Il mondo sotterraneo di Athanasius Kircher

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IL MONDOSOTTERRANEO DI

ATHANASIUSKIRCHER

******************

OPERADIGITALIZZATA

DA

Prima edizione: giugno 1995

La presente edizione è pubblicatagrazie al sostegno della Foundationfor the Production and Translationof Dutch Literature.

Traduzione dal nederlandese diFulvio Ferrari

Titolo originale dell'opera: Deonderaardse wereld vanAthanasius Kiriher © 1991 byAnton Haakman and MeulenhoffNederland, Amsterdam

ISBN 88-11-66170-6

© Garzanti Editore s.p.a., 1995Printed in Itaìy

IL MONDOSOTTERRANEO DI

ATHANASIUSKIRCHER

Inoltre, a te che sei degnodell'immortalità, per quanto questapossa essere riservata a un uomo,

auguro di divenire immortalementre sei ancora nel vigore delleforze giovanili, adempiendo così ilgioioso presagio del tuo nome.

Leibniz in una lettera del 16maggio 1670 ad AthanasiusKircker

Nessuna delle somiglianze conpersone o cose realmente esistenti ècasuale.

Niente accade per caso

Accanto al portone scolorito èappesa una targa su cui si legge«atmuseum». Le lettere «Heim»1 -posso, del resto, dare per scontatoche siano proprio queste le lettereprecedenti? - sono coperte da unpezzo di carta, fermato con alcunepuntine da disegno, su cui siriescono a decifrare le parole «Ilmuseo è chiuso».

Henning, però, ha una chiave, e ci

precede. Rohr, l'uomo che, a torto,viene creduto il mio autista, segue adistanza. Saliamo le ampie scale achiocciola, Henning si scusa per lecondizioni deplorevoli in cui sitrova l'edifìcio, un tempo sede dellapretura, e per l'intonaco madido checade sui gradini dai muri. Il museosi trova al terzo piano.

Attraversiamo una stanza dove sonoesposti antichi attrezzi agricoli edentriamo nella sala in cui una solavetrina è dedicata ad Athanasius

Kircher.

Questo, dunque, è il Museo Kircherdi cui parla la mia enciclopedia.

Nella vetrina è appeso un bigliettoche dice:

«Athanasius Kircher nacque aGeisa nel 1602. Suo padre, il Dr.Johann Kircher, era balivo diHaselstein. Studiò a Fulda,Paderborn, Colonia, Coblenza eMagonza.

Come il padre, fu sostenitore dellaControriforma. Dopo aver svolto laprofessione di insegnante aWurzburg, a Coblenza, adHeiligenstadt, a Lione e adAvignone, egli venne nominato dapapa Urbano VIII, in quanto gesuita,professore di matematica presso ilCollegio Romano. Questo offrì algiovane ed entusiasta studiosoampie possibilità di dedicarsi alleproprie ricerche scientifiche eraggiungere così un'erudizione chefu tra le più vaste e universali di

tutti i tempi.

Athanasius Kircher morì a Romanel 1680. Ci ha lasciato 44 libripubblicati e 114 volumi didocumenti».

Henning mi domanda se approvo iltesto, di cui lui stesso è l'autore.Con il termine «volumi didocumenti» si fa evidentementeriferimento alla corrispondenza diKircher. Le sue lettere, a voltecompromettenti per la Chiesa, inparte censurate, vengono custodite

gelosamente nella bibliotecadell'Università pontificia; da anniquei documenti sono praticamenteinconsultabili. Il numero di libriindicato è un po' esagerato, ma peril resto non ci sono inesattezze.Annuisco e dichiaro chel'essenziale c'è, tutto quello che sipuò dire in così poche righe.

Nella vetrina, oltre al bigliettoredatto da Henning, sono espostiuna lanterna magica, la stampa d'unritratto di Kircher inciso su rame e

sette volumi in folio rilegati incuoio, di cui uno aperto. Un piccolopatrimonio, ora, a suo tempotrovato al liceo di Geisa, cittànatale di Kircher, da GustavMoller, il fondatore del museo,come segnala l'enciclopedia. Museofino a oggi inaccessibile, perchéfino a due settimane fa Geisa sitrovava in uno Sperrgebiet, e ancheadesso mi è stato impossibileraggiungerla a causa dellascivolosità della strada edell'incidente che, in conseguenza

di essa, mi è capitato. Museominuscolo che per quarant'anni, dal1949 fino a ora, fine del 1989, nonè stato visitato da nessuno, e che aquanto pare consiste di un'unicavetrina.

È possibile che sia statosaccheggiato, proprio come ilmuseo personale di Kircher, aRoma?

«Nacqui il 2 maggio 1602, giornodi sant'Atanasio, alle tre della notte,nell'infelice città di Geisa, a tre ore

di viaggio da Fulda. I miei genitorierano Johann Kircher e AnnaGansek, cattolici devoti, rinomatiper le loro buone opere».

Così scrive Kircher nella suaautobiografia.

Tre ore di viaggio da Fulda. Ancoratre settimane fa, Fulda distava diqui un giorno di viaggio, passandodal posto di frontiera di Wartha, neipressi di Eisenach. Ora che iconfini sono aperti, non ci mettereipiù di una mezz'ora d'automobile.

Ma l'auto è andatairrimediabilmente perduta.

Il padre di Kircher aveva ricopertoad Haselstein l'incarico di balivo,al servizio del principe-abate diFulda, Balthasar von Dermbach,«uomo religiosissimo ed estraneo aqualsiasi pensiero eretico».Allorché questi fu mandato in esiliodai protestanti, Johann Kircher, cheaveva sostenuto la causa del suosignore difendendolo con ognimezzo contro gli «eretici temerari»,

venne privato del suo ufficio. Siritirò allora a Geisa, dove trascorsenegli studi il resto della sua vita, enon accettò più dal principe alcunacarica onorifica, affermando che«una libertà impiegata ad acquisireconoscenze val più di mille libbredi cariche onorifiche elargite da unprincipe».

«Io sono un uomo libero», disseGustav Moller diciassette anni famentre, nella mia stanza d'albergo,mi mostrava una fotografia del suo

studio, con un ritratto di Kennedysulla scrivania.

«Egregio signor A. HaakmanPoolland» - nella suacorrispondenza, su carta da lettereche, sotto il suo nome, in grassetto,esibiva la qualifica «Studioso diAth. Kircher», Moller mi sirivolgeva assegnando una enne inpiù al mio cognome eaggiungendovi il mio luogo diresidenza - «devo purtropporenderle noto che la città natale di

Kircher e mia, Geisa, si trova nellazona chiusa agli stranieri della RDToccidentale, ed è sfortunatamenteesclusa dai benefici dei trattati Est-Ovest-Ovest-Est, il che significache potrà visitare Geisa solo con unpermesso speciale».

L'ambasciata della RDT all'Aia nonpoteva aiutarmi a ottenere laSondergenehmigung necessaria.Dovevo risolvere la questione sulposto, mi dissero, rivolgendomialla Polizia popolare.

Moller aveva spedito al SignorMinistro degli Affari Esteri, OttoWinzer, copia della lettera in cui midichiaravo interessato al MuseoKircher, ma non servì a nulla.

Prenotai una stanza in un hotel diBad Salzungen, non lontano daGeisa, e partii il tredici luglio dopoaver inviato a Moller untelegramma con cui lo avvisavo delmio arrivo, quella sera, pensionegrundhof stop chiamo h20 pressorolf moeller geisa 395.

Gustav Moller mi aveva chiesto dichiamarlo, quando fossi arrivato, alnumero di suo fratello. Lui, dunque,non aveva telefono.

Alla frontiera non solo mi furonotolti i miei giornali capitalisti, chevennero infilati nella fessura di unacassetta di ferro, saldata, per esserecremati, ma la stessa fine toccòanche agli articoli che m'ero portatoper fare un piacere a GustavMoller, tra cui un pezzo su Kirchercome uno dei padri della nostra

informatica.

Al mio arrivo ad Eisenach ebbil'impressione di aver compiuto unviaggio a ritroso nel tempo, diessere stato riportato agli anni dellamia infanzia - più di quanto miaccadesse quando tornavo al luogodov'ero nato. La città, subito oltre ilconfine Est-Ovest, era grigia comemi ricordavo la mia cittadina natalenegli anni immediatamentesuccessivi alla guerra. Anche levetrine dei negozi esibivano abiti e

oggetti del 1947. Sopra la stazione,però, era innalzato un grandecartello che mi convinse ditrovarmi in un posto diverso: ILSOCIALISMO È LA FONTE DELLAGIOIA DI VIVERE.

Prima di proseguire il mio viaggioper Bad Salzungen, non moltolontana, ormai, volevo mangiarequalcosa ad Eisenach. Vidi dueristoranti, alla porta del primo eraappeso un biglietto: «D'obbligol'abito da sera». Non avevo portato

lo smoking con me. Pareva cheanche al secondo ristorante fosseobbligatorio l'abito da sera, madentro vidi dei compagni conindosso dei maglioni riccamentelavorati, e quando ebbi spiegato cheero uno straniero mi lasciaronoentrare. Gente dall'espressionesevera e tic nervosi, ai polsiidentici orologi rossi.

La strada per Bad Salzungen eradeserta. Non incontrai niente enessuno tranne un trattore delle

dimensioni di una locomotiva.Quando giunsi all'hotel era già buio.Niente insegne HOTEL al neon, no,nemmeno un cartello. Furono gliabitanti del villaggio ad assicurarmiche quella villa era il Grundhof.Venni accolto da alcuni pastoritedeschi e da una donna che,affacciata a una finestra, cercava difarsi capire tra l'abbaiare dei cani.

Nell'albergo si respirava l'odore,allora onnipresente nella RDT, dellisolo.

«C'è su un signore, seduto nella suastanza, che la aspetta. È lì dastamattina».

Un equivoco. Moller non era lìseduto ad aspettarmi, era sdraiatoad aspettarmi, sul mio letto. Nonaveva capito che sarei arrivato disera, mi aspettava alle otto delmattino benché nel telegramma cifosse scritto h20.

Un vecchio assonnato, in pigiama.

Attesi di sotto, nella sala da pranzo,

che si vestisse. A una grandetavolata, dietro grandi boccali dibirra, erano seduti degli uomini checantavano canzoni, ne riconobbiqualcuna, della guerra. Hai-lì!Hai-lo! Il coro del paese.Socialismo come fonte della gioiadi vivere. Pareva fosse vero. Queltipo di gioia che conoscono solo gliabitanti dei territori occupati.Cantare al buio. Cantare invece diguardare la televisione, perché latelevisione della RDT trasmettevasolo discorsi, e quella della

Germania occidentale la guardavidi nascosto, a casa tua.

Il «Thuringer Tageblatt» del giornoprecedente dava risalto ai colloquitra il nostro ministro degli Esteri,Max van der Stoel, e l'ambasciatoredella RDT, Klaus Wolf,sull'ampliamento delle relazioni trala RDT e i Paesi Bassi.

Moller scese. Cordiale, basso,tondo e calvo.

Per lui non c'era posto alla

pensione Grundhof. Neanche unacamera libera. Lui avrebbe volutodormire nella mia, magari per terra,ma io preferii cercargli una stanzain un altro hotel.

Moller mi disse di possedere unhotel egli stesso, a Geisa. Un hotelsenza telefono, dunque. Nessuno,però, poteva andare a Geisa.

Un hotel in cui non poteva andarenessuno. Un museo in cui nonpoteva andare nessuno.

Praticamente, in auto, mi disse unasola cosa: «Da noi è tutta merda».Cose del genere si possono diresolo su un'automobile in corsa.

Di ritorno al Grundhof, incorridoio, mentre mi dirigevo allamia stanza, fui fermato da un uomoche mi domandò cosa pensassidella RDT. Sospettoso, mi mantennisulle generali dicendo che mipareva un peccato che fosse cosìcomplicato entrare nel paese. Luimi cantò le lodi dello stato

socialista. Era uno spazzino, se lapassava bene, dalla culla allatomba.

La mia stanza era ingombra deibagagli di Moller. Una vecchialanterna magica, un antiquatoproiettore di diapositive, unregistratore portatile, la custodia diuna macchina fotografica e unavaligia. Il mio letto emanava unforte odore di lisolo.

La mattina seguente, mentre facevocolazione nel giardino dell'hotel,

che poi non era un hotel, ma inrealtà una casa per le vacanze, miritrovai circondato da spazzini checantavano all'unisono. Ero alla casaper le vacanze della Nettezzaurbana di Erfurt. La città più sporcadella RDT, venni a sapere inseguito.

Tempo dopo, una signora diWiesbaden mi assicurò diconoscere la situazione. Glispazzini erano stati reclutatiapposta per me, per fare della

menzognera propaganda allo statoutopico. Tanta diffidenza mi parveeccessiva, per lo meno da parte diuna persona che non veniva dallaRDT, paese in cui ogni essere umanopareva rappresentare parecchi annidi paranoia.

Andai a prendere Moller, poisalimmo nella mia stanza, dove luimi mostrò delle foto, riproduzionidei libri di Kircher e fotografie dipersone che si chiamavano Kirchere assomigliavano a Kircher.

Entrambi registrammo il successivocolloquio, lui su bobina, io sucassetta. La cassetta che stosentendo adesso. L'etichetta diceWolfgang Amadeus Mozart.Klarinettenkon-zert A-Dur, KV622, ma è una falsa indicazione.

«Prova! Prova!... Credo chefunzioni. Vediamo un po'. Sì,proviamo un po'. Penso chefunzioni, comunque. Questoapparecchio qui è cecoslovacco, ilmicrofono invece è di qui, non è

proprio quello che vorrei... Allora,via!»

Gli domando dove sono le fotodelle persone che assomigliano aKircher.

«Le ho qui. Aspetti un attimo...»

Si alza e si risistema la giacca.«Prima le do il benvenuto... So iocome fare. Le do il benvenuto, dicoche è qui perché deve fare un filmsu Athanasius Kircher e staseguendo le tracce del nostro

celebre concittadino... Poi le faccioqualche domanda, infine le do laparola e lei comincia a fare il suolavoro...»

Moller s'è assunto la regia. Capitaspesso che altri mi preparino uncopione e io non abbia bisogno dipensare a niente perché hanno giàfatto tutto loro. Che tutto mi vengadonato.

Si rimette a sedere e sposta il suomicrofono: «fantastico..., fantasticoquesto microfono!»

Poi rimanda indietro il nastro eprova ad ascoltare: «Le ho qui.Aspetti un attimo...»

«Bene. Incominciamo».

Per sicurezza prova a riascoltareanche questo.

«Bene. Caro signor HaakmannPoolland! Lei si è sobbarcato lafatica di arrivare fino alla terra diAthanasius Kircher, nellaThùringische Rhon, per svolgerequi le sue ricerche. Come mi ha

scritto nella sua lettera, latelevisione olandese ha intenzionedi girare un film sul mioconcittadino Athanasius Kircher.Sono profondamente addolorato chenon sia al momento possibilerecarci a Geisa, la città natale diAthanasius Kircher. Sappiacomunque che lei è qui ilbenvenuto, lei che ha l'ardire disvolgere una puntuale ricerca, leiche è arrivato al luogo doveKircher è nato e cresciuto, e da cuiè partito per dirigersi verso Roma.

Là, grazie alla sua opera scientifica,divenne un grande della letteraturauniversale. Ancora una volta, io ledo il nostro più sincero benvenutonella Repubblica DemocraticaTedesca! A lei ora la parola, dicapure che cos'ha in animo. Pongadelle domande, io sono a suadisposizione. Non tema, qualsiasicosa voglia sapere, riceverà unarisposta, se sarò in grado difornirgliela. Signor Haakmann,cos'ha in animo?»

Chiedo di vedere le foto.

«Già, le foto. Ecco, questa è unastampa tratta dalla ChinaIllustrata. La legenda dice:"Athanasius Kircher Fuldensisall'età di 62 anni", nel 1664, e quisopra vediamo il motto dei Gesuiti,IHS, Iesus Heiland Seligmacher».

Iesus Hominum Salvator.

Lo sguardo sospettoso di Kircher.Lo sguardo dell'uomo il cui mottoera: Omnia in omnibus, tutto è

racchiuso in tutto, tutto è collegato atutto. Tutto assomiglia a tutto.L'ideatore di una macchina dellemetafore in cui l'osservatore vede ilproprio volto mutarsi nel muso diuna pecora, nel ceffo di un demonioo in una testa di morto. Ognunoassomiglia a chiunque altro. Nellasua Polygraphia suggerisce metodiper escogitare scritture segrete,utili, per esempio, per redarre unalettera in codice da affidare a unmessaggero del tutto ignaro del fattoche il criptico testo da lui

consegnato al destinatario nascondela sua condanna a morte: «Il latoredella presente è un ladro e unassassino».

«E qui», prosegue Moller, «ci sonodue foto. Una è di un tale Ebert, unragazzo di Geisa, un mio compagnodi scuola».

In effetti, potrebbe essere Kircherstesso: Ebert assomiglia come unagoccia d'acqua al Kircherdell'incisione. La stessa diffidenza.Domando se questo Ebert è un

prete. Porta una berretta, in fondo.

«No, non è un prete. La berretta sel'è messa per sottolineare lasomiglianza. Sua madre, comunque,si chiamava Kir cher da ragazza.Purtroppo s'è calcato un po' troppola berretta, altrimenti potrebbenotare anche in lui la fronte libera ecurva. Anche il naso ricorda quellodi Kircher, anche se i suoi occhinon sono esattamente come quelli diKircher... Questa giovane donna...la madre di sua madre è una

Kircher, la stessa che è la madre diEbert. Se osserva gli occhi diquesta donna e li confronta, qui, conlo sguardo di Kircher, coprendo labocca, non possiamo fare a meno diaffermare una somiglianza tra i due.Guardi qui. Ce l'ha davanti agliocchi. Cosa ne pensa? Non èd'accordo con me?».

«Sì».

Occhi che dappertutto sembranocercare qualcosa di nascosto.

«Ne sono convinto... Ma riguardo almuseo in quanto tale...»

Moller però deve, prima di tutto,riavvolgere il nastro e ascoltarequel che ha detto. Anche questo èinteramente registrato sulla miacassetta di Mozart. Poi mi dice chedevo chiedergli come mai si èdedicato ai suoi studi.

«Come mai ha deciso di studiareKircher?», gli domando. «C'erano aGeisa persone che sapevano chi eraKircher?»

«Mi chieda qual è stato losvilupparsi del mio interesse...come, gradualmente, sono arrivato aKircher». Moller ha il coltellodalla parte del manico.

Passo una per una le fotografie. Ungruppo di persone intorno a unpiccolo monumento. La foto di unapiccola mostra: una busta con ilfrancobollo del Vaticano, unamedaglia con l'effigie di papa Paolovi, una foto dello stesso papa e unbiglietto:

«Il Santo Padre la ringrazia per ilsuo segno di devozione e riguardo,e di cuore le invia la suabenedizione apostolica».

C'è anche una foto della scrivaniadi Moller, con il ritratto diKennedy.

Alla dichiarazione di Moller diessere un uomo libero, segue, sullamia cassetta, qualcosa che nonriesco più a capire. All'improvvisosi mette a parlare di Goethe. Sullamenzione che Goethe fa di Kircher

nella Teoria dei colori. Recita unabreve poesia di Goethe:

Je mehr man kennt, je mehr manweiss,

Erkennt man, alles dreht im Kreis

Erst lehrt man jenes, lehrt mandiess,

Nun aber waltet ganz gewiss

Im inneren Erdenspatium

Pyro-Hydrophylacium,

Damit's der Erden Oberflàche

An Feuer und Wasser nichtgebreche.

Wo kàme denn ein Ding sonst her,

Wenn es nicht làngst schon fertigwàr'?

So ist denn, eh' man sich's versali,

Der Pater Kircher wieder da.

Will mich jedoch des Worts nichtschàmen:

Wir tasten ewig an Problemen.2

«È di Goethe», dice Moller. «Èimportante. Molto importante».

Dunque Goethe ha letto il MundusSubterraneus di Kircher, il libro incui esporte la sua teoria sull'internodel pianeta, sui labirinti sotterraneidi fuoco, aria e acqua, libropubblicato in traduzione olandese,con il titolo D'Onder-Aardse

Weereld, due anni dopo la morte diKircher.

Di nuovo chiedo a Moller come èarrivato a studiare Kircher:«C'erano ancora, a Geisa, personeche conoscevano il nome diKircher?»

«Le farò un quadro preciso dellavoro che mi ha condotto aKircher. Mi chiede se a Geisac'erano ancora persone che, dalpassato, avessero conservato lamemoria di Kircher. Devo dirle

questo: purtroppo si dormiva anchenella mia città natale. Loconoscevano per sentito dire...gente anziana... Sapevano cheKircher, un figlio della nostra città,era stato un uomo famoso. In primopiano c'era sempre l'invenzionedella lanterna magica. Questo eratutto quel che i cittadini di Geisasapevano di lui. Quanto a me, nellacasa dei miei genitori, nella miafamiglia si venerava il ricordo diKircher; dalla mia famiglia, infatti,sono usciti molti sacerdoti cattolici,

tra cui i fratelli Witzel. MàurusWitzel ha insegnato per anni comelinguista e orientalista a Roma, alSant'Antonio: aveva la cattedra indiverse lingue. Era mio parenteKarl Hofmann, il direttore delseminario. E anche una suora che havissuto anni e anni in Africa, e c'èmorta. Questi ricordi li ho ereditatidall'ambiente familiare, da miamadre e dai suoi parenti. Negli annidella mia infanzia ne sentivosempre parlare, quando i grandiconversavano tra loro.

Magari, quand'ero bambino, unapiccola ombra di Kircher micamminava accanto, altrimenti nonavrei avuto tanta fortuna nella miaricerca. In fin dei conti ero unaudodatta, e non ho titoliaccademici».

L'ombra di Kircher. L'avreiincontrata quello stesso anno.

«Da bambino ho anche avuto inregalo dai miei genitori una lanternamagica, con le lastre di vetrodipinte a mano. È un giocattolo

stimolante per dei bimbi. Così sonovenuto a contatto con Kircher. Poi,diventando grande, me ne sonodimenticato. Per un certo periodoho abitato a Dusseldorf. All'iniziodegli anni Trenta, la stazione radiodi Colonia iniziava una suatrasmissione con queste belleparole: "La lanterna magica apreora il suo diaframma e ci dice cosaè successo nel fine settimana".Questo ha di nuovo attirato la miaattenzione sulla lanterna magica esu Kircher. Quelle trasmissioni le

ho sempre ascoltate».

La porta della mia stanza d'albergosi spalanca. Entrano un prete e unadonna. «Buon giorno!» Moller mipresenta la signora e il sacerdote.La signora è sua cugina.

Poi, evidentemente, ho spento ilregistratore.

Dopo che gli ospiti se ne sonoandati, Moller prosegue: «Allora,possiamo riprendere. Dunque,stavamo parlando delle

trasmissioni. Così ho ricominciato apensare a Kircher. Poi c'è stata laguerra. Sono rimasto nell'esercitoper sette anni e mezzo, due anni emezzo prigioniero degli americani,e quando, nel 1947, sono ritornato aGeisa e ho ritrovato i miei libri misono detto: "Adesso devi fare perKircher quello che la sua cittànatale ha trascurato di fare per tuttoquesto tempo". Non che se nefossero completamente dimenticati;nel 1902 la cittadinanza di Geisa gliha intitolato una via. Nel 1921,

dopo la Prima guerra mondiale,erano brutti tempi in Germania.Carenza di liquidità, i comuni eranorimasti senza soldi ed emettevanobanconote a validità provvisoria.Anche a Geisa. Allora hannostampato una serie: un biglietto sucui erano raffigurati Kircher e lalanterna magica, con la scrittaAthanasius Kircher inventoredella lanterna magica; un altrobiglietto con il ritratto soltanto, e unterzo, da venticinque pfennig, cheoltre al ritratto, sulla destra e sulla

sinistra, aveva delle belleraffigurazioni di quei geroglifici acui Kircher ha dedicato tanta partedelle proprie forze e della propriaesistenza. C'era scritto AthanasiusKircher decifratore deigeroglifici... Qui si tratta di unerrore! Lei sa...»

Sì, un equivoco, come la pretesainvenzione della lanterna magica.Kircher affermava di saper leggerei geroglifici. Dando l'impressionedi esserne capace, si conquistò una

fama mondiale. Dovrebbe ancheessere noto che non è stato Kirchera inventare la lanterna magica. Nonha nemmeno mai sostenuto di esserel'inventore dell'apparecchio. Ne hasoltanto fatto una descrizione e l'haraffigurato nel suo libro sull'ottica,Ars Magna Lucis et Umbrae,riferendo però che, a parer suo,l'inventore era il danese ThomasWalgenstein. L'equivoco ha unacausa evidente: i suoi libri non sonostati letti quasi mai, tutt'al piùguardati. Le figure sono diventate

celebri perché riprodotte in altrilibri.

Domando a Moller se, secondo lui,Kircher s'è reso colpevole di truffadicendo a papa Innocenzo x disaper leggere e scrivere igeroglifici, e colmando concaratteri di propria invenzione lelacune del testo sull'obelisco dipiazza Navona. Dare a berequalsiasi cosa alla gente ed esserecredente: è possibile?

«Già, un egittologo tedesco, di

Berlino, Adolf Erman, ha scrittonell'Allgemeine DeutscheBiographie che Kircher era unciarlatano. Mi spiace chequell'uomo fosse un tedesco. Seavesse studiato tutte le opere diKircher, non soltanto quelle diegittologia, si sarebbe reso conto dichi era Kircher. Kircher ha pursempre segnato un inizio, era unoche cercava nel buio, che andava atastoni. Erman è arrivato molto piùtardi. Non riesco a capirlo, Erman.Alla sua epoca, i gesuiti erano stati

banditi: magari era l'abito diKircher a infastidirlo. Comunque iovoglio fare tutto il possibile pertogliere questa macchia dallabiografia di Kircher... Speriamoche il coraggio e l'energia non mivengano meno ancora per moltianni. Sono disposto a tutto pur didimostrare che Kircher è stato unvero uomo di scienza».

A Moller restavano allora sei annidi vita. Sempre che sia davveromorto nel 1979.

Gli domando se sa perché non si siamai discusso di una beatificazionedi Kircher, che pure ha fatto tantoper la difesa del cattolicesimo, perla Controriforma, per la diffusionedella fede, per il buon nome dellachiesa.

«Qui nella Rhon abbiamo sempredetto che Kircher doveva esserebeatificato. Lui però s'è fatto calarenel Vesuvio subito dopoun'eruzione: avrebbe dunque messoin gioco con leggerezza la propria

vita. Questo discorso poteva forsevalere allora, ma al giorno d'oggi...con gli americani dentro i satelliti...Proprio roba da Kircher, del resto.Nel suo Iter Extaticum, il "viaggioestatico", ha descritto il volo nellospazio. Si proponeva di sfruttarel'energia solare. Lavorava alladissalazione dell'acqua marina. Oracredono di inventare qualcosa dinuovo, ma son tutte cose cheritroviamo in Kircher».

Moller mi fa vedere delle

riproduzioni di illustrazioni trattedai libri di Kircher e le commenta.Osservando una stampa in cui sonoraffigurati, su dei sostegni, deigrandi oggetti rotondi a struttura difavi d'alveare (parte, in realtà, di unmeccanismo ottico «per costruireuna stanza piena di stelle»): Kircherha scoperto le cellule solari.Davanti alla figura di un organettomeccanico: Kircher ha inventato ilgrammofono. Contemplandol'«orecchio da spionaggio» (unsistema di portavoci con un corno

che dà su una piazza piena di genteche ciarla e una statua parlantenella sala di un palazzo): Kircherinventore del telefono.

Il tiranno che ascolta i mugugni delpopolo.

Il sospettoso Kircher qualeinventore del sistema diintercettazione tanto utilizzato nellaRDT?

Moller alza il tono della voce,rivolto al suo microfono: «Desidero

qui ringraziare gli uomini della miacittà che, in passato, si sonoricordati di Kircher... Ma torniamoora al museo di Geisa. Mi eroripromesso di fare qualcosa per ilmio concittadino Kircher. A lungomi sono chiesto: che cosa puoi fareper Kircher? Hai il dovere diriparare alla trascuratezza dei tuoiavi... Mi sono messo all'opera... Horaccolto intorno a me una schiera digiovani. Io sono membrodell'Associazione culturale tedescae caposquadra degli Amici della

patria e della natura, ho dunque lapossibilità di aggregare dellepersone e di suscitare il loroentusiasmo. Dopo poco tempoeravamo già un bel gruppo. Cisiamo messi al lavoro. Il materialedi base era formato dai libri delginnasio di Geisa, che sono statiprestati al museo. Una signoraanziana mi ha poi offerto unalanterna magica, che si trova oraanch'essa al museo. E molto altromateriale ancora. Così, il 26 agosto1953, ho potuto aprire il museo».

«Nessuno però l'ha visitato».

«Non ero in contatto solo conpersone di Geisa interessate aKircher, ma anche con grandiscienziati, gente importante, espertiin diverse discipline. In primoluogo con il professor Irmscher,dell'Accademia di Berlino.Dipartimento greco-ro-mano. Mi haricevuto all'Accademia in quanto hoscritto su Leibniz e Kircher.Leibniz, il fondatore della DeutscheAkade-mie. Volevo vedere se si

poteva trovare qualcosa diinteressante. Non c'era niente, ma ilprofessor Irmscher è stato moltogentile con me, e ha dimostrato ungrande interesse per il mio museo».

«Ha potuto visitarlo?»

«Non è stato qui. Mi ha chiesto discrivere qualcosa per l'Accademia,cosa che ho fatto. E il mio articoloè stato accolto con

favore».

Ein Bericht fur eine Akademie.Illustri signori dell'Accademia! Voimi fate l'onore di invitarmi apresentare una relazione sulla miapassata esistenza come Athanasius.Moller, con il suo inaccessibilealbergo, mi faceva davvero pensareal personaggio di un inquietantelibro.

«Ho ricevuto un invito per ildecimo anniversario dell'istituto delprofessor Irmscher. Ho allora fattoconoscenza, a Berlino, con ogni

genere di persone, convenuteappunto per l'anniversario. Ho datoal professor Irmscher lariproduzione di un ritratto diKircher che lui non conosceva. Oral'immagine di Kircher è presentenella biblioteca del suo istituto,all'Accademia di Berlino. Ho presocontatto anche con altri signori. Ilprofessor Klaffenbach, ora è morto,purtroppo: una persona di grandeingegno, è arrivato agli ottant'anni,anche a lui ho spedito un articolo suKircher in occasione del suo

ottantesimo compleanno. Glienedarò una copia. E via dicendo. Ilprofessor Kraft della Scuolasuperiore di musica Franz Liszt, diWeimar. Il professor Knoll di Jena,il microbiologo, molto importantequi nella RDT. Ha scoperto lapenicillina... sì, lo so, la penicillinal'ha scoperta Fleming, ma qui, allaJenapharm, Knòll ha ottenuto lapenicillina dalla muffa. È diventatoun entusiasta seguace di Kircher».

Kircher ha dei seguaci. Sono

anch'io un seguace di Kircher?Chiedo a Moller se sa che nellaRepubblica Federale è stata fondatauna Società di ricerche kircheriane.E se ha contatti con questa società:«La dirigono Arno Beck ed HerbertFranzl. Ci saranno anche loro nelfilm su Kircher».

«Sono molto soddisfatto dlquel chefanno quei giovani. Delle personeentusiaste di Geisa e dei dintorni mihanno domandato: "Gustav, haivisto alla televisione? Ci sono due

che scrivono dei nuovi libri suKircher e la sua opera. Quello cheperò non ci è piaciuto è che uno deidue ha detto che Athanasius Kircherè nato in un paesino vicino aFulda". Questo è spiaciuto moltoanche a me: Kircher è nato in unacittà antichissima. Nel 1977celebreremo l'undicesimocentenario. Il professor Knòll vuolescrivere su Athanasius Kircher, sulsuo importante libro del 1658, sullapeste».

Kircher ha scoperto il bacillo dellapeste con l'aiuto di un microscopiocon cui gli era assolutamenteimpossibile vedere il bacillo.Kircher ha intuito, profetizzato,supposto il bacillo.

«John Fletcher, ha una cattedra aSydney, è stato qui; nemmeno lui èpotuto arrivare fino a Geisa, anchea lui, come a lei, ho parlato qui aBad Salzungen. Abbiamo guardatotutto insieme, qui, come con lei.Siamo diventati veramente amici.

Ora è a Wolfenbuttel, studia degliscritti di Kircher che sono custoditilà. E la macchina delle lingue. Lamacchina compositrice. Conquell'apparecchio potevacombinare sette lingue. Forse avràl'occasione di prenderlo in esame».

È già da un bel po' che hointenzione di farlo.

Gli domando come gli sia venuto inmente di aprire un museo in unposto dove non può andare nessuno.

«Allora Geisa non era ancora unazona vietata. All'inizio facevaaddirittura parte della zonad'occupazione americana, ma poi èstata ceduta ai russi in cambio dellaparte occidentale di Berlino».

Come Kircher, anche Moller è statoin corrispondenza con scienziati deicinque continenti. Su Kircher, sì,ma tutti questi contatti con deglistranieri l'hanno reso assai sospettoagli occhi delle autorità. Me l'haraccontato sottovoce, in auto,

quando sono andato a prenderlo alsuo albergo. Nessuno dei suoicorrispondenti ha mai potuto vedereil museo.

Ora, nel dicembre 1989, un mesedopo quella che qui chiamano laRivoluzione, l'ho visto. Henning,l'uomo che ha le chiavi, mi avevaavvertito già al telefono: nondovevo aspettarmi troppo da quelmuseo. Non era stato facile scoprirechi custodisse le chiavi. Telefonarenella RDT era ancora difficile.

Nel 1979 avevo avuto notizia dellamorte di Gustav Moller. Il bigliettolistato a lutto mi venne spedito daun membro della famiglia che nonconoscevo, non dalla moglie eneppure dal Rolf cui avrei dovutotelefonare al mio arrivo. Non sonodel tutto sicuro che quel bigliettofosse autentico. Ho buone ragioniper dubitare che Gustav Mòller siamorto nel 1979. Quali, lo spiegheròin seguito. Al momento, comunque,ero convinto che fosse morto.

Chiamando il numero di RolfMòller, ora, dieci anni dopo quelbiglietto, non ottenni risposta.Provai al caffè di Markt-platz, lapiazzetta dove Mòller aveva il suoalbergo che non poteva avereclienti. Una voce maschile.

«Parlo con la locanda?»

«Sì, certo, chi parla?»

«Haakman, dall'Olanda. Qualcheanno prima che morisse hoconosciuto Gustav Mòller, a Bad

Salzungen. Allora volevo visitare ilmuseo, ma non mi è stato possibile.Sa se è permesso ora agli stranierivisitare Geisa e il museo?»

L'uomo all'altro capo del filorisultò essere un danese, il gestored'un caffè di Copenaghen chetentava invano di parlare conqualcuno nella RDT. Un prodigiosocontatto. Altri tentativi di telefonarealla locanda produssero effettidall'apparenza altrettantosoprannaturale. Fui testimone di

private conversazioni tra cittadinidella RDT.

«Alle cinque? No, meglio un po'più tardi».

«Alle sei, allora. Allo stessoposto».

Niente di sospetto, naturalmente, maora so come avviene il famigeratospionaggio telefonico. Facendo unnumero a caso, in teoria, chiunquepuò ascoltare chiunque. Anch'io oraappartengo alla tentacolare rete

spionistica. Anch'io possiedo un«orecchio da spionaggio», comequalsiasi parete di Bad Salzungen.

Il giorno successivo riuscii aparlare con il barista di Geisa. Mifece il nome di Alexander Henning,che aveva le chiavi del museo, e midiede il suo numero. Henning miconfermò che non esistevano piùzone vietate. Geisa, finalmente, eradi nuovo accessibile.

Qualche giorno dopo aver prenotatoun albergo a Eisenach, condizione

necessaria per ottenere un visto alconfine, partii, e dopo cinque ore diviaggio raggiunsi la filachilometrica di automobili tedesco-occidentali che si recavano in visitaai connazionali liberati.

Nelle trattorie di Eisenach tutto ilcibo era stato già consumato daigitanti della Germania ovest. Unpranzo mi sarebbe costato sulfiorino e mezzo. In cambio dei mieimarchi occidentali avevo ricevutoil triplo, in marchi dell'Est, di

quanto mi era stato detto all'ufficioturistico, e non avevo idea di comespendere tutto quel denaro. Perstrada, mangiando bratwurst? Perla prima volta in vita mia mi resiconto di com'è relativa la gioia chei soldi procurano. I negozi,soprattutto le librerie e i negozi didischi, avevano praticamentevenduto tutto. Vidi una macelleriariccamente decorata di salsicce e lafotografai: salsicce di stato,finalmente capii cosa fossero.Erano tutte identiche. Una donna

venne verso di me; ebbi un sussultoperché pensavo ancora che qui nonfosse possibile far fotografie così, aproprio piacimento, nessunofotografava, ma lei mi tirò per lagiacca: voleva mostrarmi la casapiù stretta di Eisenach e dar sfogoal proprio dolore per la decadenza.Anche questa volta Eisenach parevaappena uscita dalla guerra. Anzi,dalla mia visita precedente altrisedici anni di abbandono avevanoulteriormente logorato la città giàtanto malridotta. Eisenach, con

l'eccezione della Wartburg - doveha abitato Lutero - e del mioalbergo, è una rovina. Quello che,più di ogni altra cosa, mi riempivadi ambigua nostalgia era l'odoreanni Cinquanta di anidridesolforosa che saliva dai comignolidelle case, soprattutto di quelle piùin basso. Sui marciapiedi siergevano mucchi di carbon fossile,ovoli di carbone, bricchette, lignite,che dovevano essere infilati con lapala nelle finestre degli scantinati.Una volta accesi avrebbero diffuso

il loro odore di uova marce.

Dietro una finestra era attaccato unpezzo di carta con la scritta:

Benvenuti di cuore ad Eisenach

Città grigia oggi dopo 40 anni diRDT

Dappertutto venivo fermato, tuttivolevano parlare con chi era vestitoall'occidentale. Intendo dire: vestitoin modo un po' meno anteguerra.

Soprattutto all'albergo. Rimasisconcertato quando, all'arrivo, vidiche sulla facciata dell'edificio nonc'era scritto HOTEL maCHRISTLICHES HOSPIZ, e mi tornò inmente l'«Evangelisch Hotel», in unalocalità balneare sul Mare delNord, dove entrai, una volta, perrespirare aria evangelica.

L'Hospiz è l'unico edificio che hovisto ad Eisenach a non essere instato d'abbandono. Un albergohernhuttiano. Gli her-nuttiani. Una

setta ascetica, che vive in comunità,con sede, un tempo, in Sassonia,sull'Hutberg. Auf des Herrn Hut:sul cappello del Signore.

L'albergo, tenuto come si deve, masicuramente in modo ascetico, èstato arredato e viene finanziatodalla Germania Ovest, così mispiegò la signora di Stoccarda che,per conto delle chiese, avevaorganizzato quell'oasi, e che vennea sedersi al mio tavolo.Casualmente. Sottolineò che erano

state le chiese a mettere in moto larivoluzione. «Per tutto quanto èaccaduto negli ultimi due mesi nellaRDT, devono ringraziare le chiese».

Allo stesso tavolo era seduto unuomo di Heidelberg, che osservòacido: «Il cristianesimo è stato ilfilo di paglia a cui si sonoaggrappati».

Io sono già stato qui, in questoalbergo, mi dissi a un tratto. Homangiato qui nel settantatré, inmezzo ai compagni con i maglioni

riccamente lavorati. E lo stessosoffitto, la stessa sala, ma da alloraè stato rimesso a nuovo con i soldidell'Ovest.

Quella notte sognai che tentavoinutilmente di telefonare al miodatore di lavoro per dirgli che sareiarrivato un po' in ritardo. Tutti itelefoni in tutte le cabine eranorotti. Mancavano le cornette.

Com'è possibile che io sogni certecose? Io non ho nessun datore dilavoro.

La mattina seguente vidi che avevacominciato a nevicare. Mi misi inviaggio con prudenza, direzioneGeisa, a quaranta chilometri daEisenach. Avevo tutto il tempo.Henning mi aspettava per ilpomeriggio.

È accaduto a metà strada. Una salitacon il dieci per cento di pendenza,coperta di neve e ghiaccio, nientesale, auto inesorabilmenteingovernabile, sbandato a sinistra,entrato di traverso nel solido

cancello all'altro lato della strada, ebenevolmente accolto con un caffèdal proprietario del cancello. Eccoche ora sapevo come spendere tuttiquei marchi orientali. A tutto c'è unperché.

«L'auto, così, non può proseguire»,pensai. «Di nuovo mi sonoincagliato, di nuovo mi èimpossibile raggiungere Geisa».

Si fermò invece un uomo conun'auto di fabbricazione ceca,Werner Rohr, l'uomo che in seguito,

a torto, sarebbe stato creduto il mioautista. Mi chiese dove dovevoandare, e se era importante per me.Sì, poco a poco era diventatoimportantissimo. Si offrì diaccompagnarmi a Geisa.

Mi ci portò. Prima mi fece vederecome si era premunito contro lascivolosità della strada. Lo spazioal di sotto del cofano - o di quelloche io credevo tale - l'avevariempito di mattoni, il motore eradietro. Lungo la strada disse che la

colpa dell'incidente non era mia madelle autorità. Era previsto che lestrade diventassero scivolose,nevicava già da ore, ma non erastato sparso il sale. Di sale, delresto, ce n'era a sufficienza,passammo accanto a miniere dipotassa e sotto una lunghissimafunicolare a cui erano appesenavicelle per il trasporto dei saliestratti. Dovevo fare causa allaRepubblica Democratica Tedesca,disse Rohr, lui e il proprietario delcancello avrebbero testimoniato.

Dopo una lunga attesa, dovuta allosbarramento intorno alla carcassadi un'auto occidentale, bruciata,completamente distrutta per unincidente dovuto alla scivolosità,penetrammo nella ex zona vietata,divenuta nuovamente accessibiledue settimane prima. Rohr, cheabitava a dieci chilometri da lì, nonc'era mai stato.

Mi disse che aveva tempo, chepotevo visitare tranquillamente tuttoquel che volevo a Geisa, e che lui

mi avrebbe poi riportato adEisenach, dove lavorava al turnoserale nella fabbrica d'automobili«Wartburg».

Henning abitava in una casa il cuiesterno appariva in rovina, mentrel'interno era splendido: porte su cuierano dipinti dei fiori, pavimenti,pareti, soffitti di legno. La casa sitrovava dietro una grande officina,nuova: la sua falegnameria,proprietà privata. Tre lavoranti e unapprendista.

Rohr provò a chiamare la fabbricaper avvertire che sarebbe arrivatoun po' in ritardo, ma non ci riuscì.Non ebbe la linea per Eisenach.

Mentre la signora Henning ricevevaospiti della Repubblica Federale -gente che non conosceva, ma che lafiglia dodicenne aveva incontratoper strada e invitato - AlexanderHenning, Rohr e io ci avviammoverso il museo percorrendo unaviuzza angusta e scivolosa chepassava accanto a una cappella e a

un cimitero dove, su alcune lapidi,era inciso il nome Kircher:Karolina Kircher 1879-1961, AnnaKircher 1908-1984. Anche la tombadi Moller si trova là, sotto una dellepoche croci: per lo più ci sonodritte lapidi di marmo. Al contrariodelle case, le tombe sono bencurate; alle dimore dei morti sipresta più attenzione che a quelledei vivi.

Il cimitero si stende presso unacollinetta su cui si erge il

monumento a suo tempo innalzatoda Moller.

«Veniamo ora al monumento. Citengo a sottolineare l'aiuto che,nella mia difficile impresa, mihanno fornito i cittadini di Geisa e imiei amici, gli "Amici della naturae della patria".

Il monumento, dunque. Deve sapereche quanto più approfondivo la miaconoscenza della storia di Kircher,tanto più mi chiedevo: un uomofamoso in tutta Europa,

un'università concentrata in una solapersona... come mai non è statoancora eretto un monumento a unuomo simile? In base ai mieirapporti epistolari e ai libri cheavevo letto dovetti giungere allaconclusione che un monumento aKircher non esisteva ancora. Misono dunque messo all'opera. Horicominciato a riflettere - primaviene la riflessione, poi l'azione, inquesto ho seguito Kircher -, e dopoaver riflettuto ho agito: di nuovo horiempito d'entusiasmo una schiera

di giovani e, anche, gli abitantidella mia città natale, chedimostrarono un grande interessealla mia proposta di erigere unmonumento. Ho percorso la stradache Kircher, da bambino, deve averpercorso tutti i giorni, dalla casadei suoi genitori alla cappella diSan Gangol-fo sul Gangolfsberg. Miricordo di aver giocato suquell'altura, da bambino, d'esserciandato a correre qua e là. Mi sonomesso nei panni di Kircher e misono detto: questo è un posto dove

deve essersi fermato, e qui devifargli fare il monumento. Così hofatto. All'inizio del 1954. Ilmateriale, rame, è stato pagato daprivati».

Mi mostrò una foto della targa chesi trova dove un tempo c'era la casanatale di Kircher: «In questo luogosorgeva la casa dove l'eminentescienziato Athanasius Kircher videla luce il 2 maggio 1602. Celebre inpatria e all'estero».

«E stato un caso», disse Mòller,

«l'ho apposta lo stesso giorno in cuisovietici e americani hanno firmatol'accordo sul progetto comune didesalinizzazione dell'acqua marina.È un problema attuale, importante,cui Kircher ha lavorato».

È stato un caso.

Qualcuno bussò alla porta dellastanza. Mòller gridò «avanti!» comese la stanza fosse la sua, ma lì,naturalmente, tutto apparteneva atutti. La padrona mi si parò dinanzi:«Non è andato a dichiarare il suo

arrivo alla polizia?», mi domandòsevera.

Trasalii e osservai che avevascritto il mio nome sul suo registro.Ma lei mi urlò: «Ogni visitatoredella RDT deve presentarsiimmediatamente, al suo arrivo, allapolizia!» Si voltò e uscì dallastanza.

La casa natale di Kircher non esistepiù. Da un documento risulta che,nel 1735, veniva ancora mostrata aivisitatori interessati. Si trovava

accanto al municipio di Geisa edera chiamata Kircherhaus. Erapiccola, ma dotata di un numeroeccezionale di finestre. Kircheraveva l'abitudine di scherzaredicendo di venire ex domo illustri.Durchlaucht.

L'albergo di Moller, invece, esisteancora. Però è chiuso. Ancheadesso che sarebbe possibile:niente ospiti.

Il numero di invitati tedesco-occidentali a casa di Henning s'è

accresciuto di altri due. Come sefosse un giorno di festa, la mogliedi Henning ha generosamenteapparecchiato per il caffè, conmolti tipi diversi di dolci e panespeciale. Senza mettersi a parlaresottovoce, la conversazione sisposta sulla politica, sugli agentidel servizio segreto che hannoancora le loro armi, ricevono unsalario principesco pur essendostati sospesi dal loro ufficio, e benpresto, probabilmente, torneranno aoccupare le loro posizioni di potere

in un nuovo servizio segreto, con unaltro nome. E sulla grande centraledi spionaggio telefonico qui inTuringia, ancora in costruzione.

Gli agenti della Stasi non verrannoprocessati? «No, c'è troppaclemenza qui da noi. Non eranosoldati, erano volontari». Nonerano costretti a fare quel lavoro,come Henning, che da soldato, nel'68, aveva fatto parte delle trupped'invasione in Cecoslovacchiacredendo che si trattasse di

semplici manovre. Allarme al caderdella notte.

La strada del ritorno correva, perun tratto, molto vicino al confinecon la Repubblica Federale, ormainiente più che una cancellata.Domandai a Rohr se conoscessequalcuno che era fuggito o avevatentato di fuggire. Mi rispose di no.Più tardi, a casa sua, sua moglie miraccontò che l'unico fratello di Rohrancora in vita aveva passato ottoanni in prigione per un tentativo di

fuga. Perché non me l'aveva detto?Il sospetto era divenuto in luiun'ostinata abitudine? Era unaconseguenza del ge-fùhrtesMisstrauen, della diffidenzaguidata che i nuovi politici dellaRDT mettevano ora alla berlina?

Mentre costeggiavamo il confine,Rohr cominciò a parlare della suaconversione. Già durante l'andataaveva fatto qualche allusione, maora diede fiato a tutte le sue trombe.Era seguace di un predicatore di

Krefeld che, a sua volta, eraseguace di un predicatoreamericano. A casa mi avrebbe datoun libro, lo stesso libro che avevacambiato la sua vita subito dopo lamorte del suo fratellino diquattordici anni. Conteneva unattacco al potere della chiesacattolica, al papa. Smascherava lemacchinazioni della chiesa e,soprattutto, il complotto dei gesuiti.Rohr mi raccontò che il predicatoredi Krefeld, mentre si trovava inAfrica, era stato avvertito che il

Papa aveva dato ordine diucciderlo.

Complotti dappertutto, non si puòmai essere diffidenti a sufficienza.

«Il simbolo della CEE, quel cerchioazzurro con le stelle d'oro, è unsimbolo mariano, è l'aureolaintorno al capo di Maria sul suomanto azzurro cielo».

Tutto si lega a tutto.

«Il suo incidente non è stato affatto

casuale. Niente accade per caso.Quell'incidente l'ha avuto per poterincontrare me. Perché io potessidarle quel libro».

Rohr inserì una cassetta nelregistratore sotto il cruscotto. Lavoce del predicatore. Non riuscivoa tener fissa la mia attenzione, edissi che non capivo abbastanza. «Ilmio tedesco...» Spensel'apparecchio e si mise a raccontaredi salvataggi miracolosi. Per trevolte Dio l'aveva salvato dalla

morte. Era sfuggito a uno scontrofrontale perché Iddio gli avevastretto la spalla destra. Quand'eramilitare si era addormentato alvolante, ma all'improvviso Dio gliaveva aperto gli occhi: si trovavasul bordo di un burrone. La terzavolta si era trattato di alberi controcui non era andato a sbattere. Riferìsalvataggi ancora più straordinariche erano accaduti a dei compagnidi fede. Persone avvertite in sognodi una disgrazia incombente. E diquando Iddio aveva fatto perdere al

predicatore di Krefeld un aereo chesarebbe poi precipitato. Niente èsenza significato.

Fu preso dall'entusiasmo,gesticolava, non teneva più ilvolante tranne che sulle curvescivolose.

«Dio m'ha dato prova evidentedella Sua grande misericordiadegnandosi per tre volte distrapparmi a una morte certa»,scrive Kircher nella suaautobiografia.

La prima volta andò così: in unacalda giornata d'estate stavanuotando con i suoi amichetti in unfiume, non lontano da un mulino,dove l'acqua si precipitavaviolentemente da una diga giù suuna grande ruota, scorrendo in uncanaletto. Spavaldo, come tutti iragazzi, si portò troppo vicino alladiga e venne trascinato verso leruote mortali. Temendo che il suocorpo venisse maciullato, chiamò inaiuto con quanta devozione gli erapossibile in faccia alla morte, Gesù

e Maria e, «grazie alla specialeprotezione del Signore e dellaMadre del Signore», passò illesosotto le pale della ruota e spuntòfuori dall'acqua, sano e salvo,dall'altra parte, mentre i suoi amicigià lo davano per morto, in quantonel canaletto e sotto la ruota c'eracosì poco spazio che il suo corponon avrebbe mai potuto passarcisenza che tutte le membra venisserostritolate. Tutti contenti, i suoiamici dovettero riconoscere che siera trattato di un miracolo. E lui,

memore della grazia ricevuta, seguìcon zelo ancora maggiore lepratiche religiose, lodando Iddioche l'aveva salvato da un pericolotanto grande.

Il secondo salvataggio miracolososi verificò a Pentecoste, il giorno incui, per un uso antico, tutti icittadini si riunivano e cavalcavanoin processione ai confini dei lorocampi, dove un prete che li avevaaccompagnati a cavallo benedicevai frutti della terra per proteggerli

dalla grandine e dalla tempesta«inviate da Satana»; poi, ipartecipanti a questa processione acavallo si raccoglievano su unpiccolo terreno e facevano una garaa premi. Il piccolo Athanasius s'eratrovato un posticino per assisterealla gara. Quando la corsa ebbeinizio, la folla cominciò a spingereper vedere meglio. Kircher,essendo ancora così piccolo, avevail permesso di stare in prima fila,ma la calca lo sospinse dentro lapista proprio mentre stavano

arrivando i cavalli al galoppo. Luiinvocò il Signore e la Madre delSignore, e premette il volto controil suolo, rimanendo cosìrannicchiato a terra finché tutto ilgruppo dei cavalieri lo ebbefragorosamente oltrepassato. Lafolla aveva tentato inutilmente difermare con alte grida i cavalli inarrivo. Siccome era a terra, avvoltonella polvere come in una nuvola, sipensò che fosse stato ucciso daglizoccoli, ma quando i cavalli siallontanarono lui si alzò,

semplicemente, «grazie allaspeciale protezione del Signore»;tutti i presenti ritennero che si fosseverificato un miracolo, e molti loandarono in seguito a cercare perdomandargli che cosa avesse fatto ecom'era accaduto che ne fosseuscito illeso. Ed egli rispose che «ilpotere di Colui che aveva salvatoGiona dal ventre di una balena, eTobia dall'essere divorato da unpesce, e Daniele dai leoni, non eradiminuito, e aveva protetto anchelui dagli zoccoli dei cavalli...»

Sentilo un po', il piccoloAthanasius!

il pericolo corso allora fu tantogrande che anche in seguito nonpoteva fare a meno di rabbrividirea ripensarci. «In eterno sia lodato ilSignore, e con Lui la Madre delSignore!»

Il terzo salvataggio ebbe luogocome segue. In una città a due giornida Fulda, probabilmente adAschaffenburg, si doveva mettere inscena uno spettacolo, ed essendo lui

curioso di vederlo, vi si recò incompagnia di alcuni amici.Terminata la rappresentazione,decise di fare ritorno da solo, inquanto i suoi amici intendevanofermarsi ancora qualche giorno.Doveva però attraversare un bosco,malfamato per le sue bande dibriganti e per gli animali feroci, ein quel bosco si perse, andando afinire in un roveto. Si fece notte, el'oscurità gli tolse quasi ognisperanza di uscirne. Cercò rifugionella bontà del Signore, si

arrampicò su un alto albero permettersi al sicuro dalle fiere e lìpassò in preghiera la notte. Allospuntare del giorno lasciò il suonascondiglio e cercò nuovamente,invano, la strada provandoinnumerevoli, tortuosi sentieri. Sirendeva però conto che quanto piùcamminava tanto meno sapeva dovestesse andando. Strematodall'angoscia, dalla fame e dallascie, non riusciva quasi più adandare avanti. Dopo aver fatto deivoti al Signore, però, riuscì a

proseguire il cammino e, dopo noveore trascorse vagando nel bosco,arrivò a un grande prato cheproprio allora veniva falciato.Domandò ai falciatori dove sitrovasse e, quando gli dissero chesi trovava a due giorni di camminodal luogo dove si era recato,promise loro una ricca ricompensase l'avessero condotto alla sua città.Lo misero a cavallo «e riportaronocosì il figliol prodigo ai suoigenitori, dai quali ricevettero laricompensa promessa».

Sono questi i primi miracoli cheKircher descrive nella sua Vita. Piùavanti sarebbe stato ancora salvatoin innumerevoli manieremeravigliose, e guidato dalla manodi Dio.

Kircher, quest'uomodall'espressione sospettosa, era inbuona fede? Credeva nei miracoli?In seguito, in ogni caso, se lisarebbe fabbricati da solo, consistemi di specchi, meccanismi,lanterne magiche e apparecchi

ricavati da questi. Produssefenomeni luminosi nel firmamentoper ispirare agli uomini il timor diDio. Per Cristina di Svezia,convertitasi al cattolicesimo, feceresuscitare una piantina seccata.Rinascita e immortalità, già il suonome ne era una predizione. Fu ungrande illusionista. Era capaced'ingannare la gente facendo usodelle apparenze. Niente era ciò chesembrava essere.

Non si ritraeva dinanzi alla volgare

truffa.

Fu per questo che la chiesa nonvolle beatificarlo? O il segreto ènascosto nella sua corrispondenzacensurata, negli oscuri locali dellaBiblioteca Gregoriana?

Quando ritenni che Mòller avessedetto tutto quel che voleva dire, feciper alzarmi per andare apresentarmi alla polizia, ma ilvecchio mi fece ancora ascoltareuna cassetta in cui sua cuginasuonava al pianoforte alcuni brani

della Phonurgia di Kircher.

«Milleseicentosettantatré,esattamente cent'anni fa. Me l'haspedita un tal signor Philip Muller,dell'università dell'Alabama, che hatrascritto la musica».

Una tarantella. Musica comeantidoto al morso della tarantola.Una musica singolare, che parevaarcaica e moderna al tempo stesso,la qualità del nastro era peròpessima e, visto che la cugina stavaa Bad Salzungen, domandai se non

fosse possibile che lei la suonassedi nuovo a un pianoforte qualsiasi,per me, in modo che la potessiregistrare. Se non era possibilefilmare il museo di Geisa, sareialmeno tornato a casa con delleinteressanti registrazioni.

Andammo in cerca del piano e dellacugina, e il piano lo trovammo in uncaffè. Mentre andavo a presentarmialla polizia, Moller sarebbe andatoa prendere sua cugina. Avevointenzione, alla polizia, di fare

ancora un tentativo per avere ilpermesso di entrare nella zonavietata. In fin dei conti era quel chemi era stato consigliato di fareall'ambasciata.

Al commissariato il passaporto mivenne ritirato da una signora che midisse di attendere. «Moment mal».Dovetti aspettare tre ore, e quandotornai in albergo la padrona era inpreda al panico. I poliziottiavevano perquisito la mia stanza,avevano trovato la macchina

fotografica, il proiettore, ilregistratore di Mòller e avevanofatto un sacco di domande sul mioconto. Le cose che appartenevano ame le avevo in auto; evidentementela polizia non aveva pensato chepotessi avere un'automobile pienadi attrezzatura. Mòller era tornatoall'albergo con la cugina, avevaspiegato che la macchinafotografica, il proiettore e ilregistratore erano suoi e se n'eraimmediatamente fuggito con lacugina nella sua zona vietata, dove

non potevo raggiungerlo.

Un'ora dopo, la padronadell'albergo bussava alla mia portaper dirmi per favore di non portareoltre confine la registrazione cheavevo fatto con Moller. Diconsegnarla a lei. L'aveva chiestoMòller stesso.

«Cosa può esserci di male in quellacassetta?», domandai. «È proibitoportarsi a casa la registrazione diun'innocente intervista su un eruditodel diciassettesimo secolo?»

«Non sappiamo se è permesso.Quel che non è espressamentepermesso, è meglio non farlo».

L'ho sentito dire tante volte,all'epoca in cui la Germania interaera come la RDT: in Olanda èpermesso tutto quel che non èproibito, in Germania è proibitotutto quel che non è permesso, e inFrancia è permesso tutto quel che èproibito. Ora però è tutto diverso.

Non volevo rinunciare alla cassettaa nessun costo. Se l'avessi fatto, il

mio viaggio sarebbe stato del tuttoinutile. Dissi che me ne assumevola responsabilità, e l'albergatrice sene andò via in silenzio,strascicando i piedi.

Temevo però che avvertisse lapolizia, così la seguii e le dissi chela cassetta ce l'avevo in auto, sullapiazza davanti al commissariato, eche l'avrei consegnata prima dipartire. Poi andai ad Eisenach acomprarmi un'altra cassetta. Perimbrogliarli.

Ma la diffidenza si mise all'opera.Mi pareva di essere tenutod'occhio. Di essere seguito.

La sera, mentre, dopo avermangiato, me ne stavo in una stanzaa guardare, unico spettatore, latelevisione - teste che parlavanosopra larghi vestiti grigi -, la severaalbergatrice mi annunciò la visita didue signori.

Due signori in impermeabile.Ricordo ancora i loro nomi, HelmutWagner e Bernfried Sauerbier.

Dissero di essere amici di Mòller edi nutrire un grande interesse perKircher. Io raccontai qualcosa, conprudenza, a proposito della musicadi Kircher che Mòller mi avevafatto ascoltare. Promisero di farmiuna cassetta, e anche di riprendereGeisa per me in Super-8, tutto quelche volevo.

Due signori in impermeabile. Erosul chi va là.

Il latore di questo messaggio è unladro e un assassino. Tutta quella

diffidenza, quel sospettarecomplotti, aveva un effettocontagioso.

Non ho più avuto loro notizie. Midiedero il loro indirizzo, ho scrittodiverse volte, senza mai avererisposta.

Anche a Mòller ho scritto parecchievolte, inutilmente. Finché, nel 1979,ho ricevuto quel biglietto listato alutto.

Ad Eisenach, dopo la precipitosa

partenza di Mòller, comprai unacassetta con il concerto perclarinetto e la sinfonia «Jupiter» diMozart. Ho svitato la cassetta diMozart e la mia, quella conl'intervista, poi ho scambiato inastri e ho consegnalo la musicaalla padrona dell'albergo.

Sano e salvo, allora, sono tornato acasa.

Rohr, quello che prendevano per ilmio audsta, aveva fatto molto perme, e non voleva nulla in cambio.

«Sa, se non fossi cristiano non avreipotuto aiutarla in questo modo. Sedavvero vuole fare qualcosa perme, faccia un'offerta a NostroSignore».

Io però provavo un gran bisogno diricambiare concretamente. Perquesto, al termine del nostroViaggio Estatico, quando fummofelicemente arrivati ad Eisenach, gliraccontai il mio sogno: un piccologesto per contraccambiare.

«Ho sognato qualcosa per lei,

stanotte». Gli raccontai che nel miosogno avevo provato inutilmente,proprio come lui, a telefonare almio datore di lavoro per avvertireche sarei arrivato in ritardo. Nienteaccade per caso, nemmeno il miosogno. Niente è casuale, nemmenoil Christliches Hospiz, nemmeno lapresenza della benefattrice tedesco-occidentale. Tutto è scritto, ocalcolato. Tutto è racchiuso in tutto.

Ma quasi nulla è quel che è.

Rohr mi ha dato il libro del

predicatore di Krefeld, e anche iltrattato di un altro Saggiod'Occidente. Un americano.All'inizio c'è una sua foto, sopra latesta si vede una macchia bianca,oblunga, una «luce misteriosa»,secondo loro. Il negativo era statospedito a un laboratorio dell'FBIper essere esaminato. Il rapportodiceva: «Sono convinto che ilnegativo non sia stato manipolato, eche non si possa nemmeno trattaredi doppia esposizione». Io peròsono diffidente, anche se non lo

dico a Rohr. In un modo o nell'altro,la pellicola ha preso luce, sonocose che capitano; magari lamacchina è stata aperta per unattimo prima che la pellicolavenisse riavvolta, o forse ilcaricatore non proteggeva asufficienza dalla luce. Diffusionedella fede per mezzo della truffa:non sarebbe la prima volta, enemmeno l'ultima. Chi se l'aspetta èancor peggio di chi la fa. D'ora inpoi andrò sempre a vedere cosa c'èdietro. Proprio come Kircher.

MIRACOLI

Ci sono voluti anni prima chepotessi avere tra le manil'autobiografia di Kircher, che puredoveva esistere, a quanto diceva ilcatalogo del British Museum. LaBiblioteca universitaria nonpossedeva il libro, e mi venne datoda compilare un piccolo modulogiallastro su cui erano stampate leparole Richieste da Fuori. C'eraanche un banco con la scrittaRICHIESTE DA FUORI. Lì, all'epoca,

si doveva consegnare il modulo cheavrebbe poi fatto il giro di tutte leprincipali biblioteche olandesi, edeventualmente anche di un certonumero di biblioteche estere.

Dopo un sei mesi, dato che alloraabitavo lontano, telefonai perchiedere se il libro fosse statotrovato da qualche parte. Feri ilnumero indicato sulla mia copia delmodulo. Si sparse il panico nellabiblioteca. Avevo chiamato ilnumero interno d'emergenza. Dopo

che il guardiano si fu ripreso dallospavento, mi diede quello chesecondo lui era il numero chedovevo fare per avere notizia dellamia Richiesta da Fuori.

Mi rispose una centralinista che,alla mia richiesta di esserecollegato con l'ufficio Richieste daFuori, mi mise rapidamente incontatto con un certo Pronto a cuichiesi se mi poteva dire a che puntofosse la ricerca dell'autobiografiadi Kircher.

«Quando ha fatto richiesta dellibro?».

«Circa sei mesi fa».

«Allora non l'abbiamo più qui. Ilibri li teniamo qui una settimana.Dovrà rifare la richiesta».

«Ma io non ho mai ricevuto nessunavviso che il libro fosse arrivato».

«Arrivato? Doveva arrivare daldeposito?».

«Ma non è l'ufficio Richieste dafuori?».

«No, glielo passo».

«Prestiti».

«Siete informati sui prestiti dafuori?».

«Un attimo». Voce a lato: «Ci sonodei libri per Dafuori?».

Dopo un breve silenzio: «No signorDafuori, per lei non c'è niente».

«Non sono il signor Dafuori.Volevo informazioni su un libro dicui ho fatto richiesta e che dovevavenire da fuori».

«Dafuori chi?».

«Non da un Dafuori... da un'altraparte. Richieste da un'altra parte».

Piano piano cominciai a rendermiconto che i miei tentativi perimpadronirmi di qualcosa cheapparteneva all'Aldilà erano vani.

«Da dove, dice?».

E così via.

Qualche tempo dopo ricevettidall'Ufficio prestiti un'allegraletterina con cui, a timbri neri,rossi, verdi, azzurri e viola, mi sicomunicava NON PRESENTEBIBL.POL.TWENTE; NON PRESENTEBIBL.POL.DELFT; NON PRESENTEB.U.UTRECHT; NON PRESENTEBIBL.REALE; NON PRESENTEB.U.NIMEGA; NON PRESENTEBIBL.LI-BERA UNIVERSITÀ; NON

PRESENTE B.U.GRONINGA; NONPRESENTE

FAC.TEOL.AMSTERDAM; NONPRESENTE BIBL.VREDESPALEIS; NONPRESENTE UN.CATT.TILBURG; NONPRESENTE B.U.LEIDA.

Una letterina del genere,naturalmente, non se ne va in giroper le biblioteche straniere. Sevolevo che si cercasse ancheall'estero, dovevo inoltrare unanuova richiesta.

Nel 1988 ricevetti un modulo da cuirisultava che il libro era «nonpresente» in una quantità dibiblioteche tedesche, la Hes-sischeLandesbibliothek di Fulda nepossedeva però una copia che,naturalmente, non poteva esseredata in prestito, ma di cui erapossibile ottenere «fotocopie apagamento». E, in effetti, iocustodisco ora una copia del librodi Kircher

VITA

Admodum Reverendi P. ATHANASII

KIRCHERI SOCIET. Jesu VIRI totoorbe celebratissimi

ovvero RACCONTO DELLA VITA delReverendissimo PADRE

ATHANASIUS KIRCHER, DELLASOCIETÀ DI GESÙ, Un UOMO che intutto il mondo ha raggiunto grandefama. Pubblicata postuma. Da lui,dal corso della sua vita mi lascioguidare. Eventualmente ingannare.Non sono il primo.

La fotocopia è il facsimile di un

libretto che contiene anche unaraccolta di lettere di Kircher,pubblicato dal suo amicoHieronymus AmbrosiusLangenmantel nel 1684.

Esistono rielaborazioni tedeschedell'autobiografia di Kircher, tra lealtre P. Athanasius Kircher. EinLebensbild, scritta da KarlBrischar, Sacerdote della Societàdi Gesù. Del 1877. Stranamente,questo Brischar non indica comefonte la Vita di Kircher, ma una

«breve biografia» di Kircher scrittadal professor A.Buhlau e contenutain una miscellanea pubblicata nel1874 in occasione del terzocentenario del ginnasio cattolico diHei-ligenstadt, dove un tempoaveva insegnato Kircher. Unlibretto ormai introvabile, maevidentemente questo Buhlau avevaripreso pari pari ampi passaggidell'autobiografia, e Brischar, a suavolta, ha copiato alla lettera interefrasi da Buhlau.

Kircher ha scritto la suaautobiografia con la morte davantiagli occhi. Con lo sguardo rivoltoalla beatificazione. Sua intenzione èdi apparire in primo luogo devoto,e solo subordinatamente erudito.

Sottolinea che la sua erudizione,accompagnata alla devozione, nonl'ha ereditata da un estraneo, ma dasuo padre. Johann Kircher era unuomo istruito, non solo era dottorein filosofia, ma aveva anchestudiato la scolastica, e prima di

sposarsi, in virtù della sua vastacompetenza teologica e delle suedoti di pedagogo, era stato assuntocome insegnante laico al conventobenedettino di Seligenstadt. Quandola fama della sua erudizione giunsealle orecchie del principe-vescovodi Fulda, questi lo prese al proprioservizio, in un primo momentocome consigliere. Quindi JohannKircher venne nominato balivo diHaselstein, perché il principevoleva avere qualcuno, in quelluogo tanto vicino ai protestanti,

che instancabilmente controbattessecon la parola e con gli scritti i loroeretici argomenti.

Athanasius, «uscito dall'infanzia»,come dice lui - vale a dire intornoai dieci anni - venne istruito dalpadre nelle diverse discipline,dapprima nella musica, che alloraveniva ancora considerata unascienza, poi nei fondamenti dellatino. Rendendosi conto che il suotalento era superiore al normale, ilpadre prese a impartirgli anche

lezioni di geografia. Poco più tardilo mandò al collegio gesuitico diFulda, dove gli vennero insegnate lagrammatica latina e quella greca.Un rabbino gli diede lezioni diebraico. «E per il resto della miavita ne ho tratto gran vantaggio»,scrive Athanasius.

Padre Brischar, nella sua brevebiografìa di Kircher, riporta ogniparticolare, credibile o incredibileche sia, fondandosi sull'autorità delprofessore di Heiligenstadt. Non fa

però parola del rabbino.

Quando Kircher descrive il periodotrascorso alla scuola elementare, aFulda, questo appare giàcontrassegnato da una grandedevozione:

«Lo zelo impiegato nello studio enell'acquisizione della scienza èsenza frutto e non può compiacere ilSignore se non si accompagna aun'autentica devozione eall'educazione dello spirito. Nonposso quindi che nutrire la più

profonda ammirazione per lasollecitudine di mio padre che,guidato da Dio, mi ha dato talimaestri e tali compagni che questedue cose poterono realizzarsiinsieme».

Padre Johannes Altink, S.J., suoinsegnante nelle prime classi, avevagrande esperienza nel diffìcilecompito di iniziare la gioventù nonsolo alla conoscenza, ma anche allafede e al timor di Dio. Fu lui apreoccuparsi che il giovane

Athanasius dimostrasse altrettantacostanza nelle pratiche religioseche nell'apprendimento. Altink nonlasciava passare settimana senzaricordargli di purificarsi lacoscienza con la confessione, e lospingeva a ricevere l'eucarestiatanto spesso quanto le regole loconsentivano. Fece inoltre di tuttoperché Kircher non venisse incontatto con dei cattivicondiscepoli. Poteva dunquefrequentare solo compagni chedimostrassero talento e zelo

notevoli quanto i suoi e sidistinguessero per un altrettantogrande timor di Dio. Di tanto intanto, padre Altink li convocavauno per uno e li incitava a evitare ilvizio, a onorare la Madre di Dio, aconsacrarsi alla virtù e a prendereesempio dalle vite dei santi. Eratanto abile a influenzare i ragazzi inquesti colloqui a quattr'occhi, cheloro poi non desideravano altro cheservire Dio:

«Tanto ardente era il nostro

proposito che io non posso quipassare sotto silenzio come NostroSignore mi abbia rivelato lagrandezza della Sua Provvidenzavolendo che io dedicassi concostanza e con zelo il mio tempoallo studio e alle pratiche religiose,sprezzando tutte quelle cose a cui,in genere, i giovani attribuisconovalore».

Un buon inizio per la vita di unsanto.

Quando però racconta di come fu

miracolosamente salvato per trevolte da grandi pericoli, dimostrad'essere stato uno scavezzacollo.Forse voleva mettere alla proval'immortalità che il suo nome dibattesimo, Athanasius, gliprediceva.

Giunti a questo punto mi domandose non sia normale che un ragazzoun po' sventato sfugga un paio divolte alla morte per un pelo. Percaso o, se Dio vuole, grazie allaProvvidenza. Ma, se ho interpretato

bene le parole del mio salvatorenella RDT, per un credente sono lastessa cosa.

Ognuno, probabilmente, è in gradodi raccontare qualche incidente delgenere. Perfino io, che non hograndi esperienze di questo tipo,posso ripescare qualcosa dal miopassato. Sono una persona moltoprudente, del resto. E tuttavia, unavolta, un automobilista ha dovutofrenare di colpo per non investirmi.«Un miracolo che non si sia

ammazzato», dissero ai mieigenitori quelli che avevano visto lascena. Un miracolo. Un'altra voltasono sprofondato nel ghiaccio, e unragazzo del vicinato lia dovutosalvarmi facendo uso di una scala.Da dove veniva quella scala? Citrovavamo a una notevole distanzadalla casa più vicina. Un miracolo,dunque.

E nella ex Repubblica DemocraticaTedesca sono slittato con la miaauto e poi, quasi, sono stato

convertito. Più o meno quel checapitò a Paolo quando cadde dacavallo. È stato un caso? SecondoRohr, l'uomo che mi ha salvato, si ètrattato di un miracolo.

Il ragazzo della scala, d'altronde, dimiracoli ne ha visti molti altri,perché lui sì che era unoscavezzacollo. E uno di questi fu unmiracolo di ben altre dimensioni. Ionon ero presente.

Fu durante la guerra. Gli aereiinglesi atttaccarono il nostro

villaggio, dove il generaleChristiansen s'era installato con ilcomando dell'aviazione. Il ragazzosi trovava nella brughiera con unsuo amico; si immerse pregando inun canaletto, mentre l'altro loprendeva in giro per il bagnoimprevisto. L'amico non èsopravvissuto. E' possibile che siastata tutta una fantasia del miovicino? Oppure è intervenuto Dio inpersona? La mano del Signore,così si intitolava il libro con ventiimpressionanti storie di salvataggi

miracolosi che mio padre avevaconservato dai suoi anni dicollegio.

Non c'è da meravigliarsi se hoproseguito con grande eccitazionela lettura della Vita di Kircher.

Dopo aver testimoniato la propriagratitudine al Signore, Athanasiusracconta di aver desideratoardentemente, dopo tutto questo, diessere ammesso nell'ordine deigesuiti. Da quando, nella suainfinita misericordia, Iddio gli

aveva fatto tanto bene, egli nonaveva pensato ad altro che al mododi abbandonare il mondo e trovareil suo posto nella chiesa. Rifletté alungo su quale ordine religiosomeglio corrispondesse alla suanatura, e infine, «ispirato dalloSpirito Santo», scelse la Società diGesù in cui, con sua grande gioia,venne accolto dopo ripetutesuppliche e ferventi promesse.

La serie dei salvataggi miracolosicontinua dopo l'ingresso di Kircher

nell'ordine, all'età di quindici anni.Padre Brischar inizia il capitolodedicato a questo periodo conl'osservazione:

«Chi sente e pensa cristianamentenon avrà difficoltà a riconoscere inquesti accadimenti l'intervento diuna potenza superiore». Tanto perchiarire.

Kircher aveva appena ricevutol'autorizzazione del PadreProvinciale a entrare nell'ordine,quando «il buon Dio volle mettere

alla prova il suo servo fedele connuove difficoltà».

Nel gennaio 1617 - i fiumi eranotutti gelati - andò a divertirsi sulghiaccio insieme ad alcuni amici.Vanitoso qual era, volle dimostrarela sua abilità nel pattinare e sisforzò in ogni modo «spinto dagiovanile fatuità, di superare glialtri in agilità e velocità». Vollecosì fare una gara con i più bravitra i suoi amici; dopo una buonapartenza, però, non riuscì a

mantenere l'equilibrio e fece unabrutta caduta sul ghiaccio,procurandosi una «grave lesione»alla schiena. A ciò s'aggiunse «unapericolosa eruzione cutanea» sullegambe, dovuta al freddo soffertodurante le ore di studio notturno.Due malanni tanto più seri in quantouno solo di essi sarebbe bastato aimpedire il tanto desideratoaccoglimento nell'ordine. Perquesto motivo ritenne di doverosservare il più assoluto silenzio suentrambi. Il male alla schiena,

intanto, peggiorava di giorno ingiorno, mentre la pelle era semprepiù infiammata perché non facevauso di alcuna medicina. Non volevache qualcuno si accorgesse dellasua sofferenza, in quanto solo deiragazzi sani potevano diventaregesuiti.

«A fortificarmi c'era solo lasperanza, che mi giungeva come daun'ispirazione divina, che il buonDio, l'unico a conoscere le miepene, mi avrebbe a un certo

momento procurato il rimedio».

Lui aveva respinto ogni aiuto umanoe quindi, pensava Kircher, oral'amor di giustizia costringeva, percosì dire, Iddio a intervenire.Mentre era tutto pervaso di fiducianel Signore, giunse il momento diprepararsi al suo noviziato aPaderborn.

«Quanto soffersi durante il viaggio,lo sa soltanto Colui che scruta icuori degli uomini».

Kircher, tuttavia, superò la duraprova e il 2 ottobre 1618 giunse aPaderborn, dove venne ammesso alnoviziato dell'ordine dei gesuiti.Gli era però impossibile, ormai,continuare a nascondere i suoidolori: nel camminare, i piedi glifacevano un male terribile,costringendolo a barcollare, equando i suoi superiori se neaccorsero dovette mostrare qualefosse la causa delle sue sofferenze.

«Il chirurgo che mi visitò si

spaventò a quella vista e giudicò laferita incurabile, perché l'eccessivosforzo del viaggio aveva provocatouna cancrena».

Questo ci dice Kircher. Padre Seng,S.J., curatore tedescodell'autobiografia, ne fa «una speciedi cancrena».

Sia come sia, il modo in cui Diopunì la vanità giovanile di Kirchersul ghiaccio facendolo cadere devecostituire una lettura edificante:prima la vanità, poi la caduta.

Intanto continuò a tenere segreto ildolore alla schiena, se infattifossero stati scoperti due mali«incurabili», non ci sarebbe statasicuramente più alcuna possibilitàdi proseguire il noviziato. Visto chetutte le cure dei medici nonpervenivano a nulla, gli vennecomunicato che, se le medicine nonavessero prodotto un risultatopositivo nel giro di un mese,sarebbe stato allontanatodall'ordine dei gesuiti.

«Con mia grande afflizione nonc'era nulla da fare, e io potei solocercare rifugio nella Madre di Dio,l'unica che fosse in grado diguarirmi. Nel cuore della notte migettai a terra in pianto, dinanzi aun'immagine della Santa Vergineche si trovava nel coro della chiesa,e in tutte le possibili maniere, conuno struggimento che il lettore puòben immaginarsi e con il più grandeardore, invocai la grande Madre cuiè possibile guarire l'intero genereumano. Ed ecco! Immediatamente

sentii che la mia preghiera era stataascoltata. Colmo di un'inaudita,intima consolazione e senza nutrireil minimo dubbio di essere di nuovosano mi rialzai, tornai al mio letto ecaddi in un sonno profondo. Lamattina seguente, al risveglio, vidiche le mie gambe erano guarite, eanche il dolore alla schiena erascomparso. Esultante attesi l'arrivodel chirurgo, e quando infine questigiunse e mi denudò le gambe,trovando solo qualche squama atestimoniare la malattia di cui

avevo sofferto, gridò al miracolo. Isuperiori vennero chiamati,osservarono le mie gambe everificarono che erano sane, cosìcome aveva detto il chirurgo.Lodarono allora Iddio e la suaSantissima Madre, grazie allabenedizione e all'aiuto della quales'era verificata una guarigione tantomeravigliosa.

Tutto questo l'ho voluto scrivereper la gloria di Dio, e perrisvegliare e diffondere nel cuore

dei miei fratelli la venerazione perla Santa Vergine».

Prima la vanità, poi la caduta, e lacaduta conduce a un'an-cor piùintensa devozione: eccol'insegnamento che Kircher ha trattoda questa vicenda. Davanti agliocchi ci mette un incredibileesempio di modestia per mostrarciche scolaro intelligente fosse. Altermine del noviziato si dedicò allostudio della filosofia e della logica:

«Avendo io ricevuto tanto bene dal

Signore, non osavo dare a vederequanti progressi compissi, al fine dinon ridurre, con il compiacermi diuna vana gloria, il flusso di graziadivina (dopo la guarigione del miocorpo sentivo infatti che anche lemie capacità intellettuali s'eranoaccresciute). La mia scarsaloquacità e il fatto che non mettessiin mostra la mia intelligenzaindussero però i miei insegnanti e imiei condiscepoli a credere chefossi stupido, e non in grado distudiare la filosofia. Non mi veniva

nemmeno richiesto, com'eraconsuetudine, di difendere oconfutare delle tesi, e io me nerallegravo ed esultavo in cuor mioperché, per amore di Cristo, venivogiudicato uno stupido e unsempliciotto».

Padre Brischar lo paragona allanatura, anch'essa infatti tienenascosti i suoi doni più preziosi.«Così la perla si cela nellaconchiglia, l'oro nelle profonditàdella terra, e il nobile seme del

grano nel suolo».

Kircher aveva terminato l'anno dilogica, e aveva appena iniziato lostudio della fìsica, quando siscatenò una nuova tempesta che glioffrì ampie possibilità di esercitarsi«per amore di Cristo, nellapazienza e in altre virtù». Nel 1622l'«eretico» vescovo di Halberstadt,un nemico giurato della fedecattolica, si ribellò all'imperatore.Entrò con un grande esercito inVestfalia, mise a ferro e fuoco la

regione e, infine, assalì anchePaderborn facendo mostra diinaudita crudeltà. Questo principe,detto «il vescovo pazzo», s'eradichiarato implacabile nemico deigesuiti e s'era assegnato ilnomignolo di Gottes Freund, derPfaffen Feind: amico di Dio,nemico dei preti. Fu allora decisodi chiudere il collegio per evitare,nel caso la città fosse caduta, divenir tutti uccisi a sciabolate.

In questo modo il Vescovo Pazzo

procurò nuove avventureall'invulnerabile Kircher. Poiché ilnemico aveva incominciato astringere l'assedio intorno alla città,non fu possibile fornire a tutti delleprovviste, e i più presero la fugasenza portare con sé dei viveri,dirigendosi «là dove il caso e ladivina Provvidenza li avrebberoguidati». Kircher fa qui unadistinzione tra caso e Provvidenza.Strano, da parte sua.

Kircher si trovava in compagnia di

tre compagni di sventura. Erainverno e il clima era rigido, laneve si stendeva alta e i loro vestitinon erano adeguati. La paura deisoldati, che erano alle lorocalcagna, li spingeva però avanti e«metteva loro le ali ai piedi».Benché tutte le strade fosserocompletamente coperte dalla neve,volevano arrivare a Munster. Lastrada non si distingueva più, sipersero ed ebbero l'impressione ditrovarsi «in una delle regioni piùdesolate dell'India». Confidavano

però nella Santa Vergine, enutrivano la speranza che il Signorenon si sarebbe scordato di loro.Proseguirono così il loro camminotra boschi inospitali, sprofondandospesso nella neve fino al ginocchio.

Dopo due giorni una famespaventosa prese a tormentarli:«Imparai così che cosa sia la fame,e quali effetti abbia sugli uomini.Ah, che meraviglia sarebbe statoallora poter disporre di erbacce edi radici! Ma la neve alta e il suolo

gelato ci negavano tale gioia».

Fecero dei voti e, infine, uscironodal bosco, intirizziti, con leginocchia tremanti e i volticadaverici.

«Il grande e buon Dio, però, nonvolle sottoporci a una prova piùdura di quanto potessimosopportare»: giunsero in un luogoabitato e andarono a chiedereun'elemosina. Dopo molteinsistenze, Kircher ricevette unapagnotta di cattiva qualità. Era

«d'avena e semola, ma per le nostrebocche affamate aveva un gustocosì dolce che non ricordo di avermai mangiato in vita mia nulla dialtrettanto squisito». Rinvigoriti daquesta pagnotta camminarono pertutto il giorno, e verso sera giunseroin un luogo dove vollero scaldarsidavanti a un fuoco. Mentre erano lìa scaldarsi, arrivò un uomo e chiesese avessero visto passare dei padrigesuiti. All'udire «queste parolequasi celesti» si avvicinaronoimmediatamente all'uomo rivelando

di essere, in effetti, dei gesuiti.Quello allora disse di essere statoinviato dal suo signore per invitarlia cena. Rincuorati dal pastoinaspettato che, «grazie alla volontàdella Provvidenza», li attendeva dilì a poco, seguirono la loro guida.Vennero ricevuti con tutti gli onori.Dopo aver mangiato ringraziaronodi cuore Iddio e il loro generosoospite.

Il mattino successivo ripresero illoro cammino verso Munster, e

quella sera stessa arrivarono incittà, dove vennero accolti «conquell'amore con cui sempre l'ordinedei gesuiti accoglie i pellegrini e iviaggiatori esausti». Impiegaronootto giorni a recuperare le forzeperdute e vennero poi inviati aproseguire i loro studi a Colonia.

«Prima di proseguire la mia storia»,continua Kircher, «desidero peròraccontare di un'altra, evidentissimaprova della divina Provvidenza. IlSignore, infatti, si degnò

nuovamente, nella sua infinitamisericordia e su intercessionedella Sua Santa Madre, di sottrarmia un incombente pericolo di morte.Il lettore apprenderà così quantopossa la fiducia riposta in Dio enella Santa Vergine, e imparerà acercare in Lei rifugio nel momentodel bisogno».

Partiti da Munster per raggiungereColonia, giunsero dopo due giornidi viaggio a Dusseldorf, e videroche il Reno era ghiacciato. Era uso

dei contadini che abitavano lungo ilReno pagare qualcuno perchéprovasse ad attraversare il fiume,verificando così se il ghiaccio erasufficientemente solido da reggerepersone e armenti. Alcuni uomini,incaricati appunto dal magistrato diDusseldorf di trovare chi siprestasse a tale prova, videroKircher e i suoi compagni vestiti dipoveri abiti secolari, e sentironoche era loro desiderio attraversareil Reno il giorno stesso; supposeroquindi che si trattasse di vagabondi

o di disertori, la cui vita non avessegrande valore. Gli uomini delmagistrato convinsero i gesuiti atentare per primi, a proprio rischioe pericolo, la traversataconducendoli a un certo punto dellariva e affermando che era da lì chepartivano sempre tutti, «il che erauna sfacciata menzogna, ma nellanostra ingenuità noi nonsospettavamo alcun male, e ciinoltrammo quindi sul ghiaccio».Furono comunque abbastanzaprudenti da avanzare l'uno dietro

l'altro, a dieci piedi di distanza.Kircher, che era il primo, dovevanaturalmente cercare la strada, equando si trovò al centro del fiumevide a un tratto l'acqua del Renoscorrere libera davanti a lui.Spaventati, i suoi compagni siaffrettarono a fare ritorno alla riva,lui invece proseguì finché ilghiaccio lo resse, e quando infine sirisolse a tornare indietro e a seguirei suoi compagni, il ghiaccio siruppe all'improvviso intorno a lui, eil lastrone venne trasportato via

dalla corrente. La sua avventuraassomiglia a questo punto alla fugadi Eliza nella Capanna dello zioTom. «Dio l'ha scritto», dissel'autrice, Harriet Beecher Stowe,parlando del suo pio libro che, inAmerica, divenne il più popolaredopo la Bibbia. Kircher scrisse eglistesso la propria agiografia,preoccupandosi di inserire unnumero di miracoli sufficiente allasantificazione.

«In piedi su quella specie di isola

venivo trasportato dal fiume.Quando i miei compagni s'avviderodi quanto accadeva, siinginocchiarono sul ghiaccio esupplicarono ardentemente ilSignore perché mi salvasse, e laSanta Vergine perché intercedessein mio favore (era quello, perl'appunto, il giorno dellaCandelora, una festa che celebroancora con particolare solennità inricordo del mio straordinariosalvataggio)».

Dopo esser disceso per un certotempo sulla sua isola di ghiaccio,vide che, più avanti, il fiumetornava a chiudersi, e chegiganteschi blocchi di ghiaccios'erano accumulati a formare unamuraglia a picco sull'acqua. Anchela lastra su cui si trovava lui sifermò lì. Scalare l'enorme montagnadi lastroni accatastati apparivaimpossibile. Ma se voleva sfuggirealla morte doveva tentare. Duedifficoltà quasi insuperabili siopponevano all'impresa: in primo

luogo la levigatezza del ghiaccio,che non offriva punti d'appiglio néai piedi né alle mani; inoltre, tra ilastroni, si aprivano profondefenditure che giungevano fino allasuperficie. Se, scivolando, fossecaduto in una di queste crepe,avrebbe dovuto, umanamenteparlando, abbandonare ognisperanza di uscirne vivo. «Come misentissi al cospetto di quegliincombenti pericoli, lo sapeva soloIddio». Non si perse comunqued'animo, e la paura gli aguzzò

l'ingegno: passando su delle lastrepiù piccole raggiunse l'altro latodella muraglia e di lì, avanzando sughiaccio più solido, riuscì quasi araggiungere l'altra riva. Ma, a untratto, si trovò di nuovo dinanziall'acqua corrente.

Un po' a nuoto, un po' camminandonell'acqua arrivò a riva, siinginocchiò e ringraziò il Signore ela Madre del Signore «per taleevidente prova della divinaprotezione». Siccome però il suo

corpo era irrigidito dal freddo chequell'anno imperversava spietato, ele sue dita e le sue membra eranostate rese insensibili dal gelo,temette che il sangue gli sicoagulasse, e di perdere quindiconoscenza se si fosse fermato lìpiù a lungo. Aveva infatti sentitodire - e qui parla l'uomo di scienza- che questo poteva accadere se siera intirizziti dal freddo. Si riscossedunque dal torpore e si diressequanto più velocemente gli erapossibile alla città di Neuss, che si

trovava a tre ore di cammino.Quando, «grazie alla misericordiadivina», vi giunse, i suoi compagni- che avevano attraversato il fiumein un altro punto, più affidabile -avevano già annunciato al collegioche era morto annegato. Vennequindi accolto con la più grandegioia, e per tre giorni vennesottoposto a cure.

Era ormai tempo di lasciareintendere che non era tanto stupidocome tutti credevano. Ma la cosa

non andò per il verso giusto.

Quando risultò che la sua salute nonera stata compromessa, cosa che imedici avevano ritenutaimpossibile, riprese il suo viaggioverso Colonia, e da lì, allaconclusione degli studi filosofici,venne inviato dai suoi superiori aCoblenza, a studiare matematica elingue. Al contempo, sempre suordine dei superiori, dovetteassumere la cattedra di greco. Unacombinazione non inconsueta a quei

tempi e, nei collegi ecclesiastici,nemmeno più tardi. Per la primavolta ha allora a che fare concolleghi invidiosi:

«Era giunto il tempo di manifestareil talento fino ad allora tenutonascosto dentro di me, e questo nontanto a mio vantaggio quanto perconfermare la fama che l'ordines'era conquistato conl'insegnamento. Ma poiché tale fu lavolontà di Dio, le mie capacità, unavolta rivelate, diedero nuova

occasione d'inimicizia. Risultavainfatti incomprensibile che unapersona che fino a quel momentoaveva goduto di così scarsa stima, eche mai aveva dato l'impressione dipossedere una qualche attitudine,riuscisse ora a svolgere compiti chestentavano a svolgere espertiprofessori di lingue, di matematicae di filosofìa».

I suoi superiori lo mandaronodunque nel lontano collegio diHeiligenstadt, in Sassonia, a

insegnare i fondamenti dellagrammatica. Una degradazione. ACoblenza, Kircher aveva insegnatogreco, e aveva letto insieme ai suoiallievi Omero, Demostene e i poetiattici; ad Heiligenstadt dovevainculcare nei bambini i principidella grammatica latina.

Prima però dovette di nuovocorrere grandi pericoli, più o menoper propria colpa, visto che fu tantotestardo da non vestirsi in abitisecolari al momento di attraversare

una regione particolarmente ostileai gesuiti.

«Durante il viaggio mi capitò, tral'altro, un incidente che considero ilpiù grave e il più singolare.Essendo diretto ad

Heiligenstadt, e dovendo quindiraggiungere Fulda, mi trovavocostretto a passare per molti luoghipopolati da eretici. Mi venne alloraconsigliato di farmi prestare deivestiti, ma io risposi che preferivomorire con indosso l'abito

dell'Ordine piuttosto che andaretranquillo per la mia strada in vestisecolari».

Si mise in strada accompagnatosoltanto da un uomo che gli facevada guida. Quando, verso sera, traEisenach e Marksuhl, penetraronoin una valle sinistra e buia, che peril suo aspetto terrificante erachiamata «la valle dell'inferno», sitrovarono a un tratto circondati dacavalieri «eretici» che avevano illoro accampamento nel bosco lì

vicino. Dall'abito riconobberoKircher come gesuita, lospogliarono lasciandolo in camicia,gli tolsero scritti, provviste evestiti, lo colpirono con pugni efrustate, e si prepararono aimpiccarlo. Due cavalieri lolegarono ai loro cavalli, la manodestra all'uno, la sinistra all'altro, elo trascinarono poi verso un alberodestinato alla sua esecuzione.

«Allorché vidi che quegli uominiselvaggi, ribollenti d'implacabile

odio nei confronti dei gesuiti,facevano sul serio e avevanodavvero intenzione di mettermi amorte, mi feci animo, miinginocchiai, alzai gli occhi al cieloe mi affidai con ardore, tra lelacrime, al Signore e alla Madredel Signore, ringraziando Iddio chemi aveva ritenuto degno di offrire lamia vita per il Suo santissimoNome. Mentre versavo un fiume dilacrime, mi sentii pervadere dallaconsolazione come mai prima miera accaduto in vita mia. Non

provavo nemmeno più paura, ed eropronto a sacrificare al Signore lamia vita e il mio sangue».

La situazione era questa quando unodei soldati, vedendolo piangere,provò pietà e cominciò a prenderele sue difese: «Camerati, che cosastiamo facendo? Perché lordarci lemani con il sangue di un innocente?Se i gesuiti fanno del male, questoinnocente deve soffrire per le colpedi tutti gli altri? Io vi dico che nonvoglio rendere colpevoli le mie

mani versando il suo sangue.Sappiate che, se metteremo a mortequest'uomo, non sfuggiremo alcastigo di Dio. Lasciatelo libero, erestituitegli quel che gli avetetolto».

L'effetto di queste parole fu tale chei cavalieri tutt'intorno a Kircherdesistettero dal loro proposito, sirifugiarono come colti dal paniconel bosco e lo lasciarono lì con isuoi vestiti e i suoi scritti. Il suocompagno di viaggio, che impietrito

dal terrore aveva visto ogni cosa,corse verso di lui, «ed ecco, mentreegli si congratulava con me peressere sfuggito a quel pericolomortale, giunse improvvisamente altrotto colui che aveva parlato indifesa della mia vita, e mi chiese sevolessi intercedere per lui presso ilSignore». Per dimostrare la suaamicizia, l'uomo diede loro duetalleri imperiali, consigliandoli diallontanarsi di lì il più rapidamentepossibile.

«Io ringraziai l'Altissimo, ilSupremo Iddio per questa immensagrazia e per questa prova della SuaDivina protezione; al contempo,però, mi spiacque non poter piùmorire per la Sua gloria, come tantoavevo sperato».

Proprio come lo zio Tom: anche luiavrebbe voluto morire per la fedequando il sadico piantatore SimonLegree lo comprò.

Con il denaro necessario al viaggio,ricevuto così «per grazia divina»,

proseguirono il loro cammino. Nelgiro di due giorni raggiunseroHeiligenstadt, la loro meta. Inquesta città, a causa della suaposizione, Kircher svolse quantomeglio poteva il lavoro umilianteche gli era stato imposto, ma alcontempo continuò a dedicarsi conzelo allo studio delle lingue e dellamatematica.

Ad Heiligenstadt Kircher compì lesue prime magie, attirando per laprima volta l'attenzione di un

principe, l'arcivescovo e principeelettore di Magonza, che inviò unadeputazione ufficiale adHeiligenstadt, città che ricadevasotto la sua giurisdizione. Inoccasione dei grandi preparativiper ricevere degnamente gli inviatidell'arcivescovo, Kircher venneincaricato di allestire unospettacolo. E quando venne messoin scena gli spettatori ne rimaserodel tutto sconcertati: videro infatticose che non avrebbero credutopossibili. Alcuni arrivarono ad

accusarlo di stregoneria, e altrimisero in circolazione sul suo contovoci infamanti.

Per liberarsi dal sospetto di uncrimine così vergognoso, dovettespiegare con esattezza ai deputati ilfunzionamento di tutto quello cheaveva mostrato sulla scena.Probabilmente avrà fatto uso, nellasua rappresentazione, di strumentiottici simili a quelli descritti inseguito nel libro Ars Magna Luciset

Umbrae. Fu questa la prima, macerto non l'ultima esibizione diKircher come illusionista.

«Quando fui riuscito nel mio scopo,con grande soddisfazione di tutti, ideputati concepirono per me unatale affezione che a faticariuscirono a staccarsi dalla miapersona, tanto più che avevomostrato loro delle curiositàmatematiche da me recentementeescogitate e avevo loro offertoanche un encomio in onore della

delegazione redatto in diverselingue straniere, cosa che accrebbeulteriormente la loro benevolenzanei miei confronti. Partirono dunquemolto soddisfatti, e riferirono contale entusiasmo al principe elettorela mia rappresentazione che questifu preso da un gran desiderio diincontrarmi».

Padre Johann Reinhard Ziegler, ches'era conquistato grande fama inGermania con le sue conoscenzematematiche ed era a quel tempo

confessore del principe, riuscìrapidamente a convincere il padreprovinciale a inviare Kircher adAschaf-fenburg, dove l'elettorerisiedeva e dove Kircher, per laprima volta, aveva assistito a unospettacolo. All'arrivo venne accoltodal principe a braccia aperte. Suocompito era divertire il principe,nelle ore di libertà, con trucchiinsoliti. Padre Ziegler lo assistevanella loro esecuzione.

Poco più tardi, il principe rientrò in

possesso della Berg-strasse, unampio territorio temporaneamentedato in affitto. Volendo acquisireun'esatta conoscenza della zona,incaricò Kircher - che era nelfrattempo divenuto suo servitorefidato e fedele - di disegnarne unacarta. Dopo tre mesi consegnò alprincipe la carta richiesta; questi fustraordinariamente soddisfatto dellaprecisione con cui erano indicaticollocazione e confini delleproprietà, e ordinò a Kircher didisegnare, con la stessa cura, le

carte di altre zone dell'arcidiocesidi Magonza.

«Ma poiché ogni disposizioneumana è incerta, questo progettovenne vanificato poco più tardidalla morte del principe».

Dopo aver servito il principeelettore per un anno, Kircher venneinviato dai suoi superiori aMagonza per intraprendere gli studidi teologia, cui si dedicò perquattro anni. Nel frattempo, però,studiava anche le lingue orientali,

dividendo il suo tempo con equitàtra le due discipline.

«Accadevano intanto molte cose dicui ritengo dover tacere, perché ilraccontarle darebbe impressione diimmodestia», scrive.

Una frase del genere, invece, dàimpressione di modestia. Suscitapiuttosto l'impressione del mistero.E lo è, un mistero, perché nonsappiamo di quale impresa, inquesto periodo, Kircher si possavantare.

Alla conclusione degli studi diteologia, nel 1628, ricevettel'ordinazione sacerdotale e vennequindi mandato a Spira perché vitrascorresse il terzo anno del suoperiodo di prova, com'eraconsuetudine nell'ordine dei gesuiti.Lì dovette astenersi da qualsiasigenere di studio, rivolgersiinteramente alla «contemplazionedelle cose divine» e «far uso diogni mezzo necessario perascendere a quella perfezione chedeve contraddistinguere un

sacerdote».

Come si scoprirà in seguito, è inquesto periodo che, tuttavia, siverifica il primo fatale incontro diKircher con i geroglifici. Fatale,non casuale ma voluto dallaProvvidenza. Fatale e disastroso.

Dopo quest'anno di pie meditazioni,Kircher potè tranquillamenteconsacrarsi per un anno allascienza. Venne chiamato aWurzburg per insegnare matematicae siriaco. Qui si dedicò

completamente all'insegnamento epubblicò una prima versione dellasua Ars Magnesia, la scienza delmagnetismo, in forma di tesi.

«Questo libretto suscitò grandeconsenso tra gli amanti del sapere»,scrive. Sottolineerà poi spesso lafama procuratagli dalle sue opere:sapeva come mettersi in mostra, eforse proprio a questo si deve che,in effetti, i suoi scritti venisseroaccolti con favore e, anche, chefossero pubblicati in lussuose

edizioni, mentre libri di grandieruditi non venivano nemmenostampati.

Il sottotitolo della prima ArsMagnesia di Kircher dice: Studioin due parti, una empirica osperimentale e mia fisico-matematica, sulla natura, la forzae i singolari effetti del magnete. Inlatino, naturalmente. L'opera chescrisse in seguito sul magnetismo siintitolavaMagnessive de artemagnetica. Nell'autobiografia si

riferisce a entrambi i libri facendouso del titolo Ars Magnesia. Ilmagnetismo, ovvero la dottrinadell'attrazione e della repulsione,avrebbe costituito il nocciolo dellesue idee non solo sulla fisica, ma suogni arte e ogni scienza, compresala musica, «arte delle consonanze edelle dissonanze».

Allo scadere del suo anno ditranquillità, Kircher si ritrovònuovamente coinvolto nella guerra.Dopo aver sconfitto nel 1631 Tilly,

re Gustavo di Svezia marciò controla Franconia. L'attacco non era statoprevisto, ognuno venne colto disorpresa e non fu così possibileopporre la minima resistenza alsovrano, che nell'arco di duesettimane aveva assoggettato tutto ilpaese.

Tutti erano stati colti di sorpresatranne Kircher, che l'avevaprevisto. Sognato. Non era solo unfabbricante di miracoli, possedevaanche il dono della profezia:

«Non posso qui passare sottosilenzio quanto, in relazione allachiusura del collegio e alladevastazione della patria, miaccadde sei mesi prima di talesciagura. Nel 1631 tutta laGermania era stata sottomessaall'Imperatore e i cattolici gioivanodella pace raggiunta, nessuno infattiera nemmeno sfiorato dal pensieroche gli eretici potessero rialzaretanto facilmente la testa. Fu allorache, nel cuore della notte, venniriscosso dal sonno da un rumore

insolito, notai che la finestra erailluminata da uno strano chiarore, equando mi alzai per vedere checosa significasse quella lucesingolare, e aprii la finestra, vidi ilvasto cortile del collegio brulicaredi cavalli e di soldati armati edisposti in file. Spaventato, corsialle camere da letto lì vicino, matrovando ognuno immerso in unsonno profondo pensai di aversognato e ritornai alla finestra, dovemi si ripresentò la stessa scena diprima. Mi affrettai a cercare dei

testimoni, ma ben presto mi resiconto che l'apparizione si eracompletamente dissolta. Durante igiorni successivi la mia anima futormentata da una tale angoscia chenon mi fu possibile trovare unattimo di pace, e camminavo incontinuazione avanti e indietro. Mifiguravo le sventure che sisarebbero abbattute su di noi contanta vivezza che mi pareva dicontemplarle in uno specchio.Molti, e tra di essi il mio superiore,si accorsero della mia agitazione e

mi domandarono che cosa mitormentasse e mi privasse dellapace. Io allora risposi: "Padre,preghiamo il

Signore, perché sento che grandisciagure attendono non solo ilnostro collegio, ma la Franconia el'intera Germania. Provvedete,Reverendissimo Padre, a farportare al sicuro per tempo i tesoridella chiesa. E l'edificio che aveteiniziato, Padre Reverendissimo, nonverrà portato a termine".

Queste parole vennero accolte conirrisione, ma la loro veridicità sidimostrò con anche troppa evidenzain ottobre, quando la profezia siavverò».

L'attacco alla Franconia si verificòcon tale velocità che ognunoraccolse in fretta e furia i suoi benie cercò scampo nella fuga,lasciando così la città di Wiirzburgsenza guida, senza provviste e senzadifesa. «Allora, finalmente, i nostrisacerdoti riconobbero che la mia

profezia non era stata vana, e moltivollero scoprire il segreto di comeavevo fatto a prevedere con tantacertezza l'assalto alla città,pensando che avessi fatto ricorsoall'astrologia. Ma poiché non vennicostretto a rivelare la mia visione,conservai il più rigoroso silenzio elasciai che ognuno pensasse quelche voleva».

Un po' di mistero non fa mai male,questo l'aveva capito già allora.

Il nemico era ormai prossimo alla

città, e il collegio, nella più granconfusione, venne chiuso nel giro diventiquattr'ore: circolava voce,infatti, che il nemico non avrebberisparmiato alcun gesuita, e si erasparso il terrore. Kircher, come tuttigli altri, venne trascinato dallaconfusione generale e,abbandonando tutti i suoi scritti,fuggì prima a Magonza e quindi aSpira. «Non farò menzione di tuttele occasioni offertemi dal BuonDio, lungo questo cammino, persoffrire a gloria del Suo Nome, e

così tacerò di molte altre cose».

Kircher il sognatore. Una bellavisione, comunque. Anche unfratello nella fede a Rohr, nellaRDT, era stato avvisato in sogno diun pericolo incombente. In certiambienti sono cose che capitano.Padre Brischar, che segue passo perpasso l'autobiografia di Kircher conla mediazione di quell'insegnante diHeiligenstadt, non fa però menzionedi questo sogno profetico. Perché?Non ci crede? O è quell'insegnante

a non crederci? Di sogni profeticice ne sono anche nella Bibbia.

SEGUACI

I «seguaci» di Kircher, quei«giovani della RepubblicaFederale» di cui Moller era tantocontento, li avevo già incontratiprima di andare a fargli visita. Liavevo conosciuti sotto il nome«Società Internazionale RicercheScientifiche Athanasius Kircher».Se ne parlava nella BrockhausEnzyklopadie:

«kircher, Athanasius, erudito, n.

Geisa, nei pressi di Fulda,2.5.1602, m. Roma 27.11.1680,gesuita dal 1618 e dal 1629 docentedi matematica, filosofìa e lingueorientali a Wurzburg; nel 1634,dopo un soggiorno ad Avignone,venne chiamato a Roma dove, alCollegio Romano (Gregoriana)insegnò matematica, ebraico esiriaco. I suoi vasti interessiriguardavano sia le scienze naturalisia le scienze umane. A luidobbiamo il prototipo dellalanterna magica, una delle più

antiche calcolatrici e la primarappresentazione cartografica delleprincipali correnti marine apparsa astampa. Kircher fu il primo aosservare il sangue al microscopioe indicò la possibilità che la pestefosse provocata da un bacillo. Finoal 1876 le sue raccolte eranoconsultabili al "MuseumKircherianum" di Roma. Il lavoropreparatorio di Kircher per unagrammatica copta venne utilizzatoda J.F. Champollion; la sua teoriasull'interpretazione dei geroglifici

(vedi Scrittura egizia) si rivelò peròinesatta. Pubblicò un manoscrittodella biblioteca del convento di S.Salvatore, a Malta, contenente laprima ode pitica di Pindaro con unamelodia annotata nell'antichità(presumibilmente la più anticamelodia conservata in notazionemusicale). La copiosacorrispondenza di Kircher conpontefici, principi ed eruditi (F.Hevelius, Chr. Huygens, G. W.Leibniz et a.) è inedita. Dal 1968esiste una "Società Internazionale

Ricerche Scientifiche AthanasiusKircher" (Wiesbaden, Roma.Presidente: Arno Beck)».

Segue una bibliografia moltosommaria: un vecchio libro equattro articoli. L'estensore dellavoce della Brockhaus ripete iconsueti errori: Kircher inventoredella lanterna magica e di unacalcolatrice. Le informazioni eranoprese, evidentemente, daquell'unico libro indicato:Athanasius Kircher, Ein Lebens-

bild, di padre K. Brischar, S.J. Inquel testo, del 1877, Kircher è ineffetti indicato come inventore dellalanterna magica. La Brockhaus,inoltre, aggiunge altri errori. Ilconvento in cui Kircher avrebbescoperto l'ode di Pindaro - unadelle sue famose ma assai dubbiescoperte - non si trovava a Malta,ma, secondo quanto ci dice Kircherstesso, a Messina.

La cosa più interessante, comunque,era che esistesse una società

scientifica il cui scopo era lo studiodell'opera di Athanasius Kircher.

Scrissi una lettera al presidente,Arno Beck, e a stretto giro di postaricevetti assai più di quanto mifossi mai sognato di ricevere.

- Come introduzione un biglietto davisita, dove, sotto una crocecolorata di rosso, era stampatol'intimidente testo:

Arno Beck Commendatoredell'Ordine Equestre del Santo

Sepolcro di GerusalemmePresidente

della Società InternazionaleRicerche Scientifiche AthanasiusKircher (Società registrata)Wiesbaden-Roma Direttoregenerale della casa editriceinternazionale Edizioni del MondoWiesbaden-Roma

In calce erano riportati un indirizzoe due numeri di telefono: casa eufficio.

- Un altro biglietto da visita,identico, di Herbert Franzl, anchelui commendatore dello stessoordine equestre, vicepresidentedella società e «direttore e delegatogenerale» della casa editriceinternazionale Edizioni del Mondo.

- Un estratto della voce pubblicatasulla Brockhaus Enzyklo-padie inZwanzig Banden, da cui risulta chel'autore è niente meno che ArnoBeck stesso. Si tratta, dice ilfrontespizio dell'opuscolo, di un

estratto che l'autore ha stampatoappositamente per i soci dellaSocietà Internazionale RicercheScientifiche Athanasius Kircher ecosì via.

Beck sapeva farsi pubblicità, nel1970, altrettanto bene di Kircher.

- Un solido dépliant in latino,stampato in rosso e in nero, di unprogetto davvero grandioso:l'Opera Omnia di Kircher editasotto gli auspici della SocietàInternazionale Ricerche Scientifiche

Athanasius Kircher (Societàregistrata) Wiesbaden-Roma daArno Beck e Herbert Franzl per itipi delle Edizioni del Mondo.Sessantasei volumi: trentatréristampe (senza traduzione) deilibri di Kircher e trentatré volumiche avrebbero raccolto la suacorrispondenza, una bibliografìa,l'iconografìa, traduzionisecentesche e altri scritti relativi aKircher. Segue una biografia intedesco, italiano, inglese, francese espagnolo, in cui si afferma che gli

ambiti di studio di Kirchercomprendevano la matematica, lateoria musicale, la storia, lafilologia, la geografìa (inparticolare l'idrografìa,l'oceanografìa e la vulcanologia), lafilosofìa, la chimica, la teologia,l'archeologia (in particolare lostudio degli obelischi), la fìsica (inparticolare l'ottica, l'acustica e ilmagnetismo), l'orientalistica, latecnica, la linguistica comparata, lacalcografìa, la medicina, lageologia e l'astronomia. Di nuovo

gli si attribuisce lo straordinariomerito di aver scoperto, nel1637/38, nella biblioteca delconvento del Salvatore, a Malta, laprima ode pitica di Pindaro, la piùantica annotazione pervenutaci diuna melodia. E si ripete cheintrattenne un copioso scambioepistolare con pontefici, imperatori,cardinali, re, duchi ed eminentieruditi.

Vengono poi le informazioni suicuratori: Arno Beck, nato il 3

giugno 1940 a Stettino, ha studiatoall'Università Johann WolfgangGoethe di Francoforte sul Meno ealla Pontificia UniversitasGregoriana astronomia, fìsica,chimica, filosofia naturale,geografìa, egittologia, filologialatina, filologia tibetana, filologiaitaliana, storia delle scienzenaturali e della medicina, storiauniversale e storia della chiesa.

Beck, dunque, non si poteva quasidire da meno di Kircher stesso.

Franzl, invece, aveva studiato solonove discipline.

Entrambi, in ragione dellapubblicazione del loro Obelischi diRoma (in quattro lingue) e pernumerosi altri meriti culturali escientifici, erano stati fatti«Cavalieri di Gran Croce conStella e Sciarpa». Evidentemente,al momento in cui il dépliant erastato pubblicato, non erano ancoraCommendatori dell'Ordine Equestredel Santo Sepolcro di

Gerusalemme.

Il dépliant si conclude con un testoin cinque lingue sull'interesse e ipropositi dell'impresa. Si dice chele opere di Kircher sono ormai dadecine di anni introvabili anche alleaste internazionali (il che non è deltutto esatto: non sono libri rari).

Ogni anno sarebbero usciti tre deisessantasei volumi.

- Un altro dépliant, stampato acolori, sempre in cinque lingue, con

cui s'annuncia l'uscita del volumequarantaquattresimo. Viene quipresentata la prima parte delcarteggio di Kircher a cura di ArnoBeck e Herbert Franzl, ora entrambi«Commendatori» dell'ordinesuccitato. Si tratta di 168 (altrove sitrova indicato il numero di 220)riproduzioni in fac-simile conindice e commento in sei lingue.Stampa a quattro colori. In cartaspeciale con effetto di confezione amano. Rilegatura di lusso nella piùelegante pelle di capra delle oasi

del Sudafrica, eseguita a mano.Impressioni in vero oro zecchino.«Il carattere eccezionale el'affidabilità della presente edizionela rendono fondamentale non soloper i prossimi decenni, ma ancheper i prossimi secoli». Anno dipubblicazione 1972. Tiratura in 500esemplari. Prezzo 3000 marchi. Alvolume, naturalmente.

«Confezione speciale:Dell'edizione speciale riservata aire e ai presidenti di stato sono stati

confezionati 10 esemplari per ilcommercio libero. Questi sonosegnati con numeri romani da I a x,portano inciso su una piastra dibronzo il nome dell'acquirente,sono intonsi, presentati in cofanettidi lusso e segnati a mano daglieditori e dal Presidente dellaPontificia Accademia delleScienze, Sua Eccellenza P. DanieleJoseph Kelly O'Connell, S.J., autoreanche di una prefazione. Prezzo50.000 marchi».

- Un dépliant della RheingauerGeschichts- und Wein-Chronik,ristampa anastatica, pubblicatadalle Edizioni del Mondo, diun'edizione del 1854, provvista diuna prefazione di «Sua Grazia ilPrincipe di Metternich». Il prezzo èdi soli 98 marchi.

- Una lista risalente al 1968, giàvecchia quindi di quattrocinqueanni, di membri e sostenitori dellaSocietà Internazionale RicercheScientifiche Athanasius Kircher.

Sulla prima pagina, oltre alpresidente e al vicepresidente,vengono citati due «consiglierispeciali»: Hans Joachim von Goetzund Schwanen-fliess, antiquario,libraio ed editore di Wiesbaden, edErnst Schuller, insegnante.

Sulla seconda pagina figura ilcardinale Agagianian, prefetto dellaSacra Congregazione DePropaganda Fide di Roma (di luiricordavo che era un prelato assaiconservatore, quasi diventato papa

un paio di volte. Alla morte di PioXII era quasi certo che sarebbestato lui il suo successore, solo ilfatto che non fosse italiano si erafrapposto come ostacolo).

C'erano poi il cardinale Beran,arcivescovo di Praga, il cardinaleMarella, prefetto della SacraCongregazione della ReverendaFabbrica di San Pietro e Presidentedel Segretariato per i Non-Cristiani, e Rudolf Fraber, vescovodi Ratisbona. Tra i membri

ordinari, allora in numero ditrentuno, si trovavano il già citatoPadre Kelly O'Connell, autore dellaprefazione al volume «di recentepubblicazione», un tenente generaletedesco a riposo, bibliotecari,insegnanti, il direttoredell'osservatorio astronomico diRoma, l'ex rettore e collaboratoredell'Istituto Storico dei Gesuiti aRoma, la segretaria generalefemminile dell'Ordine Cavallerescodel Santo Sepolcro di Gerusalemmedi Roma, una pianista, gesuiti e

suore di grado elevato, il direttore eil segretario degli archivi segretidell'ordine gesuitico, un radiologodi Wiesbaden, l'interprete diitaliano

della Società, il direttore delplanetario Zeiss di Oberkochen, unmembro del consiglio diamministrazione della DyckerhoffZementwerke, un albergatoreromano, un banchiere, e soprattutto,da non dimenticarsi, il signor OttoHenkell della Henkell & Co.,

spumanti di Wiesbaden.

- Un foglio su cui si annunciavafieramente:

Athanasius Kircher Opera OmniaRecentemente pubblicato: TomusXLIV Corpus Epistolarum AthanasiiKircheri Tomus I

- Un altro grande foglio con duemoduli per ordinare lo stessovolume.

Un'impresa grandiosa davvero, mi

parve. Forse un po' troppograndiosa. «L'opera completa (...)prevede la pubblicazione di 66volumi, che usciranno con lascadenza di tre all'anno». Per unperiodo di ventidue anni, dunque.Un volume era già stato pubblicato,così almeno lasciava intendere ladocumentazione. Nel 1995 l'operasarebbe stata completata. Allora idue Commendatori, già all'età dicinquantacinque anni, avrebberopotuto volgere lo sguardoall'indietro e contemplare

soddisfatti l'imponente opera di unavita.

La biblioteca dell'Università nonpossedeva ancora il primo volume,recentemente pubblicato, delcarteggio di Kircher. Anche «fuori»nel paese il libro non era presente.Un funzionario a cui mostrai ildépliant disse che la biblioteca nonavrebbe mai acquistato libri delgenere. Anche per via del prezzotroppo alto. I Commendatoriavevano fatto conto che tutte le

grandi biblioteche del mondosarebbero state tenute a comprarel'opera della loro vita? Forse alloraavevano sbagliato i loro calcoli.

Pareva che qualcosa non quadrassein questo progetto; era ambizioso,ma i signori che si ergevano aperfetti seguaci di

Kircher, evidentemente, nonconoscevano con eccessivaprofondità la sua opera, tenutoconto di quanto gli attribuivano eanche di quanto non gli

attribuivano.

Il mio interesse per Kircher erastato destato, inizialmente,soprattutto dal fatto che aveva tuttal'aria di essere un sognatoreentusiasta, un maestro nell'artesegreta del raggiro, un truffatoregeniale come può esserlo solo untruffatore che crede alle propriefandonie, un uomo spinto dallamania di grandezza e dalla paranoiaallo scoprire relazioni occulte e asvelare misteri. Il mio interesse per

la Società Kircher venne oradestato dal sospetto che, forse, duegrandiosi sognatori stesseroseguendo le orme di Kircher.

Dopo la mia visita alla bibliotecadell'Università incontrai il regista el'operatore. Mostrai loro i dépliant.Fummo subito d'accordo che unprogetto di quelle dimensioni eradegno di un documentario per latelevisione.

Per cominciare spedii alCommendator Beck due copie di un

articolo su Kircher che avevoscritto per un giornale, in cuiaccennavo al monumentale progettodella Società.

All'inizio del febbraio 1973ricevetti una lettera con cui ilCommendator Beck mi comunicavache le due copie del mio pezzo IIfantastico mondo di AthanasiusKircher gli avevano fatto unimmenso piacere, e mi ringraziavasentitamente.

«La prego di essere così cortese da

spedirmi altre 50 (cinquanta) copiedel suo saggio. Le sarò grato sepotrà inviarmi gli interi giornali, inpagamento contrassegno».

All'incirca un anno più tardi, dopoche il documentario era statoconcluso e trasmesso, un licealedell'Aia spedì a Beck e a Franzl unalettera o, come scrisse egli stessonel giornale della sua scuola, un«foglio di carta spiegazzato» in cuidichiarava di essere redattore diuna rivista e di voler scrivere un

articolo su Kircher. Ricevette unpacchetto completo - raccomandatoe ricoperto di francobolli per ilvalore di quindici marchi - dellaSocietà Ricerche ScientificheAthanasius Kircher, ancora piùricco di quello che avevo ricevutoio e accompagnato da una letteraindirizzata al «Sig. Prof. Dott.P.J.Hendriks»! Oltre ai solitidépliant, il pacchetto conteneva deiritagli di giornale sulla grandeimpresa e alcune fotografie di Beckinsieme a papa Paolo vi. Nella

lettera c'era scritto:

«Colgo l'occasione per comunicarlefin d'ora che, per la mia amplissimacerchia di conoscenze in tutto ilmondo, mi saranno probabilmentenecessarie 500 (cinquecento) copiedel numero della rivista in cuicomparirà il suo articolo, copie chele verranno regolarmente pagate».

Non cinquanta, cinquecento. Erapassato un anno, del resto.

Dopo avergli spedito 50

(cinquanta) giornali, ebbi modo diincontrare il Commendator Beck incarne e ossa, a Wiesbaden.

Devoto e intraprendente al tempostesso, proprio come Kircher: fuquesta la mia prima impressione.Atveva occhiali da cattolico (comequelli che portavano allora i preti:montatura rasparente e bordosuperiore marrone scuro) e unatesta rotonda sormontata da unciuffetto minuscolo e tuttaviavistoso, come un personaggio dei

fumetti. Questo dava al suo aspettoclericale un che di avventuroso. Aquanto pareva prestava moltaattenzione al proprio ciuffetto.

Il Commendatore aveva pensato auna colazione con dello spumante,ma - proprio come nella RDT - c'erastato anche qui un malinteso sull'oradel mio arrivo, e così sostituì lacolazione con un generoso pasto inun ristorante ungherese. Ordinòdella birra, e con questa arrivò unlucido bastoncino di metallo

riscaldato, breve e spesso, che eglilasciò per qualche tempo immersonella birra. Durante il pranzo fecepiù volte portare per sé, per me eper il regista dei bicchierinid'amaro che dovevano esserevuotati d'un sorso, tra un boccone el'altro, e che facevano bene alladigestione. Che, evidentemente, glidava problemi.

A me, invece, davano problemiquelle medicine amare maineluttabili. Inghiottivo, mi infilavo

in bocca un grosso boccone percancellarne il sapore e cercavo diportare il discorso su Kircher e suquel che a proposito di Kircher erastato scritto.

Non molto tempo prima, nel 1969,era uscito in Germania uno studiosu Kircher musicologo, l'unico libroallora disponibile su Kircher': UlfScharlau, Athanasius Kircher(1601-1680) alsMusikschriftsteller. Ein Beitragzur Musikanschauung des Ba-

rock. Un libro simile a una tesi dilaurea, scritto a macchina estampato in offset, evidentemente inuna tiratura molto ridotta. Un'operadall'aria molto solida. Solo, quelladata di nascita. .. come ci eraarrivato Scharlau? Kircher stessoscrive di essere nato il 2 maggio1602. O Kircher si sbagliava?Oppure mentiva sulla sua età?Solitamente si segue l'autobiografìae si assume il 1602 come data. Manon lo sapeva nemmeno Kircher.Nella sua Magnes sive de arte

magnetica, del 1641, indica comeanno della propria nascita il 1601.E nel 1665 scrisse una lettera aKonrad Witzel, il parroco di Geisa,per chiedergli se poteva indicargliin che anno fosse nato; ma non losapeva nemmeno lui, solo nel 1629infatti s'era cominciato a registraresistematicamente i battesimi.

«Quattrocentocinquantun errori hotrovato in quel libro!Quattrocentocinquantuno!», esclamòil Commendator Arno Beck quando

gli domandai se conoscesse illavoro di Scharlau. E con ciòl'argomento era chiuso. Beckpreferiva parlare di quel che facevalui. Era di questo che si parlava, infin dei conti.

Mentre il pranzo procedeva, Beckillustrava con grande entusiasmo isuoi grandiosi progetti. Possedevain Sudafrica un gregge di caprespecialissime, capre d'oasi,destinate alle copertine dell OperaOmnia. Era in contatto con papa

Paolo vi, e qui estrasse unafotografia che lo ritraeva mentreporgeva al pontefice un libro.

Quasi sussurrando, e con un tonovenato d'inquietudine, dichiarò chetutta l'impresa nasceva dalla fedecattolica, e con la collaborazionedel Vaticano. E, con orgoglio,aggiunse:

«Abbiamo ottenuto il dirittoesclusivo alla consultazione dellacorrispondenza di Kircher custoditanegli archivi segreti della

Gregoriana, l'Accademia Pontificia.Nessun altro vi ha accesso».

Io sapevo che John Fletcher, ilprofessore australiano che Molleraveva incontrato a Bad Salzungen,aveva dato inizio a un inventariodelle lettere di Kircher allaGregoriana, scoprendo che moltipassi dei libri di Kircher erano statiresi illeggibili, censurati.L'inventario di Fletcher era ancoraben lungi dall'essere concluso eprobabilmente non lo sarebbe stato

mai, in considerazione di questodiritto esclusivo. Interessante, lacorrispondenza di Kircher. Suquesto non c'era dubbio.Un'edizione delle lettere valevaampiamente la pena di pubblicarla.

Promisi all'ospitale Commendatoreuna copia della poesia di Vondel inlode di Kircher, un testo che nonconosceva, e gli assicurai che, dapoliglotta qual era, avrebbe avutoassai meno difficoltà con la linguanederlandese di quanta ne avevo io,

come poteva ben notare, con iltedesco.

Gli spedii la poesia insieme a unalettera in cui mi rivolgevo a luichiamandolo «egregio Sig. Dott.Beck» - non sapevo a quel tempoche il titolo di commendatore rendesuperflui tutti gli altri - e ricevettiuna risposta indirizzata al «Sig.Dott. Anton Haakman». Non sonodottore, e non lo era neppure Beck,ma non lo sapevamo l'uno dell'altro.Meglio andare sul sicuro,

eventualmente indirizzarsi a unliceale chiamandolo Sig. Prof. Dott.Male non può fare.

Nella sua lettera mi ringraziavamolto sentitamente per la fotocopiadella poesia dell'«importante poetanederlandese JOOST VAN DENVONDEL (nato il 17 novembre 1587a Colonia, morto il 5 febbraio 1679ad Amsterdam)». Il CommendatorBeck aveva studiato bene lalezione.

Confermava inoltre il successivo

appuntamento a Wiesbaden. «Hotenuto per lei il sei, il sette e l'ottodi agosto, e sono convinto chefaremo insieme un ottimo film, tantopiù che ho già abbozzato una speciedi sceneggiatura».

Una specie di sceneggiatura. Inquesto modo, almeno, mi toglievaun po' di lavoro. La televisione miaveva comunicato, nel frattempo,che sarebbe stato possibilerealizzare il programma solo se miaccontentavo di un onorario

equivalente alla paga di unasettimana. In conclusione della sualettera, il direttore della televisionemi mandava i suoi cordiali saluti«nella speranza che quanto ti hocomunicato trovi la tuacomprensione e non comprometta inmodo irreparabile il tuo piacere nellavorare a questo progetto cosìpromettente».

In effetti mi sentivo un po' truffato.Evidentemente avevano capitoanche troppo bene quanto fossi

interessato a Kircher e a quellasocietà. Sapevano che, senecessario, avrei pagato io perpoter fare quel film. Ma di truffe cene sarebbero state ben altre, tanteda procurarmi, qualche volta, un po'di piacere nel lavoro.

Come incoraggiamento ricevetti,qualche settimana dopo, uncartoncino da cui risultava che undocumentario sulla SocietàRicerche Scientifiche AthanasiusKircher era già stato girato,

cartoncino stampato interamente ininvitanti caratteri italici:

Con la presente ci permettiamo diinformarla che laRadiotelevisione dell'Assia haprodotto un documentario acolori su

Athanasius Kircher e

la monumentale edizione dellesue opere presso le Edizioni delMondo Wiesbaden-Roma. Ildocumentario verrà trasmesso in

questi giorni nell'ambito deiprogrammi regionali dellaRadiotelevisione dell'Assia, PrimoProgramma (ARD), nella rubrica«Giornale dell'Assia» (dal lunedìal venerdì tra le 18.00 e le 18.25) ein tutta la Repubblica Federale(ARD, Primo Programma) nellarubrica «Rivista della settimana»(La domenica a partire dalle13.15). Giugno 1973

Arno Beck Herbert Franzl

Commendatore dell'Ordine

Commendatore dell'OrdineEquestre del Santo Sepolcro diEquestre del Santo Sepolcro diGerusalemme Gerusalemme

Presidente Vicepresidente

della Società InternazionaleRicerche Scientifiche AthanasiusKircher (società registrata)Wiesbaden-Roma

AGLI OBELISCHI

Poco dopo che ebbi conosciuto ilCommendator Beck, ebbero iniziole riprese. Dapprima a casa sua, nelsuo appartamento di Wiesbaden.

Arrivammo con dieci minuti esattidi anticipo, un erroreimperdonabile. Dopo dieci minutid'anticamera, comunque, fummoammessi nello studio delCommendatore.

Le pareti erano coperte di libreriecon ante di vetro. Dentro, i librierano sistemati in doppia fila.

«Che genere di libri compra?»,domandai. Avevo infattil'impressione di trovarmi nella piùgrande libreria che avessi maivisto.

«Tutti», rispose Beck. Tutti i libriche uscivano e tutti i libri che, conl'aiuto di Franzl e della suasegretaria, riusciva a procurarsiusati.

Sembrava che la situazione glistesse sfuggendo di mano. Quando,per errore, aprii la porta che davain un'ampia camera invece di aprirequella del bagno, mi resi conto cheil caos aveva fatto ormai irruzione:la camera era inaccessibile perchépiena all'inverosimile direcentissime acquisizioni, sui piùdiversi argomenti e accatastate finoall'alto soffitto.

Ne fui spaventato.

Dietro di me c'era il Commendator

Beck. Era spaventato anche lui. Perla prima volta avevo sondato laprofondità della sua disperazione,scoprii in seguito.

Era presente, stavolta, anche ilCommendator Franzl, purmantenendosi un po' sullo sfondo.Appariva più giovane di Beck,anche se non lo era. Era d'altrondecon tutta evidenza l'uomo dellosfondo, una figura pocoappariscente, con un volto dai trattiregolari, quasi malinconici,

riconoscibile più che altro per icerotti applicati a croce sullafronte, trofeo d'una ferita sportiva.

I due Commendatori ci feceroaspettare mentre si cambiavano inun'altra stanza, la cui porta chiuseroa chiave.

Poi si presentarono davanti allacinepresa in vestito da cerimonia:tight nero e catena con la crocepotenziata rossa dell'Ordine, cheavevo già visto sul biglietto davisita. Beck era adorno, inoltre, di

una catena d'orologio che partivadalla tasca dei pantaloni e siinfilava in quella del gilè. Davanti aloro, disposti su un tavolo, c'eranol'opera completa di Kircher, gli infolio originali rilegati in cuoio o inpergamena e alcuni libri piùpiccoli.

«Quali libri di Kircher sono invostro possesso?».

«Tutti! Abbiamo tutti i libri diKircher», dichiarò Beck confierezza. «Abbiamo pagato

ventimila franchi francesi alvolume!».

Troppo. Un franco valeva ancora, aquel tempo, mezzo marco tedesco.Comunque alcuni erano volumi rari.

Si piazzarono vicino ai libri. Dietrodi loro, alla parete, erano appese lafotografìa di Arno Beck incompagnia di papa Paolo vi eun'altra foto in cui apparivanoentrambi i signori: sempre in tight,ma di qualche anno più giovani, eBeck portava una sciarpa color

porpora. Davanti a questo scenarioera disposto un mappamondo che,evidentemente, dovevasimboleggiare o sottolineare ilcarattere internazionaledell'impresa.

Parlarono a turno. Il CommendatorBeck incominciò: «Io sono ilCommendator Arno Beck,presidente della SocietàInternazionale Ricerche ScientificheAthanasius Kircher (societàregistrata) che ha sede a Wiesbaden

e a Roma».

Società registrata, fondazione. Dipubblica utilità.

Franzl: «Io sono il CommendatorHerbert Franzl, vicepresidentedella suddetta società. Il titolo diCommendatore del Santo Sepolcrodi Gerusalemme ci è stato conferitoper la nostra attività scientifica, erappresenta un compenso per lenostre fatiche. Abbiamo fondato laSocietà Internazionale RicercheScientifiche Athanasius Kircher

(società registrata) nel 1968. Suafinalità è rendere nuovamenteaccessibili al mondo le operedell'erudito di statura universaleAthanasius Kircher e, inoltre,pubblicare la corrispondenzainedita».

Beck: «I membri della SocietàInternazionale Ricerche ScientificheAthanasius Kircher appartengono adiverse categorie. Per principio,vorrei dire, fanno parte della nostrasocietà solo membri onorari,

persone cui noi chiediamo diaderire. Tra i membri figuranoprofessori, personalità del mondopolitico e culturale, capi di stato ealti prelati».

Sulla scrivania di Arno Beck, inuna cornice d'argento, c'era una fotodi Herbert Franzl.

«Forse posso fare i nomi di alcuniiscritti di particolare rilevanza»,dice Franzl prendendo dallascrivania un mazzo di schede. «SuaEminenza il Cardinale Villot,

Segretario di stato vaticano».

Franzl passa la scheda a Beck, allasua destra, che la mette davanti allacinepresa. Sì, c'è proprio scrittocosì su quella magnifica scheda:Villot! L'uomo più importante inVaticano dopo il papa.

Franzl prosegue: «Il decano delSacro Collegio, Sua Eminenza ilCardinal Cicognani...».

Di nuovo Franzl passa la scheda aBeck, che di nuovo la mostra alla

cinepresa. Si continua così:«Onorevole Dottore honoris causaClelio Darida, sindaco di Roma...»(In seguito Darida divenne deputatoper la Democrazia Cristiana, quindisottosegretario e ministro delleFinanze, e finì poi in galera permalversazione.)

Continua Franzl: «Sua Eminenza ilCardinale Marella...» (Questo loincontreremo più avanti.) «E ilpresidente del Comitato Olimpicointernazionale, Avery Brundage...».

A proposito dei cerotti sulla fronteero già venuto a sapere che Franzlsi dedicava allo sport quanto allascienza.

Beck parlò con orgoglio dei lorocontatti con grandi industriali qualiil re dello spumante Otto Henkell ecapi di stato come Ailé Selassié elo scià di Persia. E il re Baldovinodel Belgio, proprio come i dueCommendatori, appartenevaall'Ordine del Santo Sepolcro diGerusalemme.

Squillò il telefono. Seguì un dialogoconcitato. Beck gridava nellacornetta: «Perché no? Sul conto c'èdenaro a sufficienza! Esigo cheesegua immediatamente l'ordine!».

Dopo questa interruzione ilCommendator Franzl, che durante latelefonata era uscito discretamentedalla stanza, fece ritorno con unobelisco di marmo alto all'incircaquaranta centimetri.

Beck, che aveva recuperatoperfettamente la calma, prese la

parola: «Vediamo qui unariproduzione, il modello in scala diun obelisco. Anche questariproduzione proviene da Roma, lacittà più ricca di obelischi almondo con i suoi tredici obelischiantichi. Anni fa abbiamo portato daRoma questo modello per un lavorodi carattere generale, sulleproporzioni».

Franzl prende dal tavolo un librogrande ma di poche pagine, Derlateranensische Obelisk, e dice

con modestia: «Questo libretto l'hoscritto io qualche anno fa. Inquell'occasione si destò il miointeresse per gli obelischi, e questomi ha condotto,contemporaneamente alCommendator Arno Beck, aoccuparmi di obelischi e diAthanasius Kircher».

Beck, a voce alta, quasi aggressivo:«Le nostre pubblicazioni sugliobelischi hanno suscitato nel mondoscientifico reazioni molto positive,

e lo scorso anno abbiamo avuto lafortuna di poter svolgere, incollaborazione con le più alteistanze interessate, una misurazionedegli obelischi con metro a nastro emacchina fotografica. Sono statequeste le prime misurazionidall'antichità».

Beck tira fuori, a questo punto, unpacco di pagine, tutte uguali, di ungiornale italiano, «Il Tempo» del21 maggio 1972. Su tutte ècircolettato con il pennarello rosso

lo stesso articolo:

«A spasso sugli obelischi.Singolare esplorazione di dueprofessori tedeschi. Herbert Franzle Arno Beck, autori di importantipubblicazioni scientifiche suimonoliti di Roma, stannoconducendo un accurato studio abordo di un'autoscala dei VV. FF.Lavoreranno con metro e macchinafotografica».

Si saranno accorti, i duecommendatori, di quanta ironia c'è

nel pezzo?

L'autore dell'articolo si fa beffedell'italiano di Beck che omette gliarticoli, storpia la erre e dice perzento invece di per cento. Maperché prendersela tanto con unostraniero per il suo accento? Beck,evidentemente, ha suscitatoun'impressione piuttostostravagante. Quando il giornalistagli chiede informazionisull'importanza di una misurazioneal millimetro, il «professor Beck»

sorride e passa all'altro obiettivodell'impresa: scattare fotografie. Ilcomplesso di misurazioni, foto ecommenti vedrà la luce in un'operamonumentale in sei lingue, un metroper settanta, il fratello maggioredell'altro libro dei due signori, Gliobelischi di Roma e le loroepigrafi, in sole quattro lingue.

Su questa pubblicazione, in seguito,Beck mi spedì un ritagliodell'«Osservatore romano» del 22novembre 1970:

OPERA ARTISTICO-SCIENTIFICASUGLI OBELISCHI DI ROMA.

«Magistralmente redatta». Aproposito delle riproduzioni: «Glioriginali di questo straordinariomateriale sono stati messigentilmente a disposizione dallaBiblioteca Apostolica Vaticana,dalla Biblioteca nazionale centrale,dalla Calcografìa nazionale, e dallaWissenschaftliche PrivatbibliothekArno Beck und Herbert Franzl».Viene poi una citazione dalla

prefazione del cardinal Tisserant:sue sono le parole «magistralmenteredatta». Il prelato scrive inoltre: «isignori Herbert Franzl e Arno Beck,che io conosco personalmente, permezzo di questo grandioso lavoro sisono acquistati lodevoli meriti nelcampo della cultura e specialmentedelle ricerche storiche circa latopografia della città di Roma». Illibro è dedicato al Generale deigesuiti, padre Pietro Arrupe, S.J.Nell'articolo si menziona due voltela Società Internazionale Ricerche

Scientifiche Athanasius Kircher,tutt'e due le volte con laprecisazione «società registrata»,corrispondente italiano del tedescoEingetra-gener Verein. SuaEccellenza, il reverendo padreO'Connell, presidente dellaPontifìcia Accademia delleScienze, ha appreso con grandeinteresse la notizia dellapubblicazione. Gli autori hannoavuto l'onore di poter far dono diuna copia del loro libro a SuaSantità papa Paolo vi nel corso di

un'udienza il 4 novembre u.s.

Sarà stato Beck stesso a scriverel'articolo? O l'ha fatto scrivere aqualcun altro? In ogni caso lo stile èil suo. Vi si ritrovano alla lettera leparole che gli avevo appena sentitopronunciare: «Roma, la città piùricca di obelischi al mondo con isuoi tredici obelischi antichi». C'èanche scritto che le loro«pubblicazioni sugli obelischihanno suscitato nel mondoscientifico reazioni molto positive».

E' un trucco copiato da Kircher:suscitare interesse affermando diaver suscitato interesse.Nell'articolo si sottolineaparticolarmente che si tratta di unasocietà registrata, il che significache eventuali donazioni possonoessere detratte dalle tasse.

Durante il terzo anno del suoperiodo di prova, a Spira, Kirchers'era casualmente - ecco che misbaglio di nuovo, e quasi si sbagliaanche Kircher: niente accade per

caso, tutto dipende dallaProvvidenza - imbattuto negliobelischi e nei geroglifici, benchénon potesse allora dedicarsi a studiprofani. Gli avevano chiesto diandare a cercare un libro nellabiblioteca.

«Mentre osservavo un libro dopol'altro, trovai per caso, o meglio peropera della divina Provvidenza, unvolume in cui erano raffigurati tuttigli obelischi fatti erigere a Roma dapapa Sisto v, con i loro geroglifici.

Immediatamente, spinto dallacuriosità, cercai di scoprire di chedisegni si trattasse. In un primomomento supposi che fosserofantasie dello scultore, ma quando,nella storia che stava scritta lìaccanto, lessi che gli obelischiconservati a Roma erano monumenticommemorativi provenientidall'antico Egitto, e che in etàremotissime vi erano stati incisiquei segni di cui nessuno, dopotanto tempo, conosceva ilsignificato, si risvegliò in me un

intimo desiderio di scoprire, sepossibile, cosa volessero direquelle figure. Da allora non ho maiperso la speranza di riuscire adecifrarli».

Questo era il suo ragionamento: illoro significato doveva trovarsinascosto da qualche parte negliscritti degli innumerevoli autoridell'Antichità, se non nelle operegreche e latine allora, forse, neilibri esotici, orientali. E si mise aesplorare «tutti» i libri degli autori

antichi per vedere se era possibiletrovare frammenti relativi a questoargomento, frammenti che potessericomporre in un tutto.

«Poiché così volle e dispose ilSignore, feci grandi scoperte, comeavrebbe poi dimostrato il mioOedipus /Egyptiacus».

Oedipus AEgyptiacus, l'Edipoegiziano che sa risolvere gli enigmidella sfinge.

Fu questa la prima ragione dei suoi

incessanti tentativi per «penetrareun territorio della letteraturasprofondato nell'oblio».

Dopo la sua fuga da Wurzburg,Kircher venne inviato dai superioriin Francia, perché in Germaniaregnava il caos e non c'era ormai dasperare in un ritorno o nellapossibilità di opporre resistenza. InFrancia si dedicò sia pubblicamenteche in privato all'insegnamentodelle stesse discipline che avevainsegnato a Wurzburg, prima a

Lione, poi ad Avignone. E siccomegli avanzava del tempo, lodestinava in parte allo studio dellamatematica e delle lingue, in partealla decifrazione dei geroglifici.

I suoi superiori lo incaricarono poidi recarsi nella provincia diNarbona per disegnarne una nuovacarta e, anche, per far visita a uncerto numero di santuari. Ad Aixconobbe il celebre erudito NicolasPeiresc, amico di molti grandisapienti con cui era in

corrispondenza e che, dopo la suamorte, venne nominato dal filosofoPierre Bayle procuratore generalenella Repubblica delle Lettere.

«Peiresc, curioso e interessato allecose occulte qual era, rendendosiconto che avevo una buonaconoscenza delle lingue orientali edero addirittura in grado di decifrarein parte i geroglifici egiziani, alcunidei quali egli aveva anche nella suacollezione, concepì per me unabenevolenza smisurata, soprattutto

quando gli assicurai che gli avreidato dimostrazione della miaconoscenza dell'ebraico, delcaldaico, dell'arabo e delsamaritano». Peiresc aveva nellasua biblioteca un gran numero dilibri scritti in queste lingue, un«tesoro nascosto», come lo definìKircher che andava pazzo perqualsiasi cosa nascosta.

Gli restava quindi soltanto da darprova della sua capacità diinterpretare i geroglifici. Peiresc

fece copiare alcuni segni da unastatua egizia e li diede al sacerdoteperché li decifrasse. Questi impiegòbuona parte della nottata acompiere il proprio lavoro, e ilmattino seguente, a quanto ciracconta, consegnò a Peiresc latraduzione.

«Al sentire che il testo si riferivaalla lampada egizia (egli conoscevaassai bene l'archeologia) mi coprìdi tante e tali lodi per il mio lavoroche la modestia mi impedisce qui di

riportare le sue parole».

Una modestia suggestiva.

Dopo aver lasciato Avignone,salutato affettuosamente da Peiresc,Kircher continuò a ricevere daparte sua casse piene di libri perchépotesse proseguire i suoi studi.

Era stato intanto chiamato a Viennadal Padre Generale Mu-tiusVitelleschi per ricoprire l'ufficio dimatematico alla corte imperiale.Non appena Peiresc lo venne a

sapere, fece di tutto per farrevocare la chiamata, perché,scrive Kircher, «temeva che avreidato un addio alla scienza deigeroglifici se, a Vienna, mi fossidovuto dedicare alla matematica».Peiresc scrisse immediatamente apapa Urbano VIII e al cardinaleFrancesco Barberini cercando diconvincerli a chiamare Kircher aRoma mentre ancora era in viaggio.

Kircher riparte. Nuovi pericoli,dunque, lo attendono. Prima della

partenza, però, viene di nuovoafferrato - letteralmente, ora - dallatecnica. Da una macchina. Una ruotaidraulica, ancora.

Aveva davvero una predisposizioneagli incidenti, un talento particolareper mettersi nei guai. Non perspavalderia, stavolta, ma perdistrazione sommata all'interessescientifico andò a finire tra le paledi una ruota destinata allairrigazione di un giardino.

Kircher si preparò quindi a partire

per Vienna. Peiresc volle chepassasse prima da Aix, dove lotrattenne per alcuni giornifornendogli «abbondanti provedella sua generosità».

Peiresc, però, ha lasciato unadescrizione dell'ultima visita diKircher ad Aix, prima di imbarcarsia Marsiglia, che getta una lucepiuttosto diversa sui loro rapporti.Questa descrizione è custodita allaBiblioteca Inguimbertine diCarpentras.

«Il Reverendo Padre AthanaseKircher, gesuita tedesco che hasoggiornato a Aix, mi ha mostrato ilgiorno 3 settembre 1633 un librettoin suo possesso del RabbiBarachias Nephi di Babilonia, cheha scritto in lingua araba un'operasulla storia, le antichità, le origini, icaratteri geroglifici, la religione egli obelischi degli egizi. Non mi haperò permesso di copiare nemmenouna pagina dell'ultima parte,suddivisa punto per punto in formadi dizionario dei geroglifici;

dapprima vi viene spiegato ilsignificato di un occhio, e poi deglialtri segni, un serpente, una piuma,un coltello, una piccola palla e cosìvia».

Questo dizionario, a parere diPeiresc, poteva risalire al massimoa due secoli prima.

Kircher disse a Peiresc che in unaltro volume della stessa operaerano raffigurati degli obelischi eun alfabeto, ma Peiresc afferma didubitare fortemente che l'autore sia

lo stesso:

«A me ha fatto vedere solo copie sucarta, tracciate malamente dalla suastessa mano. L'originale, disse,l'aveva lasciato in Germania.Questo libro l'avrebbe trovato nellabiblioteca dell'arcivescovo diMagonza...

Poiché aveva fatto tante difficoltàquando gli avevo chiesto di potercopiare alcuni passi, sorse in me ilsospetto che temesse ch'io potessiscoprire trattarsi semplicemente di

una specie di traduzione di HorusApollo, il quale, infatti, iniziaanch'egli con l'occhio, posto su unoscettro, se non vado errando».

Nel quindicesimo secolo era statoscoperto un manoscritto greco,intitolato Hièroglyphica, che un talHorus Apollo o Ho-rapolloavrebbe tradotto dall'egiziano. Igeroglifici vi venivano interpretatiallegoricamente e con grandefantasia.

Peiresc, il giorno prima, aveva

restituito a Kircher un manoscrittocui il gesuita aveva accluso lapropria lettura di un obelisco.

«Questo obelisco si trovaraffigurato in un'incisione nel librodi Hervartius sugli obelischi diRoma», scrive Peiresc. «Dovrebbetrattarsi di quello di San Giovanniin Laterano, ma io vidiimmediatamente che i segni eranotutti inventati, creati comegrottesche decorazioni dallafantasia di un artista, e che non

avevano nulla dello stile anticoegizio né dei veri geroglificisull'obelisco laterano, raffigurati inHervartius ben tre volte. Glielomostrai, e infine dovette darmiragione, sia pure a fatica perchéaveva trovato interpretazioni bellee, secondo lui, ben documentate ditutti i segni, o almeno della maggiorparte di essi. E' assai strano che unapersona del genere possa esseretratta in errore con tanta facilità eche, a volte, si lasci ingannare aquesto modo. Cosa di cui finisce

per doversi vergognare. Tanto piùche mi aveva scritto da Avignoneper dirmi che mi avrebbe permessodi copiare il capitolo sull'obeliscodel Laterano che, a sentir lui, avevatanto bene interpretato; capitolo cheintendeva anche spedire al signorBaudier a Parigi... E dovevapentirsene ora che era costretto adammettere il suo dubbio, perchéinvece di decifrare il vero obeliscodi San Giovanni in Laterano si eralasciato ingannare da unariproduzione che non corrispondeva

in nulla all'originale se non nellemisure e nella forma della pietra enell'ornamentazione, unariproduzione in cui tutti i segnierano stati tracciati arbitrariamente,come figure di fantasia, dalla manodi un artista che non aveva avutopazienza sufficiente a copiarli unoper uno sul posto, e s'era dunqueaccontentato di schizzare la formadella pietra e dell'ornamentazioneper poi inserire a casa, di testa sua,segni e capricci, visto che tantoquelle cose non le capiva nessuno».

Nelle lettere, pubblicate nel 1989,di Peiresc all'erudito romanoCassiano dal Pozzo, amico delpotente cardinal Barberini, ildiscorso torna frequentemente suKircher. Il 4 maggio 1634, Peirescscrive che avrebbe preferito cheKircher pubblicasse il suoBarachias prima di dedicarsi contanto zelo agli obelischi, «che nonsono tanto facili da interpretarecome riteneva il povero Herwart».

J.G.Herwart von Hohenburg (1554-

1622) aveva pubblicato nel 1610, aMonaco, un «dizionariogeroglifico».

«Se padre Kircher non avessescoperto altro», scrive a CassianoPeiresc che, nonostante tutto,conserva la sua benevolenza neiconfronti di Kircher, «sarebbealtrettanto degno di compassione diquell'uomo, ma se è possibilerompere il ghiaccio e scoprireanche solo una piccolezza, poiforse, col tempo, si riuscirà a

superare un'altra difficoltà, e così,poco a poco, si comprenderà nontutto (il padre non deveassolutamente proporsi un simileobiettivo) ma almeno qualcuna trale cose più notevoli e importanti».

Il 29 dicembre dello stesso anno,Peiresc confida a Cassiano dalPozzo a proposito di Kircher (il cuinome, con francese disinvoltura,scrive ogni volta in modo diverso:Kirsero, Kirkse-ro, Kircsero,Kirchero):

«Per quanto riguarda il ReverendoPadre Kircsero, temo veramenteche non sia senza fondamento ilsospetto del signor Pietro dellaValle che egli, per troppa sicurezza,faccia violenza agli autori antichi inmodo da trovar fondamento alleproprie supposizioni».

Della Valle era un orientalista cheaveva portato con sé dall'Egitto undizionario arabo-copto e unagrammatica copta, affidandoli aKircher perché li pubblicasse.

Peiresc chiede a Cassiano difrenare un po' l'impetuoso Kirchernel suo studio dei geroglifici: «Inqueste cose, infatti, bisognadavvero procedere con lentezza ecautela, senza concedere troppoalle proprie intuizioni. Per quanto, avolte, muovendosi tra le tenebre,mancando qualsiasi certezza, si siacostretti a ricorrere a un'intuizionepoco fondata».

Ripetutamente, nel 1634 e nel 1635,Peiresc insiste, tramite Cassiano,

perché Kircher pubblichi lagrammatica e il dizionario cheDella Valle aveva portatodall'Egitto. Questi però verrannopubblicati solo nel 1643, sotto ilnome di Kircher, con il titoloLingua AEgyptiaca restituta.Prima, nel 1636, Kircher darà allestampe la propria opera sul copto,il Prodromus Coptus siveAEgyptiacus.

Senza sapere quel che Peiresc e ilcardinale avevano macchinato per

farlo convocare a Roma, Kircherpartì per Marsiglia per poi, di lì,raggiungere Vienna passando perGenova e Trieste.

A Marsiglia si imbarcò con i suoicompagni di viaggio. Fecero rottaverso un'isola disabitata, dinanzialla costa, nella speranza che ilvento si facesse, durante la notte,più vantaggioso alla navigazione.Siccome soffrivano il mal di mare,presero terra sull'isola e sidisposero a riposare a qualche

distanza dalla nave. Quando però siridestarono, videro che la nave eragià ripartita. Non sapendo che faresu quell'isola arida e deserta,cercarono aiuto nella preghiera.

«Ed ecco, a un tratto vedemmo deipescatori arrivare con le lorobarche, diretti a pescare pressoun'isola vicina. Lanciammo tantegrida di aiuto che uno di loro,spinto dalla curiosità, si avvicinò.Gli promettemmo una consistentesomma di denaro se ci avesse

ricondotti a Marsiglia, e così fece».

Lì presero in affittoun'imbarcazione veloce, una feluca,e fecero rotta verso Genova. Manaufragarono. Dopo essere statitrattenuti in porto per tre giornidalla tempesta e dal mare grosso, ilcapitano perse la pazienza e deciseche nel pomeriggio avrebbeaffrontato quelle acque pericolose,temute per i ripidissimi scogli.Riteneva di poter raggiungere entrosera il porto di Cassis, ma le cose

andarono diversamente. Pieno dicoraggio prese il mare «l'ottavadella nascita di Maria dell'anno1633», ma avevano appenapercorso tre miglia che il marecominciò a farsi ancor più agitatodi prima, si era infatti levato unvento dal sud che sollevava ondealtissime. Il capitano però proseguìardito lungo la sua rotta, e in questomodo infondeva coraggio anche aglialtri. Infine, tuttavia, si trovarono ingrande pericolo perché la piccolaimbarcazione non era in grado di

far fronte alla forza dei marosi, cheraggiungevano una tale altezza «danon poterli guardare senzarabbrividire». Ognuno dovette dareil suo contributo a liberare la navedall'acqua che la tempesta gettavasu di essa, e, cominciando adisperare della salvezza,implorarono tutti quanti l'aiuto diDio e confessarono, per quanto lecircostanze lo permettevano, i loropeccati. I padri, di fronte a unamorte che pareva ormai inevitabile,fecero anche voto di compiere un

pellegrinaggio al santuario diNostra Signora di Loreto seavessero raggiunto la costadell'Italia. Intanto, per colmo disventura, si stava facendo buio.C'era la luna nuova. Il capitano siricordò allora che tra gli scogli sitrovava una grotta dove già altrevolte aveva trovato rifugio. Questagrotta era larga all'incirca otto piedie alta dieci, e attraversava tutto ilmonte, così che era possibile usciredall'altro lato, come Kircher poiscoprì. Poiché si era ormai al

crepuscolo e avrebbero dovutopercorrere ancora quindici migliamarine per arrivare al porto doveerano diretti, il capitano decise ditentare un'impresa temeraria.

L'apertura della grotta era orapreclusa dalle alte onde, oraaccessibile quando queste siritiravano. Il capitano, «consigliatodal suo buon senso e dall'angelocustode che senza dubbio gli prestòaiuto nel pericolo», escogitò e attuòil suo piano. Osservò il modo in cui

l'acqua si alzava, e quando vide chesi ritirava girò rapidamente la pruadella nave in maniera che venissesospinta dentro la grotta dallaviolenza delle onde, cosa che gliriuscì più per la volontà di Dio cheper l'agire umano, perché ci mancòpoco che venissero gettati contro lerocce mentre l'apertura era pienad'acqua. La nave urtò contro unaparete, s'aprì una falla e tuttisaltarono fuori, allora una nuovaondata li investì e venneroscaraventati nel profondo della

grotta. Dopo, l'acqua si ritiravasempre, e loro si affrettarono versol'apertura sull'altro lato del monteper sfuggire alla minaccia delleonde.

Lì però li aspettavano nuovedifficoltà: si trovarono infatti difronte enormi rocce ripide e rupiinaccessibili, e si scoprirono cosìimprigionati senza via di scampotra i due immensi frammenti di unmonte spaccato. Ma «poiché ilpericolo aguzza l'ingegno», un uomo

dell'equipaggio, che conosceva unpo' il luogo, riuscì infine a trovareuna via, non meno pericolosa, delresto, del mare in tempesta. Comecapre seguirono il marinaio,posando i piedi dove li avevaposati lui e cercando appiglio neiroveti.

«Con l'assistenza di Dio riuscimmofinalmente a superare le rupi. Seuno qualsiasi di noi non avesseseguito i passi della nostra guidasarebbe sicuramente caduto

uccidendosi».

Sfuggiti a questo pericolo,proseguirono a piedi verso il portodi Cassis, oltrepassando montiripidissimi.

Quando ebbero recuperato le forzee l'imbarcazione nella grotta furisistemata e, il giorno successivo,condotta in porto, ripresero il loroviaggio e, «con l'aiuto di Dio»,giunsero otto giorni più tardi aGenova dove trascorsero duesettimane; poi, con un'altra nave,

ripartirono per Livorno conl'intenzione di adempiere al lorovoto recandosi per via di terra finoa Loreto, e di lì proseguire perVenezia e Vienna.

«La divina Provvidenza aveva peròdisposto diversamente: la nostraimbarcazione venne dapprimasospinta dal vento e dal maltempoverso un'isoletta vicina alla costadella Corsica, e poi, dopo un lungoe pericolosissimo viaggio durante ilquale sembrò che tutti i venti

congiurassero contro di noi, versoil porto di Centum Cellae, detto inlingua volgare Civitavecchia.Benché la città si trovasse adalmeno quaranta miglia da Roma,dovemmo percorrere a piedi quelladistanza, esausti e affamati comeeravamo».

Roma, la Città Santa, che contavaallora tanti abitanti quanti ne contaoggi Hilversum. Ma Roma, la cittàdei monumenti grandiosi, avrebbeispirato a Kircher grandi imprese.

Giunse a Roma per caso, Kircher?Scrive padre Brischar: «Chi puòdescrivere il suo stupore quando,giunto a Roma apparentemente percaso, scopre di esservi atteso conimpazienza?».

Apparentemente per caso.

«Così, nel 1634, giunsi a Romadove, senza che io ne sapessi nulla,ero atteso da tempo».

Il cardinal Barberini aveva chiestocon insistenza al generale dei

gesuiti, Vitelleschi, di trasmettere aKircher, ovunque si trovasse,l'ordine del papa di non recarsi inGermania ma a

Roma, e di consegnargli la letteracon cui veniva chiamato a Roma.

«E già solo per questo non mi èpossibile ammirare a sufficienza laProvvidenza di Dio».

Stabilitosi a Roma cominciò, suincarico del cardinale FrancescoBarberini (che sarebbe stato

consigliato in questo da Peiresc) alavorare al libro sui geroglifici chesarebbe poi uscito con il titoloOedipus AEgyptiacus, libro cheperò avrebbe terminato, «con l'aiutodi Dio», solo dopo vent'anni difatiche.

Due anni dopo il suo arrivo aRoma, Kircher venne incaricato diaccompagnare a Malta il langraviodell'Assia, un convertito chesarebbe poi divenuto cardinale. Aquanto ci dice lui stesso aveva

contribuito a questa conversione, eora doveva divenire ancheconfessore del nobile tedesco.

Rendendosi conto che una lungapermanenza a Malta avrebbenuociuto agli studi iniziati, il PadreGenerale nominò, mentre ancora sitrovava sull'isola, un sostituto chene prese il posto e richiamò Kirchera Roma, dove gli venne affidata lacattedra di matematica al CollegioRomano.

«Fu negli anni del mio

insegnamento qui che pubblicai leopere al mondo già note», scriveKircher con la modestia che ormaigli conosciamo.

E' evidente che, per uno scrittore difama mondiale come lui, una casaeditrice come le Edizioni delMondo non rappresenta un lussoeccessivo.

Con l'insegnamento, Kircher ebbecomunque le sue difficoltà.L'erudito, che aveva l'abitudine difinire tra le pale delle ruote

idrauliche e salvarsi poi tutto dasolo come una marmotta in unverricello, era troppo distratto permantenere la disciplina.

Per sua fortuna i gesuiti avevanomesso bene in chiaro, non moltotempo avanti, chi fosse il padronenel loro collegio. Due anni primadell'arrivo di Kircher si trovavanonel collegio, oltre a quarantacinquegiovani sacerdoti, cento rampolli dinobili famiglie romane. Questi, ungiorno, inscenarono una rivolta

contro un prefetto piuttosto severo.Durante la ribellione gli studenti sibarricarono nella loro sala, edovette venire un vescovo perrichiamarli all'ordine in nome delCardinale Vicario di Roma. Quindisettanta di loro fuggirono fuoridall'edificio. La maggior parte fecetranquillamente ritorno. Ventunofacinorosi vennero allontanati dalcollegio e la calma, sia pure a caroprezzo, fu ripristinata.

Kircher, del resto, venne ben presto

esonerato dalle lezioni ed ebbe cosìpiena libertà di dedicarsi alle suericerche e ai suoi libri. Ma...

«Ma al Signore misericordiosopiacque che durante il mio viaggiodi ritorno da Malta a Roma ioattraversassi nuovi pericoli, fuinfatti sua volontà che mi trovassiproprio nelle vicinanze dellaCalabria quando quella regionevenne quasi interamente devastatada violente, spaventose scosse diterremoto. Cosa accadde allora, e

da quali pericoli il Signore si siadegnato di salvarmi allorchéintendevo indagare natura ecaratteristiche del Vesuvio,dell'Etna e dello Stromboliperdendo quasi la vita tra i monti ele case che crollarono su di meminacciando di schiacciarmi, l'horaccontato nel mio MundusSubterraneus, libro a cui rimandoil lettore. Con stupore egli viapprenderà come il Signore miabbia meravigliosamente protetto».

Nella prefazione a questo magnificovolume in folio, pubblicato nel1678 da J. Jansson van Waesberghead Amsterdam e seguito cinque annipiù tardi dalla traduzionenederlandese D'Onder-AardseWeereld, Kircher racconta conparole molto fiorite di essersirecato in Sicilia, all'inizio del1638, insieme al langravioFriedrich e di aver intrapreso inquel luogo numerose spedizioniscientifiche, tra l'altro all'Etna eallo Stromboli, per trovare

conferma alle sue supposizionisull'interno del pianeta.

Dopo essersi congedato daFriedrich, egli indagò le correntinello Stretto di Messina perprovare la sua teoria secondo cui imari si troverebbero incollegamento sotterraneo.

Il 24 marzo salpò da Messina incompagnia di due frati francescani,a bordo di un'imbarcazione presa inaffitto. Quel giorno rimaserobloccati sulla punta della Sicilia.

Dovettero attendere tre giorni pervia del maltempo. Ma questoavveniva perché Dio li volevasalvare. Se avessero raggiunto laloro meta, Sant'Eufemia, Kirchernon avrebbe potuto, infatti,raccontarci questa storia.

Il 27 marzo la loro pazienza eraesaurita e ripresero la navigazionebenché il mare fossestraordinariamente agitato. Ilfamigerato Scilla turbinava tantoche perfino i marinai esperti si

sentivano stringere il cuore dallapaura. Non potendo vincere la furiadel mare, fecero rotta verso la costasettentrionale della Sicilia, in mododa venir poi sospinti dal vento disud-est verso la Calabria. Sitrovavano però a metà strada tra leisole Lipari e la costa calabresequando Kircher vide che l'Etna e loStromboli gettavano nubi di fumoalte come montagne, e queste nubisi estesero a tal punto che glidivenne impossibile vedere sia leLipari che la Sicilia. Inoltre, lui e i

suoi compagni udirono un grancrepitare e rumoreggiaresotterraneo, mentre il cielo siriempiva di vapori di zolfo. Questopareva annunciare qualcosa ditremendo. Kircher chiese ai marinaidi allontanarsi il più rapidamentepossibile dalle Lipari e diavvicinarsi alla Calabria.Costeggiarono lo Stromboli,invisibile, avvolto dal fumo qualera, mentre il mare ribolliva e siagitava, e sulla sua superficie siformavano bolle come durante un

violento acquazzone. Il tutto sottoun cielo perfettamente sereno. Sistavano avvicinando alla costaquando Kircher predisse ilverificarsi di un violento terremoto,e in effetti non erano passate dueore che un intero tratto di costa erastato spazzato via.

Approdarono finalmente, illesi, aTropea. Non supponevanonemmeno di trovarsi ancora ingrave pericolo, non avevano peròneanche fatto in tempo a superare la

soglia del collegio di quellalocalità che «la terra cominciòall'improvviso a tremareinternamente, con un rombosotterraneo come se dei carristracarichi corressero a granvelocità avanti e indietro».Sembrava che l'edificio, la città e ilmonte su cui la città era costruita«si trovassero su una bilancia inmovimento».

Kircher non riuscì a tenersi inpiedi, batté con il volto contro il

pavimento, pensò di nuovo che lasua vita fosse giunta al termine eraccomandò l'anima a Dio. Sipreparò all'ingresso nell'«altromondo». Dio però volle mantenerloin vita perché «superasse pericoliancora maggiori, a gloria del SuoNome».

Tutt'intorno a lui cadevano pietre esi crepavano pareti. Non sapevadove scappare, perché dappertuttocrollavano i muri. Infine riuscì ariprendere il controllo di se stesso

e ritrovò l'uscita. Senza perdertempo fuggì insieme ad altri padridalla città, dirigendosi alla nave.

Il giorno seguente ripresero il loroviaggio sul mare agitato.Approdarono nuovamente aRocchetta, anche lì però la terra simise a tremare, e loro ritornaronovelocemente alla nave.Proseguirono, e presero terra in unluogo dove si trovava un albergo.Erano appena entrati, che il suoloricominciò a sussultare. Kircher

ebbe il presentimento che l'albergosarebbe crollato e gridò ai suoicompagni: «Chi vuol salvarsi lavita venga con me alla riva». Tutti,naturalmente, lo seguirono, enemmeno una mezz'ora dopo ci fuuna scossa di tale violenza chemolti edifici, e tra questi il loroalbergo, vennero ridotti a cumuli dimacerie.

Recitarono una preghiera diringraziamento e proseguirono finoa Castel Lopizio, dove rimasero in

attesa di un vento favorevole perattraversare il golfo diSant'Eufemia. Da lì, Kircher videche lo Stromboli infuriava semprepiù, era tutto avvolto dalle fiammee pareva eruttare montagne difuoco. «Uno spettacolo grandioso,terrificante, che avrebbe messo ibrividi anche agli uomini piùcoraggiosi!» Sentivano intanto unbrontolio come di tuono.Trovandosi molto lontani dal luogoda cui proveniva, in un primomomento parve loro sommesso, ma

acquistò forza sotto terra così che ilsuolo sotto di loro prese a tremare atal punto che nessuno potè reggersiin piedi, e dovettero aggrapparsi adei cespugli per non precipitare.

In quel momento «si verificò unavvenimento memorabile perl'eternità, vale a dire la distruzionedell'importante città diSant'Eufemia», dall'altro lato delgolfo. Mentre loro erano distesi aterra, a Lopizio, videro alle tre delpomeriggio levarsi contro il cielo

sereno una grande nuvola all'altezzadi Sant'Eufemia. Al dissolversidella nuvola cercarono con gliocchi la città, ma non la trovarono:era sprofondata, e dove primasorgeva si era ora formata unafetida palude. Guardarono se cifosse qualcuno che potesseraccontare cos'era accaduto, ma nonc'era nessuno. Quando si reseroconto di quale sciagura fossesuccessa, i marinai si batterono ilpetto storditi dal terrore,implorando la misericordia divina.

Credevano che sarebbe toccata lorola stessa sorte e che fosse arrivatoil giorno del Giudizio.Confessarono i loro peccati, poi sidiressero verso la riva opposta delgolfo, e lì presero terra.

«Non c'era però nessuno, tranne unragazzo seduto sulla spiaggia,istupidito dalla paura e dallasorpresa. Gli domandammo cosafosse accaduto a Sant'Eufemia, maera come parlare a un muto. Nonriuscimmo a cavargli nemmeno una

parola».

Inutilmente cercarono di consolareil ragazzo. Non toccò nemmeno ilcibo che gli diedero. Solo, di tantoin tanto, indicava con il dito illuogo dov'era sorta la città «come aconfermare la sua distruzione». Aun tratto il ragazzo si alzò e corsevia, in un bosco.

Kircher e i suoi compagniproseguirono il loro viaggio senzavedere altro che rovine di città e divillaggi, e persone che vagavano

come folli per i campi. Appenagiunto a Napoli, però, Kircher sigettò subito a capofitto nelle sueindagini. Voleva scoprire se ilVesuvio era in collegamentosotterraneo con l'Etna e loStromboli. La spedizione cheintraprese allora fu, secondo Mòllerdi Geisa, il principale ostacolo allasua santificazione, benché eglipossedesse quasi tutti i requisiti,soprattutto i miracoli. Elargendo uncompenso cospicuo, trovò unaguida che lo accompagnò al cratere

nel cuore della notte. Lì loattendeva uno spettacolo terribile. Ilcratere era completamenteilluminato dal fuoco, e si respiravaun insopportabile odore di zolfo edi pece. Kircher ebbe l'impressionedi essere giunto nel mondosotterraneo, la dimora dei demoni.Tra gemiti spaventosi, in undiciluoghi diversi salivano dall'abissoe dalle pareti del cratere colonne difumo e fiamme. Pieno di devozione,egli pregò Dio onnipotente,rabbrividendo al pensiero del

Giudizio Universale. Quandospuntò il giorno, si lasciò calare nelcratere legato a una fune fino araggiungere una grande roccia dacui aveva una buona vistasull'«officina» sotterranea.Servendosi del suo «pantometro» -uno strumento che lui stesso avevainventato per l'agrimensura - sondòla profondità di quell'immensoabisso. «A ogni respiro delgigantesco vulcano, la massa mollefremeva». La lava espulsa formavaun monte accresciutosi

enormemente dall'eruzione del1631. Questo spettacolo avvaloròla sua ipotesi che la terra fosseinteriormente colma di sostanzafluida infuocata. I vulcani, secondolui, erano valvole di sicurezza delfocolare sotterraneo.

Questo viaggio non gli fruttò soloavventure, ma anche la confermadella sua teoria secondo cui la terranascondeva dentro di sé labirinti difuoco, acqua e aria.

Il Mundus Subterraneus è uno dei

libri più misteriosi di Kircher. Inesso egli descrive l'interno delnostro pianeta, un antimondo cheegli rappresenta come un organismoanimale, con cavità e vene popolatedi uomini, demoni, mostri e draghi.Minerali e metalli vi si formanospontaneamente. Ovunqueritroviamo la forma umana,esattamente come nei paesaggiantropomorfi che Kircher evocavacon i suoi trucchi. La natura stessa èun geometra, un pittore che studia laprospettiva. La natura pensa e

agisce come un essere umano, ed èsoggetta alle stesse potenzesuperiori. Nei minerali Kircherritrova figure animali e umane chela natura vi disegna, e cosìcostellazioni, paesaggi, città eimmagini religiose. En passantfornisce una ricetta per fabbricaredegli pseudofossili. Il mondosotterraneo è il doppio, l'ombra delnostro, popolato da spiriti dellemontagne, fantasmi e bestieapocalittiche. Invenzioni fantastichesi alternano con obiettive tabelle

dove si trovano riportate le diversevelocità di caduta e dettagli tecnicirelativi a pompe, ventilatori einstallazioni per l'aerazione utiliall'industria mineraria, ma è unlibro più di fantasia che di scienza.Un libro che testimonial'irresistibile forza di attrazione cheesercitavano su Kircher i segretidel Mondo Sotterraneo.

UNA SPECIE DISCENEGGIATURA

Sul pavimento c'è il menabò delprimo volume di lettere, in pellerossa e azzurra con iscrizioni edecorazioni in oro. Il CommendatorBeck lo raccoglie e si mette asedere sulla panca, accanto alCommendator Franzl, poi lo apre acaso. Insieme ci ficcano dentro ilnaso, poi Franzl volge il libro versola cinepresa.

Tutto procede regolarmente,secondo i piani.

Beck: «Ovunque, in Kircher, sitrovano compendi sistematici,tabelle e misurazioni. Il nostro librocomprende anche delle tabelle,come forse mi permetterà dimostrarle».

Franzl: «Queste tabelle illustrano lacomposizione. Sono compendisistematici della numerazione,vecchia numerazione, nuovanumerazione, mittenti, destinatari,

luogo e data della spedizione.Questo, naturalmente, crea moltedifficoltà. Le lettere hanno dovutovenir decifrate, in parte tradotte... ilformato, la lingua originale, latino,tedesco, italiano eccetera... e noteai passi oscuri».

Niente traduzione, dunque, solocompendi sistematici, frammenti deitesti e brevi riassunti del contenuto.Peccato.

Beck: «Tutti questi dati, di cui haparlato il Commendator Franzl,

vengono riportati nella nostraedizione in modo sistematico indiverse lingue, cioè in tedesco,italiano, inglese, francese espagnolo. Questa molteplicità dilingue, questo universalismo, questaforma poliglotta rappresenta unimportante parallelismo tra lanostra opera e Kircher».

Beck s'è eccitato, le parole glizampillano dalla bocca e gliocchiali mandano bagliori di fuoco.

Franzl dà segni d'impazienza. Gira i

pollici, abbassa gli occhi come sesi vergognasse, incrocia le bracciacon un gesto quasi brusco, non tieneferme le dita della mano destra.

È un menabò. C'è soltanto unmenabò. Io avevo capito che unvolume fosse uscito. Sul dépliant acolori c'era scritto: «Recentementepubblicato: Tomus XLIV». E anchealtrove si parlava del «primovolume uscito recentemente...».

Quanto sarebbero stati vecchi,questi signori, alla conclusione

dell'opera? Da cinque annilavorano al primo di sessantaseivolumi. La loro casa editrice, leEdizioni del Mondo, richiama unpo' alla mente la «Rivistamondiale» di un celebre romanzonederlandese. Ma Kircher godevadi una fama universale, e ne era benconsapevole. Era internazionale,come la Società InternazionaleRicerche Scientifiche AthanasiusKircher. Devi diffidare di tuttoquello che si definisce«internazionale», mi dice il regista

che ha avuto esperienzemultinazionali. QuestiCommendatori tengono davverotanto a Kircher? E perché proprio aKircher? Perché era temerario,vanitoso, megalomane e,presumibilmente, un truffatore? Midomando come e quando siaincominciata questa storia. Allostesso modo di come eraincominciata quella di Kircher?Trovando per caso - o per qualcosadi simile - il passo di un libro in cuisi parlava di obelischi? Pongo la

domanda, e la mia supposizione sirivela esatta.

Franzl: «Alla conclusione delginnasio mi sono dedicato a studitecnici, di ingegneria. È stato allorache mi sono imbattuto negliobelischi e ho scritto questolibretto, Der lateranensi-scheObelisk in Rom. (Riprende il librodal tavolo.) Questi obelischidovevano naturalmente condurmi aKircher, che si è tanto occupato diobelischi, geroglifici e tutto il

resto».

Mi viene in mente, a questo punto,che la volta precedente Beck mi haraccontato qualcosa a propositodella sua scoperta di Kircher, eincomincio: «Il Signor DottorBeck...»

Credevo di aver quasi imparato afar uso dei titoli. Ma, naturalmente,avrei dovuto dire Commendatore.

Beck è una persona sveglia e miinterrompe subito: «Sì, fu durante

una visita scolastica a unabiblioteca di Wiesbaden. Notaialcuni enormi in folio posati su unoscaffale. Mi interessava l'aspetto diquei volumi, li aprii e, per un caso,m'imbattei nel nome di Kircher».

L'attenzione di Franzl si rivolgesempre ai dettagli scientifici etecnici. Beck, invece, pareinteressarsi soprattutto al grandiosoaspetto esteriore. Chiedo perchéabbiano scelto questo formatoparticolare. Perché non cominciare

con un'edizione più semplice,economica, rendendo così davveroaccessibile a tutti l'opera diKircher?

Beck, solenne: «Abbiamo deciso diripubblicare le opere di Kirchernello spirito del Barocco, inmagnifici in folio. Abbiamoelaborato un progetto che siaccorda con il contenuto e con lospirito, in modo che la formaesteriore e il contenuto spirituale sitrovino in armonia. Per questo

motivo abbiamo scelto dipubblicare un'edizionemonumentale, vale a dire l'OperaOmnia...».

Appunto.

Più tardi, quel pomeriggio, andiamoa vedere la tipografia, in un grigiosobborgo di Wiesbaden. La primacosa che salta all'occhio è laquantità di grandi fogli, molti conlettere esotiche, un capolavorotipografico. Su tutti i foglil'intestazione PONTIFICIA

ACADEMIA SCIENTIARUM, ognunoperò è composto in una linguadiversa. In latino, tedesco, italiano,spagnolo, russo, arabo, sanscrito ecinese ritorna la raccomandazionedi Sua Eccellenza Daniele JosephKelly O'Connell, S.J., il presidentedell'Accademia.

I Commendatori, stavolta, voglionoprima leggere le mie domande. Poisi consultano in una stanzetta in cuisi chiudono a chiave. Ritornanodopo il loro conclave, e si sono

preparati tanto bene le risposte chesembra di assistere alla primaprova di uno spettacolo amatoriale.Si sono divisi con cura il loro testo,e parlano a turno. Le mie domandenon contano più nulla.Evidentemente Beck ha rivistoinsieme a Franzl la sua«sceneggiatura», e quella che segueè l'interpretazione, larappresentazione.

Per prima cosa un tipografo mette inazione la macchina. Mentre Arno

Beck, in vestito azzurro, se ne stasull'attenti con accanto a sé unFranzl un po' meno rigido, incamicia sportiva e senza cravatta,scorrono i fogli con il testo ininglese e in un francese tutt'altro cheimpeccabile, DEPUIS QUELQUE 2000ANS, AU COURS DE TOUS LESSIÈCLES, LA SAINTE ÉGLISEROMAINE N'A CESSE DE FAVORISER,D'UNE FAGON EXEMPLAIRE...eccetera. Sic.

Beck: «Per incominciare vorrei

fornire alcuni dettagli sullarealizzazione di questa edizione dilusso. Posso forse partire dallarilegatura. Viene eseguita a mano inuna speciale legatoria artigianale,con la più raffinata pelle di caprad'oasi proveniente dal Sud Africa,colorata in un particolare rossocardinalesco».

Franzl: «La stampa è a colori. Icaratteri normali sono in nerobrillante, le tabelle in rossocardinalesco e le didascalie in

azzurro».

Beck: «La tiratura sarà dicinquecento copie. Questecinquecento copie vengononumerate, e i clichéimmediatamente distrutti, in mododa assicurare l'esistenza di questaunica, particolare edizione».

(«A proposito di rendereaccessibili le opere di Kircher», miviene da dire, ma non possointerrompere lo spettacolo.)

Franzl: «Contemporaneamentevengono presentate alcune copie inedizione lusso, destinate a caseregnanti, capi di stato e così via.Dieci copie di questa edizionespeciale sono, naturalmente, invendita».

Beck: «il prezzo dell'edizionespeciale per i capi di stato e le caseregnanti sarà di 50.000 marchi,mentre l'edizione normale costerà3000 marchi».

Esattamente come Kircher. Anche

lui aveva fatto tirare un'edizionespeciale della sua Polygraphiadestinandola ai principi.

Ora seguiamo i due Commendatorimentre scendono una scala, e Franzlapre una porta servendosi di unachiave. Attraversiamo una stanzacostruita in blocchi di gesso earriviamo a una seconda porta.Anche questa viene aperta con unachiave. Dietro si nasconde unsantuario in cui penetriamocamminando su una passatoia rossa:

su degli scaffali sono esposte lematrici in piombo. Vi si trovanoanche dei fogli stampati, su cuigrandi lettere rosse annunciano chel'opera è dedicata al signor OTTOHENKELL. Quello dello spumante.

Franzl: «Questo è il primo deisessantasei volumi di cui sicompone l'edizione delle OpereComplete di Kircher. Le lettere quipubblicate erano precedentementeinaccessibili, essendo custoditenell'archivio segreto del Vaticano

dove nessuno poteva consultarle.Inoltre questo primo volumecomprende un'introduzione delpresidente della PontificiaAccademia delle Scienze, SuaEccellenza O'Connell, in cui silegge: "La Sacra Romana Chiesa,attraverso tutti i secoli, da ormaiduemila anni, ha promosso inmaniera singolare ed esemplare losviluppo delle scienze e delle artiprodotte dal genio umano, gettandocosì le basi della gloria dell'interacultura occidentale. La vita e le

opere di Athanasius Kircher S.J.,uomo di universale erudizione,dimostrano che anche il Medioevoe il periodo del Rinascimento e delBarocco erano pervasi da questospirito, cosicché, contrariamente aquanto vorrebbero dimostrareopinioni avverse, la tesi di unachiesa nemica delle scienze, ancheper quanto riguarda quelle epoche,risulta insostenibile"».

Mentre Franzl legge questo passo, ilCommendator Beck si mette di

nuovo davanti alla cinepresa con ilmenabò rosso-az-zurro-oro.

Nel 1633, all'incirca un anno primadell'arrivo di Kircher a Roma,l'Inquisizione aveva condannatoGalileo Galilei. Kircher si sentivain dovere, non solo in quantodiscepolo di Aristotele ma anche inquanto gesuita fedele, di seguirel'insegnamento della chiesa.

Condannando Galileo e il sistemacopernicano, la chiesa ha davverofatto danno alla scienza. E nella

condanna di Galileo la Compagniadi Gesù ha avuto una parteimportante. Peiresc, che di Calileoera amico, ne rimase sconvolto ediscusse la questione con Kircher,il quale, sotto sotto, manifestò lapropria simpatia per lo scienziatoitaliano. Peiresc, almeno, scrisse alsuo amico e biografo PierreGassendi che Kircher «in presenzadi padre Ferand dovette ammettereche padre Malapart e padre Claviusnon erano in disaccordo conCopernico, ma furono costretti a

esprimersi per iscritto come secondividessero le teorie diAristotele, teorie che lo stessopadre Scheiner segue solo perobbedienza, come del resto è ancheil suo caso (di Kircher)».

Padre Scheiner aveva occupato lacattedra di astronomia al CollegioRomano fino all'arrivo di Kircher.Quindi era partito per Vienna alposto di Kircher, divenendomatematico dell'imperatore.

La posizione di Kircher sulla

questione è, a dir poco, equivoca.Preferiva non addentrarsi indettagli.

Ancora nel 1600 Giordano Brunoera stato condannato al rogodall'Inquisizione a causa della suaconcezione eretica dell'universo.Quando Kircher ricevette dellecritiche a proposito di alcuni passidella sua descrizione di un viaggionello spazio, l'Iter Extaticum, lasua risposta fu che non temeva diavere opinioni diverse da certi

filosofi del suo tempo che «nonsolo non tengono in nessun contoesperimenti e osservazioni, ina sene disgustano anche, timorosi comesono che i loro sensi e la lororagione li inducano a discostarsidall'antica dottrina di Aristotele, oanche soltanto suggeriscano loroche tale dottrina necessiti dicorrezioni. Ma chi davverodesidera conoscere quali siano gliinsegnamenti di oggi sui fenomenicelesti interroghi autorità modernequali Scheiner e Riccioli».

Parole come queste, anche vent'annidopo la morte di Galileo,apparivano molto coraggiose. MaKircher abbassa subito la voce. Pernon suscitare il sospetto di essered'accordo con l'idea di GiordanoBruno che esistessero più mondiabitati, o con quella di Galileo percui era la terra a girare intorno alsole, aggiunge: «Potrebbe sembrareche le nostre affermazioni siano incontrasto con i precetti della SantaChiesa Cattolica Romana,dichiariamo quindi espressamente

che respingiamo sia l'ipotesi delmovimento della terra sia quelladell'esistenza di altri mondiabitati».

Kircher non si rese quasi nemmenoconto di quanto fossero abbattuti isuoi confratelli gesuiti dopo lacondanna di Galileo. Era statoposto un ostacolo alla loro ricerca.La maggioranza dei gesuiti accettòla soluzione di compromessoofferta da Ty-cho Brahe,compromesso tra la concezione del

mondo aristo-telico-tolemaica equella di Copernico e Galileo.

Secondo Tycho Brahe la terra sitrovava al centro dell'universo, e lafrase biblica «Fermati, sole!»poteva dunque essere presa allalettera come esigeva la chiesa. Glialtri corpi celesti, però, simuovevano effettivamente intornoal sole che, a sua volta, tracciavauna traiettoria circolare intorno allaterra. Così si manteneva l'idea dellaterra come centro e, allo stesso

tempo, si lasciava spazio a tutta unaserie di fenomeni che potevanoessere spiegati solo a partire daun'interpretazione eliocentrica.

Padre Brischar difende Kircher,nella sua biografia, senza riservaalcuna: «Seguendo l'esempio deiPadri della Chiesa, Kircher sisentiva in dovere di attenersi allalettera della Sacra Scrittura, edunque di prendere le distanze dalsistema copernicano. D'altro cantonon dobbiamo dimenticare che tutte

le rappresentazioni dell'universodelineate finora non sono che delleipotesi, e tali resteranno, perché ilreale movimento dei corpi celesti sisottrae all'osservazione diretta».

Nella tipografìa di Wiesbaden sitrovavano anche dépliant diprecedenti pubblicazioni delleEdizioni del Mondo. Avevanoincominciato in tutta modestia conun libriccino a soli nove marchi eottanta, il primo titolo di una«Collana internazionale di

pedagogia delle scienze». L'autoreera Ernst Schuller, uno dei primiiscritti alla Società, anzi, uno deiconsiglieri straordinari, e il libro siintitolava Didattica della biologiaper le ultime classi della scuolasecondaria. Una cosa molto seria,dunque. L'inizio di una collana. Losi poteva anche ordinarenormalmente in libreria.

C'era poi un semplice pieghevoleche informava dell'esistenza dellibro di Franzl, con pregevoli

illustrazioni, sull'obelisco lateranodi Roma, stampato in cinquecentocopie numerate nel 1973. Prezzoancora ragionevole, novantottomarchi.

E c'era anche la presentazione,piuttosto pretenziosa, delmonumentale Gli obelischi diRoma del 1970, il volume tantolodato sull'«Osservatore Romano».La presentazione metteva in risaltol'aspetto esteriore, misure, peso ecose del genere. Tre chili e mezzo,

in folio, quattro lingue, stampa adue colori, carta di lusso,riccamente illustrato, rilegatura amano in pelle, con impressioni inoro zecchino, in cofanetto, eintrodotto dal Cardinale Tisserant,decano del Sacro Collegio, GranMaestro dell'Ordine del SantoSepolcro di Gerusalemme,bibliotecario e archivista dellaSanta Chiesa Cattolica Romana. Etuttavia costava solo duecentomarchi.

Mi hanno regalato una copia dellaRheingauer Geschichts-undWein-Chronik, per cui Beck eFranzl hanno scritto una prefazione.Questa edizione per bibliofiliconsiste, con l'eccezione di alcunepagine iniziali, nella ristampafotografica della prima edizione,pubblicata a Wiesbaden nel 1854 eormai innovabile.

«Il libro è stato impresso nelleofficine speciali della tipografiaHelmut Ranke (Wiesbaden) su carta

di lusso lavorata a mano dellacartiera Salach(Salach/Wiirttemberg)».

Fanno anche menzione dellalegatoria, lo «Studio per lalegatoria artigianale dei fratelliSorajewski (Wiesbaden)». Seguepoi:

«L'elaborazione grafica e laconsulenza scientifica sono statecurate da Sua Eccellenza Cav. diGr. Cr. Herbert Franzl (Wehen) eda Sua Eccellenza Cav. di Gr. Cr.

Arno Beck (Wiesbaden)».

Già nel 1971, prima di essereCommendatori, erano dunqueeccellenze e cavalieri di GranCroce.

Per quanto riguarda l'elaborazionegrafica e la consulenza scientifica,Beck e Franzl devono averprovveduto già a metà deldiciannovesimo secolo, nel 1854,trattandosi di una ristampafotografica. Athanasius Beck,Athanasius Franzl.

Il libro è acquistabile solo pressola libreria H J. von Goetz, il cuiproprietario è Giinter Lotz,Wiesbaden, Worthstrasse 28, lalibreria del Goetz undSchwanenfliess della lista degliiscritti, il consigliere speciale perle attività editoriali.

Finito di stampare il 31 agosto1971.

In calce alla prefazione ci sono lelettere AMDG, il motto dei gesuiti.AD MAIOREM DEI GLORIAM.

Anche loro, i Commendatori, sonodei gesuiti? In segreto? SeguonoKircher in tutto?

Nella sua introduzione a questacronaca, il principe di Mettermeliscrive:

«Tra le assai rare opere cherientrano nelle categorie "letteraturasul vino" e "scritti sulla Rheingau",la presente monografìa riveste unsignificato d'eccezione sotto diversipunti di vista. (...) I miei miglioriauguri vanno all'iniziativa

oltremodo meritoria della casaeditrice internazionale Edizioni delMondo, Wiesbaden-Roma, direndere nuovamente accessibilequest'opera in un'edizionemagnifica, autenticamente perbibliofili e amanti di tesorinascosti».

Firma a timbro:

Metternich

FÙRST VON METTERNICH

Paul Alfons Maria Clemens LotharPhilippus Neri Felix NicomedesFurst von Metternich-Winneburg-Beilstein

Il libro è dedicato al re dellospumante Otto Henkell. È peròdatato 1854. Una dedica postuma,dunque? No, una dedica deicuratori.

Su nostra richiesta, Beck ha fatto inmodo che ci sia possibile vedere ildocumentario sulla Societàtrasmesso in giugno dalla

televisione tedesca. Ci accompagnaa Francoforte con la sua Mercedes500 SEL. Parte a tale velocità chevengo violentemente spinto con laschiena contro il sedile. Durante ilviaggio fa scorrere in continuazioneavanti e indietro la capote. Poi,all'improvviso, un automobilistadavanti a noi deve frenare perchéun automobilista davanti a lui devefrenare a un semaforo. Beck sbattequasi la testa. Scende, si dirige agrandi passi verso l'auto ora fermadinanzi a noi, batte deciso con

l'anello sul finestrino sinistroanteriore, che si abbassa, e si mettea insultare a gran voce il guidatore.

Dopo questo incidente, Beck mostradi aver recuperato il suo buonumore infilando una cassetta nelregistratore. Una canzonetta allegra,un canto da filibustieri di cuiricordo solo la frase «Ich bin einVagabund!» Mi tornano alla mentele parole Leichte Kost fur denAutofahrer' lette sui menu deiristoranti sull'autostrada.

A Francoforte, in una saletta dimontaggio della Radiotelevisionedell'Assia, mi venne mostrato ildocumentario sulla società. Risultòessere un filmetto di dieci minuti,uno spot in cui Beck attiraval'attenzione soprattutto sul fatto chele donazioni erano interamentededucibili dalle tasse. Presi notadel nome del regista: Herkenroth.Quel nome mi sarebbe stato utilepiù avanti.

Dopo queste avventure a

Wiesbaden e dintorni ho mandato aBeck una lettera in cui loringraziavo per la magnifica acco-

1 Cibo leggero per l'automobilista,(n.d.t.)

glienza e confermavo il nostroappuntamento a Roma, dal 15 al 20novembre.

Nel frattempo, a fine settembre, idue signori proseguono a Roma leloro misurazioni degli obelischi.

In seguito Beck mi ha raccontatoche, durante il restauro, il piccoloobelisco davanti a Santa Mariasopra Minerva, vicino al Pantheon,è stato sollevato con una gru dal suobasamento, l'elefante del Bernini.Prima che l'obelisco venissenuovamente calato al suo posto, luiha fatto applicare sul dorsodell'elefante una targhetta con il suonome e quello di Franzl. Cosìcontribuì anch'egli ad assicurarel'immortalità che il nomeAthanasius prometteva fin

dall'inizio. Athanasius Beck.Athanasius Franzl.

LO SPIRITO DELLAMONUMENTALITÀ

Il Commendator Beck arrivò aRoma il 16 novembre, un giorno piùtardi del convenuto.

Provammo a spiegargli quanto fosseimportante il rispetto dei nostritempi. Ogni giorno di permanenzaci costava almeno mille marchi.

«Ah! Anche lei calcola millemarchi al giorno!», esclamò Beck

compiaciuto. E ci comprendemmomeglio che mai.

Il Commendator Franzl non eravenuto, si trovava a Chicago perprendere in consegna unaconsistente donazione di AveryBrundage alla società. Noi intantoavevamo annunciato il nostro arrivoin Vaticano, Beck ci avevaassicurato di avere buoni contatti.Ma la signora Marjorie Weeke,un'americana che si occupava dellepublic relations, non aveva mai

sentito parlare né di Beck né diFranzl o della Società, e non riuscìnemmeno a trovare qualcuno che liconoscesse.

Quando, il giorno successivo,raccontai a Beck del nostrosfortunato tentativo, lui disse: «Nonbisogna mai seguire la viaufficiale». In effetti cominciavo adavere l'impressione che procedesseper vie traverse.

La sera prima dell'arrivo di Beck,cenammo in un ristorante sulla

piazza dov'è stato bruciatoGiordano Bruno, e dove una suastatua viene insozzata dai piccioni.Un ristorante frequentato da gentedel cinema, che di ristoranti se neintende. Mi misi a parlare con untedesco che risultò essere unoperatore, meglio ancora,l'operatore che aveva ripreso ildocumentario della televisionedell'Assia.

«Credo siano degli Hochstapler»,disse. Hochstapler, bella parola.

Qualcosa di più di un semplicetruffatore: uno che accumula truffasu truffa.

Il mattino successivo andammo apresentare i nostri omaggi al GrandHotel, dove il Commendator ArnoBeck - come diceva lui - risiedeva.Un albergo splendido, traboccantedi marmi, lampadari di cristallo,lampade in vetro latte e sofficitappeti, tendaggi e baldacchinicremisi, ampi, interminabilicorridoi e lunghe sale con massicce

poltrone di pelle.

In mancanza di spumante Henkellordinai al cameriere, che indossavauna livrea rossa con i risvolti neri,una bottiglia di Asti Spumante.Costui ritornò con un vassoio d'oro,o color oro, su cui erano appoggiatidue bicchieri e la bottiglia in unsecchiello del ghiaccio. Trafficò unbel pezzo con il filo di ferro e iltappo, e nel frattempo Beck risposealla mia domanda sul perché avessescelto proprio quell'albergo:

«In quanto presidente della SocietàInternazionale Ricerche ScientificheAthanasius Kircher risiedo semprequi al Grand Hotel, come del restoanche il vicepresidente, ilCommendator Franzl, e questo perdiverse ragioni. In primo luogo èindispensabile per l'immagine. Noirappresentiamo un'importanteassociazione internazionale cuiaderiscono numerose personalità.Voglio solo qui ricordare il fattoche il Commendator Franzl e ioapparteniamo all'Ordine Equestre

del Santo Sepolcro diGerusalemme, cui appartiene ancheSua Maestà il re Baldovino delBelgio, ed è quindi necessariomuoversi all'interno di un certoambiente, non si può prenderealloggio nel primo albergo checapita...».

Il tappo non è ancora uscito dallabottiglia. E Beck è ben lontanodall'aver finito di parlare.

«...ma, oltre a queste considerazioniin un certo senso esteriori, abbiamo

altri motivi d'ordine generale, e piùspirituali, per risiedere qui alGrand Hotel. Si tratta dello spiritodell'epoca barocca, che in questoalbergo sopravvive in manierasingolare; questo è un posto dove leforme del mondo medievalevengono ancora rispettate, esarebbe semplicemente indice diuna mancanza di stile abitare elavorare in un albergo moderno: noisiamo convinti che sia necessariosvolgere il proprio lavorocircondati da quel particolare

spirito che al lavoro si adatta.Quell'atmosfera di magnificenza, digrandiosità, di sicurezza e di amoredella forma che nell'epoca modernava sempre più scomparendo - cosadi cui ci rammarichiamo molto -,quel mondo è rimasto conservatoqui, e per questo motivo qui citroviamo a nostro perfetto agio...».

PIop. Ora il tappo è uscito, e l'AstiSpumante viene versato. Ilcameriere si allontana, si volta unattimo a guardare Beck, fa un

inchino, ma Beck non gli presta laminima attenzione, dev'esseresicuramente una questione di stile.Parla ancora un bel pezzo, frasi contante virgole e nessun punto. Frasiche non ti lasciano spazio alcuno,se non te lo prendi a forza. Quandoalla fine, a proposito dellospumante, riesco a intervenireponendogli una domanda sullapagina speciale con il nome deldirettore delle Cantine Henkell, luimi risponde:

«Sì, con mia grande gioia possoaffermare che il Signor OttoHenkell, il proprietario delleCantine Henkell di Wiesbaden, ciha dato il contributo fino ad ora piùconsistente. Non s'è limitato a faredelle promesse, ma con grandegenerosità e in maniera davveroprincipesca ha sostenuto il nostroprogetto, aiutando così la cultura ela scienza...».

A cosa mi fanno pensare questeparole? All'autobiografìa di

Kircher. Kircher non parlava delcontributo principesco di unmagnate dello spumante, madell'imperatore Ferdinando in checoprì le spese di stampa dell 'Oedipus AEgyptiacus.

«Accadde in seguito qualcosa dinon meno straordinario, che mi reseevidente quel che la divinaprovvidenza può realizzare. Quandol'imperatore Ferdinando IIIricevette il mio Obe-liscusPamphilius, su cui gli eruditi

s'erano espressi tantofavorevolmente, essendo egliardentemente interessato alprogredire delle scienze mi scrisseuna lettera in cui mi esortava allapubblicazione del mio Oedipus,pubblicazione che fino ad alloranon era avvenuta in quanto, dopo lamorte di papa Innocenzo x, nessunos'era assunto l'onere delle spese distampa. L'imperatore mi promettevadi finanziare immediatamente tutti ilibri che intendessi ancorapubblicare e, per non suscitare

l'impressione di fare vanepromesse, mi domandava quantodenaro mi fosse necessario per lastampa dell' Oedipus. Gli risposiche, constando l'opera di quattrovolumi, i costi di stampa sarebberoammontati, a giudizio del libraio,ad almeno tremila scudi romani.L'imperatore diede immediatamenteil suo consenso e mi incaricò di farstampare il libro non appena ilcambiavalute mi avesse versato ildenaro necessario. Dopo tre anni mifu possibile pubblicare l'opera cui

avevo dato inizio sotto auspici tantofavorevoli. Poiché avevo necessitàdi caratteri delle lingue orientali,ebraico, caldaico, arabo, copto esamaritano, per citare autorid'Oriente le cui opereconfermavano quanto avevo scritto,l'imperatore, perché non mancassenulla a una splendida realizzazionedei volumi, fece preparare qui aRoma i caratteri, con autenticaregale generosità e affrontandocosti non irrilevanti, e oltre a ciò miassegnò, nella sua grande

benevolenza, affinché ioproseguissi nella mia opera, unappannaggio di cento scudi all'anno,appannaggio che mi viene versato atutt'oggi. Per questa ragione volliche tutte le mie opere stampate abeneficio dei posteri fosserodedicate al liberalissimoimperatore Ferdinando in, e, dopola sua morte, a suo figliol'imperatore Leopoldo. In seguito,tutti coloro che le avrebbero lette,avrebbero ammirato la magnificastampa del celebre libraio Johannes

Janssonius di Amsterdam, graziealla cui cura le mie opere sono stateedite».

Beck: «Il signor Otto Henkell èmolto interessato alla ricerca ericeve regolarmente la presidenzadella Società Ricerche AthanasiusKircher per essere informato suiprogressi del lavoro e assicurarenuovi contributi al progetto. Inragione dell'eccezionale aiutoprestato personalmente dal signorOtto Henkell alla società, la Società

Internazionale Ricerche ScientificheKircher ha deciso di dedicarglil'opera, innalzandogli così nella suagratitudine un monumento chedurerà ancora nei secoli a venire etrasmetterà il suo nome allegenerazioni future come luminosoesempio di uno spirito grande egeneroso che non solo a parole maanche con i fatti ha contribuito - inmodo decisivo, tengo qui asottolinearlo - alla realizzazione diquesto grandioso progetto, unprogetto che richiederà decine di

anni prima di essere portato atermine».

L'immortalità, anche per OttoHenkell.

In seguito sarei venuto a sapere laportata del contributo di Henkell.

Domando a Beck se il suo lavoro,che contribuisce anch'esso allamaggior gloria della chiesa, vienedalla chiesa appoggiato.

Beck: «Eh...».

«Finanziariamente».

Beck: «Dunque... la chiesa ha giàappoggiato in misura consistente ilnostro lavoro, in molti modidiversi».

Fa il misterioso. Perché? Domando:«Intende dire che il Papa in personanutre interesse per il vostroprogetto?».

Beck: «Posso dirle che Sua Santitàha dato dimostrazione di ciòconcedendo più volte a me e al

Commendator Franzl delle udienzeprivate in cui abbiamo avuto modo- e questo è per noi un grande onore- di illustrare a Sua Santità iprogressi del nostro progetto,affrontando in questi colloqui moltiaspetti particolari».

Quando uscimmo dall'albergo, Beckera atteso dalla limousine nera conautista che, a Roma, era sempre asua disposizione. Senza incontrareostacoli entrammo dietro di lui inVaticano, dove ci doveva dare

udienza il cardinale Marella, ilparroco di San Pietro o, come miscrisse in seguito il CommendatorBeck: «Sua Eminenza (si può usareanche l'appellativo Eminen-tissime Princeps) Paolo CardinalMarella, Arciprete della PatriarcaleBasilica Vaticana, Presidente dellaSacra Congregazione per i non-cristiani, Presidente dellaReverenda Fabbrica di San Pietro,Membro Onorario della SocietàInternazionale Ricerche ScientificheAthanasius Kircher ecc. ecc. ecc.»

Scoprii poi, in una raccolta dibiografie, che negli anni Ventiaveva svolto servizio diplomaticoper il Vaticano negli Stati Uniti,negli anni Trenta in Giappone, neglianni Quaranta in Australia, neglianni Cinquanta in Francia, dov'erastato nunzio apostolico, e negli anniSessanta aveva fatto parte dellaCongregazione per la Propagandadella Fede.

Beck si inginocchiò davanti aMarella e cercò di baciargli

l'anello, secondo la vecchia usanza,ma il cardinale gli fece capire chequell'uso non era più attuale. Quindimormorò qualcosa su AthanasiusKircher.

Il cardinale Marella domandò:«Procede bene?».

Commendator Beck: «Benissimo. Illibro è quasi pronto».

Il libro. Che cos'è Il Libro? Midomando quale libro ilCommendatore abbia fatto balenare

dinanzi agli occhi del cardinale.

Marella: «Sì, sì, sì, sì, sì, sì».

Beck: «Uscirà tra poco».

Marella: «Bene. Andiamo da quellaparte».

Beck: «Volentieri... Ancora poco esarà pronto».

Marella: «Bene».

Beck: «Sarà un grande onore per

noi farvene dono».

Marella: «Troppo buono, io non hofatto nulla. Soltanto un po'...».

Solo allora il cardinale si accorsedella cinepresa, e disse: «Dovrebbeesserci un regista a consigliare:sorrida, stia serio, e così via».

Come se non ce ne fosseabbastanza, di registi.

Beck: «Bene, Eminenza...»Evidentemente Beck ha affidato la

regia al settantottenne prelato.

Marella: «Andiamo. Io viaccompagno per un po'».

Beck: «Grazie».

Marella: «Prima lei».

Beck: «Grazie di cuore».

Marella: «Sono io a ringraziarla. Laringrazio e le faccio i miei miglioriauguri. Continui così».

Beck riprovò a baciare l'anello.

Marella: «Ma no, non faccia così,per l'amor di Dio... che idea!».

Beck: «Grazie di cuore».

Marella: «Tanti auguri, anche aisuoi collaboratori». (Rivolto allacinepresa: «Questo libro me l'hadato lui. Grazie tante, grazie tante.Anche a quei bravi ragazzi».)

Un'udienza vera e propria.

Il cardinal Marella era stato un po'sbrigativo, doveva uscire di città.Beck mi assicurò che lasciava lacittà in auto, passando per un tunnelche dal Vaticano conduceva a unpunto già un bel po' fuori Roma.L'operatore affermò di averintravisto una volta un grandegarage sotterraneo sotto il Vaticano.

In piazza San Pietro Beck dichiaròil suo amore per Roma: «Qui misento a casa mia, anzi, meglio che acasa mia... La Società

Internazionale Ricerche ScientificheAthanasius Kircher ha più di unmotivo per avere una sede a Roma,una sede ufficiale. La prima ragioneè evidente. Anche AthanasiusKircher, qualche centinaio di annifa, ha lavorato qui a Roma e,quindi, tutto il materiale connessoalla sua opera si trova qui negliarchivi di Roma e del Vaticano».

In piazza Navona possiamo filmaregrazie al vigile che Beck ha pagatonon solo per non intervenire, ma

anche per tener

lontani i suoi colleghi. Davantiall'obelisco che Kircher haarricchito di geroglifici di propriafabbricazione, Beck prosegue il suopanegirico. «Qui a Roma - e nonsono vuote frasi, queste, ma un fattodi cui ognuno può rendersi conto dipersona -regna uno spiritoparticolare che nemmeno oggi hacessato di operare. Dominato daquesto spirito della monumentalità,della grandiosità, della ricettività

ha lavorato anche Kircher. Talespirito è ancora presente ai giorninostri e determina il pensare el'agire in questa città. Chiunque sidedichi seriamente a un'attivitàscientifica, in particolare allostudio del Barocco, ne vieneafferrato». (Qui cade in estasi.) «Euno spirito che oltrepassa i confinidegli stati ed erige ponti, nei campidella cultura, della scienza edell'arte, tra tutte le nazionidell'umanità, elevando l'uomo al disopra della vita quotidiana e

conducendolo verso valori nobili,eterni!».

Ecco! Il Commendatore alza losguardo come in trance. Come se sitrovasse in un altro mondo. Comese fosse diventato un'altra persona.Ora lo spirito di Kircher s'èimpossessato di lui.

Roma, la città del gigantescoColosseo, del gigantesco Pantheon,della gigantesca basilica di SanPietro, del gigantesco monumento aVittorio Emanuele, della gigantesca

EUR e della gigantesca stazioneTermini deve inevitabilmentecondurre a grandiose, temerarieimprese, ed eventualmente allamania di grandezza.

Il tecnico del suono, che ha unaspetto tedeschissimo, ha infilato,durante le riprese, un microfononella tasca interna di Beck,trovandovi un grosso fascio dibiglietti di banca.

Quella sera cenammo, a spese dellaSocietà Ricerche Scientifiche, in

uno dei ristoranti più cari di Roma,facendoci servire quel che di piùcaro avevano. Già al nostro arrivoil cameriere cominciò a inchinarsisulla porta, e nel corso della serataavrebbe ripetuto innumerevoli volte«Commendatore». Il perché fuchiaro al momento del conto. Becklasciò una mancia principesca e sifece scrivere una ricevuta per ildoppio della somma. Così rimanevaqualcosa anche per lui.

PIE MENZOGNE

Il 19 agosto 1665, Johannes MarcusMarci, già rettore dell'Università diPraga, spedì al maestro e amicoAthanasius Kircher, a Roma, unmanoscritto accompagnato da unalettera in cui gli spiegava che illibro era stato redatto in unlinguaggio segreto, e che ilprecedente proprietario era mortosenza averlo decifrato. Un tal dottorRaphael, precettore dell'imperatoreFerdinando III, aveva detto a Marci

che, presumibilmente, si trattava diun'opera di Ruggero Bacone. Nel1912 un americano acquistò libro elettera da un castellano europeo. Daallora sono stati fatti diversi,infruttuosi tentativi per decifrare ilmanoscritto.

È probabile che il manoscrittomisterioso non sia mai arrivato aKircher. Non se ne fa cenno negliinventari del museo di Kircher aRoma e, cosa ancor piùsignificativa, se l'avesse avuto tra

le mani noi conosceremmosicuramente la sua soluzionedell'enigma; a partire dal suo credo«tutto in tutto», infatti, Kircherrisolveva qualsiasi enigma.

I suoi libri, scritti in latino, sono avolte molto voluminosi, fino atremila pagine formato in folio. Nelloro insieme compongono una veraenciclopedia, trattano ogniargomento di cui si occupasse lascienza di allora, ottica, acustica,medicina, musica, psicologia,

matematica, linguistica, geologia,geografia, agrimensura, orologisolari, archeologia, lingue segrete,astronomia, miracoli, astrologia,teologia, alchimia, magnetismo,politica.

Mai, in un suo libro, Kircheraffronta un argomento solo. Poichétutto è connesso a tutto, gliargomenti si intrecciano; in un librosul linguaggio segreto inseriscedivagazioni sulle correnti marine, iportavoce e l'antico Egitto. È

costantemente alla ricerca diprincipi generali dietro ai singolifenomeni. A volte questo produceconcezioni che possono esseredefinite moderne. In un libro sulmagnetismo si avvicina moltissimoalle successive teorieelettrodinamiche, sia pure per caso(perdonami questa parola,Athanasius). Sempre nello stessomodo casuale ha scoperto il bacillodella peste o, meglio, se l'èinventato, l'ha sognato sulla base diosservazioni imprecise.

Alla sua epoca godeva di famamondiale, ma, dall'Illuminismo inpoi, il sacerdote che sapeva tuttotanto bene, l'Edipo dell'Egittomisterioso è stato completamentedimenticato. Dopo la sua morte, isuoi libri non sono stati piùristampati né tradotti o compendiati.

Il diciottesimo secolo ha segnato lafine della gloria di Kircher. Sidisse allora che non avevasignificato nulla per la scienza.Anzi, che aveva apportato dei duri

colpi al sapere. Con ogni mezzo, ein modo convincente, aveva saputofuorviare il suo pubblico. Avevasostenuto che le lucertolenascessero da uova fecondate dagalli vecchi. Si era dilungato su unmotivo musicale con cui guarire ilmorso della tarantola. Era in debitocon le teorie medievalisull'astronomia e il magnetismoanimale. Si inventava la musicagreca. E i geroglifici egiziani.

Non si può nemmeno dire che

Kircher fosse un inventore, anche seè così che alcune enciclopedie lodefiniscono. Ha pensato a divertentiapplicazioni per il portavoce e glisi deve uno strumento cartografico,ma il fatto che gli si attribuiscal'invenzione della lanterna magicadimostra con evidenza quanteleggende circondino la sua opera.Egli racconta di aver costruitoquattro proiettori di particolarebellezza per il Collegio Romanopresso cui insegnava. Li utilizzavaper rappresentare drammi «satirici

o tragici». Le proiezioni con lalanterna magica contribuivanoprobabilmente a quelle meditazionisull'inferno che il fondatoredell'ordine, Ignazio di Loyola,prescrive come spettacoli spirituali,interiori, di luci e di suoni, e di cuitroviamo un canovaccio nei suoiEsercizi, cui i gesuiti dovevanodedicare otto giorni all'anno: «Congli occhi dell'immaginazionevediamo la lunghezza, la larghezzae la profondità dell'inferno. Vederel'inferno: con gli occhi

dell'immaginazione contemplare ilgrande fuoco infernale, e le animecome imprigionate in corpi ardenti.Ascoltare l'inferno: i gemiti, i piantie le bestemmie rivolte a CristoNostro Signore e a tutti i suoi santi.Sentire l'odore dell'inferno: il fumo,lo zolfo, il fetore di fogna e di ognigenere di putredine. Sentire ilsapore dell'inferno: assaporarel'amarezza delle lacrime, dellatristezza e del rimorso di coscienza.Toccare l'inferno: sentire sullapropria pelle come il fuoco

infernale aggredisce e arde leanime».

Kircher proietta poi l'immagine diun dannato circondato da fiamme inmovimento, riflesse da specchi.Non per niente venne chiamatoSpiegelschreiber, «scrittore perspecchi»: trucchi con gli specchi diquelli che troviamo alla fiera - ladama senza testa, per esempio -costituiscono una parte importantedel suo illusionismo ottico. Conl'aiuto di due specchi mostra quale

sia l'aspetto di un volto formato dauna sola metà combinata con la suaimmagine riflessa. Utilizzacomplicati sistemi di specchi percostruire i più folli orologi solari,un'arte a cui dà i bei nomi di«Gnomonica Catoptrica» e «MagiaHorographica». «Magia», del resto,ha per lui solo il significato di«trucchi». Uno dei suoi orologisolari, l'«HorologiumPhantasticum», funziona grazie adelle lenti e al vapore, e ogni oraproduce un fischio diverso.

Un altro genere di illusione otticaviene prodotto da Kircher con ilsuo strumento «mesoptico», e haper obiettivo la metamorfosi o,meglio, l'anamorfosi: la voluta,sistematica deformazioneprospettica. Si tratta di unapparecchio piuttosto semplice che,tra l'altro, può essere utilizzato perconferire a un parco, per esempio,la forma di un volto umano o di unaaquila. La forma apparente delpaesaggio, il paesaggio «ana-morfotico», è percepibile solo da

un determinato punto diosservazione, una finestra, diciamo.Un'immagine in codice, dunque.

Ha ideato fuochi d'artificiospettacolari. Anche qui abbiamo ache fare con illusioni ottiche. Hainoltre escogitato un modo permettere in fuga eserciti nemici,preferibilmente barbari, turchi,facendo alzare nella notte unaquilone in forma di drago o dipesce, con all'interno delle candelee all'esterno dei campanelli e la

scritta IRA DEI, l'Ira d'Iddio. Dopoessere rimasto per un po' sospeso inaria fischiando o scampanellando,il mostro spaventoso cominciavaimprovvisamente a sputare fuoco.Un'altra occasione per unospettacolo horror era data da unmostro di carta infuocato, pienoall'interno di un misto di zolfo, pecee cera e trainato con una fune da unfalco addestrato. Le parole IRA DEIerano perfettamente adatte anche aessere proiettate con la lanternamagica su uno sfondo di nebbia

artificiale o a essere scritte sufinestre di carta pergamena, edovevano essere particolarmenteutili nell'attività di proselitismodella Controriforma. Così come,con i suoi assordanti effetti sonoriamplificati dai megafoni, Kircherseppe conquistare innumerevolianime.

Gli strumenti acustici nonsvolgevano una funzione soltantonelle rappresentazioni di Kircher enella propaganda religiosa. Grazie

ad essi, i tiranni avrebbero potutoascoltare le congiure dei cortigiania palazzo e i brontolii del popolo inpiazza. Kircher ha dato indicazionisu come costruire statue in pietra ingrado di parlare grazie a unportavoce, o come collocarle alcentro di una sala ovale, la cuiacustica avrebbe suscitatol'impressione che la voceprovenisse dalla statua e non daun'apertura nascosta nella parete difronte.

Per la maggior parte, le sueinvenzioni e costruzioni mirano allarealizzazione di effetti illusionistici,come il cinema; raramente hanno unfine pratico, quasi sempre si trattadi macchine per creare illusioni chefanno pensare alla magia, e questonon tanto per gettare fumo negliocchi ai creduloni quanto perstabilire dei legami tra cosedistanti. Quando fabbrica una«macchina delle metafore» graziealla quale lo spettatore vede ilproprio volto trasformarsi in un

muso d'asino, di pecora, di lupo,nel ceffo di un diavolo, in una testadi morto, l'obiettivo è di mostrarequanto siano mutevoli i lineamentidell'uomo. Vuole, «con il giocosvelare il vero volto degli esseriumani, deformandolo». Con lalanterna magica proietta orribiliimmagini in cui pone i dannatidell'inferno davanti agli occhi delsuo pubblico come specchiterrificanti.

Queste invenzioni offrono dunque

più di un semplice divertimento,più o meno spaventoso, più o menoedificante: costantementerimandano al fatto che le cose nonsono quel che sono. Kircherchiamava le sue macchine«paradossi spettacolari». La tecnicaaveva il compito di sconvolgere,produrre incubi, mettere inquestione la realtà o spingerla agliestremi. Ai suoi fuochi artificialidiede il nome di «ars parabolica»,l'arte dell'esagerazione. La realtàveniva magicamente trasformata in

una visione celeste. La tecnicadoveva, come in un montaggiocinematografico, realizzaresconcertanti combinazioni, superarele opposizioni e crearecollegamenti. La macchina dellemetafore, la metafora tecnica è inKircher una manifestazione del suomotto «tutto in tutto».

Divertimento ed edificazione, ilmessaggio elegantementeimpacchettato, ecco lo scopo dellesue macchine.

Oltre che di queste forme di svagoistruttivo, Kircher si occupavaanche di ricerca seria, ma la suaambizione lo induceva a trarretroppo rapidamente delleconclusioni ingannevoli.Avidamente si gettava su nuoveinvenzioni quali il telescopio e ilmicroscopio. Subito scoprì macchiesolari dove non le aveva mai vistenessuno, e con il microscopioindividuò il bacillo della pesteprima che esistessero apparecchiabbastanza potenti da rendere

possibile l'osservazione dimicroorganismi. Ma benché debbaaver visto qualcos'altro, è statocomunque il primo a elaborare unateoria sui microorganismi comeagenti delle malattie.

Durante i suoi viaggi scandagliò imari e prese in esame le rocce.Quando si fece calare nel crateredel Vesuvio, circondato dalla furiadel vulcano, realizzò dellemisurazioni con la macchina perl'agrimensura di sua invenzione.

Rifletté sulle possibilitàd'applicazione del vapore, deglispecchi ustori di Archimede e sullabonifica delle paludi. Ideò un robote descrisse un viaggio insommergibile attraverso il centrodella terra.

La sua Ars Magna Lucis etUmbrae è soprattutto un libro sulleillusioni ottiche, sugli inganni dellavista. Sugli inganni.

Qualche anno dopo essere statocondotto da Dio per vie

meravigliose fino a Roma, dove inun primo tempo, al CollegioRomano, insegnò ancora ebraico,siriaco e matematica, Kircher venneesonerato dall'insegnamento e sidedicò interamente ai suoi studi,finanziati da papi e da principi, eall'import-export di conoscenze. Daogni parte del mondo i missionariinviavano a Roma relazioni, e daRoma i corrispondenti di Kircherricevevano tutte le informazioni dicui facevano richiesta. Eruditi qualiHuygens, Peiresc, Gassendi e,

soprattutto, Leibniz furono inrapporto epistolare con lui. Il suomuseo, la più grandiosaWunderkammer d'Europa,traboccante di macchine, scherzidella natura, animali, piante eminerali rari, aveva trovato posto inuna sala della lunghezza di centometri, e veniva visitato all'epoca daprincipi e celebrità che, spesso, siportavano via come ricordo unpezzo della collezione. È andatodisperso durante l'Illuminismo,smembrato, spartito tra altre

raccolte, svanito.

Negli anni precedenti alla stesuradella sua Vita, da cui traspare tantaumiltà, Kircher non daval'impressione di essere moltomodesto. Gli piaceva sfoggiare lesue conoscenze linguistiche. Eranoto per padroneggiare diciottolingue, tra cui il cinese. La suaChina Illustrata, del 1667, ricca displendide illustrazioni, apparvel'anno successivo in nederlandesecon il titolo Toonneel van China.

È uno dei tre libri che furonotradotti nella nostra lingua pocodopo la loro pubblicazione; inoltre,altri tre libri sono stati tradotti infrancese e in tedesco prima dellasua morte. China Illustrata èun'interessante fonte d'informazionisui famosi gesuiti della corte diPechino, sfrenati tecnologi chetentavano di sedurre gli imperatoricon macchine a vapore e cannoni, econquistarli così al cristianesimoinsieme a tutti i cinesi. E, quasi, ciriuscirono. Il libro contiene un altro

dei fantastici trucchi di Kircher, una«interpretazione dell'ausiliomnemotecnico siriaco-cinese»,un'iscrizione con una specie dicroce che era stata trovata nel 1625a Si-an-fu. Traducendo più volte iltesto, e assegnandogli ogni volta unsignificato più figurato, Kircherriesce a dimostrare che si tratta diun antichissimo testo cristiano.

La scrittura ideografica cinese loindusse alla conclusione che laCina possedeva una civiltà

«egiziana».

Cosa significava, secondo lui, unaciviltà egiziana?

Una civiltà come quella cinese, perchiudere il cerchio del suo modo diragionare. Per lui, infatti, igeroglifici come i segni dellascrittura cinese erano ideogrammi,simboli ideali. Ma ideogrammi, asuo parere, che esprimevanoanalogie polivalenti. Analogia,ecco la parola chiave che riassumeil pensiero di Kircher.

Ai suoi occhi la scrittura egizianaera un sistema di notazioneestremamente sintetico nel cuicodice era stata misteriosamentetrascritta, in testi della massimaconcisione possibile, tutta lasapienza perduta. Testi chepotevano sempre essere riletti in uncontesto diverso traendone unnuovo significato.

Affermò di aver decifrato igeroglifici, acquistando così unagrande fama.

L'opera più significativa delKircher egittologo, OedipusAEgyptiacus (Il risolutore d'enigmiegiziani), si apre con una serie dipoesie in lode dell'autore, innientemeno che ventidue lingue. Ilnederlandese manca, ma Vondelscrisse nel 1652, l'anno in cui vennepubblicato il primo volume, la suapoesia di centotrentaquattro versi«In occasione dell'Edipo, ovveroEsplicatore di segni, del SignorAthanasius Kircher, Interprete dellaSapienza Occulta degli Egizi e

dell'Obelisco restaurato a Roma daInnocenzo x», in cui leggiamo:

Men weet van raden noch vangissen

Nu ATHANAES de duisternissen

Van out Egypte voor zich jaeght.

Al wat misvormt lagh en verlooren

Wort door zijn wackerheit herboren

Nu dwaelt geen mensch, die

KIRCHER vraeght.1

La fama di Kircher presso icontemporanei si basavaessenzialmente sulla suameravigliosa spiegazione deigeroglifici. Malafede?

Per quanto erudito fosse, non erauno scienziato, ma un maniacodell'interpretazione, un uomo chenon si concedeva alcun dubbio eche aveva pronta una risposta primaancora di porsi la domanda.

Non tutti erano convinti dellagrandezza di Kircher. Unbuontempone di nome André Mùllergli spedì da Berlino un certonumero di ghirigori tracciati a caso,domandandogli se si trattasse percaso di geroglifici. Puntualmente,Mùller ricevette una rispostaaffermativa e la traduzione. Kirchersi era lasciato ingannare, o risposeallo scherzo con un altro scherzo?

1 Né dubbi né supposizioni/ Orache ATHANAES le tenebre/

Dell'Egitto antico ha fugato./ Tuttoquanto giaceva deforme eabbandonato/ Rinasce a nuova vitagrazie al suo genio/ Non va errandochi ora chiede a KIRCHER. (n.d.t.)

Quel Mùller non era l'unico. Nellasua Vita, Kircher non poté passaresotto silenzio che alcuni sapientinon avevano fiducia in lui:

«Mentre mi dedicavo a questolavoro di non poco conto, venivoguardato con sospetto da certisapienti che, tenendo conto della

novità della mia ardua impresa edella mia giovane età (avevo alloratrentadue anni) non solo dubitavanodella mia affidabilità, ma in ognioccasione mi tacciavano dispudorato falsario e truffatore.Tentarono anche di distruggere lareputazione che mi ero fatto nelcampo delle lingue orientali, dellamatematica e dell'indagine deisegreti della natura. Per questomotivo, e anche perché l'Ordine nonvenisse coinvolto nell'accusa ditruffa, confidando nel Signore e

sotto la protezione del cardinalBarberini, diedi alle stampe, in miadifesa, il Prodromus Coptus (Ilnartece copto), in cui dimostravo dipoter realizzare, con l'aiuto di Dio,quanto avevo in tutta sinceritàpromesso di fare. Quando costorolo lessero e videro gli esempi cheportavo, riconobbero che le mieconsiderazioni non erano prive difondamento. Scrivo questo perché illettore abbia un'idea di quantapazienza sia necessaria peraffrontare compiti difficili, e di

quanta perseveranza si debbaessere muniti per controbattere alleobiezioni degli avversari.

Al Prodromus seguì il vocabolariodell'antico egiziano, un libro chescrissi con l'aiuto di Pietro dellaValle, un uomo che aveva visitatol'Asia intera acquisendo una grandefama. Egli mi aveva consegnato,con la preghiera di darglieneun'interpretazione, un vocabolarioarabo-egiziano che aveva portatocon sé dall'Egitto». Libro che, in

realtà, Della Valle aveva deciso didonare a Peiresc, ma che perevitare i rischi della spedizioneaffidò a Kircher.

Fornii il vocabolario diun'appendice in cui davospiegazione di tutto quanto non eracontenuto nel mio Prodromus.Quest'opera, la decifrazione dellascrittura geroglifica, era di estremanecessità, e non avendola a queltempo ancora realizzata nessuno,venne apprezzata, con l'aiuto e la

grazia del Signore, da grandi eruditinella sapienza occulta. Occupandoperò io a Roma la cattedra dimatematica, ritenni importantepubblicare anche opere cheriguardassero la disciplina cheinsegnavo, tanto più che i mieiavversari mettevano in dubbio lamia competenza nel campo».

Per questo, nel periododell'insegnamento, scrisse anche lasua Ars Magnesia sulla scienza delmagnetismo, Ars Magna Lucis et

Umbrae sulla luce e l'ombra, e laMusurgia sulla musica, «opere chealla loro apparizione, sia lode aDio, vennero molto apprezzate». Lafisica e la musica erano all'epocaconsiderate scienze matematiche.

Nonostante tutto, queste operediedero origine a nuovi problemi,«ancora una volta, infatti, mivennero rivolte delle accuse, e orasi disse che mi dedicavo allamatematica solo perché nel miostudio dei geroglifici avevo

incontrato difficoltà insormontabilie mi ero perso di coraggio. Ladivina Provvidenza, che mai vienmeno, fece però sì che io non soloportassi a compimento il lavoro chemi era stato affidato, ma anche chetrovassi un'ottima occasione persventare i complotti dei mieiavversari».

Nel frattempo, impassibile,prosegue con la sua interpretazionedei geroglifici.

Papa Innocenzo x ha reso immortale

il proprio nome facendonuovamente innalzare sul ForumAgonale, l'attuale piazza Navona,un obelisco che l'imperatoreCaracalla aveva fatto collocare alCirco Massimo, ma che in seguitosi era rotto in cinque pezzi. Il papaconvocò Kircher che, a quantoaveva sentito dire, era unconoscitore di geroglifici, e questo,secondo Kircher, fu il motivo percui venne richiamato a Roma. Ilpapa gli rivolse queste parole:

«Padre, abbiamo deciso diinnalzare un obelisco, unpesantissimo blocco di roccia, mail vostro compito, vale a direrichiamarlo alla vita decifrandonele iscrizioni, non sarà menogravoso. Vogliamo quindi che, conle doti che avete ricevuto dalSignore, facciate del vostro meglioaffinché chi contempli quella pietrameravigliandosi delle sue stranefigure possa penetrare, grazie allavostra spiegazione, i segreti cheessa nasconde».

«Con umiltà e pronta ubbidienza»,Kircher accettò l'incaricoaffidatogli dal papa. Poiché gli eranecessario dell'aiuto, Innocenzo xlo inviò immediatamente dal nuovoGenerale dell'Ordine, PadreVincenzo Carassa, che avrebbedovuto trovargli un assistente e tuttoquanto poteva essergli utilenell'adem-piere la sua missione.

«Così avvenne, quel sant'uomosoddisfece i desideri del SacroSoglio con ubbidienza e devozione,

rallegrandosi che il papa si fossedegnato di affidare a un membro delnostro ordine tale incarico. I segnisull'obelisco erano assai corrosi, emancavano grossi frammenticontenenti dei caratteri, ma eradesiderio di Sua Santità chel'obelisco venisse riportato al suostato originario, e mi aveva quindiaffidato il compito di colmare tuttele lacune».

Con fierezza ci racconta non solocome ha decifrato le iscrizioni

sull'obelisco, ma anche come haricostruito le parti di testo andateperdute:

«Accadde una cosa degna dimenzione. Ho ritenuto, avendoviavuto parte la divina Provvidenza,che non fosse giusto passarla sottosilenzio. Tutti i frammenti su cuierano incisi dei caratteri e chemancavano all'obelisco erano inpossesso di studiosi dell'antichità.Quando costoro vennero a sapereche il papa mi aveva incaricato di

ricostruire tutti i caratteri che sitrovavano sui frammenti mancanti,vollero tendermi una trappola edissero: "Adesso lo vedremo se ècapace di leggere i geroglifici e seintrodurrà dei segni autentici".Illuminato dalla grazia di cui ilSignore mi aveva fatto dono - a meche ero il più indegno dei suoi servi- e confidando nell'esperienza dianni di lavoro, completai leiscrizioni, dove necessario, inmodo tale che, quando l'obelisco fuinnalzato e i caratteri tenuti nascosti

vennero confrontati, con la piùgrande curiosità, con quelli da metracciati, risultarono non differirnein nulla. Pieni d'ammirazionedovettero allora riconoscere chesenza la speciale grazia del Signorenon sarebbe stato possibile trovarela chiave di questa scrittura rimastatanto a lungo inaccessibile. Dinuovo ringraziai Dio, perché eroormai libero da ogni opposizione.Questa storia giunse anche alleorecchie del cardinal Capponi, cuiera stato affidato l'incarico di far

erigere l'obelisco. Fu sua volontàche questa vicenda, a memoria deiposteri, venisse riportatanell'Oedipus, opera a cui rimandoil lettore. Fu così che venneinnalzato l'obelisco che, dalcognome di Innocenzo x, viene detto"Pamfìlico". Il mio lavoro incontròil più grande favore presso il papae suscitò molta ammirazione tra isapienti, io però non attribuii questosuccesso alle mie forze e al miomerito, ma al Padre che tutti ciillumina, e Lo ringraziai con umiltà

e fervore perché nella Suaindicibile bontà e misericordiaaveva dimostrato a me, suoinsignificante servitore, tantabenevolenza».

Il racconto sui sapienti malevoliche nascondono i frammenti con igeroglifici, i quali poi risultanocorrispondere a quelli tracciati dalui, non può che essere una piamenzogna del buon sacerdote checede poi a Dio tutto l'onore dellasua truffa. Un'iscrizione

sull'obelisco pamfilico, che si trovain piazza Navona, a Roma, econtiene poco più del nomedell'uomo in memoria del qualel'obelisco fu eretto, diventanell'interpretazione del nostrogesuita:

«Grazie a questo obelisco, chefunge da custode, è assicurata conabbondanza l'acqua necessariaall'irrigazione e alla germinazionedelle piante, e questo tramitel'annuale piena del Nilo. Il Mophta

infrange la distruttiva, tifonicapotenza del vento che si leva dallaLibia; egli protegge il canale checontiene la sacra acqua e anche,benigno, la riserva di Iside negliaffluenti. Con tre bracci di fiume siprende cura delle acque tenendolein vita con il calore e l'umidità.Grazie al suo duplice potere, ilsanto Osiride rende felici con il suofluire i cieli e il mondo delleombre, e li ricopre d'ogni bene.L'intelligenza divina - che con ilsuo spirito che elargisce ricchezza

mette in fuga ogni male, spirito chela genera, gravido di idee a luiuguali, che è anche sapienza di Dio- penetra, attraverso un'immaginemisteriosamente prodotta, dapprimai tre mondi corporali o materialiattraversando le dodici dimore delgrande castello nel Nilo del triplicemondo, che egli feconda con il suospirito».

In realtà, ahimè, sono frasi moltonoiose quelle scritte sugli obelischi.

Quel che più sorprende è il modo in

cui Kircher compie dei salti nel suolavoro di traduzione. Il fatto che lesue frasi, pur nella loro quasisurreale oscurità, siano bene o maledotate di significato, è dovuto allasua arditezza nel cucire un concettoall'altro, dando così sfogo alla suapassione per la tecnica e per lamistica.

Nel suo racconto sull'erezionedell'obelisco più piccolo in piazzadella Minerva, l'obelisco diAlessandro, Kircher rincara

ulteriormente la dose:

«Alla morte di Innocenzo x, glisuccesse sul Sacro SoglioAlessandro VII, un ottimo papa cheera stato inquisitore a Malta, poinunzio apostolico a Colonia e,quindi, cardinale di curia,raggiungendo infine, grazie ai suoigrandissimi meriti, il vertice delsacerdozio. Come papa, però, eglifu tanto umile da non considerare lapropria posizione troppo elevataper mantenere i legami con gli

amici di prima. Durante il suopontificato, i miei studi ebbero ungrande sviluppo. Anche ladevozione per la Madonna, grazieal suo operare in onore della SantaVergine, ebbe una magnificafioritura. Nel 1666, mentre si stavacostruendo non so quale nuovopalazzo, venne scoperto un obeliscoegiziano. Non appena il papa lovenne a sapere mi fece chiamare,affidandomi l'incarico di indagareimmediatamente la faccenda e direcarmi dal priore del convento

domenicano, che possedeva ilterreno dove l'obelisco era statoscoperto, per comunicargli che eradesiderio del papa che l'obeliscofosse al più presto riportato allaluce, e che la misteriosa iscrizioneche si trovava su di esso venisseimmediatamente decifrata. Fu fattocom'egli aveva deciso. Intanto siavvicinava il momento in cui, inoccasione della festa di SanMichele, si dovevano tenere nellachiesa già restaurata, con granconcorso di folla, le celebrazioni

alla missione apostolica sul MonteEustachio. Essendo dunquecostretto alla partenza, affidai aGiuseppe Petrucci, che mi assistevanello studio delle antichità egizie, ilcompito di disegnare l'obelisco espedirmi immediatamente i disegnia Tivoli, dove mi trovavo. Benchéfosse possibile disegnare solo trelati (rovesciare l'obelisco sarebbestato infatti troppo difficoltoso),dopo uno studio accurato - sia lodee gloria al Signore! - fui in grado dipenetrare ogni segreto che le

iscrizioni contenevano, e mi risultòquindi evidente cosa dovessetrovarsi sul quarto lato, che il mioassistente non aveva potutodisegnare. Per non attirarmi le iredei sapienti con le mie supposizionisu questo quarto lato, tracciai conmano ferma, animato da unatemeraria fiducia, un disegno dellato non ancora portato alla luce,così come doveva essere in realtà,e lo inviai a Roma, a Petrucci.Questi, pieno di meraviglia, mostròla mia lettera ai domenicani e ad

altri esperti sapienti della città,prontamente accorsi, cheammirarono sì il mio ardire, maaffermarono che la verità la sisarebbe conosciuta solo facendo unconfronto con l'originale. Quando,dopo poco tempo, il monolito furovesciato e la mia trascrizionevenne accuratamente confrontatariga per riga, figura per figura conl'iscrizione finalmente visibile sulquarto lato, e si vide che tutto,senza alcun errore, corrispondevaall'originale, coloro che mi avevano

irriso per la mia interpretazione,sostenendo che si basava su puresupposizioni, rimasero moltostupiti, e sorse tra di loro unagrande disparità di opinioni. Alcunisostenevano che potevo averacquisito questa conoscenzaesclusivamente per ispirazionedivina, molti altri affermavano cheavevo concluso un infame patto conil demonio, ma la maggior parteriteneva che il mio saperedipendesse da anni di studio».

Quando papa Alessandro VII venneinformato della cosa, fece chiamareKircher e lo incaricò di stendere undettagliato rapporto su tutto quantoera avvenuto. Il papa volle chequesta relazione venisse stampatacome prefazione all'operasull'obelisco di Alessandro, e sifece dare da Kircher lezioni dilettura dei geroglifici. «Sua Santità,con l'aiuto di Dio, fece taliprogressi che non solo imparò adecifrarli, ma potè anchedimostrare a eminenti ed esperti

studiosi delle lingue, durante il suoriposo autunnale nella residenza diAlbano, la mia sincerità e la miaaffidabilità nella lettura deigeroglifici».

Non sarebbe stato l'ultimo achiamare un papa a testimonio.

Kircher venne messo alla gognacome ciarlatano e, per punizione, fudimenticato. Già qualche anno dopola sua morte, il suo nome non eramenzionato in enciclopedieautorevoli quali il Dictionnaire

historique et critique di Bayle, del1697: un pantheon in cui hannotrovato posto parecchie divinitàminori. I libri su di lui sono anche,pian piano, spariti dallebiblioteche, rimangono però le sueopere e sono anche piuttosto benquotate, forse per via delleillustrazioni, sul mercato bibliofilo,anche se diecimila marchi sonodavvero troppi. Ma forse quellacifra era destinata ad aumentare lasomma delle uscite nel libro mastrodella Società Ricerche Scientifiche

Athanasius Kircher. Kircher è statopunito con una sospensione. Con lasua interpretazione dei geroglifici siè coperto di immortale ridicolo.Questa è la sua tragedia. Il suonome, ora, suona piuttosto ironico.Ancora dodici anni prima della suamorte, Leibniz gli scriveva inconclusione di una lettera:

«A te che sei degnodell'immortalità, per quanto questapossa essere riservata a un uomo,auguro di divenire immortale

mentre sei ancora nel vigore delleforze giovanili, adempiendo così ilgioioso presagio del tuo nome».

Dodici anni prima della sua morte.

Nel XIX secolo, quello «spudoratociarlatano», quel «folle sognatore»,come veniva allora visto Kircher,venne trascinato nel fango.Qualcuno, però, come il suobiografo padre Brischar S.J.persisteva ancora nel 1877 acredere che Kircher avessedecifrato i geroglifici. Nel suo libro

mostra di bersi le storielle suiframmenti di iscrizione nascosti etuttavia indovinati e sullachiaroveggenza nell'immaginarsil'invisibile quarto lato dell'obeliscodi Alessandro, e, a propositodell'interpretazione di Kircher, nellibro Sphynx Mystagoga, deigeroglifici sulle mummie, scrive:

«Nessuno tranne padre Kircher erastato in grado di decifrare igeroglifici disegnati sulle fasce, edi dare così una comprensibile

voce a quei muti testimoni di unalontanissima antichità».

Brischar difende Kircher dagliattacchi della scienza moderna:

«A quanto pare, la voce del canutonestore non ha incontrato lafavorevole accoglienza che siattendeva. Ha avuto inizio unanuova epoca, e la giovanegenerazione non si è dimostratadesiderosa di apprendere con pietàe gratitudine da un uomo piùvecchio. Dopo Kircher si è

ricercato, si è scritto e si èdisputato all'infinito nel campo deigeroglifici, ma siamo ancora inattesa di risultati sicuri».

In una nota Brischar si spingeancora oltre:

«Vogliamo qui richiamarel'attenzione sul modo vergognosocon cui Kircher viene trattato. Lasua vastissima opera viene non dirado seccamente condannataisolando un breve passodell'Obeliscus Pamphilius e

facendone oggetto di sarcasmo.Secondo il sistema alfabetico diChampollion e compagnia,l'iscrizione sull'obelisco, decifratalettera per lettera, riporterebbe laparola Autokrator, dominatore. Neisette segni, conformemente alla suaquadruplice interpretazionesimbolica, Kircher legge unasignificativa dottrina mitologica».(Kircher traduceva la parola inquesto modo: «l'origine di ogniliquido e di tutta la vegetazione è inOsiride, la cui forza creativa venne

portata al suo regno dal SantoMophta».)

Chi possa essere questo Mophtarimane ancora un mistero.

«Questo esempio», continuaBrischar, «non ci sembra moltofelice. Se infatti i geroglificiservivano a scrivere una linguaegiziana o copta, non ci apparemolto convincente che vi si possaleggere così semplicemente unaparola greca».

Ma sono state per l'appunto leparole greche e latine - soprattutto inomi propri greci e latini - che, inmezzo a quelle egiziane, hannomesso sulla via giusta Zoéga eChampollion.

È certo che in questo come in altricasi Kircher ha bellamenteingannato il suo pubblico. La PrimaOde Pindarica che avrebbe trovatoin un convento di Messina, «la piùantica melodia greca pervenutaci»,non l'ha mai fatta vedere a nessuno,

e non si è nemmeno curato diassicurare la conservazione delmanoscritto. La melodia è tipicadell'epoca di Kircher. Alla reginaCristina di Svezia, poi, ha dato unadimostrazione di «pa-lingenesia»,un processo di inversione in stile«macchina del tempo» con cui fecerisorgere una pianta da unmucchietto di cenere. I resti dellapianta si trovavano in una bottiglia,un po' di calore fu sufficiente allaresurrezione. Probabilmente unaltro trucco con gli specchi.

Quando, il giorno successivo, gli fuchiesto di ripetere il miracolo, luitirò fuori la storia che la bottiglia,rimasta sventuratamente fuori dallafinestra, si era rotta per il gelo.Forse Kircher era un uomo serioche, a tempo debito, faceva qualchescherzo. Quel che è certo è che harealizzato la propria resurrezionenella persona del CommendatorBeck.

Quanto a lui, non si lasciava sempreingannare tanto facilmente. Sebbene

trasformasse la cenere in piante,non si lasciava però imbrogliaredagli smargiassi alchimisti. «Peramore del prossimo» assisteva dibuon grado alle loro dimostrazioni,ma al termine smascherava itruffatori e li cacciava via con unrimprovero e un'elemosina. «Ungiorno forse si realizzerà latrasmutazione dei metalli, ma per ilmomento è ancora un sogno»,dichiarò, lo sguardo rivolto alfuturo.

In fondo è immortale.

L'augurio di Leibniz parenonostante tutto avverarsi, anche senel XVIII e nel XIX secolo Kircherfu smascherato come ciarlatano.

Un ciarlatano geniale, dobbiamodire ora. La storia darà forseragione a Leibniz. Kircher parevadimenticato. Pareva morto. Eppureè tornato.

LA SCRITTURA SEGRETA DIDIO

Il fatto che Kircher riportasse allaluce una sapienza nascosta doveva,a tutta prima, risultare affascinante.La sua lettura non comportava dicerto nuove rivelazioni, confermavaanzi le antiche dottrine, dottrineinvecchiate, e contribuiva a tenerein piedi l'insegnamento ufficialedella chiesa, non certoall'affermazione della nuovascienza.

Nonostante gli argomenti con cuicercò di provare l'esattezza dellasua interpretazione dei geroglifici,furono ben presto in molti a noncredergli più, e sicuramente a nonstimarlo.

Si continuò così a cercare un modopiù plausibile di decifrare igeroglifici.

Nel 1798, Napoleone diede inizio aquella campagna d'Egitto cheavrebbe fruttato al British Museumla Stele di Rosetta. Il blocco di

granito nero con iscrizioni in unalingua conosciuta - il greco - e duenon ancora decifrate, dovette essereceduto agli inglesi nel 1801, allacapitolazione di Alessandria.Prima, però, Napoleone feceeseguire dei calchi.

La stele divenne immediatamentefamosa, e numerosi eruditi simisero a studiarla sulla base dicalchi o di trascrizioni. In primoluogo confrontarono il testo grecocon quello che più faceva pensare a

una scrittura alfabetica: i segni noticome scrittura «demotica», opopolare. La maggioranza ritenevagli altri caratteri, i geroglifici,esclusivamente figurativi, e dunquenon decifrabili. Due anni prima chela Stele di Rosetta venisse scoperta,il danese Zoega aveva pubblicatoun libro sugli obelischi nel qualeavanzava l'ipotesi che nei cartigli,ovali che si trovavano sugliobelischi, fossero riportati inscrittura alfabetica nomi greci oromani, e che esistesse una

relazione tra la lingua scritta equella parlata dagli egizi; in altreparole che i geroglifici avessero unvalore fonetico, e che potevanoessere forse letti come dei rebus.Erano però soltanto supposizioni.

L'orientalista parigino de Sacyriuscì a leggere nel testo demoticoalcuni nomi greci. Lo svedeseAkerblad distinse ventinovecaratteri, interpretandone la metà inmaniera corretta. Il celebre fisicoinglese Thomas Young riconobbe

nel testo demotico, oltre ad alcunelettere, trecentoventun gruppi disimboli, settantasei dei quali eranogiusti.

Fino al 1822, però, anno in cuiChampollion fece la sua primaimportante scoperta, nessuno capìche la scrittura demotica e igeroglifici formavano un solosistema. Fu ancora Champollion ariconoscere che questo sistema sicomponeva sostanzialmente di segnifonetici e solo in piccola parte di

elementi figurativi o simbolici.

Fino ad allora si era partiti dalpresupposto che i geroglificiesprimessero in simbolirigorosamente esoterici unasapienza segreta che doveva esseremessa al riparo da ogniprofanazione.

Tanti eruditi e tanti sognatori sisono dedicati, prima diChampollion, alla decifrazione deigeroglifici, che praticamente ognipossibile teoria è stata formulata.

Il manoscritto grecoHièroglyphica, che fu scoperto nelquindicesimo secolo e che sarebbestato tradotto dall'egiziano daquell'Horus Apollo o Horapollo dicui parlava Peiresc, contenevaun'interpretazione allegorica deicaratteri dettata da una buona dosedi fantasia e del tutto coerente conil gusto degli enigmi dell'età delladecadenza. Il libro fece furore.Albrecht Durer illustrò latraduzione tedesca e il filosofoitaliano Marsilio Ficino giunse,

grazie allo studio di Horapollo, aquesta conclusione: «I geroglificisono rappresentazioni delle ideedivine delle cose». A questo modo,coloro che, sulle orme deineoplatonici, si dedicarono allaricerca di relazioni nascoste - e traquesti Kircher - poterono proiettarele proprie intime convinzioni suicaratteri misteriosi, e affermarequindi di essere in grado dileggerli.

Nel 1638, l'inglese Frances Quarles

scriveva nel suo Hiero-glyphics ofthe life of man:

«Prima dell'invenzione dellelettere, Dio si esprimeva ingeroglifici e, in effetti, che cosasono il cielo, la terra, ogni uomo senon geroglifici ed emblemi dellaSua gloria?».

Emblemi, simboli come, peresempio, il ramo di olivo cherappresenta la pace. Enigmi.

Simbolo dell'essenza stessa dei

geroglifici era l'«enigmatica»sfinge, il mostro che proponevaindovinelli e gettava in marechiunque non sapesse dare larisposta giusta. Finché Edipo nonseppe rispondere alla domanda:«Quale essere cammina su quattrogambe la mattina, su due nelpomeriggio e su tre alla sera?».(L'uomo.) Allora fu il mostro agettarsi in mare.

A quella sfinge e a quell'Edipo feceriferimento Kircher con i titoli dei

suoi libri Oedipus AEgyptiacus (Ilrisolutore d'indovinelli egiziano) eSphinx Mystagoga (La sfinge cheinizia ai misteri). Kircher, il nuovoEdipo, era convinto di poterrisolvere ogni enigma partendo dalpresupposto che tutto è racchiuso intutto. Gli bastava studiare unadisciplina per sapere ogni cosa. Isuoi volumi traboccavano di tutta laconoscenza della sua epoca.

Kircher era convinto che fossepossibile ritrovare nei geroglifici la

dottrina segreta dei sacerdoti egizi,di cui si credeva di conoscere unaparte grazie all'opera del grandesognatore Horapollo e ad altre,inaffidabili fonti greche e romane.Sulla base di questa ipotesi costruìtutta la sua interpretazione deigeroglifici senza, si direbbe, ritrarsidal compiere falsificazioni, se loriteneva necessario.

La hieroglyphica di Kircher è,purtroppo, un'arte perduta.Un'illusione distrutta da

Champollion.

Giudicando obiettivamente, ilprincipale merito di Kircher inquanto egittologo sta nel suo studiodel copto, la lingua liturgica deicristiani d'Egitto. Egli suppose, peruna volta a ragione, che il coptofosse in sostanza la stessa linguadell'antico egiziano. Champollionincominciò a studiare il copto aquattordici anni. A quanto ciracconta egli stesso, la sua opera didecifrazione dei geroglifici dovette

molto a Kircher.

La hièroglyphica ha comunque datodei frutti almeno altrettantointeressanti in un campoinsospettato. Kircher lavorava a unsistema universale ispirato a unacombinazione di idee, vale a dire lesue idee sui geroglifici comedepositari di una scienza globale, lafilosofia neoplatonica, la cabbala,la scienza araba e l'Ars Magna delDoctor Illuminatus duecentescoRaimondo Lullo. Partendo dalla

supposta comprensione delsignificato dei geroglifici egizi,Kircher cercò di elaborare unalingua universale che avrebbedovuto essere come lui pensavafossero i geroglifici, e che avrebbecompreso ogni scienza favorendonelo sviluppo.

Nel 1635, Kircher ricevette a Romadalle mani dell'orientalista Pietrodella Valle il vocabolario copto-arabo e la grammatica copta chequesti aveva steso durante i suoi

viaggi e aveva destinato a Peiresc,e si appropriò dell'onore. L'annosuccessivo apparve il suoProdromus Coptus sive/Egyptiacus, una rielaborazione discritti arabi in forma di«introduzione» a un piùapprofondito studio del copto, cheegli supponeva a priori coinciderecon la lingua dell'antico Egitto. Inquest'opera diede anche un primosaggio del modo in cui avrebbe poiinterpretato i geroglifici. Nel 1643pubblicò il libro di Della Valle,

insieme ad alcuni scritti arabi e aqualche altro dato, nella Lingua/Egyptiaca restituta, finanziata inparte dall'imperatore tedescoFerdinando in e ammirata in seguitoda Champollion come il primo libroeuropeo che contenesse preciseinformazioni sul copto. Nel 1650segui VObeliscus Pamphilius,finanziato anch'esso da Ferdinandoni, in cui si trovano le «traduzioni»sia dei geroglifici trovatisull'obelisco sia di quelli inventatida Kircher stesso che ora, in piazza

Navona, testimoniano in manieraimpressionante la sua inventiva.

Il capolavoro egittologico diKircher, l' Oedipus AEgyptiacus(1652-1656), contiene, dopoun'esposizione dei misteri egizi e unracconto sul continente sprofondatodi Atlantide, una «En-cyclopsedia»sistematica della sapienza nascostadell'Egitto: simbologia,grammatica, scrittura, fondamentidell'arte e delle scienze e unadescrizione dell'universo. Kircher

racconta che Ermete Trismegisto,contemporaneo di Abramo efondatore della scienza occulta,indagò i segreti della natura e fecepoi incidere nella pietra il suoinsegnamento, consegnandoloall'eternità in caratteri simboliciispirati alle forme naturali. Infinecomunicò il suo sapere a un certonumero di eletti, sacerdoti efilosofi, destinati al trono. Questigeroglifici racchiudevano la sommadi tutte le conoscenze in un sistemaestremamente efficace: ogni segno

aveva significati diversi in contestidiversi, poiché le regioni più alte equelle più basse della naturamostravano una misteriosaanalogia. Ciò che è in alto è anchein basso. Tutto in tutto.

Così gli astrologi, gli alchimisti e imedici utilizzavano uno stessosegno per indicare rispettivamenteil sole, l'oro e la testa. Ognicarattere rappresentava un seira,una catena di concetti: al livellodelle Idee o Archetipi, al livello

degli Spiriti Puri o Genii, al livellodel Cosmo e del Microcosmo, ilcorpo umano. E al livello degliElementi. In questo mondoquadruplice, egli ordinò tutte lecose secondo il rango e la classe.Ogni cosa aveva il suo analogon,la sua replica nel mondo dei corpicelesti e in quello degli spiriti. Ilmondo degli archetipi racchiudevatutto questo in un'analogia «ideale»:per la nostra intelligenza limitata viregna la varietà, ma in realtà tutto viforma un'unità divina, tutto è un

unico essere divino.

Ogni testo, dunque, può essere lettoquattro volte. Ogni segnorappresentava un concetto in ognunodei quattro mondi. Piante, animali eoggetti fungevano da simboli perfigure del mondo degli angeli, dellestelle e degli elementi. CosìKircher ritrovò nella suainterpretazione dei geroglificiquanto aveva appreso dai diversifilosofi. Un capolavoro dell'arteinterpretativa. E così proiettò

sull'antico Egitto la sua immaginedel mondo. Animali, piante,minerali e pietre formavano con laloro coesione, la loro analogia, unalingua segreta. I geroglifici ne eranola riproduzione grafica.

L'ultima parte dell 'Oedipuscontiene, oltre a un trattato sullesfingi, le divinità domestiche emeraviglie tecniche quali le statueparlanti, un certo numero diinterpretazioni di iscrizioni suobelischi e mummie. Invece del

nome Cessar Domitianus troviamoin Kircher un testo magico sullaforza vegetativa, sul sublime esull'umile, sul sacro liquido chefluisce verso il basso e su Saturnoche mette ordine nel tempo fugace eregna sulla fecondità dei campi e lanatura umida.

Il punto di partenza è unaclassificazione interiore, un codiceche sarebbe il fondamentodell'universo. La creazione,scrittura segreta di Dio, era

ordinata, e poteva essererappresentata in un ordine,padroneggiata con la lingua e isegni. Questo, agli occhi di Kirchercome a quelli dei cabbalisti, diRaimondo Lullo e degli autoriarabi, conferiva al linguaggio unpotere magico.

Gli bastava studiare una solascienza per poterne dedurre tutte lealtre, perché ogni disciplinaracchiudeva il codice per penetrareil segreto della Creazione. Gli

bastava trovare un punto di partenzaper svelare gli enigmi più oscuri.

Ai suoi tempi era un'autorità incampo scientifico; i più celebrisapienti dell'epoca lo subissavanodi domande perché eraun'enciclopedia ambulante e unufficio informazioni centralizzato.La sua opera fornisce un quadropressoché completo di quanto siconosceva nel XVII secolo, oalmeno di quanto la chiesapermetteva di conoscere, e di tutto

quello che si sognava, o si potevasognare allora.

Quando, per la prima volta,incontrai il nome di Kircher in unabibliografia francese del secoloscorso, la Nouvelle Biblio-graphieGénérale, ebbi l'impressione diessere finito in un raccontofantastico, di avere tra le mani unacopia straordinaria diquell'enciclopedia, l'unica copia incui si trattasse l'opera immaginariadi un autore immaginario. Com'era

possibile, in fin dei conti, che ionon avessi mai sentito né lettoniente su quell'uomo che sarebbestato tanto famoso ai suoi tempi?Pian piano, però, mi sono convinto:sì, Kircher è veramente esistito, sì,è nato a Geisa e ha trascorso lamaggior parte della propria vita aRoma, era davvero un sacerdote eapparteneva alla Società di Gesù.Nel XVII secolo era celebre in tuttoil mondo ed è stato in seguitocoperto d'insulti e dimenticato.Finché, nella seconda metà del xx

secolo, è stato, lentamente e conincertezza, riscoperto.

Lo smascheramento di Kircher harappresentato una vera e propriadisillusione per chi sentiva ilbisogno di una immagine del mondocosì chiara, semplice, coerente. E,indipendentemente da questo, gliideogrammi fornivano al pensieropossibilità che mancano alla parolatrascritta foneticamente, soprattuttose si parla di una linguainternazionale, universale e

razionale. Finché non vennerocorrettamente decifrati, i geroglificicostituivano un «linguaggio ideale»in cui si credeva di poter leggere lestrutture della realtà.

La hieroglyphica, che raggiunse ilsuo massimo fulgore con Kircher, èmorta come scienza quando ci si èresi conto che questi caratteri noncomponevano una lingua chepossedesse il monopolio dellasapienza, e che non era nemmenouna scrittura figurativa come quella

degli ideogrammi cinesi. E tuttaviail «geroglifico» continua a viverecome idea. Come un bel ricordo diquel che Kircher avrebbe volutoche esistesse, ma che non è potutoesistere.

Kircher, del resto, avrebbe potutodifendere la propria interpretazionedei geroglifici anche dopoChampollion, allo stesso modo incui c'è chi cerca dei significatinascosti nella Bibbia. Così ilNotarikon cabbalistico insegna che

le parole ebraiche possonocomporsi di abbreviazioni: ognilettera è l'iniziale di una parola.Bereshit, la prima parola dellaBibbia («All'inizio»)significherebbe dunque: «Egli creòil firmamento, la terra, i cieli, ilmare e gli abissi».

Anche se i geroglifici non eranoquel che apparivano essere, leteorie di Kircher sulla lorointerpretazione e sull'esistenza diuna lingua originaria lo condussero

a concepire delle idee per unalingua del futuro.

AMDG

Sopra Roma, sul Gianicolo, c'è lachiesetta di Sant'Onofrio, con ilconvento in cui Torquato Tasso hatrascorso i suoi ultimi giorni. Èterritorio vaticano. Il CommendatorBeck, che mi ha indicato questoluogo come sede dell'OrdineEquestre del Santo Sepolcro diGerusalemme, viene accolto da unfrate in abito marrone, unfrancescano, penso. Qui Beck fa usodi una grande prudenza nel

pronunciarsi sui progressi del suograndioso progetto: «Sono moltofelice di poterle comunicare che illibro, curato dal mio amico HerbertFranzl e da me, è ormai quasi giuntoa tal punto che possiamo dire cheprevediamo una prossimaconclusione. Desidero ringraziarla,e spero che ci rivedremo presto».

Il Libro. Il frate dice:«Arrivederci».

Beck: «Arrivederci e grazieancora».

Qui, alla sede centrale dell'Ordine,ha detto «il mio amico HerbertFranzl», e non «il mio amico,Commendatore Herbert Franzl». Disolito usa sempre il titolo. Perchénon in questo luogo? Gli pare unonore troppo grande?

Nella chiesetta, la croce rossapotenziata dell'Ordine appare suuna delle vetrate, e sotto di essa ilmotto dei Crociati: «Dieu le veult».

La visita alla chiesetta risultò quasifatale al nostro Film. Un funzionario

vaticano aveva visto i bagagli conl'apparecchiatura e quando, ilgiorno successivo, andammo sullaPrenestina, nei pressi di Tivoli, pereseguire delle riprese al santuariodella Mentorella, restaurato daKircher con il denaro di quattrocase regnanti, non ci fu permesso dientrare perché il rettoredell'annesso convento era statomesso sull'avviso dal Vaticano.

Anche il Commendator Beckapparve piuttosto intimidito. Si fece

silenzioso, e assunse un fareparticolarmente misterioso.

Durante il viaggio di ritorno glidomandai se la società si desse dafare anche per la beatificazione diKircher, ma lui si limitò a sorriderein silenzio per quanto io insistessiper avere una risposta. La suasocietà era pur sempreun'associazione cattolica. Non vollenemmeno dire se la ritenesse unaquestione di rilievo.

Beck, evidentemente, va pazzo per i

misteri come il suo grande modello.È contagioso. Anch'io incomincio aessere non poco affascinato da tuttiquesti segreti.

Sul modo in cui Kircher scoprì erestaurò la Mentorella, e su comefece a raccogliere i fondi necessari,ci dice egli stesso:

«Nel 1661 il Signore mi fece donodi una nuova prova della Sua bontà.Egli volle che io non operassi soloper il progresso della scienza, maanche per la salute spirituale dei

miei fratelli e per la lorodevozione. Quando, quell'anno, mirecai a Tivoli per recuperare leforze e, allo stesso tempo, percercare antiche vestigia in vistadella pubblicazione del mioLatium, sentii dire che sullamontagna vicina si celavano i restidella città di Empoli, spesso citatada Livio. Con un compagno diventura intrapresi la difficilissimaspedizione per andarli a visitare.Non avevamo ancora percorsomolta strada che scorgemmo il tetto

di un edificio. Ci avvicinammo escoprimmo che si trattava di unachiesa in quasi completa rovina.Entrai e mi resi conto che era statauna chiesa magnifica. Rimasistupito al pensiero che fosse statacostruita in quella terraspaventosamente desolata, esupposi che vi si nascondesse unsegreto».

Kircher alla ricerca di un segreto.

Esplorò ogni angolo della chiesaalla ricerca di iscrizioni finché,

«guidato da Dio», si imbatté in unalastra di marmo su cui era inciso iltesto seguente:

«In questo luogo si convertìSant'Eustachio allorché il Cristocrocifisso gli apparve tra le cornadi un cervo. In memoria di taleavvenimento, l'imperatoreCostantino il Grande fece erigerequesta chiesa, solennementeconsacrata dal santo papa SilvestroI al culto della Madre di Dio e diSant'Eustachio».

Kircher non si fermò qui. Daiparroci dei paesi circostantiraccolse tutte le possibiliinformazioni su quel luogo.Informazioni che confermaronoquanto aveva scoperto nella chiesa.Osservò quindi da vicino l'altare escoprì un'immagine della SantaVergine corrosa dagli anni.

«Mentre guardavo quest'immagineavvolta in una povera veste,dicendomi che dava un'intensasensazione di abbandono, fu come

se la Vergine mi parlassemiracolosamente nell'anima,rivolgendomi queste parole:"Guarda, sono qui in questa terraselvaggia, dimenticata da tutti.Nessuno si prende cura di me, dellamia chiesa e di questo sacro luogodove, un tempo, gli uomini mitributavano tanti onori"».

Profondamente commosso, eglirispose allora: «Oh, soavissimaMadre! Sembra che Tu mi vogliadire che devo assumermi il compito

di restaurare questa chiesa, macome posso fare? Non sono che unpovero sacerdote, non possiedoricchezze, non ho introiti o ereditàche possa impiegare per il Tuoonore e la Tua gloria. Spetta dunquea Te toccare i cuori dei figli a Tedevoti perché mi forniscano i mezziper realizzare quel che Tu, grande,potente Madre del Signore, michiedi. E io non solo faròubbidientemente restaurare questachiesa in Tuo onore, ma, percompiere il Tuo volere, sarò anche

felice di dedicare tutta la mia vitaalla celebrazione del Tuo nome e alnome del Tuo Figliolo crocifìssoper amor nostro, che in questoluogo è apparso al santo Eustachio.Infine, Santa Madre Vergine,depongo qui ai Tuoi piedi i trepezzi d'argento che avevo portatocon me per il viaggio, in pegno delmio eterno amore per Te, e accettoda Te i frutti del lavoro che miaffidi in compimento del Tuovolere».

Dopo aver pronunciato con grandeardore questa preghiera davantiall'immagine della Vergine, unagioia indescrivibile invase il suocuore.

Kircher si mise di buona lena araccogliere fondi. Il suo amico, ilduca Augusto di Brunswick-Luneburg, versò il primo contributo.

Al suo ritorno, Kircher ricevette daWolfenbuttel una tratta con cui ilserenissimo duca, «constraordinaria generosità, degna di

un tale principe», gli faceva dono diquattrocento scudi per assicurare ilprogresso dei suoi studi. Kircherriconobbe in ciò un tacito cennodella Madre di Dio, accantonò tuttele altre ricerche e si mise a scrivereun libro su quel luogo, l'HistoriaEustachio-Mariana. Non appenafu pubblicato, lo spedì all'altro suomecenate, l'imperatore Leopoldo.Questi gli fece immediatamenteinviare una tratta di mille talleriimperiali affinché potesserealizzare senza indugio il suo

progetto. Tale esempio di liberalitàvenne seguito dal principe elettoredi Baviera, che spedì quattrocentoscudi d'oro. Il conte GiovanniFederico di Wallenstein mandòsettecento scudi e il viceré diNapoli, Pietro d'Aragona, che eraun ardente devoto di Sant'Eustachio,ne aggiunse altri cento.

«Non posso descrivere qualeincoraggiamento io ne abbiaricevuto, tanto più che ancheprincipi che non condividevano la

mia fede inviarono contributi nonirrilevanti per questa pia impresa.Ho compreso allora senza ombra didubbio che la buona Madre delSignore mi assisteva nel mioproposito per vie segrete, invisibili.Per non mostrarmi meno zelantedella Madre di Dio, che con tantasollecitudine procurava i necessarimezzi finanziari, mi dedicai subitoal restauro».

Fece subito provvedere la chiesa diquadri e arazzi. Quindi fece

riparare l'altare in rovina e acquistòi paramenti e tutto quel che eranecessario per la preparazionedella mensa e la celebrazione delrito. Accanto alla chiesa fececostruire un edificio con quindicicamere, dotato di tutte le comodità,per ospitare i visitatori delsantuario. L'alta rupe su cui,secondo la leggenda, il Cristocrocifisso era apparso aSant'Eustachio tra le corna di uncervo, era praticamenteinaccessibile, ma grazie alla

generosità del conte di Wallenstein,futuro arcivescovo di Praga,Kircher poté far scavare una scalanella roccia fino alla cima dellarupe. Lassù fece costruire aSant'Eustachio una cappella che ilpontificio pittore Johann PaulSchor, di Inns-bruck, abbellì conscene della vita del santo. Le cittàvicine seguirono questo esempio efecero ornare altre cappelle conpitture murali.

«Tutto sarebbe stato però inutile se

nessuno, spinto dalla devozione,fosse venuto in visita a questoluogo, così fondai una missioneapostolica di sacerdoti del nostroordine: ogni anno, il giorno delSanto arcangelo Michele, sarebberoaccorsi migliaia di uomini e didonne a ricevere il SantoSacramento, perché in quel giornosarebbe stata solennementeconcessa un'indulgenza. La festa hainizio la vigilia, la terza ora dopo ilpranzo, e continua il giornosuccessivo fino all'una o alle due

del pomeriggio. Per tutta la notte siha la possibilità di confessarsi,vengono pronunciate delle predichee, allo spuntare del giorno, siintonano inni e canti religiosi, e, perla salute della propria anima, siriceve devotamente la santaComunione».

Per attirare quanto più pubblicopossibile, Kircher annunciava lecelebrazioni con un gran boatodella sua Tuba stento-phonica, ungigantesco megafono il cui suono si

diffondeva per miglia all'intorno. Aun amico scrisse che la vigilia diPentecoste aveva parlato a cittadineche si trovavano a cinque miglia didistanza. Avrà esagerato? In ognicaso, il giorno seguente convenne inchiesa un pubblico di duemilapersone che aveva udito «la voceche scendeva dal cielo». Kirchersupponeva che questo granconcorso di folla non fosse dovutosoltanto al sentimento religioso, maanche alla curiosità di vedere il suostrumento.

Con il suo Oedipus, Kircher avevacelebrato l'erezione sotto ilpontificato di papa Urbano VIIIdell'obelisco Barberini, e avevadedicato un libro all'obelisco fattoinnalzare a Roma sul ForumAgonale da Innocenzo x, obeliscodetto «Pamfilico» dal cognome delpapa; quando anche Alessandro VIIfece collocare un obelisco in piazzadella Minerva, sul dorso di unelefante, volle dimostrargli l'onoredovuto con un libro su quest'altromonolito.

Era appena uscita dunque questaObelisci AEgyptiaci interpretatioche il papa lo convocò con unalettera per domandargli comepoteva dimostrargli la suagratitudine per tutto il suo lavoro.Disse che era giunto il tempo dielargire favori e chiese a Kircher senon c'erano favori che desiderassericevere.

«Risposi che non ero assolutamentedegno di favori che Sua Santitàvolesse elargire alla mia persona e

non al mio lavoro, e che non avreipotuto né voluto accettare un favoredi tal genere, in quanto giàl'Imperatore provvedeva congenerosità ai miei bisogni. Aggiunsiperò che se Sua Santità desideravafare qualcosa per me, potevadestinare i doni che aveva pensatodi farmi alla chiesa della SantaVergine e di Sant'Eustachio, del cuirestauro io mi occupavo. In questomodo avrebbe acquisito grandimeriti agli occhi della Madre diDio. Il papa diede segno di gradire

la mia proposta, e per non suscitarel'impressione di fare vane promesseinviò subito dopo uno dei suoicamerieri segreti perché miconsegnasse a suo nome una borsadi novecento scudi, tolti ai proventidella chiesa, con cui far fronte allespese per la chiesa della SantaVergine».

Ad Alessandro VII successeroClemente IX e Clemente x che, adire di Kircher, non furono menodevoti di lui. Quando Kircher

consegnò a quest'ultimo, che avevagià sentito molto parlare dellachiesa di Sant'Eustachio e SantaMaria, i libri appena pubblicati e alui dedicati Latium Vetus etNovum e Historia Eustachio-Mariana, il papa gli domandòcome potesse dimostrargli la suagratitudine per l'onore che gli avevareso dedicandogli i libri. Kircherrispose:

«Per me stesso non chiedo nessungesto di gratitudine, ma se vorrete

contribuire alle annualicelebrazioni alla missioneapostolica sul Monte Eustachio,questo sarà gradito al Signore e allaMadre del Signore».

Soddisfatto della proposta, il papapromise di fare in questo modo. Susua richiesta, Kircher scrisse unamemoria in proposito e, dopoqualche giorno, arrivò un eminentemembro della curia, uno deiresponsabili delle finanze, aconsegnargli a nome del papa una

borsa di centottanta scudi comecontributo ai lavori. Somma che,insieme a quella già donata daAlessandro VII, era sufficiente allafondazione della missione di cui siè parlato.

«Grazie a queste donazioni, lerisorse disponibili per il santuariosi accrebbero notevolmente, cosache ho voluto qui ricordaresinceramente e in tutta semplicitàaffinché il Signore e la Sua Madrebenedetta, e solo Essi, ne ricevano

una gloria universale ed eterna.

Di questo io Ti ringrazio,ammirevole Madre di Dio, vigore eforza di tutti coloro che Ti amano eTi adorano, perché Tu hai volutofare questo per me per amore delTuo Figliolo crocifìsso per noi,nostro Salvatore, e perché fin dalgrembo materno mi hai salvato dainnumerevoli pericoli del corpo edell'anima, mi hai donato laconoscenza e per tutta la mia vitami hai spronato a operare per la

gloria del Signore Tuo divinoFiglio e

Tua. Che questo possa in eternotestimoniare il mio amore e la miagratitudine per Te. Fa' che mi siaconcesso lodare ed esaltare Te,Madre amorosa, insieme al TuoFiglio benedetto che è uno con ilPadre e lo Spirito Santo, quandoinfine avrò abbandonato questocorpo mortale. Così sia, così sia,così sia».

Così finisce la Vita di Kircher. Il

suo amico Langenmantel, che hafatto stampare l'autobiografia, haaggiunto un altro testo, scritto daKircher con il proprio sangue, unadisperata preghiera alla SantaVergine che termina in questomodo:

«Io, Tuo povero, umile, indegnoservo Athanasius Kircher, Tiimploro di accogliere benignamentei miei voti».

Kircher conclude l'autobiografiacon le parole: «Omnia Ad

Majorem DEI Gloriam», AMDG, lelettere con cui i gesuiti - e certiCommendatori — sigillavano i loroscritti: A Maggior Gloria di Dio.

Il giorno successivo al nostroinutile pellegrinaggio al santuariodi Kircher avremmo dovuto - cosìci aveva promesso il CommendatorBeck - filmare negli archivi segretidel Vaticano. Ma evidentemente,dopo quanto era accaduto, nondesiderava più essere visto innostra compagnia. La mattina stessa

era ripartito per Wiesbaden.

Scappato a spron battuto,esattamente come Gustav Moller.Ovunque il pericolo incombe.

UNA RIUNIONE DELLASOCIETÀ

Scrissi a Beck una lettera in cuiesprimevo la mia delusione e

lo informavo che il lavoro al nostrodocumentario non poteva essereproseguito. Il materiale erainsufficiente, e la Società parevacomporsi di due membri soltanto.

Verso il Natale dello stesso anno, il1973, ricevetti una lettera del

Commendatore: si diceva spiacenteche la nostra visita alla Mentorellaavesse avuto un così miserorisultato, ora però

il Santo Padre era intervenutopersonalmente e tutto era sistemato.Potevamo continuare il percorsointrapreso. Inoltre era stataconvocata una riunione dellaSocietà a Roma. Si stavapreparando una nuova lista dimembri ed entro breve tempo neavrei ricevuto una copia.

Gli telefonai per dirgli che il nostrobudget non ci permetteva un nuovoviaggio a Roma, lui però risposeche il denaro non doveva averealcuna importanza. Avrebberopagato tutto loro. Evidentementenutriva un grande interesse per ilnostro film. E per quanto riguardavail reperimento di fondi parevaesperto quanto Kircher. Solo piùtardi è venuto fuori per quali vieera dovuto andare a cercare i soldiper finanziare il nostro viaggio.

La seconda volta, in effetti, fummoaccolti cordialmente allaMentorella dal rettore del convento,lo stesso che in precedenza ciaveva tanto seccamente messi allaporta. C'era anche Franzl, ora. IlCommendator Beck immerse condevozione la mano nell'acqua santa,si fece il segno della croce, edentrammo quindi insieme nellachiesetta. Con professionalità, marumorosamente, rimossero egettarono di lato le asticelle chetenevano fermo il tappeto davanti

all'altare, così da poterlo spostareriportando alla luce una lastra dimarmo che si trovava al di sotto.

Franzl: «Sotto questa lastra dimarmo c'è il cuore di Kircher. Neltestamento, ritrovato due anni dopola sua morte, Kircher aveva infattiscritto che il suo cuore dovevaessere sepolto qui, ai piedi dellaMadonna».

Allora ci credetti. In seguito misono venuti dei dubbi. Il cuore. Dueanni dopo la sua morte. Ho dei

gatti, e mi capita di comprare perloro del cuore. Se non lo mangianosubito marcisce nel giro di qualcheora.

Immortale e inalterabile.

La riunione della Società che ci erastata promessa si rivelò una cosapiuttosto modesta. Qualcuno eraappena morto, ci spiegò Beck, e illutto non disponeva gli animi a unariunione. L'atmosfera, comunque,non fu poi tanto male. Ne risultò unapiacevole serata a casa di Sua

Eccellenza Antonio Cerbino, unpittore non malvagio che prima,durante e dopo Mussolini avevaprestato servizio nell'esercitoitaliano, concludendo la carrieracome generale d'artiglieria. Allepareti erano appesi quadri delgenerale. Paesaggi, scorci idillici.

La signora Cerbino, che più delgenerale dava il tono alla serata,indossava un vestito a grandi fioriviola.

Ancora una volta tutto si svolse

inesorabilmente secondo la regia diBeck:

Beck e Franzl arrivano con deiregali, Beck ha con sé unvoluminoso libro d'arte, Franzlun grosso pacco.

Beck: Buonasera. Vi ringraziamoper l'invito.

Signora Cerbino: Che magnifico!Ma non dovevate.

Beck: Buonasera. Un regalo. Spero

che le piaccia. (Le porge il libroche non è impacchettato.)

Signora Cerbino (guardando ilregalo): Oh, che meraviglia. Oh,grazie tante. Che bello. Proprioquello che volevo.

Beck: Che fortuna che abbiamotrovato questo.

Signora Cerbino: Proprio quelloche ho sempre desiderato.

Beck indica il pacco di Franzl.

Franzl lo porge a Cerbino.

Beck: Deve aprire anche questo.

Signora Cerbino: Che bello.

Il generale Cerbino apre il pacco.

Beck: È vino. Vino francese.Speriamo che le piaccia.

Il generale Cerbino tenta diaprire la cassa, ma non ci riesce.

Cerbino: Ci conti pure. Ma non si

apre. Signora Cerbino: E una diquelle che si aprono dall'interno.Beck: Non lo tenga rovesciato, sa.Signora Cerbino: Mettiamolo su unasedia. Beck: È chiusa. Ma c'è delvino dentro. Vino francese. SignoraCerbino: Che gentili. Comepossiamo ringraziarvi? Siete troppogentili!

Beck: Vi siamo solo riconoscenti.

Il gruppetto si mette a sedere.Viene servito dello champagnecon il caviale, e Beck tiene una

lezione.

Beck: È andato sul Vesuvio. Èsalito sul Vesuvio per prendere lemesure del cràtere. È andato alVesuvio... Signora Cerbino: Salitoal Vesuvio. Beck: Ha fatto mesure...Signora Cerbino: Misure. Beck:...del cràtere... Signora Cerbino:...del cratère. Beck: ...del cratère.Cerbino: La misura? Beck: Lamisura del cratere. SignoraCerbino: Perché?

Beck: Prese la misura per sapere

quanto era grande il cratere. Si ècalato anche dentro, da un filo. Conun'altra persona. Signora Cerbino:Che grand'uomo. Beck: E poi...

Cerbino: Quell'uomo era dunquecoraggioso! Beck: Sì, coraggioso.Allora si è fatto calare a una certaprofondità.

Cerbino: A una certa profondità.Beck: C'era una grande eruzione inquei giorni. Cerbino: Poteva in ognimomento esserci un'eruzione? Beck:Sì, certo.

Signora Cerbino: Certo che era unuomo straordinario. Si interessava atutto.

Beck: Si interessava a tutto.

Signora Cerbino: Certo che questolavoro vostro è meraviglioso.Sapete perché, anche? Lo torno adire: in Italia non è conosciuto.

Cerbino: Molti giovani studenti nonsanno niente di lui.

Sanno tutto di sport, ma non sanno

nulla di letteratura, scienza e arte.Nulla.

Beck: Non parleremo brutto disport, perché il mio collaboratore,Commendatore Franzl, è un gransportivo. Non parleremo brutto disport.

Cerbino: Lo sport va bene pertenere in forma il fisico. Ma nonbisogna abbandonare arte, scienza eletteratura. Oggi sono tutticalciatori. Danno dei calci. Propriocome i cavalli, se un cavallo dà un

calcio fa male.

Franzl annuisce.

Signora Cerbino: Io torno aripetere, lo riconosco sinceramente:leggo molto, studio molto, ma diKircher non sapevo quasi niente.

Cerbino: Qui non è conosciuto. (.Asua moglie:) Se no non avresticonosciuto i nostri amici, eh?

Dopo una breve pausa dedicataallo champagne e al caviale, il

generale Cerbino grida:

Le mie decorazioni! Le miedecorazioni!

Ha una cassetta di vetro piena didecorazioni, ne estrae qualcuna.Beck le conosce già, ne dice inomi. Prima di tutto un gioielloracchiuso in uno splendidoastuccio.

Beck: Il Gran Collare dell'OrdineEquestre del Santo Sepolcro.

Signora Cerbino: Poche persone cel'hanno.

Beck: Tre, quattro persone in tuttoil mondo.

Signora Cerbino: Cinque o sei.

Beck: Forse cinque. Ma è una cosararissima. Sua Santità, Il GranMaestro, Sua Eccellenza...

Cerbino: Il re del Belgio.

Beck: Il re del Belgio.

Cerbino: Franco di Spagna.

Beck: Il generalissimo Franco.

Signora Cerbino: Il grande Franco.

Cerbino: Il cardinal Lercaro...

Signora Cerbino: Lercaro, diGenova.

Cerbino: Di Bologna.

(Si riferiscono all'arcivescovo diBologna, il propugnatore della

riforma liturgica durante il ConcilioVaticano Secondo, l'uomo che hasulla coscienza l'abolizione dellatino.)

Signora Cerbino: Di Bologna...Anch'io sono dell'Ordine, facciaconto. I too belong to the Order.

Cerbino ci mostrò anche confierezza una decorazione ricevutadalle mani del dittatore portogheseCaetano e parlò con ammirazione diAilé Selassié, anch'egli membrodell'Ordine, o della Società, non

ricordo più tanto bene.

Ci spostammo quindi nello studio diCerbino. Il generale prese postodietro la sua scrivania, davanti a ungrande televisore.

Signora Cerbino: Sedetevi.(Nessuno però sa dove sedersi.)

Beck: Grazie.

Cerbino: Come tra amici.

Beck (non sa ancora dove mettersi

a sedere): Qui? Là?

Signora Cerbino: Qui, accanto ame.

Cerbino: Dovremmo ancorarispondere a delle domande. Fatepure.

Il generale Cerbino,evidentemente, si aspettaun'intervista, ma non è questo chesi verifica. Beck vuole unicamentesottolineare di nuovol'importanza del suo lavoro, e ci

tiene a ribadire una terza voltache «Il Libro» è quasi pronto.

Beck: Noi abbiamo quasi finito lanostra edizione con i documenti e lacorrispondenza di AthanasiusKircher...

(E subito cantò il gallo.)

Beck: ...e siamo grati che anche leipensi che è una cosa di una certaimportanza.

Signora Cerbino: Di molta

importanza.

Cerbino: Di molta importanza,voglio aggiungere.

Signora Cerbino: Di moltaimportanza. Come vi dicevo prima,in Italia - mi duole dire - sappiamopoco della vita di questa grandepersonalità, di questo grandestorico e scienziato in ogni campo.

Beck: Adesso vorrei dire dovesiamo.

Signora Cerbino: Oh, sì, dica pure.

Beck: Noi ci troviamo in casa diSua Eccellenza il GeneraleCerbino.

Signora Cerbino: Medaglia d'oro...

Beck: Medaglia d'oro al ValorMilitare.

Signora Cerbino: Gran Collare...

Beck: Gran Collare dell'OrdineEquestre del Santo Sepolcro di

Gerusalemme. Gran Croce alMerito della Repubblica Italiana eGovernatore d'Onore...

Cerbino: Vice-Governatore-Generale...

Beck: Vice-Governatore-Generaledell'Ordine Equestre del SantoSepolcro di Gerusalemme. E anchemembro onorario della SocietàInternazionale Ricerche ScientificheAthanasius Kircher.

Signora Cerbino: Ne siamo molto

orgogliosi.

Cerbino: Ne siamo orgogliosi eonorati.

La signora Cerbino prende unafoto in una cornice d'oro. È unafoto di Cerbino in alta uniforme.Giubba bianca, sciabola, sciarpa,infinite decorazioni.

Signora Cerbino: Si puòriprodurla? Si può riprodurre lafoto per noi?

Beck: Si vede Sua Eccellenza ilGenerale...

Signora Cerbino: In grandeuniforme.

Beck: In grande uniforme.

Durante la squisita cena di quellasera, Beck mi fa una propostainfamante. Vuole una copia delnostro film, quando sarà pronto: haescogitato un metodo per arricchircisia noi che lui a spese della retetelevisiva. In realtà dovrei

acconsentire di cuore, non sarebbeche un risarcimento, un rimborso.Sento che Kircher e Beck hanno uneffetto contagioso, e anche che miviene offerta una bella occasioneper diventare un truffatore.All'operatore viene il voltastomacoe se ne va.

Dopo l'approfondita discussione, acasa del generale, sulla discesa diKircher nel Vesuvio, mi parveopportuno impiegare l'ultimo nostrogiorno a Roma per una gita al

vulcano insieme ai Commendatori.

Arrivammo con due automobili,Beck e Franzl con la loro limousinee l'autista, e noi filmammo i duesignori mentre, gesticolando comefigure in un quadro di Caspar DavidFriedrich, si muovevano nelpaesaggio lunare e velato di vaporidi zolfo del Vesuvio, e, più o meno,scendevano nell'ampio cratere chebrontolava sommesso. Nelfrattempo, il Commendator Beckricapitolava ancora una volta le

eroiche imprese di Kircherall'interessatissimo CommendatorFranzl.

Questa volta la discesa nel mondosotterraneo non richiedeva uncoraggio da leoni.

Il 13 febbraio 1974, un mese emezzo prima che il documentariovenisse trasmesso, Beck mi scrisseche l'elenco aggiornato dei membridella Società InternazionaleRicerche Scientifiche AthanasiusKircher, che mi aveva promesso,

era sì in preparazione, ma nonsarebbe stato pronto prima dellafine dell'anno. Se la preparazione diuna lista richiedeva tanto tempo,quanto ce ne sarebbe voluto perl'Opera Omnia? Intanto, scrivevaBeck, il numero dei membri erasalito a circa «150 (centocinquanta)personalità di tutto il mondo».

Ci furono poi gli strascichi. Unfotografo di Wiesbaden avevascattato alcune immagini diillustrazioni contenute negli in folio

che Beck possedeva, chiedendo uncompenso tipico da SocietàInternazionale Ricerche ScientificheAthanasius Kircher: di gran lungasuperiore al consueto. Io avevospedito il conto alla rete televisiva.Il 20 febbraio Beck mi scrisse unalettera irritata:

«Con costernazione sono venutopoco fa a sapere che il conto delfotografo (Signor Boersch) non èancora stato saldato. Leosservazioni che le ho fatto a Roma

riguardo al progetto, evidentementeinascoltate, erano già piuttostoimbarazzanti, ma ora la questioneassume forme per cui la definizione"penose" risulta insufficiente. Laprego insistentemente di por fine aquesta situazione, per cui nondesidero mettere in gioco il miobuon nome».

La rete televisiva era statanegligente, questo era chiaro.

Il Commendator Beck sipreoccupava del suo buon nome,

anche questo era chiaro.

Il denaro, del resto, risultò esserestato spedito nel frattempo.

Il 16 maggio Beck ordina una copiadel film, che costa 2300 marchi,senza fare intrallazzi. Al contempomi informa che il CommendatorFranzl e lui sono stati insignitidell'Ordine della RepubblicaItaliana da Sua Eccellenza ilPresidente Giovanni Leone. Anchein questo ordine, ora, esibiscono iltitolo di Commendatore.

Intanto il film viene trasmesso. Igiornali scrivono che è tuttaun'invenzione. Che abbiamosemplicemente assunto due attori eci siamo immaginati una società delgenere. Il Grande Giornale delMattino sostiene addirittura cheKircher non è mai esistito. Bastadire che non apparenell'enciclopedia Win-klerPrins. Ilgiorno successivo esce una rettifica.

La realtà appare talvolta meno realedella menzogna. Quel che è davvero

accaduto è spesso inadatto a essererappresentato in forma di racconto.La letteratura pone maggiori vincolidi credibilità della realtà.

I Commendatori sono riusciti aprocurarsi tutte le critiche deigiornali, le hanno fatto tradurre e,annotate di innumerevoli puntiesclamativi e interrogativi, me lehanno spedite per raccomandataespresso e ricevuta di ritorno,accompagnate da questa lettera:

«Signor Haakman,

con nostra grande sorpresa ci èstato recentemente consegnato ilpresente materiale.

Prima di compiere i passiappropriati per ristabilire lareputazione che lei ha danneggiato,le offriamo la possibilità dispiegarci se le dichiarazioniriportate sono autentiche o si trattadi falsi.

Un'immediata risposta a questamissiva è nel suo stesso interesse,una mancata risposta verrebbe

infatti da noi interpretata come unaammissione».

Ecco qui una ammissione. In quelmateriale si faceva uso diaffermazioni fatte da me e dalregista alla stampa. Il regista avevadetto, per esempio, che «quellasmania di restaurare grandi,possenti opere del passato che siriscontra in questi signori» gli eraparsa «di spirito un po' fascista». Eio avevo manifestato i miei dubbiche i Commendatori studiassero

Kircher con serietà, benchéavessero monopolizzato quel campodella ricerca scientifica. Avevoanche affermato di avere lasensazione che i due Commendatorici avessero garbatamente preso peril naso.

Inoltre, scrissi a Beck, era sorta unpo' di confusione tra i criticitelevisivi: non saranno stati degliattori, quei due?

Beck mi telefonò prima ancora diricevere la mia risposta. «C'è qui

con me un avvocato del Vaticano, edesidero sapere se lei è davveroresponsabile di quelleaffermazioni!».

Gli assicurai che non avevo dettonulla che non potessi provare.

Di quell'avvocato del Vaticano nonho saputo più niente. E non ho piùsentito nemmeno i Commendatori,né ho avuto notizie della lorosocietà.

Una televisione tedesca ha

comprato il documentario, ma nonl'ha trasmesso. Strano, cosa ci saràstato sotto? Mi sono posto ladomanda, allora, ma non mi sonomesso a indagare la questione.Avevo altro da fare. Ero ancorainteressato ad Athanasius Kircher,la fonte, il cervello, non a un paiodi abili affaristi che avevanoescogitato un nuovo modo per farsoldi.

LA MACCHINACOMPOSITRICE

Volevo saperne di più, soprattutto,sulle macchine di Kircher. Avevacostruito apparecchi spettacolari.Non solo il complicato sistema dispecchi rotanti con cui riusciva aprodurre metamorfosi cherendevano possibile vedere ilproprio volto mutarsi in un simboloadeguato, ma anche delleenciclopedie meccaniche e unamacchina compositrice.

C'era un po' di confusione aproposito di quest'ultimo,misterioso apparecchio che sitrovava a volte citato con il nome diKomponiermaschine, altre voltecon quello di Kombiniermaschine.

Poiché cominciavo ormai aconoscere un po' Kircher, supposiche la macchina compositrice fosseuna macchina in grado di compiereogni cosa. Non solo comporre, maanche scrivere poesie e molto altroancora. Una macchina delle

combinazioni, una macchina ingrado di stabilire legami.

Una delle prime macchine ideate daKircher aveva il nome SpeculaMelitensis, «garitta maltese», unostrumento dalla forma di unapiccola garitta, di una pepaiola,composto di dischi sovrapposti chepotevano essere ruotati l'unorispetto all'altro. Secondo ilprincipio del quadro calcolatore odel regolo a cilindro. Ma verticale.Come su un quadro calcolatore

vengono calcolate delleproporzioni, sulla specula vengonoconfrontate diverse branche dellascienza. I cavalieri di Maltapotevano così trovare rapidamente,lungo la strada, risposte nei campidella fisica, della matematica,dell'astronomia, del calendario,della medicina, dell'archeologia eperfino della cabbala. Questoperché ogni ramo del sapere avevala sua corrispondenza analogica inaltre discipline. Quella che venivacalcolata era una conoscenza valida

in ogni ambito scientifico. Chisapeva qualcosa in un certo ambitopoteva, grazie a questaenciclopedia meccanica tascabile,acquisire la conoscenza diqualcos'altro in un ambito a luiignoto. Nel manuale, Kircher fa usodello pseudonimo F. SalvatorImbrolio, e si spaccia per GranPriore dell'Ordine dei Cavalieri diMalta. Nemmeno lui si facevaproblemi a utilizzare titolimagniloquenti.

Imbrolio, imbroglio. Qui, dunque, sidefinisce egli stesso unimbroglione.

La macchina compositrice, ocombinatrice, deve aver funzionato,più o meno, secondo lo stessoprincipio della Specula, fornendoprestazioni analoghe.

La «màcchina» raffigurata nellaPolygraphia di Kircher, ArcaGlottotactica, ha l'aspetto di unacassa con un gran numero di listelli

spostabili l'uno rispetto all'altro, unregolo calcolatore in grande, grazieal quale potevano essere redatti edecifrati messaggi segreti in tutte lelingue del mondo. Scribendisliteris totum haec valet Arca perOrbem. Una macchina cherealizzava una lingua universale.Peccato che sia andata perduta.

Anche la macchina compositricedoveva consistere in una cassa: unasolida cassa piena di listelli mobili,così me la sono immaginata. Una

specie di comò, magari.

Solo qualche anno dopo aver giratoil documentario - per un po' ditempo non mi ero occupato diKircher, non ne venivano che dellerogne, avvocati del Vaticano, peresempio - mi misi a indagare qualimacchine di Kircher fosseroconservate.

Kircher, a suo tempo, aveva fattodono di una macchina compositriceal suo mecenate, il duca Augusto diBrunswick-Luneburg, con cui

intratteneva una corrispondenzaintensa e cordiale. Nel 1650Kircher aveva spedito al duca, cheancora non conosceva, la MusurgiaUniversalìs, la sua interessanteopera di musicologia. Già alcollegio di Magonza, Kircher avevadiretto un coro e un'orchestra, e,seguendo lo spirito del suo tempo,lavorava allora a un metodo dicomposizione su basi matematiche.La musica è una questione diintervalli e di ritmi, di rapportinumerici dunque: questo era il suo

ragionamento. Con l'aritmetica, lageometria e l'astronomia, la musicaformava il quadrivium dellescienze matematiche. Se i calcolimatematici possono essere facilitatidall'utilizzazione di un quadrocalcolatore, di un regolo, di unostrumento, di una «macchina»,allora una macchina può essered'aiuto anche nel comporre. Inquesto modo precorse i compositoridel xx secolo e il loro uso delcomputer.

Musurgia Mirifica, così Kircherbattezzò la sua «arte musa-ritmeticadi nuova invenzione, gr azie allaquale anche una persona priva diqualsiasi esperienza in campomusicale può diventare in brevetempo un perfetto compositore».

In una lettera allegata alla suaMusurgia, Kircher dichiarava disentirsi attirato «da una qualcheforma di magnetismo... da forzemisteriose» verso il duca. Un annodopo, in una lettera a Kircher, il

duca si mostrava interessatoall'Arca Musurgiae no-vuviinventum, la macchinacompositrice di cui si parlava nellaMusurgia. E poco dopo laricevette in dono.

Scrissi una lettera al dottor WalterSpam, della Herzog Au-gustBibliothek di Wolfenbuttel - labiblioteca in cui Leibniz lavoròcome bibliotecario - chiedendo sefosse possibile vederel'apparecchio donato al duca.

Certo. «Naturalmente la"Komponiermaschine" si trovaancora alla Herzog AugustBibliothek. Può venire a vederla.Quando sarà a Wolfenbuttel passi asalutarmi».

Nella mia lettera avevo anchechiesto informazioni su un«colloquio» che si era tenuto l'annoprecedente, nell'ottobre 1980, aWolfenbuttel in occasione del terzocentenario della morte di Kircher.«Athanasius Kircher e i suoi

rapporti con gli eruditi europei delsuo tempo» era il temadell'incontro. Sul bollettinoWolfenbutteler Bibliotheks-Informationen, che mi capitò «percaso» sotto gli occhi, vidi chi avevatenuto le relazioni. Il Prof. Dott.John Fletcher di Sydney, quello cheaveva incontrato Gustav Mòller aBad Salzungen, aveva presieduto ilsimposio. Erano intervenutiFletcher, alcuni americani, dueitaliani, uno dei quali gesuita, UlfScharlau, l'autore del libro su

Kircher musicologo, padre Schròterdi Geisa e, con mio grande stupore,«lo studioso di Athanasius KircherGustav Mòller, di Geisa»!

Nel novembre 1979, cjuasi un annoprima del «colloquio», dunque,avevo ricevuto l'annuncio di mortedi Gustav Mòller: «Nella pace delSignore si è improvvisamente einaspettatamente spento, il 21novembre 1979, il mio caro marito,buon padre, nonno, fratello e zioGustav Mòller, all'età di 69 anni».

Dunque era risorto.

Athanasius Moller.

Non era rappresentata la SocietàRicerche Scientifiche AthanasiusKircher, né erano presenti ilCommendator Beck o ilCommendator Franzl. Il chesuscitava delle domande.Evidentemente Beck non avevaavuto modo di parlare conScharlau, a Wolfenbuttel, di queiquattrocentocinquantun errori.

Nel corso della discussione finale, ipartecipanti avevano convenuto cheera ormai tempo che venisseropubblicati un sommario dellacorrispondenza e una nuovabiografia di Kircher. Era chiaro cheerano altrettanto all'oscuro di mesull'esistenza di una biografiarecente, pubblicata dalle Edizionidel Mondo.

Andai alla Herzog AugustBibliothek di Wolfenbuttel dopoaver concordato telefonicamente

giorno e ora con il Dott. Spam.Quando arrivai, però, risultòimpossibile trovarlo finchéqualcuno non mi indicò il ristorantedella biblioteca. Durante il nostrobreve colloquio chiesi notizie dellaSocietà Ricerche Scientifiche. Nonavrei dovuto farlo. Tutt'a un trattoparve non avere più tempo dadedicarmi. Doveva fare lezione,disse, e mi affidò a due severisignori che sapevano tutto meglio dime e che mi tennero una idiota enon richiesta conferenza su Kircher.

Chiesi della macchinacompositrice.

Per vederla dovetti riempire unaquantità di moduli e lasciarmiperquisire per controllare che nonavessi con me qualcosa perscrivere. A chi voleva esaminarelibri preziosi o cose simili, infatti,era consentito portare con sésoltanto una matita appositamentefornita. Giustamente. Per evitaremacchie.

Quindi mi fu possibile prendere

posto nella sala manoscritti, dovemi venne portata la «macchinacompositrice».

La sala manoscritti era una gabbiadi vetro all'interno di un'altragabbia di vetro, un po' più grande,dove si trovavano i guardiani chenon perdevano d'occhio un istantel'unico visitatore della gabbia. La«macchina» era molto più piccoladi quanto pensassi, non una cassama una cassettina di mogano, nonpiù grande di un normale romanzo,

con un lato obliquo chiuso da unapiccola cerniera sotto cui erafermata una targhetta di vetro. Sullato c'era scritto AthanasiiKircheri Musurgia. Sulla facciasuperiore: Abacus Tonorum e,sotto, Mixtura

Tonorum. Dietro: AbacusContrapunctionis. Scritte indicantiche, per l'appunto, si trattava di unapparecchio di calcolo musicale.Ma l'interno, ciò a cui ci si riferiva,era reso inaccessibile da quella

targhetta di vetro incollata lì sopra.E non la si poteva togliere. Da fuoririuscivo a vedere che vi sitrovavano settantasette piccolipannelli scorrevoli, di grandezzavariante tra un centimetro e duecentimetri e mezzo.

Il mio viaggio nello Harz era statoinutile. La descrizione che Kircherdà dell'apparecchio nella suaMusurgia è abbastanza sommaria.Nemmeno la descrizione contenutanel libro di Scharlau su Athanasius

Kircher als Musikschriftsteller miera servita a molto. L'idea eraquella di guardare alla musica da unpunto di vista matematico, di faredei calcoli, quindi. Su alcunetavolette, risultava dalla figuranella Musurgia, erano riportati deibassi numerati. Ma non si può direche fosse chiaro.

Comunque mi ero segnatol'indirizzo di John Fletcher, ilgermanista australiano che avevapresieduto il «colloquio».

Nel settembre 1981 scrissi aFletcher una lettera chiedendogliinformazioni su Moller e se avessecontatti con la Società RicercheScientifiche Athanasius Kircher. Unmese più tardi ricevetti una suarisposta, in una grafia che decifraicon fatica e fantasia degne diKircher. A quanto capii, però, midiceva di non conoscerepersonalmente Beck e Franzl. Ma:«Isuspect they're giganticfrauds», benché un certo signor«Richard Dorn, della tipografia

Harrassowitz di Wiesbaden, che liconosce, abbia grandeconsiderazione di loro e liconsideri degli idealisti messisi suuna strada sbagliata».

Sulle tracce di AthanasiusKircher, questo era il titolo delnostro documentario che giàgiungeva alla conclusione che letracce di Kircher avevano portato isuoi seguaci su una strada sbagliata.

Fletcher scriveva inoltre che allacomparsa della Società, agli inizi

degli anni Settanta, gli archivi dellaPontificia Università Gregoriana diRoma, dove era custodita lacorrispondenza di Kircher, si eranoimprovvisamente chiusi per luicome per altri studiosi, «e questacoincidenza mi ha reso cieco difronte a loro eventuali buonequalità». Finché gli archivi eranorimasti accessibili, Fletcher avevalavorato al suo Brief survey oftheun-published correspondence ofFather A.Kircher, ma non eraandato oltre una prima

pubblicazione nei «Manuscripta»,St.Louis, XIII 1970.

Di Mòller scrisse che era morto nel1980. Ma io ho in mio possessol'annuncio di morte stampato nel1979!

Qualche mese dopo, Fletcher miscrisse a proposito di un suoprogetto di un congresso su Kircherda tenersi nel 1985, probabilmentenegli Stati Uniti.

Mi sono limitato ad attendere.

Il 1985 è trascorso senza congressikircheriani. Pensavo.

Ma a quel tempo non mi occupavopiù di Kircher, non avevo datoseguito al mio scambio epistolarecon Fletcher, avevo traslocato e,probabilmente, lui non aveva alcunapossibilità di mettersi in contattocon me.

ALCHIMIA DELLA PAROLA

Nel dramma di Ionesco La Leqon,l'insegnante viene messoripetutamente in guardia dalla suagagliarda domestica: «Je vouspréviens, monsieur,l'arithmétique mene à laphilologie, et la philologie meneaupire».

Dopo tre secoli di separazionedalla linguistica, l'aritmeticaconduce oggi di nuovo alla

filologia, e dunque al peggio.Aritmetica e filologia, riunitenell'informatica.

Nel terreno di confine tra aritmeticae linguistica, il matematico linguistaKircher era in anticipo sui tempi.Di risultati non ne ha quasi ottenuti,ma si trattava di un compitoimmane. In quanto «filologo», comeegli stesso si definiva, si trovava ametà strada tra la cabbala e lamoderna logica simbolica. Suoproposito era usare la lingua per

dare ordine all'universo eprenderne possesso.

Voleva codificare tutto l'esistente evedeva nei geroglifici un sistemache già abbracciava l'interacreazione. Questa, secondoAgostino, era il libro grazie alquale si poteva conoscere Dio. PerKircher la creazione era la linguageroglifica di Dio e, per converso, igeroglifici erano la scrittura segretadi Dio, da cui si poteva conoscerela creazione. Dovevano quindi

servire da modello al suo lavoro dicodificazione.

Partendo dalla matematica e dallesue idee sugli ideogrammi ingenerale e i geroglifici egiziani inparticolare, lavorò all'elaborazionedi una scrittura in codice chepermettesse di manipolare parole epensieri con la stessa facilità concui si manipolano i numeri. La suaattenzione si concentrava soprattuttosulla lingua come mezzo ditrasformazione, su quell'«alchimia

della parola» in cui, nel xni secolo,l'aveva preceduto con il suo sistemail filosofo catalano RaimondoLullo. L'Ars Magna di Lullo,corrispondente verbale dellaGrande Opera degli alchimisti,conteneva già in germe la logicasimbolica.

Le più importanti invenzioni diKircher si realizzarono al confinetra lingua e matematica, nelterritorio delle tabelle, deivocabolari, dei codici e

dell'elaborazione delleinformazioni. Suo proposito era difare della linguistica una scienzaesatta. Fu uno dei primi «ingegneridella lingua» e progettò «macchinedel pensiero» in grado di elaborareconcetti codificati. Tra queste sitrovavano le garitte maltesi, il suocomputer tascabile, e unapparecchio in forma di piccoloorgano, da lui detto OrganumMathemuticum, ancora una voltaun nome che rimanda a qualcosa dicompletamente diverso rispetto alla

funzione che pare evidente.Quest'ultimo strumento vienedefinito da Kircher «una macchinain grado di superare tutti gliopposti». Consisteva in un grannumero di assicelle scorrevoli sucui erano riportate delle tabelle,secondo lo stesso principioapplicato nel suo «gabinettopoliglotta di scritture segrete» -anche lì i codici sono fissati suinnumerevoli assicelle scorrevoli -e nella sua «macchinacompositrice».

Kircher cercava una linguauniversale sulla base di un ordineuniversale, una lingua paragonabilea quella che credeva di aver trovatonei geroglifici. Nel 1663 apparve lasua Polygra-phia nova etuniversalis ex combinatoria artedelecta, opera che presentava unaproposta per una grafia universale.In questa «Ars Combinatoria»,pubblicata tre anni prima di quelladi Leibniz, proponeva un sistema diideogrammi, segni figurativi «similiai geroglifici», grazie ai quali, da

alcuni concetti e principi di base, sipotesse ricavare ogni conoscenza.Un sistema generativo che parecondurre ai nostri tempi.

Una lingua mondiale devenaturalmente essere sistematica, edi questo era convinto anchel'inglese John Wilkins che aspiravaalla creazione di un linguaggiouniversale apprendibile con lastessa facilità con cui si impara acontare da uno all'infinito, unlinguaggio che ha descritto nel suo

Essay towards a Real Cha-racterand a Philosophical Language del1688, di venticinque anni piùrecente della Polygraphia diKircher. Ogni parola dovevaparlare di per se stessa. Quel cheLinneo era riuscito a compiere negliambiti del regno vegetale e animale,Wilkins voleva realizzarlo conl'universo: una classificazionesecondo genere e specie. Suddivisele cose in quaranta categorie, a lorovolta suddivise in sottocategorie,ognuna delle quali consisteva di un

certo numero di specie. Ognicategoria (genus) veniva indicatacon due lettere, ogni sottocategoriacon una consonante,, ogni speciecon una vocale. Ogni parola, allora,avrebbe definito se stessa. Zana(salmone) significa: pesce conscaglie (za) che vive nei fiumi (n) edi colore rossiccio (a). Laclassificazione dell'universo, però,non può che basarsi sull'arbitrio esu supposizioni. Perché l'universo,in fin dei conti, non lo conosciamo.

Kircher credeva di conoscerel'universo. Le sue idee su una linguauniversale sono basate -esattamente come quelle su unamisura universale cui sarebberoriconducibili tutta la matematica etutta la musica - su un'immagine delmondo che per lui era stabile e bendefinita, ma che per la scienza dopoNewton non lo è più.

Il punto di partenza di Kircher perla creazione di una linguauniversale non differiva

essenzialmente dai punti di partenzadelle lingue nazionali esistenti.Ogni lingua è caratterizzata da unaforma interna che esprime una certaconcezione del mondo, ha dettoHumboldt. Una sintassi, e anche un«thesaurus» come quello di Roget,racchiude un ordine che presupponeun'ideologia. Nel 1894, del resto,T. Robertson diede al propriothesaurus il titolo Dictionnaireidéologique de la languefranqaise.

L. Brouwers, autore del thesaurusnederlandese Het juiste woord,menziona tre possibiliclassificazioni:

- una alfabetica

- una strettamente ontologica, comenel Dictionnaire univer-sel de lapensée, alphabétique, logique etencyclopédique di monsignor E.Blanc, del 1899: una lista «di tuttigli esseri concreti, che ha inizio,per esempio, con l'Essere Supremo,

Dio, e discende gradualmentepassando per gli spiriti puri,l'uomo, gli animali e le piante fino agiungere al gradino più basso: lacreazione materiale inanimata», e

- una «più logica», «vale a dire unaclassificazione che, nella propriacostruzione, tiene conto soprattuttodelle concatenazioni concettuali delnostro intelletto astraente. Questaclassificazione, allora, ordinerà ipensieri non secondo gli essericoncretamente esistenti, ma secondo

quegli aspetti che noi, astraendo,riconosciamo in essi».

Brouwers chiarisce con un esempiola differenza tra una classificazioneontologica e una astratta, logica.Secondo la prima, schiamazzare vainsieme a pollo, secondo laseconda, invece, «schiamazzaredeve stare accanto a cantare,abbaiare, muggire, ecc. nella listadei versi».

Hetjuiste woord incomincia con:

I. ALGEMEENHEDEN

A. Esistere

I. Essere 2. Non essere

Un inizio impressionante per unaclassificazione di tutto l'esistente.

La lingua analitica di Wilkins avevacome presupposto un ordineconoscibile. Le lingue esistentihanno anch'esse, in quanto forme dicomunicazione più o meno ordinata,le loro categorie. Parole che danno

un nome a concetti concreti sonoquasi tutte definizioni d'insieme.Tutti i tipi di tavola sono dettitavola. Un gran numero di diversespecie di balena sono chiamatebalena. Le astrazioni riconduconotante percezioni sotto un unicodenominatore comune che unostesso concetto non indica mai lastessa cosa per due personediverse. Il susseguirsi di frasiimplica quasi sempre unadeterminata logica. Ogni linguamostra le stesse pretese e gli stessi

difetti delle lingue universaliproposte nel XVII secolo, tra glialtri, da Kircher, Leibniz e Wilkins.Ogni lingua ha come presuppostouna regolarità, una disposizioneordinata delle cose che, anchetroppo spesso, non precede illinguaggio ma ne è per l'appuntouna conseguenza. Ogni nuova linguarispecchia la connessione magicache i suoi inventori hanno dato peresistente.

Il punto di partenza di Kircher era

l'antica magia alfabetica:modificare la realtà cambiando leparole. Egli trasse i suoi sistemidalla tradizione cabbalistica. NellaScrittura niente è casuale, tutto èdeterminato dalla divinaProvvidenza: questo è anche ilpresupposto della cabbala. Lelettere ebraiche non erano, per icabbalisti, dei semplici segni. Ognilettera ha un si-gnifìcato mistico.Così l'aleph significa l'illimitata,pura Divinità. l'aleph ha la formadi un uomo che indica il cielo e la

terra per dirci che il mondoinferiore (microcosmo) è specchioe rappresentazione cartografica delcielo. Una specie di geroglifico,dunque.

In ebraico i numeri vengono scrittiper mezzo di lettere. In questomodo, ogni parola può esseresostituita da un numero. Parole conuno stesso valore numerico sonointercambiabili. Grazie a questadottrina della simbologia numerica,la «gema-tria», vengono interpretati

molti passi oscuri della Bibbia.

Kircher vedeva grandi possibilitànella sostituzione delle parole condei numeri. Sulle orme di Lullo,egli distingueva un certo numero digrandezze assolute, «divine», qualidurata, grandezza, conoscenza,forza, che definiva più esattamentefacendo uso di principi relativiquali differenza, unità, opposizione,più, meno. I principi assolutipossono essere rappresentati condei numeri, quelli relativi con dei

segni convenzionali, eventualmentematematici. Da questi presuppostisviluppò una scrittura in codicebasata su numeri e segni aritmetici,che doveva al contempo funzionarecome una lingua scrittainternazionale che ognuno avrebbepotuto leggere nella propria linguanaturale. Il latino era ormai troppolimitato per esprimere le concezionidelle nuove scienze naturali. Questorisulta con evidenza dal glossario incinque lingue con cui ha inizio laPolygraphia di Kircher: per parole

come «lastricare», la traduzionelatina è complicata. In questoglossario, Kircher attribuì a uncerto numero di concetti, cheavrebbero dovuto formare ilfondamento della nuova lingua, unnumero di codice. Alle cifre eranoaggiunti dei simboli che indicavanole categorie. Un quadrato con ilnumero 4 significava acqua, ilquarto degli elementi. L'acquapotabile, invece, era indicata da unbicchiere e da un tre: bevanda tre.Lettere o segni di origine

matematica rimandavano aoperazioni grammaticali, peresempio alle congiunzioni.Utilizzava inoltre simboli tratti daigeroglifici: un occhio, una mano,una circonferenza, un trono. Inquesto modo, Kircher ha creato ilprimo sistema in codicepervenutoci che non consistasemplicemente in un sistemanumerico.

L'obiettivo ultimo di Kircher era lacreazione di un'unica macchina

onnivalente grazie alla quale fossepossibile utilizzare le parole cometasti con cui far funzionare ilmondo. Alla base di tale macchinadoveva essere posta una scienzaglobale, perché se è vero che tutto èracchiuso in tutto, allora deveesistere una scienza capace dispiegare ogni cosacontemporaneamente. Questa fu lagrande ossessione di Kircher.Inizialmente tentò di spiegare tuttocon il magnetismo, con la forza diattrazione e repulsione, con

l'armonia e la disarmonia: «Lamusica è armonia, e l'armonia è ilmistero dell'universo. Leproporzioni dell'universo sonoquelle degli intervalli musicali. Ilmondo è uno strumento musicale».Fu a partire da questi presuppostiche scrisse la Musurgia. Ma leleggi dell'armonia e delladisarmonia, secondo Kircher, nongovernano soltanto la musica maanche la natura, la fisica, lameccanica, la matematica, lamedicina, la politica, la metafisica,

la teologia e la filologia.

Preparò la sua «scienza universale»con una quantità di opere minori dimatematica e filologia: opuscolipieni di tabelle per il calcolo dellesuperfici e dei volumi di triangoli,prismi, piramidi; opuscoli sullequalità, l'uso e l'abuso dei numeri, esulla cabbala. L'arte dello stabilirecollegamenti culminò in lui nellarielaborazione dell'Ars Magna diLullo: Ars Magna Scien-di SiveCombinatoria.

L'arte combinatoria di Kircher devecostituire una chiave per larisoluzione di tutti gli enigmi che ilmondo presenta. Si tratta qui, inprimo luogo, di un'arte delladeduzione grazie a cui tutto vienefatto discendere da tutto,esattamente come con i numeri.Un'unica tabella, la TabulaAlphabetorum Artis Nostrae (LaPietra Filosofale di Kircher), bastacosì a fornire la struttura da cui«tutto il possibile» può esserericavato con operazioni di

sostituzione. La traduzione deltitolo completo del libro è: «Lascienza globale o arte combinatoria,contenente un nuovo metodouniversale per trattare di ognioggetto in più, anzi infiniti modi».

La sua è una «scienza speculativa»dello stesso genere di quella cheGulliver trova all'Accademia diLaputa, vale a dire alla RoyalSociety di Londra. Qui egli vedeuna macchina grazie alla qualeognuno, senza bisogno di studiare,

solo con un po' di sforzo fisico, puòcomporre poesie o scrivere libri difilosofia, politica, giurisprudenza,matematica e teologia. La macchinaconsiste di un grande telaio e didiverse serie di dadi collegati condei fili. Su ogni faccia di ogni dadoè scritta una parola. Tirando i fili leparole vengono rimescolate. Poi siscrive ben bene il discorso che sipuò ricavare da quelle parole.Viene in mente il modo in cui dauna casuale serie di tarocchi si traeun racconto coerente, o le

interpretazioni che Kircher dava deigeroglifici.

L'Ars Combinatoria di Kirchercostituisce un'enciclopediasistematica, basata su unaclassificazione di principio di tuttele cose. Quest'opera ha ispirato aMallarmé l'abbozzo di un su-per-libro che avrebbe dovuto intitolarsiLe Livre, ma che purtroppo non èmai stato scritto. Tra le cartelasciate da Mallarmé è stata trovataun'annotazione con il numero 3 628

800: la somma di tutte lecombinazioni del libro di Kircher.Il prodotto dei numeri da 1 a 10. Uncalcolo che viene dalla tradizionecabbalistica. Come Kircher, comeLullo, anche Mallarmé era unalchimista della parola, anche luivoleva, «operando dellepermutazioni logico-verbali,portare alla luce le relazioninascoste tra le cose».

L'opera di Kircher ha esercitato unagrande influenza in questo campo,

soprattutto sui contemporanei,anche su Leibniz che nel 1666 hapubblicato la sua De ArteCombinatoria. Leibniz e Kircheravevano avuto un'approfonditadiscussione epistolare a propositodella scienza globale di Lullo.Leibniz lesse nel 1663 laPolygraphia di Kircher; sappiamoanche che lesse la China Illustratapoco dopo il 1666 e, nel 1669,l'Ars Magna Sciendi siveCombinatoria. La Polygraphiaaveva suscitato l'interesse di

Leibniz per un sistema diideogrammi. Egli concepì ilprogetto di un alfabeto del pensieroumano, un sistema di segnicomprensibile a livellointernazionale, in cui sarebbe statopossibile ricavare ogni conoscenzada una serie di assiomi e concettibase. Anche per Leibniz gliideogrammi, «analogamente aisegni egiziani e cinesi», dovevanorappresentare i concetti base concui costruire, facendo uso dell'artecombinatoria, idee più complesse.

Kircher aveva scritto che la Cinaaveva una civiltà egiziana.

Anche Leibniz partiva dall'ipotesiche esistesse un legame logico tra iconcetti base in conseguenza dellacontinuità tra gli elementifondamentali del reale, una«armonia prestabilita».

All'esistente doveva soggiacere lastessa norma fondamentale che alpensiero, e questa norma dovevaessere espressa numericamente nelmodo più adeguato possibile.

Leibniz era particolarmenteinteressato alla Cina perché, aquanto raccontavano i gesuiti, talenorma aveva trovato espressionenel neo-con-fucianesimo. In questanorma suprema (Zi) sono racchiusi inomi delle diecimila cose, da Litraggono origine lo yang e lo yin, eda questi i (cinque) elementi. L'ArsCombinatoria dei cinesi, l'I King,il libro dei mutamenti o dellemetafore, è anch'esso un libro dialchimia della parola in cui glielementi di un universo possono

essere calcolati per mezzo dellacommutazione e dellacombinazione. Proprio come lamacchina delle metafore di Kircher,i mutamenti dell'I King mostrano lepossibilità di mutamenti analogicinel mondo soggettivo. Stranamente,Kircher aveva creduto di poterindividuare un sistema di questogenere tra gli egiziani.

Negli ultimi anni della sua vita,Kircher lavorò a un'Ars Analogica,opera rimasta incompiuta e inedita,

ma di cui sappiamo che sarebbedovuta diventare un manualedell'arte «di scrivere unaapprofondita trattazione su unqualsiasi tema o di tenere unaapprofondita conferenza facendouso delle analogie che la naturapresenta».

La logica di Kircher è in realtàun'analogica, un'arte di deduzionemagica. La realtà è per lui unmeccanismo perfettamente oliato distanghe e cerniere, con un motore al

centro. Per tutta la vita ha cercatouna lingua logica, universale, o unamacchina che fosse una perfettareplica di questa realtà. Un sistemaper ricavare l'ignoto dal noto, sullabase dell'analogia.

Dall'analogica alla paralogica ealla pseudologica fantastica c'era,per lui, solo un breve passo, nesono testimonianza le sue fantasioseinterpretazioni dei geroglifici, isuoi accaniti sforzi per stabilire deicollegamenti tra tutto quello che

conosceva, per trovare semprequalcosa di nascosto dietro leapparenze. Ogni cosa è dotata di undoppio fondo. Nella cameraadiacente si sta tramando unacongiura. Il latore di questa lettera èun traditore. La natura è tutta unsimbolo. Al di sotto di questomondo se ne trova un altro, unmondo alla rovescia, un gigantescolabirinto dove sono le causenascoste di quanto accade sopra.Nel cielo è tracciato un alfabeto cheè possibile leggere.

Analogica, la forma sublime dellaparanoia.

La letteratura fantastica, lafantascienza, questo, alla fin fine, èil campo di Kircher. Ipotesigigantesche lussureggiano in lui làdove per gli altri ha inizio ildubbio. La soluzione è molto piùimportante dell'enigma. La scienzanon presentava per Kircher alcunaterra incognita. Sapeva tutto sullefonti del Nilo, le regioni polari e imostri marini. Sapeva tutto per

deduzione.

Borges dice degli abitantidell'immaginaria terra di Tlon:«Giudicano la metafisica un ramodella letteratura fantastica. Sannoche un sistema non è altro che lasubordinazione di tutti gli aspettidell'universo a solo alcuni di essi».Esplorare territori sconosciuti conla pura deduzione, a partire daquanto è noto; trovare la x con lasemplice risoluzione di unaequazione: ecco cosa accade sia

nella fantascienza che nell'ArsCombinatoria. Kircher inventacervelli artificiali, robot emacchine del tempo. Molto tempoprima di Jules Verne si interessaanche ai viaggi nello spazio e alcentro della terra.

Il suo Iter Extaticum, il ViaggioEstatico, non è un erudito o pseudo-erudito in folio, ma narrativa,letteratura. Il libro, dedicato allaregina Cristina di Svezia, èestremamente maneggevole, scritto

sotto forma di dialogo in uno stilenarrativo, appassionato,leggibilissimo. Richiama alla menteil Somnium Sci-pionis di Keplero.In entrambi i casi si descrive unviaggio nello spazio compiuto insogno. L'Iter Extaticum divenneun bestseller. La prima edizionevenne esaurita già con leprenotazioni. Kircher vi descrive leavventure di un tale Theodidact(egli stesso) che, guidatodall'angelo Cosmiel, compiedapprima un viaggio sulla luna e i

pianeti, e poi al centro della terra.Ha inizio con la descrizione di unconcerto celestiale, in cui pare aTheodidact di ascoltare l'armoniadelle sfere. Cade in estasi e sognadi trovarsi in un paesaggiomagnifico dove gli va incontro ilsuo angelo raggiante. La sua estasi ècausata da una musica che adempiea tutte le condizioni da lui poste,nella Musurgia, alla «musicapathetica» barocca, una musica chein modo efficace e consapevolesappia «strappare l'anima dal

corpo» utilizzando l'analogiaesistente tra gli intervalli armonici(rapporti numerici) e i motiinteriori. Il compositore deveispirare la passionenell'ascoltatore, mantenendo freddala propria testa. La «musicapathetica» si basa sull'alternarsidelle emozioni derivanti dalcontrasto tra modi e tra tonalità, traconsonanze e dissonanze, ritmi parie ritmi dispari, veloce e lento:contrasti barocchi che dovevanoprodurre una musica capace di

rispecchiare le forze chemantengono in equilibrio l'universo.L'introduzione dell'Iter presenta uneroico sforzo di esprimere in parolela musica e il suo effetto su chi laascolta.

L'inizio del viaggio nello spazio,l'ascensione, si verifica qui ancoraper una specie di levitazione,un'assunzione estatica, ma, a partequesto dettaglio, il lettore vieneinvestito di informazioniscientifiche, com'è giusto che sia.

Tutto secondo il modello di TychoBrahe. Veniamo a sapere comeappare l'Europa vista dall'alto:naturalmente in forma umana.Cosmici spiega che l'Europa è uncorpo, la Francia la testa, laGermania il tronco, e Italia eInghilterra le braccia. Osservanopoi un eclisse della terra e, quandoentrano nel campo gravitazionaledella luna, c'è la «mezza terra».Appurano che la luna è disabitata eCosmiel avanza una serie di teorieal riguardo, culminanti

nell'affermazione: «Il cielo è per ilSignore del cielo, ma la terra Eglil'ha assegnata ai figli degli uomini».

Non ci sono nemmeno animali opiante, perché non essendoci uominigli animali non avrebbero senso, enon essendoci gli animali le piantenon avrebbero senso. I quattroelementi -fuoco, terra, aria e acqua- sono sì presenti, ma in manieradiversa che sulla terra. Se siprendesse un sasso dalla luna e losi portasse sulla terra, questo

volerebbe via verso il propriocentro di gravità. L'acqua è cosìsottile che non si formano nebbie,piogge né nubi, solo unaleggerissima rugiada. Esistonotuttavia mari ribollenti. Cosmielporge a Theodidact una coppa diacqua celeste.

Theodidact: «A un tratto si gonfiatutto il mio corpo, la pelle si tendesu tutte le mie membra. Io non losopporto. Oh, Cosmiel, aiutami,muoio».

Cosmiel: «Fatti forte, non moriraiaffatto».

Theodidact: «Mi sono infilato ledita in gola, ho espulso tutto illiquido e ora sono tornato comeprima. È questo quel cheaccadrebbe, Cosmiel, se vivesseroqui uomini e animali?».

Cosmiel: «Esatto».

Dopo la luna i nostri amici visitanoVenere, Mercurio, il Sole, Marte,Giove, Saturno e «il firmamento». Il

precedente lettore della mia copiadell 'Iter - quanti secoli fa? - non siera spinto oltre Venere, da lì in poiho dovuto tagliare il libro preso inprestito dalla biblioteca. In ognicaso, quanto più salgono versol'alto tanto più bella diventa ladescrizione. Venere ha una flora e aTheodidact vanno incontro deicelesti giovinetti con esoticistrumenti musicali e vasi di fiori.

La seconda parte dell'/terExtaticum, il viaggio estatico nel

Mondo Sotterraneo, mostra unsecondo stadio nell'evoluzionedella fantascienza. Se la navespaziale era ancora un veicolopuramente mistico, il sommergibileè già più materiale. Kircherconosceva senza dubbio gli studi diPeiresc su Cornelis Drebbel,l'uomo di Alkmaar che aveva, tral'altro, inventato il termostato e,forse, il microscopio e iltelescopio; l'uomo che si dicevasapesse produrre la pioggia eavesse inventato il perpe-tuum

mobile. Già nel 1622 Drebbelaveva percorso, al cospetto del red'Inghilterra e di una folla dimigliaia di persone, un lungo trattosotto la superficie del Tamigi, abordo del suo sommergibile.

Theodidact: «Che cos'èquell'oggetto che assomiglia a uncristallo?».

Cosmiel: «È un'imbarcazione cheho preparato per te, di purocristallo. Se prenderai posto inessa, viaggerai attraverso tutti gli

oceani e gli abissi, e attraverso levastissime regioni acquatiche al disotto della terra, e io sarò il tuocapitano e il tuo timoniere. Ètrasparente perché attraverso lefiancate tu possa contemplare davicino, rimanendo al sicuro comedietro una finestra, tutti i segretidella natura».

Theodidact domanda come faccial'imbarcazione a muoversi, comeavvengano il rifornimento d'aria el'illuminazione sott'acqua.

Cosmiel: «Di questo non ti devipreoccupare. È compito mio.Converto l'acqua in aria pura, e iosono la luce stessa, così mi èpossibile trasformare le tenebre piùprofonde nella chiara luce delgiorno. Lascia a me la cura diquesti problemi tecnici».

Kircher ha scelto qui una soluzionefacile. Anche il motore è di naturaspirituale: «L'imbarcazione avanzae si arresta seguendo la volontà diCosmiel». Un problema interessante

costituisce agli occhi di Theodidactla questione se Cosmiel si troviall'interno o all'esterno delsottomarino. La risposta è ungesuitico sì e no, inclusus &exclusus, una risposta che potrebbedare un cameriere al momento delconto.

Attraverso le fiancate di cristallo,Theodidact vede ogni genere dimostri, sirene, tritoni e anche unamontagna enorme che risulta poiessere una balena, con le fauci

sempre spalancate perché ipesciolini la prendano per unagrotta. Una balena che fa fìnta diessere una montagna con una grotta:un'illusionista. Sott'acqua, del resto,tutto è esattamente come insuperficie: monti, piante, erba,prati, tutto assomiglia a tutto. Quelche è sopra è anche sotto, comeindica la lettera aleph. «0 Pro-digium! 0 Miraculum!», esclamadi continuo Theodidact, sbalordito.Vede una sirena, si ricorda diaverne già vista una a Malta e

domanda come mai questi mostriassomiglino tanto agli esseri umani.Cosmiel dà allora inizio a unadigressione sugli animali cheassomigliano agli uomini, uccelliche camminano eretti, orchidee coni genitali umani, le famose radicidella mandragola in cui èraffigurata la forma dell'uomo, e leagate in cui è possibile riconoscereforme umane e animali. Di nuovol'uomo come microcosmo, dunque.La natura, evidentemente, si divertecon i giochini didattici.

Dopo l'incontro con uno di queiterrificanti draghi sinuosi che fannoaffondare le navi e si nutrono diescrementi, si avvicinano a dei fittiboschi subacquei e a unintricatissimo labirinto. Percorronoun orripilante corridoio sotterraneoche collega l'Oceano Atlantico alPacifico e, infine, giungono allaTerra Incognita. E' popolata daesseri umani? Sì. Qual è la lorofede? Alcuni adorano il sole, laluna e le stelle, altri sono del tuttoprivi di religione. Nessuno di loro

conosce la vera fede. Perché Dionon invia dei missionari? Le vie delSignore corrono lungo abissiinsondabili, ma con l'andar deltempo saranno di certo convertiti.

Il commento di Christiaan Huygensall'/ter di Kircher: «Nient'altro cheun ammasso di puerili e colossaliidiozie».

L'immagine del mondo di Kirchersarà anche assurda, ma certo ècoerente, anzi, coerente in modoperfino ossessivo. La versatilità eli

Kircher è conseguenza della suaidea della coerenza del tutto, ma lostesso presupposto avrebbe potutocondurlo a porsi dei limitiseverissimi. «Se comprendessimoanche soltanto un fiore, sapremmochi siamo e che cos'è il mondo»,dice Tennyson. Kircher, invece,vuole tenere tutto sotto controllo.Ogni cosa è un segno. Un segnodella Grande Congiura dellaNatura, ordita da Dio stesso. Ilmondo è un grande insieme di coseche non sono mai semplicemente

quel che sono.

Come la prospettiva esisteesclusivamente per l'occhiodell'osservatore, così la coerenzaappare a Kircher solo grazie al suopunto di vista, al suo carattere,dunque, determinato dalla sua fede.

Kircher il sospettoso, l'inventoredel sistema per spiare a distanza,l'uomo che si entusiasma per isegreti, le relazioni occulte, icodici, i trucchi di magia, lesuggestioni esercitate dai mondi

sotterranei, i principi direversibilità, riconosce - nel suoinsopprimibile bisogno di spiegarequalsiasi cosa - legami ovunque, ericonduce tutto a dei sistemi. Per luil'universo è un tutto organico, unimmenso meccanismo di cause edeffetti, una composizione per nondire una congiura. Ma i congiurati,senza saperlo, sono guidati dallamano di Dio.

Ovunque cerca qualcosa dinascosto, il suo modo di pensare

rivela il sospetto. Pio sospetto.

SOSPETTO

Il cardinale Villot, il Segretario diStato vaticano, uno dei membri piùeminenti della SocietàInternazionale Ricerche ScientificheAthanasius Kircher, venne chiamatoin causa dopo la morte improvvisadi papa Giovanni Paolo I, nel 1978.

Secondo «Civiltà Cristiana», ilmovimento tradizionalista internoalla Chiesa divenuto notosoprattutto grazie ai gesti

dell'arcivescovo Lefebvre, il papasarebbe stato assassinato daelementi liberali del Vaticano.Negli ambienti ultraconservatori siaffermava che il papa avrebbeavuto intenzione di annullare icambiamenti introdotti negli anniSessanta dal Concilio Vaticano.Dietro quelle riforme ci sarebbestata la mano dei massoni, e uno diquesti sarebbe stato il cardinaleVillot, membro della famigerataloggia P2, Propaganda 2, il cuicapo era Licio Gelli. Questa era la

voce.

Villot progressista e, al contempo,losco massone.

Nel 1983 apparve il romanzo diJean-Jacques Thierry La vraie mortde Jean Paul I, in cui Villotprogetta l'assassinio di GiovanniPaolo I dopo che il nuovo papa hascoperto che in Vaticano sono imassoni a reggere le redini.

Lo stesso anno uscì il romanzo achiave di Roger Peyrefìtte, Soutane

rouge, che capovolge i terminidella questione. Qui l'assassinio è ilrisultato di una congiura di cuifanno parte il KGB, la mafia, laloggia P2 (che nel libro vienechiamata Q3) e la banca delVaticano. In questa versione, basatasu un certo numero di dati di fatto,quali i legami tra il presidente dellabanca vaticana Marcinkus(Peyrefìtte lo chiama Larvenkus) eil tristemente famoso Calvi (quiSalvi) del Banco Ambrosiano, ilpapa è per l'appunto un riformatore,

deciso a combattere la corruzione.Il cardinal «Hulot» e «Larvenkus»uccidono Giovanni Paolo I conl'aiuto di due complici, facendo usodi un'iniezione avvelenata, inquanto temono di venire licenziati.

L'anno successivo venne pubblicatoin Inghilterra In God's Name, diDavid Yallop, dove si torna aparlare di una congiura organizzatada Villot, Marcinkus e alcunicomplici, questa volta in forma disaggio. Secondo Yallop, Villot

avrebbe temuto che il nuovo papaintendesse rivedere la posizionedella chiesa riguardo al controllodelle nascite. Qui a Villot spetta laparte dell'ultraconservatore.

In tutti questi libri, comunque,Villot, che nel frattempo èdeceduto, appare come il cattivo.

L'ultima parola, almeno fino ad ora,è quella del giornalista inglese JohnCornwell. Nel suo libro A thief inthe night, del 1989, egli respingeogni ipotesi di congiura. A causa

del suo cattivo stato di salute, ilpapa non sarebbe stato all'altezzadel suo gravoso compito. Villot losubissava di lavoro e in questomodo, probabilmente, hainvolontariamente contribuito allasua morte naturale. L'interafaccenda ha assunto un aspettoequivoco solo perché il Vaticano,per motivi secondari, ha tenutonascosti e ha distorto diversi fatti.

Le teorie su una congiura, dettatedalla diffidenza, non avrebbero

alcuna base.

Tutto questo dà da pensare. Quasitutti coloro che hanno, o hannoavuto, a che fare con la SocietàInternazionale Ricerche ScientificheAthanasius Kircher hanno qualcosadi sospetto, o vengonoingiustamente sospettati. L'impresaè avvolta in un'atmosfera didiffidenza da cui io stesso mi sonolasciato trasportare.

Può darsi che la Società siaun'istituzione molto più seria di

quanto credessi, mi dissi quando,insospettatamente, trovai davveroalla Biblioteca Universitaria unlibro che le Edizioni del Mondoavevano pubblicato nel 1974. Cometestimoniava la copertina, il librocostituiva il primo volume dellacollana -una collana, di nuovo -«Studia Kircheriana» della SocietàInternazionale Ricerche ScientificheAthanasius Kircher (societàregistrata) Wiesbaden-Roma, editadalla Presidenza della Società, ilCommendator Arno Beck,

presidente, e il CommendatorHerbert Franzl, vicepresidente.

Era il libro di un gesuita già citatoda Beck, molto tempo prima, nellaBrockhaus: P. Conor Reilly S.J. Iltitolo del libro era uguale a quellodell'articolo menzionatonell'enciclopedia: AthanasiusKircher S.J., Master of a HundredArts.

Il nome dell'autore, in realtà, erastampato molto più piccolo, incopertina, di quello dei due editori.

Il libro, scritto in inglese, esibivauna dedica in italiano.

Una dedica degli editori! Davverola società era compostaesclusivamente dai coniugi Cerbinoe dai due Commendatori, ormaidivenuti Commendatori doppi?

La pagina successiva è occupatadalla comunicazione, in cinquelingue, che la pubblicazione dellibro è stata resa possibile dalledonazioni della SocietàInternazionale Ricerche Scientifiche

Athanasius Kircher (societàregistrata) Wiesba-den-Roma.Donazioni. Un atto di generosità.

Segue poi una pagina con gliINDIRIZZI DEGLI EDITORI, anche quiprovvisti di tutti i loro titoli. Intedesco.

Le sei pagine seguenti contengonouna Praefatio Editorum, unVorwort der Herausgeber, unaPrefazione degli Editori, unaPreface ofthe Editors, un Avant-

Propos des Editeurs e unaPrefacio de los Editores, firmatada entrambi i Commendatori, dinuovo con tutti i titoli. Dice laprefazione (respirateprofondamente prima di leggere):

«Col presente volume intendiamoiniziare una serie di scritti e creareun foro internazionale realizzato daun concetto universale dellescienze, coscientemente ricercato,che possa offrire al mondo culturaledi oggi preziosi lavori di ricerca,

nonché studi speciali, compilati informa monografica, senza tenerconto né dell'ampiezza o brevità, nédella lingua in cui sono stati scritti ilavori originali - e difatti siaccetteranno non soltanto lavoriredatti in qualsiasi lingua europea,ma anche quelli scritti in qualunquealtra lingua del mondo - purché talistudi siano tratti da quellaaffascinante e ampia tematica cheriguarda il genio universale diAthanasius Kircher S.J., vale a direla sua vita, le sue opere, la sua

concezione del mondo, la suaepoca, per poter offrire nello stessotempo un notevole contributo allastoria universale, in special modo aquella scientifica culturale delsecolo XVII, ossia del Barocco,mettendo oltre a ciò in giusta luceanche la gloriosa storia dellaCompagnia di

A S. E.

GR. COLL., GR. CR, GEN. DIDIV. (R), MED. D'ORO AL V. M.ANTONIO GERBINO

E

GR. UFF.

BEATRICE CERBINO NATA DEVINCENTIIS

entrambi membri onorari della

Società Internazionale RicercheScientifiche Athanasius Kircher

S.r.

Wiesbaden-Roma

che non solo con parole ma anchecon opere dimostrano eccelsospirito di cultori dell'umanità

con profonda riconoscenza emassima stima

DEDICATO DA

Arno Beck Herbert Franzl

Commendatore Commendatore

dell'Ordine al Merito dellaRepubblica Italiana

Commendatore Commendatore

dell'Ordine Equestre del SantoSepolcro di Gerusalemme

Presidente Vice-Presidente

della Società InternazionaleRicerche Scientifiche

Athanasius Kircher S. r.

Wiesbaden-Roma

Gesù, che aveva illuminato i secoli

passati. E non si poteva daremaggior rilievo a questa nuovaserie di pubblicazioni, che iniziamofiduciosi e animati dai più altiideali, se non inaugurandola con unsaggio monografico sul Kircherstesso, redatto da P. Conor ReillyS.J., dotto Padre della Compagniadi Gesù, Membro Onorario dellaSocietà Internazionale RicercheScientifiche Athanasius Kircher S.r.Wiesbaden-Roma, facendo presenteche fino alla comparsa di questovolume, ossia sin dalla morte di

Athanasius Kircher S.J., avvenutatre secoli fa, non è ancora statapubblicata una completa biografìasul grande erudito, per cui lapresente monografia ha il pregio diessere assolutamente la prima checaratterizzi ed illustri ampiamentela virtuosa e singolare vita delcelebre scienziato».

Tutto questo in soli due periodi.

È stato «creato un forointernazionale». In fin dei conti, illibro è scritto in inglese!

Dopo una pagina con le lettereAMDG (giustamente, Reilly è ungesuita) ha inizio il libro, unabiografìa seria, non priva di accentidi critica. Reilly relativizzal'importanza di Kircher. Lo presentasoprattutto come raccoglitore eordinatore di dati scientifici.

Alla fine del libro si trova di nuovoun annuncio dell'Opera Omnia.Sempre con l'affermazione«Recentemente pubblicato: TOMUSXLIV» e così via. Il prezzo

dell'edizione economica, però, èstato elevato a 3850 marchi.L'edizione di lusso ne costa ancora50.000. Quell'annuncio è costatocaro al Commendator Beck, misono poi detto. Ma non anticipiamoi tempi.

Desideravo possedere il libro diReilly.

Ordinarlo in libreria risultòimpossibile.

Feci una serie di tentativi presso

librai e distributori tedeschi. Lasocietà stessa non figurava piùnell'elenco telefonico diWiesbaden, e nemmeno i dueCommendatori. Chiamai infine undistributore di Wiesbaden. No, illibro non è più disponibile. Chiesidegli editori, le Edizioni delMondo.

«Sì, bella storia quella», dissel'uomo all'altro capo del filo. Nonvolle aggiungere altro.

Nel 1989 venne nuovamente

trasmesso il documentario suKircher e i suoi seguaci. Dalla retetelevisiva mi telefonarono perdomandarmi se non avessi avutopiù notizie della Società. No.

Quando, alla fine dell'89, Geisatornò a essere accessibile, e io viincontrai di nuovo lo spirito diKircher, venni piano piano presodalla sensazione che avrei dovutoriprendere le mie ricerche. Leparole «sì, bella storia quella» miavevano reso curioso.

Mi venne in mente il nomeHerkenroth. Era l'uomo che avevagirato il breve film per latelevisione dell'Assia. Risultò checi lavorava ancora.

A tutta prima confuse la Società conun'altra su cui aveva fatto unprogramma: «Sì, ricordo unprofessore, un padreagostiniano...».

«No. Arno Beck ed Herbert Franzl.Due Commendatori».

«Ah, sì, li avevo scambiati condegli altri. Be', non ricordo tantobene, ma, sì, sì, quella Società...Beck... ci sono stati dei problemi,una causa, aveva combinatoqualcosa con degli immobili...speculazioni. Una storia un po'sporca».

Chiesi quando era successo.

«Di preciso non me lo ricordo. Holetto qualcosa su un giornale diWiesbaden».

La Società aveva una sede anche aRoma. Era indicata sulla carta dalettere: Istituto Storico dellaCompagnia di Gesù, via deiPenitenzieri 20. Telefonaiall'istituto e mi rispose un gesuitamolto anziano, a giudicare dallavoce. Mi domandò di che società sitrattasse.

«Una società che svolge ricerchesull'opera di Athanasius Kircher».

«Non è un gesuita?».

«Sì, certo, un padre gesuita delSeicento».

«Ma lei chi cerca, adesso?».

«Il Commendator Beck. Un tedesco.Sulla carta da lettere della suasocietà sono indicati due indirizzi,uno a Wiesbaden e l'altro a Roma,presso l'Istituto Storico dellaCompagnia di Gesù».

«Però non abita qui. Non sa con chepadre fosse in contatto?».

Questo non lo sapevo. Dissi che erapassato parecchio tempo dall'ultimavolta che avevo sentito ilCommendator Beck. Era stato nel1974.

«Attenda un attimo, chiedo sequalcuno dei padri si ricordaqualcosa».

Lo sentii dire: «Padre Szàbo, leiconosceva un tal signor Beck? C'èal telefono un signore di Amsterdamche chiede del signor Beck...Quand'era a Roma ha dato questo

indirizzo...».

Padre Szàbo. Il suo nome ènell'elenco dei membri del 1968! Ilsospetto si risveglia. Ma a torto.

Il gesuita ungherese viene altelefono e dice lentamente,sottolineando le parole: «Conquesto signor Beck noi non abbiamoniente a che fare. Le dicoespressamente che ha fatto uso delnostro indirizzo senza avernel'autorizzazione».

Mi promette poi l'estratto di unarticolo su Kircher apparsorecentemente sulla rivista«Archivum Historicum SocietatisJesu».

Nel frattempo avevo ripreso, dopoanni, la corrispondenza conFletcher, a Sydney.

La sua risposta, che ricevetti nelmaggio 1990, aveva un aspetto tantostrano che, a prima vista, pensai chefosse diventato anche lui poliglottae mi avesse scritto la sua lettera in

caratteri arabi. Dopo qualchegiorno di studio, comunque, riusciia decifrare i suoi geroglifici.

Di Arno Beck scriveva: «L'hoincontrato a Roma nel 1985. Non miè sembrato una cattiva persona, manon dava l'impressione di essereparticolarmente energico, eappariva piuttosto male in arnese(he looked rather destitute). In uncerto senso l'avevo ammirato,benché avesse ostacolato la miaricerca. Credo che sia un idealista

privo di senso pratico, che tuttaviaè rimasto fedele alla sua ideaoriginaria. Non aveva allora novitào progetti riguardanti A.K.».

Sta' attento, mi dissi, a nondiventare un kircheriano, unseguace vero e proprio. Sei statotroppo sospettoso.

LA CHIESA DISANT'ATANASIO

Herkenroth ha letto qualcosa su ungiornale di Wiesbaden. I giornalihanno degli archivi, magari, perquanto riguarda gli ultimi anni, unarchivio computerizzato,consultabile con delle parolechiave.

Esiste un «Wiesbadener Tageblatt»;chissà se ha un archivio moderno eben organizzato.

Telefono. L'archivio del giornale ècurato dalla signora Ro-senblatt.Non ricorda nulla, ma farà unaricerca. «Perché non telefonaall'archivio comunale, comunque?Lì potranno dirle sicuramente di piùsul conto di quella società».

Chiamai l'archivio comunale diWiesbaden, mi rispose un signoreche mi chiese di scrivere conesattezza quanto desideravo sapere.«Così si risparmia altre spese ditelefono».

Scrissi una lettera il 30 aprile 1990,e chiesi tutto quello che volevosapere: qual era la situazione delleEdizioni del Mondo, della SocietàRicerche Scientifiche AthanasiusKircher, dell'Opero Omnia, delCommendator Arno Beck e delCommendator Herbert Franzl.Fornii gli ultimi indirizzi a me noti.

Dopo due mesi ricevetti unarisposta su carta intestata Lan-deshauptstadt Wiesbaden. DerMagistrat:

Egregio Signor Haakman,

poiché le pratiche relative alla sualettera del 30 aprile presentano uncerto ritardo, desidero anticiparlealcune informazioni.

Finora le nostre ricerche non hannodato alcun risultato. Riteniamo peròche l'edizione delle opere diAthanasius Kircher debba averavuto luogo grazie al sostegno dellaChiesa di Sant'Atanasio, a suotempo esistente qui a Wiesbaden.

La settimana prossima avrò uncolloquio con un anziano membrodi questa comunità, da cui speroricevere informazioni più preciseche sarà mia premura comunicarle.

Cordiali saluti,

Mischewski.

Poi, dall'archivio comunale non hosaputo più nulla.

E' evidente che Mischewski nonaveva capito nulla. Eppure, il 30

aprile, avevo scritto a macchina unalettera nel mio miglior tedesco.

Forse per telefono sarebbe andatameglio. La signora Ro-senblatt, algiornale, mi aveva detto cheavrebbe proseguito le ricerche sel'archivio comunale non mi avessedato aiuto. Le ritelefonai.

Ora parve ricordarsi delCommendatore, con lentezza masenza incertezze Beck siripresentava davanti ai suoi occhi.

«Sì, sì, ha scritto un articolo suTycho Brahe... A volte lo vedoancora per strada, qui a Wiesbaden.Un tipo strano. Peccato che ilDottor Schreiber sia venuto amancare. Era il mio capo, lui l'hamesso alla porta. Dobbiamo avereun sacco di materiale. Cercherò».

Tycho Brahe, il compromesso traCopernico e Tolomeo che Kircherpotè accettare. Cinquantanni fa èstata completata l'edizionedell'Opera Omnia di Brahe, in

quindici volumi.

E' tempo di agire. Devo andare aWiesbaden, trovare Beck e Franzl escoprire quel che c'è da scoprire.Le dico che arriverò a Wiesbadenla settimana prossima. Ci diamoappuntamento per la mattina dimartedì.

Così come mi era venuto in mente ilnome di Herkenroth, mi venne orain mente quello di Harrassowitz.Otto Harrasso-witz, Wiesbaden.L'avevo letto, o sentito, da qualche

parte. Non era il tipografo del librodi Reilly?

Telefonai a Otto Harrassowitz diWiesbaden - secondo l'elenco deltelefono si trattava di una casaeditrice - e chiesi delle Edizioni delMondo e di chi, a suo tempo, si eraoccupato della stampa del libro diReilly.

«Che paese riguarda il contenutodel libro?».

«E' scritto in inglese, ma l'editore,

le Edizioni del Mondo avevanoallora sede a Wiesbaden. Ora nonpiù, evidentemente».

«Un attimo solo, le passo la nostracasa editrice».

Dopo un KV 550 di Waldo de losRios, interrotto di tanto in tanto daun Attendere prego!, rispose unuomo di nome Wittigen!

Chiesi informazionisull'Athanasius Kircher, Masterof a Hun-dred Arts di Reilly.

«Questo libro non lo conosco.Aspetti, il nome Arno Beck non miè nuovo, quello però non hapubblicato niente da noi. Nonabbiamo niente a che fare con lui enon abbiamo mai stampato nienteper lui. Magari qualcuno ha volutofare uno scherzo».

Chiaramente mi ero sbagliato.

«Però abbiamo qui un libro suAthanasius Kircher della HerzogAugust Bibliothek».

(Ora mi ricordo: ho letto il nomeHarrassowitz in una lettera diFletcher. Harrassowitz, dunque, eral'editore dei libretti che mi haspedito Fletcher. Stampe delleconferenze che aveva tenuto aWolfenbuttel.)

Domandai se sapesse dove potevotrovare le Edizioni del Mondo.

«No, non conosco nemmeno quellacasa editrice. Mi spiacemoltissimo. Posso guardaresull'elenco... Ecco... Edition...

Edizioni... Ho qui una lista diindirizzi di tutte le case editrici.Edizioni del Canto... No, non c'è».

«Diceva di conoscere il SignorBeck?».

«Non personalmente. So che esiste,questo sì. Guardo se è nell'elencodel telefono... Beck... Si chiamaArno, vero? Beck... Beck... No, nonc'è neanche lui. No, purtroppo...Non posso aiutarla».

Beck, comunque, era andato da

Harrassowitz per vendergli unlibro: «Sì, scritto da lui. Allora nonl'ha venduto, era sempre in cerca diun editore... voleva che un editorerilevasse le sue copie. Non so comesia andata a finire. Mi spiace.Posso fare ancora qualcosa per lei?Ha l'indirizzo della Società?».

«No, non riesco a trovare nemmenoquello. Pare sia svanita nel nulla».

«La Società deve pur trovarsi daqualche parte. Non riesco aimmaginare che una seria società di

ricerche scientifiche scompaia dallafaccia della terra. Sarei moltofelice di poterle dare gli indirizzi dicui ha bisogno, ma qui non riesco atrovarli».

In ogni caso è evidente che leEdizioni del Mondo non esistono,che Beck non è sull'elencotelefonico di Wiesbaden, e chepotrebbe essere difficile venire asapere qualcosa su Beck e Franzl.

Harrassowitz non aveva stampato illibro di Reilly. Chi l'aveva

stampato, dunque? Riguardai lefotocopie che nel frattempo,illegalmente, m'ero fatto, ma nonera indicata alcuna tipografia.Strano.

Ma chi avrebbe potuto informarmisulle vicende della Società megliodel tipografo nella cui stamperia,nel 1973, avevo visto tutti quei beifogli? Ripresi i dépliant e trovaiquel che cercavo:

STAMPA: a quattro colori (rossocardinalesco, rosso ruggine,

azzurro, nero brillante)impressioni in rilievo nel metodooriginale officina tipograficaHelmut Ranke - Wiesbaden.

La tipografia esisteva. Telefonai aHelmut Ranke e gli dissi che avevotentato inutilmente di mettermi incontatto con l'editore dell'OperaOmnia di Athanasius Kircher.

«Ah, quello è sparito da un pezzo, ilCommendator Beck è sparito da unpezzo. Subito dopo l'uscita delprimo volume».

«Allora è uscito, il primo volume!».

«Sì, cioè, più che altro era unriassunto di quello che sarebbedovuto uscire in seguito, ma lafaccenda è diventata moltospiacevole. C'era di mezzo unagrossa frode, sottrazioni e roba delgenere, e tutto è andato a monte».

«Ho incontrato i signori Beck eFranzl nel '73, per un documentariosu Kircher. Ora intendo scrivere unlibro su Kircher e, anche, su chistudia la sua opera. Per questo

cerco di scoprire cosa ne sia statodella Società Ricerche ScientificheAthanasius Kircher».

«La Società Ricerche ScientificheAthanasius Kircher è stata scioltamolto tempo fa, e gli intrighi delCommendator Beck ormai sonodimenticati da un pezzo. C'è stato unprocesso. Non se ne può dire nientedi buono, è meglio scordarsi tutta lafaccenda. E' successo quindici annifa, o dieci anni fa. Quando è statofatto il documentario?». «Nel

1973».

«Ha una cassetta?».

«Sì. Da martedì sarò a Wiesbadenper qualche giorno. Se vuole portocon me il video».

Ci diamo appuntamento per martedìpomeriggio, alla tipografia.

TENDE SVEDESI

A Wiesbaden incontrai per prima lasignora Rosenblatt. Mi chiese comemai fossi tanto interessato ad ArnoBeck. Le raccontai come avevoconosciuto i Commendatori, e leimi disse che aveva una quantità dimateriale a disposizione. In primoluogo aveva i suoi ricordi personalidi Beck. Non capii subito bene quelche diceva. Molte parole mi eranoignote, parole come sindke, totke.A poco a poco mi resi conto che

sostituiva praticamente tutti i punti ele virgole con il suffisso -ke.

Beck era stato cacciato via dalgiornale dal precedentecaporedattore: «Voleva che fossepubblicata la sua versione di unfatto. Una smentita. Pretendeva diesporre il suo punto di vista su unanotizia riportata dal giornale. Saltòin testa al Dottor Schreiber cheallora era il nostro caporedattore, èmorto purtroppo l'anno scorso. IlDottor Schreiber l'ha buttato fuori

dicendogli: "Lei non ci lascialavorare. Non c'è alcun dubbio chelei sia un volgare truffatore. È statocondannato, e io la invito a lasciarequesto edificio". L'hanno messodietro le tende svede-si-ke».

«Tende svedesi?».

«Dietro le sbarre. In galera».

«Quando è successo?».

«Nel settantanove. L'ultima voltache l'ho visto è stato quest'anno. Mi

sono detta: guarda un po', quello èBeck, era da un pezzo che non lovedevo. Camminava lungo la viadove abito io, lì c'è una fila dicabine del telefono. Lui è entrato intutte le cabine, ha sollevato tutte lecornette e poi le ha lasciatepenzolare. Così, una dopo l'altra.Quando sono arrivata a casa l'horaccontato a mio marito. Gli hodetto: "Quello non ha mica tutte lerotelle a posto...". Una volta sifaceva chiamare Commendatore».

Mi porge la fotocopia di un lungoarticolo circolettato di nero:«Questa è una fotocopia del nostrogiornale, l'ho fatta per lei».

Titoli cubitali:

STUDIOSO ARRESTATO INTRIBUNALE TRUFFA DA UN MILIONE

Il Commandatore (sic) Arno Beckha sottratto denaro alle banche-quando le donazioni non sonostate più sufficienti.

Accanto all'articolo c'era la solitafoto di Beck, quella con il ciuffetto,la stessa dei dépliant.

Mentre leggevo l'articolo, lasignora Rosenblatt spiegò cheall'inizio non era riuscita a trovarlo,era stato archiviato sotto Truffe-ke,non sotto il nome del truffatore. Midomandò se ero stato anche algiornale-fratello, il «WiesbadenerKurier». No. Avrebbe telefonato leial collega di quell'archivio.«Magari le faranno anche là

qualche fotocopia. Questo pezzol'ha scritto Ingeborg Schrief,jetztTodt-ke».

«Tot? È morta?».

«No, si è sposata, e adesso sichiama Todt. Già da un po'».

«Non lavora più qui?».

«Sì, certo, è una redattrice, ma nonè facile trovarla perché ilpomeriggio è sempre in tribunale.E' l'inviata al Palazzo di giustizia.

Le ho parlato ieri, ma anche lei miha saputo dire solo che era ungrande imbroglione, che l'ha visto eche aveva un'aria un po' misera -l'ho visto anch'io - e se ne va in girosenza meta per la città con unavecchia cartella sotto il braccio. Èun uomo strano. Non credo sia deltutto a posto con la testa. Inpsicologia si trova gente di quelgenere, gente proprio sulGratke...».

Sul Gratke. Se tolgo il -he ottengo

Grat: cresta di montagna. Sul filodel rasoio. In equilibrio instabile.

«...intelligenti, ma allo stesso tempomentalmente assenti. Danzano suuna ixxne-ke e poi, all'improvviso,cadono giù. Forse è anche lui unocosì... Ho guardato anche nellarubrica e nei nostri elenchitelefonici, è impossibile scopriredove abita. Desidera parlargli?».

«Se lui desidera parlare a me». Leracconto delle minacce di Beckdopo la trasmissione del

documentario e la conferenzastampa.

Telefona al collega del «Kurier».Parla di Arno Beck: «Era untruffatore in grande stile. Cercasotto Truffe - Arno Beck». Mentrela signora Rosenblatt è al telefono,leggo l'articolo apparso sul«Wiesbadener Tageblatt» il 23 / 24giugno 1979:

«Banche di Wiesbaden e diFrancoforte hanno prestato aldevoto studioso quasi un milione di

marchi. In garanzia hannoaccettatola biblioteca privata delCommandatore Beck, che hal'abitudine di far precedere ilproprio nome non solo da questoaltisonante titolo ma anche da unacroce».

Un esperto aveva assegnato ai libridi Beck, ammassati in quattrostanze, un valore di trecentomilamarchi. La sola Hes-sìscheLandesbank aveva concesso, suquesta base, un credito di

duecentocinquantamila marchi.Poiché aveva dato in garanzia glistessi libri a banche diverse, ArnoBeck dovette presentarsi il 22giugno davanti a unoSchóffengericht, una giuria diWiesbaden. Fu condannato pertriplice frode a tre anni di carcere.Beck venne arrestato in aula,sussistendo, secondo il presidentedella giuria, il pericolo di fuga.

«Il Commandatore, che è anchefondatore e presidente della Società

Internazionale Ricerche ScientificheAthanasius Kircher (societàregistrata) Wiesbaden-Roma,avrebbe infatti un secondodomicilio nella capitale italiana».

Il pubblico ministero avevaaccusato il «trentanovenne studiosoprivato» di aver arrecato gravidanni alla collettività facendosielargire crediti sulla base di falseinformazioni.

«Diversa è l'opinione di ArnoBeck: lui afferma di aver voluto

arricchire il mondo scientifico diun'opera che costava tempo edenaro».

Beck aveva esibito il primo volumedi un'opera scientifica che avrebbedovuto, alla sua conclusione,comprenderne sessanta.

«Kircher è un gesuita vissuto neldiciassettesimo secolo e chenessuno, tranne Beck, consideraimportante. Lo studioso diWiesbaden venne in possesso dialcuni scritti di Athanasius Kircher

che costituirono il nucleo della suabiblioteca privata. Dopo lafondazione della sua Società diricerche, Beck - che è un parlatoreabile e sicuro di sé - scoprì chec'erano persone pronte a finanziarele sue "ricerche" con denarosonante.

Somme enormi vennero versate sulconto della Società. Pare che unuomo d'affari di Wiesbaden abbiafornito un contributo disettecentomila marchi».

Deve trattarsi di Otto Henkell,quello dello spumante.

«Nel 1972 apparve finalmente unmenabò, rilegato in pelle rossa conimpressioni in oro».

La comparsa di un menabò.

«Si trattava del primo volume, cuine sarebbero dovuti seguire altricinquantanove. Non si andò peròoltre quel lussuoso volume, in ununico esemplare posato ieri sultavolo dinanzi ai due giudici e ai

giurati».

Il pubblico ministero, sfogliando ilvolume, giunse a questaconclusione: «Un terzo del libroconsiste nelle medesime pagineripetute».

«Se gli si fossero messi adisposizione altri 100.000 marchicirca, disse l'imputato, la tiraturasarebbe potuta salire da una acinquemila copie, con un incasso di3850 marchi al volume. Ora perònon risulterà facile ad Arno Beck

convincere un'altra banca della suasolvibilità. Non più come quandogli bastava mostrare una fotografiadi lui insieme a papa Paolo VI...scattata durante un'udienza».

Una banca privata di Francoforteaveva versato i 300.000 marchi dicredito controllando solo in unsecondo tempo i beni forniti ingaranzia. Tra questi c'erano alcuniterreni di Merano che, a quantoaffermava «lo studioso diWiesbaden», valevano un milione e

mezzo di marchi. Il banchiere diFrancoforte verificò l'informazionetramite delle banche italiane escoprì che quei terreni non eranoutilizzabili nemmeno come pascoli:trovandosi in una zona protetta,infatti, vigeva un divieto diedificazione.

I francofortesi cominciarono alloraa preoccuparsi per il loro denaro ecercarono di impossessarsi dei libriaccettati in garanzia, l'ufficialegiudiziario dovette però per due

volte tornare indietro a mani vuote.

Risultò inoltre che tre banchepotevano far valere i propri dirittisu quei libri qualora non avesseroriavuto da parte di Beck i lorosoldi.

Beck, comunque, consegnò allebanche qualcuno dei suoi volumi:un istituto di Wiesbaden si videarrivare un camioncino carico di«letture edificanti». Alla bancaprivata di Francoforte toccòqualche opera di maggior valore

appartenente alla biblioteca privatadello studioso privato, e la fecemettere all'asta. L'HessischeLandesbank non volle accettare itrattati di devozione.

«Beck non parve stupirsidell'ordine di arresto, benché il suodifensore avesse sempre chiestol'assoluzione. Il Commendatore, chesostiene anche di essere cavalieredell'Ordine del Santo Sepolcro,aveva con sé un certificatoattestante la sua impossibilità di

sopportare una permanenza in cella,un certificato che non fece algiudice la minima impressione:"Quello può mostrarlo in carcere",disse».

La signora Rosenblatt è ancora altelefono: «E' poi successo ancoraqualcosa, dopo? Si tratta di truffa.Appropriazione indebita. Si èintascato un sacco di soldi dando ingaranzia dei bei libri. Sì? Alloramando lì da voi il signor Haakman-Ae. Sì, OK. Sì, ciao».

Poi, a me: «Il mio collega ha dettoche hanno anche roba del 1980. Puòandare adesso. Non riesce amettersi in contatto con Arno Becktramite la polizia?».

Rispondo che non sono venuto perun'indagine giudiziaria e vogliosolo sapere cosa sia accaduto allaSocietà scientifica. Chiedo diFranzl, Herbert Franzl. Ingegnereminerario.

Guarda sull'elenco del telefono, poiin quello degli indirizzi di

Wiesbaden. Qui esistono ancora glielenchi degli indirizzi. Non si trova.«Certe volte bisogna un po' giocarea fare il detective. Franzl... no».

Cerca negli elenchi degli indirizzidei paesi vicini. Anche in quellodell'ultimo domicilio. NessunFranzl.

Le faccio vedere la lista deimembri onorari della Società.Forse riconoscerà qualche nome. Inprima pagina, come Son-derberater, è indicato Hans

Joachim von Goetz und Schwanen-fliess.

«Signor Hans Joachim von Goetzund Schwanenfliess. Consiglierespeciale della SocietàInternazionale Ricerche ScientificheAthanasius Kircher (Societàregistrata). Pubblico ufficiale eperito giurato per l'editoria dellaCamera del commercio edell'industria di Wiesbaden.Antiquario, libraio ed editore...Fantasioso», commenta.

Poi telefona al collega di Magonza,che la richiama poco più tardi: hatrovato parecchio materiale sottol'entrata Commendatore. Possoandare a ritirarlo. E già pronto.

Al «Wiesbadener Kurier» c'era giàun bel po' di roba. Ho fotocopiatotutto per leggerlo in seguito: eratroppo per riuscire a esaminarlo sulposto.

Ho quindi telefonato alle CantineHenkell. L'uomo d'affari diWiesbaden che aveva contribuito

con 700.000 marchi alla nobileimpresa non poteva che essereHenkell. Otto Henkell era peròmorto da un pezzo. La sua exsegretaria mi diede l'indirizzo diBeck, a Magonza. Sarei dovutoandarci il giorno successivo.Augustinergasse 22.

Ma quel pomeriggio avevo unappuntamento con Helmut Ranke,alla tipografia.

Chiesi informazioni sul libro di cuimi aveva parlato al telefono, il

libro che era stato stampato sulserio: Athanasius Kircher, Masterofa Hundred Arts di Reilly.

«Glielo regalo. E' l'unico che siamai uscito. Una ristampa. Questoprete di Lusaka sarà stato contento,naturalmente, che venisseripubblicato. Ma guardi qui,Prefazione degli Editori, ilCommendator Beck e il suo amicoCommendator Franzl, in settelingue: questa è la megalomania diBeck. Ed è dovuto andare in giro a

venderlo di qui e di là.

Lei si chiederà, ovviamente, comeabbia fatto ad accumulare tantidebiti presso di noi. Ma qui dietrogli avevamo assegnato unmagazzino all'incirca una volta emezza il mio ufficio, con degliscaffali carichi di fogli stampati.Tutti venduti come carta straccia. Ilprimo volume dellaCorrispondenza completa diAthanasius Kircher era quasiterminato. Però non è stato mai

rilegato. Lui aveva progettato così.Aveva preso in affitto da noi quelmagazzino, mai pagato, del resto, eil pavimento andava coperto con untappeto rosso. Una volta è venutoqui e il tappeto non era pulitissimoal cento per cento, c'era sopraqualche pezzetto di carta: ha subitofatto delle osservazioni. Io gli dissiche avremmo dovuto assumere unadonna che venisse a passarel'aspirapolvere due volte allasettimana. Cosa che non ho poi maifatto.

Tutta la storia era una completafollia, anche da un punto di vistatecnico. Per quelle lettere pretese ilprocedimento peggiore e piùcostoso, utilizzando sempre lastampa con i cliché, mentre quellain offset sarebbe stata molto piùconveniente. Ma dovevano costare3850 marchi al volume, e 50.000l'edizione di lusso. Lui la mettevacosì: era convinto che tutte lebiblioteche importanti fosserotenute a comprare il libro, questoera il suo calcolo. E ha contattato

un sacco di gente da cui si è fattodare dei soldi. Ci sono stati diversiprocessi.

Ha cercato anche di far la guerra ame. Ho dei libri che Beck mi hadato in garanzia, libri antichi. Lirivoleva indietro. Io gli ho detto dino, che me li tenevo in pagamentodi almeno una parte di quanto midoveva».

Gli domandai se fossero libri diKircher quelli che aveva ricevuto ingaranzia. Mi disse di sì. Beck gli

aveva chiesto di restituirgli i suoilibri, ma Ranke li aveva ancora,nonostante tutte le minacce.

«Allora ha fatto scrivere una letteradal suo avvocato in cui sostenevache io avevo detto cose non vere, alche ho fatto copiare da un avvocatogli atti dei processi. Mi è costatoqualche migliaio di marchi».

C'erano stati sei, sette processi,raccontò Ranke. Beck, per esempio,aveva ricevuto un prestito di300.000 marchi dalla Volksbank di

Biebrich dando in garanzia la suabiblioteca scientifica, che avevafatto valutare tra i quattro e icinquecentomila marchi.

«La banca reclamò i beni dati ingaranzia e lui fece riempire un certonumero di scatole con riviste,giornali, roba del genere. La bancale ha messe al sicuro in una camerablindata e le ha tenute lì fino almomento di metterle all'asta, allorale hanno aperte e quegli idiotihanno scoperto che contenevano

enormi mucchi di cartaccia».

Ranke è un uomo allegro, pareconsiderare tutta questa storia unoscherzo ben riuscito, anche se ci harimesso cinquantamila marchi. Glifaccio vedere l'elenco dei membri eil dépliant.

«Abbiamo stampato noi anchequesti... Naturalmente ha provato aoffrire l'opera a un sacco di gentericca, a un presidente africano, peresempio, in cambio di unadonazione. Ma a un certo punto la

cosa non ha più funzionato come luipensava. Allora è andata a finirmale. In un castello della Rheingaurubò un'opera d'arte: aveva uncolloquio con un magnate del vino esi è portato via una pendola, c'è unatestimonianza in proposito».

Subito capisco chi è il magnate delvino. Sua Grazia il Principe diMettermeli, lo stesso che ha scrittola prefazione alla RheingauerGeschichts- und Wein-Chronik.

Paul Alfons Maria Clemens Lothar

Philippus Neri Felix Ni-comedesPrincipe di Mettermeli-Winneburg-Beilstein scriveva allora: «I mieimigliori auguri vanno all'iniziativaoltremodo meritoria della casaeditrice internazionale Edizioni delMondo, Wiesbaden-Roma, direndere nuovamente accessibilequest'opera in un'edizionemagnifica, autenticamente perbibliofili e amanti di tesorinascosti».

D'altro canto faccio fatica a

immaginarmi che qualcuno rubi uncostoso orologio a pendolo duranteun colloquio. Si renderebbeimmediatamente sospetto. Nonesagererà un po', Ranke?

La «Cronaca del vino e dellastoria» era stata stampata dalleofficine speciali della tipografiaHelmut Ranke. Il libro eraacquistabile solo alla libreria diGoetz und Schwanenfliess, ilconsigliere speciale dell'elenco deimembri. Dovevo cercare di

trovarlo.

Ranke: «Della fotografia dove lo sivedeva insieme a papa Paolo vi,durante un'udienza, si fece fare uningrandimento che gli è costato unbel po' di soldi, poi con la foto econ il titolo di Commendatore si èmesso a cercare persone che glidessero dei soldi. Ha imbrogliatoanche il presidente della Plessi-sche Landesbank - si è poi dimessoin modo piuttosto inglorioso - chegli ha concesso un prestito di

300.000 marchi senza interessi,come donazione indiretta. E' stato,più o meno, l'inizio della fine. A uncerto momento, la Volksbank e laHessi-sche Landesbank, dopo ledimissioni del presidente, hannochiesto a Beck la restituzione delprestito, e allora è crollato tutto.

Visto che la storia delle donazioni,a un certo momento, non funzionavapiù, ha comprato qui a Wiesbadendue grandi immobili, ha accesoun'ipoteca molto consistente dopo

aver falsificato i contratti di affitto.Aveva comprato quelle case permeno di 700.000 marchi, con unfinanziamento della banca, maquando vennero messe all'astafruttarono un milione e mezzo. Nonera un vero uomo d'affari».

Più tardi ho letto nei ritagli digiornale - per quanto potesseroessere affidabili - che in qualità divicepresidente di una nuova Societàper lo Studio degli Obelischivendette le case alla Società

Ricerche Scientifiche AthanasiusKircher per un milione e mezzo,così che la differenza potessevolarsene in Italia a finanziare «lostudio degli obelischi». Lo era, sì,un vero uomo d'affari.

«Ha tirato avanti con imbrogli diogni tipo. A me ha truffato 50.000marchi... Una volta mi ha anchepagato. Un venerdì pomeriggio si èfermato qui fuori suonando ilclacson come un matto. Io erodietro, nell'ufficio. Sono andato a

vedere e ho trovato il CommendatorBeck nella sua automobile. Avevaritirato 50.000 marchi dalla banca,disse. In piccolo taglio, banconoteda cinque marchi. Una trentina dipacchetti. Si era fermato in doppiafila e mi passò i soldi dalfinestrino, pacchetto per pacchetto.Si avvicinò un agente di polizia checi aiutò a portar dentro i soldi. Sì,proprio un film. Quella somma,dopo un bel pezzo, l'ha pagata, maalla fine è rimasto in debito con medi 50.000 marchi...

Aveva una mania. Ai tempi dellacrisi petrolifera ci fu una "domenicasenza automobile", nessuno potevacircolare. Ha lottato settimane,allora, e si è fatto fare uncontrassegno da mettere sulla suaauto...».

Dissi che ricordavo un'auto moltocara. Una Mercedes 500

SEL...

«Sì, la carrozzeria, ma il motore erapoco potente. Per quell'auto,

dunque, si è fatto fare uncontrassegno: aspettava un ospiteimportante dal Vaticano, dovevaassolutamente andare adaccoglierlo all'aeroporto. Fu untraffico incredibile, quelcontrassegno gli è costato duemilamarchi, e questo perché lui dovevaavere un permesso speciale perquella domenica».

Chiesi di Otto Henkell, quello dellospumante.

«Sì, dal dottor Henkell ha ricevuto

un sacco di soldi. È andato aimportunarlo anche mentre era giàmalato. Poi Henkell non l'ha piùvoluto vedere. E lui si è rivolto apersone che cominciavano a nonesserci più con la testa...

«Con i fondi che aveva adisposizione avrebbe potutofarcela. .. se avesse tenuto i piediper terra. Ma si è identificatocompletamente con AthanasiusKircher. Era la reincarnazione diAthanasius Kircher, diceva».

La reincarnazione di AthanasiusKircher. Lo spirito di Kircher èentrato in Beck, questo è evidente.È - letteralmente -posseduto daKircher, come un tempo si potevaessere posseduti dal diavolo.

«Doveva avere un'ambizioneincredibile; per dirne una aveva unufficio, a Wiesbaden, con unasegretaria. L'unica cosa che facevaquesta segretaria era segnare, almattino: ci sono tanti e tanti gradisopra o sotto lo zero, è nuvoloso,

nel pomeriggio si prevedonomiglioramenti, oppure splenderà ilsole, e, più o meno, aveva finito».

Gli faccio notare che scriveva dellelettere molto belle. Con unasplendida macchina da scrivere. Edestraggo una di queste lettere.

«Sì, quella macchina da scriverel'ho buttata nella spazzatura qualcheanno fa. Era una IBM Composer, eracostata 2500 marchi. Me l'avevadata in pegno per avere di chevivere... Era pignolissimo. La sua

segretaria non doveva usare ilcorrettore. Se faceva un erroredoveva ricominciare da capo. (Facenno alla lettera). Quella è cartadel tipo più costoso. Con tanto difiligrana. Costa un patrimonio».

Parliamo sempre di Beck. Mai diFranzl.

«Beck era l'uomo d'affari. Il lavoroscientifico toccava a Franzl, se hocapito bene. Lui era più che altro unerudito. Franzl era un ingegnereminerario, uno spirito pratico. E'

stato anche allenatore di unasquadra di calcio. Gli obelischi,quello era terreno di Franzl. DiFranzl non ho sentito più niente,suppongo che non siano più incontatto tra loro. Beck è diventatouna specie di asociale. Anchequella storia della pelle per larilegatura: ha cercato dappertutto lasoluzione più cara».

La soluzione più cara conveniva alui. Non per niente si facevascrivere, nei ristoranti più costosi,

ricevute per il doppio del conto.Ma questo a Ranke pareva normale.Tutti gli uomini d'affari fanno così.

«Gli occorrevano pezzegiustificative. Spesso ha anchespeso senza farsi dare ricevuta. Difronte al fisco, naturalmente,doveva... è un genere di reato moltocomune qui in Germania, non socome vadano le cose da voi inOlanda».

Ma truffava anche la sua stessaSocietà.

«Questo non significa poi molto,visto che le donazioni le avevaprocurate lui».

«Ma quei soldi gli erano stati datiper svolgere attività scientifiche,per quella splendida edizione».

«Sì, certo, era immorale. Maquando gente ricca come quelli lìfanno una donazione, è per motivifiscali. Se al giorno d'oggi unoregala dei soldi a un "sos Villaggiodel fanciullo", sa benissimo che perla maggior parte vengono ingoiati

dall'amministrazione, e solo unapiccola parte viene impiegata per ilnobile scopo. Donano centomila eregistrano duecentomila. Ma non èil caso che ci mettiamo a daregiudizi morali.

«Ho fatto delle lunghe chiacchieratecon lui, non era un uomo antipatico,ci parlavo benissimo, allora.Arrivava con una bottiglia dispumante rosso, Kardinal, alla seraverso le otto, e alle undici eraancora qui».

La moglie di Ranke, che allatipografia si occupa di ricevere iclienti, entra nell'ufficio. Domanda:«Gli hai raccontato di quella donnadi Monaco? No? È l'unica donnacon cui abbia avuto una storia.Unicamente finanziaria, del resto.Gli ha prestato molti soldi, e lui leha dato dei libri di Kircher ingaranzia. Con una serie di pretestise li è poi fatti restituire. Ma,quando è stato condannato, lei hachiamato il più famoso e caroavvocato per le cause diffìcili,

Bossi, che l'ha tirato fuori diprigione. Poi, dopo, ha detto cheavrebbe preferito che fosse rimastoin carcere».

La moglie di Ranke incontra ancora,di tanto in tanto, Beck a Wiesbaden,nelle vie dove ci sono i negozi.«Una volta l'ho visto in una libreria.Appena sono entrata io, lui è uscito.Comunque va sempre in giro con lostesso vestito di allora, la stessagiacca azzurra con i gomiti di pelle,oppure il soprabito cammello, e la

stessa borsa».

He looked rather destitute, miaveva scritto Fletcher.

Ranke: «Poi si è messa propriomale per lui, ha provato a portar viaoggetti dal mio ufficio... persopravvivere... è venuto aelemosinare cinquecento marchi,poi mille, poi altri cinquecento,cento, alla fine gli ho detto: se vuoiti do da mangiare e da bere, ma disoldi non te ne do più. Cinquemarchi per un panino. Disse di

essere pronto, per denaro, a venirea leccare il pavimento a casa mia,dalla porta d'ingresso fino a quellaposteriore.

Quando il caso è scoppiato è andatoa vivere da sua madre, a Magonza,non so se abita ancora là».

Ho l'indirizzo di Magonza. Ci andròdomani.

«Mi ha costretto a fargli causa, e daallora evito di incontrarlo. Se nonsi fosse comportato in modo tanto

sgradevole, avrei potuto dargli unamano anche in seguito.

«Vive di contributi. Come studente.Non so se sia ancora iscritto, alcunianni dopo quella storia si eraiscritto all'Università di Magonza.Forse, finalmente, sta studiandodavvero Kircher. E tutto va a finirbene».

Ranke va a prendere il libro. Ha unaspetto abbastanza modesto, conuna copertina color argento su cui inomi degli editori sono stampati più

grandi di quello dell'autore. Ranke,come promesso, mi regala la suacopia con tanto di dedica:

Al Signor Helmut Ranke, con ipiù sentiti ringraziamenti per lasua entusiastica collaborazionealla pubblicazione di questo libro,in ricordo.

Herbert Franzl, Comm. t ArnoBeck, Comm.

Una croce soltanto per il nome diArno Beck.

Chiedo a Ranke se anche lui eramembro della Società.

«No, lui avrebbe voluto, ah ah».

Ci mettiamo a guardare la cassetta.

Ranke si diverte molto. «Se avessesaputo tutto», dice, «a-vrebbepotuto fare un film comico».

Quando Beck porge al generaleCerbino una cassa di vino, Rankesghignazza: «Non è vero che sipoteva ridere con quell'uomo?

Aveva fatto stampare qui delleetichette chic. Poi le metteva subottiglie da pochi marchi».

Dopo aver guardato ildocumentario, Ranke mi domandacome sono arrivato a Kircher. Ladomanda che pongono tutti. Perché,in nome di Dio, proprio Kircher?Anch'io mi pongo regolarmente lastessa domanda, e ogni volta trovouna risposta diversa.

Gli racconto che avevo cominciatoa raccogliere biografie di sognatori,

grandi truffatori, artisti nel lorocampo. E che, più o meno, mi sonofermato a Kircher perché era il piùinteressante di tutti.

«Così è passato da un truffatoreall'altro».

Sono stato in Worthstrasse, nellalibreria che un tempo appartenevaad Hans Joachim von Goetz undSchwanenfliess. Ora è morto.

Sono andato a cercare Beck ilgiorno seguente, a Magonza. Nella

Augustinerstrasse, perché nellaAugustinergasse, svoltato l'angolo,non ci sono case. All'indirizzoAugustinerstrasse 22 si trova uncaffè moderno, e sopra ci sonodelle abitazioni. Sul citofonoaccanto al portone non sono indicatinomi. Entro nel caffè e mi siedo albancone, sentendomi come unpoliziotto. Indifferente, chiedo diArno Beck.

Gli appartamenti sopra il caffè sonovuoti. Non ci ha mai abitato nessun

Arno Beck. La casa, a dire il vero,è proprietà di una tal signora Beck.Uscendo dal caffè mi sono voltatoancora una volta, come un agente sivolta in un film poliziesco prima dipronunciare un'ultima battuta. Perfare la domanda più importante. Uncliché a cui è quasi impossibilesfuggire. Ma io non avevo nessunadomanda importante da fare. E nonsono un poliziotto.

A quanto risulta dai giornali, tuttaquanta la faccenda venne fuori a

pezzi e bocconi.

Il primo articolo risale all'agosto1973, quando i due signori sitrovavano a Roma a eseguire leloro misurazioni degli obelischi.Sotto il titolo STUDIOSI DIOBELISCHI, il «Wiesbadener Ku-rier» annuncia con fierezza che dueconcittadini stanno salvando gliobelischi di Roma dalla rovina. Giàdieci giorni prima, il giornaleaveva segnalato le preoccupanticondizioni in cui si trovava

l'obelisco davanti al Pantheon: «E'nella nostra città, infatti, che vivonoi due studiosi, unanimementeconsiderati i migliori conoscitoridegli obelischi romani, le cuiricerche hanno impedito ilverificarsi di una catastrofe. I dueeruditi, che grazie a uno specialeprivilegio concesso dal papa hannostudiato alla Pontificia UniversitàGregoriana di Roma e dirigono orauna Società Internazionale diRicerche, studiano da più di diecianni i monoliti della Città Eterna e

sono autori di numerosepubblicazioni su questoargomento».

Il quotidiano cita i loro libri sugliobelischi, la prefazione delcardinale Tisserant agli Obelischidi Roma e il fatto che i dueCommendatori appartengonoall'Ordine Equestre del SantoSepolcro di Gerusalemme. Ora,dice il giornale, si dedicherannoalla preparazione di un atlante degliobelischi. Collaborano con le più

alte autorità romane preposte allatutela dei monumenti, con la poliziae con i vigili del fuoco. Vengonopoi riportate delle citazioni daun'intervista rilasciata daglistudiosi al «Messaggero». Sidirebbe proprio che l'articolo siastato scritto da Beck stesso. Iperiodi presentano il suocaratteristico stile pomposo.Espressioni che ho sentitopronunciare pari pari da Beck:«...speciale privilegio concesso dalPapa... numerose pubblicazioni...».

Tutte le autorità che hanno prestatoil loro aiuto vengono indicate connome e cognome, perfino ilcomandante dei pompieri.

Nel febbraio 1977, due anni emezzo dopo i miei ultimi contatticon la Società, appaiono articolimeno lusinghieri. La storia ha presouna svolta improvvisa. Dapprimaun articolo indignato del«Wiesbadener Kurier», con la fotodi una povera famiglia turca.Titolo: PIOVE NEL LETTINO, UNA

SCANDALOSA STORIA DI AFFITTI.

«Uno scandalo... una vergogna...impudenza... delittuoso...L'indignazione era sincera egiustificata», scrive il giornale. Irappresentanti del Comune che sonovenuti a fare un'ispezione salendoscale marcite, visitando stanze eappartamenti luridi, umidi, cadenti,parlando con gli inquilini, per lopiù immigrati, hanno definito quelche hanno visto e sentito «un casounico, incredibile di strozzinaggio...

Condizioni di vita inimmaginabilinel doppio caseggiato An der altenSynagoge 14/16. E intanto gli affittisalgono in modo inversamenteproporzionale alla qualità deglispazi abitativi». Una mezza stanzaper 296 marchi. Una famiglia conquattro bambini è alloggiata insoffitta, con la pioggia che cade neilettini, la tappezzeria che si staccadalle pareti, l'acqua che scendenelle prese di corrente, ilpavimento marcio e dappertuttopuzza di muffa.

Gli inquilini della casa accantohanno ricevuto una lettera: "Sonopurtroppo costretto a stabilire nuovicanoni d'affitto, in quanto gli affìttiattuali sono di gran lungainsufficienti a coprire le spese".

Il nuovo padrone di casa presentadei conti da cui risulta che gli sononecessari 1000 marchi al mese,afferma tuttavia di aver deciso«senza voler creare un precedente,di rinunciare a un aumento cosìdrastico, fissando il nuovo canone a

500 marchi più cento di spese. Nelcaso non foste d'accordo con questadisposizione, potete naturalmenteliberare in qualsiasi momento ilocali».

Prosegue il giornale: «Chiraddoppia gli affitti con tantagentilezza, annunciando alcontempo nuovi aumenti, è un certoArno Beck, Commendatoredell'Ordine Equestre del SantoSepolcro di Gerusalemme e, aquanto dice l'intestazione della sua

carta da lettere, presidente dellaSocietà Internazionale RicercheScientifiche Athanasius Kircher,con sede a Roma».

Un inquilino spagnolo, che vive inuna cantina riadattata, con serviziesterni, trovandosi a dover pagareda un giorno all'altro 450 marchi siè rivolto al «Consultorio per glistranieri». Le istanze competenti -gli uffici di sorveglianzasull'edificazione e sulle condizioniabitative, l'assistenza sociale,

l'ufficio d'igiene, la polizia e ivigili del fuoco - si sono mossisubito, hanno ispezionato le duecase dalle cantine fino alle soffitte ehanno deciso che dovevaimmediatamente intervenire lalegge.

Il Commendator Beck - a quantodicono gli inquilini - si trova aRoma.

Lo stesso giorno, il «WiesbadenerTageblatt» pubblica un articolodello stesso tenore. Il quotidiano

fornisce anche alcuni dati suspeculazioni condotte dalla Societàsu edifici che ricadono sotto lagiurisdizione dei beni culturali, e suBeck, che orna la sua «firmasvolazzante» con una croce. Vienesempre a riscuotere gli affitti didomenica.

Il 15 febbraio il «Kurier» riporta uncolloquio con Beck che si trovavain realtà a Wiesbaden, sebbene nonfosse raggiungibile telefonicamente.Non era al corrente dell'ispezione:

«Il Comune si comporta come se lecase fossero di sua proprietà». Luiaveva sempre fatto riparare subitoogni guasto si fosse verificato nellesue case, appena ne era statoinformato. Poco prima era stataaggiustata una tubatura. Non sapevanulla di altri problemi. Sul contodegli inquilini sì, sapeva un po' dicose: una famiglia aveva l'abitudinedi buttare l'immondizia giù dallafinestra, o nell'appartamento deivicini. «Il fatto che in casa di quellagente la tappezzeria si stacchi dal

muro è assolutamente eloquente».Non esistevano nemmeno scantinaticon servizi esterni e affitti al disopra dei 400 marchi. E, per quantoriguardava i nuovi contratti, Beckdiceva: «Al giorno d'oggi ogniinquilino conosce tanto bene ipropri diritti da sapere cosasignifichi una comunicazione delgenere. Non sono affatto costretti apagare».

Del resto era sua intenzione farristrutturare le case per una somma

di diverse centinaia di migliaia dimarchi, e i lavori andavanofinanziati con gli affitti. La donnaturca la cui foto era apparsa nelpezzo precedente gli avevatelefonato per scusarsi con lui.

L'avvocato di Beck ha preteso dal«Kurier» che il giornale desse aBeck la possibilità di una replica.

Le istanze competenti stannoconsiderando la possibilità di unadenuncia per violazione della leggesulle locazioni.

Due giorni dopo, il 17 febbraio1977 compare la replica di Beck,preceduta da una nota in cui si diceche il giornale, secondo ilparagrafo 10 della legge sullastampa dell'Assia, è tenuto apubblicare una replicaottemperando alle formali richieste,indipendentemente dalla verità diquanto in essa si afferma. Beck negache si possa parlare di scalemarcite e di muffa, di stanze eappartamenti umidi. Entrambi gliedifìci sono stati recentemente -

vale a dire nel 1976 - acquistatidalla Società Ricerche ScientificheAthanasius Kircher (societàregistrata). Situazioni del generenon sono state riportate né a lui néai rappresentanti del precedenteproprietario. Guasti alle condutturedell'acqua, segnalati nel breveperiodo trascorso dall'acquisto,sono stati, su suo incarico,immediatamente riparati «daun'impresa specializzata». Poi se lapiglia con l'inquilino della soffitta:da anni non paga un centesimo

d'affitto,

losfratto è imminente. L'inquilino inquestione turba la pace dello stabile(ubriachezza quotidiana) tanto chele altre famiglie hanno più voltereclamato con Beck. I rifiuti dicucina non

li versa nella pattumiera ma li gettagiù dalla finestra. Per quantoriguarda gli affitti: allorché, l'annoscorso, le case sono state compratedalla Società, i contratti «cosiddetticapestro» erano già sul tappeto.

Non è stato lui a redigerli. Laprevista ristrutturazione giustificagli aumenti.

In un commento, la redazione fapresente che si tratta di due edifìci.Che quanto vale per quella cheBeck chiama «la casa» non è veroper l'altro edificio, dove lecondizioni sono del tuttoinaccettabili.

E che i contratti con gli affitticapestro non esistevano ancora almomento in cui la Società ha

acquistato le case, gli aumenti sonostati comunicati solo il 23 gennaiocon una circolare.

Il giorno successivo,l'Ortsvorsteher Klaus Bensbergrilascia al giornale questadichiarazione: «In quantopresidente del consiglio di zonacentro ho visitato in compagnia deirappresentanti del Comune e dellastampa i due edifìci in questione, eho chiesto agli inquilini di potervedere i loro appartamenti.

Dopo una tale ispezione sono a dirpoco stupito che il signor ArnoBeck, Commendatore dell'OrdineEquestre del Santo Sepolcro diGerusalemme e presidente dellaSocietà Internazionale RicercheScientifiche Athanasius Kircherpossa definire ingiustificate leaccuse che gli sono state mosse». Iltitolo e la carica di Beck glivengono ora rivolti contro.

L'Ortsvorsteher si domanda se ilsignor Beck e la sua società

abbiano ancora i piedi per terra,considerando quali affitti sono statirichiesti per quali appartamenti. Eper quanto riguarda l'affermazionedi Beck secondo cui ogni inquilinosarebbe perfettamente a conoscenzadei suoi diritti, fa osservare che,per la maggior parte, gli inquilinisono totalmente all'oscuro diquestioni giuridiche. Porrà ilproblema all'ordine del giorno allariunione del primo marzo.

Il giorno dopo, il «Tageblatt»

pubblica un articolo a tutta paginacon delle fotografìe di Beck eFranzl: «VECCHIA CASA VALUTATAUN MILIONE E MEZZO. Come duesocietà "di pubblica utilità" sipassano la palla nellaspeculazione... I due signori, chehanno saputo abilmente presentarsial pubblico come degli scienziatidegni di fiducia, ricoprendoalternativamente le cariche dipresidente e vicepresidente dellaSocietà Ricerche ScientificheAthanasius Kircher e della Società

per lo Studio e il Restauro degliObelischi Antichi, si sono passati lapalla come degli esperti speculatorinell'acquisto della casa diSchutzen-strasse 14, spingendo ilprezzo d'acquisto di 380.000marchi (somma versata alproprietario precedente) finoall'astronomica cifra di un milione emezzo». La Società per lo Studio diAthanasius Kircher e la Società perlo Studio e la Restaurazione degliObelischi si sono presentate comeacquirente e venditrice. Beck e

Franzl hanno saputo congegnare glistatuti delle due società, pressochéidentici, in modo che i membri nonabbiano alcuna voce in capitolo: «Ilcomitato direttivo è formato dalpresidente e dal vicepresidente.Quest'ultimo ricopre al contempo lefunzioni di tesoriere e segretario.Entrambi sono pienamentelegittimati a rappresentare laSocietà». Beck e Franzl, dunque,hanno secondo statuto anche ildiritto di comprare e vendere case.E quando Beck parla del

«precedente proprietario», si trattain realtà della Società per lo Studiodegli Obelischi. E Beck stesso èpienamente legittimato arappresentarla. Per quanto riguardala casa di Schùtzenstrasse 14, latransazione è avvenuta in questomodo: la società fondata nel 1975 -che, a quanto sostiene il materialedi propaganda, «ha acquisito meritinello studio degli obelischi, e moltialtri ne acquisirà in futuro» -compra nella primavera 1976 lacasa, che già aveva decisamente

bisogno di essere ristrutturata, alprezzo di 380.000 marchi. Poco piùtardi, la casa cambia di proprietà:la Società Ricerche ScientificheAthanasius Kircher tira fuori, doposolo due settimane, un milione emezzo. Per i due atti d'acquistovengono impiegati due notaidiversi. Probabilmente l'uno eraall'oscuro dell'operato dell'altro.«Un cambiamento di prezzo da380.000 a 1.500.000 di marchinell'arco di due settimane sarebbeapparso più che sospetto anche al

legale più ingenuo, ammesso cheesista», scrive il giornale che,inoltre, riferisce che iCommendatori hanno pagato circa250.000 marchi per l'acquisto dellacasa a fianco, in Schùtzenstrasse16. Probabilmente, aggiunge, nonsono riusciti in nessun altro caso adaffermarsi come proprietari diimmobili a Wiesbaden. Al giornale,comunque, è nota almeno unavicenda in cui l'acquisto è saltatoall'ultimo momento. Il venditore, uneminente uomo d'affari, tira il fiato

a posteriori. Quest'uomo, che avevacreduto di trovare nella societàintenzionata all'acquisto una onestacontroparte per gli inquilini che giàda molti anni vivevano nei suoiappartamenti con un contratto diaffitto, era giunto alla conclusioneche Beck non aveva a propriadisposizione tanti capitali quanti gliera parso all'inizio. Si trattava di unimmobile moderno nel centro diWiesbaden, del valore di unmilione e duecentomila marchi.Siccome i soldi non venivano fuori,

e Beck aveva detto che i suoifinanziatori, a Roma, chiedevanoancora un po' di pazienza, l'uomod'affari chiese di parlarepersonalmente con questifinanziatori durante un viaggio nellacapitale italiana, ma Beck si erarifiutato di fornire il loro indirizzo.L'uomo d'affari aveva allorainterrotto ogni transazione e Beck -con la sua società - si era accollatotutte le spese.

Nel frattempo una soffitta è stata

dichiarata inagibile.

I politici si meravigliano che le duesocietà godano ancora di privilegifiscali in quanto fondazioni dipubblica utilità. Il presiderite delgruppo socialdemocratico si dicestupito che la giustizia nonintervenga. Il giornale invita ancheil fisco ad aprire un'inchiesta.

Da Ranke ho saputo che, in effetti, èpoi successo. Secondo Ranke tuttosi è messo in moto per una frodefiscale. Soldi in nero. La Società

Kircher avrebbe dichiarato moltepiù uscite che entrate. Da doveveniva allora il denaro?

Infine il giornale riferisce che èpossibile acquistare l'OperaOmnia di Kircher a un prezzo di3850 o 50.000 marchi al volumescrivendo a una casella postale.«Alla faccia di chi viene araccontarci che non si nascondonointeressi privati sotto il mantellodella pubblica utilità!».

Le chiese e le istituzioni ecclesiali,

tra cui la Niederdeutsche Provinzder Societas Jesu di Colonia,prendono le distanze da Beck edalle sue società in dichiarazionirilasciate al quotidiano. I gesuiti,come pure la delegazione tedescadell'Ordine Equestre del SantoSepolcro, erano stati indicati come«eredi» della Società RicercheScientifiche Athanasius Kircher nelcaso questa fosse stata sciolta.

Lo stesso giornale riporta unadichiarazione in cui il

Commendatore dell'Ordineresponsabile per la zona Magonza /Wiesbaden afferma che il signorBeck non risulta essere cavalierenella Luogotenenza tedesca deiCavalieri del Santo Sepolcro. Beckaveva tentato più volte, senzasuccesso, di divenirne membro, mala sua richiesta era sempre statarespinta. Anni prima, però, avevaricevuto un'onorificenza al merito.

Lo stesso giorno, il «Kurier»riferisce che alla famiglia fatta

oggetto di attacchi personali(personlich angegriffen) da partedi Beck è stato nel frattempoassegnato un altro appartamento.Beck, in debito di 7000 marchi coni Lavori pubblici del Comune, hatentato di antedatare al mese diottobre l'atto di acquisto dellostabile numero 14. L'autoredell'articolo avanza la supposizioneche il profitto ricavato dallaSocietà per lo Studio degliObelischi con l'acquisto della casaabbia preso la via dell'Italia, dove,

in fin dei conti, gli obelischi sitrovano.

900.000 marchi di donazionisarebbero stati fatti sparire.

Le donazioni, infatti, non venivanomai messe per iscritto, e di ricevutenon ne venivano rilasciate.

Il racconto continua sul numero del26 febbraio, sotto il titolo 1000MARCHI DA PAPA PAOLO VI. Con lafamosa foto di Beck in compagniadel papa. Pare inoltre che la

Società Kircher possieda un'altracasa, a Niedernhausen, le cuicondizioni sono paragonabili aquelle degli appartamenti diWiesbaden. Anche questa casasarebbe entrata in possesso dellaSocietà nella primavera del 1976.In seguito i giornali non hanno piùripreso la notizia di questa casa.Strano.

Sono tutti affidabili, questi articoli?Oppure è in atto una campagnacontro Beck?

Lo stesso giornale pubblica gliestratti di un diario tenuto da un exintimo amico di Arno Beck dalgennaio 1968 al novembre 1969, ilperiodo in cui la Società Kircher èstata fondata. Sarebbe stato questoamico a prendere l'iniziativa dellafondazione. Di chi si trattava? DiVon Goetz und Schwanenfliess?Dell'insegnante Schùller? In ognicaso deve essere presentenell'elenco dei membri del 1968.Lo sconosciuto descrive leperegrinazioni di Beck tra cittadini

in vista di Wiesbaden, banche,uomini politici, industriali e altiprelati. L'8 marzo Beck fa visita albanchiere von B. che gli promette10.000 marchi. Venerdì 29 marzoBeck ha un colloquio con ilprofessor F. La stessa sera Beckracconta di avere incontrato ilsignor H., che gli ha assicurato uncontributo di 1000 marchi. Martedì2 aprile va dal Dott. G., questiascolta con interesse e offre 10marchi, che Beck rifiutaeducatamente. Giovedì 4 aprile è

dal Dott. H.D. a Biebrich, con cuipare abbia avuto un colloquio moltocordiale che, però, non ha fruttatoneanche un soldo. Il 29 aprile Beckva a Bonn a rendere omaggio alNunzio B., ma non viene ricevuto.

Va anche da Willy Brandt, alloraministro degli Esteri, ma perottenere un colloquio devepresentare domanda scritta.

I soldi continuano a mancare.«L'invadenza di Beck comincia ainnervosirmi», scrive l'estensore

del diario. «Il bisogno di soldi lospinge a far uso di qualsiasi mezzoe a comportarsi in modo indegno.Da Roma gli è arrivata laproibizione di attribuirsi laqualifica di "collaboratore dellaPontificia Università Gregoriana",il che mi pare uno schiaffo».

Questa qualifica, Beck l'aveva giàfatta stampare sulla sua carta dalettere. All'inizio anteponeva allasua firma anche l'abbreviazione Dr.,afferma il giornale. Sono andato a

rivedermi le sue lettere, senzatrovare nessun Dr. davanti al nome,solo la piccola croce di cui,secondo l'articolo, possonofregiarsi solo i più alti dignitaridella chiesa.

Poi Beck e Franzl vanno a rendere iloro omaggi al principe diMetternich, che non dimostra alcuninteresse. Durante la loro visitaviene notata la sparizione di unapendola che si trovava nella sala. Ilprincipe sporge denuncia... contro

ignoti. Commento tendenzioso. Nonc'è traccia di un reo.

Nel luglio 1968 Beck riceve da uncardinale una lettera dipresentazione per un principe dellaGermania meridionale. «Beck èpieno di speranza, già sogna unadonazione di 100.000 marchi», diceil diario dello sconosciuto. Agosto:«Davvero la fortuna è statagenerosa con Beck. Nel giro di seimesi è riuscito a incassare 4800marchi di donazioni. Questi soldi

sono finiti. A rifletterci bene, deveaverne presi di più...» Il 15settembre riceve un prestito di 1000marchi da S., che ha fatto unatelefonata al generale A. Dallafondazione J*** riceve un prestitodi 50.000 marchi. Due settimanedopo: niente soldi. Il 9 novembreBeck prende 500 marchi in prestitoda una banca, ma non è niente inconfronto alle uscite. Di nuovo ècostretto ad andare a Roma perincontrare un editore italiano. Quichiede un aiuto finanziario al Papa.

Ecco qui. Sempre che sia vero. Maè possibile che tutto il racconto siastato dettato dal rancore.

«Il viaggio a Roma è stato resopossibile dal Dott. G., che gli haprestato mille marchi». Beck,secondo il diario, riceve dal Papa1000 marchi tramite un altodignitario della chiesa a Bonn.

Il nunzio apostolico?

«Un invito a casa del signor O.H.ha fruttato, oltre a un'ottima cena,

una donazione di 1000 marchi».

Otto Henkell?

All'inizio del 1969 Beck rendevisita al banchiere F. di Francofortee al già citato signor H., dal qualesi aspetta diverse migliaia dimarchi.

Si tratta delle prime donazioni diHenkell?

Poco dopo l'autore del diariogiunge alla rivelazione che il 10

febbraio 1969, quando la SocietàRicerche Scientifiche AthanasiusKircher era stata appena fondata,Beck venne condannato da untribunale di Wiesbaden a seisettimane di carcere per un furto difrancobolli per il valore di 4000marchi, truffa e falso in attopubblico, con sospensionecondizionale della pena in quantoprecedentemente aveva solo subitouna condanna per ingiurie.

Nel novembre 1969 si interrompe

l'amicizia tra l'autore del diario eArno Beck: «Sono scioccato,confuso e infinitamente deluso. Chenon sarebbe andata a finir bene,negli ultimi tempi l'avevo capitocon sempre maggior chiarezza, e nelmio intimo avevo già preso ledistanze. Ma a una cosa del generenon ero preparato. Quanto tempo equanta fatica ho sprecato!».

Quel che esattamente sia successoallora, il diario non lo dice. Quellostesso novembre, l'autore del diario

ritira con una raccomandata la suaadesione alla Società.

Il «Kurier» del primo marzo 1977annuncia che Herbert Franzl ècandidato della CDU per il consigliocomunale di Tau-nusstein. Ilpresidente della locale sezione CDUtranquillizza il quotidiano: il postoche Franzl occupa nella lista non lorende eleggibile.

Franzl se n'è rimasto in disparte.

Il «Tageblatt» del 3 marzo riporta il

facsimile di una lettera di P. Contedi Wolff Metternich, Gran Maestrodell'Ordine, su carta intestata delVice Governatore Generaledell'Ordine Equestre del SantoSepolcro.

Non era Cerbino il ViceGovernatore Generale?

No, lui era Segretario Generale eVice Governatore d'Onore. Qualesarà il titolo più importante?

Anche il conte Metternich dichiara

che Beck non è membro dell'Ordinee non può spacciarsi perCommendatore. Ha solo ricevuto lacroce di merito, dalle mani delcardinale Tisserant.

Nel frattempo il giornale è ancheriuscito a scoprire cosa è accadutonel 1968 tra Beck e Metternich. Persfortuna di

Beck, Metternich rinviava tuttiquelli che andavano a chiederglidelle donazioni a unamministratore. A quest'uomo Beck

non fu in grado di tenere testa. ABeck e Franzl venne sottoposto untesto in ebraico, in fin dei contiKircher era un conoscitore dellalingua ebraica. Beck, scrive ilgiornale, non fu nemmeno in gradodi capire che si trattava di caratteriebraici. Questo rese diffidentel'amministratore, e la donazione nonvenne concessa. Un'altra cosa chelasciò esterrefatto l'amministratore:un raccoglitore di donazioniautorizzato dal Papa a rilasciareuna ricevuta per il doppio della

somma versata. Beck e Franzl se neandarono con la coda tra le gambe,ma Beck non laciò finire lì la cosa.Coinvolse il suo avvocato e, inlettere strettamente personaliindirizzate al principe, fecemenzione di «affermazioni inaudite,addirittura blasfeme»dell'amministratore, proseguendopoi, come scrive il giornale, «intono servile»: «Mi permettoumilmente di osservare checonservo la fiducia nella parola diSua Altezza che, a suo tempo, mi

aveva generosamente promesso uncontributo, e sono convinto che laparola di Sua Altezza...» e così via.

Nuove notizie sull'affare Beck:

Il titolo di Eccellenza, anteposto ainomi di Beck e Franzl nel librosugli obelischi, era prerogativa diBismarck e degli alti dignitari dellachiesa.

Nell'autunno del 1968, Beck eFranzl avevano già incassato più di800.000 marchi.

Nel frattempo, siamo nel marzo1977, anche la polizia criminale haincominciato a interessarsi a Beck.

L'11 marzo esce un'altra dettagliatareplica formale di Beck. Certo cheè membro dell'Ordine. I membrivengono nominati personalmentedal Papa o dal gran maestro, che èsempre un cardinale.L'appartenenza alla proprialuogotenenza nazionale segueautomaticamente.

La replica è colma di retorica. Ogni

capoverso ha inizio con un «È falsoche...».

«È falso che io abbia aggreditopersonalmente una famiglia dellaSchutzenhofstrasse 14 (persònlichangegriffen habe)». Un giochettocon la parola personlich? Odavvero non ha capito?

«Al contrario, la famiglia inquestione ha ripetutamenteminacciato di assassinarmi». Unanota della redazione fa presente chenell'articolo del 19 febbraio

l'espressione «attacco personale»non si riferiva, come aveva intesoBeck, a un'aggressione fisica. Nellareplica precedente, Beck avevascritto che il marito eraquotidianamente ubriaco e che lafamiglia gettava i rifiuti dallafinestra.

«È falso che io personalmenteabbia 7000 marchi di debito conl'Ufficio lavori pubblici delComune. Personalmente non ho uncentesimo di debito». Di nuovo

questa parola, persònlich. In effettiè la Società che Beck rappresentaad avere debiti.

«È falso che 900.000 marchi didonazioni siano spariti. Dell'uso diquel denaro testimoniano pezzegiustificative e le registrazioni.

È falso che non venissero rilasciatericevute per le donazioni. Per ognidonazione è stata rilasciata unaricevuta, copia della quale è statatrasmessa all'Ufficio delleimposte».

La denuncia «contro ignoti» perfurto di un orologio a pendolo èstata ritirata dal principe diMetternich, scrive Beck, e tutte leaffermazioni contenute nel diario alriguardo di crediti e donazioni sonoinesatte. A suo carico non risultanulla, inoltre, al Casellariogiudiziale. Nella nota, la redazioneribatte che Beck è statoeffettivamente condannato nelfebbraio 1969 per furto, truffa efalso in atto pubblico.

Il 28 marzo appare un'ulteriorereplica di Beck, con una letterafirmata nientemeno che dal generalCerbino, il terzo della banda, che sidice scioccato perché c'è chi osamettere in dubbio che Beck siadavvero Commendatore. A riprovadi questo viene riportato undocumento con cui il cardinalTisserant conferisce a Beck ildiritto di fregiarsi del titolo diCommendatore ex merito. Ora sicomincia a non capirci davvero piùniente. Il 31 marzo esce un altro

lacrimevole articolo sul «Tage-blatt»: IL «COMMENDATORE»LASCIA AL FREDDO GLI INQUILINI.Famiglia turca senzariscaldamento.

Lo scandalo viene sfruttato benbene.

Solo il 23 aprile viene pubblicatauna replica formale di Beck. Scrivedi essere stato informato lunedì 28marzo che il gasolio era esaurito,che tre minuti dopo essere statoavvertito ne aveva ordinato

dell'altro e che il giorno successivoaveva inviato la sua segretaria dalfornitore, con i contanti, per evitareche si verificassero ritardi nellaconsegna, e che il mercoledì ilrifornimento era stato effettuato.Ritorna poi sulla questione delprezzo del «libro di Kircher»:senza donazioni, il volume sarebbecostato, a quanto risultava da unsemplice calcolo, il doppio rispettoai 3850 marchi.

Il giornale riferisce che il

«Borsenblatt fur den DeutschenBuchhandel» aveva affondato aregola d'arte il pomposo libro diArno Beck già nel 1972. La rivistaaveva parlato di un «mostruosoesemplare unico» e aveva osservatoche i 168 documenti riprodottierano indecifrabili o quasi. «Sel'annunciato commento dovesseessere dello stesso livello, per fareun esempio, del testo francese deidépliant, evidentemente preparatidagli editori, non ci resta cheaspettare il peggio». La conclusione

del «Bòrsenblatt»: «Un colossalemonumento alla vanità umana».

Passano poi due interi anni senzaaltre notizie sull'affare. Solonell'aprile 1979 viene pubblicatodai giornali di Wiesbaden unannuncio dell'Istituto Tedesco diCredito Fondiario, la banca cheaveva finanziato l'acquisto dellecase della Società: venditapubblica il 22 maggio delle «dueparti di un doppio edificio,plurifamiliare, a Wiesbaden».

Nel frattempo, secondo un articolodel 19 aprile, le case sono andatecompletamente in rovina.Parzialmente abbandonate, le porteche sbattono al vento, i vetri chemancano alle finestre. Gli espertiattribuiscono ai due edifici unvalore di poche centinaia dimigliaia di marchi. Beck ha tentatoinvano di realizzare delle venditefrazionate. Voleva incassare unmilione e mezzo.

Ora il «Kurier» attacca anche

Kircher, che «negli ambienticulturali della sua epoca eraconsiderato più un ciarlatano cheuno scienziato (...) Con i suoiriscopritori aveva in comune latendenza all'arrampicamento.Quanto alle pubblicazioni di Beck,queste si riducono a ben poco.Qualche recensione».

Beck deve rispondere di frode intribunale per aver ricevuto prestitida diverse banche della Repubblicafederale fornendo sempre la stessa

garanzia: la biblioteca dellaSocietà. Il tribu-naie ha avutoproblemi con la convocazione. Il«pio studioso», come lodefiniscono i giornali, aveva nelfrattempo lasciato la «casa editriceinternazionale» - lo stessoappartamento in cui aveva sede laSocietà - ed era partito condestinazione ignota. Il Procuratoredella Repubblica ricevetteun'informazione: Beck era statovisto alla Landesbibliothek. «E,infatti, gli ufficiali giudiziari

trovarono Arno Beck curvo sualcuni in folio, nella sala dilettura».

Curvo su alcuni in folio: così l'hovisto posare al Collegio Romanoper il documentario. DottorMabuse.

Venne arrestato, ma rilasciatosubito dopo.

Il «Wiesbadener Tageblatt» del23/24 maggio riferisce dellapubblica vendita degli stabili che

sui giornali vengono definiti Beck-Hauser, «le case di Beck». Lasomma delle ipoteche accese suidue edifici ammontava all'incirca a2,2 milioni di marchi. Lasciandotutti stupiti, due architetti diMiihlheim e di Francoforte tiraronofuori un milione eduecentotrentacinquemila marchi.Volevano ristrutturare gli stabili.Ne avrebbero ricavato degli«appartamenti eleganti, concamino».

Viene poi l'articolo del «Tageblatt»del 23/24 giugno che mi ha giàmostrato la signora Rosenblatt, incui si descrive la seduta intribunale. La condanna di Beck perfrode e il suo arresto immediato. Il«Kurier» pubblica un articolo conuna grande foto di Beck davanti aigiudici: «COMMENDATOR» BECK:TRE ANNI DI CARCERE PER LAFRODE MILIONARIA.

Prima un prestito di 250.000 marchidal Dott. Henkell, presidente della

Hessische Landesbank diFrancoforte. In garanzia, labiblioteca della Società, valutata600.000 marchi. Il presidente dellabanca, però, ritenne di non poterprivare Beck, in caso di necessità,del materiale di base della suaricerca, e chiese quindi in garanzia,per maggior sicurezza, anche iricavi della monumentale OperaOmnia. Un anno dopo, unimpiegato della banca vide allaFiera del Libro di Francoforte ilmenabò del primo volume. Il suo

commento fu questo: «Capii subitoche non ne sarebbe venuto fuorinulla».

Un prestito di 160.000 marchi dauna banca di Wiesbaden, con lastessa biblioteca come garanzia.Quando la banca richiese laconsegna della garanzia, arrivò uncamioncino. Al portiere vennemessa in mano una chiave e unbiglietto dove c'era scritto: «Eccoqui i libri». Il camioncino carico dicartaccia di cui mi ha parlato

Ranke.

Dalla Chemical Bank diFrancoforte, Beck ottenne 300.000marchi, sempre sulla base dellabiblioteca. «Aveva l'aria di essereuna persona tanto seria», dichiarò ilrappresentante di questa bancaprivata americana.

Il giudice domandò cosa ne fossestato dei soldi.

Beck: «Sono lì davanti a lei, sultavolo. È un'opera utile e proficua

per l'umanità».

Il procuratore, sfogliando ilmenabò, fece notare: «Un terzo dellibro è costituito dalle stesse pagineripetute».

Beck assicurò che avrebbe portatoa termine il volume, che la tiraturasarebbe salita da una a 5000 copiee lui avrebbe incassato 3850 marchiper ognuna di esse, se avesse avutoa disposizione altri 100.000 marchi.

Le possibilità che qualcuno gli

presti ancora 100.000 marchi sonoestremamente scarse, ironizzano igiornali.

Il Commendator Arno Beck vennecondannato per truffa a tre anni dicarcere e arrestato immediatamente;poco dopo la sua condanna, però,l'ordine di carcerazione fu sospesodalla seconda sezione penale deltribunale di Wiesbaden. Era questoun successo che il celebre avvocatodi Monaco aveva ottenuto sullabase di una certificazione medica

per cui Beck non era «in grado disopportare la reclusione».Naturalmente doveva presentarsicon regolarità alla polizia.

Il 7 agosto si comunica che ilgiorno successivo Beck dovràcomparire di nuovo davanti altribunale. È ricorso in appello. Orasarà la seconda sezione penaledella Corte d'appello di Wiesbadena doversi occupare del caso.

Nel corso della seduta, scrive duegiorni dopo il «Kurier», risulta che

nel procedimento di giugno sono«intervenuti» alcuni errori di forma.L'accusa di truffa non era stataconcretamente delineata, motivo percui Beck era ricorso in appello. Lafaccenda della Volksbank era ormaicaduta in prescrizione. Secondo lalegge tedesca non si può essereprocessati per truffa dopo cinqueanni dal fatto. La giuria - un gruppodi persone comuni guidate da ungiudice - non ne aveva tenuto conto.Anche la questione della HessischeLandesbank venne accantonata

perché un importante testimone erain vacanza.

I due avvocati dell'ufficio Bossi diMonaco protestarono per le parole«supposti titoli onorifici» contenutenel verdetto della giuria lettodurante la seduta. Affermarono diavere le prove che Beck avevadiritto a fregiarsi di quei titoli.

Nel febbraio 1980 l'affare Beckvenne discusso ancora una voltaalla terza sezione penale dellaCorte d'appello di Wiesbaden.

Beck venne condannato a diciottomesi con la condizionale, con unperiodo di prova di tre anni,sentenza con cui Beck«spontaneamente» concordò.L'ordine di carcerazione, giàsospeso, fu annullato.

Venne qui discusso solo uno dei trecasi di frode, quello dellaFrankfurter Chemiebank. Il piùvecchio era andato in prescrizione,la denuncia dell'HessischeLandesbank era stata ritirata. Come

circostanza attenuante valse il fattoche le banche avevano reso moltofacile a Beck truffarle. Inoltre gliesperti avrebbero valutato 900.000marchi la biblioteca. La banca diFrancoforte era riuscita aimpossessarsi dei libri e venderliall'asta. Non ne aveva ricavato piùdi 40.000 marchi. A favoredell'imputato giocò poi il fatto diaver utilizzato il denaro sottrattonon per arricchirsi ma per svolgereun'attività scientifica. Beck disse diguadagnare, al momento, non più di

200 marchi al mese con un lavorosaltuario da autista.

La sentenza rappresentò quasi unariabilitazione.

Gli inquilini delle «case di Beck»,nel frattempo, erano caduti dallapadella nella brace. Il 22 maggio1979 i due architetti divennero inuovi proprietari. Il giorno doposcrissero una lettera con cuirescindevano, nei termini più brevipossibili, i contratti d'affitto, equesto in ragione dell'imminente

ristrutturazione. In luglio gliinquilini vennero invitati da unavvocato a sgombrare gliappartamenti entro il mese d'agosto.Alcuni si lasciarono impressionaree se ne andarono. Unaristrutturazione, però, non è unmotivo accettato dalla legge per larescissione dei contratti d'affitto, egli inquilini che si rifiutarono diandarsene ricevettero l'appoggiodell'Ufficio per la protezione deidiritti degli affittuari. A questo inuovi proprietari replicarono che

«tutte le regole erano staterispettate». Agli inquilini era stataofferta un'indennità di 1000 marchiper il trasloco, e gli architetti sierano detti pronti a prestare il loroaiuto per reperire nuovi locali. Glistabili, nelle condizioni in cui sitrovavano, erano inabitabili,sostenevano i nuovi proprietari.Loro intenzione era ricavare dalledue case sei comodi appartamentida porre in vendita, ognuno tra i100 e i 140 metri quadri. Gliacquirenti avrebbero poi potuto

affittare a un prezzo in grado dicoprire le spese di ristrutturazione,valutate intorno ai due milioni dimarchi.

L'8 novembre il «Kurier» riferisce,sotto il titolo TERRORE, della lottain corso tra gli operai che lavoranoalla ristrutturazione di una delle duecase, già sgomberata, e le cinquefamiglie che ancora abitanonell'altra. Quando si taglia unaforesta, volano le schegge. Cosìpietre volano attraverso le finestre,

i vetri delle porte, un lucernario, ecadono sul viottolo che conduceall'ingresso. Una pietra ha rotto unafinestra e ha sfondato il retro di untelevisore. Secondo gli inquilini, glioperai hanno eseguito unbombardamento a scopo diintimidazione. Esercitano un vero eproprio terrore. Uno degli operaisarebbe salito sul tetto con unascala per spezzare un'antennatelevisiva.

«È ancora peggio di quando la casa

era di Beck», dicono gli inquilini.

E così Beck viene, più o meno,riabilitato anche dai suoi exinquilini.

Franzl ha taciuto.

REVISIONE DELLASENTENZA

Questi articoli hanno su di me uneffetto contrario al voluto. Tuttaquesta indignazione da parte deibravi cittadini fa sì che io mi sentaportato a prendere partito per levolpi strette all'angolo, per iCommendatori.

Questo Beck è, in realtà, unsognatore altrettanto virtuoso delsuo grande modello.

Anche dando retta ai giornali, restapur sempre molto di positivo dadire. Quando, nel 1972, ho fattoconoscenza con la Società, Beck eFranzl avevano già unconsiderevole stato di servizio.Otto anni prima, Franzl avevascritto il suo breve, serio libro Derlateranensische Obelisk in Rom.Quattro anni dopo ha fondatoinsieme a Beck una prima societàscientifica. Una bella coppia, infondo, Beck e Franzl. Ideale. Prontiad affrontare insieme ogni campo

della scienza. E ad avventurarsi sulterreno scivoloso della finanza. Unuomo d'affari interessato alla storiadelle scienze naturali e un ingegnerecon la passione dell'archeologia.Un ingegnere minerario, oltretutto,uno che conosce bene il mondosotterraneo e, allo stesso tempo, èaffascinato dagli obelischi chesvettano alti verso il cielo.

Un Iter Extaticum verso l'alto everso il basso: guardateli penetrareinsieme nel Vesuvio, altezza e

profondità in uno, il monte che aprel'accesso al Mondo Sotterraneo.

Subito si sono messi, o meglio,Beck si è messo alla ricerca didonazioni, e già nel 1968 vienerispedito a casa con le pive nelsacco da Metternich. Tuttavia,quello stesso autunno, ha in cassacirca 800.000 marchi di donazioni.Un'impresa non indifferente.

Nel 1969 va dal banchiere diFrancoforte e, probabilmente, ancheda Otto Henkell, da cui si aspetta

donazioni generose. E nonostante lacondanna a sei mesi con lacondizionale, inflittagli il 10febbraio per il furto di 4000 marchiin francobolli, frode e falso in attopubblico, il lavoro scientificoprocede. Nel 1979 esce il libro Gliobelischi di Roma.

Nel 1971 Beck affronta con ancoramaggior energia la sua impresa,tutt'altro che priva di interesse. Sirivolge a banche e ottiene, controgaranzia dei suoi libri e dell'Opera

Omnia di Kircher, un credito di250.000 marchi in contanti dalpresidente direttore generale dellaHessische Landesbank. Il principedi Metternich, che pure l'avevamesso bellamente in ridicolo,scrive per lui una introduzionepiena di lodi alla Wein-Chronik.

Nel 1972 e nel 1973 Beck e Franzlhanno salvato dalla rovina almenodue obelischi romani, quellodavanti al Pantheon e quello diSanta Maria sopra Minerva. E

benché il «Borsenblatt» pubblichiquell'anno una stroncatura del loroprogetto, Beck e Franzl non silasciano demoralizzare.

Nel 1973, l'anno in cui giriamo ilnostro documentario, Beck ha giàproblemi con una banca: unimpiegato della HessischeLandesbank ha visto alla Fiera delLibro il menabò del primo volumedelle lettere di Kircher, giungendosubito alla conclusione che non nesarebbe venuto fuori nulla. Nel

frattempo, però, Beck è riuscito afar pubblicare sul «WiesbadenerKurier» un articolo in suo favore, incui non solo si dice che lui e Franzlhanno salvato, a Roma, l'obeliscodel Pantheon che minacciava dicadere, ma anche che il loro libroGli obelischi di Roma, con unaprefazione del cardinal Tisserant,ha riscosso molto successo, e conquesto patrimonio d'immagineriesce a ottenere un credito di160.000 marchi dalla Volksbank diWiesbaden, e un altro di 300.000

marchi dalla Chemical Bank diFrancoforte, sempre fornendo i suoilibri in garanzia. Tutto perchéprocedesse il lavoro scientifico.

Sì, c'è molto di positivo da dire.

All'inizio del 1974, quando hochiesto a Beck, per lettera, unelenco aggiornato dei membri dellaSocietà, questi, a quanto mi harisposto Beck, ammontavano già acentocinquanta. La sua lettera del20 febbraio a proposito del contodel fotografo suscita l'impressione

che il suo buon nome sia in gioco,ma in maggio tutto sembra essersisistemato, ed è allora che la suafama raggiunge il vertice, in Italia,con l'onorificenza assegnatagli dalpresidente Leone.

Dopo la fine del 1974 non ho piùavuto contatti con Beck e Franzl, madagli articoli dei giornali risultaevidente che l'anno successivo,sempre per procurarsi i mezziindispensabili al compimento dellaloro Grande Opera, danno vita alla

loro fondazione Gesellschaft zurErforschung und Restaurierungantiker Obelisken, presidenteFranzl, vicepresidente Beck, unasocietà che si dimostra sìinteressata tanto ai redditizi beniimmobili quanto agli antichimonoliti, ma che nel 1976 è capacedi realizzare, con una vendita distabili alla Società RicercheScientifiche Athanasius Kircher, unprofitto di oltre un milione dimarchi da destinarsi agli obelischiromani. Una mossa magistrale.

L'anno dopo, ahimè, a Beck va tuttostorto. Prima viene messo allagogna come un vampiro che imponea dei poveri immigrati affitti dastrozzino e li lascia in balia dellapioggia e del freddo, poi come unospeculatore in vesti d'agnello,quindi come pseudo-commendatoree come truffatore che, con falsipretesti, ha saputo estorcere denaroa gente facoltosa. Infine vieneaccusato di frode fiscale. E tuttaviatrascorrono due anni prima cheBeck venga accusato di truffa,

condannato e incarcerato. In luglioè di nuovo a piede libero eall'inizio del 1980, in conseguenzadi errori di forma e di caduta inprescrizione dei reati, se la cavacon una condanna condizionale. Simette a fare lo studente. Non si favedere al colloquio di Wol-fenbuttel, quell'anno.

Chi invece si fa vedere è GustavMòller, che l'anno prima dovevaessere morto.

E nel 1985 riappare anche Beck, ho

scoperto non molto tempo fa. Faun'impressione un po' misera, ma sifa di nuovo chiamareCommendatore ed è semprepresidente della Società RicercheScientifiche Athanasius Kircher.

La condanna di Beck è stata rivista.E anche quella di Kircher.

Vengono organizzati su di lui deicongressi.

Padre Szàbo, dell'Istituto Storicodei Gesuiti di Roma, mi ha spedito

l'articolo che mi aveva promesso,tratto dall'Archivum HistoricumSocietatis Iesu: «AthanasiusKircher: "damnatio me-moriae" erevisione in atto». L'argomento èdunque la revisione della sentenzaemessa sulla «memoria maledetta»di Athanasius Kircher. L'articolo,scritto da Saverio Corradino, S.J.,compendia una serie di conferenzetenute a Roma nel 1985 su Kirchere il suo museo. Una specie direcensione, in realtà, in quanto leconferenze sono state pubblicate

con il titolo Enciclopedismo inRoma barocca. AthanasiusKircher e il Museo del CollegioRomano, tra Wunderkammer emuseo scientifico.

Szàbo ha sentito dire che Becklavora alla biblioteca di Ma-gonza,lo stesso luogo dove Kircher trovòil libro che mostrò a Peiresc.

Ho trovato il libro di cui parlaSaverio Corradino. Kircher tornaalla vita. O, meglio: Kircher viveancora. È un libro corposo, ricco di

contributi, soprattutto di italiani. Leconferenze sono state tenute inoccasione del congressoorganizzato in preparazione di unagrandiosa mostra su Kircher, cheavrebbe dovuto essere allestita aRoma nel 1986 ma di cui non si èpoi fatto nulla.

In questi interventi, Kircher vienevisto in una prospettiva storica, conla conseguenza di dovercontinuamente parlare di altri le cuiscoperte vennero ricapitolate nella

sua opera enciclopedica.Giustamente, perché Kircher discoperte ne ha fatte ben poche, hapiuttosto catalogato e combinatoquelle degli altri.

Già nel 1979 un certo JoscelynGodwin aveva scritto su Kircher unlibretto, riccamente illustrato, dalpunto di vista teosofico: «Ilracconto di Kircher sul diluviouniversale non appare tanto ingenuoo ridicolo se chi legge possiede laconoscenza della vera preistoria

dell'umanità così come vienerivelata da H.P. Blavatsky, RudolfSteiner e altri». Ci dice qualcosasul conto di questi ultimi anni, ilrinnovato interesse per Kircher: nonche per forza debba essere presenteun aspetto di superstizione, Kircherpropagandava in realtà l'ortodossia,ma la sua opera affascina perchéaffascinata da tutto ciò che èocculto. Ora che la fisica diNewton è stata rimessa indiscussione da nuove scoperte,rinasce l'interesse per le teorie dei

suoi avversari. Molti,evidentemente, sentono il richiamodella concezione di Kircher per cuiil simbolo è un segno che rimanda auna sapienza nascosta, indicaqualcosa di radicalmente diversoda quello che percepiscono i nostrisensi. Un segno che media tra ilpercepibile e il «più alto» mondodelle idee.

La prima cosa di Kircher che ètornata alla vita nella seconda metàdel xx secolo non è quello che ha

scritto, ma quanto gravita intorno aquello che ha scritto: leillustrazioni, soprattutto leenigmatiche incisioni del troppopoco conosciuto Cor-nelis Decker,riprodotte a proposito e asproposito nei libri di magia; lemisteriose tabelle; la splendidastampa degli in folio pubblicati adAmsterdam da Jansson vanWaesberghe; le rilegature in pellecon le impressioni in oro. L'aspettoesteriore, insomma, che tanto haentusiasmato Arno Beck. Può essere

che Kircher riviva nella nostraepoca per il suo interesse a unacultura dell'immagine.

Esteriorità: naturalmente si trattaanche di questo, in Kircher. Beckl'aveva capito. Kircheraccompagnava in ogni possibilemodo delle immagini alle sueparole, non solo nei libri, ma ancheallestendo un colossale museo. Ilsuo museo, i suoi libri avevano unoscopo didattico, Kircher era più uninsegnante che un ricercatore; lui

non poneva domande, sapeva. Eraun divulgatore.

Nemmeno Arno Beck era unricercatore, ma un uomo d'affari, unvenditore, un rigattiere. Nel suoperiodo di gloria, almeno. Beck,autodidatta come Mòller, haaffrontato i suoi affari in modomolto più grandioso del collegaorientale. Abitava, d'altra parte, inun paese molto più grande. Uno eraconfinato in una zona chiusa, l'altrolavorava a livello internazionale.

Un contrasto più grande di quellotra Mòller e Beck non era quasipensabile. Oriente controOccidente.

Ora entra in gioco il Sud. Roma hasolennemente recuperato Kircher.Negli atti del congresso del 1985ho trovato, con mia sorpresa, uncontributo scritto da Arno Beck,senza il titolo di Commendatore.L'articolo è breve, qualche pagina,e presenta una elencazione delleliste d'inventario del museo di

Kircher. Nonostante la sua brevità,comunque, appare molto scientifico,e per oltre metà consiste di note.Beck, inoltre, rimanda a un suoaltro lavoro «in preparazione».Fedele alle sue abitudini, faprecedere l'articolo, pubblicato intraduzione italiana, da una dedica inlatino a due intimi amici: Amicismeis in-timis Herbert Franzl etRainer Heller dedicatum.

Ancora Franzl, dunque. RainerHeller è una nuova stella nel

firmamento di Kircher, forse unmembro recentemente acquisitodalla Società Ricerche ScientificheAthanasius Kircher che, secondo illibro, esiste ancora: nelle notepersonali, Beck viene indicatocome presidente della «societàregistrata», Wiesbaden-Roma. C'èquindi ancora una sede nella CittàSanta, ovunque essa si trovi.

Forse dovrei fare un altro tentativoper rintracciare Beck, ho pensato inun primo momento. Meglio non

usare il telefono, però. Unatelefonata del genere me la potevoimmaginare anche troppo bene.

Potevo anche immaginarmi unincontro con Beck alla biblioteca diMagonza, dove sedeva al posto diKircher.

A proseguire il lavoro di Kircher.

Sono andato a far visita ad ArnoBeck. Da un olandese che, alconvegno del 1985, era intervenutosulla «Torre di Babele in Kircher»

ebbi il numero di telefono di unasignora che si era occupata dellavoro di segreteria, Laura Paolini.Quando le telefonai mi rimandò aun'altra signora, Grazia Valerio, cheera stata la vera organizzatricedell'incontro e aveva anche tenutouna conferenza su Kircher. Avrebbecercato in archivio l'indirizzo diBeck.

Chi si occupa al momento diKircher? Un bel po' di gente, agiudicare dal libro nato dal

convegno, Enciclopedismo inRoma barocca. E' chiaro: è giuntoil momento per una riabilitazione diKircher. Il tempo per un seriostudio di Kircher. Questo non è ilmio compito, io sono guidato daKircher su una deviazione, su unafalsa strada che mi conduce in unmondo sotterraneo dove hanno sedeimprese che non tollerano la lucedel sole. E Fletcher is notKirchering any more. No, dovràessere Beck, lui è la persona adatta,dovrà essere Beck, là alla

biblioteca di Ma-gonza, chino sugliin folio nello stesso atteggiamentoche aveva assunto al CollegioRomano per la finzione deldocumentario.

Proprio come Mòller, a Geisa, hovisto anch'io l'ombra di Kircher.

Athanasius Kircher mi è apparsomentre ascoltavo la celestialemusica per clavicordo del suoamico Froberger, che come Kircherha molto viaggiato ed è stato spessoderubato. Scrisse un «Lamento su

ciò che mi è stato sottratto: datrattarsi liberamente, e meglio dicome sono stato trattato io daisoldati». Durante il «Lamento sullamorte dell'imperatore FerdinandoIII», di Froberger, Kircher mi èapparso. Come un nuovo Cosmiel.

Era seduto, vestito di una tonacaconsunta, piegato su un in folio, alCollegio Romano, e quando, con unsorriso cordiale, si è tolto ilberretto ho visto il ciuffo.

Lo riconosco, è il prete che

insegnava biologia alla mia scuola:avevamo lezione di educazionesessuale, il prete ci mostrò deglispermatozoi. Quella mattina avevapreso un topo, e dai suoi testicoliaveva tratto un preparato cheproiettò su un grande schermograzie a una specie di complicatalanterna magica. Spettacolare, li sipoteva prendere per bacilli dellapeste.

Sorride con un aria di mistero, sottoil suo ciuffetto.

He looked rather destitute. Èvestito di stracci, con laproverbiale povertàdell'intellettuale. Povero ma onesto.

Eccolo lì seduto, Kircherl'immortale che, dopo un inizioavventuroso e una temerariacarriera scientifica, termina i suoigiorni nella devozione. Lo vedo lì,seduto. Non è invecchiato nemmenodi un giorno, me l'aveva già detto lasignora Ranke. Non invecchieràmai.

Si alzò, mi prese per mano come, ungiorno, l'angelo Cosmiel avevapreso per mano lui, e mi condussein un luogo dello spazio da cuiesercita la sua supervisione su unprogetto di intelligenza artificiale.Mi mostrò un paesaggio diobelischi, basi di lancio, antenneparaboliche, piramidi.

«Se non fossi immortale», disse,«sarei nato secoli troppo presto».

Venni preso dalle vertigini, ma luimi fece coraggio dicendomi che

dovevo avere fiducia. Io, però,sapevo che era stato unoscavezzacollo da ragazzo, e untemerario dello spirito da adulto.Ero diffidente.

Volevo domandargli se era untruffatore, ma lui indovinò i mieipensieri. E disse: «È falso chel'illusione ottica, l'illusionismo, siasoltanto inganno.

È falso che l'interpretare e ilcombinare i dati sia inganno.

È falso che il riconoscere analogiesia inganno.

È falso che la deduzione sia unaforma di inganno.

I geroglifici sono segni sacri, lodice la parola stessa. Sono sacricome sacra è la Scrittura. Niente inessi è banale o casuale, come in unlibro sacro niente può essere banaleo casuale, ma tutto dev'esserefatale, una fatalità da cui icabbalisti hanno ricavato il lorosistema: prima vengono le lettere, e

solo in secondo luogo le parole. LaScrittura è una scrittura cifrata, unacifra, una scrittura segreta innumeri, i geroglifici sono unascrittura segreta in immagini».

Ora lo so: Kircher ha decifratoquelle lettere che erano igeroglifici. Le ha tradotte, era inbuona fede, ha tradotto come untraduttore traduce una lingua che gliè ignota, deducendo l'ignoto daquanto gli è noto.

Mi ricordo che qualcosa del genere

accadde al mio esame di francesealla maturità. Il testo, inviato dalcentro a tutti i licei, parlava di«Paris» e di «Hélène», Paride edElena. In tutto il paese, una buonapercentuale di candidati ne trasseun divertente racconto innederlandese su una gita di Hélènea Parigi. Non si trattava ditruffatori, ma di studenti che - siapure in extremis - facevano del loromeglio per interpretare un testo inuna lingua sconosciuta. Kircher hafatto la stessa cosa. In buona fede,

ne sono quasi convinto.

Sono stato troppo diffidente.

Sia pure seguendo il suo esempio.

Lui sapeva che niente accade percaso e che niente è quel che è. Ilsuo sospetto, la sua diffidenza èfiducia nella Provvidenza. Il suosguardo obliquo è lo sguardodell'uomo che pensa: Dio mi vede.

Indicò la luna, le stelle e i pianeti, espiegò ogni cosa. Indicò verso il

basso. Indicò ovunque. E con mediscese sulla terra, e più giù, versoil Mondo Sotterraneo dove sitrovava la parte più segreta, piùtenebrosa del suo laboratorio. Ilgrande cervello che abbracciavatutto.

Era fermo lì accanto, in tight,tendendo un grosso in folio rossoverso la cinepresa.

Ho cercato Kircher.

A Geisa doveva abitare il giovane

Ebert somigliante in modo sospettoa Kircher. Me l'ha detto Mòller. Eraun Kircher, bastava guardarlo.Volevo trovarlo. Ho chiestoinformazioni a Geisa, invano:Mòller è morto, e tutto quel chesapeva se l'è portato con sé nellatomba. Il domicilio di Ebert non loconosce più nessuno. S'è trasferitoda qualche altra parte. Fuggito,dicono.

Ma il Commendator Beck, che giànel 1854 ha curato la veste grafica

della Rheingauer Geschichts- undWein-Chronik, se ne sta seduto alCollegio Romano o alla Bibliotecadi Magonza o da qualche parte sottoterra a indagare i segretidell'universo. Per conto dellaSocietà Ricerche ScientificheAthanasius Kircher (Societàregistrata), Wiesbaden-Roma.

Ho cercato Kircher e ho trovatoBeck.

Ho cercato Kircher e ho trovatoKircher.

Anch'io ho seguito le tracce diKircher.

Helmut Ranke, il tipografo diWiesbaden, mi ha detto di averricevuto in pegno da Beck alcunilibri di valore e di averliconservati. In folio di Kircher. Infondo Beck gli deve ancora 50.000marchi. Mi ha proposto un affareinteressante: io vendo i libri perconto suo e trattengo per me ilquindici per cento.

Una proposta allettante.

Non sono un uomo d'affari. Non neho ancora fatto niente. Ho come lasensazione che fare affari non siauna cosa del tutto pulita:guadagnare senza aver lavoratosodo.

Qual è la differenza tra un affare euna truffa? Ranke, grosso modo, mel'ha spiegata. E' molto semplice.Per esempio: tutti frodano il fisco,perché il fisco dà per scontato chetutti lo frodino. Questo è fare affari.Solo se inganni i tuoi amici sei un

truffatore.

Quando andavo a scuola, unbambino mi fece delle domande sulnegozio di mio padre. Pensava che«noi» fossimo ricchissimi. Tuttiquei soldi che passavano sulbancone. Gli spiegai che anche miopadre, da qualche parte, dovevacomprare quella roba.

«E di che cosa vivete, allora?».

Gli spiegai che mio padrerivendeva quella roba a un prezzo

più alto di quello che pagava lui.Questo il mio amico lo trovòdisonesto: comprare una cosa erivenderla poi a un prezzo più alto.Disse che era una specie di truffa.

Anni più tardi l'ho incontrato aBerlino. Era diventato un attivistadi professione, entusiasta della RDTe perfino del Muro. Per punizioneho sparso la voce tra i suoiconoscenti che fosse un agente deiservizi segreti.

Ora è un prospero importatore di

prodotti provenienti da paesilontani, poveri.

Ma non siamo ipocriti. Sono cosìirreprensibile, io? Non ho seguito,proprio come Beck, le orme diAthanasius Kircher?

Devo farlo? Devo vendere i libri diBeck? Così, magari, riesco acomprarmi una degna sostitutadell'auto andata irrimediabilmenteperduta nella RDT. L'auto che, infondo, è andata perduta per colpa diKircher. Perché nulla accade per

nulla.

Laura Paolini mi ha finalmenterichiamato. Ha telefonato a nome diGrazia Valerio. Non mi potevaaiutare riguardo al domicilio diBeck, però mi ha dato il suo numerodi casella postale. A Wiesbaden.

Lo ha chiamato Professor Beck, e siè raccomandata di scriverglifacendo menzione del suo titolo edella sua carica: CommendatoreArno Beck, Presidente dellaSocietà Internazionale Ricerche

Scientifiche Athanasius Kirchereccetera.

Dunque faceva ancora uso di queltitolo. La società continuava aesistere. E lui ne era sempre ilpresidente.

Gli scrissi una lettera: «EgregioCommendator Beck, ho avuto il Suoindirizzo da Grazia Valerio. Holetto con interesse il Suo articolosul Museum Kircherianumpubblicato nel volumeEnciclopedismo in Roma barocca.

Vi ho anche trovato l'indicazione dinuove pubblicazioni Sue e delCommendator Franzl. Io stopreparando un saggio su Kircher esu quanto è stato scritto sul suoconto nell'arco degli ultimi ventianni, e sarei lieto di avere con Leiun colloquio al riguardo. Se vorràessere così gentile da farmi avereun numero di telefono grazie a cuiio possa rintracciarLa, La chiameròper fissare con Lei un incontro aWiesbaden». A questa lettera nonottenni risposta. In realtà non mi

aspettavo nemmeno di riceverla.

Alcuni problemi dovevano essererisolti nella Città Eterna, doveKircher aveva trascorso la maggiorparte della sua vita. E dove sarebbeanche morto, se non fosse ancoravivo.

In primo luogo volevo fare unultimo tentativo per procurarmil'indirizzo di Beck. Per averequalcosa di più del numero di unacasella postale che magari non eranemmeno più in uso. Anche se le

signore Paolini e Valerio non loconoscevano, era possibile che cifosse a Roma qualcuno in possessodi un vero indirizzo della Societàche aveva sede sia nella Città Santache a Wiesbaden.

Inoltre volevo scoprire il senso diquella sede romana della SocietàRicerche Scientifiche AthanasiusKircher. Volevo andare all'IstitutoStorico dei Gesuiti e parlare conquel padre Szàbo.

E volevo scoprire se Cerbino, il cui

nome non ero riuscito a trovarenemmeno nel grande Who is who inItaly, fosse stato davvero ungenerale, cosa che in Olanda, a suotempo, era stata messa fortemente indubbio.

Infine, all'Ordine Equestre delSanto Sepolcro di Gerusalemme,volevo cercare di trovare larisposta definitiva alla questione seBeck si attribuisse a torto o aragione il titolo di Commendatore.E chiedere il suo indirizzo.

Un giorno prima della mia partenzaper Roma, tuttavia, ricevetti conmia grande sorpresa una telefonatadi Arno Beck. Gentilissimo. Glidissi che stavo per andare a Roma,dove sarei rimasto fino al diciottomarzo compreso. Gli domandai sepotevo richiamarlo al mio ritorno.Ma non era possibile. Non eraraggiungibile telefonicamente,comunque mi avrebbe telefonato luimartedì diciannove per fissare unincontro a Wiesbaden.

Veramente gentilissimo. Deveesserci sotto qualcosa. Vuole farmiandare fino a Wiesbaden per niente,non comparire al momento e alluogo convenuti, prendendosi cosìla sua vendetta? Vuole avvelenarmi,o farmi fuori in qualche altro modo?Non si può mai essere diffidentiabbastanza.

La diffidenza si è totalmenteimpadronita di me. Sull'aeroplanoAlitalia mi sono guardato ben beneattorno per controllare che non ci

fossero a bordo dei personaggisospetti. Tenevo sott'occhiosoprattutto un signore con deigrandi baffi.

Di tanto in tanto, certo, davo unosguardo alla rivista nella tasca delsedile di fronte, una rivista dellacompagnia aerea. Bambini chehanno vinto un premio per i loro beitemi sull'unità europea sono statiricevuti in udienza dal Papa. Ecco,vedi, il Papa Volante diventaimperatore dell'Europa Unita, con il

simbolo mariano come emblema.Tutto concertato fin nei dettagli.

Il treno che conduceva alla StazioneOstiense era pieno di spifferi, e ilmio raffreddore, che se n'era quasiandato, ritornò più forte di prima.

A Roma pioveva.

Sul taxi per l'albergo la miadiffidenza si dimostrò giustificata.All'arrivo, l'autista girò un bottonesul contachilometri e il costo dellacorsa risultò essere di 47.500 lire.

Chiesi una ricevuta, volevo avereuna prova. L'autista scrisse unaricevuta per 14.000 lire.

Un amico, che ha abitato per uncerto periodo di tempo a Roma, hadefinito questo, che è lo scenariopiù grandioso e fantastico almondo, «degno di incredulità». Perquanto io, incredulo a priori, viarrivi armato della più grandediffidenza, devo darmi per vinto difronte allo spettacolo che si svolgedinanzi a quello scenario.

Alla piazza che si stende tra il mioalbergo e il celebre edificio leautomobili non hanno accesso,altrimenti il celebre edifìciocrollerebbe. Una lapide raccontache papa Pio VII , il ventitreesimoanno del suo pontificato -dev'essere stato il 1823 -feceripulire la piazza dove si trovavano«indegne taverne». Ora, su tre deiquattro lati, sono disposti i tavolinidei bar, intensamente frequentati daquando ha smesso di piovere.

Oggi, comunque, c'è anche loschettinatore.

A mezzogiorno ha cominciato atracciare dei piccoli cerchi, con lecuffie di un walkman sulle orecchie.Cerchi intorno all'obelisco diClemente XII che nel 1973 sitrovava in condizioni preoccupantied è stato salvato dalla catastrofedai due Commendatori.

Disinvolto salta oltre un motorino.È un virtuoso, pare che voli. Fingedi farsi trainare da un ciclista che

attraversa la piazza: ora con ladestra, ora con la sinistra si tieneaggrappato a una cordaimmaginaria. Il ciclista fa un paiodi giri fuori programma intornoall'obelisco. Poi lo schettinatorerecita la parte del vigile urbano, fapassare questi, ferma questi altri.

L'uomo seduto al tavolino accantoha l'aspetto di un contadino. Paga ilconto, e il cameriere lo chiama«Commendatore».

La prima persona che volevo

vedere era padre Szàbo, all'IstitutoStorico della Compagnia di Gesù.

Avevo studiato attentamente la miadettagliatissima carta. La via deiPenitenzieri - al cui civico 20 sidoveva trovare l'Istituto - non erasegnata. Chiamai padre Szàbo perun appuntamento, e lui mi disse chela via non era segnata su nessunacarta. Si trovava nei pressi diBorgo Santo Spirito, la parallela divia della Conciliazione, il viale checonduce a San Pietro.

La via inesistente è stretta erumorosissima. Al numero 20 nonc'è nessuna targa dell'IstitutoStorico della Compagnia di Gesù.Ci sono invece due campanelli,accanto a quello più in basso c'è ilnome di una signora, accanto aquello più in alto c'è scritto soloScrittori, nessuna iniziale aindicare un nome. Scrittori. Sarannoloro i gesuiti? Perché tanto mistero?

Suono, un ronzio indica che la portasi sta aprendo. Dentro non c'è

alcuna indicazione per l'Istituto.Una porta chiusa a sinistra, a destrauna scala per cui salgo. Sopra trovouna porta con un campanello. «Chiè?» Dico il mio nome, e anchequesta porta si mette a ronzare.

Una donna con gli occhiali, nonmolto cortese, in una specie diportineria. Indossa un golfinogrigio-azzurro, simile a quelli cheho visto nelle vetrine di De Ritis,abbigliamento per religiosi, vicinoall'obelisco di Santa Maria sopra

Minerva: l'obelisco collocato suldorso di un elefante che mantiene invita la memoria di papa AlessandroVII e, dal 1973, anche quella delCommendator Beck e delCommendator Franzl, visto che almomento del restauro sono riuscitia infilare tra obelisco ed elefanteuna targhetta con i loro nomi. Nellevetrine di De Ri-tis sono espostiabiti di ogni genere per preti, frati esuore, dalle pianete alle calzegrigie e ai pigiami azzurro chiari.

La signora con il golfino di De Ritismi indica la sala d'aspetto.Compare padre Szàbo, un cordialegesuita in tonaca, con i capelligrigi. Sulle prime non si ricorda diessere stato membro della SocietàRicerche Scientifiche AthanasiusKircher. Gli mostro l'elenco deimembri.

«Ah, sì, nel 1968. Si tratta di unequivoco. Erano in difficoltà. Ma ilsignor Beck l'ho conosciuto appena.Gli ho parlato solo per telefono».

Ich henne des Meschen nicht.

«Non abbiamo assolutamente nientea che fare con quella società, soperò che questo signore ha fatto usopiù di una volta del nostroindirizzo. Abbiamo avuto con lorodei problemi per via di questastoria dell'indirizzo».

Chiedo del convegno, e deltentativo intrapreso nel 1985 perricostituire il MuseumKircherianum.

«Il tentativo è fallito. Proprio ora,però, si sta organizzando unamostra. Un caso! Tutti credevanoche la maggior parte del museo diKircher fosse finita al MuseoNazionale, e invece adesso hannotrovato il laboratorio di Kircher inun solaio del Collegio Romano. Inquella parte del Collegio dove oraha sede il Liceo Visconti».

Incredibile. Che colpo di fortuna!Fa fotocopiare per me un ritagliodella «Repubblica», con una foto

del laboratorio di Kircher: unacamera piccola, buia sotto lapiccionaia. L'articolo contiene dellestranezze. Nel laboratorio, peresempio, sarebbe stato ritrovato unmodello del pendolo di Foucault.Bizzarro. Possibile che Kircherabbia anticipato Foucault di un paiodi secoli?

La mostra verrà inaugurata solo lasettimana prossima. Voglio peròprovare a visitare subito illaboratorio di Kircher.

Il cortile del Liceo Visconti, l'exCollegio Romano dove, al tempo diKircher, facevano gazzarra irampolli delle nobili famiglieromane, risulta essere il luogo piùrumoroso della già rumorosa cittàdi Roma. Per fortuna, una voltachiusa la porta della Segreteria,riesco, alzando la voce, a chiederedell'insegnante di matematica cheorganizza la mostra. Due allievigiganteschi, che indossano maglietteda culturisti, mi accompagnano percorridoi e scale fino all'aula dove

sono esposti vecchi macchinarid'ogni genere. L'insegnante mi aiutaa uscire dal mio sogno: «Ah, igiornali ne scrivono tante di cose.Questi sono strumenti scientificidell'Ottocento».

Chiedo della soffitta dellafotografìa. Mi precede, e salendouna scala interminabile arriviamo aun solaio dove sono accumulatescatole di fossili e minerali. Niente,però, lascia pensare cheprovengano dal Museum

Kircherianum.

Quando faccio ritorno alla miapiazzetta, lo schettinatore -el'obelisco - sono ancora al centrodell'attenzione. O di nuovo. Ognivolta che qualcuno attraversa lapiazza applaude, e la folla applaudecon lui. Quelli che attraversano simostrano stupiti, divertiti, lusingati,irritati.

Mi sono rimesso a sedere a uno deitavolini, benché faccia freddo.Dentro non c'è posto, i tavolini sono

affollati, tutti fanno finta che ci siabel tempo. Una ragazza, si direbbeuna studentessa, mi si avvicina e michiede cosa significhi quellospettacolo. A che cosa serva.Rispondo che non serveassolutamente a niente, suppongo.Si siede accanto a me, mi dice cheha mal di denti e mi domanda se percaso non sono un dentista. Io sonoancora molto raffreddato e houn'aspirina a portata di mano.Gliela offro. Sopra, però, non c'èscritto aspirina ma acido

acetilsalicilico, e lei se ne accorgesubito. Non l'accetta. Non si fida,sicuramente.

Non si è mai prudenti abbastanza.

Lo spettacolo - dico a me stesso -serve a suscitare ammirazione,meraviglia, stupore. Come tutti glispettacoli, che siano dati da attori,da acrobati, o facciano uso dilanterne magiche e trucchicinematografici.

Mentre lo schettinatore raccoglie la

sfida di una bambina, la solleva e,tenendola in braccio, volteggiasulla piazza a folle velocità, laragazza che mi si è seduta accantomi racconta che viene da Catania.Abita e lavora a Roma da quattroanni. Prima stava a Milano, facevala fotomodella: «Ero bella, allora».Adesso fa l'attrice, ha recitato in undramma di Gertrude Stein - di cuinon vuole venirmi in mente il titolo- e attualmente lavora con lacompagnia di un attore famoso, omeglio, con la compagnia del figlio

di un attore famoso, di cui ho giàsentito parlare, ma ora non vuolevenirmi in mente nemmeno il suonome. Ha un viso serio, dabambina, con dei grandi occhi. Laguancia destra ha una cicatrice,come se una bestia feroce vi avesseaffondato le zanne.

Ama la sua terra, la Sicilia, più diquanto ami Roma, dice. A Roma leè successo qualcosa, ma non vuoledire cosa. Un segreto, certo. Midomanda se non sono mai stato in

Sicilia. Rispondo che non neconservo dei gran bei ricordi.Questo la stupisce. Che cosa mi ècapitato?

In un primo momento provo anch'ioa tenere nascosto cosa mi èsuccesso in Sicilia, perché in realtànon è niente di particolare, anche sene ho un ricordo sgradevole. Leiperò insiste tanto, e io ho rifiutatotanto a lungo di rivelare il miosegreto che ora devo inventarmiqualcosa di spaventoso.

«Sono stato più o menoimprigionato», dico. Il che non èvero: sono semplicemente statoospite di una famiglia talmenteospitale che non riuscivo più adandarmene. Avevo da pocosuperato Napoli quando diedi unpassaggio a un giovane sicilianopovero; questi riuscì a convincermiad arrivare fino a Reggio e poi adattraversare lo stretto e adaccompagnarlo da suo zio, aPalermo, dove sarei statosicuramente accolto a braccia

aperte. Disse che era mio amico eche un siciliano, se è tuo amico, èpronto anche a commettere unomicidio per te. Io pensai che nondesideravo affatto che commettesseun omicidio per me, ma non lodissi, e lasciai che mi conducesseal palazzo di suo zio. Il quale zio,nel corso dei pranzi serviti in salesontuose, seduto a capo di tavolegigantesche, teneva banco edisquisiva di Mussolini, di tutto ilbene che Mussolini aveva fatto.Nominava un fatto, e poi diceva:

«Era una buona cosa, lo ammetta».E ogni volta c'era qualcosa chedovevo ammettere. Con gentilezzami stringeva alle corde con le suearringhe in difesa di Mussolini, mirendevo conto che voleva farmiammettere che la dittatura era unabuona cosa. Pareva essere unammiratore non solo di Mussolinima anche di Stalin, il suo grandemodello. Era comunista, riccosfondato e proprietario di rivisteillustrate in Argentina. E la mafianon esisteva, me lo assicurava lui,

qualsiasi cosa affermasse a queltempo il sindaco di Palermo. «Ideeparanoiche della gente...» La miaprigionia, comunque, era fatta solodi ospitalità, di «resta ancora ungiorno, altrimenti lo zio si offende»;e venivano escogitate sempre nuovegite in limousine, con autista, aimonumenti di Palermo, al tempio diSegesta, a un teatro antico incostruzione.

Non racconto questa storia, me neinvento un'altra - che racconto a

mezze frasi - su un mafioso chevoleva farmi suo erede, con tutti idiritti e i doveri connessi. Maripeto in continuazione chepreferisco non parlarne. Fingo diessere tenuto al silenzio, all'omertà.Ma perché mento a Maristella? Ilsuo nome lo ricordo, Maristella,così si chiamava. Avrei potutoinventarmi un nome adatto. Sonocapace di fantasticare un'avventurasiciliana, per questo libro però noninvento niente. Lo so, non hapraticamente senso, è un compito

quasi disperato convincere il lettoredi un libro sulla menzogna e latruffa della verità di quanto quiaffermo. Ma davvero: tutto quantomi viene servito su un piattod'argento dalla realtà. E poi, chenome finto avrei potuto darle? Unoconveniente, certo. Qualcosa conMaria, magari, l'unica donna nellavita di Kircher? Per quanto... tutto èconveniente. Mi rendo conto chequesto nome, Maristella, mi fapensare all'aureola di stelle intornoal capo della Madonna, il simbolo

mariano dell'Europa unita.

Perché mento a Stella Maris? Forseperché non credo al suo racconto?Perché non credo che sia davveroun'attrice? Perché piano pianocomincio a sentirmi avvolto in unarete di menzogne? Perché trovo cheil sospetto - per quell'aspirina -attiri menzogne e inganni? Quanto leho raccontato l'ha subito fattapensare a un rapimento, a unsequestro, notizia di tutti i giornialla televisione italiana, e dice che

la vera mafia non è in Sicilia ma aRoma. E si mette a raccontarmi lastoria della mafia.

Lo schettinatore insegue ora uncagnetto peloso, e poco dopo è ilcagnetto peloso a inseguire lui.

Se fosse un'attrice, Maristelladovrebbe capire immediatamenteche si trova davanti a una forma diteatro di strada. La bambina con lasua aria di sfida e il cagnetto pelosohanno capito qual è il punto.Suscitare ammirazione. Con un po'

di fantasia dar vita a una piazzapiena di gente noiosa. Con un po' difantasia.

Quando non c'è lo schettinatore cisono gli altri. Con rozzezza ebrutalità sfrecciano su moto emotorini rendendo la piazzainsicura. Nessuno applaude, se nonc'è lo Schettinato-re. Nessunopresta attenzione a questi giovanisoli e grassi.

Ragazzi soli, rumorosi, grassi.Senza fantasia.

Fantasia, questo è il punto quandosi parla di Kircher. Di Beck.Fantasia, più che inganno. Hannofatto sì che io non abbia bisogno difantasticare. Le persone a cuidedico questo libro hannofantasticato per me una realtà. Beckha pensato alla sceneggiatura.

Il giorno seguente l'ho destinato aun'indagine sull'identità delgenerale Cerbino.

Alla Biblioteca Nazionale hodovuto cercare a lungo in ogni sorta

di dizionari biografici. Non c'eranemmeno nell'enorme, e ancoraincompiuto, Dizionario Biograficodegli Italiani, di cui sono statistampati trentasette corposi volumi:trentacinque coprono dalla A allaC, e due una piccola parte di D.Cerbino doveva esserci.

Finalmente l'ho trovato nel volume34 - uscito nel 1985 -dell'ancor piùimponente Index BibliographicusNotorum Homi-num:

«Cerbino, Antonio [1894-...

Grottaglie-... tenente colonnellodell'artiglieria, medaglia d'oro alvalore militare, pittoreminiaturista». Si rimanda a unopuscolo sui militari insigniti dimedaglia d'oro pubblicato dal«Gruppo medaglie d'oro al v.m.d'Italia» e intitolato Le medaglied'oro al valor militare.

Mi fu portato un volume in cuierano elencati gli insigniti conmedaglia d'oro precedentemente al1925, poi un supplemento che non

mi aiutò in alcun modo, poi unaraccolta delle poesie di Swinburneche non avevo richiesto e che avevauna segnatura totalmente diversa daquella che avevo scritto sul modulo,e finalmente l'edizione del 1961 incui, effettivamente, si parlava diCerbino:

«Generale di brigatadell'Artiglieria, vicepresidentedell'Associazione NazionaleCombattenti. Nato a Grottaglie (inPuglia) il 15 aprile 1894. Tenente

colonnello nel 204" reg. artiglieriadivisionale. Nominato sottotenentein s.p.e. per meriti di guerra (1918).Campagne di guerra: 1915-18 e1940. Decorazioni al v.m.: croce diguerra; 2 medaglie di bronzo(Merna, 1917; Piave, 1918);medaglia d'oro (d.p. 7 marzo 1955):"Comandante di artiglieria didifficile, ampio settore, con raraperizia e sereno ardimento, per tregiornate di sanguinosa lottadirigeva, instancabile, il fuocodelle agguerrite sue batterie in

violenta reazione contropreponderanti forze e le conducevapersonalmente alla lottaravvicinata, per meglio sostenerel'assalto di potenti artiglierie eimponenti formazioni aeree, benchéferito rimaneva al suo posto dicomando, persistente con maggiorvigore, nella impari lotta che, conle batterie ormai decimate ed inparte smontate, prive di viveri e diacqua, protraeva imperterrito finoal completo esaurimento dellemunizioni. Ormai sopraffatto, in un

disperato ultimo tentativo, alla testadei superstiti, si lanciava control'irruente avversario a colpi dibombe a mano. - Sidi el Barrani(Africa Settentrionale), 9-10-11dicembre 1940"».

Sidi el Barrani si trova nel Norddell'Egitto. Dal mese di giugnol'Italia era in guerra conl'Inghilterra. In settembre partedell'Egitto era stata occupata dalletruppe di Mussolini, ma indicembre scattò la controffensiva

britannica e gli italiani furonocostretti alla ritirata. Fu durantequella campagna che Cerbino sidistinse per il suo grandeardimento. Dopo la sconfitta,Mussolini chiamò in aiuto l'alleatotedesco, e Hitler inviòl'Afrikakorps guidato da Rommel.

Quello che allora era il superiore diCerbino, il generale RodolfoGraziani, fu condannato dopo laguerra a diciannove anni diprigione, ricevette la grazia dopo

cinque anni e divenne uno deifondatori del partito neofascista,I'MSI.

Cerbino, sottotenente durante laPrima guerra mondiale, tenentecolonnello sotto Mussolini, per isuoi atti eroici al servizio del Ducevenne premiato nell'erademocristiana con la Medagliad'oro e promosso generale: unprofessionista.

La sede dell'Ordine Equestre delSanto Sepolcro di Gerusalemme

doveva trovarsi, a quanto miricordavo dal 1973, nel conventoaccanto alla chiesa di Sant'Onofrio.

Per due volte ho attraversatoinvano, diretto a Sant'Onofrio, ilPonte Principe Amedeo di Savoia-Aosta, contrassegnato da quattrograndi pietre angolari, blocchi dimarmo su cui risaltano i fasci e unacorona, con incise alcune frasi cheesaltano le eroiche imprese diquattro militari decorati con laMedaglia d'oro, il cui nome è però

stato cancellato. Per due volte sonosalito, invano, su per il Gianicolo,credendo che nel convento accantoa Sant'Onofrio sarei riuscito asaperne di più sull'Ordine del SantoSepolcro e sui due Commendatoriin compagnia dei quali, a suotempo, avevo visitato la chiesetta.Dopo avere vanamente suonato indue vane visite il campanello delconvento senza che nessuno venissead aprire, la terza volta apparve unfrate francescano a comunicarmiche la sede dell'Ordine era altrove,

e precisamente all'Hotel Columbusin via della Conciliazione.

Lì parlai con la segretariadell'Ordine, una signora dai capelligrigi. Dissi che cercavo gli indirizzidi due membri dell'Ordine: ilGenerale Cerbino e ilCommendator Beck.

«Il Generale Cerbino, purtroppo, èmorto l'anno scorso. Avevanovantasette anni. L'indirizzo dellamoglie non lo conosciamo. Devetrovarsi in una casa di riposo, ma

con lei non abbiamo più contatti».

Chiedo allora del CommendatorArno Beck.

«Non lo conosco. Di dov'è?».

«È un tedesco. Ma ha lavorato aRoma».

«Guardo nello schedario, ma noncredo che ne sappiamo qualcosa».

Se ne va, e ritorna dopo qualcheminuto.

«Non esiste. Mi spiace. Non risultanel nostro schedario per laGermania. Qui abbiamo ordinato leschede paese per paese».

Ich henne des Menschen nicht.

Non esiste.

«Potrebbe essere stato inserito trale schede italiane? Si fa chiamareCommendatore. Sulla sua cartaintestata c'è scritto che èCommendatore dell'OrdineEquestre del Santo Sepolcro di

Gerusalemme».

«Se non c'è nel nostro schedariovuol dire che non è membrodell'Ordine. Lo schedariocomprende tutti i membri, in ordinealfabetico, nazione per nazione».

«È possibile che l'abbiano iscrittodirettamente in Germania?»

«No, le ammissioni devono primaessere firmate qui, dal Cardinale».

«Come si diventa membri

dell'Ordine?»

«La luogotenenza del proprio paesepresenta una domanda che deve poiessere approvata».

«È possibile che sia stato ammessoqui in Italia, al tempo in cuilavorava a Roma?»

«No, si viene iscritti nellaluogotenenza del proprio paese. Nelperiodo in cui ci si trova all'esterosi può essere ammessi comemembri ospiti nella luogotenenza

del paese in cui ci si trova. Maanche se il signor Beck fosse ospitequi, la sua scheda dovrebbetrovarsi sotto "Germania"».

Verso sera compro qualchecartolina al minuscolo negozio disouvenir vicino al mio hotel.L'uomo lì incastrato tra statuette digesso e di rame di tutti icompositori, tra Veneri con e senzabraccia, tra cartoline illustrate,calendari, rosari e diapositive,infila le mie cartoline in una busta.

In stanza, all'albergo, noto sullabusta un grande timbro:

Comm. Fabbroni Colombo

Cartoleria artistica

Piazza del Pantheon 69a

00186 Roma

Commendatore anche lui. Quantescene fanno in Germania per untitolo del genere.

Mercoledì 20 marzo, mattina.

Ieri Beck non ha telefonato,contrariamente agli accordi. Alcunepossibili spiegazioni:

1. Si è consultato con Franzl, e sonogiunti alla conclusione che in fondoera più prudente non incontrarmi.

2. Era sua intenzione farmi andare aWiesbaden e poi non farsi vedere,ma Franzl l'ha sconsigliato.

3. Telefonerà più tardi, che voglia

farsi vedere o no.

Ho appena finito di metter giùqueste frasi che squilla il telefono.

«Parla il Commendator Beck.Eravamo d'accordo che mi sareifatto sentire per un appuntamento.Ha una proposta?».

«Potrei partire anche domani. Cosìsarebbe possibile vederci domanisera o venerdì mattina».

«Domani sera va benissimo».

Chiedo a Beck se posso invitarlo amangiare fuori. «Oh, molto gentile.Mi fa piacere davvero». Decidiamoper le sei, alla stazione, davantiall'edicola.

LA CONGIURA

Ho invitato a cena uno studentepovero. Il suo nome:«Commendator Beck».

C'eravamo dati appuntamento allesei alla stazione di Wiesbaden,davanti all'edicola, ma ciincontrammo dieci minuti primasulla porta della toilette. Lì ci sipossono lavare le mani, ma non cele si può asciugare. Uscendo dallatoilette ho tenuto aperta la porta a

un uomo dietro di me, che riconobbicome Arno Beck solo guardandoloattentamente. Un signore con l'ariaun po' stranita e un cappellod'alpino.

Ci stringemmo le mani umide.Dissi, come m'ero preparato a fare,che non era cambiato quasi perniente. Ma era cambiato eccome.Pareva più serio. Meno uomod'affari tedesco. Un filatelico,piuttosto. Evidentemente, come erasuccesso a Kircher, anche lui aveva

superato il periodo dell'arroganzagiovanile, e ora sembrava piuttostoun professore distratto, capace dicadere in sette canaletti di mulinouno dietro l'altro.

Domandai se conosceva qualcheristorante.

«Mangiare a Wiesbaden è una cosacomplicata. È una strana città, quasipriva di opportunità. Ha visto qui instazione? Terribile! Il ristorante èchiuso dall'85 per ristrutturazione.C'è qualche posto nella zona

pedonale».

En passant mi domanda se mi devechiamare dottore, e io gli dico chenon sono dottore. Poi, sempliceHerr senza titoli, gli ricordo ilristorante ungherese dove, nel 1973,abbiamo mangiato così bene,

«Ah, sì, in Taunusstrasse. Ora nonc'è più... Ah, ah, ah! E io faccio unpo' fatica a camminare, mi fa maleil ginocchio. Ho in mente un postoottimo, ma come ci arriviamo? Untaxi, magari, ma non so se lei è

disposto... Sarebbe la cosa piùsemplice... Prendiamo un taxi! Nonso se può permetterselo, io no, sonosul lastrico. Non so se ha saputodella mia catastrofe».

Niente soldi. Il ginocchio. Un relittoumano?

«Ho sentito qualcosa», rispondoprudentemente. «Ho dovuto darmimolto da fare per rintracciarla, ecosì ho parlato con molte personeche la conoscono o laconoscevano».

Beck racconta che la sua catastrofegli è quasi costata la vita. Hannotentato di assassinarlo. «E una lungastoria».

Uscendo dalla stazione veniamoripresi da un operatore con unacinepresa da professionista.Tranquillizzo Beck: questa voltanon ho portato con me nessunoperatore.

«Non serve più a nulla!», osservalui.

Mentre ci dirigiamo verso un taxi -a camminare non fa poi tanta fatica— gli chiedo chi volesse ucciderlo.

«Già, chi? Quella gente ha degliaiutanti. Non vengono mica loro.Prendono un vagabondo e lopagano».

«Ma chi voleva farla uccidere?»,insisto.

«Ho dei sospetti, ma non posso dirniente. È proibito. Capisce? Èproibito! Una storia triste, non

posso farne parola, è proibito, nonho prove. Senza prove non possodir nulla, è proibito».

Nel suo sguardo avevo coltoun'ombra di triste ironia, dil'assegnazione, forse di saggezzache prima era assolutamenteassente. Il suo abbigliamento nonera poi così misero, portava degliocchiali un po' più da intellettuale,un po' meno clericali, e una camiciaabbottonata fino all'ultimo bottone,senza cravatta. Quest'ultimo

particolare era in evidente contrastocon l'immagine che mi ero fatta eche avevo conservato di luidall'altra volta. Sembrava ancheessere diventato meno loquace. Eracambiato un bel po'.

Al ristorante, che definiscetranquillo e «solidamenteborghese», Beck propone dimettersi a sedere su una pancavicino alla parete. Così abbiamoqualcosa dietro le spalle. Dice chequi hanno una bella toilette e che

sarebbe stato meglio che andassiqui piuttosto che in stazione, dovetutto è «così sporco». «Vuoletornarci? Qui è perfetto».

Arriva la cameriera e Beck ordinaun bicchiere di vino della Mosella.«Non caldo, ma un po' temperato».Mi torna in mente la barrettad'argento nella birra, al ristoranteungherese non più esistente. Ioprendo del vino rosso. Alla miadomanda se viene qui regolarmente,lui risponde: «Prima sì. Ora non

più, non posso permettermelo, sonorovinato. Ho perso tutto, tutto. Losapeva?»

«Non proprio. Ho sentitoraccontare molte cose, a voltecontraddittorie».

«Insinuazioni!»

«Quasi tutti dicono di non averlavista da molto tempo, e che nonsanno dove abita».

«Può aspettarsi di tutto ora che è

seduto qui con me, perchénormalmente io sono sparito per ilmondo intero».

Sono seduto a tavola con il nuovoAthanasius Kircher, o il nuovoGustav Mòller, immagino.

«Se andasse in giro a dire che mi haincontrato a Wiesbaden, ledirebbero: "Oggi, probabilmente,lei non si sente troppo bene".Strano, no?»

Gli domando se abita ancora a

Wiesbaden.

«Mm... sì... anche. Non le parestrano?»

«Che lei abiti anche aWiesbaden?»

«No, che se lei dicesse "Hopranzato a Wiesbaden con ilCommendator Beck, l'ho invitato ioperché non ha più un soldo e hoconversato con lui", le sirisponderebbe "è impossibile!"»

«Perché?»

«Il signor Beck è morto da unpezzo. La voce circolava.Pettegolezzi».

Ho sfidato il Commendatore mortoa mangiare con me. E lui è venuto,il mio convitato di pietra. DonGiovanni, a cenar te-com'invitasti, e son venuto! Accadràora qualcosa di terribile?

Dove abita, in realtà? Dove si tienenascosto? Gli pongo di nuovo una

domanda al proposito: «Mi hannodetto che ora abita a Magonza».

«Non è vero, no. Sonoall'Università di Magonza. Lì hoscritto la mia tesi di dottorato».

Gli chiedo su quale argomento. Miracconta che si tratta di una tesimolto ampia, duemila paginesuddivise in cinque parti, e cita iltitolo un po' kircheriano:«Stampatori ed editori delle operedel poliistorico AthanasiusKircher S.J. Un contributo alla

storia della produzione di opereenciclopediche nell 'epocabarocca, con particolareriferimento agli aspetti di storiadella cultura e scientifico-naturali. Questo è il titolo».

Ecco. Nemmeno lui ora può fare ameno di sorridere del titolopretenzioso. È cambiato.

Nel corso della conversazionerisulta che, adesso, è molto beninformato sulla vita e le opere diKircher. Ha studiato davvero.

Questa volta, però, sono io ilregista, e sono troppo curioso pernon portare di tanto in tanto ildiscorso sui tentativi diassassinarlo. Non subito, però.

Quando portano il vino, Beck fa unbrindisi alla nostra salute e miaugura buon viaggio. Buonaoccasione per informarmi sulla suasalute, sul ginocchio. È logorio, magli hanno dato delle pillole.Secondo il medico dovrebbe durareancora solo per un mese.

Dopo aver studiato il menu e averordinato, Beck prende la borsa.

«Vorrei darle un piccolo regalo cheho portato con me. Ce l'ha già?»

Mi porge un opuscolo con il testodell'intervento tenuto a Roma sulMuseum Kircherianum, in unaversione più lunga, però, intedesco, pubblicata a Vienna. Dopoil suo nome ora c'è scritto M.A. Glichiedo cosa significhi. «Membrodell'Accademia». L'opuscolo portauna dedica all'amico intimo di Beck

- amici intimo meo - RainerHeller. Manca la dedica all'altroamico, Herbert Franzl, che pure erapresente nella versione dell'articolostampata in Enciclopedismo inRoma barocca. Chiedo di Franzl.

«Sparito. Anche questo è un belmistero, no? Non so dove sia finito.È scomparso dall'83 o dall'84.Strano anche questo. Per me è unenigma. Ho fatto fare delle ricerche,mi hanno detto che abita a Monaco.Fuggito, dicono qui. Io non ci

capisco nulla. Eravamo sempreinsieme».

«Ricevette anche lui delleminacce?»

«No. Io non ne so nulla. Civedevamo ogni due, tre giorni, mel'avrebbe detto. Non ho nemmenonotato nulla. Anche questo è unmistero. Pare sia scappato nel Suddella Germania, questa è l'unicacosa che so. Strano. Lei che nepensa?»

Franzl fuggito. Beck inclandestinità. «Incredibile», dico.

«L'ha cercato anche lei, aTaunusstein?» mi domanda.

«Sì, e non sono riuscito ad avere ilsuo indirizzo».

«Io ci sono andato. Ora ci abitaaltra gente».

Franzl ci porta sull'argomento Gliobelischi di Roma. La tiratura dimille copie era andata presto

esaurita in quanto lo stato italianone aveva acquistate cinquecento.L'editore però non aveva volutoristampare il libro.

«Diverse persone hanno richiesto illibro in casa editrice e in risposta -anche questa è una stranezza - sisono sentiti dire: quel libro nonesiste. Mai pubblicato. E gli autorinon li conosciamo. Anche questo èstrano. Non le pare strano?»

Mi ricordo di aver visto da Rankedue diverse edizioni del libro sugli

obelischi: «Non è uscita unaseconda edizione, con un titolo inlatino?»

«Sì. Inscriptiones ObeliscorumRornae. Un'idea non realizzata. E'rimasta allo stato di progetto.Doveva essere lo stesso libro conun altro titolo, per favorire nuovevendite. Ma non è stato fatto. Èstato al tempo in cui tutta l'impresaè crollata».

Il libro con il titolo latino era unmenabò, dunque. Beck mi dà un

altro opuscolo, uscito solo qualchemese prima, sulla China Illustratae il Mundus Subterraneus. Èdedicato a un cardinale e su unapagina sono stampate le lettereAMDG. «Kircher era pur sempre ungesuita».

Il mio lungo viaggio sulle tracce diKircher incomincia e finisce condegli opuscoli.

Ci hanno portato da mangiare, eBeck è molto soddisfatto. Glichiedo se sia ancora in possesso di

libri di Kircher.

«Di libri non ne ho più nemmenouno. Ho perduto tutto. Tutto. Tutti imiei libri, tutta la mia biblioteca.Via, tutto quanto. Non possiedo piùnulla».

«Come è successo?» Ora vogliosentire quello che mi dice lui.

«È una storia lunga. Sonocompletamente rovinato. Già dadodici anni. Tutto è successo nel1979».

Aspetto. Lui aggiunge: «Una storiamolto misteriosa».

Di nuovo gli domando perché lovolessero uccidere.

«Per due volte».

«Sì, ma perché? Non me lo puòdire, vero?»

«Non posso dire chi si nascondedietro a quei tentativi, ma il perchélo posso dire sì. E' stato a causadelle mie ricerche su Kircher»

«Un altro ricercatore che...»

«No. Si trattava d'invidia, sì, manon da parte di altri studiosi. Nonda parte di ambienti scientifici.Politica. Finanze. Volevano il miototale annientamento».

Dico di aver sentito raccontarediverse cose dal tipografo, HelmutRanke.

Mi lancia uno sguardo penetrante dadietro le sue spesse lenti: «Lei è unuomo intelligente. Non ho più

bisogno di aggiungere nulla».

Intende dire, senza essere esplicito,che è stato Ranke a organizzare itentati omicidi? No, si trattava diuna vasta congiura.

Gli racconto che le mie indaginiromane mi hanno portato alla sedecentrale dell'Ordine Equestre delSanto Sepolcro di Gerusalemme, eche la segretaria del Gran Maestromi ha detto che il suo nome noncompare nello schedario - «IlCommendator Arno Beck non

esiste» - e lui afferma che anchequesto rientra nella congiura: ilPapa e il cardinale Tisserantl'hanno nominato Commendatore, acasa ha il diploma appeso allaparete, ma la luogotenenza tedescanon l'ha mai voluto accettare tra isuoi membri. «È strano. Che nepensa?»

La luogotenenza tedesca, dunque, faparte della congiura insieme aifinanzieri e al tipografo Ranke.

Gli riferisco allora il mio colloquio

con padre Szàbo dell'IstitutoStorico della Compagnia di Gesù,che afferma di non avere contatticon Beck da anni, e di averglisempre parlato solo per telefono.Questo suscita il suo più grandestupore: «Quello che trovo strano,strano e meraviglioso, è che vadotutti gli anni a trovare padre Szàboe pranziamo insieme, e lui adessoviene a dirle di non avere contatticon me da anni. Abbiamo pranzatoinsieme, come io e lei adesso, nonal ristorante ma all'Istituto, insieme

agli altri padri. Sempre, sempre miha invitato a pranzo dai gesuiti.L'ultima volta è stato a settembre,sei mesi fa. È strano davvero, leinon trova?»

«Incredibile. A me ha detto: "Credoche abiti a Magonza, ma l'indirizzonon lo so"».

«Devo raccontarle una cosasingolare sul conto di padre Szàbo.È una persona sempre molto gentile.Tre anni fa gli ho dato unmanoscritto sulla tipografia del

Collegio Romano, non quello deitempi di Kircher, ma quello deitempi di Sant'Ignazio. Si festeggiaora un anniversario, il quintocentenario della nascita diSant'Ignazio e ilquattrocentocinquantesimo dellafondazione dei gesuiti.L'anniversario viene celebrato conla pubblicazione di unamiscellanea. Io ho scritto un saggiosulla tipografia, e tre anni fagliel'ho consegnato. Prima mi hadetto che il mio articolo sarebbe

stato stampato nella miscellanea,cosa che mi ha fatto piacere, mapoi, in ottobre, mi dice: "Devopurtroppo restituirle il suo saggio,non possiamo pubblicarlo nellamiscellanea perché un articolo sullatipografia di Sant'Ignazio è giàuscito". È vero. Negli anni Trenta.L'ho consultato anch'io,aggiungendo nuovo materiale. Nonera un buon motivo. Non potevaessere quella la ragione. Nonvoleva pubblicarlo, ecco. Pensoche quella fosse una scusa. Non

voleva. Non ho chiesto come mainon volesse, ho accettato, lui è statocortese e io anche».

Il Commendator Beck mangia conmoderazione, non prende dessert enemmeno il caffè. Una pillola, ditanto in tanto: «Per il ginocchio».

Gli passo una fotocopiadell'articolo apparso su «laRepubblica» a proposito delritrovamento del laboratorio diKircher.

Lo legge, e commenta: «AthanasiusKircher viene utilizzato, a torto,come simbolo del misticismo.Questo non è corretto. Kircher erauna persona concreta, non unmistico, ma un erudito, le sue operesono... questo è il pericolo: in parteè vero, doveva adeguarsi alladottrina ufficiale della chiesa, inparte no. È la cosa peggiore».

«Dagli interventi a Roma si direbbeche Kircher sia ora di moda perchésono di moda l'esoterismo e il

misticismo».

«Questo è il grande pericolo. Lo siprende un po' per il verso sbagliato.Dovrei scriverci sopra un saggetto,sulle distorsioni del pensiero diKircher e le rischiose mezze veritàsul suo conto. Credo che anchequesta sia stata una delle ragioni -non la principale, ma una delleragioni - del mio annientamento».

«A opera di chi?»

«A opera di molti, di molti».

«Parlava di ambienti finanziari».

«Avevo ricevuto un prestito dallabanca per le mie ricerche. Volevopubblicare la corrispondenza diKircher. Inaspettatamente ricevouna lettera: "La preghiamo disaldare nel giro di tre giorni ildebito contratto". Nel giro di tregiorni. Perché mai? Un prestito...Non l'ho pagato nemmeno adesso,non posso pagare. "Bene, alloraponiamo fine al nostro accordo epreleviamo i libri". È arrivata la

polizia e si è portata via i libri.Strano davvero».

«Ranke mi ha raccontato la suastoria in modo un po' diverso, tipoLe divertenti birbonate di TillEulenspiegel».

«Sì, lo so».

«Mi ha detto che ha inviato allabanca un camioncino carico di cartastraccia...»

«Non è vero, conosco quella storia.

L'ha anche riportata in una lettera altribunale. E' una sua invenzione. Ela polizia è arrivata con quellelettere, dicendo: "Che razza ditruffa è questa?"»

«Dice Ranke che si è divertitomolto con lei, che ha fatto un granridere».

«Sì, abbiamo fatto un gran ridere, aibei tempi, questo è vero».

«Mi ha dato un libro di Reilly,Athanasius Kircher, Master of a

Hundred Arts, che lei hapubblicato nel 1974. Dietro c'èscritto: "Recentemente pubblicato:Tomo I del Corpus epistolarumAthanasii Kircheri"».

«Non è stato pubblicato mai, perchéhanno distrutto tutto. Sono arrivatiquelli delle tasse e hanno detto:"Qui c'è scritto che il libro è uscito,deve pagare le tasse su questolibro". Io ho risposto: "Il libro nonè uscito". "Noi non ci crediamo,deve pagare un milione di tasse". E

hanno dato inizio a un processoperché non avevo pagato unmilione, ottocentocinquantamilamarchi per essere precisi, di tassesu un libro mai pubblicato. E'venuto fuori un gran processo. Sonostato condannato. Il giudice hadetto: "Il libro è uscito, lei devepagare 800.000 marchi di tasse".Lei che ne dice?... Avevo preparatoun menabò, con pagine bianche. Hodetto: "Il libro non è uscito.Mancano i fondi". Ma loro avevanofatto una perquisizione a casa mia e

avevano sequestrato il menabò. Ilgiudice ha detto: "Le sue sono tuttemenzogne. Ecco qui il libro". Poi hamesso il menabò sul banco e hadetto: "Eccolo qui il libro, lei ècondannato". Io feci presente che sitrattava di un menabò. E lui mi harisposto: "Noi non ci crediamo, leiha fatto questo libro solo perconfonderci le idee". Lei che nedice?...»

«Incredibile. Un mondo misterioso,sotterraneo».

«Quel giudice adesso è morto;stranamente, dopo questo processo,si è ammalato e sei mesi più tardi èmorto di cancro».

Beck intende dire... Malocchio? Hainsistito sul fatto che si esagera nelcollegare Kircher al misticismo,all'esoterismo, il che avrebbecontribuito alla sua, di Beck,rovina.

«Sa cos'altro ha detto il giudice?Ha detto: "Kircher è un'invenzionedel signor Beck. Kircher non è mai

esistito". Io allora ho risposto:"Vostro onore, andate in unabiblioteca e consultateun'enciclopedia". Lo sa cosa mi hadetto? "Già, ci ha pensato lei, eanche questa è truffa"».

«In effetti è opera sua se Kircher...»

«Sì, sulla Brockhaus. Ma ci sonoenciclopedie più vecchie, quelladel Meyer, pubblicata nel 1905, ioallora non ero nemmeno nato. Malui ha detto: "Anche a questo hapensato lei, lei l'ha fatto inserire nei

libri antichi, e anche questa ètruffa". Così sono statocompletamente rovinato».

Non posso fare a meno di ridere.Sembra davvero letteraturafantastica. Ha proiettatoun'immagine speculare di se stessoin un giudice paranoico?

Ma aggiunge: «Non c'è niente daridere. Mi ha distrutto, la mia vita èrovinata. Riesce a immaginarselo?Camminavo per strada, qui aWiesbaden - lei non ci crederà - e

dei passanti mi hanno sputato infaccia, degli estranei. "Eccolo làquel delinquente!", gridava genteche non conoscevo. "Come mai nonè in galera?". Tutti i giorni uscivanosul giornale articoli su di me.Sempre sul Betrùger, sul truffatore."Il Commendator Beck untruffatore?". Punto interrogativo.Estranei mi hanno dato uno spintonedicendo: "Porco!". Altri hannosputato, un vecchio mi ha sputato emi ha detto: "Uno come te devestare in galera". In strada!»

«Per via delle tasse?» «Sì».

La lussuosa Mercedes è statarubata, racconta Beck. Volevadenunciare il furto alla polizia, mal'agente di turno non volle accettarela denuncia: «Lei è un truffatore»,gli disse. Beck presentò un reclamoche non venne accolto perché nonconosceva il nome dell'agente.

«Ma me lo ricordo benissimo.Aveva una piccola cicatrice sullabbro superiore. Ho detto: "Semettete tutti gli agenti in fila, io lo

riconosco subito". Ma non hannovoluto farlo».

«He is not a bad guy», avevascritto Fletcher. Ma Beck èconvinto che Fletcher ce l'abbia conlui perché, a suo tempo, gli è statointerdetto l'accesso alla Gregoriana.«Ma non sono stato io, sono stati ipadri della Gregoriana».

Un taxi ci ha riportati alla stazione.Pare, nonostante tutto, che debbaprendere il treno per Magonza.Abita a Magonza, alla fin fine? No.

Abita in campagna, allora? No,nemmeno. «A metà strada, per cosìdire».

Prima che parta, mentre lui beveuna bibita («Stupendo, proprio latemperatura giusta!») e io una birra,gli domando cosa pensi di queipassi dell'autobiografia in cuiKircher racconta di esseregiudicato un truffatore e tenta didimostrare che le sueinterpretazioni degli obelischi nonsono falsificazioni. Cosa dobbiamo

dire di queste affermazioni?

«Niente».

«Secondo alcuni, Kircher sarebbestato sempre in buona fede, avrebbeavuto soltanto troppa fantasia.Quando però scrive cose delgenere, io non riesco a vederci altroche truffa».

«Io ho un'altra spiegazione», diceBeck. «Ma è difficile da verificare,e forse non è corretta. È una miaidea».

«Posso scriverla?»

«Ah, è pericoloso. (Ridendo)Potrebbe dare il via a una nuovapersecuzione».

«È un'ipotesi tanto ardita?»

«È un'ipotesi ardita. Credo un po'troppo ardita. Non è un'ipotesiscientifica».

«E cioè...?»

«Sono convinto che Kircher non

fosse un truffatore. Se lo siinterpretasse come fa lei, invece,sarebbe un truffatore».

«Ho sempre fatto del mio meglioper non considerarlo un truffatore,ma quando leggo...»

«Ho una teoria. Kircher siappassionava molto al suo lavoroed era anche un po' vanitoso. Havoluto descriversi come un santo».

«Lei non ha voluto dir nulla, annifa, su eventuali tentativi di

beatificazione di Kircher».

«E non voglio dire nulla nemmenoadesso».

«La sua teoria... Lei ha detto cheera appassionato e un po'vanitoso...»

«Vanitoso lo era di sicuro. Maquesto non è un delitto. Io credo chefosse così preso dalle sue ricercheda non riuscire più a tenere distintefantasia e verità. Che, nel fuoco delsuo studio, credesse egli stesso a

quel che scriveva, perché scrivevain uno stato di ispirazione estatica».

È una dimostrazione di conoscenzadi sé. Queste parole si applicanobenissimo all'Athanasius Kircherche sta qui seduto vicino a me.

La gente mi darebbe del pazzo seandassi in giro a raccontare chesono stato a pranzo con Kircher.Direbbero:

«Kircher? È morto da un pezzo, no?Kircher? Ma se non è mai nemmeno

esistito!»

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1 Heimatmuseum, museo di storialocale, (n.d.t.)

2 Quanto più conosci, quanto piùsai - / devi riconoscerlo - tutto giraa tondo; / prima, chi diceva unacosa, chi l'altra, / adessoincontrastato domina / nel centrodel globo / il piro-idrofilacio, /perché sulla superficie della terra /non vengan meno fuoco e acqua. /

Donde verrebbe mai qualcosa, / seda lungo già non fosse pronta? /Così, del tutto inaspettato, / è qua dinuovo il padre Kircher. / Certo, nonmi pèrito a dirlo: / siamo sempre acaccia di problemi. (JohannWolfgang Goethe, Werke 1887-1912, t. 3.) (n.d.t.)