Il conflitto (con esercizi)

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Il conflittoVeronica Verlicchi

Digital Media Strategiswww.veronicaverlicchi.it

Il conflitto

E’ normale che anche persone molto simili, che vanno spesso d’accordo, prima o poi vivano situazioni in cui le loro intenzioni, desideri, esigenze o opinioni non collimano.Si parla di conflitto per indicare una divergenza nella quale ciascuno degli attori vuole imporre il proprio punto di vista senza fare concessioni all'altro.

Atteggiamenti non corretti per gestire il

conflittoCancellazione . Quando non si menziona affatto che esista un problema. Distorsione . Non ritenersi responsabili del problema, perché lo si attribuisce a cause esterne. Generalizzazione . Dire all'interlocutore frasi del tipo “Sei SEMPRE il solito…” “Tu non vieni MAI” ecc… generalizzando comportamenti che magari l'altro non sempre manifesta.

Distrazione . Iniziare una accessa discussione, ubriacarsi, guardare troppa TVfuggire ecc… sono tutti esempi di questa strategia. Finzione . Fingere sentimenti che non si provano per evitare di avvertire quelli che si sentono veramente (la rabbia ad es. è un' emozione che spesso sostituisce il dolore). Negazione . Non sentire nulla e non sapere nulla a proposito di ciò che comunica l'interlocutore. Atteggiamento spesso accompagnato dall'alcool.

Distanziamento . Prendere le distanze dal problema, essere mentalmente “altroveActing out . L'acting out consiste nel rompere oggetti, percuotere qualcuno, correre via o addirittura compiere azioni per le quali ci possono essere sanzioni penali.

Come risolvere un conflitto

Affrontare e gestire efficacemente un conflitto implica grandi capacità d'ascolto , apertura , flessibilità , creatività e maturità emotiva

Atteggiamenti positivi per risolvere il conflitto

Distaccarsi emotivamente dalla spirale negativa di attacchi e contro-attacchi di cui un conflitto e spesso costituito . Per raggiungere questo obiettivo, si può ricorrere ad un piccolo “trucco”: semplicemente, respirare molto lentamente e profondamente. Cercare di vedere la scena del conflitto da lontano, come se fossimo in cima ad una montagna o su di un balcone. Questo ci permette di non rimanere “intrappolati” nel circolo vizioso comunicativo che spesso i conflitti comportano.

Rimanere focalizzati sui nostri veri obiettivi nel breve e lungo periodo . Spesso nei conflitti si perde di mira il problema vero, e si divaga in una spirale senza fine di recriminazioni reciproche particolarmente distruttive. E' bene invece rimanere focalizzati sul problema che causa il conflitto e lavorare insieme alla sua soluzione

Immaginare il proprio interlocutore coinvolto nel conflitto come un potenziale alleato. In questi casi è inutile visualizzare una situazione del genere: noi ed il nostro collega ci troviamo su di un'isola deserta e dobbiamo cooperare per continuare a sopravvivere.

Ascoltare il nostro interlocutore e sottolineare tutto ciò con cui siamo d'accordo. Questo permette di individuare delle aree di comune interesse tra noi ed il nostro interlocutore e contribuisce a migliorare la qualità della conversazione, oltre che facilitare la risoluzione del conflitto.

Riconoscere i propri errori e scusarsene. Ciò stimolerà l'altro a fare altrettanto. Evitare di difendere errori passati, potrà permettere alle parti coinvolte di vedere la loro situazione da nuovi punti di vista.

Riassumere i pensieri, sentimenti e punti di vista dell'interlocutore, prima di esprimere i nostri. Questo permette all'altro di sentirsi ascoltato per davvero, ed aumenta di molto la probabilità che anche noi siamo ascoltati.

Concentrarsi su obiettivi positivi per il presente ed il futuro , invece di colpevolizzare l'altro per errori passati. Una corretta gestione del conflitto mira a creare migliori condizioni per il presente ed il futuro, non a rimproverare, rimpiangere o lamentarsi per ciò che è passato.

Formulare delle richieste specifiche , invece che criticare l'interlocutore o affibbiargli etichette negative del tipo “Sei un irresponsabile”, “Sei un disonesto ” ecc… Suggerire esattamente all'altro che azioni concrete vogliamo che intraprenda, invece che criticarlo negativamente.

Cooperare e non competere

concepiamo il conflitto come un “sfida” tra due contendenti, che porta alla vittoria dell'uno e alla sconfitta dell'altro.

Visione a tunnel:

ci si concentra solo sul proprio punto di vista e si è assolutamente incapaci di vedere le cose dal punto di vista altrui.

Cooperiamo!

La cooperazione è il motore dello sviluppo, è ciò che rende possibile che l'esigenze di tutti vengano tenute in considerazione e vengano soddisfatte.

Ogni volta che entriamo in disaccordo con gli altri non chiediamoci: chi ha ragione? ma: come possiamo trovare una soluzione che possa soddisfare entrambi?

quale soluzione risulta vincente per entrambi?

Thomas Gordon

Il vero problema, secondo Gordon, non è tanto l'esistenza dei conflitti in sé, quanto il numero di conflitti non risolti ed i metodi impiegati per risolverli.

I conflitti rappresentano infatti una componente del tutto normale o “fisiologica” di tutte le relazioni, anche delle migliori.I problemi sorgono solo quando le persone coinvolte nel conflitto non hanno gli strumenti adeguati per far fronte ad una situazione conflittuale.

diffusa aspettativa irrealistica relativa alle relazioni interpersonali : che un rapporto, per essere positivo, non debba contenere traccia di conflitti. Secondo questa concezione l'assenza di conflitti sarebbe una “prova” che una relazione (professionale o personale) sta funzionando.

il successo di una relazione non deriva dall'assenza di conflitti, ma dall'uso di modalità efficaci per la loro Tutto dipende dalle strategie usate per la loro gestione: se si usano strategie costruttive e si coopera per arrivare ad una soluzione condivisa da entrambi o per lo meno soddisfacente, allora il conflitto sarà stato positivo.

Joan Galtung

ogni conflitto presenta tre componenti, che vanno a costituire il cosiddetto “ABC del conflitto” , e cioè:Attitudes (A), cioè atteggiamenti;Behaviors (B), cioè comportamenti;Contradictions (C), cioè contrasti di interessi

Naturalmente, non è sempre detto che A determini B e B sua volta influenzi C, come se si trattasse di una sequenza fissa.Può ben succedere che il problema nasca da C (contrasto di interessi), che alimenta A (atteggiamenti di ostilità) ed infine B (violenza). Oppure che parta da B (atto di violenza), che ingenera un contrasto (C), che a sua volta si ripercuote su A, alimentando atteggiamenti di ostilità.

Il metodo “Trascendent”

Ovvero la trasformazione creativa dei conflitti•  L' empatia , per ciò che riguarda A (attitudes)•  la non-violenza , per quanto riguarda B (behaviors)•  la creatività , per ciò che riguarda C (contradiction)

Gestire efficacemente i conflitti

ascolto attivo , che si utilizzare per permettere all'altro di esprimere il suo disagio e pertanto favorire l'attivazione di risorse adeguate per superarlo.

Ciò permetterà ad entrambi gli interlocutori di sentirsi veramente considerati e compresi.

Come si attua l’ascolto attivo?

Passo #1: ascolto passivo , momento iniziale di un'interazione durante il quale si ascolta l'altro in silenzio e senza interromperlo, permettendogli di esprimersi;Passo # 2: messaggi di accoglimento , si inviano all'altro messaggi sia verbali ( “ti ascolto, sto cercando di capire…” ) sia non verbali (cenni del capo, protendersi verso l'interlocutore, ecc…) che comunicano un atteggiamento di ascolto;

Passo #3: inviti calorosi , si inviano all'altro messaggi verbali come “Dimmi, spiegami meglio…” per fargli approfondire quanto dice, senza valutarlo o giudicarlo;Passo #4: l'ascolto attivo propriamente detto : l'ascoltatore “riflette” il contenuto espresso dall'altro restituendoglielo con parole proprie, per verificare che abbia ben compreso. Il messaggio implicito di chi pratica questa tecnica e`: “ti considero, ti comprendo e ti accetto come persona, al centro ci sei tu, io sono qui per ascoltarti…”.

Esempi di ascolto attivo:

-“Vediamo se ho ben capito…”

-“Quindi mi stai dicendo che…”

-“Secondo te, allora…”

-“Dal tuo punto di vista quindi…”

Questa tecnica ha il merito di permettere a chi esprime un messaggio di sentirsi compreso e non giudicato.Rappresenta pertanto l'antidoto perfetto alla nascita e allo sviluppo di conflitti distruttivi.