzione di escabòt) propone esclusivamente brani attinti dal repertorio tradiziona-le popolare occitano cis- e trans-alpino.Ihi Sonaires - Música Occitana Tradicionala e de Novela Creacion. Nato nel 1995, colpisce immedia-tamente per la giovane età di quattro dei loro 5 com-ponenti. Peyre (organetto e fisarmonica), Francesco (organetto e violino), Simonetta (organetto e ghiron-da), Alessio (organetto e percussioni), hanno tra i 12 e 14 anni. La qualità delle loro esecuzioni impressio-na. Il quinto componente del gruppo (la voce) è un nome conosciuto della musica delle Valli occitane in Italia: Dario Anghilante, primo cantautore della rina-scita occitana cisalpina fin dagli inizi deli anni ’70. La Chastelado è un gruppo occitano che si occupa prevalentemente di musica da ballo e il cui reperto-rio spazia dalle danze delle vallate italiane a quelle dell’area francese. Gli strumenti utilizzati sono quelli tradizionali. L’Estorio Drolo, gruppo di musica e canto tradizio-nali delle Valli occitane che nasce nella primavera del 1993, ha 5 componenti. Lou seriol è un complesso che da quattro anni anima le feste tradizionali e non, dell’Italia Settentrionale e della Francia Meridionale, propone un repertorio ricco e fresco (ma non surge-lato) di musica tradizionale occitana.Roussinol, Muzico de danso. Viola, semiton, galobet, trombon, clarin, vòus e violon: con questi strumenti dal 1998 propongono una nuova musica occitana, che attinge alla tradizione e si evolve in composizio-ni ed arrangiamenti originali. La formazione prende nome dall’usignolo. Senhal suona musica tradizio-nale delle valli occitane del cuneese e brani originali composti utilizzando prevalentemente gli strumen-ti più tipici della tradizione musicale di queste valli come la fisarmonica diatonica e il violino. ■

loro si presentano così: Manuela “marcetta” Al-monte  (manager, blogger, nonché fisarmoni-cista, cantante e tuttologa);  Stefano “victor”

Protto  (progettatore e costruttore dei carri. Talvolta contrabbassista e violinista. Venditore occasionale di coltelli); Peyre “raki” Anghilante  (arrangiatore fisar-monicista e sassofonista, madrelingua occitano Doc. Massaio della compagnia); Claire “gum” Vincent (cla-rinettista e flautista di scuola francese, percussioni-sta, blogger e rifinitrice di carrozze);  Eva “evalise” Cischino (attrice, barista, regista degli spettacoli, por-tatrice di umanità e gentilezza nel rude mondo dei Balacaval); Alberto “jacuhammed” Comino (percus-sionista, tecnico, ex spartitraffico, riequilibratore di energie interne); Marco “cancello”Ghezzo (violinista e contrabbassista, cuoco macrobiotico e anche sasso-fonista); Andrea “peanuts” Fantino (fotografo e vide-omaker più o meno nerd a seconda della giornata). Tutti insieme sono la Carovana Balacaval.Viaggiano in carovana, su carri trainati da cavalli, che assomigliano tanto a quelli che noi, generazione cresciuta con i western, abbiamo ammirato in tanti film che raccontavano la conquista dell’Ovest. Chi di noi non ha sognato di viaggiare così? Divenuti gran-di, qualcuno fra noi ha più modestamente tradotto l’agognata carrozza in un camper col quale girare il mondo, altri hanno rinunciato del tutto affidandosi alle più o meno numerose stelline dell’ospitalità al-berghiera.

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in CArroZZA! si pArte Con lA CArovAnA bAlACAvAl

In alto:Balacaval in viaggio e durante un concerto (Foto AndreA FAntino)

Ora, qui non c’è necessità di scoprire un nuovo mon-do, né quella di decidere da che parte stare, se con gli indiani o con John Wayne, la carovana non si pone mete geografiche alla fine del mondo, ma quella di fare un viaggio insieme. Chi viaggia? Una compagnia di attori e musicisti, con l’equipe di tecnici. Portano nelle tappe che via via toccano spettacoli e laboratori itineranti; organizzano serate di ballo, cine-concerti nelle piazze e nei parchi piemontesi. Li guida una filosofia di performance che vuole stabilire, in modo molto originale, un contatto con le comunità e il ter-ritorio in cui entrano con i propri carri e l’armamen-tario con cui “far ballare i burattini”.Non si può dire che il gruppo sia colto dalla frene-sia di viaggiare ad alta velocità – nessun problema di fuso orario, tranquilli: si va ai cinque all’ora e si arriva quando si arriva.Là dove arriva, la piccola comunità nomade crea il senso antico della “piazza” pronta ad accogliere il pubblico; si monta un carro palco, un carro bar, due carri abitazione, un parquet per il ballo e un impian-to di illuminazione che lega insieme l’atmosfera di teatro itinerante di altri tempi. Avviato il primo pro-getto nel 2010, oggi sostenuto dalla Chambra d’Oc e dalla Regione Piemonte, è stato inserito nel progetto transfrontaliero “Itinerari culturali” dell’associazione Marcovaldo in collaborazione con il Conseil General des Alpes de Haute Provence. Il territorio in cui la Carovana Balacaval gira è il Piemonte. ■

le tappe in piemonteA Caraglio venerdì 27 luglio, ore 21, ospiti la Ramà, presentazione del nuovo cd;sabato 28 luglio, ore 21, disco Mazurka Balacaval;domenica 29 luglio, ore 21, Dançar Oc in 3 d.

A san pietro di Monterosso Grana domenica 5 agosto, ore 21 Cine-concerto;

A paesana, Estate Occitana, giovedì 16 agosto, ore 21, Ospiti Aire d’Ostana, venerdì 17 agosto, ore 21, Dançar Oc in 3 D, 19 agosto, ore 21, Il Varietà degli anni 20 del III Millennio

Cappella nuova (Barge, Cn) domenica 26 agosto, Dançar Oc in 3 D.

Balacaval è su facebook e twitter.Il blog racconta in tempo reale il viaggio. Per info: www.balacaval.it

Curiosità occitane d’italia

Cercate sulla cartina geografica, un po’ più a sud delle valli occitane piemontesi un nome, il nome di un pae-se – peraltro molto piemontese – che tuttavia ha origini occitane. Fissate la mappa, per ora, e cercate. Così, sì, ma un po’ più in giù, ancora un po’... ancora? Sì, ancora. Dob-biamo arrivare laggiù, nella parte bassa dello stivale, in provincia di Cosenza. Ed eccolo lì, Guardia Piemontese: paese occitano dalle tragiche radici, con una storia di persecuzione alle spalle, come nella storia degli occitani spesso accade.Questa è una storia di persecuzioni religiose di tanto tempo fa. Un gruppo di Valdesi si era mosso verso sud alla ricerca di uno spazio di vita in terra di Calabria, forse spinto da un’endemica situazione di paura che vedeva la popolazione valdese muoversi in Piemonte in una con-dizione di permanente pericolo. Non si sa quando i Valdesi giunsero in Calabria, ma si possono avere scarsi dubbi sulle motivazioni. Secondo alcuni studiosi, essi vi giunsero attorno al XIII secolo per sfuggire alle persecuzioni in atto nelle valli piemontesi. In Calabria, i Valdesi assestati in quella zona poterono godere di una vita relativamente tranquilla fino a quan-do la Chiesa Valdese aderì alla Riforma protestante (ri-soluzione di Chanforan, 1532). Allora i Valdesi calabresi presero a essere considerati eretici, e furono perseguitati al sud nello stesso modo con cui lo furono in Piemonte e in Provenza.La caccia all’eresia vide una respressione molto cruenta e i Valdesi di Calabria furono meticolosamente perseguita-ti: insediamenti, borghi, villaggi distrutti; uomini, donne e bambini furono sgozzati o arsi sul rogo. Chi rimase in vita fu costretto a convertirsi alla religione cattolica, o forse proprio per questo ebbe salva la vita. A nulla valse che il villaggio fosse sorto in posizione leva-ta (circa 500 metri sul livello del mare) e che fosse cinto da mura a scopo difensivo, che fosse presente un’antica torre d’avvistamento realizzata (assieme a molte altre sparse lungo la costa tirrenica) tra XI e il XII secolo per segnalare in anticipo le incursioni di pirati e saraceni. La tradizione popolare, infatti, aggiunge al racconto an-che il fatto che molte donne e molti bambini siano stati venduti ai mori. “Li turchi” infestavano costantemente le zone costiere e non si stenta a credere che vi fosse chi, spinto da uno spirito commerciale completamente privo di scrupolo, avesse potuto concludere un simile com-mercio. I turchi, i mori nell’immaginario della musica po-polare sono rimasti immortalati nella loro paurosa veste di conquistatori. “A tocchi a tocchi ‘na campana sona / li

( 24 ) CulturA DA... A

per sAperne Di più

pubblicazioni, con l’organizzazione e la partecipazione a festival e per mezzo di performance teatrali.Per info: info@coumboscuro.org, www.coumboscuro.orgESPACI OCCITAN. Come ci spiega il nome, è un’associa-zione di Enti pubblici del territorio occitano alpino, ha per obiettivo la promozione linguistica, culturale e tu-ristica delle valli occitane, con sede a Dronero (Cn). Al suo interno si muove un Istituto di studi che offre alcuni servizi al pubblico, tra cui una biblioteca dotata di me-diateca con tutte le pubblicazioni, cd e dvd inerenti il ter-ritorio occitano; organizza corsi di occitano, conferenze e attività didattiche. Il Museo informatizzato Sòn de Lenga permette di compiere un viaggio virtuale nella storia, folklore e cultura del territorio occitano.Per info: segreteria@espaci-occitan.org;www.espaci-occitan.org; GAI SABER. L’Associazione di Peveragno nata nel 1992, parallelamente all’attività musicale promuove progetti didattici, corsi, iniziative turistiche e studi sulla varietà dialettale locale; per info: www.gaisaber.it;LA CEVITOU. L’Associazione culturale della valle Grana promuove il proprio territorio attraverso l’organizzazio-ne di corsi e progetti rivolti alle scuole, si occupa di ini-ziative turistiche, manifestazioni musicali ed escursioni guidate. Si trova in Frazione San Pietro 89, a Monterosso Grana (Cn); email: associazione@lacevitou.it; www.lace-vitou.it;OUSITANIO VIVO. L’associazione di Venasca (Cn) ha tra i propri fini la valorizzazione dell’identità linguistica e cul-turale occitana soprattutto attraverso il settore dell’edi-toria: ha in catalogo una gamma di pubblicazioni libra-rie, cd musicali e dvd. Realizza inoltre ormai da trentenni il periodico bilingue Ousitanio vivo, unico mensile delle valli occitane. Per info: ousitanio.vivo@infosys.it, www.occitania.it; SOULESTRELH. È una storica associazione della Valle Va-raita che si occupa di promuovere la cultura e le tradizio-ni locali attraverso corsi, pubblicazioni e il periodico Lou nouvel temp. È situata a Sampeyre (Cn).

Turchi so’ arivati alla marina…” si cantava già nel 1500. “Mamma, li Turchi!” era il grido di allarme che rimbalzava fra le atterrire popolazioni costiere quando stavano per approdare alle rive: le scorrerie dal mare erano frequenti e lasciavano segni terrificanti. Turchi, saraceni, arabi, mu-sulmani, mori: molti nomi in un solo fascio per indicare chi da oltremare giungeva per razziare, saccheggiare e distruggere.I più deboli pagavano il prezzo più alto.Oggi a Guardia Piemontese si è conservata la tradizione della parlata occitana. La lingua locale si denomina guar-diolo. Costituisce l’unico esempio di lingua occitana nel meridione italiano.Non si è conservato nelle altre località edificate e abitate dai Valdesi nei secoli passati. Infatti, oltre che a Guardia Piemontese (allora chiamata La Guardia), essi si erano insediati anche in altre località dell’attuale provincia di Cosenza tra le quali Montalto Uffugo, Vaccarizzo, San Vincenzo La Costa e San Sisto dei Valdesi.

le associazioni con impronta occitana in piemonte

ARTÜSIN. Attiva dal 2000 in Valle Ellero a Roccaforte Mondovì (Cn) l’Associazione Artüsin si propone di va-lorizzare le tradizioni occitane della zona linguistica del quiè, s’interessa di manifestazioni, pubblicazioni, corsi. Ha un proprio corpo di ballo tradizionale in costume. Per info: www.artusin.it; email: info@artusin.itCHAMBRA D’ÒC. Associazione a Roccabruna (Cn) di arti-giani, agricoltori, commercianti, ristoratori, altre associa-zioni culturali, gruppi musicali, e persone singole che si propone di essere attiva per una rinascita culturale ed economica delle Valli occitane in Italia. Organizza corsi e convegni e si propone di commercializzare i prodotti locali. Ha curato l’iniziativa Occitan lenga olimpica. Per info: www.chambradoc.itCOMPAGNIA DEL BIRUN. È un’associazione culturale e teatrale di a Peveragno (Cn); nata nel 1991 per allestire il Birùn, antica canzone sceneggiata della tradizione peve-ragnese che narra le vicende di un personaggio storico, Charles de Gontaut, Duca di Biron; in generale è attenta al recupero e alla promozione del patrimonio della lin-gua, della cultura, del territorio e delle tradizioni locali. Per info: www.compagniadelbirun.itCOUMBOSCURO CENTRE PROUVENÇAL. È la veterana fra le associazioni occitane; è attiva a Monterosso (Cn) nella Valle Grana dal 1950; ha lavorato affinché nella propria scuola dell’obbligo già in passato (si trattava di una plu-riclasse) si studiasse la lingua d’òc; da più di un trenten-nio si occupa della tutela della lingua locale, attraverso

Nella pagina accanto:Le Baìe della Valle Varaita.I costumi e gran parte del cerimoniale sono rimasti fedeli alla tradizione (Foto Fornite dA MAriA BAFFert)

( 26 ) CulturA DA... A

Fiori per l’AssuntA

Testi di Franco FarnèFoto di Barbara Torra

Una storica celebrazione già citata negli Statuti di Ivrea del 1313.Si svolgeva a metà agosto in onore della Madonna, con offerte di ceri da parte di tutte le Corporazioni delle Arti e Mestieri della città.

Grazie all’iniziativa “Fiori per l’Assunta” anche quest’anno il 15 agosto diventa l’occasione per vivere con particolare

attenzione la più antica festa in onore di Maria, Madre di Gesù, non solo titolare della Catte-drale, ma anche patrona principale di tutta la diocesi eporediese. Una festa importante per Ivrea, dal momento che già gli Statuti del 1313 riportavano “de fe-sto et reverencia Beate Marie de Medio Augu-sto”, la festa di metà agosto in onore della Ma-donna, con tanto di offerta di ceri da parte di tutte le corporazioni delle arti e mestieri della città. Una celebrazione che ancora nell’Otto-cento si continuava a onorare con gran pompa e con una lunga processione che muoveva dal Palazzo Municipale alla Cattedrale, compren-dente, oltre alle Autorità civili, anche i mer-canti e gli artisti della città. Su ispirazione e precisa richiesta del Vescovo, monsignor Arrigo Miglio, oggi presule di Ca-gliari, l’associazione Eporedia 2004 ha prov-veduto, lo scorso anno, all’organizzazione di una manifestazione, “Fiori per l’Assunta”, appunto, che ha raggiunto con successo gli obiettivi evidenziati da Sua Eccellenza: uno, di carattere strettamente religioso, un altro di carattere sociale, in quanto la festa si è tra-dotta in un’opportunità di condivisione per le tante persone, in particolare per gli an-ziani, che il giorno di Ferragosto sarebbero rimaste a casa e hanno invece avuto la pos-sibilità di un punto d’incontro importante sull’acropoli eporediese. «Con assoluto fa-vore – spiega Elvio Gambone, grande orga-nizzatore di eventi e presidente di Eporedia 2004 – il Vescovo ha accolto il progetto del pellegrinaggio dei fiori e della realizzazione di una statua floreale, in piazza del Duomo, alta oltre dieci metri e ispirata a quella della Virgen de los Desamparados di Valencia: un progetto imponente e squisitamente legato all’aspetto popolare della tradizione mariana, volto a rafforzare un festeggia-mento che ha saputo degnamente affian-

care, senza prevaricarlo, il carattere liturgico della celebrazione dell’Assunta». Lo scorso anno, dunque, dal pomeriggio di dome-nica 14 alla mattinata del giorno successivo, gli In-fioratori hanno realizzato il manto della Madonna applicando ben 70.000 fiori colorati a una struttura lignea appositamente realizzata e la gente ha seguito tale decorazione in ogni sua fase, fino alla benedi-zione della statua, una volta posto l’ultimo fiore, da parte del Vescovo, prima della Santa Messa. Anche in occasione della Festa dell’Assunta 2012 si intende procedere alla realizzazione del manto flo-reale al cui completamento interverrà personalmen-te monsignor Miglio, al quale è tuttora affidata la cattedra eporediese in attesa del successore. Con l’intento di rendere la festa sempre più godibi-le e partecipata quest’anno si è provveduto anche al coinvolgimento dei parroci e all’intervento di car-rozze d’epoca.Questo il programma. Martedì 14 agosto: alle 20.30, da piazza di Città, i Vigili del Fuoco saliranno al Duomo con i primi fiori che andranno a compor-re il manto dell’Assunta; alle 21, da Porta Torino e da San Lorenzo si avvieranno le processioni recanti i fiori per la Madonna e, accompagnate da gruppi musicali di espressione popolare, convergeranno su piazza del Duomo, per consegnarli agli Infioratori; alle 21.30, in piazza Duomo, si inizierà a comporre il manto; alle 22, veglia di preghiera nella Cattedrale. Mercoledì 15 agosto: alle 9, le carrozze fiorite muo-veranno dalle parrocchie cittadine a piazza del Duo-mo; alle 10.15, in piazza Castello, breve processione presieduta dal Vescovo che, dal Palazzo vescovile, raggiungerà la statua della Vergine per collocarvi l’ultimo fiore; alle 11, Messa Solenne e, a seguire, Pranzo dell’Assunta in piazza Castello. Riconferma-ta l’apertura straordinaria della Chiesa di San Nicola da Tolentino. ■

CulturA DA... A( 28 )

Nella pagina accanto:Monsignor Arrigo Miglio depone gli ultimi fiori sulla statua dell’Assunta

( 30 ) CULTURA DA... A

fatto un po' a modo suo. Un caro amico, capace di a�etti semplici e duraturi, su cui contare sempre. Galliano è esattamente come ciò che si potrebbedire dei suoi quadri: un ritratto imprevedibile, di fronte al quale non puoi non fermarti per un saluto.Anche se hai fretta, mille cose da fare, o sta crollando la casa o… Beh, può succedere di tutto ma con Galliano ci si può comunque fermare per una stretta di mano, un sorriso o uno scherzo.Forse di tutti i suoi soggetti artistici e delle sue innumere-voli opere mi piace parlare qui delle donne che i suoi quadri ritraggono come incastonate in momenti indeci-frabili: al di là del tempo, ma anche delle emozioni. Questi sguardi di donne, posati con indi�erenza sul presente, ci osservano e di fronte a loro pare invertirsi la prospettiva del gioco osservante-osservato: non siamo noi che guardiamo un quadro, bensì è il soggetto dentro il quadro che pare a�acciarsi a scrutare il momento che incornicia il presente del nostro osservare. Beh! più volte mi sono trovata a sentirmi inseguita da questi sguardi sospesi che si protendono dai dipinti.Il gioco che si crea tra osservatore e osservato, tra io che guardo il quadro e il quadro che mi incornicia in un istante della realtà, è fatto di continui rimandi.

Quadro in basso:Teresa - 2012

Quadro in alto:Fille - 2012

Galliano Gallovive e lavora a Quincinetto

www.gallianogallo.it

Via Lago Sirio, 85Ivrea (To)

www.hotelsirio.it

GALLIANOÈ IN MOSTRA

DALL’8 LUGLIOAL 31 AGOSTO

PRESSOL’HOTEL SIRIO

HOTELSIRIO

PASSIONI SOSPESE I QUADRI DI GALLIANO GALLO

Èdi Alessandra Luciano

“Nel 2011 inaugura una serie di mostre personali nelle quali si presenta completamente rinnovato: ora la �gurazione tende anche all'astratto; sono composizioni dal tratto riconducibile al segno etnico, con una interes-sante ricerca del cromatismo che, imprevedibilmente, si orienta sulle tinte pastello.”

Quadro in basso:Torri gemelle - 2012

Quadro in alto:Salviamo i rinoceronti dall’ignoranza 2012

In ciò è appunto la particolarità, o il "tocco" di genialità, che ci cattura dentro il mondo rappresentato in queste tele. Di cui non so, e non voglio, esaltare la tecnica e le particolarità che fanno ormai di Galliano uno degli artisti più interessanti del panorama italiano.A me interessa cogliere qui di queste opere quel partico-lare mondo che non si vede, di cui riusciamo a cogliere il senso solo se rinunciamo a dare un senso alle espressioni indecifrabili degli sguardi eternamente assenti e indi�e-renti che abitano all'interno delle cornici… Sono sguardi che ci obbligano all'attenzione e a porci domande... destinate a rimanere senza risposte.Perchè in de�nitiva quel mondo, da cui si a�acciano questi volti dai tratti appesantiti, quel tanto che basta per sospenderne i lineamenti ai limiti della femminilità, ci fa da specchio. In realtà vi scorgiamo momenti delle nostre passioni sospese, quegli attimi che sono segnati dallo stupore o dall'attesa, o da quei vissuti senza e oltre il sentire, che precedono i grandi turbamenti dell'anima e della vita. In ciò, si!, proprio in questo è davvero il genio del mio amico Galliano!

( 30 ) CULTURA DA... A

fatto un po' a modo suo. Un caro amico, capace di a�etti semplici e duraturi, su cui contare sempre. Galliano è esattamente come ciò che si potrebbedire dei suoi quadri: un ritratto imprevedibile, di fronte al quale non puoi non fermarti per un saluto.Anche se hai fretta, mille cose da fare, o sta crollando la casa o… Beh, può succedere di tutto ma con Galliano ci si può comunque fermare per una stretta di mano, un sorriso o uno scherzo.Forse di tutti i suoi soggetti artistici e delle sue innumere-voli opere mi piace parlare qui delle donne che i suoi quadri ritraggono come incastonate in momenti indeci-frabili: al di là del tempo, ma anche delle emozioni. Questi sguardi di donne, posati con indi�erenza sul presente, ci osservano e di fronte a loro pare invertirsi la prospettiva del gioco osservante-osservato: non siamo noi che guardiamo un quadro, bensì è il soggetto dentro il quadro che pare a�acciarsi a scrutare il momento che incornicia il presente del nostro osservare. Beh! più volte mi sono trovata a sentirmi inseguita da questi sguardi sospesi che si protendono dai dipinti.Il gioco che si crea tra osservatore e osservato, tra io che guardo il quadro e il quadro che mi incornicia in un istante della realtà, è fatto di continui rimandi.

Quadro in basso:Teresa - 2012

Quadro in alto:Fille - 2012

Galliano Gallovive e lavora a Quincinetto

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Èdi Alessandra Luciano

“Nel 2011 inaugura una serie di mostre personali nelle quali si presenta completamente rinnovato: ora la �gurazione tende anche all'astratto; sono composizioni dal tratto riconducibile al segno etnico, con una interes-sante ricerca del cromatismo che, imprevedibilmente, si orienta sulle tinte pastello.”

Quadro in basso:Torri gemelle - 2012

Quadro in alto:Salviamo i rinoceronti dall’ignoranza 2012

In ciò è appunto la particolarità, o il "tocco" di genialità, che ci cattura dentro il mondo rappresentato in queste tele. Di cui non so, e non voglio, esaltare la tecnica e le particolarità che fanno ormai di Galliano uno degli artisti più interessanti del panorama italiano.A me interessa cogliere qui di queste opere quel partico-lare mondo che non si vede, di cui riusciamo a cogliere il senso solo se rinunciamo a dare un senso alle espressioni indecifrabili degli sguardi eternamente assenti e indi�e-renti che abitano all'interno delle cornici… Sono sguardi che ci obbligano all'attenzione e a porci domande... destinate a rimanere senza risposte.Perchè in de�nitiva quel mondo, da cui si a�acciano questi volti dai tratti appesantiti, quel tanto che basta per sospenderne i lineamenti ai limiti della femminilità, ci fa da specchio. In realtà vi scorgiamo momenti delle nostre passioni sospese, quegli attimi che sono segnati dallo stupore o dall'attesa, o da quei vissuti senza e oltre il sentire, che precedono i grandi turbamenti dell'anima e della vita. In ciò, si!, proprio in questo è davvero il genio del mio amico Galliano!

I RISTORANTI DELLA TRADIZIONE CANAVESANA ( 33 )

è una bellissima immagine suscitata dai versi di un poeta della nostra terra che da sola evoca quanto il gusto del cibo, i suoi profumi e i sapori,abbiano segnato il carattere di un territorio.Il poeta è Guido Gozzano che nella dolcissima poesia dedicata alla Signorina Felicita, ci racconta:«M'era più dolce starmene in cucinatra le stoviglie a vividi colori:tu tacevi, tacevo Signorina:godevo quel silenzio e quegli odoritanto tanto per me consolatoridi basilico, d'aglio, di cedrina... »

Questa è, "in estrema sintesi", l'immagine della cucina della tradizione canavesana così simile, per carattere, proprio alla �gura della signorina Felicita:«… Sei quasi brutta, priva di lusinganelle tue vesti quasi campagnolema la tua faccia buona e casalinga,ma i bei capelli di color di sole,attorti in minutissime trecciuole,ti fanno un tipo di beltà �amminga... ».Gozzano ama la signorina Felicita proprio in quanto "quasi brutta", per poi trovare in questa apparente mediocrità addirittura una "beltà �amminga".Così sono i piatti tipici della tradizione canavesana, sembrano dire: la nostra cucina è povera, semplice, ma nobile. Gozzano ci ricorda Villa Meleto, la sua casa in Canavese "rifugio luminoso ed alto", circondata dai "cilie-gi" e dall'"orto dal profumo tetro di busso"...L'amore per la signorina Felicita sboccia nella "serenità canavesana". Villa Meleto e tutto il Canavese sono, per il poeta, un luogo idillico, dove la signorina Felicita (ossia la felicità) non è pensabile se non in relazione alla sua terra. E la terra è, fra le altre cose, cibo, nutrimento, magari umile, ma produttivo. Questa potrebbe essere la �loso�a della cucina tradizio-nale, in grado  però, di non indugiare nella nostalgia o nel campanilismo e soprattutto non negandosi alle novità. Una �loso�a che pare a�ermare, senza nessuna retorica del "ritorno" al passato, che anche fagioli grassi, zuppe, cavoli e ajucche, possono essere proposti come se fossero nouvelle cuisine.

Talora - già la mensa era imbandita -mi trattenevi a cena. Era una cenad'altri tempi, col gatto e la falenae la stoviglia semplice e �orita...

Guido Gozzano

TESTI di Giulia Ricca

ERA UNA CENAD’ALTRI TEMPI

( 32 ) CON GUSTO

C’

I RISTORANTI DELLA TRADIZIONE CANAVESANA ( 33 )

è una bellissima immagine suscitata dai versi di un poeta della nostra terra che da sola evoca quanto il gusto del cibo, i suoi profumi e i sapori,abbiano segnato il carattere di un territorio.Il poeta è Guido Gozzano che nella dolcissima poesia dedicata alla Signorina Felicita, ci racconta:«M'era più dolce starmene in cucinatra le stoviglie a vividi colori:tu tacevi, tacevo Signorina:godevo quel silenzio e quegli odoritanto tanto per me consolatoridi basilico, d'aglio, di cedrina... »

Questa è, "in estrema sintesi", l'immagine della cucina della tradizione canavesana così simile, per carattere, proprio alla �gura della signorina Felicita:«… Sei quasi brutta, priva di lusinganelle tue vesti quasi campagnolema la tua faccia buona e casalinga,ma i bei capelli di color di sole,attorti in minutissime trecciuole,ti fanno un tipo di beltà �amminga... ».Gozzano ama la signorina Felicita proprio in quanto "quasi brutta", per poi trovare in questa apparente mediocrità addirittura una "beltà �amminga".Così sono i piatti tipici della tradizione canavesana, sembrano dire: la nostra cucina è povera, semplice, ma nobile. Gozzano ci ricorda Villa Meleto, la sua casa in Canavese "rifugio luminoso ed alto", circondata dai "cilie-gi" e dall'"orto dal profumo tetro di busso"...L'amore per la signorina Felicita sboccia nella "serenità canavesana". Villa Meleto e tutto il Canavese sono, per il poeta, un luogo idillico, dove la signorina Felicita (ossia la felicità) non è pensabile se non in relazione alla sua terra. E la terra è, fra le altre cose, cibo, nutrimento, magari umile, ma produttivo. Questa potrebbe essere la �loso�a della cucina tradizio-nale, in grado  però, di non indugiare nella nostalgia o nel campanilismo e soprattutto non negandosi alle novità. Una �loso�a che pare a�ermare, senza nessuna retorica del "ritorno" al passato, che anche fagioli grassi, zuppe, cavoli e ajucche, possono essere proposti come se fossero nouvelle cuisine.

Talora - già la mensa era imbandita -mi trattenevi a cena. Era una cenad'altri tempi, col gatto e la falenae la stoviglia semplice e �orita...

Guido Gozzano

TESTI di Giulia Ricca

ERA UNA CENAD’ALTRI TEMPI

( 32 ) CON GUSTO

C’

A CENA SULLE RIVEDEI LAGHI MORENICI

Al Cantun

Via Sottorivara, 2 - 10010Candia Canavese (TO)Tel/Fax: 011 9834540www.alcantun.itinfo@alcantun.it

Chiusura: Domenica sera - LunedìFascia di prezzo: 25-40 €Capienza locale: 80 posti in inverno200 posti primavera/estate

Il Ristorante Al Cantun del Lago è situato nella cittadina medievale di Candia Canavese sulle rive dello splendido lago.Propone una cucina che utilizza prodotti del territorio e sa andare oltre senza tralasciare le proprie origini.Le materie prime, di ottima qualità, caratterizzano i menù stagionali e la riscoperta di piatti legati alla tradizione lacustre come la zuppa di pesce di lago ed il luccio con la bagna cauda.

I Piatti:• Battuta di fassone• Vitello tonnato con salsa tonnata e verdure cotte• Capunet• Gnocchi di patate con ragù di faraona e funghi porcini• Ravioli di seirass con asparagi• Fritto misto alla canavesana• Tinca in carpione• Bavarese al passito di Caluso

Lo chef: Luciano Tabozzi

Residenza Del Lago

Via Roma,4810010 Candia C.se (TO)Tel: 011 98348 85Fax: 011 98348 86www.residenzadelago.itinfo@residenzadelago.itChiusura: Sempre apertoFascia di prezzo: 15-32 €Capienza locale: �no a 70 posti

Il ristorante si trova sulle rive del lago di Candia e nasce dalla ristrutturazione di una tipica cascina canavesana.L'ambiente rustico e intimo si apre su una luminosa veranda e due sale accoglienti con volte di mattoni a vista.Le radici della cucina proposta attingono alle ricette della tradizione piemontese.Con sapienti tocchi di fantasia i menu propongono creative contaminazioni con tradizioni culinarie anche di altre regioni italiane.

I Piatti:• Fagottino di pescato del lago e non con crema agli agrumi e caponatina leggera• Tortino di polenta "Nostrano dell'isola" (antico mais canavesano macinato a pietra) con salampatata gratinato e fondutina di tome canavesane• Cestino croccante di Tapinabour in due consistenze

Lo chef: Nella Mancini

L’Associazione Ristoranti della Tradizione Canavesana propone 16 tappe, seguendole una dopo l'altra ci conducono attraverso un itinerario nel cuore della Terra Canavesana che comprende laghi, città storiche, la mon-tagna e la collina sino alla pianura... 

I l Canavese è una terra di laghi morbidamente adagiati tra le pieghe delle colline moreniche, qui tra profumi e atmosfere incantate si possono gustare ancora le specialità della cucina canavesana.Sulle rive del Parco Naturale del lago di Candia si a�ac-ciano due caratteristici ristoranti: La Residenza del Lago, che propone una cucina tradizionale e menu con pesce di lago; il ristorante Al Cantun dove si gusta “una cucina che esalta il vino", con carta dei vini molto orientata sul territorio (la zona di Candia è nota per l'Erbaluce).Il lago di Viverone fa da cornice all'hotel ristorante Taverna Verde, un edi�cio caratteristico di �ne Ottocen-to ma con camere modernamente arredate; l'ambiente del lago di Viverone è reso unico dalle colline della Serra morenica, la più grande d'Europa.Sulle rive del lago di Meugliano, incantevole specchio d’acqua circondato da pini ed abeti, si trova il ristorante L'Incontro, che o�re anche alcune camere con vista e propone nel menu: mais rosso di Banchette, cavolo verza di Montalto Dora, trota di Traversella...

Taverna Verde

Str.st. 228 Lago di Viverone, 2810010 Piverone (TO)Telefono/Fax: 0125 687965www.tavernaverde.itinfo@tavernaverde.it

Chiusura: domenica serae lunedì tutto il giornoFascia di prezzo: 30 - 40 €Capienza locale: 50 posti all'interno

Il ristorante è situato nel piccolo lido di Anzasco in posizione panoramica nella splendida cornice del Lago di Viverone. L’ambiente semplice e ra�nato o�re un'ospitalità confortevole e rilassante.

I menu proposti variano a seconda delle stagioni e sono reinterpretati con un tocco che sposa tradizione e contemporaneità.Antipasti, primi piatti piemontesi, secondi di carni e pesce di lago, sono arricchiti da fantasiosi dettagli.

I Piatti:• Savaren pesce persico con ristretto al Passito e misticanza• Gnocchi di castagne • Pappardelle al Coregone• Carnaroli di  Baraggia al Maccagno e porri• Filetto di bovino al Carema• Pesce persico alle mandorle• Lumache di Cherasco in  guazzetto• Trippa all'Erbaluce• Tapulone con verza e Nebbiolo• Tagliata d'anatra su letto di mele e prugne caramellate

Lo chef: Paolo Anfosso

L’Incontro

RegioneLago  Meugliano (TO)Tel: 0125 74594Fax: 0125 74134www.ristorante-incontro.itincontro.ristorante@gmail.comChiusura: Lunedì - In estate sempre apertoFascia di prezzo: 25-35 €Capienza locale: 150 posti

Il ristorante si trova sulle rive del lago di Meugliano in Valchiusella.Un accogliente locale con caminetto si a�accia su un ampio dehor in parte coperto. Il locale è inserito nella cornice di un laghetto alpino circondato da un bosco di conifere.

La cucina si ispira prevalentemente alla tradizione canavesana, ma è reinterpre-tata in modo creativo utilizzando prodotti locali e stagionali.

I Piatti:• Risotto alle castagne• Fresse della tradizione• Sformatino di Ajucche con crema di civrin della Valchiusella• Tagliolini freschi ai porcini• Filetto di cervo al rosso canavese• Flan di topinambur con bagnacauda• Bavarese di mirtilli locali con crema reale• Semifreddo allo zabaione e ristretto di passito

Lo chef: Lorenzo Basile

( 34 ) CON GUSTO

A CENA SULLE RIVEDEI LAGHI MORENICI

Al Cantun

Via Sottorivara, 2 - 10010Candia Canavese (TO)Tel/Fax: 011 9834540www.alcantun.itinfo@alcantun.it

Chiusura: Domenica sera - LunedìFascia di prezzo: 25-40 €Capienza locale: 80 posti in inverno200 posti primavera/estate

Il Ristorante Al Cantun del Lago è situato nella cittadina medievale di Candia Canavese sulle rive dello splendido lago.Propone una cucina che utilizza prodotti del territorio e sa andare oltre senza tralasciare le proprie origini.Le materie prime, di ottima qualità, caratterizzano i menù stagionali e la riscoperta di piatti legati alla tradizione lacustre come la zuppa di pesce di lago ed il luccio con la bagna cauda.

I Piatti:• Battuta di fassone• Vitello tonnato con salsa tonnata e verdure cotte• Capunet• Gnocchi di patate con ragù di faraona e funghi porcini• Ravioli di seirass con asparagi• Fritto misto alla canavesana• Tinca in carpione• Bavarese al passito di Caluso

Lo chef: Luciano Tabozzi

Residenza Del Lago

Via Roma,4810010 Candia C.se (TO)Tel: 011 98348 85Fax: 011 98348 86www.residenzadelago.itinfo@residenzadelago.itChiusura: Sempre apertoFascia di prezzo: 15-32 €Capienza locale: �no a 70 posti

Il ristorante si trova sulle rive del lago di Candia e nasce dalla ristrutturazione di una tipica cascina canavesana.L'ambiente rustico e intimo si apre su una luminosa veranda e due sale accoglienti con volte di mattoni a vista.Le radici della cucina proposta attingono alle ricette della tradizione piemontese.Con sapienti tocchi di fantasia i menu propongono creative contaminazioni con tradizioni culinarie anche di altre regioni italiane.

I Piatti:• Fagottino di pescato del lago e non con crema agli agrumi e caponatina leggera• Tortino di polenta "Nostrano dell'isola" (antico mais canavesano macinato a pietra) con salampatata gratinato e fondutina di tome canavesane• Cestino croccante di Tapinabour in due consistenze

Lo chef: Nella Mancini

L’Associazione Ristoranti della Tradizione Canavesana propone 16 tappe, seguendole una dopo l'altra ci conducono attraverso un itinerario nel cuore della Terra Canavesana che comprende laghi, città storiche, la mon-tagna e la collina sino alla pianura... 

I l Canavese è una terra di laghi morbidamente adagiati tra le pieghe delle colline moreniche, qui tra profumi e atmosfere incantate si possono gustare ancora le specialità della cucina canavesana.Sulle rive del Parco Naturale del lago di Candia si a�ac-ciano due caratteristici ristoranti: La Residenza del Lago, che propone una cucina tradizionale e menu con pesce di lago; il ristorante Al Cantun dove si gusta “una cucina che esalta il vino", con carta dei vini molto orientata sul territorio (la zona di Candia è nota per l'Erbaluce).Il lago di Viverone fa da cornice all'hotel ristorante Taverna Verde, un edi�cio caratteristico di �ne Ottocen-to ma con camere modernamente arredate; l'ambiente del lago di Viverone è reso unico dalle colline della Serra morenica, la più grande d'Europa.Sulle rive del lago di Meugliano, incantevole specchio d’acqua circondato da pini ed abeti, si trova il ristorante L'Incontro, che o�re anche alcune camere con vista e propone nel menu: mais rosso di Banchette, cavolo verza di Montalto Dora, trota di Traversella...

Taverna Verde

Str.st. 228 Lago di Viverone, 2810010 Piverone (TO)Telefono/Fax: 0125 687965www.tavernaverde.itinfo@tavernaverde.it

Chiusura: domenica serae lunedì tutto il giornoFascia di prezzo: 30 - 40 €Capienza locale: 50 posti all'interno

Il ristorante è situato nel piccolo lido di Anzasco in posizione panoramica nella splendida cornice del Lago di Viverone. L’ambiente semplice e ra�nato o�re un'ospitalità confortevole e rilassante.

I menu proposti variano a seconda delle stagioni e sono reinterpretati con un tocco che sposa tradizione e contemporaneità.Antipasti, primi piatti piemontesi, secondi di carni e pesce di lago, sono arricchiti da fantasiosi dettagli.

I Piatti:• Savaren pesce persico con ristretto al Passito e misticanza• Gnocchi di castagne • Pappardelle al Coregone• Carnaroli di  Baraggia al Maccagno e porri• Filetto di bovino al Carema• Pesce persico alle mandorle• Lumache di Cherasco in  guazzetto• Trippa all'Erbaluce• Tapulone con verza e Nebbiolo• Tagliata d'anatra su letto di mele e prugne caramellate

Lo chef: Paolo Anfosso

L’Incontro

RegioneLago  Meugliano (TO)Tel: 0125 74594Fax: 0125 74134www.ristorante-incontro.itincontro.ristorante@gmail.comChiusura: Lunedì - In estate sempre apertoFascia di prezzo: 25-35 €Capienza locale: 150 posti

Il ristorante si trova sulle rive del lago di Meugliano in Valchiusella.Un accogliente locale con caminetto si a�accia su un ampio dehor in parte coperto. Il locale è inserito nella cornice di un laghetto alpino circondato da un bosco di conifere.

La cucina si ispira prevalentemente alla tradizione canavesana, ma è reinterpre-tata in modo creativo utilizzando prodotti locali e stagionali.

I Piatti:• Risotto alle castagne• Fresse della tradizione• Sformatino di Ajucche con crema di civrin della Valchiusella• Tagliolini freschi ai porcini• Filetto di cervo al rosso canavese• Flan di topinambur con bagnacauda• Bavarese di mirtilli locali con crema reale• Semifreddo allo zabaione e ristretto di passito

Lo chef: Lorenzo Basile

( 34 ) CON GUSTO

SAPORIDELLA TRADIZIONE

Del Monte

Via Torino, 7Colleretto Giacosa (TO)Tel/Fax: 0125 76426www.ristorantedelmonte.comristdelmonte@libero.itChiusura: estiva: lunedìFascia di prezzo: 30-45Capienza locale: 20/60

Nel cuore del verde Canavese, non lontano dal casello di Ivrea, ai piedi del monte di Colleretto Giacosa, paese natio dell'omonimo poeta e librettista,  si trova  il ristorante Del Monte guidato dal giovane chef Luca Berolatti.Il menu cambia continuamente, rispet-tando rigorosamente l’alternarsi delle stagioni. I piatti sono caratterizzati da prodotti freschi e genuini, quasi tutte le verdure provengono dall'orto del ristorante e danno vita a ricette dinamiche e creative.

I Piatti:• Tartare di Fassone con insalatina micro e salsa allo zenzero e agrumi• Tonno di coniglio con borlotti e bastsoà• Ravioli piegati a mano all'eporediese• Zuppa di Ajucche• Piccione di cascina cotto in terracotta• Fritto misto alla piemontese• Zabajone al Caluso passitoIl ristorante appartiene al Circolo degli chef della Val Rhona

Lo chef: Luca Berolatti

Antica Locanda Dell’Orco

Via Ivrea,10910186 Rivarolo C.se (TO)Tel/Fax: 0124 425101www.locanda-dellorco.itlocandadellorco@alice.itChiusura: LunedìFerie: seconda metà di agostoinvernale: domenica sera e lunediFascia di prezzo: 30-40 € / Bevande escluseCapienza locale: 60 posti in invernopiù salette riservate al 1° piano 30 e 50

Lo chef: Giuseppe Randisi

Accogliente e colorato in estate, il locale si a�accia su un ampio dehor coperto, immerso nel verde.

La cucina tradizionale adotta menu che seguono scrupolosamente le stagioni, avendo cura di ricercare le migliori materie prime. Qui si possono gustare anche ottimi piatti di pesce.

I Piatti:• Tradizionali vitel tonnè• Carne cruda• Trote di �ume• Agnolotti fatti in casa• Fritto misto alla piemontese• Bollito misto• Finanziera• Bagna caoda• Coniglio grigio di Carmagnola con peperoni• Bonet• Zabajone

Erbaluce

Via Nuova Circonvallazione, 110014 Caluso (TO)TTel/Fax: 011 9160818www.ristorante-erbaluce.it     info@ristorante-erbaluce.itChiusura: domenica seraFascia di prezzo: 35-38 € Capienza locale: 1 sala da 120 persone1 sala da 90 persone  -  Dehor estivo

Il ristorante si trova a Caluso, patria dell’Erbaluce, in un ambiente ra�nato che propone una cucina tradizionale e stagionale rivisitata in chiave moderna.Si utilizzano prevalentemente prodotti del territorio e si adottano antiche ricette canavesane e piemontesi... lasciando anche spazio alla cucina mediterranea a base di pesce e piatti tipici.

I Piatti:• Tradizionali • Vitel tonnè• Carne cruda• Fritto misto alla piemontese

Lo chef: Diego BaroMonferrato

Via Gariglietti,110015 Ivrea (TO)Tel: 0125 641012Fax: 0125 40566www.albergomonferrato.itinfo@albergomonferrato.it

Chiusura: domenica sera e lunedìFascia di prezzo: 25-35 €Capienza locale: �no a 75 coperti

Situata nel cuore di Ivrea la trattoria Monferrato è proprio a due passi dal suggestivo centro storico e dai principali luoghi di appuntamenti culturali e mondani della città.La cucina propone piatti della tradizione eporediese utilizzando materie prime e prodotti di provenienza locale.

I Piatti:• Antipasti della tradizione• Bagna caoda• Fritto misto alla piemontese• Agnolotti canavesani• Pasta fresca di nostra produzione cinghiale ai mirtilli• Dolci tipici• Bonet-panna cotta-pesche ripiene-martin sec cotte caramellate al vino rosso

Lo chef: Maurizio Nuzzo

Aquila Antica

Via Guido Gozzano, 3710015 Ivrea (TO)Tel/Fax: 0125 42550www.aquilaantica.itaquilaantica@libero.itChiusura:estiva: domenica e lunedì serainvernale: domenica sera e lunedì Fascia di prezzo: 25-35 € / Bevande escluseCapienza locale: 80 posti

Uno dei locali più antichi della città (1860) il locale si trova nel caratteristico “Borghetto” a soli 200 m dalla stazione e 250 m dal centro città.

La grande tradizione enogastronomica canavesana  e piemontese ama giocare con nuove combinazioni che danno sfogo alla creatività e alla capacità di utilizzare al meglio i prodotti del mare.

I Piatti:• Un occhio di  riguardo all’agnolotto al sugo di arrosto fatto secondo tradizione• Ripieni di stinco al ristretto di barbera• La guancetta di vitello con�t al Carema su polentina pignoletto rosso• Ravioli di coregone• Fritto misto alla piemontese• Zabajone freddo con torcetti di Agliè• Sorpresa di meringa con �occa e piccoli frutti bio

Lo chef: Elisa Lunardon

l Canavese è terra di borghi e città storiche: da Ivrea, famosa per Carnevale, a Rivarolo, da Colle- retto Giacosa a Caluso.A Ivrea si trovano la trattoria "Monferrato" e il risto-rante "Aquila antica", che si trovano nel cuore della città storica.A Rivarolo Canavese si può mangiare all'"Antica locanda dell'Orco" che prende il nome dall’omonimo �ume che lambisce la cittadina.A Colleretto Giacosa, si trova il ristorante “Del Monte”. Il locale si trova poco distante dalla storica villa dove risiedeva Giuseppe Giacosa poeta e librettista dell’Ottocento.L'hotel ristorante "Erbaluce" si trova a Caluso territo-rio dove si produce il tipico vitigno DOC.Tutti questi ristoranti o�rono menu tradizionali in locali dove si respirano le antiche atmosfere dei secoli scorsi intrise di poesia, sapori e passioni...

( 36 ) CON GUSTO

SAPORIDELLA TRADIZIONE

Del Monte

Via Torino, 7Colleretto Giacosa (TO)Tel/Fax: 0125 76426www.ristorantedelmonte.comristdelmonte@libero.itChiusura: estiva: lunedìFascia di prezzo: 30-45Capienza locale: 20/60

Nel cuore del verde Canavese, non lontano dal casello di Ivrea, ai piedi del monte di Colleretto Giacosa, paese natio dell'omonimo poeta e librettista,  si trova  il ristorante Del Monte guidato dal giovane chef Luca Berolatti.Il menu cambia continuamente, rispet-tando rigorosamente l’alternarsi delle stagioni. I piatti sono caratterizzati da prodotti freschi e genuini, quasi tutte le verdure provengono dall'orto del ristorante e danno vita a ricette dinamiche e creative.

I Piatti:• Tartare di Fassone con insalatina micro e salsa allo zenzero e agrumi• Tonno di coniglio con borlotti e bastsoà• Ravioli piegati a mano all'eporediese• Zuppa di Ajucche• Piccione di cascina cotto in terracotta• Fritto misto alla piemontese• Zabajone al Caluso passitoIl ristorante appartiene al Circolo degli chef della Val Rhona

Lo chef: Luca Berolatti

Antica Locanda Dell’Orco

Via Ivrea,10910186 Rivarolo C.se (TO)Tel/Fax: 0124 425101www.locanda-dellorco.itlocandadellorco@alice.itChiusura: LunedìFerie: seconda metà di agostoinvernale: domenica sera e lunediFascia di prezzo: 30-40 € / Bevande escluseCapienza locale: 60 posti in invernopiù salette riservate al 1° piano 30 e 50

Lo chef: Giuseppe Randisi

Accogliente e colorato in estate, il locale si a�accia su un ampio dehor coperto, immerso nel verde.

La cucina tradizionale adotta menu che seguono scrupolosamente le stagioni, avendo cura di ricercare le migliori materie prime. Qui si possono gustare anche ottimi piatti di pesce.

I Piatti:• Tradizionali vitel tonnè• Carne cruda• Trote di �ume• Agnolotti fatti in casa• Fritto misto alla piemontese• Bollito misto• Finanziera• Bagna caoda• Coniglio grigio di Carmagnola con peperoni• Bonet• Zabajone

Erbaluce

Via Nuova Circonvallazione, 110014 Caluso (TO)TTel/Fax: 011 9160818www.ristorante-erbaluce.it     info@ristorante-erbaluce.itChiusura: domenica seraFascia di prezzo: 35-38 € Capienza locale: 1 sala da 120 persone1 sala da 90 persone  -  Dehor estivo

Il ristorante si trova a Caluso, patria dell’Erbaluce, in un ambiente ra�nato che propone una cucina tradizionale e stagionale rivisitata in chiave moderna.Si utilizzano prevalentemente prodotti del territorio e si adottano antiche ricette canavesane e piemontesi... lasciando anche spazio alla cucina mediterranea a base di pesce e piatti tipici.

I Piatti:• Tradizionali • Vitel tonnè• Carne cruda• Fritto misto alla piemontese

Lo chef: Diego BaroMonferrato

Via Gariglietti,110015 Ivrea (TO)Tel: 0125 641012Fax: 0125 40566www.albergomonferrato.itinfo@albergomonferrato.it

Chiusura: domenica sera e lunedìFascia di prezzo: 25-35 €Capienza locale: �no a 75 coperti

Situata nel cuore di Ivrea la trattoria Monferrato è proprio a due passi dal suggestivo centro storico e dai principali luoghi di appuntamenti culturali e mondani della città.La cucina propone piatti della tradizione eporediese utilizzando materie prime e prodotti di provenienza locale.

I Piatti:• Antipasti della tradizione• Bagna caoda• Fritto misto alla piemontese• Agnolotti canavesani• Pasta fresca di nostra produzione cinghiale ai mirtilli• Dolci tipici• Bonet-panna cotta-pesche ripiene-martin sec cotte caramellate al vino rosso

Lo chef: Maurizio Nuzzo

Aquila Antica

Via Guido Gozzano, 3710015 Ivrea (TO)Tel/Fax: 0125 42550www.aquilaantica.itaquilaantica@libero.itChiusura:estiva: domenica e lunedì serainvernale: domenica sera e lunedì Fascia di prezzo: 25-35 € / Bevande escluseCapienza locale: 80 posti

Uno dei locali più antichi della città (1860) il locale si trova nel caratteristico “Borghetto” a soli 200 m dalla stazione e 250 m dal centro città.

La grande tradizione enogastronomica canavesana  e piemontese ama giocare con nuove combinazioni che danno sfogo alla creatività e alla capacità di utilizzare al meglio i prodotti del mare.

I Piatti:• Un occhio di  riguardo all’agnolotto al sugo di arrosto fatto secondo tradizione• Ripieni di stinco al ristretto di barbera• La guancetta di vitello con�t al Carema su polentina pignoletto rosso• Ravioli di coregone• Fritto misto alla piemontese• Zabajone freddo con torcetti di Agliè• Sorpresa di meringa con �occa e piccoli frutti bio

Lo chef: Elisa Lunardon

l Canavese è terra di borghi e città storiche: da Ivrea, famosa per Carnevale, a Rivarolo, da Colle- retto Giacosa a Caluso.A Ivrea si trovano la trattoria "Monferrato" e il risto-rante "Aquila antica", che si trovano nel cuore della città storica.A Rivarolo Canavese si può mangiare all'"Antica locanda dell'Orco" che prende il nome dall’omonimo �ume che lambisce la cittadina.A Colleretto Giacosa, si trova il ristorante “Del Monte”. Il locale si trova poco distante dalla storica villa dove risiedeva Giuseppe Giacosa poeta e librettista dell’Ottocento.L'hotel ristorante "Erbaluce" si trova a Caluso territo-rio dove si produce il tipico vitigno DOC.Tutti questi ristoranti o�rono menu tradizionali in locali dove si respirano le antiche atmosfere dei secoli scorsi intrise di poesia, sapori e passioni...

( 36 ) CON GUSTO

LÀ DOVE OSANO LE AQUILE

a la Terra Canavesana è anche montagna, dalle cime austere e dalle valli dolci e profumate, dove i torrenti impetuosi diventano �umi e laghi.Traversella, in alta Valchiusella, ospita l'albergo ristoran-te "Le Miniere", che dispone di molte camere e o�re menu tipici dell'enogastronomia montana.A Pont Canavese, all'imbocco tra Valli Orco e Soana a pochi minuti dal Parco Nazionale del Gran Paradiso si trova il ristorante "Bergagna" storico avamposto della cucina tradizionale piemontese.Per respirare le atmosfere di primo '900 occorre andare invece a Pont Canavese al ristorante "La tradizione" dove gli arredi sono ispirati alle atmosfere delle taverne del secolo scorso. Sulle pendici orientali delle colline della Serra Morenica di Ivrea, in Bienca di Chiaverano, si trova invece il risto-rante "La Tettoia", locale dove si possono gustare ancora le tipiche ricette tradizionali del territorio.

Le MinierePiazza Martiri, 4Traversella (TO)Tel: 0125 749026Fax: 0125 794006www.albergominiere.comChiusura:dal 6 gennaio al 12 febbraio per ferielunedì e martedì periodo invernalesempre aperto nel periodo estivoFascia di prezzo: 28-40 € Capienza locale: 200 posti+ 200 posti nel dehor estivo

Il locale è immerso nel verde della Val-chiusella, si presenta molto accogliente, elegante con tipico arredo montano dove prevale il legno e la pietra con vista sulla valle.Mantiene una tradizione gastronomica che o�re sapori forti e delicati, leggeri e moderni.I menù proposti o�rono piatti ra�nati e ricette fantasiose che utilizzano prodotti prevalentemente stagionali e locali con attenzione alla valorizzazio-ne dei formaggi tipici della Valchiusella

I Piatti:• Filetto di trotella del Bersella• Fungo  porcino alla boscaiola• Ravioli alla Cavour con salame di patata• Triangoli di borragine al timo serpillo • Tagliolini alle ortiche e porcini• Polenta concia alle tome d’alpeggio• Finanziera alla valchiusellese• Stinco d’agnello sfumato all’erbaluce• Selvaggine in civet• Rolatina di coniglio• Lumache alla diavola

Gli chef: Arsini Rodolfo,  Arsini Secondino e  Fornero Davide

M

La Tradizione

Via S.Papandrea, 1Forno Canavese  (TO)Tel/Fax: 0124 7168Cel: 338 8644477www.risorantelatradizione.cominfo@risorantelatradizione.comChiusura: lunedi serae martedi tutto il giornoFascia di prezzo: 15-30 € / bevande escluseCapienza locale: 40 / 50 posti

I proprietari del ristorante hanno puntato su un'ambientazione calda ed accoglien-te con un richiamo nei tovagliati e nelle decorazioni murali alle taverne di inizio Novecento.La cucina, basata sulla tradizione canavesana, si fonda sui piatti tipici piemontesi.A questi si abbinano gusti nuovi e di tendenza, pietanze particolari e combinazioni originali, con alla base la genuinità e la qualità dei prodotti tipici canavesani.

I Piatti:• Pignoletto rosso con selvaggina e funghi nostrani• Arrosti della tradizione piemontese• Cucina Canavesana classica e rivisitata• Fagioli della Tufeja• Bagna Caoda canavesana e langarola• Fritto Misto• Finanziera• Risotti della chef Giusy• Carne di fassone piemontese

Lo chef: Giusy Donato

Bergagna

Via Guglielmo Marconi,1910085 Pont Canavese (TO)Tel/Fax: 0124 85153hotelbergagna@libero.it

Chiusura: martedìFascia di prezzo: 25-35 € Capienza locale: 120 posti

Il locale si trova nel centro storico di Pont Canavese. In un ambiente familiare e confortevole con arredamento sobrio e tradizionale gli ospiti sono accolti con calore.Qui si propone la cucina tradizionale piemontese arricchita da fantasia e creatività, con l’utilizzo prevalente di prodotti stagionali e del territorio.

I Piatti:• Vitello tonnato della tradizione• Agnolotti alla piemontese• Tofeja• Zuppa di pane e cavoli• Fritto misto alla Piemontese• Finanziera• Semifreddo al torrone con cioccolata calda• Bonet

Lo chef: Giuseppe Feria

La Tettoia

Peronetto, 8 - 10010Bienca di Chiaverano (TO)Tel: 0125 798008Fax: 012554279www.ristorantelatettoia.cominfo@ristorantelatettoia.comChiusura: giovedìFascia di prezzo: 25-45 €Capienza locale: 150 posti

Aperto nel 1969 è situato tra le colline a nord del Lago Sirio, a 6 Km da Ivrea, nella piccola frazione di Bienca, immersa nel verde e nella quiete, sulle pendici della Serra Morenica.La cucina propone piatti tipici del Canavese e o�re numerosi antipasti, piatti di primo e di secondo, delicati e appetitosi dessert. Qui si possono gustare le ricette delle antiche famiglie di Bienca e Chiaverano.

I Piatti:• Capunet (involtini di cavolo verza)• Cipolle ripiene dolci• Fritto misto (di solito proponiamo un fritto misto costituito di sette elementi dolci e sette salati, ma sono molto apprezzati e richiesti anche il Piccolo fritto misto e il Fritto misto giovane)

Lo chef: Ivana Occelli

La Rocca

Via Arduino, 610080 Sparone (TO)Tel/Fax: 0124 808867www.laroccasparone.itristorantelarocca@gmail.comAperti: venerdì e sabato per cenadomenica a pranzo, gli altri giornisolo su prenotazione sup. a 10 personeFascia di prezzo: 35-45Capienza locale: �no a 160 posti

Il ristorante a conduzione familiare sorge ai Piedi del Parco del Gran Paradiso. Elegante e ra�nato è reso unico da una parete di roccia a vista. Nella stagione fredda si cena con camino acceso e a lume di candela.Tutto viene cucinato e lavorato partendo dalla materia prima �no al piatto da degustare (pasta fresca, cioccolatini, piccola pasticceria, foie gras, ecc).

I Piatti:• Battuta di carne cruda di vitello nostrano• Vitello tonnato antico piemonte• Polentina della rocca• Fiori di zucca alla toma di Trausella su miele di acacia• Flan di parmigiano salsa funghi• Agnolotti del "Plin"• Tajarin• Mezzelune al "brus"• Gnocchetti di patate alla fonduto o al castelmagno

Lo chef: Ernesto Magnino

( 38 ) CON GUSTO

LÀ DOVE OSANO LE AQUILE

a la Terra Canavesana è anche montagna, dalle cime austere e dalle valli dolci e profumate, dove i torrenti impetuosi diventano �umi e laghi.Traversella, in alta Valchiusella, ospita l'albergo ristoran-te "Le Miniere", che dispone di molte camere e o�re menu tipici dell'enogastronomia montana.A Pont Canavese, all'imbocco tra Valli Orco e Soana a pochi minuti dal Parco Nazionale del Gran Paradiso si trova il ristorante "Bergagna" storico avamposto della cucina tradizionale piemontese.Per respirare le atmosfere di primo '900 occorre andare invece a Pont Canavese al ristorante "La tradizione" dove gli arredi sono ispirati alle atmosfere delle taverne del secolo scorso. Sulle pendici orientali delle colline della Serra Morenica di Ivrea, in Bienca di Chiaverano, si trova invece il risto-rante "La Tettoia", locale dove si possono gustare ancora le tipiche ricette tradizionali del territorio.

Le MinierePiazza Martiri, 4Traversella (TO)Tel: 0125 749026Fax: 0125 794006www.albergominiere.comChiusura:dal 6 gennaio al 12 febbraio per ferielunedì e martedì periodo invernalesempre aperto nel periodo estivoFascia di prezzo: 28-40 € Capienza locale: 200 posti+ 200 posti nel dehor estivo

Il locale è immerso nel verde della Val-chiusella, si presenta molto accogliente, elegante con tipico arredo montano dove prevale il legno e la pietra con vista sulla valle.Mantiene una tradizione gastronomica che o�re sapori forti e delicati, leggeri e moderni.I menù proposti o�rono piatti ra�nati e ricette fantasiose che utilizzano prodotti prevalentemente stagionali e locali con attenzione alla valorizzazio-ne dei formaggi tipici della Valchiusella

I Piatti:• Filetto di trotella del Bersella• Fungo  porcino alla boscaiola• Ravioli alla Cavour con salame di patata• Triangoli di borragine al timo serpillo • Tagliolini alle ortiche e porcini• Polenta concia alle tome d’alpeggio• Finanziera alla valchiusellese• Stinco d’agnello sfumato all’erbaluce• Selvaggine in civet• Rolatina di coniglio• Lumache alla diavola

Gli chef: Arsini Rodolfo,  Arsini Secondino e  Fornero Davide

M

La Tradizione

Via S.Papandrea, 1Forno Canavese  (TO)Tel/Fax: 0124 7168Cel: 338 8644477www.risorantelatradizione.cominfo@risorantelatradizione.comChiusura: lunedi serae martedi tutto il giornoFascia di prezzo: 15-30 € / bevande escluseCapienza locale: 40 / 50 posti

I proprietari del ristorante hanno puntato su un'ambientazione calda ed accoglien-te con un richiamo nei tovagliati e nelle decorazioni murali alle taverne di inizio Novecento.La cucina, basata sulla tradizione canavesana, si fonda sui piatti tipici piemontesi.A questi si abbinano gusti nuovi e di tendenza, pietanze particolari e combinazioni originali, con alla base la genuinità e la qualità dei prodotti tipici canavesani.

I Piatti:• Pignoletto rosso con selvaggina e funghi nostrani• Arrosti della tradizione piemontese• Cucina Canavesana classica e rivisitata• Fagioli della Tufeja• Bagna Caoda canavesana e langarola• Fritto Misto• Finanziera• Risotti della chef Giusy• Carne di fassone piemontese

Lo chef: Giusy Donato

Bergagna

Via Guglielmo Marconi,1910085 Pont Canavese (TO)Tel/Fax: 0124 85153hotelbergagna@libero.it

Chiusura: martedìFascia di prezzo: 25-35 € Capienza locale: 120 posti

Il locale si trova nel centro storico di Pont Canavese. In un ambiente familiare e confortevole con arredamento sobrio e tradizionale gli ospiti sono accolti con calore.Qui si propone la cucina tradizionale piemontese arricchita da fantasia e creatività, con l’utilizzo prevalente di prodotti stagionali e del territorio.

I Piatti:• Vitello tonnato della tradizione• Agnolotti alla piemontese• Tofeja• Zuppa di pane e cavoli• Fritto misto alla Piemontese• Finanziera• Semifreddo al torrone con cioccolata calda• Bonet

Lo chef: Giuseppe Feria

La Tettoia

Peronetto, 8 - 10010Bienca di Chiaverano (TO)Tel: 0125 798008Fax: 012554279www.ristorantelatettoia.cominfo@ristorantelatettoia.comChiusura: giovedìFascia di prezzo: 25-45 €Capienza locale: 150 posti

Aperto nel 1969 è situato tra le colline a nord del Lago Sirio, a 6 Km da Ivrea, nella piccola frazione di Bienca, immersa nel verde e nella quiete, sulle pendici della Serra Morenica.La cucina propone piatti tipici del Canavese e o�re numerosi antipasti, piatti di primo e di secondo, delicati e appetitosi dessert. Qui si possono gustare le ricette delle antiche famiglie di Bienca e Chiaverano.

I Piatti:• Capunet (involtini di cavolo verza)• Cipolle ripiene dolci• Fritto misto (di solito proponiamo un fritto misto costituito di sette elementi dolci e sette salati, ma sono molto apprezzati e richiesti anche il Piccolo fritto misto e il Fritto misto giovane)

Lo chef: Ivana Occelli

La Rocca

Via Arduino, 610080 Sparone (TO)Tel/Fax: 0124 808867www.laroccasparone.itristorantelarocca@gmail.comAperti: venerdì e sabato per cenadomenica a pranzo, gli altri giornisolo su prenotazione sup. a 10 personeFascia di prezzo: 35-45Capienza locale: �no a 160 posti

Il ristorante a conduzione familiare sorge ai Piedi del Parco del Gran Paradiso. Elegante e ra�nato è reso unico da una parete di roccia a vista. Nella stagione fredda si cena con camino acceso e a lume di candela.Tutto viene cucinato e lavorato partendo dalla materia prima �no al piatto da degustare (pasta fresca, cioccolatini, piccola pasticceria, foie gras, ecc).

I Piatti:• Battuta di carne cruda di vitello nostrano• Vitello tonnato antico piemonte• Polentina della rocca• Fiori di zucca alla toma di Trausella su miele di acacia• Flan di parmigiano salsa funghi• Agnolotti del "Plin"• Tajarin• Mezzelune al "brus"• Gnocchetti di patate alla fonduto o al castelmagno

Lo chef: Ernesto Magnino

( 38 ) CON GUSTO

UN PO’ DI CANAVESEALL’OMBRA DELLA MOLE

ue avamposti di cucina canavesana sono sorti anche a Torino. “Casa Vicina” si trova all'interno di Eataly, è un ristorante dalla lunghissima storiache è iniziata tanti anni fa nei pressi di Borgofranco di Ivrea. Il ristorante “Crimea” è ubicato all'interno dell'ho-tel Diplomatic, ha anch'esso radici che a�ondano nel paesino di Loranzè, incantevole borgo storico sulle pendici dell’An�teatro Morenico di Ivrea.

DCANAVESE

COME ARRIVARE ( 41 )

V a l l i d i L a n z o

V a l l e d ’ A o s t a

raccordo A4-A5Strambino

Scarmagno

Ceresole Reale

Lago di Ceresole

Lago di MeuglianoLago Sirio

Lago di Candia

Noasca

Fondo

Borgofrancod’Ivrea

Carema

Settimo Vittone

Pianprato

Locana

AlpetteCastellamonte

Agliè

San GiorgioC.se

Chiaverano

Bollengo

Albiano

Masino

AndrateParco Nazionaledel Gran Paradiso

TRAVERSELLA

MEUGLIANO

COLLERETTOGIACOSA

RIVAROLOCANAVESE

BIENCA DI CHIAVERANO

SPARONE

FORNO C.SE

PONT CANAVESE

CANDIA C.SE

CALUSO

ANZASCODI PIVERONE

Lagodi Viverone

Chivasso

Caselle

Mazzè

Rondissone

Moncrivello

Rivara

Valperga SANTHIA’

MILANO

AOSTA

TORINO

IVREA

Le MiniereTRAVERSELLA

L’ IncontroMEUGLIANO

Del MonteCOLLERETTO GIACOSA

Antica Locanda Dell’OrcoRIVAROLO CANAVESE

La TettoiaBIENCA DI CHIAVERANO

La RoccaSPARONE

La TradizioneFORNO CANAVESE

BergagnaPONT CANAVESE Al Cantun

Residenza Del Lago

CANDIA CANAVESE

ErbaluceCALUSO

Taverna VerdeANZASCO DI PIVERONE

Aquila AnticaMonferratoIVREA

Casa VicinaTORINO

Crimea c/o Hotel Diplomatic

Casa Vicina

Via Nizza, 224Torino - All'interno di EatalyTel: 011 19506840Fax: 011 19506895www.casavicina.itcasavicina@libero.itChiusura: domenica sera e lunedìFascia di prezzo: 38/60 € pranzo e 58/90 € cenaCapienza locale: 60 posti

Al piano interrato di Eataly Lingotto, uno scrigno all’interno dell’enoteca, arredato in stile modernoL’innovazione nei piatti tradizionali del Canavese e del Piemonte in generale, con cura maniacale nella ricerca delle materie prime e delle preparazioni.

I Piatti:• Tutti i piatti sono proposti con la massima cura: dal pane con farine biologiche e lievito madre alla classica insalata russa, dai batsuà alla bagna caôda da bere, dagli agnolotti Vecchia Eporedia ai dolci, pasticceria e confetteria.

Gli chef: Claudio Vicina e la moglie Anna

Crimea c/o Hotel DiplomaticVia Cernaia, 42TorinoCel: 335 5204114Fax: 011 5612444www.panoramica-masino.it   info@panoramica-masino.it

Chiusura: domenicaFascia di prezzo: 25-40 € Capienza locale: 60 posti

Ristorante all’interno dell’hotel, arredato in stile moderno, a pochi passi dal centro storico di Torino. Il ristorante è aperto alla sera e a pranzo su prenotazione, per minimo 15 persone.La cucina seleziona produttori e materie prime del territorio, scegliendo uno stile basato sulla trasformazione minimale dei materiali, nell’intento di preservare la naturale espressività del prodotto.

I Piatti:• O�riamo piatti semplici, con prodotti di stagione legati al territorio, dando così la possibilità di scegliere tra portate tradizionali o rivisitate.

Lo chef: Graziella Presbitero

L'Associazione Ristoranti della Tradizione Canavesana intende valorizzare i piatti tipici del Canavese, promuovere la ricerca di ricette scomparse, o cadute in disuso, e ripro-porre l’impiego di prodotti locali nella realizzazione di ricette tipicamente canavesane.Tutti i ristoratori che aderiscono all’Associazione contribui-scono al miglioramento della professionalità nel settore alberghiero, incentivando la promozione di un turismo di qualità, attraverso iniziative enogastronomiche e culturali allo scopo di far conoscere il territorio e le sue eccellenze.

www.ristorantitradizionecanavesana.it

Verbania

MILANO / A4

TORINOPIACENZA / A21

AOSTA / A5

TORINOSAVONA / A6

GENOVA / A26

Biella

IVREA

TORINO

A5

A5

Novara

Vercelli

AlessandriaAsti

Cuneo

A4

Raccordo / A4-A5

PIEMONTE

CANAVESE

( 40 ) CON GUSTO

UN PO’ DI CANAVESEALL’OMBRA DELLA MOLE

ue avamposti di cucina canavesana sono sorti anche a Torino. “Casa Vicina” si trova all'interno di Eataly, è un ristorante dalla lunghissima storiache è iniziata tanti anni fa nei pressi di Borgofranco di Ivrea. Il ristorante “Crimea” è ubicato all'interno dell'ho-tel Diplomatic, ha anch'esso radici che a�ondano nel paesino di Loranzè, incantevole borgo storico sulle pendici dell’An�teatro Morenico di Ivrea.

DCANAVESE

COME ARRIVARE ( 41 )

V a l l i d i L a n z o

V a l l e d ’ A o s t a

raccordo A4-A5Strambino

Scarmagno

Ceresole Reale

Lago di Ceresole

Lago di MeuglianoLago Sirio

Lago di Candia

Noasca

Fondo

Borgofrancod’Ivrea

Carema

Settimo Vittone

Pianprato

Locana

AlpetteCastellamonte

Agliè

San GiorgioC.se

Chiaverano

Bollengo

Albiano

Masino

AndrateParco Nazionaledel Gran Paradiso

TRAVERSELLA

MEUGLIANO

COLLERETTOGIACOSA

RIVAROLOCANAVESE

BIENCA DI CHIAVERANO

SPARONE

FORNO C.SE

PONT CANAVESE

CANDIA C.SE

CALUSO

ANZASCODI PIVERONE

Lagodi Viverone

Chivasso

Caselle

Mazzè

Rondissone

Moncrivello

Rivara

Valperga SANTHIA’

MILANO

AOSTA

TORINO

IVREA

Le MiniereTRAVERSELLA

L’ IncontroMEUGLIANO

Del MonteCOLLERETTO GIACOSA

Antica Locanda Dell’OrcoRIVAROLO CANAVESE

La TettoiaBIENCA DI CHIAVERANO

La RoccaSPARONE

La TradizioneFORNO CANAVESE

BergagnaPONT CANAVESE Al Cantun

Residenza Del Lago

CANDIA CANAVESE

ErbaluceCALUSO

Taverna VerdeANZASCO DI PIVERONE

Aquila AnticaMonferratoIVREA

Casa VicinaTORINO

Crimea c/o Hotel Diplomatic

Casa Vicina

Via Nizza, 224Torino - All'interno di EatalyTel: 011 19506840Fax: 011 19506895www.casavicina.itcasavicina@libero.itChiusura: domenica sera e lunedìFascia di prezzo: 38/60 € pranzo e 58/90 € cenaCapienza locale: 60 posti

Al piano interrato di Eataly Lingotto, uno scrigno all’interno dell’enoteca, arredato in stile modernoL’innovazione nei piatti tradizionali del Canavese e del Piemonte in generale, con cura maniacale nella ricerca delle materie prime e delle preparazioni.

I Piatti:• Tutti i piatti sono proposti con la massima cura: dal pane con farine biologiche e lievito madre alla classica insalata russa, dai batsuà alla bagna caôda da bere, dagli agnolotti Vecchia Eporedia ai dolci, pasticceria e confetteria.

Gli chef: Claudio Vicina e la moglie Anna

Crimea c/o Hotel DiplomaticVia Cernaia, 42TorinoCel: 335 5204114Fax: 011 5612444www.panoramica-masino.it   info@panoramica-masino.it

Chiusura: domenicaFascia di prezzo: 25-40 € Capienza locale: 60 posti

Ristorante all’interno dell’hotel, arredato in stile moderno, a pochi passi dal centro storico di Torino. Il ristorante è aperto alla sera e a pranzo su prenotazione, per minimo 15 persone.La cucina seleziona produttori e materie prime del territorio, scegliendo uno stile basato sulla trasformazione minimale dei materiali, nell’intento di preservare la naturale espressività del prodotto.

I Piatti:• O�riamo piatti semplici, con prodotti di stagione legati al territorio, dando così la possibilità di scegliere tra portate tradizionali o rivisitate.

Lo chef: Graziella Presbitero

L'Associazione Ristoranti della Tradizione Canavesana intende valorizzare i piatti tipici del Canavese, promuovere la ricerca di ricette scomparse, o cadute in disuso, e ripro-porre l’impiego di prodotti locali nella realizzazione di ricette tipicamente canavesane.Tutti i ristoratori che aderiscono all’Associazione contribui-scono al miglioramento della professionalità nel settore alberghiero, incentivando la promozione di un turismo di qualità, attraverso iniziative enogastronomiche e culturali allo scopo di far conoscere il territorio e le sue eccellenze.

www.ristorantitradizionecanavesana.it

Verbania

MILANO / A4

TORINOPIACENZA / A21

AOSTA / A5

TORINOSAVONA / A6

GENOVA / A26

Biella

IVREA

TORINO

A5

A5

Novara

Vercelli

AlessandriaAsti

Cuneo

A4

Raccordo / A4-A5

PIEMONTE

CANAVESE

( 40 ) CON GUSTO

( 42 ) inoGniDove

estAte sul lAGo Di CAnDiA“In tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso” (Aristotele)

Testi di Giulia MaringoniFoto di Giulia Maringoni e dell’Archivio del Parco Naturale Provinciale del Lago di Candia (salvo diversa indicazione)

Il Lago di Candia è il luogo ideale per una vacanza piacevole e rilassante.Il Parco naturale è un esempio di tutela ambientale per l’intero Paese, la cui principale mission è sposare le regole della sostenibilità con le buone pratiche ambientali che connotano un turismo green.

il Parco Naturale Provinciale del Lago di Candia è nato nel 1995 per tutelare un’autentica perla geo-logica prealpina molto ben conservata nel tempo,

testimonianza del ritiro del Ghiacciaio millenario Balteo che nel Canavese, circa ventimila anni fa, ha creato un anfiteatro morenico di estremo fascino. Il lago smeraldino, dalla superficie pari a 1,35 chilome-tri quadrati e dalla profondità massima di 7 metri, è quasi privo di immissari, ma è alimentato da sorgenti sotterranee, che ne fanno una delle più pregiate aree umide del Piemonte, grazie al lento ricambio della acque, stimato intorno ai 6-7 anni. Un vero e pro-prio rifugio incontaminato per chi ama la natura e i suoi segreti, ma ama farsi coccolare nell’accogliente atmosfera dei ristoranti e B&B che si affacciano sul lago, davanti ad un buon bicchiere di vino e alle de-lizie culinarie locali. Infinite sorprese ad ogni angolo, ovunque segni indelebili del passato, nell’abbraccio delle placide acque. Il silenzio infranto soltanto dal-lo sciacquio dei remi (è infatti vietata la navigazione a motore) e dal pacato volo degli uccelli, la mirabile fioritura di ninfee e nannufari e la magia che si respira tutt’intorno, ne fanno un’esperienza davvero imperdi-bile. Il gradevole ambiente lacustre, circondato dalle colline moreniche su cui spiccano i borghi antichi di Candia Canavese, Vische e Mazzè, appare screziato di molteplici sfumature che mutano con le stagioni e re-galano una cornice d’eccezione. L’acqua è biologicamente eccellente, e da quest’an-no sono state ricreate le condizioni di balneabilità, dopo un periodo di ricerche e monitoraggi realizzati dall’ente parco in collaborazione con il Cnr e l’Arpa Piemonte, che hanno messo fine al fenomeno dell’eu-tofrizzazione delle acque (eccesso di nutrimento im-messo nel Lago per il dilavamento dei terreni circo-stanti, ricchi di concimi chimici) e dell’inquinamento causato da scarichi provenienti dalle colline. Per sfug-gire alla calura delle torride giornate di agosto, niente di meglio che armarsi di stuoino, costume e un buon libro per refrigerarsi nelle calette che bordano il Lago. L’esclusivo solarium di 3000mq di prato direttamente sul lago, è luogo ideale per rilassarsi, lasciandosi in-cantare dal panorama offerto dalla natura.Il clima è umido, ma estremamente salutare, anche per l’agricoltura, che esprime nei vigneti del rinomato vino Erbaluce tutte le sue potenzialità. Anche il pro-

( 44 ) inoGniDove

getto Amicofungo, già avviato da alcuni anni, sta con-tribuendo a sperimentare sistemi innovativi di ferti-lizzazione che consentono di ridurre i carichi di azoto e fosforo che raggiungono il Lago. Il Parco inoltre si propone di creare nel prossimo futuro un marchio di qualità da attribuire ai prodotti biologici e di organiz-zare eventi e attività volti ad incentivare le economie locali. Per consentire una fruizione del Lago più so-stenibile, è da poco entrato in funzione il battello elet-trico, attrezzato per l’accoglienza di disabili, che può ospitare fino a 18 persone accompagnate da una gui-da naturalistica in grado di illustrare la flora e la fauna che si incontrano navigando sullo specchio d’acqua.Oggi il Parco è un esempio di tutela ambientale per l’intero Paese: l’ambiente e le specie che lo popolano sono stati recuperati e difesi; la ricerca scientifica, le attività didattiche e la valorizzazione turistica vanno di pari passo e si sostengono reciprocamente, grazie al lavoro sinergico degli amministratori del Parco, dei dipendenti della Provincia e delle Guardie Ecologiche Volontarie. La mission principale del Parco Naturale del Lago di Candia, accanto alla conservazione e tutela della peculiarità naturalistiche, è quella di sposare le prin-cipali regole della sostenibilità insieme alle buone pratiche ambientali che connotano un turismo verde; l’intento è di coniugare il rispetto per l’ambiente con la pratica turistica-sportiva, come dimostra la rega-ta regionale di canottaggio tenutasi il 17 giugno ad opera della Società Canottieri di Candia, con lo sco-po di promuovere l’area protetta attraverso la pratica armoniosa di sport ecocompatibili, una delle miglio-ri e sempre più rare scuole di vita, come la canoa, il kayak e il triathlon. E non dimentichiamo l’Erbaluce Night Trail Running, la gara podistica notturna di fine primavera, che percorre i sentieri che passano tra vigne di Erbaluce, boschi di castagni e bordi del lago

e della palude allo scopo di valorizzare le risorse natu-rali, paesaggistiche e storiche del territorio di questa porzione di Canavese, promuoverne la riscoperta ed il turismo a misura d’uomo. Quello che si persegue è, insomma, una riconciliazione tra la valorizzazione di un territorio stupendo con la protezione e la tutela delle sue unicità ambientali e culturali, cercando di offrire agli appassionati di Natura non solo i luoghi adatti per impiegare il tempo libero, ma allo stesso tempo un’accoglienza di qualità, che li invogli a ri-tornare.Il Lago di Candia si pone come meta estiva interes-sante non solo per le meraviglie dell’ambiente lacu-stre, ma anche per gli spazi circostanti: estesi can-neti, prati verdi e boschi rigogliosi di castagni, dove gli appassionati di escursionismo potranno fare delle piacevoli passeggiate per scoprire un territorio di ec-cezionale bellezza e dal grande valore paesaggistico, sia a piedi che in mountain bike, e trovare così un’oa-si di relax in cui staccare la spina e immergersi nella natura a 360°. Visitare il Lago di Candia è un modo per esplorare direttamente e con occhi diversi un am-biente naturale di estrema ricchezza, capace di far na-scere in ciascuno il gusto e la curiosità di conoscerlo meglio, imparando così a rispettarlo. Scoprire ogni angolo, anche il più nascosto e segreto, per imparare a percepire tutti i suoni, i rumori, i colori, i profumi e i sapori che lo differenziano dagli altri rendendolo uni-co. Vivere una piacevole esperienza immersi in una natura “silenziosa” che prende voce a mano a mano che la scoperta si fa più profonda, scoprire lo spirito del luogo, ascoltando le storie e i personaggi che lì vi-vono da sempre. Il Lago di Candia è, in sostanza, il posto ideale per una vacanza green, rilassante e rigenerante nel cuore del Canavese, a pochi passi da casa e senza dimenti-care la piacevolezza del vivere. ■

( 45 )CAnDiA CAnAvese

A destra:Moretta maschio (Foto di GiovAnni reGe)

Nella pagina accanto: Garzetta

il Centro Visite, gestito dall’associazione Vivere i Parchi, è stato inaugurato nel maggio del 2002 in occasione della Giornata Europea dei Parchi, per

rendere concreto l’obiettivo di aumentare le possibi-lità di fruizione del Parco, secondo i principi di salva-guardia dell’ambiente naturale e di eco-compatibilità. A questo proposito la struttura è dotata di rastrelliere per le biciclette, il mezzo ideale per chi vuole lascia-re un’impronta più ecologica, ed è circondata da un giardino attrezzato con panche e tavoli, dove il legno è il materiale principe, per rimanere fedeli al princi-pio di integrare il Centro nel paesaggio circostante e di ridurne al minimo l’impatto visivo. Anche i pergo-lati con piante rampicanti e i tappeti erbosi sui tetti concorrono all’effetto mimetico, mentre le essenze vegetali quali farfaracci, iris palustri, sanguinelle e biancospini, emblema della flora autoctona del Parco, conferiscono all’area una pittoresca nota di colore.

La fruizione consapevole del Parco L’offerta del Parco per una fruizione consapevole dell’area protetta si avvale di una serie di strutture che indirizzano, informano e aiutano il visitatore a vivere un’esperienza il più possibile appagante.L’intento non è solo quello di calamitare turisti, ma anche di offrire una formazione didattica informale di qualità improntata all’educazione ambientale. A questo scopo sono nati il Laboratorio Didattico e le attività esplorative subacquee e di superficie, rivolti al pubblico, agli insegnanti e agli studenti delle scuole di

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nAturA e CulturA A brACCetto

In alto:Area giochi vicino alla sede operativa del Parco, presso la Società Canottieri (Foto G. M.)

Nella pagina accanto:Airone bianco in voloAirone rosso tra i bagnantiDanza nuziale dello Svasso maggioreAirone bianco (Foto Archivio Parco)

ogni ordine e grado. Una visita al Parco, una passeggiata a cavallo o in calesse, una serata divulgativa, una cena multimediale in cui essere guidati passo dopo passo al riconoscimento di piante e animali...tutte le proposte dell’associazione sono dedi-cate ai gruppi appassionati di natura, saperi e sapori e possono trovare affascinanti scenari in ogni periodo dell’anno.

Il Centro Ornitologico e il mistero delle migrazioniDal punto di vista faunistico la ricchezza maggiore del Parco è rappresentata dall’a-vifauna acquatica che trova nella palude il suo habitat ideale: il Lago di Candia è un importante luogo di sosta per le specie svernanti e nidificanti o di passo dai luoghi di nidificazione nell’Europa settentrionale e orientale verso quelli di svernamento in Africa. Numerose sono anche le segnalazioni storiche di specie accidentali quali il pellicano, il gobbo rugginoso, l’orchetto marino, lo smeriglio, la pittima reale e la pittima minore, il piro-piro boschereccio e molte altre. Le circa 200 specie censi-te – tra cui germani reali, svassi maggiori, folaghe, gallinelle d’acqua, porciglioni, aironi, falchi di palude, anatre pescaiole e quattr’occhi, cormorani, gabbiani – rap-presentano una ricchezza ecologica di inestimabile valore, da difendere con l’o-biettivo di mantenere elevata la biodiversità in zone altrimenti caratterizzate da monotone estensioni di mais e pioppete.Il Parco è anche sede del Centro Ornitologico che monitora annualmente le specie di volatili nidificanti e migratori e, con esse, l’intero ecosistema lacustre, rifugio di moltissimi insetti che vivono tra canne, felci ed erbe acquatiche, a partire dallo specchio d’acqua fino alla campagna e ai boschi ripariali. Il Parco ospita inoltre l’incubatoio ittico realizzato per favorire la riproduzione e l’allevamento delle spe-cie ittiche autoctone, quali la carpa, la tinca, la scardola, l’anguilla e il luccio.

Inanellamento... questo sconosciuto!Tra le varie tecniche di monitoraggio dell’avifauna c’è l’inanellamento, ovvero l’ap-posizione di un anello metallico di riconoscimento individuale alla zampa dei sog-getti, che permette di raccogliere preziose informazioni su spostamenti migratori, longevità e successo riproduttivo. L’attività è autorizzata dalle Regioni/Provincie e regolamentata dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) ex Istituto Nazionale Fauna Selvatica (INFS), che abilita gli operatori dopo un lungo periodo di apprendistato e dopo il superamento di appositi esami. Tra le specie di elevato pregio naturalistico, poiché rare sul territorio regionale e nazionale, spiccano l’airo-ne bianco maggiore e l’airone rosso, il tarabu-so ed il tarabusino, la moretta, il moriglione, il codone, la canapiglia, il mestolone, la cannaiola verdognola e il migliarino di palude. L’attività di osservazione e inanellamento, insie-me a quella di cattura, è agevolata dalla presenza di due capanni di lavoro con feritoie poste ad altezze diverse, sistemati lungo il percorso. La vicinanza del Centro Visite, inoltre, consente di realizzare una vera e propria stazione didattica dove i ragazzi in visita al Parco possono facil-mente prendere parte alle attività di ricerca degli ornitologi. ■

per saperne di piùwww.vivereiparchi.euvivereiparchi@gmail.com Tel. 345 7796413

Centro Visite Centro Ornitologico Tel. 011 8615254

Vivere i Parchi è anche su Facebook

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il Parco negli ultimi anni ha deciso di coniugare il rispetto e la tutela dell’ambiente con l’aspetto sa-lutistico-sportivo, creando un fitto calendario di

eventi legati al “Muoversi a Piedi” come filosofia di vita, oltre che come attività sportiva, con un occhio di riguardo alla promozione del territorio e dei suoi prodotti d’eccellenza. L’obiettivo è creare pacchetti tu-ristici articolati, combinando manifestazioni sportive ad altre attività collaterali, sia di carattere ricreativo, che di carattere culturale e di valorizzazione territo-riale, per gli adulti e per i più piccini, così da offrire a tutta la famiglia un fine settimana all’insegna dello sport, della salute, della natura, ma anche della cul-tura, del turismo, dell’intrattenimento e, perché no, anche dello shopping nei mercatini dei prodotti del Paniere della Provincia.

Canottaggio e TriathlonLa storia del canottaggio sul Lago di Candia si perde nella notte dei tempi: nel lontano 1893 venne dispu-tata la prima regata sulle acque del piccolo specchio d’acqua, e lo chalet del Cavalier Frisetti era allora l’u-nico punto di riferimento. Oggi lo Chalet è ancora lì sulle rive del Lago, ma a fargli compagnia ci sono al-tre costruzioni, tra la quali la struttura comunale che ospita la sede operativa del Parco, l’attività commer-ciale “Al Cantun del lago” e la Società sportiva “Lago

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sport eCoCoMpAtibili... sAlute e AvventurA Al serviZio Dell’AMbiente

In alto:Canoe sul Lago di Candia dove è vietata la navigazione a motore

Nella pagina accanto:Traguardo della gara di Triathlon

di Candia Sport” al cui interno opera la nuova Società di canottaggio “2010 Canottieri Candia”. Ogni anno si disputano gare di canottaggio regionali e interna-zionali: a maggio del 2011 si sono tenuti i campionati Italiani Universitari di canottaggio e canoa, mentre il 12-13 maggio 2012 lo specchio lacustre ha fatto da cornice al Meeting Nazionale di Canottaggio per le categorie Allievi, Cadetti e Master. L’evento, dopo vent’anni di abbandono, ha sancito la rinascita del ca-nottaggio sul Lago di Candia, tornando ad ospitare gare di livello nazionale e riportando il Lago ai fasti degli anni ’80.Il Triathlon ha, invece, una storia più recente, ma è comunque presente dal 1995 con gare a carattere in-ternazionale, mentre nel 2009 e nel 2011 si sono anche disputate gare per l’assegnazione del titolo italiano. In questo sport multidisciplinare si inizia con 3800 m di nuoto nel lago di Candia, si prosegue poi con 120 km di ciclismo rigorosamente “no draft” senza possibilità di mettersi in scia e ricevere vantaggi da altri atleti – quindi ognuno fa per se stesso – e si termina con 30 km di corsa. Uno sport estremo, ma allo stesso tempo rispettoso della natura: le sole energie in campo, in-fatti, sono le proprie!

Mountain Bike e gare podisticheMountain bike e corse campestri sono le altre ma-nifestazioni sportive che annualmente coinvolgono centinaia di atleti. Il 15 aprile si è tenuta la settima edizione della Gran Fondo di Mountain Bike “50 km dell’Erbaluce”– che ha inaugurato la stagione della Coppa Piemonte – contraddistinta dall’assenza totale di terreni asfaltati: i 50 km – per un dislivello totale di 1200 m – sono, infatti, completamente pedalabili attraverso i vigneti del pregiato vino Erbaluce e bo-schi di castagni e acacie. Per i bikers in erba è previ-sta, in parallelo, una gara giocosamente competitiva, il Kid’s Challenge, con prove di abilità e superamento di ostacoli sotto l’occhio vigile di maestri e guide. Sa-bato 5 maggio il Lago di Candia è stato lo splendido palcoscenico naturale dell’Erbaluce Night Trail Run-ning, la corsa notturna a coppie, con 25 Km e 700 m di dislivello, sulle colline circostanti dove si produce uno dei più caratteristici vini bianchi italiani, avvolti dalle ombre del crepuscolo e armati di pila frontale nel tratto finale. Entrambe le iniziative rientrano nel progetto che intende valorizzare le risorse naturali, paesaggistiche e storiche del territorio di questa por-zione di Canavese, promuovendone la riscoperta at-traverso la pratica di sport ecocompatibili praticati in luoghi immersi nel verde, dove è importante favorire il ripristino di sentieri e antiche vie di comunicazione ormai dimenticate. Dalla logica del rispetto ambien-

tale ha preso piede l’idea “Io non getto i miei rifiuti” a cui aderisce anche il Trail per cui gli atleti sono invi-tati a non lasciare immondizia sul loro percorso.

L’ultimo arrivato... il FitwalkingDal 2011 è presente anche il fitwalking, camminata e corsa non competitiva rivolta a tutti. Il 22 aprile si è tenuta la Seconda Edizione della “Camminando tra i Colori del Parco Naturale Provinciale del Lago di Candia”, con oltre 200 atleti impegnati sui suggestivi sentieri delle Colline dell’Erbaluce. La manifestazione rientra nel Progetto Benessere “Poker dell’Erbaluce” con una sodalizio organizzativo ormai super collau-dato tra le numerose associazioni locali lanciate verso il traguardo condiviso della valorizzazione e promo-zione del territorio e dello “Sport senza frontiere”. ■

per saperne di piùwww.antharesworld.comwww.canottiericandia.itwww.lagodicandiasport.jimdo.comwww.libertas.piemonte.it www.terre-erbaluce.com

Contattiinfo@bikearound.it info@antharesworld.comsegreteria@canottiericandia.it

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svariate le possibilità offerte dal lago e dai dintor-ni, a piedi, in bicicletta (meglio mountain-bike) grazie ai nuovi sentieri Natura e alle nuove piste

ciclabili. In qualsiasi stagione, è possibile compiere l’esplorazione di quasi tutto il Parco su percorsi di 6-8 km, alla portata di tutti – classificati “turistici” per il loro modesto dislivello e la limitata lunghezza – che offrono la possibilità di osservare a un ritmo lento le bellezze del territorio con la sua fauna e la sua flora ricche di biodiversità. È inoltre possibile ammirare l’incantevole ambiente lacustre da una prospettiva privilegiata, noleggiando una barca a remi o iscri-vendosi a un tour naturalistico-didattico sul battello elettrico, che permette di avvicinarsi all’avifauna in assoluto silenzio e spiarne i rituali di corteggiamento e le immersioni.

Anello del LagoPercorrenza totale: 3,30hDistanza: 11,5 KmDalla sede operativa dell’ente di gestione del Parco si imbocca la strada sterrata in direzione nord. In primo piano, un esteso vigneto, adagiato sui fianchi di una collina, termina con la suggestiva struttura della Co-lombaia; sullo sfondo il rilievo di Santo Stefano, con l’omonima chiesa di origine romanica. Voltandosi a destra è visibile un suggestivo scorcio del Lago: nel-la piccola insenatura sostano sovente germani, fola-ghe, svassi, cormorani ed aironi cenerini. Superate le abitazioni, la strada si allontana dal bacino lacustre per addentrarsi nel mosaico agricolo costituito da pioppeti e coltivi. Dopo circa 700 m, si raggiunge un quadrivio, facilmente riconoscibile per la presenza di una bacheca (a questo stesso incrocio arriva anche chi, giunto a Candia in treno, proviene dalla stazione ferroviaria). Si svolta a destra e, costeggiando i cam-pi di mais, si raggiunge finalmente il cuore dell’am-biente naturale: un bosco abitato da grandi esempla-ri di ontani, salici e pioppi. I canali che lambiscono il sentiero, tra cui il più importante è il Traversaro, emissario del Lago, sono punteggiati del giallo del-le Iris e attraversati dai graziosi anfibi con i loro salti imprevedibili. Seguendo le indicazioni del “Percorso Natura” ci si addentra nella magica atmosfera del bo-sco, che qui pare ancora più fiabesca in quanto ogni

in CAMMino intorno Al lAGo...per un turisMo “in puntA Di pieDi”

In alto:Molo vicino alla sede del Parco

Nella pagina accanto:Panoramica vista su Candia

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pianta, ogni ramo, ogni fronda si moltiplica rifletten-dosi nell’acqua. Quest’area è volutamente lasciata alla sua evoluzione naturale, come dimostrano i numerosi esemplari morti divenuti col tempo i siti privilegia-ti di alimentazione per insetti e di nidificazione per i picchi. Tornando indietro di pochi metri, si svolta a destra e si riconquista la strada sterrata da cui si è giunti, per proseguire l’Anello fino a piegare brusca-mente verso sud-est, seguendo la riva orientale del Lago che permette di incrociare la strada asfaltata provinciale che collega i comuni di Caluso e Candia con Vische. Attraversata la strada si devono seguire i segnavia in vernice bianco-rossa fino al “Sentiero del-le Pietre Bianche” delle Terre dell’Erbaluce. Alla fine della salita, proseguendo sulla destra, si raggiunge Cascina Nuova della Motta, da dove si scende in dire-zione di Cascina Palatina fino alla strada asfaltata che collega Mazzè con il Lago di Candia. Si svolta a destra per circa 200 m, per poi imboccare sulla sinistra uno sterrato pianeggiante che si inoltra in un boschetto di carpino bianco e robinia, fino ad attraversare la strada che collega Caluso a Vische. Adesso si affronta una leggera salita passando sotto il tunnel della ferrovia Chivasso-Aosta, percorrendo una stradina di ciottoli fino a un bivio con un pilone votivo dedicato a San Michele. Qui si svolta a destra per una lieve discesa che si addentra nei vigneti di Erbaluce. Lo scenario è incantevole e la campagna molto curata. In quest’ul-timo tratto di 2 km, se si arriva verso sera, è possibile ammirare gli incantevoli giochi di luce al tramonto e i colori della campagna circostante.

Percorso della PaludePercorrenza totale dell’Anello: 1,30h (possibilità di sostare e rinfrescarsi presso il Centro Visite del Parco)Distanza: 4,5 kmEquipaggiamento: scarponcini o stivali in gomma, spray antizanzareIl percorso si sviluppa nella prima parte lungo l’Anel-lo del Lago di Candia, fino a una sbarra in metallo che segna l’inizio dell’itinerario opposto, dove la na-tura si manifesta nella sua moltitudine di forme vi-venti, senza le costrizioni che l’uomo le impone. La zona palustre, che si estende su una superficie di 45 ettari, è l’area naturalistica per eccellenza, ricca di habitat e specie animali e vegetali rari estremamen-te vulnerabili, a rischio d’estinzione. Oggi, grazie ad un progetto finanziato dall’Unione Europea, è nuova-mente allagata e ben umida con una rete di vasche e canali comunicanti, il cui livello idrico viene regolato in funzione delle esigenze ecologiche stagionali. Non bisogna lasciarsi ingannare dall’apparente monotonia del paesaggio: le cannucce di palude, fortemente in-vasive, in realtà nascondono qua e là singolari tesori di biodiversità, come le fioritura di ninfee e nannufari in primavera, le infiorescenze gialle dell’utricolaria, pianta carnivora estremamente rara, la violetta d’ac-qua dai candidi fiori portati sul lungo stelo e il trifo-glio fibrino con i caratteristici petali bianchi sfrangia-ti. La palude è un vero paradiso per gli appassionati di bird watching: tra carici e canne, l’ascoltatore esper-to potrà farsi cullare dai versi di numerosi uccelli e potrà scorgere, dal capanno di osservazione lungo il

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sentiero, qualche esemplare in volo. Inconfondi-bile nell’aria la sagoma degli aironi rossi, bianchi e cenerini, con il lungo collo piegato ad S, così come la silhouette del falco di palude che volteg-gia sulla palude in cerca di prede. Caratteristici i richiami del timido tarabuso e delle chiassose cannaiole, forapaglie e salciaiole. Ricchissima è poi la comunità di libellule: le uova, deposte in acqua, creano una grande larva carnivora (effi-cace strumento per eliminare le larve di zanzare di cui si nutre), che al momento opportuno con-quista la terraferma e compie la muta aggrappa-ta ad uno stelo, liberando uno splendido esem-plare dai colori sgargianti. Proseguendo verso nord si raggiunge il Centro Visite dove si può sostare all’ombra delle maestose farnie e usu-fruire dei servizi igienici. Per gli amanti dei sa-fari fotografici, ci sono molte rotte che tagliano trasversalmente la palude, in cui è impossibile perdersi.

Percorso ciclabilePercorrenza dell’Anello: 1,30hDistanza: 18,3 KmPeculiarità: l’itinerario è parte di un circu-ito più ampio che consente di raggiungere la Dora Baltea fino al Ponte di Rondissone, lungo un tragitto che richiede, in virtù del-la lunghezza, un buon impegno ed un’intera giornata. Parcheggiata l’auto a lato della sede del Parco, si imbocca verso nord una comoda strada sterrata, chiusa al traffico sabato, domenica e festivi. Si incrocia la strada proveniente dalla vicina stazione ferroviaria, si va in di-rezione est (indicazione “Girolago”), peda-lando così tra la Palude e la Paludetta con

scorci sulla Torre di Castiglione e sulla Chiesa di Santo Stefano. Rapidamente si raggiunge il canale Traversaro, primo punto di sosta del viaggio: gli ontani neri conducono fino al confine del Parco, che si segue svoltando a sinistra in direzione di Cascine Rossi. Da lontano si intravede il profilo del Castello di Masino, sul crinale di un cordone morenico. Si incrocia la strada proveniente dalla Cascina Margherita e dal Centro Visite del Parco. Il percorso prosegue a destra, direzione est, verso la borgata Pratoferro. Guidati dai segnali della ci-clostrada, si prosegue con piacevole andatura nel-la campagna verso Vische, passando la Cappella di Levio, quindi si entra nell’abitato e si prosegue verso Mazzè, raggiungendo in lieve salita il centro del paese. Vische segna un cambio di direzione e di ambiente: da est a sud, dalla piana lacustre alle dolci ondulazioni moreniche che vivacizzano il paesaggio canavesano. Ecco che sul ciglio della collina comincia la “Strada reale dei vini torinesi”, a saliscendi tra radure e filari d’uva, con le vet-te canavesane che sfilano a occidente. Passata la borgata Barengo, si giunge a Mazzè, si pedala sui selciati e acciottolati del borgo, a fianco di storiche mura e si guadagna la sommità della rocca del pa-ese che ospita l’omonimo castello, da cui si staglia all’orizzonte la Dora Baltea serpeggiante verso la pianura, irrinunciabile richiamo per i più allenati.

In alto: Fioritura di Ninfea bianca nel Traversaro Berretta del prete

Nella pagina accanto:Mappa della palude

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Gli altri potranno invece riprendere la via dell’anda-ta e chiudere l’Anello dell’itinerario proposto. Presso la Borgata Pratofetto, si può scegliere una variante, lasciando la strada per imboccare a sud una sterrata che lambisce la sponda orientale del Lago e da Vische quella meridionale, e godendo di stupendi scorci pa-noramici: il Lago, il paese di Candia, con il gruppo montuoso del Gran Paradiso e le Alpi Graie di Lanzo sullo sfondo.

In barca sul lagoIl noleggio delle barche a Candia è un’attività storica, oggi affiancata dai moderni pedalò, ideale per fa-miglie di gitanti o coppie di innamorati. Si ricorda il divieto (e il rischio) di avventurarsi con l’imbar-cazione nella fitta vegetazione acquatica e nei canali laterali. Per i visitatori più pigri, riluttanti all’idea di remare, c’è la possibilità di un giro sul lago a bordo della chiatta elettrica acquistata di recente dall’Ente Parco. Ideale per le visite didattico-naturalistiche che si addentrano nelle parti più selvagge del canneto, il natante può ospitare fino a 18 persone ed è attrezzato anche per i disabili.

Formule weekendAvendo più giorni a disposizione, si può fare cono-scenza con l’ambiente delle colline moreniche. Un itinerario sale sulla Collina di Santo Stefano, sopra Candia, raggiungendo, attraverso vigneti e un bo-sco di castagni, una zona a circa 400 m di quota che permette nelle giornate limpide un suggestivo colpo d’occhio sul lago, oltre che sul profilo dell’Anfiteatro morenico di Ivrea, da Caravino a Borgomasino, se ar-mati di un binocolo. Si può passeggiare tra i boschi intorno alla chiesa romanica di Santo Stefano, men-tre al ritorno, passato il sottopasso della ferrovia, si può costeggiare la collina verso nord fino al diroccato Mulino del “Bianiss” fino a giungere alla zona delle sorgenti dette “le Fontane”. ■

per saperne di piùNoleggio Barca a remi, pedalò e biciclette “La Caletta”Strada Provinciale Calso-VischeTel. 011-9831026 340-3613633www.calettadelcanavese.it

Area attrezzata sulle rive del LagoTavoli per picnic, giochi per bambini, bagni e servizi igienici per portatori di handicap.Punto informativo Centro Visite dell’Ente Parco nei giorni festivi del periodo estivo.

La descrizione delle escursioni è tratta dalla “Guida del Parco Naturale Provin-ciale del Lago di Candia”, a cura della Provincia di Torino (Assessorato all’agri-coltura, montagna, tutela flora e fauna, parchi e aree protette. Servizio aree protet-te e vigilanza volontaria). La Guida con-tiene fotografie, itinerari, notizie storiche e turistiche dei tre Comuni del Parco, infor-mazioni sulla flora e fauna, sulle attività del Parco e sulla ricettività e ristorazione degli esercenti dei tre Comuni che si affac-ciano sul Lago: Candia, Mazzè e Vische.

e il parco fu...Il Lago di Candia vanta, grazie all’iniziativa di amministratori lungimiranti, la prerogativa di essere il primo Parco naturale di interesse provinciale, il primo del suo genere in Italia, una sorta di progetto pilota. Ha visto la luce nel 1995 ed è stato in anni più recenti inserito tra i Siti di Interesse Comunitario (SIC) e le Zone di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi rispettivamente della direttiva Habitat e della Direttiva Uccelli emanate dall’Unione Europea. L’area protetta, situata nei territori di Candia, Mazzè e Vische, è di circa 335 ettari, di cui più della metà coperta dallo specchio lacustre e il resto dalla Palude e dalla Paludetta.

... con tutti i suoi fiori all’occhielloPer il suo alto valore naturalistico il Lago di Can-dia è inserito nell’elenco dei siti di Rete Natura 2000. Dal 2006 Il Parco ha ottenuto la Certifica-zione ambientale UNI EN ISO 14001 per i campi di attività legati alla conoscenza, conservazione, tutela e valorizzazione degli aspetti naturalistici, territoriali e culturali attraverso attività di mo-nitoraggio ambientale, ricerca scientifica, edu-cazione, divulgazione e sorveglianza; dal 2007 annovera, inoltre, tra le sue medaglie, la certi-ficazione EMAS secondo il regolamento della Comunità Europea, dimostrando la conformità del proprio Sistema di Gestione Ambientale, sviluppato con il supporto scientifico del Poli-tecnico di Torino.

un universo bio-diversoLo specchio d’acqua di Candia fa parte di un pae-saggio ancora integro e inviolato, grazie allo scarso impatto delle attività umane: la ridotta edificazione sulle rive e la tenue pressione turistica hanno per-messo di conservare spiccati caratteri di naturalità che fanno del lago e della palude limitrofa una del-le zone umide più pregiate della regione e di tutta Italia. Il particolare interesse botanico è dovuto alle oltre 400 specie floreali presenti, fra le quali alcune varietà idrofile non comuni come il trifoglio fibrino, l’utricularia, la potentilla palustre e la rarissima Vio-letta d’acqua, a cui si aggiungono piante tipiche del-le aree palustri quali il salicone nano e l’ontano nero. In primavera, in particolare, si possono ammirare le fioriture delle ninfee, dei nannufari e dei limnantemi, oltre alle radici fluttuanti della castagna d’acqua che svolgono funzione di filtro.Dal punto di vista faunistico la ricchezza maggiore è sicuramente rappresentata dalle 200 specie censite di uccelli acquatici, sia svernanti che di passo fisso od occasionale, molti dei quali indicatori di qualità am-bientale. Tra i più significativi troviamo il tarabuso, il tarabusino, l’airone rosso, l’airone cenerino, lo svasso maggiore e la moretta, che ha fatto del Parco una dei principali siti di nidificazione in Italia, il che ha con-sentito di inserire il Parco nella lista dei biotopi della Regione Piemonte.

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per sAperne Di più

Battello elettrico per le uscite didattico-naturalistiche

parco naturale provinciale del lago di Candia

bibliografia- “Guida del Parco Naturale Provinciale del Lago di Candia”, a cura della Provincia di Torino- “L’avifauna del Parco naturale provinciale del Lago di Candia, un lago sulla rotta sud-occidentale” di L. Biddau e G. Cattaneo. Accanto alle schede che descrivono nel dettaglio l’areale riproduttivo, lo svernamento, la migrazione, lo status di conservazione europeo, la situazione italiana e piemontese, la diffusione nel Parco e l’ecologia di 55 specie di uccelli osservate in modo continuativo al lago di Candia, vi sono contenuti i risultati dei censimenti condotti e una specifica sezione dedicata ai passeriformi che nidificano nel canneto. La pubblicazione può essere richiesta contattando l’Ente Parco al numero 011/8615254

www.provincia.torino.it/natura/protezione_ambientale/aree_protette/candiawww.vivereiparchi.eucanottiericandia.jimdo.comwww.terre-erbaluce.comwww.life.trelaghi.it www.canottiericandia.itwww.calettadelcanavese.itwww.antharesworld.com

Contattie-mail: parco_candia@provincia.torino.itSito internet: www.parks.it/Parco.Lago.CandiaSede Operativa: Strada Sottorivara 1, 10010 Candia Canavese, Tel. 011-9834049

Come raggiungere il parcoAutostrada Torino-Aosta (A5): uscite San Giorgio/ScarmagnoAustostrada Torino-Milano (A4): uscite Chivasso centro/ RondissoneCon treno: linea Torino/Ivrea/AostaCon autobus: linea Torino/Ivrea/Aosta

Giornata naturalisticaDomenica 7 ottobreL’associazione “CTE Monte Quinzeina” organizza una giornata al Lago di Candia in compagnia degli ornitologi Luciano Ughetto e Giovanni Rege per studiare i movimenti migratori di specie rare e svolgere attività di inanellamento. La visita guidata si concluderà con una piacevole gita naturalistica sul lago a bordo del battello elettrico da cui ammirare il lago da una prospettiva diversa. Per saperne di più: ctemontequinzeina@gmail.com, 340-3572640.

passione e lavoro sul campoL’Associazione di Promozione Sociale Vivere i Par-chi, che ha fatto della salvaguardia territoriale la sua mission, ha preso in mano nel 2011 le sorti cultura-li del Parco, mettendo in atto efficienti strategie di promozione turistica ecosostenibile, educazione ambientale e divulgazione scientifica. Le proposte conoscitive e sperimentali che propone in collabo-razione con il Laboratorio Didattico del Parco e gli esperti del settore sono calibrate in base alla tipo-logia di utenza, dai bambini delle scuole primarie agli studenti universitari. Volontari, professionisti, ricercatori accademici e collaboratori, sostengono una efficace rete di cooperazione con enti pubblici e privati, dipartimenti universitari, società scientifi-che, istituzioni museali, organizzazioni culturali ed associazioni sportive, per garantire una condivisio-ne più ampia ed efficace possibile di strategie di valorizzazione turistica improntata alla sostenibilità.

rospodottoTra i progetti di gestione faunistica del Parco, va ricordato il Rospodotto, inaugurato nel 2003, che consente l’attraversamento della strada in sicurez-za per salvaguardare questi graziosi anfibi a rischio d’estinzione durante le migrazioni primaverili -dalla provvisoria barriera in plastica, ora si è passati a un vero e proprio sottopassaggio-. Forse non tutti san-no che i rospi e le rane, oltre ad essere bioindicatori della qualità ambientale, si cibano di un gran nume-ro di insetti fastidiosi per l’uomo, come le zanzare, o dannosi per le pratiche agricole, come le lumache; va da sé che la loro presenza è strategica per il man-tenimento dell’equilibrio ecologico.

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Testi e foto di Arianna Zucco

pinerolo e vAlli vAlDesi

Testi e foto di Arianna Zucco

Pinerolo e le Valli Valdesi – Val Pellice, Val Chisone e Val Germanasca – costituiscono un’area turistica vasta ed eterogenea, in grado di catturare l’interesse di diverse tipologie di viaggiatori, accomunati dal rispetto per il territorio e da una particolare attenzione all’ecosostenibilità.

pinerolo e vAlli vAlDesi

pinerolo e le tre vallate Val Pellice, Val Chisone e Val Germanasca offrono spunti e mete origina-li, che possono essere ricondotte a cinque filoni

tematici.

Storia e cultura valdeseLa storia, le sofferenze e l’emancipazione dei Valde-si, la più antica comunità protestante d’Europa le cui radici affondano nel medioevo, hanno avuto come scenario i boschi e i piccoli villaggi alpini della Val Pellice, trasformandola in qualcosa di più di un ango-lo caratteristico del Piemonte rurale facendolo diven-tare una terra dalla cultura profonda e vivace. Torre Pellice e gli altri piccoli centri sono tutt’oggi il cuore della comunità valdese e si sono aperti alla curiosità dei turisti, con itinerari guidati alla scoperta dei luo-ghi simbolo della loro identità.

Natura e sportTrekking, itinerari in mountain bike, passeggiate fra i laghi alpini, equitazione, kayak e canyoning: l’offerta per gli appassionati di sport è varia. A ciò si aggiunge la presenza di parchi e riserve naturali, in cui appro-fondire la conoscenza della flora e della fauna locali.Dal Parco dell’Orsiera in Val Chisone, a quello di Conca Cialancia e all’Altopiano dei 13 laghi in Val Germanasca, fino all’Anello dei Rifugi e le tappe della Grande Traversata della Alpi in Val Pellice, le occa-sioni per passare una giornata immersi nella natura sono molte.

Storia ed archeologia militareMonumento simbolo dell’intera Provincia di Torino è il Forte di Fenestrelle, in Val Chisone, la più gran-de fortezza d’Europa, costruita lungo il crinale della montagna, a cui si accompagnano le fortificazioni minori e le strade militari in alta quota tra cui quella dell’Assietta che da Sestriere porta al Colle delle Fi-nestre. In pianura invece da non perdere è il Museo della Cavalleria di Pinerolo, dove a inizio Novecento era presente una scuola di equitazione in grado di ri-chiamare i migliori ufficiali da più di trenta nazioni di tutto il mondo.

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Antiche attività produttiveLa Val Pellice ospita invece uno dei luoghi più interes-santi dal punto di vista dell’archeologia industriale: il Feltrificio Crumière, segno perfettamente conservato della storica vocazione tessile della zona. Attualmente ecomuseo aperto al pubblico, propone un percorso visivo ed esperienziale alla scoperta delle antiche la-vorazioni tradizionali. In Val Germanasca invece è visitabile la più grande miniera di talco d’Europa: il percorso guidato fra i cu-nicoli e le gallerie, a bordo del trenino dei minatori. è un’emozione per adulti e bambini.

Tradizione: borgate di eccellenza ed enogastronomiaTutti i paesini delle Valli Valdesi hanno una partico-lare atmosfera di quiete, circondati dal verde delle montagne e rinfrescati d’estate dalle acque dei tor-renti e delle fontane. Fra questi meritano una visita i piccoli centri entrati nel Club dei Borghi più belli d’I-talia: Usseaux, Balboutet e gli altri tre abitati della Val Chisone. Piccole perle dall’atmosfera quasi fiabesca: le stradine pedonali acciottolate, i vasi di fiori a tutte le finestre, i gatti appisolati negli angoli e un’aria friz-zante accomunano le borgate, ognuna delle quali si è data un carattere distintivo: dai murales sulle facciate

esterne delle case, alle meridiane o alle innumere-voli fontane, in un piccolo mondo antico tutto da scoprire.Non mancano poi i prodotti tipici di montagna, so-prattutto i formaggi degli alpeggi – come il Seirass del Fen e il Plaisentif, antico “formaggio delle viole” - i salumi – come la mustardela di maiale - i mieli profumati e, a Pinerolo, la famosa Torta Zurigo. ■

In alto:Orologio solare ad ora italica e babilonica.L’ombra della punta dello stilo (o gnomone) ha la doppia funzione di segnare “un tempo antico”: le ore babiloniche indicano quante ne sono trascorse dall’alba, mentre le italiche indicano quante ore mancano al tramonto (che è sempre la XXIV ora).È citato un proverbio in lingua occitana:“Courte avène, artz plène” che può essere tradotto con “Avena corta, madia piena”

Nella pagina accanto:tranquillo pomeriggio nel centro storico di Balboutet, il paese delle meridiane, dove i ritmi della vita sono scanditi dalla luce del sole!

natura, antiche tradizioni e archeologia militare: sono questi gli ingredienti che fanno della Val Chisone una interessante meta turistica.

Nei suoi cinquanta chilometri di estensione, fino a Pragelato, offre boschi rigogliosi, itinerari percor-ribili a piedi, cavallo o mountain bike e borgate di montagna che conservano intatto il fascino dei tempi passati, così curate da rientrare nel club dei Borghi più belli d’Italia. E poi ancora il Forte di Fenestrel-le, la più grande fortezza d’Europa costruita lungo il crinale della montagna e le fortificazioni minori; le strade militari in quota come quella dell’Assietta che da Sestriere percorre tutto lo spartiacque fino al Colle delle Finestre.E d’inverno piste per sci in discesa, fondo e sci-alpi-nismo. Una terra incontaminata e aperta alle forme più ge-nuine del turismo sostenibile.

vAl CHisone: un AnGolo Di pieMonte tutto DA sCoprire!

Foto:Il Forte di Fenestrelle

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Forte di FenestrelleIl Forte di Fenestrelle è Monumento simbolo della Pro-vincia di Torino, testimonianza quasi perfettamente conservata del tempo in cui le Valli Valdesi erano ter-ra di frontiera, linea di battaglia o almeno di tensione fra Italia e Francia. Il Forte della Val Chisone è l’uni-co in Europa a essere completamente attraversato da una scala coperta di 4000 gradini, percorribile su un dislivello di circa 650 metri in ogni condizione atmo-sferica.La scalinata principale collega tre costruzioni militari – San Carlo, Tre Denti e Delle Valli – ed è percorribile con un itinerario di visita che permette di osservare le antiche polveriere, le ridotte, le cannoniere, in un complesso imponente che supera il milione di metri quadrati di estensione. Chiamato anche la Muraglia Cinese per la sua posi-zione arrampicata sul crinale, è stato riaperto al pub-blico negli anni ’90 dopo anni di abbandono, grazie all’opera di volontari della Pro-loco del Comune di Fenestrelle.

Clara’s LodgeB&B di Clara Paganoclarapagano@alice.it Cell. 338 5349613Tel. 0121804009Via Monte Grappa, 7Perosa Argentina (TO)

Vicina ai siti olimpici, Clara’s Lodge accoglie i suoi ospi-ti in una casa a due piani, nel centro del paese, a due passi da tutti i servizi essenziali (negozi, posta, banche, fermata bus, ecc.), offrendo il silenzio e la pace di un antico giardino e il fascino che solo le case antiche con-servano. Sono disponibili tre camere doppie, una con bagno esclusivo e le altre due con bagno condiviso.La prima colazione, comprendente cibi caserecci e prodotti locali, viene servita in una suggestiva sala da pranzo o in terrazza o ancora nel giardino d’inverno, a seconda della stagione.A richiesta degli ospiti la padrona di casa è lieta di fare da guida nella visita all’Ecomuseo del Tessile di Perosa Argentina, un interessante percorso di archeologia in-dustriale per capire meglio la storia e la vita del paese, che si può visitare su appuntamento.Nelle stagioni non troppo fredde si organizzano labo-ratori di pittura e tutto l’anno vengono accolte richie-ste di stages di vario genere. Il B&B è attrezzato per ac-cogliere famiglie con bambini anche piccoli.

Usseaux e Balboutet: i borghi più belli d’ItaliaIl piccolo Comune di Usseaux è stato in passato ed è ancora oggi un esempio di realtà agricola e con-tadina di alta montagna. Insieme agli altri quattro comuni di Balboutet, Laux, Pourrieres e Fraisse, costituisce uno dei primi insediamenti alpini del-la valle.Testimonianza dell’antico passato sono le case in pietra e legno addossate l’una all’altra, il vecchio mulino, i forni per il pane, le fontane e i lavatoi che tutt’oggi – insieme alla lingua occitana mai dimenticata – sembrano quasi fermare il tempo. Ogni angolo, ogni scorcio riservano una piccola sorpresa: una aiuola fiorita, un giardinetto ben curato, un arco in pietra, fra fiori colorati e gatti sonnacchiosi.Conosciuto anche come il paese del pane e dei murales, Usseaux mantiene perfettamente con-servati il forno della comunità e il mulino ad ac-qua, mentre sono circa una quarantina i dipinti murali osservabili lungo le stradine ed i vicoli. I temi trattati sono i più vari: dalla natura alla vita contadina, dagli animali ai personaggi di fantasia delle favole.Poco lontano da Usseaux, lungo la strada che porta a Pian dell’Alpe, si trova invece Balboutet, il paese del sole, delle meridiane e delle rondini. Piccolo centro agricolo, rinomato per la produ-zione di formaggi, conta venti orologi solari sui muri delle abitazioni e in Piazza del Sole, che insieme formano un percorso didattico fra i vari sistemi di misurazione del tempo.

per saperne di piùForte di FenestrelleVia del Forte, 1 - 10060 Fenestrelle (TO)www.fortedifenestrelle.com info@fortedifenestrelle.com Telefono: 0121 - 83600Fax: 0121 – 884642

Comune di Usseauxwww.comune.usseaux.to.it I Borghi più belli d’Italiawww.borghitalia.it

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TitòtB&B di Armanda Mellonewww.casatitot.it info@casatitot.it Tel. 338 3266313Via Conte Eugenio Brunetta, 51Borgata Usseaux (TO)

Il B&B Titòt si trova all’interno della borgata, affacciato su una caratteristica piazzetta; è stato realizzato in un vecchia baita ristrutturata ed arredata per un confor-tevole ed accogliente soggiorno sia in estate che in inverno. La casa, a completa disposizione degli ospiti, è disposta su due piani collegati internamente. Ideale per una vacanza all’insegna della tranquillità. Particolarmente adatto al soggiorno delle famiglie con i bambini, in quanto tutta la borgata di Usseaux è area pedonale. A 100 mt dalla casa si trova inoltre un parco giochi. Nel periodo invernale è disponibile il servizio di rac-chette da neve per gli ospiti interessati. Parcheggio auto/moto: ad ingresso borgata (pubblico, non custo-dito) Parcheggio biciclette: all’interno della casa. Gli animali domestici sono benvenuti previo accordo.

Prarostino: tra balli occitani e feste medievaliPrarostino sorge alla confluenza tra Val Pellice e Val Chisone. È un incantevole paesino, situato in una posizione fortunata, che dalle montagne de-clina sino alla collina. Il territorio era un tempo molto popolato e adibito alla coltivazione della vite e ancora oggi è tappezzato da vigneti che produco-no un ottimo vino.Questo piccolo e accogliente borgo delle Valli Val-desi nell’ultimo decennio si sta ripopolando. Molti abitanti delle grandi città apprezzano la delicata bellezza dei panorami e la vita sociale animata dal-la presenza di associazioni e gruppi di volontariato e molti decidono di prendere casa qui.In alcuni casi la ristrutturazione di cascinali e an-tiche baite sta dando vita ad attività ricettive come Bed&Breakfast e agriturismi che offrono piacevoli occasioni di soggiorno.L’estate è anche tempo di festa e incontro con le antiche tradizioni medievali e il folklore occitano. L’associazione proloco organizza ogni giovedì da giugno a fine luglio serate di balli occitani, invitan-do i gruppi musicali tradizionali che animano le danze fino a tarda notte.La prima settimana di luglio a Prarostino si svolge il Palio dei Borghi (detto anche “del Pappagallo” per il trofeo che viene dato ai vincitori), arricchito dalla sfilata del corteo storico nel suggestivo am-biente creato per la “serata medioevale”, illuminata solamente con fiaccole e luci d’epoca.Si tratta di una gara di tiro con la balestra che si rifà alla tradizione della difesa dei territori Pinero-lesi, affidata all’abilità e al coraggio dei Balestrieri di Roccapiatta. ■

AltroveB&B di Grazia Gennari www.scopripiemonte.it bebaltrove@libero.it Tel. 347 7892393 - 0121 501650Piazza della Libertà 6 - 10060 Prarostino (TO)

A 700 metri di altitudine, in un piccolo borgo tran-quillo in una casa di pietra antica ma completamente ristrutturata che vi mette a disposizione la tecnologia per lavorare, se dovete, collegati al resto del mondo. Altrove è composto da una camera matrimoniale con bagno privato, ingresso indipendente, frigobar, inter-net wi-fi

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Bosco delle ApiAgriturismowww.ilboscodelleapi.it patrizia@ilboscodelleapi.itTel. 334 5089994Via Gay 86 - 10060 Prarostino (TO)

A Prarostino, piccolo borgo della Val Chisone le estati sono fresche e profumate e l’accoglienza dei padro-ni di casa, calorosa e premurosa, garantisce piacevoli soggiorni.L’agriturismo “Il bosco delle api” è stato ricavato nei locali di un vecchio casale, recentemente ristrutturato e riportato a nuova vita. Due le attività che lo caratterizzano: la coltivazione della lavanda e l’allevamento dell’ape ligustica.È proprio il profumo della lavanda fresca o essiccata, raccolta nel lavandeto di casa o coltivata nei vasi posti nel verde del cortile, a dare il benvenuto ai visitatori.A questo si aggiungono l’odore e l’aroma del miele e dei prodotti per il corpo a base di miele e propoli che accolgono gli ospiti al risveglio.A disposizione due camere per sette posti letto totali e un piccolo soggiorno con tv e connessione internet wi-fi. I pavimenti in parquet e i mobili antichi richia-mano uno stile country che si integra perfettamente nella cornice del casale.

A’nzulla Panificio Artigianalewww.anzulla.com anzulla@tiscali.it Tel. 0121 501356Via Grigli - Borgata Miloun Prarostino (TO)

Il laboratorio di panificazione A’nzulla nasce nel 1988 dall’idea di un gruppo di giovani provenienti da To-rino, che cercavano un modo di vita alternativo e un tipo di occupazione non più alienante, ma inserita in un contesto a misura d’uomo nel rispetto della tradi-zione.Oggi l’avventura cominciata più di vent’anni fa è di-ventata una solida realtà, basata sulla coltivazione con tecniche naturali di cereali antichi – segale, grano saraceno, farro, monocco, che erano la base dell’ali-mentazione montanara di secoli fa – e sulla macina-zione casalinga con piccoli mulini in legno.Ai cereali nostrani si sono aggiunti nel tempo il gra-no duro ed il kamut, coltivati in terre più soleggiate, mentre i territori di distribuzione dei pani si sono mol-tiplicati, in risposta ad un interesse sempre più vivo per un’alimentazione naturale sana ed equilibrata.Le farine prodotte vengono oggi utilizzate non solo per la panificazione, ma anche per la produzione di pasticceria.

Favè Agriturismo Azienda Agricola di Marina Parisaparisa.marina@libero.itTel. 0121 501328 - 339 6912809Via Ruata, 56 - Prarostino

A Favè si può soggiornare in una porzione del casci-nale che ospita una azienda agricola di lunga tradizio-ne familiare, la camera è dotata di bagno, di un prati-co piccolo angolo cottura, ingresso indipendente, ed è stata ricavata con la ristrutturazione di quello che era il tinaggio, quando un tempo i tini si riempivano con l’uva prodotta nelle vigne circostanti.I prodotti dell’azienda agricola sono acquistabili in loco: frutta e verdura di stagione, ciliegie e mirtilli, an-tiche varietà varietà di mele, formaggi ottenuti dalla lavorazione del latte prodotto dalle mucche della stal-la di Favè.Favè collabora inoltre con le proposte di Agricooltour di Silvia Gardiol, ed è fattoria didattica in progetti di attività didattiche come la fattoria in fantasia.Si organizzano infine cene o pranzi su prenotazione, merende sinoire accompagnate da musiche tradizio-nali e a base di prodotti locali.

Cascina dei ContiAzienda agricolawww.lacascinadeiconti.itelicicola@libero.it Tel. 338 4712626Via Pinerolo 44 - Osasco (TO)

L’azienda agricola Cascina dei Conti si trova immersa nella verde pianura pinerolese, con una splendida vi-sta sul Monviso. Nei campi i proprietari coltivano nel rispetto della natura i cereali che poi lavorano in pri-ma persona, senza modificarne qualità e  proprietà. L’intento alla base delle attività della cascina è infatti proprio quello di recuperare la biodiversità agricola, valorizzando un patrimonio di gusti e aromi ormai di-menticati. E così alla Cascina dei Conti sono tornate ad essere coltivate le antiche varietà di Gran Turco Pignoletto, Ottofile, Grano Saraceno che, una volta raccolte, ven-gono lavorate con un vecchio mulino in pietra natu-rale al fine di mantenere inalterate le loro caratteri-stiche aromatiche e preservare le sostanze nutritive più  preziose. Alle attività più propriamente agricole si accompagna inoltre l’allevamento di lumache, ali-mentate con verdure fresche. I prodotti della Cascina sono acquistabili in loco e a breve saranno disponibili anche on-line.

vAl GerMAnAsCA

In alto:Ecomuseo Scopriminiera

Nella pagina accanto:L’altopiano dei Tredici laghi (Foto di steFAno GrAssi)

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la Val Germanasca ha il fascino un po’ selvaggio della montagna incontaminata. Stretta e tortuo-sa, si apre con sorpresa solo in alcuni tratti in ba-

cini ampi e pianeggianti, che a fine estate si coprono di lavanda.Qui il turismo è di tipo familiare e le strutture ricet-tive presenti sono per lo più B&B perfettamente in-tegrati nel tessuto sociale e nella storia degli antichi paesi in pietra. La pace e la salubrità dell’aria ne fanno una meta ideale per il turismo delle famiglie.Gli appassionati di camminate ed escursionismo, i conoscitori delle erbe montane e chi si interessa ai minerali trovano in questa valle interessanti spunti: itinerari costellati di laghetti alpini, boschi odorosi, un parco naturale incontaminato e la miniera di talco più grande d’Europa.La sua storia si intreccia inoltre con quella dei Val-desi della vicina Val Pellice: proprio in questa val-lata infatti ha avuto luogo un celebre episodio della resistenza valdese; in quattrocento contro un intero esercito francese sono riusciti a mettersi in salvo nelle valli vicine attraversando le montagne della Val Ger-manasca.

Ecomuseo ScopriminieraUna delle principali attrattive della Valle è l’Ecomu-seo Regionale delle Miniere e della Val Germanasca, nato con l’obiettivo di preservare la memoria del pas-sato estrattivo della zona. Fra le attività proposte, la più interessante è il percorso guidato all’interno delle gallerie e dei cunicoli di un’antica miniera di talco – la più grande d’Europa – che consente di immerger-si nella suggestiva atmosfera dei secoli passati: uno

straordinario viaggio nel tempo alla scoperta della vita del contadino-minatore. Accanto al cantiere di estrazione ancora attivo, dove lavorano una cinquantina di minatori, sono infatti visitabili le miniere Paola e Gianna, con escursioni di mezza giornata oppure di una giornate intera. Il percorso inizia a bordo del trenino dei minatori, per poi proseguire a piedi lungo i cantieri di estrazione. Caldo e freddo, buio e candore del talco, esplosioni di cariche, vibrazioni dei martelli pneumatici e rumori ovattati nelle viscere della terra si alternano in un sus-seguirsi di emozioni.

In bicicletta ai 13 laghiNei pressi di Prali, proseguendo verso la parte più interna della valle si arriva a Ghigo e poco oltre, a Malzat, località dalla quale si prende la seggiovia per iniziare la passeggiata all’Altopiano dei Tredici Laghi. L’Altopiano è molto interessante dal punto di vista naturalistico: i numerosi avvallamenti del terreno ospitano i laghetti dai quali la zona prende il nome. Proseguendo a piedi lungo la mulattiera si possono raggiungere facilmente i laghi maggiori: il Lago Lungo, il Lago Verde, il Lago Nero e il Lago dei Due Gemelli. Un modo originale di godere delle bellezze paesaggi-stiche dell’altipiano è percorrere le piste del BikePark, adatte a tutti i gusti e di vari livelli di difficoltà.

Il Parco Naturale di Conca CialanciaIl Parco Naturale si trova nel territorio del Comune di Perrero ed è raggiungibile dalla Strada Provinciale della Val Germanasca attraverso una strada carrozza-bile militare.

Il nome del parco deriva da cialancio che in dialet-to locale significa slavina. Visitandolo appare subito evidente la ragione di questa denominazione: tutta la valle è infatti solcata da numerosissimi canaloni che scaricano materiale in ogni stagione, modificando costantemente l’assetto del territorio.Oltre alla fauna tipica della quota compresa tra i 1796 e i 2856 metri s.l.m – camosci, stambecchi, marmotte e lepri alpine – il parco riserva una sorpresa interes-sante: la salamandra alpina. Si tratta di una specie endemica delle Alpi Cozie che ha saputo adattarsi all’ambiente, partorendo – a differenza degli altri an-fibi – piccoli già completamente formati. ■

per saperne di più

Ecomuseo Regionale delle Miniere e della Val Germanasca - Scopriminierawww.scopriminiera.it info.ecomuseo@scopriminiera.it

Per gite in bicicletta ai Tredici laghi:Trekking Club Millenium www.grassisport.it - tel. 011 3114563

Nuova 13 Laghi info@nuova13laghi.com

Parco Naturale di Conca Cialanciawww.parks.it/parco.conca.cialancia

A lato:Campanile storico di Bobbio Pellice(Foto di JessicA Melli)

Nella pagina a fianco:Conca del Prà (Foto di JessicA Melli)

vAl pelliCe

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la Val Pellice è la culla della Comunità Valdese italiana. Fra questi monti si è svolta la storia tra-vagliata di questo popolo, in grado di resistere a

una persecuzione durata più di seicento anni.Ecco quindi che la Valle diventa un’interessante meta per gli appassionati di storia ed arte: templi, rifugi, luoghi di culto, case, scuole e gli altri edifici della vita quotidiana valdese sono tutt’ora visitabili, anche con guide specializzate. Gli amanti della natura trovano invece un ambiente incontaminato e rilassante fra gli splendidi paesaggi montani, ricchi di corsi d’acqua e boschi centenari, dominati dalla sagoma del Monviso. La località più suggestiva, ideale per il campeggio e base per nume-rose ascensioni, è il Bacino del Pra – un tempo occu-pato dalla acque di un lago alpino – raggiungibile da Villanova. Presenti anche le strutture per il turismo sportivo – dal trekking alla pesca, dal kajak al can-yoning - soprattutto a Torre Pellice, Bobbio Pellice e Luserna San Giovanni.

( 69 )pinerolo e vAlli vAlDesi

Il quartiere Valdese di Torre PelliceTorre Pellice, il principale centro della Chiesa Valdese italiana, ospita uno dei luoghi simbolo dell’intera co-munità: il Quartiere Valdese. Si tratta di un concen-trato di edifici storici – visitabile anche con accompa-gnamento di guide specializzate – costruiti intorno a via Beckwith.La Casa Valdese costruita in occasione del duecen-tesimo anniversario del Glorioso rimpatrio, nel 1889, ha al piano terra l’aula sinodale dove ogni anno si riunisce in assemblea il Sinodo, massimo organo di governo della Chiesa. Poco distante si tro-vano il Tempio Nuovo a tre navate in stile romani-co e facciata caratterizzata da due campanili latera-li e la Casa pastorale costruita tra il 1859 e il 1861. Più avanti le ex Case dei professori, cottage di stile inglese, dotate di giardinetto, residenze degli inse-gnanti del collegio valdese, che esercitò un ruolo chiave dell’intera Valle Pellice. Di fronte si si tro-va la  Casa Unionista  che nell’Ottocento fu sede dell’Unione cristiana delle giovani, svolgendo un’o-pera fondamentale di formazione culturale, gra-

zie all’organizzazione di conferenze e dibattiti. Continuando il percorso si incontra l’ex-orfanotrofio per i figli dei caduti della Prima Guerra Mondiale, progettato nel 1922 e ristrutturato nel 1989, in occa-sione del terzo centenario del Rimpatrio. Subito dopo si incontrano infine il Collegio Valdese eretto nel 1832 per preparare i giovani valdesi desti-nati a proseguire i loro studi superiori all’estero, oggi sede del liceo europeo ad indirizzo linguistico. Quale paese quindi, se non Torre Pellice, avrebbe po-tuto ospitare il più importante Museo Storico Valde-se? Proprio qui nel 1989 è stata inaugurata l’esposizio-ne permanente, all’interno dei locali dell’ex convitto valdese, nato come orfanotrofio per i figli dei caduti della Grande Guerra. Suddiviso in una parte storica e una etnografica, propone le ricostruzione di ambienti tipici della vita quotidiana – casa, scuola, lavoro – del-le Valli Valdesi, a partire dalle origini attorno al 1170 fino ai giorni nostri.Nello stesso edificio hanno sede una biblioteca di ri-levanza internazionale, archivi storici e fotografici le-gati al mondo valdese.

Ecomuseo Feltrificio CrumièreA Villar Pellice si può visitare un interessante museo di archeologia industriale. Inaugurato nel 2006 all’in-terno degli stabilimenti produttivi ottocenteschi, oggi costituisce una significativa testimonianza della vo-cazione tessile della Valle Pellice. Il feltrificio nacque infatti nel 1895 da un’idea di Eugenio Crumière, tec-nico feltraio francese, che avviò la produzione di feltri per cartiere con i macchinari tecnologicamente più avanzati disponibili all’epoca. Dopo il fallimento del 1986, l’attività ha ripreso come cooperativa e, accanto all’attuale sito museale, la produzione continua anco-ra ai giorni nostri.Macchinari enormi, alcuni dei quali ancora funzio-nanti ed utilizzati, accolgono il visitatore accompa-gnandolo in un percorso visivo ed esperienziale alla scoperta degli antichi rituali delle lavorazioni tradi-zionali.Chi desidera ulteriori approfondimenti può consul-tare il sito: www.ecomuseocrumiere.eu o scrivere alla segreteria del museo: coordinamento@ecomuseocru-miere.eu Per visite guidate la referente è Barbara Cristinca Zan-gelmi, cellulare 339 1336670 - bzangelmi@yahoo.it

Visite guidate valdesi con “il barba”Per approfondire la conoscenza delle realtà culturali e religiose del mondo valdese, è possibile partecipare a visite guidate a templi, musei, scuole e luoghi della memoria, grazie a un’iniziativa de Il Barba, l’ufficio per la promozione degli itinerari valdesi.Nato nel 1999, l’ufficio ha lo scopo di dare una rispo-sta sempre più articolata e di qualità alle esigenze dei visitatori che nel tempo si sono fatti più numerosi, of-frendo coordinamento fra le strutture di accoglienza esistenti sul territorio e i punti di interesse turistico.Il nome scelto per l’ufficio – il barba, cioè lo zio – de-riva dalla lingua provenzale ed indica i predicatori itineranti valdesi del XV° secolo. Essi visitavano di nascosto gruppi di fedeli e si incontravano periodica-mente per discutere dei problemi relativi la diffusione del movimento in Europa, fermandosi nelle schoale per approfondire lo studio dei testi biblici. La loro at-tività era molto pericolosa e spesso si concludeva con tragici epiloghi.

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CourtiletB&B di Enzo Bertinatwww.courtilet.it info@courtilet.it Tel. 338 3096964 - Tel. 0121 932517Borgata Cortilet, 6Bobbio Pellice (TO)

Il B&B è ricavato da un casa nell’omonima antica bor-gata della Val Pellice.Posto ai confini di un’area di interesse naturalistico, nonché storico culturale, è immerso in un’atmosfera di assoluto relax.In posizione strategica per percorrere alcune tappe dell’itinerario Grande Traversata delle Alpi, offre due camere triple, anche adibite ad uso singolo o matri-moniale, servizi in comune fra gli ospiti, soggiorno, parcheggio privato.Ricca la colazione a base di prodotti locali, in deliziosa continuità con la tradizione dei vecchi sapori: ideale per affrontare le camminate in montagna.

In alto:Tipica aula delle prime scuole valdesi del secolo scorso

Nella pagina a fianco:La facciata dellEcomuseo Feltrificio Crumière

Torre PelliceTorre Pellice, centro religioso delle Chiese Evange-liche Valdesi, definita da Edmondo De Amicis “la Ginevra italiana”, sorge alla confluenza del torrente Angrogna con il Pellice. Conta 4555 abitanti e 1000 anni di storia.Ricca di musei, archivi storici, biblioteche, gallerie d’arte moderna, è da sempre meta del turismo stori-co, religioso e culturale. Ottimo punto di partenza per le escursioni in monta-gna, grazie alla sua posizione strategica rispetto alle vette alpine e ai rifugi circostanti, non manca di im-pianti sportivi. Può infatti vantare una lunga tradi-zione di hockey su ghiaccio e un palazzetto dedicato a questo sport, utilizzato come sede di allenamento dell’area metropolitana alle Olimpiadi Invernali del 2006. ■

per saperne di più

Fondazione Centro Culturale Valdese - Ufficio Promozione Itinerari Valdesi

“Il barba”  Via Beckwith 3, Torre Pellice

il.barba@fondazionevaldese.org Tel/fax +39 0121.95.02.03 

Fondazione Centro Culturale Valdese Via Beckwith 3, Torre Pellice (TO)

Tel. 0121 932179 fax 0121 932566 segreteria@fondazionevaldese.org

www.fondazionevaldese.org

La Grande Traversata delle Alpi e l’Anello dei Rifugi Gli appassionati di trekking trovano in Val Pellice molte proposte di itinerari immersi nella natura. Diverse sono infatti le tappe in questa zona della Grande Traversata delle Alpi, l’itinerario escursioni-stico che percorre tutto l’arco alpino occidentale in territorio piemontese, dal cuore delle Alpi al mare: 1000 km di tracciati con 60.000 m di dislivello distri-buito su tutto il percorso. Altrettanto interessante è l’Anello dei Rifugi che in-vece si snoda tutto in valle, con arrivo e partenza da Bobbio Pellice.Il primo breve tratto conduce da Villanova (1223 m) al rifugio Jervis (1732 m), nella Conca del Prà.Con la seconda tappa si attraversa la lunga, vasta Conca del Prà e si sale al rifugio Granero (2377 m), situato nei pressi del Lago Lungo.Quindi, sfiorando altri due laghetti, si scavalca il Col Manzol (2663 m, massima quota dell’anello) e si scen-de nella Valle dei Carbonieri fino al rifugio Barbara Lowrie (1753 m).Con la tappa successiva, dalle Grange del Pis (1753 m) si segue la stradina militare che risale al panoramico

In alto:Vista del Monviso dalla punta Meidassa(Foto Fornite dA B&B courtilet)

Colle Barant (o del Baracun, 2373 m). Infine, passando per il giardino botanico Peyronel, si scende al Prà e seguendo a ritroso il primo tratto si torna a Villanova.Volendo si può iniziare e finire l’anello al rifu-gio Barbara Lowrie, servito da strada. Il giro può essere arricchito da alcune ascen-sioni, tra cui: il Colle della Croce e il Colle dell’Urina dal rifugio Jervis, il Monte Granero dal rifugio Granero, il Monte Manzol dal rifu-gio Barbara Lowrie. ■

Cascina MarieB&B di Maria Baffertwww.bbcascinamarie.it mariabaffert@yahoo.it Tel. 349 1815715 - 0121 598684Str. Avaro, 4 Fraz. Cappella MerliBricherasio (TO)

All’imbocco della Val Pellice, immersa nel verde della campa-gna, vi è una cascina di inizio ‘700 deliziosamente ristruttura-ta per un piacevole soggiorno familiare. B&B 2 stelle con sei posti letto: la camera Rosa con un letto matrimoniale e un singolo, la camera Gialla con un letto a castello ed uno singolo. La colazione viene servita nella sala dedicata con affaccio sul verde giardino. Comoda a diversi percorsi ciclabili. Nella stessa struttura ha sede il Centro Pedagogico di Danza e Cultura Popolare, nato su iniziativa di Maria Baffert, peda-gogista ed insegnante di danza popolare tradizionale. Il Cen-tro riserva particolare attenzione alla cultura del territorio locale, con una contemporanea impostazione interculturale attraverso percorsi formativi rivolti a tutte le età: corsi, sta-ges, seminari e convegni, formazione per insegnanti, attività per famiglie, laboratori e attività estive per bambini, rasse-gne musicali, concerti da ballo Folk.

Detta la “Nizza del Piemonte” per il suo clima gradevole, grazie alla protezione che le colline poste a nord offrono dai freddi alpini, Pinerolo

è una città ricca di storia, a lungo contesa fra Francia e Italia per la sua posizione strategica.Oggi è conosciuta come la Citta della Cavalleria per essere stata sede per molti decenni, a partire dal 1849, della Scuola di Cavalleria del Regno Sabaudo. Alla tradizione equestre, si è affiancata in tempi recen-ti anche quella dolciaria: si dice infatti che la Torta Zurigo, simbolo della città, sia stata inventata proprio all’ombra dei famosi maneggi militari pinerolesi.In posizione strategica per i turisti diretti in Val Chi-sone e Val Germanasca, è stata nel periodo medievale la capitale dei possedimenti dei Principi d’Acaja; pro-prio a quell’epoca risale l’attuale elegante assetto ur-banistico del centro storico. Fra i portici e le stradine lastricate si possono fare piacevoli passeggiate, ammi-rando le facciate dei palazzi storici e delle numerose chiese e fermandosi a cercare ristoro nell caldo estivo nei tanti dehors sotto i portici.

Un po’ di storiaLa storia di Pinerolo e del pinerolese ha inizio con la famosa donazione della contessa Adelaide nel 1064. Figlia di Manfredi ed erede di un vasto dominio fa-cente parte della Marca Italiana, Adelaide aveva spo-sato in terze nozze Oddone, figlio di Umberto Bian-camano, capostipite della dinastia sabauda, portando in dote il Marchesato di Susa, che fu quindi il primo possedimento in Italia della Casa Savoia.Nel 1246 Pinerolo divenne la capitale del primo stato piemontese.Seguirono anni duri in cui la città fece da sfondo a innumerevoli scontri fra le truppe sabaude e quelle francesi. Assediata nel 1630 dalle truppe guidate dal Cardinale Richelieu, fu flagellata dalla peste per un intero anno fino a diventare fortezza di confine del Regno di Francia. La Cittadella divenne anche carcere di stato francese e nella seconda metà del Seicento ospitò la misteriosa Maschera di Ferro. Voltaire fu il primo a diffondere la leggenda del prigioniero senza identità che finì i suoi giorni nel carcere parigino della Bastiglia il 19 novembre 1703. Da un decennio la vicenda viene rie-vocata con una manifestazione a fine ottobre: gruppi

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storici, musica, spettacoli di strada e mercatini ricre-ano per le vie della città l’atmosfera seicentesca all’in-terno della quale si muovono i moschettieri capitanati da D’Artagnan.Fino all’800 si alternarono a Pinerolo la dominazio-ne francese e il controllo sabaudo. Saranno i Savoia alla fine ad avere la meglio, portando la città nella sua epoca d’oro: fra i portici e le grandi piazze i caffè scintillavano le uniformi degli ufficiali della Scuola di Equitazione e gli abiti della buona società, si svolge-vano grandiosi spettacoli teatrali ed eventi carneva-leschi.Nel 1922 nacque il Galup, la variante piemontese del famoso panettone di Milano.Durante la seconda Guerra Mondiale, i monti delle vallate pinerolesi furono scenario di numerose batta-glie tra i partigiani locali e divisioni tedesche e reparti delle SS italiane.La storia più recente vede Pinerolo parte della gran-di crisi dell’industria metalmeccanica, fenomeno che ha portato a uno spostamento dell’assetto economico cittadino verso il settore terziario. La città mantiene oggi il ruolo di centro di riferimento amministrati-vo ed economico per tutto il circondario e le vallate. Oggi, grazie anche gli eventi di portata internazionale come le Olimpiadi Invernali di Torino 2006, la città è impegnata nella riscoperta e valorizzazione del pro-prio patrimonio storico, culturale e naturalistico.

Il Museo della CavalleriaIl Museo Storico dell’Arma di Cavalleria di Pinerolo è ospitato nell’antica Caserma Principe Amedeo – ora Generale Fenulli – eretta nel 1845.L’anno di svolta nella storia della cavalleria pinerole-se fu il 1849, quando l’allora Ministro della Guerra Alfonso La Marmora decise di trasferirvi la Regia

Casa CarlaB&B di Carla Caterina Tibaldwww.bbcasacarla.it bbcasacarla@libero.it Tel. 347 3651593 - 0121 322195Via Costagrande, 51 - Pinerolo (TO)

Il B&B è realizzato all’interno di un’antica villa della prima metà del secolo scorso in stile piemontese che sorge sulle colline pinerolesi, a circa 400 metri di altitu-dine. È il luogo ideale per assaporare la squisita ospita-lità familiare di una casa elegante ed accogliente.Disposta su due piani fuori terra e piano seminterrato, è realizzata con materiali tradizionali locali, legno e pietra, con copertura tipica in lastre di pietra di Luser-na, dette lose.L’ampio giardino ospita varie specie di piante, dalla palma al cedro del Libano. A sud-ovest, interessante è il panorama sulla val Lemina e sulle Alpi Cozie, nel quale spicca la vetta innevata del Monviso. La casa è posta a ridosso della zona verde collinare del Pinerolese, dove si possono fare passeggiate tra i boschi di castagno o allenarsi sulle palestre di roccia. In pochi minuti dalla casa si raggiunge il santuario di San Maurizio, il cui piazzale, un tempo, era la piazza principale del Borgo, regno dei principi d’Acaia.Il B&B offre agli ospiti un alloggio indipendente al pri-mo piano della casa principale, composto di soggior-no, una camera matrimoniale, una singola e servizi igienici condivisi al piano.

Scuola Militare di Equitazione, creata da Carlo Felice nel 1823 alla Venaria Reale. Dal 1900 al 1938 ben trentacinque nazioni, dalla Svezia alla Russia, dagli Stati Uniti all’In-ghilterra, dalla Norvegia al Cile, inviarono i loro migliori ufficiali a Pinerolo perché potes-sero apprendere il nuovo metodo di montare a cavallo ideato dal Capitano Federigo Capril-li, basato sulla felice intuizione, in contrasto con la millenaria tradizione equestre, che non fosse il cavallo a doversi adattare al cavaliere, ma il contrario.In un secolo di attività, la caserma - divenu-ta Scuola di Cavalleria – si è affermata come uno dei simboli della città di Pinerolo, no-nostante il suo scioglimento in piena guerra mondiale, nel 1943.

Il centro storicoIl Centro Storico di Pinerolo presenta nella confor-mazione delle strade, degli edifici e dei suoi monu-menti un carattere eterogeneo che testimonia l’acca-vallarsi di opere realizzate in periodi storici differenti.Piacevole è perdersi fra le vie pavimentate, osservan-do le chiese e i palazzi, concedendosi una pausa gu-stosa in uno dei tanti locali affacciati sui portici che percorrono tutto il cuore del centro.Diversi i monumenti di interesse storico.Il Duomo di San Donato, nato sulla carta nel 1024, è stato realizzato nel Quattrocento in forme gotiche, a cui si sono aggiunte le contaminazioni barocche ver-so fine Settecento. La nuova facciata - ricostruita nel 1886 a seguito dei crolli dovuti al terremoto del 1808 – è quella visibile tutt’oggi, con i suoi rosoni e pinnacoli in cotto in con-trasto con la facciata gialla.Una particolarità: il campanile, risalente al 1425, è an-cor oggi un’incompiuta. Il Palazzo del Senato, risalente alla metà del XV se-colo, domina il primo tratto di Via Principi d’Acaja. Le due facciate meglio conservate presentano diver-si ordini di finestre bifore, ornate di cotti originali dell’epoca. L’edificio è stato con Vittorio Amedeo II, nel 1713, la sede del Senato del Pinerolese, con giuri-sdizione su tutto il Piemonte.Il Castello dei Principi d’Acaja è sorto come abitazione dei Principi dell’omonima casata, costituendo con ogni probabilità una appendice dell’antica fortezza posta sul colle poco distante di cui oggi purtroppo non rimane nulla. Il Palazzo non è attualmente visi-tabile all’interno.La Chiesa di San Maurizio, dall’aguzzo campanile go-tico trecentesco e l’alta cuspide ottagonale, negli anni è diventato il simbolo della città poiché visibile anche da buona parte della pianura pinerolese. Curioso il fatto che l’orologio abbia un’unica lancetta per indi-care le ore. La chiesa risale nelle sue parti originali al 1222, ma risulta ampliata e rimaneggiata a più riprese fino al 1889. Nella navata destra riposano i resti dei Principi d’Acaja, qui traslati nel 1898 quando vennero reperiti tra i ruderi della distrutta chiesa di San Fran-

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cesco. Alle spalle della Chiesa sorge il Santuario della Madonna delle Grazie, affacciato su un ampio ter-razzo dal quale si gode uno splendido panorama che spazia dalla vicina collina di Pinerolo fino alla collina torinese: nelle giornate terse si riconosce la sagoma di Superga.La Casa del Vicario, era invece l’antica residenza del Vicario Abbaziale di Santa Maria. Una curiosità: alla base dell’edificio si nota l’angolo smussato che reca la pietra della berlina – pejra dla rajson in dialetto – alla quale secondo la tradizione, sembra venissero incate-nati i debitori per farli rinsavireLa Cavallerizza Caprilli, insieme al Museo Storico dell’Arma di Cavalleria, è uno dei simboli di Pinerolo come città della Cavalleria. Si tratta di un maneggio coperto costruito tra gli anni 1909 e 1910, frequen-tato per decenni da allievi ufficiali di cavalleria pro-venienti da tutto il mondo. All’epoca era il maneggio coperto più grande d’Europa ed ancor oggi rientra tra gli edifici equestri più belli e sicuramente la più antica struttura del suo genere. ■

Casa del Grande VecchioB&B di Pietro Luigi Basanowww.casadelgrandevecchio.it info@casadelgrandevecchio.it Tel. 333 4880946 - 011 9908031 - 011 9908237Via Roma, 83 - Airasca (TO)

Il B&B Casa Del Grande Vecchio è situato nel centro di Airasca all’interno di un vecchio cascinale ristruttura-to. Facile da raggiungere, ad un chilometro dall’uscita dell’autostrada e ad appena 20 km da Torino, è ideale anche per soggiorni di lavoro.In un ambiente caldo e familiare gli ospiti trovano re-lax, ospitalità e – presso la bottega Enogastronomica – prodotti tipici sani e gustosi, a cui si accompagna una selezione di più di 350 etichette di vino, senza tralasciare la vasta scelta di liquori, grappe, whiskey e champagne.I proprietari aprono la propria casa a tutti coloro che desiderano fare un’esperienza di vita e vacanza, sem-plice ed autentica.A disposizione degli ospiti tre camere disposte su due piani. Una arredata in stile provenzale, le altre dai toni più decisi del legno propongono lo stile delle vecchie case di campagna. Ogni camera è dotata di bagno privato con doccia e di un salottino. Riscaldamento autonomo.

In alto:Pinerolo, il Duomo di San Donato

Nella pagina accanto:Pinerolo, la Casa del Vicario

Villa PietroB&B di Alda Ambrosiowww.bbvillapietro.it info@bbvillapietro.it Tel. 349.4505945 - Tel. 011.9801606Via S. Francesco, 8 - Vigone (TO)

I proprietari – Alda & Rudy – sono lieti di ricevere nella propria casa turisti e viaggiatori a cui offrono una di-screta, ma attenta ospitalità in un ambiente familiare.Amano intrattenersi con gli ospiti e suggerire indi-cazioni utili a chi è curioso di scoprire gli angoli e gli aspetti più autentici di Vigone e del Piemonte.Realizzato in una casa degli anni ‘60, il B&B dispone di due camere: la Camera Gialla, ampia matrimoniale di mq.30 dove predominano i caldi toni del sole, dispo-nibile anche come tripla, e la Camera Arancione, spa-ziosa matrimoniale di mq.25 dove prevale un arancio intenso e luminoso.L’attenzione all’ambiente dei proprietari è testimonia-ta dall’impiego di pannelli solari e fotovoltaici per la produzione di acqua calda ed energia elettrica.

La SiepeB&B di Tiziana Bosiolasiepe.info@libero.it Tel. 340.1462729 - 0121.541552Via Rovina, 10 - 10060 Osasco (TO)

Al di là della siepe che cinge il viale di ingresso, si na-sconde il cuore di una cascina piemontese del 1800, restaurata con cura.Posto a 8 km da Pinerolo, nell’area agricola di Osasco che digrada verso Garzigliana, il B&B si trova in una zona ideale per passeggiate ed escursioni in bicicletta.A pochi minuti si trovano inoltre il Campo Volo di Gar-zigliana e un maneggio coperto.Fra i servizi offerti: ampio dehor con accesso libero alle camere, sala colazione (con buffet di prodotti ti-pici), saletta TV / lettura / giochi da tavolo con camino. Giardino con piscina estiva, campo da pallavolo, gio-chi vari. Parcheggio interno con accesso automatiz-zato. Struttura riconosciuta dall’AIC Piemonte per la somministrazione di alimenti a persone celiache.

La rivista è anche on lineVienici a trovare!www.inognidovepiemonte.it

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