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CandelineAndréeShammah«Permeilteatroèsemprevenutoprimadellavita»

di Giuseppina Manina pagina 16

Il teatroprima dellavitaCandelineLaregistae animadelParentiAndréeRuth Shammahcompie70anni.Edebuttacomeattrice

Settant’anni, l’età del-la pace .«L’età dellamemoria piuttosto.Ela memoria per meè energia. Mai comeora ho voglia di fare,

di creare, di inventare nuoviprogetti». Compleanno mul-tiplo per Andrée Ruth Sham-mah, che il 25 giugno festeg-gia 70 anni di vita, 50 di tea-tro, 30 alla guida di quel Salo-ne Pierlombardo da le itrasformato da cinemino diterza categoria nella primamultisala teatrale, ribattezza-ta nel nome di colui con cuil’avventura prese il via, FrancoParenti. «Grande attore, gran-de regista. Grande maestro.Mi ha insegnato la regola nu-mero uno per affrontare que-sto mestiere, la volontà. Pa-renti non avevanessuna cartaper fare l’attore, né il fisico néla voce. Nell’epoca dei Gas-sman, degli Albertazzi, dei Sa-lerno, si impose per i suoi di-fetti».

Un brutto anatroccolo dicui lei s’innamorò.

«Lo incontrai a poco più di20anni, lui ne aveva27 più dime. Sei mesi di passione vio-lenta. Poi il tradimento».

Beh lei era molto giovane.«A tradire fu lui! Con una

più giovane di me. Franconon era bello ma con il suo ca-risma le affascinava tutte. La

passione finì ma l’amore no.Da amanti diventammo amicie complici, uniti da quel figlioche è stato il nostro teatro.Ogni giorno insieme, fino allasua morte, nell’89, tra le miebraccia».

Da quel momento è anda-ta avanti da sola.

«Lasolitudine costa.Gli an-ni ’90sono stati duri, tanti de-biti, tanta fatica. Di colpo diquel “sogno” nato con Paren-ti, tutta la responsabilità erasu di me. Non erano più i tem-pi di “Re Nudo”, della rivolu-zione, erano gli anni dell’im-prenditorialità. E io sono di-ventata imprenditrice. Titoloche mi perseguita, a discapitodi quella mia parte creativache invece èla molla di tutto».

riana, quando vendo i barconidei migranti respinti non pos-so fare ameno di pensare allenavi degli ebrei che volevanoraggiungere la Palestina manon venivano mai fatte entra-re in porto».

Chi sono stati i suoi com-pagni di strada?

«Testori per esempio. Mel’ha fatto conoscere mio pa-dre, Albert. Gianni mi volevabene, avevagrandi aspettativesu di me e io non volevo delu-derlo. Tutti i pomeriggi anda-voa prendere il caffè dalui. Lemie prime regie sono statedaisuoi testi, l’Ambleto, Macbet-to, Edipus… Ci siamo sempredati del lei, ma questo non èun ostacolo all’affetto. Primadi morire mi ha detto: “Nonabbia paura, da lassù io eFranco la proteggeremo. Hatante coseda dire, le dica”».

Altri maestri?«Eduardo. Mi ha fatto capi-

re la fatica del teatro, il valoredella semplicità come puntodi arrivo. E Strehler, che miinsegnato a esplorare ogni

In effetti i suoi ruoli sonotanti, regista, organizzatri-ce, imprenditrice, motore dieventi…

«Quello in cui più mi rico-nosco è “anima” del FrancoParenti. In senso laico, s’in-tende. Un termine ampio, chemi permette altre vite. Per imiei 70 anni mi faccio un re-galo, debutterò come attricenella nuova edizione dei “Pro-

messi sposi” di Testori. Nes-sun personaggio, sarò io, unpo’ di lato ma sempre in sce-na. Un po’ come faceva Kan-

tor, come fa Ariane Mnou-chkine… Il cui teatro è stato ilmodello del mio».

Un teatro aperto al dibat-tito, alla scienza, ai confron-ti tra cultura, quella ebraicain testa.

«La mia famiglia è ebreasi-

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22 giugno 2018 - Edizione Milano

AlbumA sinistra unafoto recente diAndrée RuthShammah.Sopra, duescatti d’epocache laritraggonogiovanissimacon Eduardo econ GiorgioStrehler, di cuifu assistente alPiccolo Teatronegli anniSessanta.Da 30 anniShammahguida il TeatroFranco Parenti(già SalonePierlombardo)che gestisceanche lapiscina

comunale di viaBotta BagniMisteriosi

Da sapere● Andrée RuthShammah ènata a Milanoil 25 giugno1948 da unafamiglia diebrei siriani.Allieva delmimo Lecoq,negli anni ’60 èassistente diStrehler alPiccolo Teatro.Nel ’72 fondacon FrancoParenti ilSalone PierLombardo

● Tra i suoispettacoli piùrecenti, «Unanotte inTunisia» conAlessandroHaber,«Favola» e«Casa diBambola» conFilippo Timi, «Illavoro divivere» conCarlo Cecchi

istante del gesto creativo. Unavolta lo sorpresi sdraiato inscena a contemplare un tra-monto dipinto. “Non fare co-me me, mi disse, i tramontiveri sono più belli”».

Ha seguito il consiglio?«No. Il teatro per me èsem-

pre venuto prima della vita.Adesso che di vita ne restameno vorrei viverla un po’ dipiù».

Giuseppina Manin

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Maestri«Con Testori ci davamodel lei. Prima di moriremi disse: ha tante coseda dire, le dica!»

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