Il Neorealismo - Scuola Dame Inglesi · Cesare Pavese 1908-1950 Originario di Santo Stefano Belbo,...

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Il Neorealismo

Questo movimento culturale si sviluppa in Italia dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, tra il 1945 e il 1955. Nasce dal bisogno di interpretare i problemi e i bisogni reali della società, distrutta dal fascismo e dalla guerra: ecco perché la rappresentazione della realtà, positivamente e negativamente, si rifà al Verismo di fine XIX secolo.

A differenza però dei veristi, gli scrittori neorealisti si sentono investiti di una grande responsabilità: ricostruire materialmente e spiritualmente la società, attraverso una letteratura legata all’impegno politico e sociale. Temi più frequenti sono la lotta partigiana, la fame e la miseria, le rivendicazioni e le lotte di contadini e operai, la vita dei ceti più umili. Il linguaggio usato è semplice e popolare, vicino al parlato.

I maggiori interpreti del Neorealismo nelle letteratura italiana sono: Cesare Pavese, Elio Vittorini, Beppe Fenoglio e Alberto Moravia.

La corrente neorealistica si sviluppò anche nel cinema: esso così diventava un mezzo di discussione di tematiche e problemi della società.

Cesare Pavese 1908-1950

Originario di Santo Stefano Belbo, paesino sulle colline delle Langhe in provincia di Cuneo, compì i suoi studi a Torino fino alla laurea in lettere. Iniziò così a collaborare con la casa editrice Einaudi come traduttore di autori inglesi e statunitensi. Nel 1935 fu arrestato e condannato al confino per le sue idee antifasciste: rimase nel paesino di Brancaleone Calabro (Reggio Calabria) fino alla caduta del regime.

Nel dopoguerra si iscrisse al Partito comunista poiché voleva dare alle sue opere letterarie un intenso impulso politico; sono questi gli anni del maggior successo editoriale. La sua vita però era sempre travagliata interiormente: una sorta di lotta tra la solitudine e i rapporti con gli altri. Tutto questo sfociò in una crisi esistenziale e in una forte insoddisfazione che lo porterà al suicidio.

I temi principali della sua produzione letteraria sono: il ricordo dell’infanzia, la nostalgia per la terra natia, il senso della forte solitudine, il bisogno d’amore, il fascino della morte. Nella sua narrativa Pavese descrive la realtà, con i suoi ambienti e le sue problematiche, con un linguaggio asciutto, scarno, essenziale influenzato dal dialetto.

Un paese vuol dire non essere soli

Testo tratto da La luna e i falò, romanzo pubblicato nel 1950. Il tema principale è la descrizione dell’ambiente, del paesaggio e della vita delle Langhe, la terra dove Pavese è nato. La vicenda è ambientata nell’immediato secondo dopoguerra e la vicenda è raccontata in prima persona.

Elio Vittorini 1908-1966

Nato a Siracusa in una famiglia della piccola borghesia, fin da giovane manifestò la volontà di lasciare la Sicilia. Nel 1924 si trasferì per lavoro come contabile in un’impresa edile nel Friuli e negli anni successivi avrebbe aderito clandestinamente a gruppi antifascisti, fino all’arresto nel 1943. Partigiano nella Resistenza, nel dopoguerra diresse la rivista Il Politecnico (1945-1947), per un rinnovamento culturale.

Erica

Testo tratto da Erica e i suoi fratelli, romanzo incompiuto del 1936, pubblicato nel 1954. Il racconto descrive la protagonista, Erica, una bambina inserita in un ambiente povero e industrializzato, dove forte la tensione interna tra classi sociali differenti e contrapposte.

Beppe Fenoglio 1922-1963

Figura minore della letteratura italiana. Visse quasi tutta la sua vita tra le colline delle Langhe, realtà che descriverà nelle sue opere soffermandosi su una serie di temi: il mondo contadino piemontese e la lotta partigiana. Queste tematiche neorealistiche sono affrontate con un linguaggio popolare, adatto all’ambiente, con espressioni del parlato. Tra i romanzi più famosi: I ventitré giorni della città di Alba (1952) e il Partigiano Johnny (1968)

Il ragazzo della Collera

Testo è inserito nella raccolta da Un giorno di fuoco ed altri racconti, pubblicato postumo nel 1963. Il brano proposto è ambientato nelle Langhe, dove Fenoglio evidenzia la miseria, l’isolamento e il lavoro contadino del pastorello protagonista.