Post on 08-Jul-2020
Azzarà Debora
Azzarà Fabio
Calabrò Giovanna
Calabrò Manuela
Cormaci Maria
Cuzzocrea Roberto
Infortuna Anita
Lavrendi Giuseppe
Legato Alessia
Loddo Leonida
Malaspina Antonina
Mallamaci Amalia
Insegnante
Rosaria Squillaci
Melidona Fabiana
Minni" Francesca
Minni" Marta
Nicolò Giuseppe
Nuara Elisa
Pansera Ilaria
Porpiglia Chiara
Ripepi Rosa
Sgrò Emanuela
S"lli'ano Caterina
Abbiamo fa'o tante scoperte, in ques" anni , sulle nostre
radici storiche e culturali.
In par"colare, l’anno scorso, durante una visita guidata ai
ritrovamen" della sinagoga di Bova Marina, abbiamo sco-
perto che, nel nostro territorio, oltre che i greci prima ed i
bizan"ni dopo, c’erano sta" anche gli ebrei.
Incuriosi" da questa novità, quest’anno, dopo aver studiato
la religione ebraica, abbiamo voluto approfondire e siamo
anda" alla ricerca di informazioni sulla presenza di questo
popolo nella nostra terra e nella nostra storia.
Questo opuscolo è il prodo'o di questo nostro lavoro.
Gli alunni
1. Aschenez è, nella tradizione mitologica reggina, un personaggio
a cui è a�ribuita la fondazione della ci�à. Viene iden�ficato con
con Askenaz, citato nella Bibbia (Genesi, 10, 2-3) come pronipote
di Noè. A tal proposito lo storico ebreo Giuseppe Flavio nel primo
libro delle An�chità giudaiche afferma: « Aschenez in verità diede
origine agli Aschenazi, che ora dai greci sono chiama� Reggini. »
La no�zia venne ripresa da san Girolamo, che nelle ques�oni
ebraiche sopra la Genesi conferma che coloro che dai Greci erano
chiama� Reggini, erano dire3 discenden� di Aschenez. Tali fon�
sono alla base della leggenda secondo cui Reggio fosse una ci�à
“fondata dal diluvio”. La fondazione sarebbe avvenuta intorno al
2.000 a.C. In seguito a questa leggenda si diede il nome di Asche-
nez ad una delle vie del centro ci�adino.
2. Secondo un'altra ipotesi il numero più grosso di ebrei in ci�à si
ebbe intorno all'anno 70 d.C. quando Tito , distrusse la ci�à di Ge-
rusalemme e il suo tempio. I supers�� abbandonarono le loro ter-
re per rifugiarsi in ogni parte del mondo allora conosciuto.
3. Secondo Strabone, comunque, ques� ebrei arrivarono quando
c’era già un altra comunità preesistente in ci�à.
Prima dell'XI secolo d.C., la presenza di comunità ebraiche in ci�à
è tes�moniata solo dal ritrovamento di alcune iscrizioni in ebraico.
Nel libro della Genesi si parla di un tale chiamato “Aschenaz”, proni-
pote di Noè. Secondo un mito an�co fu proprio lui a fondare la
ci�à di Reggio Calabria. Siamo nel 2000 a. C., Aschenez parte dalla Terra Promessa con l’in-
tenzione di dare vita a nuove ci�à della Terra dopo tre generazio-
ni dal diluvio universale; questo vuol dire che Reggio lè una “urbs
a diluvio condita” , cioè una ci�à fondata da un diluvio.
Prima di par�re per costruire una ci�à, si usava consultare il parere
di un indovino che diceva come fondare una futura ci�à. L’oracolo
più importante era la Pizia, e fu proprio lei che, con parole oscure
indicò dei segni che gli avrebbero fa�o capire dove avrebbe potuto
fondare una ci�à .
Aschenez, con una flo�a di marinai, parte alla ricerca del luogo pro-
fe�zzato dalla Pizia. Arrivato nella terra di Reggio osservò la vege-
tazione del luogo e scorse una vite a�orno ad un albero di ulivo:
capì che quelli erano i segni che gli aveva indicato la profetessa e
fondò la ci�à.
Dopo la distruzione di Gerusalemme, gli ebrei abbandonarono la loro
terra sparpagliandosi nel mondo allora conosciuto. Arrivarono anche a
Reggio, ma è solo dal 1127 che risulta, da fon� concrete, la loro pre-
senza in alcune zone .
Secondo le tes�monianze l’an�co quar�ere ebraico della ci�à era chia-
mato la Giudecca. Sorgeva in prossimità, ma all’esterno della cinta mu-
raria a nord dell’an�ca ci�à. Era sede di una sinagoga e di una scuola
ebraica.
Con l’avvento degli svevi, tra l’XI e il XIII secolo, la comunità ebraica
ci�adina crebbe notevolmente
Su disposizione di Federico II, essi dovevano indossare costumi par�-
colari. Inoltre venne delegata ai vescovi la giurisdizione civile e penale
degli ebrei he dove�ero corrispondere alla Chiesa un tributo speciale
de�o “Morkafa” o “Mortafa”
Essi fecero di Reggio un centro di traffico con un benessere anche per
la popolazione reggina.
Per l’impulso posi�vo dato all’economia della ci�à furono, per lungo
tempo, non solo tollera� dagli abitan�, ma vennero, in alcuni casi favo-
ri�. Tra le leggi che li favorì è da ricordare la legge angioina del 1357
che is�tuiva la “fiera franca di agosto”
Si sa che par�re dai primi anni del XV secolo gli ebrei cos�tuivano già
una corporazione con leggi dis�nte da quelle dei cris�ani.
Purtroppo la Giudecca cominciò ad essere presa di mira dai reggini per-
chè erano loro debitori. Per spezzare questo costante e crescente clima
di tensione, il vicerè Raimondo di Cardone, su pressione dei vescovi, fu
costre�o a chiedere a Re Ferdinando d’Aragona di promulgare un
edi�o con il quale faceva espellere i Giudei dalla ci�à. Infa3, il 25 lu-
glio 1511, firmò il Reggio Decreto che scacciò gli ebrei dalla ci�à.
L’evento fu visto dai reggini come un a�o liberatorio, ma persero la ric-
chezza di cui, fino a quel momento la ci�à aveva goduto
Dopo la distruzione di Gerusalemme, gli ebrei, sfuggi� ai roma-
ni, si stabilirono nei luoghi più belli dell’Italia meridionale, tra
cui la Calabria.
Arrivarono a Reggio perché qui esisteva un importante can�ere
navale: qui vi sbarcarono silenziosamente per trascorrere una
vita lontana dalle guerre.
Andarono ad abitare nella parte nord della ci�à, in un quar�ere
fuori dalle mura, chiamato Giudecca. Comunicavano con la ma-
rina mediante una porta che era la loro unica entrata ed uscita:
la Porta Anzana
Sfru�arono il nostro ambiente commerciale e diffusero indu-
strie fioren�.
Si arricchirono anche con l’usura.
Col�vavano i gelsi, lavoravano la seta e coloravano alcuni tessu� con �n-
te graziose mediante l’indaco. Fecero sviluppare in ci�à anche industrie
del cotone, delle canne da zucchero e della carta.
Le produzioni di seta e le stoffe reggine avevano invaso i più importan�
merca� e il porto di Reggio era diventato centro di traffico commerciale.
Fecero allargare il loro quar�ere facendolo diventare un centro rumoroso
di traffico. Per l’aumentata a3vità commerciale locale, sorsero vicino alla
Porta Dogana, mol� deposi� di merci.
Avevano raggiunto una tale condizione da gareggiare in tu3 i se�ori con
il resto della popolazione. Ma i fru3 delle a3vità non venivano presi so-
lo da essi, ma anche dagli
altri ci�adini che ne approfi�avano per fare guadagni.
Essi cos�tuivano una corporazione con leggi diverse da quelle dei cris�a-
ni. Furono anche costre3 ad indossare dei costumi par�colari, però po-
tevano con�nuare a mantenere le proprie tradizioni.
Dovevano dare un tributo speciale alla Chiesa ca�olica, che cercò di con-
ver�rli al cris�anesimo. Per questo mo�vo cominciarono le prime lo�e
religiose, dando luogo all’an�semi�smo.
La Giudecca venne presa di mira ad ogni minima occasione.
Divennero sempre più numerosi e la gente di Reggio cominciò a preoccu-
parsi anche perché erano loro debitori.
Secondo alcuni storici, la reale mo�vazione che fece espellere gli ebrei
dalla ci�à furono le pressioni dei pisani e degli amalfitani che subivano la
concorrenza economica degli ebrei nel campo della seta. Il canonico Te-
gani, nella sua cronaca, racconta che “Nell’anno del signore 1511, 25 lu-
glio, i Giudei furono espulsi dal nostro sovrano”
Il quar�ere della Giudecca venne affidato ai cris�ani, mentre il ricco pa-
trimonio fu venduto.
Gli ebrei giun� in Italia , muovendosi a�raverso le vie romane, si
spostarono lungo la penisola.
Arrivarono anche a Catona, ul�ma “sta�o”, della via Popilia. A
Catona, che si chiamava a quel tempo “Columna Reggina, esiste-
va un porto, il secondo importante dopo quello di Reggio. Un al-
tro elemento che fa pensare alla presenza ebraica oltre il porto è
il toponimo Cannameli, cioè “canna da miele”: secondo alcuni
studiosi qui gli ebrei producevano le canne da zucchero, a3vità
�pica per loro.
Certamente ebrei furono presen� già in epoca an�ca.
Sappiamo con esa�ezza che alcune famiglie ebraiche si erano
stabilite in terra reggina nel IV secolo come tes�moniano tre re-
per�: il �tulus della Sinagoga di Reggio, la lucerna di Leucopetra,
la Sinagoga di Bova Marina, scoperte archeologiche tu�e datate
dagli esper� al IV secolo.
Il reperto che è stato trovato a
Lazzaro (l’an�ca Leucopetra) è una lucerna ad olio con inciso il
bollo della menorah (il candelabro a se�e braccia) trovata all’in-
terno di una necropoli. Importante è
anche il rinvenimento avvenuto a San
Pasquale di Bova Marina,
(l’an�ca Delia) di una sinagoga.
Certamente comunità ebraiche furo-
no presen� nel Reggino come in tu�o
il Meridione, anche nel Medioevo fino
al XVI secolo: abbiamo presenze
ebraiche documentate anche a Mo�a
S. Giovanni .
Gli ebrei furono importan� per la crescita culturale di Reggio.
Il 5 febbraio 1475, Abram Garton aprì in ci�à una �pografia, la
seconda nel Regno di Napoli. Qui venne stampata la prima
versione ebraica della Bibbia, cioè il commentario al Pentateu-
co, scri�o con cara�eri ebraici. La copia del commentario si
trova presso la Biblioteca “Pietro De Nava” della ci�à.
In località S.Pasquale è stato trovato una an�co quar�ere ebraico
che è stato iden�ficato con la “sta�o di Scyle”, cioè una stazione di
sosta munita dei servizi di comunicazione.. Essa fu dotata nel corso
del IV secolo d.C. di case ed edifici dove gli uomini e le merci poteva-
no sostare.
Qui venne ritrovata un’ansa di fabbricazione locale, ma �mbrata con
il simbolo di un candelabro a se�e bracci che fa capire che c’era la
produzione e il commercio di cibi Kasher, quindi di tradizione ebrai-
ca.
Il quar�ere rivela anche tracce di a3vità economiche molto intense.
Nel IV secolo d.C. fu costruito un luogo di culto orientato a est, quel-
la che oggi è chiamata la Sinagoga di Bova. Nella sua aula di preghie-
ra è stato ritrovato un pavimento ricco di mosaici. Molto bello e par-
�colare è il mosaico con al centro un “Nodo di salomone”
L’intero quar�ere ebraico fu distru�o da un terribile incendio alla fi-
ne del VI secolo d.C.
Il cedro si è sparso nel mondo legandosi stre�amente alle tra-
dizioni e alle emigrazioni ebraiche.
Essi vengono usa�, infa3, nella festa dei tabernacoli o delle
capanne.
Secondo un’an�ca tradizione israelita fu Dio stesso a indicare
a Mosè, durante l’esodo del popolo ebraico verso la Terra
Promessa, il cedro come una delle qua�ro piante da u�lizzare
in occasione della celebrazione religiosa.
Senza i cedri, quindi, la festa non si poteva fare, perciò gli
ebrei se ne portarono dietro i segre� della col�vazione ovun-
que andassero.
In Italia il cedro è comparso due -trecento anni prima di Cri-
sto. Nel sedicesimo secolo la cedricoltura calabrese aveva un
grande sviluppo grazie alla presenza di colonie ebraiche.
Questo legame con la nostra terra ancora esiste: qui, infa3,
ogni estate, tra luglio e agosto, i rabbini da tu�e le par� del
mondo si danno appuntamento a Santa Maria del Cedro.
Essi, insieme ai contadini del posto, selezionano ad uno a uno
i cedri migliori. Sono i contadini, però, che hanno l’onore di
raccogliere i fru3.
Il primo cedro era di un colore giallo e arancione. Il primo
contadino che lo ha toccato è morto nel 1750 ed era di Reg-
gio Calabria. Da allora ad o�obre, gli ebrei obbediscono a
Mosè e vengono in Calabria per raccoglierlo.
In Calabria si produce la qualità più pregiata, il liscio di dia-
mante, che, secondo la tradizione, fiorì proprio alle foci del
fiume Abatemarco, a Santa Maria del cedro, dopo la caduta di
Gerusalemme.