Gli ebrei a Reggio - icsmotta.edu.it · Gli ebrei giun˚ in Italia , muovendosi aˇraverso le vie...

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Azzarà Debora

Azzarà Fabio

Calabrò Giovanna

Calabrò Manuela

Cormaci Maria

Cuzzocrea Roberto

Infortuna Anita

Lavrendi Giuseppe

Legato Alessia

Loddo Leonida

Malaspina Antonina

Mallamaci Amalia

Insegnante

Rosaria Squillaci

Melidona Fabiana

Minni" Francesca

Minni" Marta

Nicolò Giuseppe

Nuara Elisa

Pansera Ilaria

Porpiglia Chiara

Ripepi Rosa

Sgrò Emanuela

S"lli'ano Caterina

Abbiamo fa'o tante scoperte, in ques" anni , sulle nostre

radici storiche e culturali.

In par"colare, l’anno scorso, durante una visita guidata ai

ritrovamen" della sinagoga di Bova Marina, abbiamo sco-

perto che, nel nostro territorio, oltre che i greci prima ed i

bizan"ni dopo, c’erano sta" anche gli ebrei.

Incuriosi" da questa novità, quest’anno, dopo aver studiato

la religione ebraica, abbiamo voluto approfondire e siamo

anda" alla ricerca di informazioni sulla presenza di questo

popolo nella nostra terra e nella nostra storia.

Questo opuscolo è il prodo'o di questo nostro lavoro.

Gli alunni

1. Aschenez è, nella tradizione mitologica reggina, un personaggio

a cui è a�ribuita la fondazione della ci�à. Viene iden�ficato con

con Askenaz, citato nella Bibbia (Genesi, 10, 2-3) come pronipote

di Noè. A tal proposito lo storico ebreo Giuseppe Flavio nel primo

libro delle An�chità giudaiche afferma: « Aschenez in verità diede

origine agli Aschenazi, che ora dai greci sono chiama� Reggini. »

La no�zia venne ripresa da san Girolamo, che nelle ques�oni

ebraiche sopra la Genesi conferma che coloro che dai Greci erano

chiama� Reggini, erano dire3 discenden� di Aschenez. Tali fon�

sono alla base della leggenda secondo cui Reggio fosse una ci�à

“fondata dal diluvio”. La fondazione sarebbe avvenuta intorno al

2.000 a.C. In seguito a questa leggenda si diede il nome di Asche-

nez ad una delle vie del centro ci�adino.

2. Secondo un'altra ipotesi il numero più grosso di ebrei in ci�à si

ebbe intorno all'anno 70 d.C. quando Tito , distrusse la ci�à di Ge-

rusalemme e il suo tempio. I supers�� abbandonarono le loro ter-

re per rifugiarsi in ogni parte del mondo allora conosciuto.

3. Secondo Strabone, comunque, ques� ebrei arrivarono quando

c’era già un altra comunità preesistente in ci�à.

Prima dell'XI secolo d.C., la presenza di comunità ebraiche in ci�à

è tes�moniata solo dal ritrovamento di alcune iscrizioni in ebraico.

Nel libro della Genesi si parla di un tale chiamato “Aschenaz”, proni-

pote di Noè. Secondo un mito an�co fu proprio lui a fondare la

ci�à di Reggio Calabria. Siamo nel 2000 a. C., Aschenez parte dalla Terra Promessa con l’in-

tenzione di dare vita a nuove ci�à della Terra dopo tre generazio-

ni dal diluvio universale; questo vuol dire che Reggio lè una “urbs

a diluvio condita” , cioè una ci�à fondata da un diluvio.

Prima di par�re per costruire una ci�à, si usava consultare il parere

di un indovino che diceva come fondare una futura ci�à. L’oracolo

più importante era la Pizia, e fu proprio lei che, con parole oscure

indicò dei segni che gli avrebbero fa�o capire dove avrebbe potuto

fondare una ci�à .

Aschenez, con una flo�a di marinai, parte alla ricerca del luogo pro-

fe�zzato dalla Pizia. Arrivato nella terra di Reggio osservò la vege-

tazione del luogo e scorse una vite a�orno ad un albero di ulivo:

capì che quelli erano i segni che gli aveva indicato la profetessa e

fondò la ci�à.

Dopo la distruzione di Gerusalemme, gli ebrei abbandonarono la loro

terra sparpagliandosi nel mondo allora conosciuto. Arrivarono anche a

Reggio, ma è solo dal 1127 che risulta, da fon� concrete, la loro pre-

senza in alcune zone .

Secondo le tes�monianze l’an�co quar�ere ebraico della ci�à era chia-

mato la Giudecca. Sorgeva in prossimità, ma all’esterno della cinta mu-

raria a nord dell’an�ca ci�à. Era sede di una sinagoga e di una scuola

ebraica.

Con l’avvento degli svevi, tra l’XI e il XIII secolo, la comunità ebraica

ci�adina crebbe notevolmente

Su disposizione di Federico II, essi dovevano indossare costumi par�-

colari. Inoltre venne delegata ai vescovi la giurisdizione civile e penale

degli ebrei he dove�ero corrispondere alla Chiesa un tributo speciale

de�o “Morkafa” o “Mortafa”

Essi fecero di Reggio un centro di traffico con un benessere anche per

la popolazione reggina.

Per l’impulso posi�vo dato all’economia della ci�à furono, per lungo

tempo, non solo tollera� dagli abitan�, ma vennero, in alcuni casi favo-

ri�. Tra le leggi che li favorì è da ricordare la legge angioina del 1357

che is�tuiva la “fiera franca di agosto”

Si sa che par�re dai primi anni del XV secolo gli ebrei cos�tuivano già

una corporazione con leggi dis�nte da quelle dei cris�ani.

Purtroppo la Giudecca cominciò ad essere presa di mira dai reggini per-

chè erano loro debitori. Per spezzare questo costante e crescente clima

di tensione, il vicerè Raimondo di Cardone, su pressione dei vescovi, fu

costre�o a chiedere a Re Ferdinando d’Aragona di promulgare un

edi�o con il quale faceva espellere i Giudei dalla ci�à. Infa3, il 25 lu-

glio 1511, firmò il Reggio Decreto che scacciò gli ebrei dalla ci�à.

L’evento fu visto dai reggini come un a�o liberatorio, ma persero la ric-

chezza di cui, fino a quel momento la ci�à aveva goduto

Dopo la distruzione di Gerusalemme, gli ebrei, sfuggi� ai roma-

ni, si stabilirono nei luoghi più belli dell’Italia meridionale, tra

cui la Calabria.

Arrivarono a Reggio perché qui esisteva un importante can�ere

navale: qui vi sbarcarono silenziosamente per trascorrere una

vita lontana dalle guerre.

Andarono ad abitare nella parte nord della ci�à, in un quar�ere

fuori dalle mura, chiamato Giudecca. Comunicavano con la ma-

rina mediante una porta che era la loro unica entrata ed uscita:

la Porta Anzana

Sfru�arono il nostro ambiente commerciale e diffusero indu-

strie fioren�.

Si arricchirono anche con l’usura.

Col�vavano i gelsi, lavoravano la seta e coloravano alcuni tessu� con �n-

te graziose mediante l’indaco. Fecero sviluppare in ci�à anche industrie

del cotone, delle canne da zucchero e della carta.

Le produzioni di seta e le stoffe reggine avevano invaso i più importan�

merca� e il porto di Reggio era diventato centro di traffico commerciale.

Fecero allargare il loro quar�ere facendolo diventare un centro rumoroso

di traffico. Per l’aumentata a3vità commerciale locale, sorsero vicino alla

Porta Dogana, mol� deposi� di merci.

Avevano raggiunto una tale condizione da gareggiare in tu3 i se�ori con

il resto della popolazione. Ma i fru3 delle a3vità non venivano presi so-

lo da essi, ma anche dagli

altri ci�adini che ne approfi�avano per fare guadagni.

Essi cos�tuivano una corporazione con leggi diverse da quelle dei cris�a-

ni. Furono anche costre3 ad indossare dei costumi par�colari, però po-

tevano con�nuare a mantenere le proprie tradizioni.

Dovevano dare un tributo speciale alla Chiesa ca�olica, che cercò di con-

ver�rli al cris�anesimo. Per questo mo�vo cominciarono le prime lo�e

religiose, dando luogo all’an�semi�smo.

La Giudecca venne presa di mira ad ogni minima occasione.

Divennero sempre più numerosi e la gente di Reggio cominciò a preoccu-

parsi anche perché erano loro debitori.

Secondo alcuni storici, la reale mo�vazione che fece espellere gli ebrei

dalla ci�à furono le pressioni dei pisani e degli amalfitani che subivano la

concorrenza economica degli ebrei nel campo della seta. Il canonico Te-

gani, nella sua cronaca, racconta che “Nell’anno del signore 1511, 25 lu-

glio, i Giudei furono espulsi dal nostro sovrano”

Il quar�ere della Giudecca venne affidato ai cris�ani, mentre il ricco pa-

trimonio fu venduto.

Gli ebrei giun� in Italia , muovendosi a�raverso le vie romane, si

spostarono lungo la penisola.

Arrivarono anche a Catona, ul�ma “sta�o”, della via Popilia. A

Catona, che si chiamava a quel tempo “Columna Reggina, esiste-

va un porto, il secondo importante dopo quello di Reggio. Un al-

tro elemento che fa pensare alla presenza ebraica oltre il porto è

il toponimo Cannameli, cioè “canna da miele”: secondo alcuni

studiosi qui gli ebrei producevano le canne da zucchero, a3vità

�pica per loro.

Certamente ebrei furono presen� già in epoca an�ca.

Sappiamo con esa�ezza che alcune famiglie ebraiche si erano

stabilite in terra reggina nel IV secolo come tes�moniano tre re-

per�: il �tulus della Sinagoga di Reggio, la lucerna di Leucopetra,

la Sinagoga di Bova Marina, scoperte archeologiche tu�e datate

dagli esper� al IV secolo.

Il reperto che è stato trovato a

Lazzaro (l’an�ca Leucopetra) è una lucerna ad olio con inciso il

bollo della menorah (il candelabro a se�e braccia) trovata all’in-

terno di una necropoli. Importante è

anche il rinvenimento avvenuto a San

Pasquale di Bova Marina,

(l’an�ca Delia) di una sinagoga.

Certamente comunità ebraiche furo-

no presen� nel Reggino come in tu�o

il Meridione, anche nel Medioevo fino

al XVI secolo: abbiamo presenze

ebraiche documentate anche a Mo�a

S. Giovanni .

Gli ebrei furono importan� per la crescita culturale di Reggio.

Il 5 febbraio 1475, Abram Garton aprì in ci�à una �pografia, la

seconda nel Regno di Napoli. Qui venne stampata la prima

versione ebraica della Bibbia, cioè il commentario al Pentateu-

co, scri�o con cara�eri ebraici. La copia del commentario si

trova presso la Biblioteca “Pietro De Nava” della ci�à.

In località S.Pasquale è stato trovato una an�co quar�ere ebraico

che è stato iden�ficato con la “sta�o di Scyle”, cioè una stazione di

sosta munita dei servizi di comunicazione.. Essa fu dotata nel corso

del IV secolo d.C. di case ed edifici dove gli uomini e le merci poteva-

no sostare.

Qui venne ritrovata un’ansa di fabbricazione locale, ma �mbrata con

il simbolo di un candelabro a se�e bracci che fa capire che c’era la

produzione e il commercio di cibi Kasher, quindi di tradizione ebrai-

ca.

Il quar�ere rivela anche tracce di a3vità economiche molto intense.

Nel IV secolo d.C. fu costruito un luogo di culto orientato a est, quel-

la che oggi è chiamata la Sinagoga di Bova. Nella sua aula di preghie-

ra è stato ritrovato un pavimento ricco di mosaici. Molto bello e par-

�colare è il mosaico con al centro un “Nodo di salomone”

L’intero quar�ere ebraico fu distru�o da un terribile incendio alla fi-

ne del VI secolo d.C.

Il cedro si è sparso nel mondo legandosi stre�amente alle tra-

dizioni e alle emigrazioni ebraiche.

Essi vengono usa�, infa3, nella festa dei tabernacoli o delle

capanne.

Secondo un’an�ca tradizione israelita fu Dio stesso a indicare

a Mosè, durante l’esodo del popolo ebraico verso la Terra

Promessa, il cedro come una delle qua�ro piante da u�lizzare

in occasione della celebrazione religiosa.

Senza i cedri, quindi, la festa non si poteva fare, perciò gli

ebrei se ne portarono dietro i segre� della col�vazione ovun-

que andassero.

In Italia il cedro è comparso due -trecento anni prima di Cri-

sto. Nel sedicesimo secolo la cedricoltura calabrese aveva un

grande sviluppo grazie alla presenza di colonie ebraiche.

Questo legame con la nostra terra ancora esiste: qui, infa3,

ogni estate, tra luglio e agosto, i rabbini da tu�e le par� del

mondo si danno appuntamento a Santa Maria del Cedro.

Essi, insieme ai contadini del posto, selezionano ad uno a uno

i cedri migliori. Sono i contadini, però, che hanno l’onore di

raccogliere i fru3.

Il primo cedro era di un colore giallo e arancione. Il primo

contadino che lo ha toccato è morto nel 1750 ed era di Reg-

gio Calabria. Da allora ad o�obre, gli ebrei obbediscono a

Mosè e vengono in Calabria per raccoglierlo.

In Calabria si produce la qualità più pregiata, il liscio di dia-

mante, che, secondo la tradizione, fiorì proprio alle foci del

fiume Abatemarco, a Santa Maria del cedro, dopo la caduta di

Gerusalemme.