Il mobile imbottito a Forlì e dintorni: SODOMA, di Gomorra ha già parlato Saviano

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La Lista Civica DestinAzione Forlì presenta il video di denuncia di un imprenditore forlivese che spiega come a Forlì ci siano molte aziende che lavorano come contoterzi nella produzione del mobile imbottito, cioè di salotti, e altre che lavorano nello stesso settore, ma anche come progettisti di linee proprie.

Transcript of Il mobile imbottito a Forlì e dintorni: SODOMA, di Gomorra ha già parlato Saviano

Buongiorno a tutti,sono titolare di una azienda del centro/nord Italia operante nel settore manifatturiero. Produciamo mobili imbottiti, salotti, per intenderci.Premetto che non è mia intenzione parlare della mia azienda, ma denunciare il sistema che sta strangolando tutti coloro i quali hanno cercato di lavorare in modo onesto e rispettoso delle leggi. Intendo introdurre la mia denuncia con una breve presentazione della mia azienda per evitare che quanto ho da dire venga archiviato con le solite litanie “sciacqua coscienza” come queste:- le aziende devono fare innovazione- il rilancio delle aziende passa per la valorizzazione del made in Italy- il successo sta nella capacità dei singoli imprenditori- la causa della crisi delle aziende italiane è la globalizzazione- abbiamo fatto tutto quanto in nostro potere- non sapevamoecc. ecc.Espongo la mia denuncia in forma anonima per paura di ritorsioni da parte dei miei colleghi e dei clienti in genere, come pure delle istituzioni cittadine, degli organi di controllo che non hanno controllato.Alle persone che prima e molto più coraggiosamente di me hanno denunciato è stata fatta terra bruciata attorno, di loro è stato detto che hanno scatenato una caccia alle streghe e sono state anche pesantemente insultate a livello personale.Devo farlo per continuare a coltivare le residue e flebili speranze di salvare la mia azienda, i suoi contenuti e i suoi valori, il lavoro di una vita ed i miei dipendenti ( i pochi che sono riuscito a mantenere).

La mia azienda produceva e distribuiva collezioni a proprio marchio in diversi paesi oltre a realizzare lavorazioni in conto terzi di alto livello per marchi molto noti del Made in Italy distribuiti a livello internazionale.All’interno della mia azienda è stato ed è tuttora impiegato personale di nazionalità diverse, anche extraeuropee, anche cinese.Le mie maestranze sono addestrate e qualificate e spendiamo ogni anno in ricerca e in sviluppo una cifra pari a circa il 10% del nostro fatturato.La mia azienda ha un proprio centro stile interno ed è quindi in grado di produrre prototipi di nuovi modelli da proporre sui mercati.Sono stato uno dei primi a Forlì ad avvalermi di laboratori cinesi nel 2003/2004, per smettere immediatamente (tempo un annetto) appena capito di cosa si trattava, avendo trovato un ragazzino di 13 anni a sedere dietro una macchina da cucire alle 9 di sera, a Forlì, non in una sperduta provincia cinese.

La mia è ancora (nel senso che lo è fino a quando riusciremo a tenerla aperta, grazie agli enormi sacrifici ed ai continui investimenti che mi sono sobbarcato nonostante le varie crisi), un’azienda moderna e performante, tra le aziende che rispettano le leggi, all’avanguardia nel settore del mobile imbottito ,molto più moderna del 90% delle aziende che utilizzano la manodopera cinese e che hanno guadagnato sicuramente più di me.Tutto quello che abbiamo fatto e facciamo viene vanificato grazie all’esistenza, all’instaurazione, del sistema che vado a descrivere.Mi rivolgo quindi alla rete, chiedendole aiuto, per denunciare la situazione drammatica e scandalosa che attanaglia il nostro settore e quello manifatturiero in genere e che con molta probabilità ci costringerà, e come noi molti altri, a chiudere entro la fine dell’estate.

Il sistema: trova la m…. e troverai le mosche

Nella mia regione, ma lo stesso accade ovunque ci siano dei poltronifici e quindi in Veneto, Friuli, Marche e Lombardia (in Puglia invece si sono inventati un sistema ancora migliore*) da almeno 6 anni le aziende produttrici di mobili imbottiti che abbiano una propria rete di distribuzione a qualsiasi titolo si servono, per la realizzazione di parte o della totalità delle loro lavorazioni, di laboratori gestiti da cinesi che si pongono sul mercato ad un prezzo orario che corrisponde ad un terzo o addirittura ad un quinto di quello di un laboratorio italiano.Il prezzo di un laboratorio italiano è dato dalla sommatoria del salario dei dipendenti, dalle spese fisse , dalle spese generali e dalle tasse.Il prezzo medio del lavoro in un‘azienda, in regola, nella nostra zona e nel nostro settore è di 22/25 € all’ora.Le aziende gestite da cinesi si pongono sul mercato ad un prezzo orario che varia da 5 a 8 € all’ora.Questo senza contare che, se la lavorazione realizzata in un laboratorio cinese non fosse per qualche motivo conforme a quanto richiesto, molto semplicemente non la si paga, mentre in un laboratorio italiano la riparazione di una non conformità viene comunque, giustamente, retribuita al dipendente.

Come è possibile tutto ciò?È molto semplice: i laboratori in questione sono tutti rigorosamente iscritti alle associazioni di categoria (CNA e Confartigianato), sono in possesso di partita IVA, hanno un domicilio conosciuto e risultano aver assunto X dipendenti che lavorano quattro ore al giorno.Al giorno, appunto.

Al calar delle tenebre, improvvisamente, assistiamo al moltiplicarsi dei lavoratori e delle ore lavorate.I dipendenti diventano XX e le ore lavorate diventano 14, quelle retribuite calano a due perché i titolari costringono i dipendenti a restituire anche una parte di quelle segnate in busta.Il tutto in ambienti molto spesso fatiscenti e ben lontani dagli standard richiesti (giustamente) dalle vigenti normative, per il rispetto delle quali gli imprenditori onesti (pochi, molto pochi tra quelli che fanno mercato e non solo lavoro per conto terzi) sono costretti (sempre giustamente) a spendere fior di quattrini.

Il tutto ogni notte. OGNI notte, sabato, domenica e feste comandate comprese, ogni momento lontano dagli orari normali dei controlli (non) effettuati dagli organi preposti: Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili Urbani, Ispettorato del Lavoro, Ausl.Il sistema è conclamato, un assunto oramai, già denunciato negli anni passati più e più volte presso le associazioni di categoria e gli organi preposti, ma sempre e costantemente minimizzato dagli stessi.Quanto vi descrivo, ripeto, si verifica ogni giorno ed ogni notte sotto gli occhi degli organi di controllo che pare impossibile non siano perfettamente a conoscenza non solo dei fatti, ma anche dei luoghi e delle circostanze.

Adesso poi siamo ad una nuova frontiera.Ultimamente, oltre al sistema sopra descritto, le aziende “migliori” fanno lavorare manodopera cinese all’interno delle loro strutture pagandola a cottimo.Fin qui può sembrare tutto regolare, ma vogliamo per caso andare a vedere quanto pagano e quali sono gli orari di lavoro che si consente loro di sostenere? Al termine dell’ orario “normale” i titolari e le maestranze italiane lasciano lo stabilimento e restano solo i cinesi supervisionati da un responsabile cinese.Addirittura alcuni imprenditori, i più “lungimiranti e ben organizzati”, stanno rilevando spazi una volta occupati da laboratori italiani, e quindi già attrezzati per questo tipo di lavorazione, per insediare al loro interno forze lavoro già organizzate composte solo ed esclusivamente da cinesi.Pensate che quando saranno sotto retribuiti o quando non verranno loro riconosciute ferie o malattie e maternità andranno da qualcuno a protestare?Pensate che questi imprenditori abbiano fatto questa scelta per mancanza di manodopera di altre nazionalità, con tutti i laboratori che hanno chiuso negli ultimi anni?

*Il sistema adottato in Puglia dalle aziende, che solitamente hanno dimensioni molto superiori a quelle della nostra zona, è quello di chiedere la cassa integrazione per i

dipendenti, farsela restituire e poi far lavorare i dipendenti in nero in altri luoghi. Ne ha parlato anche Report se non sbaglio. Geniale no?Pensate che guadagno ci può essere su un manufatto realizzato con queste modalità.

La denuncia

Il tutto fino al momento della coraggiosa ultima denuncia da parte delle due imprenditrici forlivesi Manuela Amadori ed Elena Ciocca nel febbraio del 2007.Questa denuncia è poi sfociata in un'inchiesta da parte della magistratura e che prevede finalmente anche l’ipotesi di reato di grave turbativa del mercato a carico delle aziende committenti. Del caso si è occupato anche Report con la giornalista Sabrina Giannini in un servizio intitolato “Una poltrona per due” All’interno del servizio si evidenziava quanto scoperto nel corso delle indagini a carico di aziende che vanno in televisione a reclamizzare la loro produzione “Made in Italy” (sarebbe meglio dire “made in Chitaly”) i cui prodotti vengono venduti per migliaia di euro dopo essere stati realizzati nei laboratori cinesi che lavorano come descritto o da laboratori italiani che, a causa della presenza di quelli cinesi sul mercato, si fanno sottopagare fino ad arrivare al fallimento per coltivare l’inutile speranza che qualcosa cambi.

Gli sviluppi

Oggi, dopo l’inchiesta giornalistica e quella della magistratura, all’atto pratico cosa è cambiato?

NULLA, ASSOLUTAMENTE NULLA.

Le stesse aziende che erano state denunciate, assieme a quelle che non erano state denunciate, continuano a dare la stessa mole di lavoro (forse di più) agli stessi laboratori cinesi.

Tutti gli attori di questa commedia, vittime a parte, naturalmente, continuano a rimpallarsi la responsabilità o a mettere in campo iniziative che hanno la sola valenza di tutelarsi quando e qualora lo scandalo dovesse venire a galla.In più, perfezionandosi ed espandendosi il sistema, cominciano a venir toccate anche parti

della filiera che fino ad oggi erano state immuni: i produttori di semilavorati, ovvero fusti e gomma.Oggi cominciano a nascere anche laboratori cinesi che cuciono i sottorivestimenti per i cuscini in piuma destinati alle imbottiture e laboratori che fanno il montaggio dei telai in legno .Così anche queste realtà, finora indifferenti a quanto stava succedendo, oggi soffrono.

I danni

Vediamo nel concreto quali sono i danni che questo sistema arreca alla nostra economia, e quando dico nostra non intendo quella della mia zona , intendo quella italiana, quanto meno quella del comparto manifatturiero e dell’artigianato, delle cosiddette Piccole Medie Imprese, spina dorsale dell’economia italiana.

Perdita di posti di lavoro regolari e del gettito fiscale,.

I proventi generati dai laboratori cinesi creano un'economia parallela che non investe nel nostro territorio se non rilevando attività commerciali e immobili in contanti.

Deprezzamento esponenziale del valore della manodopera: i nostri dipendenti non valgono assolutamente più nulla.

Il sistema così come è oggi premia le aziende che delinquono (non mi sembra una gran novità in Italia), perché di questo si tratta, si tratta di conferire commesse ad aziende che riducono in schiavitù i loro “dipendenti”, che non rispettano le norme in materia di prevenzione infortuni, che non versano i contributi nella misura dovuta per le ore lavorate, che non pagano le tasse per quello che producono.

Alle aziende che si rifiutano di aderire a questo sistema non resta fatturato per poter continuare a mantenere le strutture, i dipendenti, gli impiegati, le utenze, gli affitti, e per chi fa mercato, a promuovere i prodotti con eventi, a organizzare reti commerciali, a costruire strumenti di marketing, a investire in ricerca e sviluppo.

Oggi, quando vado a proporre i miei prodotti ai potenziali clienti italiani o esteri, questi,

dopo averne apprezzato linee e qualità costruttiva, progettuale ed apprezzato i servizi che posso offrire a corredo del prodotto, arrivati al momento di valutare il prezzo, si sorprendono e commentano tutti e sempre allo stesso modo:

“sai, ci piacerebbe comprare da te anche perché abbiamo assoluto bisogno di vendere Made in Italy dopo le figuracce fatte con i clienti proponendo prodotti cinesi (vedi casi Conforama in Francia ed altri), ma i prodotti cinesi (prodotti in Cina ) simili ai tuoi costano il 40% in meno di quanto mi chiedi e comunque ci sono prodotti Made in Italy (in questo caso “Made in Chitaly”) provenienti dalla tua zona che i nostri colleghi acquistano al 30% in meno di quello che tu chiedi.”

Se a qualcuno interessasse potrei produrmi in una disamina riguardante il costo medio di realizzazione di un divano, sia in pelle che in tessuto, compreso acquisto dei materiali, dei trasporti e dei costi di gestione distributiva e commerciale.

Sarebbe poi molto interessante andare a confrontare questo con il prezzo medio di acquisto del prodotto finito a livello industriale : divano 3 posti in tessuto offerto al cliente finale a € 490 IVATO che vengono reclamizzate in televisione a livello nazionale ( e la pubblicità costa!).Lo capirebbe chiunque che c'è qualcosa che non va, che il 3 nel 2 non ci sta!

Dal mese di dicembre all’ultima settimana di aprile ho ricevuto e valutato quattro proposte di aziende commerciali che mi chiedevano di occuparmi della gestione delle loro collezioni, sono sull’orlo del fallimento e vi assicuro che non posso assolutamente permettermi di fare lo schizzinoso, tra l’altro si parlava di fatturati ingenti.

Valutata la situazione ed incassati i complimenti per la struttura, il centro stile e la qualità del lavoro svolto e dell’organizzazione aziendale (frutto forse delle mie capacità, ma soprattutto anche dell’impegno e del sacrificio dei miei collaboratori e dei miei dipendenti) al momento di parlare dei prezzi faccio notare che quelli richiesti sono più bassi di almeno il 30% di quelli che potrei praticare io con la mia struttura.

Argomento sul costo dei semilavorati, nessuna obiezione, sul costo dei rivestimenti, nessuna obiezione, sul costo dei trasporti e degli impiegati necessari per gestire acquisti, produzione e logistica, nessuna obiezione.

Al momento di parlare dei costi di produzione scatta il solito ragionamento, sentito un

milione di volte negli ultimi 6 e sottolineo 6 anni:

“il costo dei dipendenti è un costo inutile, il tuo collega tizio per la catena caio realizza un prodotto simile mettendolo sul mercato ad un prezzo pari, anzi inferiore, a quello che noi ti chiediamo di raggiungere.

Vedi, potresti per esempio, non fare lavorare i tuoi dipendenti e servirti dei laboratori cinesi, raggiungi i prezzi che ti chiediamo e gestisci solo i semilavorati e la programmazione, controllando alla fine la qualità.

Tra l’altro non è più nemmeno vero che non siano in grado di fare lavorazioni di qualità, ormai lavorano per noi da anni ed hanno imparato. In più c’è sempre l’innegabile vantaggio di non pagare nel caso in cui debbano rifare dei pezzi non conformi.”

Un bel sistema, però...

Faccio notare che l’acquisto di salotti realizzati in Cina comporta una serie di problemi:

- pagamenti anticipati o con apertura di lettera di credito (pagare moneta vedere cammello)

- acquisti in grosse quantità e quindi necessità di avere piattaforme logistiche per smistare le merci che in questo caso sono anche voluminose;

- obbligo di grossi acquisti di prodotti della stessa tipologia, dello stesso colore e delle stesse dimensioni per sottostare alle esigenze produttive di quel paese .

A questo punto è necessario avere una forza commerciale molto rilevante per poter rivendere quantitativi ingenti di prodotti dal numero di tipologie limitate (composizioni tutte uguali per dimensioni ed in massimo 3 colori e due tipologie di rivestimento).

Già solo queste due voci tagliano la possibilità di acquisto in Cina ad una miriade di realtà commerciali e distributive non in grado di gestire quantità e modalità di questo tipo. Per ogni container che arriva bisogna calcolare un 15% di merce rovinata nel trasporto o difettosa.

Queste aziende cinesi non hanno la cultura del servizio al cliente (né la possibilità di attuarla) che le aziende europee hanno e che oggi è assolutamente necessaria per affrontare il mercato, sia con prodotti a basso costo che con prodotti di alta gamma.

E quindi, non potendo acquistare i prodotti direttamente dalla Cina, come hanno pensato di risolvere questo problema gli imprenditori ”illuminati”?

Molto semplice, hanno cinesizzato l’Italia (“Made in Chitaly”) con il metodo di cui sopra.

Abbiamo permesso ai nostri clienti, italiani ed esteri, di acquistare prodotti con i servizi delle aziende europee (qualità, scelta e personalizzazione, servizi post vendita), a prezzi vicini a quelli cinesi (“Made in Chitaly”) senza doversi nemmeno sobbarcare gli oneri finanziari relativi ai pagamenti anticipati e quelli economici relativi alla gestione di una logistica ( consegniamo noi in tutta Europa e oltre!).

Se semplicemente ci si fosse categoricamente rifiutati di delinquere (ma siamo in Italia, quindi c’e l’abbiamo nel sangue e comunque prima che qualcuno controlli passeranno anni) e ci si fosse categoricamente rifiutati di ridurre in schiavitù dei nostri simili si sarebbe combattuta una lotta comune a 360 gradi.

Una lotta volta ad ottimizzare il sistema produttivo sollecitando ed interagendo con le istituzioni per rivedere i costi del lavoro, chiedendo infrastrutture, informando i clienti, comunicando, lottando comunque.

Avremmo potuto combattere i colossi produttivi cinesi proteggendo la nostra economia e rafforzando enormemente l’immagine ed il peso specifico del Made in Italy ed invece ci siamo suicidati ed oggi siamo poveri, al collasso, e derisi, tanto per cambiare.

Gli imputati:

Gli imprenditori Gli imprenditori che hanno aderito e aderiscono a questa pratica, sono colpevoli di non aver avuto la lungimiranza necessaria a capire che in questo modo avrebbero svalutato il loro stesso prodotto e svilito il loro operato, trasformandosi da esempi virtuosi in espressioni della più italica delle mediocrità.

Colpevoli anche di non avere la moralità e l’orgoglio necessari a dire no ad un pratica che è sotto ogni aspetto illecita.

Avete presente le due aziende più nominate nel servizio di Report, quella che produce per la catena d’oltralpe e quella che produce il prodotto made in Italy (“made in Chitaly”) reclamizzato dal famoso personaggio televisivo?

Bene, oggi la prima ha l’appalto del lavoro della seconda ed indovinate un poco come lo gestisce?

E con quali laboratori?

Bravi, indovinato, siete dei geni, avete vinto un laboratorio in regola chiuso e degli operai in regola in mezzo ad una strada.

Naturalmente utilizzano gli stessi laboratori che sono entrati a far parte dell’inchiesta in corso e del servizio di Report.

Ah, però, dimenticavo, uno dei due laboratori che cuce circa 300 pezzi alla settimana ha cambiato sede, si è spostato di circa dieci chilometri, in provincia di Ravenna, quindi è introvabile: ha trasferito la sua sede al centro della Guyana meridionale, in una zona palustre infestata da zanzare, tigri e tribù antropofaghe. Questa informazione ci è giunta da parte di un disertore del Mossad Israeliano che al momento lavora per la CIA. Come potete immaginare è un’informazione riservatissima ed in città nessuno lo sa, l’ho avuta perché ho rapporti col KGB!

… e stanotte i cinesi lavorano, come sabato, come domenica, come il giorno di Pasqua e quello di Pasquetta, ma fate pure con comodo, ci sono cose più importanti!

Le associazioni di categoria.

Le associazioni di categoria che dovrebbero tutelare gli artigiani sono due.

L’ex presidente di una delle due, l’uomo dal D’Alemiano baffetto, poi promosso a presidente della Camera di Commercio , quello che in campagna elettorale per le regionali era candidato per il PD e che aveva come slogan “FA!”, cosa ha fatto?

Abbiamo denunciato presso l’associazione, io ed altri imprenditori come la Amadori e la Ciocca (ad onor del vero, a parte me, erano per lo più laboratori che lavoravano per conto terzi, perché gli altri erano molto allegramente già passati dall’altra parte) la situazione decine di volte durante la sua presidenza e durante la sua presidenza egli avrebbe avuto tutti gli strumenti per controllare quanto denunciato e portare la denuncia dei suoi tesserati ad un livello più alto, presso le istituzioni.

Esempio: i laboratori cinesi si fanno tenere la contabilità dalle associazioni di categoria

perché avendo a libro paga 4 dipendenti in croce per un numero irrisorio di ore hanno una contabilità molto semplificata. Il controsenso è che con questi pochi dipendenti riescono a fare un fatturato elevatissimo. Dov'era il presidente quando dicevamo che con la metà dei nostri dipendenti questi fatturavano più del doppio delle nostre aziende?

Forse era troppo occupato a contare le nuove quote associative che questi laboratori versavano, troppo occupato anche per contare il numero dei laboratori italiani, tesserati da anni, che nel frattempo chiudevano.

Concludo dicendo che l’associazione di cui parlo esprime il massimo della sua attenzione verso questo problema con l’uscita di un’intervista sul proprio giornalino dove ci viene spiegato che siamo degli allarmisti e che a Prato la penetrazione del territorio da parte dei laboratori cinesi nel settore della pelletteria e del tessile è pari all’80% mentre da noi è solo il 15%!

AAAHHMBE', allora siamo tranquilli!

Oltre tutto, nell'articolo citato per essere più chiari si sarebbe dovuto evidenziare la situazione della zona di Quarrata, dove il distretto del mobile imbottito versa nelle nostre stesse drammatiche condizioni per lo stesso identico problema.

Tra l’altro l’articolo continua sciorinando tutta una serie di soluzioni al problema che sono esattamente il contrario di quello che ha fatto in questi anni l’associazione nel concreto, non lottando che a parole per sconfiggere questo sistema, mentre appoggiava di fatto, senza accorgersene, i laboratori cinesi e le aziende che li utilizzano massicciamente.

Il tutto si traduce in: chi rispetta le regole è un incapace destinato a soccombere di fronte a chi non le rispetta.

Ah, dimenticavo, indovinate che mestiere fa il nuovo presidente dell’altra associazione di categoria?

Ve lo dico io, ha un bel poltronificio.

E fin qui….E indovinate per chi lavora?Per il famoso marchio italiano reclamizzato dal famoso personaggio televisivo.

… e stanotte i cinesi lavorano, come sabato, come domenica, come il giorno di pasqua e quello di pasquetta, ma fate pure con comodo, ci sono cose più importanti!

Il governo della città:

Forlì è, storicamente, un feudo della sinistra

Dove erano gli amministratori mentre noi andavamo a chiedere di intervenire?

Dove erano mentre i dati dimostravano che i laboratori italiani stavano chiudendo e con quale prepotenza questo fenomeno stesse emergendo?

Non hanno visto i dati ?

Erano impegnati in altro?

Gli assessori alle attività produttive, e tra questi quello attualmente in carica ex dipendente CNA , non avevano per caso tutti gli strumenti necessari per, quantomeno, controllare ciò che in città tutti sanno?

Oggi l’assessore rilascia interviste a Radio Uno dove, tirato per la giacchetta dalle due imprenditrici si affretta a ringraziarle per la loro lotta, a dire che le ha immediatamente ricevute una volta saputo e che ha attivato i controlli necessari.

In realtà i pochissimi controlli effettuati sono stati svolti con le stesse modalità di sempre, in pieno giorno.

Naturalmente, all’approssimarsi delle elezioni regionali di aprile, piomba in città un esponente del partito della maggioranza a livello nazionale che ascolta e dice che a quel livello non sapevano, che sono esterrefatti e solidali, che sono a disposizione e che provvederanno a bacchettare i candidati ed i loro colleghi di partito che non hanno fatto quanto necessario per denunciare e contrastare un fenomeno disgustoso ed inaccettabile e le sue gravissime conseguenze sui cittadini onesti e sull’economia cittadina.

Dove siete stati fino ad oggi? Chi mi ridarà gli anni di lavoro gettati al vento, a me e agli altri che non ce l’hanno fatta a resistere, a tutti i dipendenti che sono in mezzo ad una strada?

… e stanotte i cinesi lavorano, come sabato, come domenica, come il giorno di Pasqua e quello di Pasquetta, ma fate pure con comodo, ci sono cose più importanti!

P.s.: il Movimento 5 Stelle, al quale mi sono rivolto chiedendo aiuto per esporre questa mia denuncia, ha suggerito di posticipare la pubblicazione di questo scritto e del video fino a dopo le elezioni, proprio perché non potesse essere liquidato come propaganda pre-

elettorale.

La politica.

La politica è fatta di governo ma anche di opposizione.

Questa coalizione si è presentata alle ultime elezioni regionali con un candidato che aveva come slogan “c’è!”

E DOVE diamine è?

Non hanno mai parlato con gli imprenditori che dicono di rappresentare? Non hanno visto i servizi di Report?

Delle azioni della magistratura non sono al corrente?

Pensano che sia un problema marginale, di secondo piano?

Anche questi politici che sono di Forlì e vivono a Forlì non sapevano, non vedevano, non capivano non facevano, non…

Naturalmente, all’avvicinarsi delle scadenze elettorali, a Roma le due imprenditrici già nominate vengono ricevute dai vertici della coalizione di maggioranza che le rassicurano con belle parole, ma che ancora non si sono trasformate in fatti.

… e stanotte i cinesi lavorano, come sabato, come domenica, come il giorno di Pasqua e quello di Pasquetta, ma fate pure con comodo, ci sono cose più importanti!

Le forze dell’ordine:Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Vigili Urbani.

Mi domando se da parte dei tutori dell’ordine pubblico non fosse possibile fare qualcosa di più a livello autonomo, indipendentemente dal grado di pressione politica.

Parliamo di un problema che non è solo amministrativo, parliamo di un fenomeno all’interno del quale sono ben visibili reati come la riduzione in schiavitù, l’immigrazione clandestina e il riciclaggio di denaro, senza contare la miriade di reati minori di cui potremmo parlare.

Non si può pensare di agire senza un coordinamento della forze dell'ordine che risolva il

problema di competenza territoriale oltre che di merito.

Inoltre non si può pensare di ottenere buoni risultati effettuando controlli solo in pieno giorno.

… e stanotte i cinesi lavorano, come sabato, come domenica, come il giorno di Pasqua e quello di Pasquetta, ma fate pure con comodo, ci sono cose più importanti!

Pensiamo che anche voi non possiate accettare che nel nostro Paese sia sottaciuta e legittimata una situazione del genere

Inps, ausl, ispettorato del lavoro

Per questi enti possiamo fare le stesse domande di prima.

Quali sono i motivi per cui i controlli non vengono fatti e se vengono fatti sono solo e rigorosamente nelle ore diurne infrasettimanali?

Se i controlli venissero effettuati in egual misura nei laboratori cinesi e in quelli italiani non verrebbero a galla le violazioni della legalità che abbiamo evidenziato?

Veramente pensiamo che gli ambienti lavorativi dei laboratori cinesi siano a norma per quanto riguarda la sicurezza e che vi siano rispettati i diritti dei lavoratori (versamento dei contributi, tutela sugli infortuni sul lavoro, tutela delle lavoratrici in maternità).

Perché non si riesce a fare nulla pur sapendo dove sono i laboratori, che orari lavorativi hanno e le condizioni in cui versano i loro dipendenti?

Spiegatecelo.

… e stanotte i cinesi lavorano, come sabato, come domenica, come il giorno di Pasqua e quello di Pasquetta, ma fate pure con comodo, ci sono cose più importanti!

I sindacati

Anche qui ci sarebbe veramente di che parlare a lungo.Dov'erano i rappresentanti dei lavoratori, mentre decine di laboratori legali chiudevano, mentre decine di dipendenti finivano in mezzo alla strada?

Non possono non conoscere questa situazione visto che dagli anni '70 ad oggi il settore del mobile imbottito nella zona di Forlì è stata una delle principali fonti di impiego.

Come mai nonostante ancora oggi a Forlì si producano circa 1000 divani al giorno non c’è più lavoro per i laboratori in regola ?

In piazza non si dovrebbe andare solo per il concerto del primo maggio o per i metalmeccanici.

I sindacati dovrebbero difendere i dipendenti dei laboratori in regola che perdono il lavoro o perché le aziende falliscono in quanto non in grado di sopportare la concorrenza dei laboratori cinesi o perché le aziende preferiscono guadagnare di più dando il lavoro agli stessi laboratori cinesi.

Il tutto senza contare che un sistema di questo tipo, per mancanza di una reale concorrenza interna, svuota le aziende di una reale spinta alla competitività e alla ricerca di nuovi materiali, di nuovi prodotti e di nuove metodologie.

I dipendenti

Io sarei curioso di sapere in quale momento, esattamente, ci siamo definitivamente grandefratellizzati, o isoladeifamosizzati, o amicizzati, o championsleaguizzati.

Siamo divenuti veramente una perfetta espressione del popolo bue o è la paura che ci attanaglia che ci impedisce di denunciare la situazione contingente? Se non parte dai dipendenti la denuncia del problema, difficilmente l’iniziativa verrà presa dagli organi superiori.

Il rimedio:Il rimedio è uno ed uno solo:

si esegua fin da subito una campagna a tappeto, alla quale partecipino congiuntamente carabinieri, polizia, vigili, ausl, ispettorato del lavoro e inps in tutte le province e in tutti i comuni interessati (per evitare che i laboratori cinesi si spostino e che le commesse vengano spostate dagli imprenditori da una zona ad un’altra che non viene controllata) .

I laboratori non in regola vanno chiusi immediatamente e le merci al loro interno sequestrate colpendo così anche le ditte appaltanti che hanno contribuito a distruggere il tessuto economico locale.

Questa azione, passata la fase iniziale di controllo e di repressione del fenomeno, deve essere seguita da una fase ispettiva seria che abbia come obiettivo l’accertamento delle responsabilità, ma soprattutto un’azione di controllo del territorio continua e costante, per evitare che passata la tempesta tutto torni come prima.

E' ormai abitudine consolidata in qualsiasi settore della vita civile, dovendo affrontare qualsiasi problema, ingrandirlo fino al punto da perderne gli orizzonti, con il risultato di non fare quanto necessario ) per la soluzione del problema stesso.

La verità e la soluzione sono vicine a noi, sotto i nostri occhi e facilmente perseguibili.

Il problema è la volontà politica e la coscienza civile

Gli effetti sarebbero:

- nell’immediato il rifiorire di posti di lavoro regolari.

- un ritorno al vero Made in Italy informando anche il cliente finale, nazionale ed internazionale, della situazione ed invitandolo ad un consumo consapevole, a prezzi eticamente sostenibili:

bye bye ai divani al pubblico a € 490 i.v.a. compresa “Made in Italy” (“Made in Chitaly”)

Come ottenere questi risultati ?

Semplice, partecipate massicciamente al mail bombing in maniera che nessuno possa più dire che non sapeva, che non aveva visto, che il fenomeno è marginale, che è normale, che è inevitabile, che risolverlo è impossibile e provocherebbe dei danni .

Altrettanto importante sarà partecipare in massa all’incontro pubblico organizzato presso il comune di Bertinoro il giorno 27 maggio alle ore 21:00.

Sul palco assieme alla giornalista di Report Sabrina Giannini e ad un economista ci sarà anche il PM Di Vizio e un rappresentante del PD.

Non lasciate che possano dire che non si è partecipato e che quindi il fenomeno non è poi così rilevante. Non lasciate che vadano su quel palco a dire che non sapevano o che hanno fatto ed hanno detto, non lasciate che dicano che non si poteva fare nulla e che non c’è una

soluzione.

Partecipate e fate sapere loro che non possono fare delle vostre vite ci che vogliono.

L’obiettivo

L’obiettivo è quello di riprenderci la nostra vita, il nostro territorio: l’Emilia Romagna, il Veneto , il Friuli, la Toscana, la Puglia.

Riprenderci la nostra credibilità a livello internazionale , il Made in Italy, quello vero.

L’obiettivo è quello di essere messi tutti sullo stesso piano, sulla base del rispetto delle regole e giocarsi la partita ad armi pari.

Riprenderci la possibilità di dimostrare che valiamo come imprenditori, artigiani, dipendenti, per quello che sappiamo esprimere all’interno del quadro legislativo, delle regole di vita del nostro paese.

Dipende solo da noi!

Grazie!