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Senatodella Repubblica

Senato della Repubblica

Giuseppe Garibaldi1807-2007

Un ricordo a duecento anni dalla nascitaPalazzo Madama, 4 luglio 2007

Senatodella Repubblica

Giuseppe Garibaldi1807-2007

Un ricordo a duecento anni dalla nascitaPalazzo Madama, 4 luglio 2007

Il presente volume raccoglie il resoconto stenografico della Commemorazione di Giuseppe Garibaldi svoltasi nell'Aula di Palazzo Madama il 4 luglio 2007in occasione del duecentesimo anniversario della nascita. In Appendice sono riportati i resoconti delle commemorazionisvoltesi sempre nell'Aula di Palazzo Madama il 3 giugno 1882 e il 2 giugno 1982 in occasione, rispettivamente, della scomparsa e del centenario della morte di Garibaldi.

La presente pubblicazione è stata curata dal Servizio dei resoconti e della comunicazione istituzionale.

Foto dell'evento: Archivio fotografico del Senato.

Tipografia Atena, Roma

Finito di stampare nel mese di luglio 2007

© 2007 Senato della RepubblicaUfficio comunicazione istituzionale

SENATO DELLA REPUBBLICAXV LEGISLATURA

MERCOLEDÌ 4 LUGLIO 2007

Commemorazione, con la presenza del Presidente della Repubblica,

di Giuseppe Garibaldi, in occasione del duecentesimo anniversario della nascita

Indirizzi di salutoFranco Marini, presidente del Senato della Repubblica pag. 6Fausto Bertinotti, presidente della Camera dei deputati pag. 10

Interventi Andrea Marcucci, sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali pag. 15Valerio Zanone, senatore pag. 24

Appendice:Resoconto stenografico della Tornata del 3 giugno 1882 del Senato del Regno pag. 49Resoconto stenografico della seduta del 2 giugno 1982 del Senato della Repubblica pag. 61

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(Il Presidente del Senato e ilPresidente della Camera dei deputatisalgono al banco della Presidenza. Èpresente in Aula il Presidente dellaRepubblica) (ore 9,35).

FRANCO MARINI, presidente delSenato. (Si leva in piedi e con lui tuttal’Assemblea). Dichiaro aperta la sedutasolenne per la cerimonia celebrativa delbicentenario della nascita di GiuseppeGaribaldi.

Signor Presidente della Repubblica,signor Presidente della Camera, autori-tà, signore e signori, conquest’Assemblea straordinaria presso ilSenato della Repubblica intendiamoaprire la celebrazione del bicentenario

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della nascita di Giuseppe Garibaldi.

Prima di dare la parola agli oratoriufficiali di questa commemorazione,consentitemi di esprimervi un mio pen-siero su questa straordinaria figura, cheha percorso tutto il nostroRisorgimento fino all’Unità d’Italia, eche proprio nel lavoro parlamentare haconcluso la sua vita prima del definiti-vo ritiro nell’isola di Caprera.

La personalità di Garibaldi è multi-forme, come i suoi interessi in molte-plici campi e, soprattutto, come le sueazioni, in molte regioni del mondo, asostegno dell’emancipazione e dellalibertà dei popoli. Forse nessun’altrafigura riassume come lui le passioni, glientusiasmi, le speranze e le idee delprimo Ottocento.

Garibaldi è stato definito da unautorevole storico “un rivoluzionariodisciplinato”. Lui, repubblicano, checonsegna l’Italia meridionale al reVittorio Emanuele II. Lui che pronunciail celebre “Obbedisco”, frenando il suoimpeto per la liberazione di Roma,prima del tempo previsto dalla politica.

Come pochi, Garibaldi sente pro-fondamente gli umori popolari, le sof-ferenze e le ansie delle diverse classi

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sociali, specie delle più umili. Di tuttoquesto fu interprete positivo. Sente letrasformazioni della società e si muovesulla scena come un moderno eroe dimassa, come un moderno comunicato-re naturale, interprete di nuovi bisognicollettivi.

Corsero dietro a lui aristocratici,borghesi, intellettuali, liberali e non,popolani, financo taluni sacerdoti - mipiace ricordare - a smentire un suo pre-sunto senso antireligioso. Il suo fu, perla prima volta, un esercito di tutti, unesercito volontario, mosso dal desideriodi animare il popolo, di risvegliarne lacoscienza e l’impegno per una Patriacomune.

Garibaldi fu e rimane molto amatonell’immaginario e nel sentimentopopolare, forse meno in quelli di taluneélite colte e intellettuali. Eppure ritengoche il suo carattere vitale rimangaiscritto profondamente nel nostrocarattere nazionale. Non si fermavamai di fronte alle sconfitte. Mi piacesottolineare questo aspetto, un caratte-re per me affascinante della sua perso-nalità. Non si fermava mai di frontealle sconfitte, e ne ebbe tante. Piuttostone faceva tesoro per cercare il modo,poi, di vincere.

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Comprendere a fondo Garibaldivuol dire comprendere ed amare ilnostro straordinario e multiformePaese, le nostre tante identità locali diun Paese non centralista, le diversitàculturali, le nostre tradizioni. Auspicovivamente che l’occasione di questobicentenario, che ha già stimolatonuove letture e riflessioni, possa impe-gnare i nostri giovani a capire questopersonaggio, nella sua italiana intelli-genza e semplicità, nella sua passioneal servizio di una Repubblica democra-tica da costruire, che lui immaginava emai vide compiersi.

Questa cerimonia di commemora-zione prevede, ora, gli interventi delpresidente della Camera FaustoBertinotti e del Presidente del Comitatonazionale per le celebrazioni del bicen-tenario, che presenterà tra l’altro lemolteplici iniziative programmate nelPaese. Il discorso di commemorazioneufficiale sarà tenuto dal senatoreValerio Zanone.

Voglio, infine, sottolineare chenelle Aule parlamentari siamo abituatiad un’articolazione di interventi e diposizioni che rappresentino tuttal’Aula. In questa occasione abbiamoaffidato al Comitato organizzatoredelle celebrazioni, che vede la presenza

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di molte identità culturali, l’organizza-zione di questi nostri lavori. (Generaliapplausi).

Prende ora la parola il presidentedella Camera dei deputati, onorevoleFausto Bertinotti. (L’Assemblea prendeposto).

FAUSTO BERTINOTTI, presidentedella Camera dei deputati. Saluto ilpresidente della Repubblica GiorgioNapolitano. Saluto e ringrazio con lui ilpresidente del Senato della Repubblica,Franco Marini; il sottosegretario per ibeni e le attività culturali AndreaMarcucci, presidente del Comitatonazionale per la celebrazione del bicen-tenario della nascita di GiuseppeGaribaldi; il senatore Valerio Zanone,le altre autorità presenti e tutti gliintervenuti.

A più di centoventi anni dalla suascomparsa, la figura di GiuseppeGaribaldi continua a riscontrare nellamemoria collettiva e nel comune senti-re degli italiani un grado di popolaritàstraordinario, che ne fa ancora oggiuno dei personaggi più amati della sto-ria nazionale.

Una figura che è riuscita a resisterenella sua dimensione più autentica alle

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letture retoriche di cui essa è stata fattasegno negli ultimi due secoli. Neppurela sua forte connotazione partigiana,neppure il suo ricorso in più di un’oc-casione a scelte e a posizioni assai con-troverse hanno scalfito il riconosci-mento della sua capacità di illustrarel’unità della Nazione.

La stessa assunzione della sua figu-ra al fine di illustrare moti sociali, asso-ciazioni della società civile, raggruppa-menti politici di parte non ha mai alte-rato il valore, anche simbolico, diGaribaldi nella rappresentazione e nellamemoria unitaria del Risorgimento.

Le celebrazioni promosse in occa-sione del bicentenario della sua nascitarappresentano, dunque, un’occasione

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per indagare sulle ragioni profondedella perdurante vitalità di una figura,in cui la comunità nazionale continuaa riscontrare un elemento unificante,l’espressione di un sentimento attestan-te un’identità aperta ma in comune.

Credo non sia estranea alle radici diquesta grande popolarità la cifra antie-roica con cui Garibaldi ha volutosegnare il suo lungo e appassionatoimpegno, la sua scelta di trasmettereuna chiave di lettura umana e quotidia-na della sua pur eccezionale esperienzabiografica, come testimoniato in parti-colare nelle sue memorie, la capacità diunire al coraggio e al carisma ladimensione degli affetti personali efamiliari declinata con sincerità e uma-nità.

Penso, tuttavia, che l’azione diGiuseppe Garibaldi resta consegnataalla memoria storica del Paese soprat-tutto da un dato di valore: l’aver vissu-to l’Unità d’Italia non come un’idea let-teraria ma come la condizione per l’esi-stenza di un popolo, per l’affermazionedella sua dignità, per la costruzionedelle basi materiali del suo sviluppo edel miglioramento delle sue condizioni.

In questa chiave, la lotta per lacausa nazionale è stata per Garibaldi

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soprattutto la lotta per la liberazionedall’oppressione, come dimostranoanche alcune sue riflessioni dolorose suqualche risvolto sociale imprevisto elontano dalle aspettative che avevanoaccompagnato le sue imprese.

Per Garibaldi, il riscatto del popoloavrebbe dovuto essere il naturale corol-lario della condizione d’indipendenza.Forte di questa convinzione, Garibaldiha aderito a tutte le battaglie progressi-ste del suo tempo, nell’ottica di unsocialismo umanitario alimentato piut-tosto che dagli schemi della ideologia,dall’immediata consapevolezza del-l’uguaglianza e della pari dignità pertutti gli esseri umani.

Non è dunque un caso cheGiuseppe Garibaldi sia stato in primafila nelle iniziative per la pace univer-sale, la federazione europea, l’abolizio-ne della pena capitale, l’antischiavi-smo, il libero pensiero, l’emancipazionefemminile: gli stessi valori, del resto,che furono riferimento anche dell’im-pegno che Garibaldi condusse inParlamento per oltre un ventennio,sino alla morte, sia pure con le pausedettate dalle frequenti dimissioni cuitalora l’insofferenza per la pratica dellapolitica quotidiana lo conduceva.

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A quell’impegno, in particolare, laCamera dei deputati intende rendere ildovuto riconoscimento, ospitando unagiornata di studio da promuoversi d’in-tesa con il Comitato nazionale chepotrà concludere l’anno garibaldinonella sede della Istituzione in cui egliha lasciato la testimonianza diretta delsuo impegno parlamentare.

Sarà l’occasione per ricordare comeGiuseppe Garibaldi abbia arricchitol’esperienza del Risorgimento italianodi valori etici di portata universale, chehanno unito gli italiani tra loro ed ilpopolo italiano agli altri popoli oppres-si del suo tempo, e che lo hanno con-dotto a valicare più volte l’Atlanticoper combattere a fianco dei popolidell’America Latina, anch’essi allora

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impegnati per l’indipendenza e lademocrazia: un messaggio di libertà,giustizia e solidarietà iscritto nellacoscienza nazionale grazie anche allatestimonianza di uomini comeGaribaldi, ma anche di tutti gli italianiche dal suo esempio sono stati guidatiperché ne hanno condiviso i sentimen-ti e le aspirazioni. (Generali applausi).

FRANCO MARINI, presidente delSenato. Prende ora la parola il sottose-gretario di Stato per i beni e le attivitàculturali Andrea Marcucci, presidentedel Comitato nazionale per le celebra-zioni del bicentenario di Garibaldi.

ANDREA MARCUCCI, sottosegreta-rio di Stato per i beni e le attività cul-turali. Signor Presidente dellaRepubblica, signor Presidente delSenato, signor Presidente della Camera,signor Vice Presidente del Consiglio,signori membri del Governo, onorevolisenatori, onorevoli deputati, autorità,membri del Comitato nazionale, fami-gliari dell’Eroe, signore e signori, è congrande emozione che mi accingo a por-tare il saluto del Comitato nazionaleper le celebrazioni del bicentenariodella nascita di Giuseppe Garibaldi, cheho l’onore di presiedere, in quest’Aulacosì prestigiosa e così carica di signifi-cati per la nostra storia nazionale.

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E’ giusto un anno che il Comitato siè insediato e la giornata odierna rap-presenta certamente il momento istitu-zionale più alto e più sentito. Nessunprotagonista del nostro Risorgimentoraggiunse mai una popolarità parago-nabile a quella di Giuseppe Garibaldi.Al suo nome sono legate molte tra lepagine più celebri della lotta per l’uni-ficazione italiana: tra queste la difesadi Roma nel 1849, l’impresa dei Mille,la vittoria di Bezzecca. Ma le impresemilitari, per grandi che siano, nonbastano da sole a spiegare lo straordi-nario fascino che Garibaldi esercitavasulle folle, l’aureola di leggenda che locircondò ancora vivente non solo nelnostro Paese: il segreto di questa leg-genda, come di quelle imprese, sta nellapersonalità dell’uomo, nel suo caratteresemplice e schietto, nei nobili ideali chel’animarono, nella sua vita disinteres-sata ed avventurosa.

«Garibaldi ha una grande influenzamorale. Egli gode di un immenso pre-stigio, perché ha reso all’Italia i piùgrandi servigi che possa renderle unuomo. Ha dato agli italiani la fiducia inloro stessi». Queste parole, pronunciateda un testimone non certo sospettabiledi finalità agiografiche, Camillo BensoConte di Cavour, bene riassumono gli

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indiscussi meriti storici del condottierodei Mille. Protagonista del nostroRisorgimento, strenuo combattente,sensibile alla condizione dei ceti menoabbienti, disposto a difendere la libertàladdove questa fosse messa in discus-sione, ma anche padre affettuoso,marinaio tenace e agricoltore apertoalla sperimentazione di nuove tecniche,figura estremamente dignitosa nellasua vecchiaia seppur non priva di malifisici, Garibaldi appartiene agli italianitutti, ma anche, come volle sottolinea-re a suo tempo il presidente SandroPertini nel nobile messaggio inviatoalle Camere il 2 giugno 1982, in occa-sione del centenario della morte del-l’eroe, alla causa dell’emancipazionedei popoli.

Non si contano, lo sappiamo, iPaesi del mondo che lo hanno elevato asimbolo delle loro lotte di liberazione.Vanno ringraziate tutte le istituzioninazionali e locali, associazioni, univer-sità, scuole, e tutti i cittadini che lohanno voluto celebrare in ogni partedel mondo attraverso una miriade dimanifestazioni, le più varie ed origina-li. Proprio in ragione di queste suepeculiarità, di questa sua “unicità”, l’at-tività del Comitato nazionale si è svi-luppata lungo due direttive principali:da un lato, in una serie di iniziative di

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carattere scientifico, volte ad analizza-re sempre più in profondità la persona-lità, il pensiero, l’azione del Generalenizzardo in relazione alle vicendesociali, politiche ed economiche chehanno caratterizzato il nostro Paese;dall’altro, nella promozione di unaserie di iniziative capaci di riportare ilcomandante dei Mille nel vivo dellacoscienza e del costume nazionale.

Riguardo al primo obiettivo, quellocioè di stimolare il necessario ripensa-mento scientifico, il Comitato naziona-le ha promosso due convegni di carat-tere internazionale: uno che si inaugu-rerà il prossimo 24 ottobre a Napoli incollaborazione con le università parte-nopee, un altro (doveroso riconosci-mento ai luoghi che per tanti annihanno visto Garibaldi protagonista) chesi terrà a Montevideo e vedrà impegna-ti storici italiani, ma anche e soprattut-to studiosi di diverse università e istitu-zioni culturali di Paesi del Centro e delSud America. Ai due convegni siaggiungerà un Dizionario storico-poli-tico-letterario, che riproporrà le inter-pretazioni che nel tempo sono statedate di Garibaldi da intellettuali, politi-ci ed artisti di ogni parte del mondo.

L’altra direttiva, cui il Comitatonazionale ha tenuto fede fin dall’inizio

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dei suoi lavori, riprendendo un auspi-cio formulato anni or sono dall’onore-vole Bettino Craxi, è stata quella di cer-care di riportare la figura e l’immaginedi Garibaldi al centro del dibattito civi-le.

È stato dato, per questo, impulso atre mostre di carattere nazionale: unache già si è aperta a Firenze il 24 mag-gio scorso alla presenza del Capo delloStato - al quale rinnoviamo la nostragratitudine - che ha per titolo”Garibaldi tra storia e mito”. La mostraci è particolarmente cara perché ci hapermesso di poter ammirare almenouna parte della preziosa raccolta gari-baldina appartenuta a GiovanniSpadolini, nome che in quest’Aula nonha certo bisogno di presentazioni e che

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fu Presidente, voglio ricordarlo qui condeferenza, del Comitato insediatosi perricordare, nel 1982, il centenario dellamorte di Garibaldi. La stessa esposizio-ne, va sottolineato, presenta dipintiparticolarmente significativi prove-nienti dal Museo del Risorgimento diMilano.

Un’altra mostra si aprirà a PalazzoDucale di Genova a fine settembre eavrà come tema la grande pittura otto-centesca italiana, con quadri prove-nienti da pinacoteche di tutta Europa.Una terza mostra si terrà, infine, aRoma nelle sale del Vittoriano, curatadall’Istituto per la storia delRisorgimento italiano.

Sempre con lo scopo di dare alleiniziative promosse dal Comitatonazionale una dimensione quanto piùvicina possibile al costume e al gustonazionali si sono realizzati la mostraitinerante che ha seguito il Giro d’Italia,dedicato quest’anno a Garibaldi, lungotutto il percorso, e il grande concorsonazionale, organizzato insieme alMinistero della pubblica istruzione, chevedrà, nei primi giorni del prossimomese di ottobre, premiati mille ragazzicon una crociera che ripercorrerà perquanto possibile la rotta dei Mille, arri-vando in Sicilia.

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C’è stata anche una grande intensi-tà di rapporti con il Ministero degliaffari esteri, con la collaborazione congli Istituti italiani di cultura e l’affettointenso di tutti gli italiani all’estero;con il Ministero dell’interno, che hamobilitato tutte le prefetture d’Italia;con il Ministero della difesa, con cui sisono svolte e si svolgeranno diverseiniziative, come le quattro Bande cen-trali delle Armi che questa sera terran-no quattro concerti contemporanei inquattro piazze romane in collaborazio-ne con il Comune di Roma.

Stretti sono stati anche i rapportidel Comitato nazionale con la RAI, cul-minati nella realizzazione di tre punta-te del programma “La storia siamonoi”, espressamente dedicate aGiuseppe Garibaldi e che diventerannoprezioso materiale didattico.

Naturalmente non è mancata e nonmanca la collaborazione con le realtàlocali, chiamate ad uno sforzo che,tenendo conto del carattere nazionaleed internazionale di Garibaldi, riper-corra la sua figura con tematiche lega-te alla specificità dei luoghi. In talsenso è stata anche approntata con ilTouring club italiano una guida che diaconto di tutti gli itinerari garibaldininel nostro Paese.

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È inoltre doveroso sottolineare ilruolo decisivo che il Ministero per ibeni e le attività culturali assolve dasempre quale luogo primario deputatoalla memoria storica della straordinariavicenda di Giuseppe Garibaldi, con isuoi musei, le sue biblioteche, i suoiarchivi, custodi di testimonianze icono-grafiche, librarie e documentarie, permolti versi ancora da esplorare.

Non solo, ma il Ministero ha ancheprovveduto a stanziare ingenti fondiper restaurare e rendere maggiormentefruibile il Compendio garibaldino diCaprera, troppo a lungo trascuratodallo Stato.

Un ringraziamento particolare va alSenato della Repubblica, che oggi ci

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ospita, e alla Camera dei deputati per laproficua collaborazione e per la costan-te spinta istituzionale.

Questo bicentenario vuole esseresolo una tappa del percorso di recupe-ro e riappropriazione da parte di tuttala Nazione dei valori e della storia dellaPatria nata con il Risorgimento italia-no. Percorso che ci condurrà nel 2011alla celebrazione dei 150 annidell’Unità d’Italia.

In conclusione: Giuseppe Garibaldiappartiene alla nazione ed è patrimoniodi tutti gli italiani. Proprio per questoalla sua figura dobbiamo attribuire unsignificato particolare. Per questovoglio qui ricordare le parole cheGiovanni Spadolini pronunciò allaCamera l’11 luglio 1981, allorché affer-mò che “evocare il patriottismo senzariserve dell’eroe nizzardo, i suoi impetigenerosi, la sua onestà senza macchia èun modo di ritrovare quella certa ideadell’Italia che dal Risorgimento arrivafino a noi e che noi vorremmo trasmet-tere intatta alle nuove generazioni”.

Signor Presidente, conscio dellamia inadeguatezza al compito, mi sentoobbligato ad esprimere la grande grati-tudine mia e, se posso permettermelo,di tutti gli italiani ai membri del

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Comitato nazionale e in particolare allasua Giunta, che tanto impegno hannoprofuso in questi mesi di lavoro.

Viva Garibaldi, viva l’Italia! (Vivi egenerali applausi).

FRANCO MARINI, presidente delSenato. Do ora la parola per il discorsodi commemorazione ufficiale al senato-re Valerio Zanone.

VALERIO ZANONE, senatore.Signor Presidente della Repubblica,signor Presidente del Senato, signorPresidente della Camera dei deputati,signor Vice presidente del Consiglio eMinistro per i beni e le attività cultura-li, signori del Parlamento e delGoverno, autorità tutte, amici dellafamiglia garibaldina e delle associazio-ni garibaldine, quanti erano giovaninegli anni Cinquanta, ancora conserva-no o ricordano un disco dove PieroCalamandrei spiegava la Costituzioneagli studenti di Milano. DicevaCalamandrei nel 1955, che ogni costi-tuzione contiene in sé una polemica; ela Costituzione italiana non era soltan-to la polemica contro il passato venten-nale delle libertà negate e represse, eraanche la polemica verso il presente deidiritti incompiuti.

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Per spiegare agli studenti riunitinella sala dell’Umanitaria l’origine deidiritti ancora incompiuti, Calamandreirisaliva indietro nel tempo, fino alleorigini dell’Unità nazionale. “A saperintendere, diceva Calamandrei, si sen-tono nei princìpi della Costituzione gliechi di voci lontane. Nell’articolo 2, aparlare dei doveri inderogabili di soli-darietà è la voce di Mazzini.All’articolo 5, la Repubblica che pro-muove le autonomie è la repubblica diCattaneo. All’articolo 8, l’eguale libertàdelle religioni davanti alla legge è lalibertà di Cavour”.

C’è anche, nella Costituzione lettada Calamandrei, la voce di Garibaldi.Non parla di princìpi, ma dei diritti edoveri del cittadino; compare all’arti-colo 52 nel comma finale, che informale Forze armate allo spirito democrati-co della Repubblica. La democrazia è lospirito informatore dell’ordinamentomilitare, in quanto esprime la virtùrepubblicana del cittadino in armi.

Nel discorso di Calamandrei l’evo-cazione garibaldina non andava oltre;ma sembra evidente che in quel commadell’articolo 52 Calamandrei avvertissel’eco lontana dell’appello a “nondisgiungere il popolo dall’esercito”, chefu il tema centrale del discorso per

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1’armamento dei volontari, pronuncia-to da Garibaldi alla Camera il 3 giugno1862; e ripreso nella Camera giustovent’anni dopo, il 3 giugno 1882, dalpresidente del Consiglio Depretis, nel-l’orazione funebre per Garibaldi, in cuiDepretis riconosceva il soldato che piùdi ogni altro “seppe usare la forzamorale degli eserciti popolari”.

In ciò, signor Presidente, si puòravvisare uno dei tanti fattori all’origi-ne del mito di Garibaldi, che, a distan-za di due secoli, è inseparabile dallasua storia; la storia presto tradotta inmito del guerriero che, per la sua con-cezione dell’esercito, ripudiava il “tristonome di militarismo”, opponendo almilitarismo la milizia democratica dellanazione armata. Il mito del combatten-te che dalle prime avventure sudameri-cane aveva riportato, insieme alle tatti-che di guerriglia e all’inclinazioneverso la dittatura al servizio deglioppressi, la convinzione che la guerrafosse la verdadera vida del hombre, macome guerre legittime ammetteva soloquelle di liberazione e di indipendenza,e nel 1867 a Ginevra, chiamato a pre-siedere il Congresso internazionale perla pace, dichiarava ammissibile soltan-to la guerra contro il tiranno. Quelvolontarismo ha segnato la storiad’Europa e d’Italia fino alla Resistenza,

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quando in suo nome hanno combattu-to i partigiani in Italia e i soldatiall’estero, come la divisione Garibaldiin Jugoslavia.

Il 22 ottobre 1860, dunque a pochigiorni dalla battaglia del Volturno,mentre i plebisciti del Mezzogiorno inSicilia sancivano l’annessione al Regnosabaudo, Garibaldi pubblicava nel gior-nale “Il Diritto” il “Memorandum allepotenze d’Europa”, in cui prefiguravala formazione di un unico Stato euro-peo e la conseguente smobilitazionedegli eserciti e delle flotte di guerra.Nell’Europa sovrana del mondo gliimmensi capitali impiegati negli arma-menti sarebbero diventati disponibiliper le opere pubbliche e le spese socia-li che negli ultimi anni dopo l’Unità

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sarebbero diventati i temi prioritaridelle iniziative politiche di Garibaldi:strade, ponti, canali e la scuola pubbli-ca gratuita.

Così, prima di passare il Volturnoverso il bivio di Taverna Catena perstringere la mano al Re d’Italia, ancoradal campo di battaglia Garibaldi rivol-geva la speranza verso un futuro in cuinell’Europa unita “la guerra non essen-do quasi più possibile, gli esercitidiventerebbero inutili”. Ma aggiungevache neppure allora sarebbero diventateinutili le milizie nazionali per mante-nere il popolo nelle sue abitudini guer-riere e generose.

Oggi, a duecento anni dalla nascitail mito ritorna nelle pagine dei giorna-li, nei nuovi libri che si aggiungonoalla sterminata bibliografia garibaldi-na, nei convegni degli studiosi, nelleiniziative promosse e coordinate dalComitato nazionale, di cui ha parlatopoc’anzi il suo presidente AndreaMarcucci. È desiderabile che, a duesecoli della nascita e centoventicinqueanni dalla morte, il mito di Garibaldisia liberato da rivendicazioni e daappropriazioni di parte e anche dasimilitudini e accostamenti con fatti epersonaggi del mondo di oggi, tantolontano da quell’Ottocento sul quale si

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distende quasi per intero la vita avven-turosa di Garibaldi.

Sebbene il culto di Garibaldi e latradizione del garibaldinismo si sianoprotratti fino ai giorni nostri, Garibaldifu pur sempre un uomo dell’Ottocentoe nel contesto dell’epoca che gli appar-tenne va vista e interpretata la suavicenda esistenziale, dai moti libertaridella giovinezza alla filantropia umani-taria e all’internazionalismo socialista eromantico degli ultimi anni.

La vicenda della sua vita è insepa-rabile dal mito di cui egli stesso fu piùo meno volontario artefice. Si può cita-re in proposito il necrologio pubblicatoil 5 giugno 1882 dal compassato“Times”. Il personaggio - scriveva il“Times” - “meriterà di essere studiatoanche dopo che la fredda analisi criticaavrà fatto quanto occorre per spogliar-lo delle armi scintillanti di cui l’entu-siasmo popolare lo aveva rivestito”. Ma,poche righe dopo, anche il “Times” tor-nava quasi sui suoi passi per ammette-re che neppure la fredda analisi criticaavrebbe potuto spogliare del tutto lapersonalità di Garibaldi dall’alone chela circondava “come qualcosa di favo-loso, dalla natura inafferrabile”.Ebbene, anche sull’arco di due secoliquell’aura intorno alla figura di

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Garibaldi non si è dissipata, nel sensoche la sua storia ed il suo mito fannoparte insieme di un’unica rappresenta-zione, che non va sezionata a scopo diappropriazione politica, ma piuttostointesa nella complessità e anche nellacompresenza di elementi opposti in cuiper buona parte risiede quell’alone leg-gendario.

Il connubio indissolubile traGaribaldi e la celebrità inizia con leavventure latino-americane del corsarodella libertà, capo della legione italianadi Montevideo, celebrate nella stampaeuropea soprattutto ad opera diGiuseppe Mazzini, che in Garibaldivedeva personificato il principio scrittonello Statuto della Giovine Italia: lavirtù dell’azione. Cresce quel destino di

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celebrità nella disperata difesa dellaRepubblica romana, continua neglianni dell’esilio per i mari del mondo,non solo dei due mondi, ma dei cinquecontinenti. Devo alla cortesia del sena-tore Nino Randazzo una recente pub-blicazione degli italiani d’Australia cherievoca la traversata di Garibaldi daLima alla Cina nel 1852 e nel ritorno larotta del sud e l’approdo nelle isoleaustraliane.

Poi il navigante ritorna in Italia ealle armi. Nel marzo 1859 assume ilcomando dei Cacciatori delle Alpi ericeve, con la firma di Cavour, il gradodi generale di quell’armata sarda chenel 1834, con sentenza del Consiglio diguerra di Genova, lo aveva condanna-to a morte come nemico dello Stato.L’anno seguente la celebrità diGaribaldi culmina nell’epopea deiMille. Poi la ruota della fortuna discen-de verso anni che nelle MemorieGaribaldi dichiarerà “inerti e inutili”.Ma la sua fama è ormai sganciata dallaruota della fortuna, anzi si alimenta adogni avversità. Quando sull’Aspromon-te l’esercito italiano lo colpì con unaferita che lo segnerà per la vita anchemoralmente, Alessandro Herzel scriveche “alla grandezza dell’eroe si èaggiunta la corona del martire”.

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Il viaggio a Londra del 1864 si tra-sforma in un trionfo che provoca l’irri-tazione tanto di Vittorio Emanuelequanto della regina Vittoria ed anchedi Karl Marx, ma Gladstone ne rimaneaffascinato e farà scrivere nella suabiografia “ciò che infiammava i cuoridei più era il pensiero del soldato cheaveva combattuto per la libertàumana”.

L’avanzare degli anni e degliacciacchi accompagnano le ultimeimprese: nel Trentino, poi a Mentana epoi in difesa della repubblica di queifrancesi contro cui, a Mentana e primaa Roma, Garibaldi aveva combattuto,sempre a servizio della propria missio-ne che, negli anni della fratellanza,Mazzini aveva definito “incarnazionedelle libertà popolari”. Ed infine, con gliultimi viaggi e più con i messaggi eproclami da Caprera, l’opera diGaribaldi ripiega verso la sfera delleidee e degli ideali, sul finire di una vitainvece di uomo d’azione, vissuta daattore sulla scena della storia.

Una semplificazione che la storio-grafia recente ha provveduto a riaprireed estendere, sistemava gli arteficimaggiori dell’unità nazionale nel cano-ne quadrumvirale celebrato dall’icono-grafia: Vittorio Emanuele, monarca

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costituzionale, Camillo Cavour, genialetessitore, Giuseppe Mazzini, apostolo eprofeta, Giuseppe Garibaldi, eroe popo-lare. La linea di connessione tra i quat-tro fu per lo più una linea ad alta ten-sione, eppure solo la loro discorde con-cordia riuscì ad unire l’Italia prefigu-rando le tensioni che avrebbero anima-to ed agitato la storia nazionale dal1861 fino forse ad oggi.

Il primo merito di Garibaldi è quel-lo, indiscusso, di avere allargato ladimensione territoriale del disegno diunificazione e di averla personalmenteattuata scavalcando gli accordi diPlombières. Il Conte di Cavour nonescludeva il disegno di una Italia fede-rale. Ancora alla fine del 1858 si con-tentava di un regno sardo che tenesse“la testa sulle Alpi e i piedi dalle partidi Ancona”; e solo nel 1860 avvistò loStato unitario come approdo del suorealismo, e realisticamente subito con-siderò il rischio che la corona traballas-se sulla testa del Re, se il Re l’avessericevuta dalle mani di Garibaldi. “Agliocchi della grande maggioranza degliitaliani” - scriveva Cavour a Nigra -“Vittorio Emanuele non è più altro chel’amico di Garibaldi; la sua corona bril-lerà soltanto del riflesso che l’avventu-riero eroico riterrà di dedicarle”. È benevidente in quella lettera, come del

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resto sempre, che l’interesse di Cavourera rivolto non alla testa transitoria delRe, ma all’istituzione perenne dellaCorona. Cavour sapeva d’altra parte dinon poter contare sulla comprensionedi Garibaldi. A dividerli c’era dall’origi-ne una diversa concezione della politi-ca, che per Cavour faceva tutt’uno conle arti del parlamentarismo e delladiplomazia, detestate da Garibaldi. Ladivisione di origine diventa un solcoinvalicabile proprio per gli accordi diPlombières, che, malgrado la resistenzainiziale di Cavour, comportarono lacessione di Nizza alla Francia. Quandoin Parlamento Garibaldi rinfacciò aCavour di averlo “fatto straniero inItalia”, Cavour ebbe nuovamente il rea-lismo di dichiarare: “Se egli non miperdona questo fatto, io non gliene fac-cio appunto”. Il distacco restò irrepara-bile e tuttavia non impedì a Cavour discrivere ciò che poc’anzi ricordavaMarcucci: “Garibaldi ha reso all’Italia ipiù grandi servigi che un uomo possarenderle: ha dato agli italiani la fiduciain se stessi”.

Qui sta il secondo merito dell’im-presa dei Mille: non soltanto di averallargato la dimensione territoriale deldisegno di unificazione, ma di averallargato quel disegno al popolo chediversamente ne sarebbe rimasto esclu-

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so, suscitando una forza di evocazionerimasta attiva dopo l’unità e dopoGaribaldi, nel discorso pubblico, nellacultura popolare e del volontarismo deigaribaldini. Un libro recente di EnricoPadula ricostruisce su documenti d’ar-chivio la straordinaria irradiazione delmito garibaldino nel Mezzogiorno pro-fondo, che senza l’impresa dei Millesarebbe rimasto separato dal restod’Italia dalla duplice barriera, comeallora si diceva, “la barriera dell’acquasalata e la barriera dell’acqua santa”.

Oltre l’allargamento territoriale esociale del disegno di unificazione, ilterzo merito di Garibaldi fu quello chegli costò la rottura con Mazzini; la for-zata comprensione che l’Europamonarchica non avrebbe accettato

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un’Italia repubblicana esposta a forzeirregolari e insurrezionali e che, d’altraparte, la sola bandiera del popolo eral’unità e la cacciata degli stranieri equel risultato non sarebbe stato possi-bile se l’unica monarchia italiana sifosse “gettata dalla parte della reazio-ne”. Ancora durante la campagna diAspromonte, in un passo delle Memorieche addebita alla monarchia sabauda iveti frapposti alla spedizione dei Mille,Garibaldi opponeva quella sua perce-zione diretta della volontà popolareall’intransigenza repubblicana dei maz-ziniani, “assuefatti a legislare il mondodal fondo delle loro scrivanie”.

Forse per Garibaldi il terreno discontro più difficile fu il Parlamento,dove le sue rare e tempestose appari-zioni suscitavano sconcerto, anzituttoper l’abbigliamento che il generaleCialdini definiva “strano e teatrale”,ottenendo da Garibaldi per risposta unalettera dove diceva “circa la forgia delmio vestire, io la porterò finché mi sidica che non sono più in un liberoPaese dove ciascuno va vestito comecrede”. Ma a parte il vestire, le compli-cazioni dei Regolamenti e le sottigliez-ze dei dibattiti parlamentari mal si pre-stavano al temperamento eroico del-l’uomo d’azione; non si può quindidare torto al consiglio di Ricasoli che

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nel 1867 gli scriveva “vorrei che pren-deste alla vita politica quella parte checonsentono le nostre istituzioni, o altri-menti conservaste intero agli italiani ilprestigio della vostra riputazione nelsilenzio della vostra isola romita”.

La carriera parlamentare diGaribaldi fu, peraltro, lunghissima, acominciare dal Parlamento subalpino,dove nel 1848 fu eletto nel collegioligure di Cicagna, vicino al luogo d’ori-gine della sua famiglia, che eraChiavari. L’elezione di Garibaldi fusalutata dalla sinistra liberale diLorenzo Valerio e di Angelo Brofferiocon entusiasmo, un po’ meno dal gior-nale cavouriano “Il Risorgimento”, manon risulta che Garibaldi abbia poi par-tecipato ad alcuna seduta delParlamento subalpino. Nel 1849 fueletto nell’Assemblea della Repubblicaromana come deputato di Macerata,poi fu deputato alla Camera dal 1861alla morte con una sola interruzione.Per la maggior parte delle legislature fusempre assente dall’Aula, anzi, nel1877, quando era per la verità giàmolto malato, scrisse agli elettoriromani di accettare la candidatura alParlamento alla previa condizione dinon parteciparvi.

Eletto quasi sempre in più collegi

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da un corpo elettorale che non rappre-sentava più del 2 per cento dei cittadi-ni, nei suoi ultimi anni Garibaldi sipronunciò con grande anticipo suitempi in favore del suffragio universa-le, che definiva “impronta dei popoliliberi”; ma pensava al suffragio univer-sale, non tanto in relazione al parla-mentarismo statutario, quanto nellavisione di un futuro repubblicano, chesarebbe diventato possibile solo quan-do la nazione fosse educata alla libertà.

In attesa, Garibaldi ammetteva dipreferire, ad una assemblea “di cinque-cento dottori”, la dittatura temporaneadi un uomo onesto sul paradigma clas-sico dei Fabi e dei Cincinnati.L’insofferenza verso le procedure e leschermaglie parlamentari è certamente

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uno dei tratti che distaccano la figuradi Garibaldi da quella di Cavour che,invece, nel 1860 scriveva alla contessaDe Circourt “io mi sono sentito debolesolo quando le Camere erano chiuse...io sono figlio della libertà ed è ad essache devo tutto quello che sono... se gliItaliani volessero un dittatore, sceglie-rebbero Garibaldi e non me, ed avreb-bero ragione”.

Ciò detto, non si può mancare diaggiungere che fra i pochi discorsi par-lamentari di Garibaldi alcuni sonoautentici pezzi di repertorio della storiadel Risorgimento, come lo scontro inAula con Cavour sull’esercito meridio-nale; e che, anche quando non era pre-sente di persona al suo posto all’estre-ma sinistra, Garibaldi era egualmenteal centro dei dibattiti parlamentari,come dimostrano i due grossi volumipubblicati dalla Camera dei deputatinel centenario della morte.

In occasione della commemorazio-ne avvenuta alla Camera il 3 giugno1882, il presidente Farini disse che l’at-tività parlamentare di Garibaldi erasempre stata associata a “umanitarie epatriottiche proposte” e negli annidopo la conquista di Roma, l’interessedi Garibaldi si rivolse in sede parla-mentare soprattutto alle proposte

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“umanitarie” che, nel linguaggio dioggi, sono i diritti sociali e civili edanche alle opere pubbliche, che oggi sidicono infrastrutture. Fra esse, ha spe-ciale rilievo il progetto di risanamentodel Tevere, atto di omaggio del patrio-ta alla Roma dei suoi sogni, “di cuigiammai ho disperato” - scriveva -“anche relegato nel fondo delle foresteamericane”.

Ventenne, nel secondo viaggio damarinaio imbarcato sulla tartana delpadre, era venuto a Roma risalendo ilTevere ed era rimasto affascinato dalle“ruine sublimi” che restavano le solesuperstiti dell’antica capitale delmondo. Invano difesa nel 1849, invanotentata nel 1862 e nel 1867, Roma,finalmente conquistata, doveva essereliberata anche dalle periodiche inonda-zioni e dalla malaria che la circondava.Garibaldi, arrivato nella capitale nel1875, si diede il programma di “miglio-rare le condizioni materiali e morali diquesta vecchia matrona”.

Egli pensava in grande: ad un portofluviale a Fiumicino che trasformasseRoma nella “Londra del Mediterraneo”,alla bonifica dell’Agro e alla canalizza-zione dell’Aniene. Dopo diverse varian-ti, il progetto ottenne l’approvazionedel Governo Minghetti, ma il finanzia-

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mento si inceppò nella stretta delpareggio di bilancio. Poco dopo, ilGoverno Depretis iniziò la costruzionedei muraglioni lungo il Tevere.

Nel ventennio dopo il compimentodell’Unità nazionale, Garibaldi ebbemodo di dare corso, da Caprera verso ilresto mondo, all’ideale umanitario chein gioventù lo aveva convertito dalpatriottismo nazionale al cosmopoliti-smo. Si dice che vicino al letto aCaprera tenesse “Le NouveauChristianisme” di Saint-Simon, ricevu-to nel 1833 durante uno dei primi viag-gi mercantili dall’esule Emile Barrault,poco prima dell’adesione alla GiovaneItalia.

Da quelle vaghe idee di fratellanzauniversale aveva derivato l’idea piùprecisa che bisogna amare il popolo pergovernarlo. Voleva per il popolo italia-no la scuola laica obbligatoria, l’aboli-zione della pena di morte, il suffragiouniversale. L’ideale della fratellanza erail suo riferimento quale gran maestrodella massoneria, cui si era affiliato dagiovane in America latina.

La sua azione umanitaria passavaoltre le frontiere con l’idea dell’Europaunita; con gli appelli all’Inghilterra perla convocazione di un congresso di

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pacificazione internazionale; con imessaggi ai Congressi delle societàoperaie; con la fondazione della Legaper la democrazia; con l’adesione daposizioni alquanto personaliall’Internazionale, il “sole dell’avveni-re”.

Estremo rimase fino alla fine, nonsi può tacerlo, il suo anticlericalismo(che era cosa diversa dalla irreligiosità),ma in verità si estendeva anche al clerodelle confessioni precristiane e non cri-stiane. Non mancarono, fra i garibaldi-ni, anche preti e frati, ma dall’anticleri-calismo Garibaldi non si discostò finoalla fine e negli ultimi programmi elet-torali insisteva per la soppressionedelle corporazioni religiose, 1’abolizio-ne degli stipendi per i sacerdoti e perfi-no la fusione delle campane, che vole-va riciclate in monete metalliche.Libero pensatore e sostenitore deipopoli oppressi, repubblicano e sociali-sta, patriota e partigiano, Garibaldi haofferto un simbolo ed un’insegna amolteplici formazioni della politica ita-liana nell’Ottocento e nel Novecento;tanto più molteplici in quantoGaribaldi seppe essere ad un tempo esenza infingimenti soldato non milita-rista, patriota nazionale in nome diideali universali, e nei costumi dellavita quotidiana insieme popolano ed

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anticonformista.

Nel 1982, in occasione del centena-rio della morte, si riaccesero le discus-sioni sull’origine del mito; fu FrancoVenturi ad osservare come il mito troviradice nel fatto che in Garibaldi ebbeconsacrazione la figura del leaderpopolano. La democrazia si affermanell’Ottocento ad opera di leader bor-ghesi e colti: Garibaldi, scrivevaVenturi, “fu l’unico grande politicodemocratico ottocentesco di origine edi carattere popolare”. In Garibaldihanno talvolta cercato un paradigmaalternativo le diverse interpretazionicritiche del Risorgimento ridotto a pro-cesso elitario, a conquista regia, a rivo-luzione mancata. Ma proprio all’inte-grazione portata da Garibaldi si deve

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ciò che il Risorgimento pure ha signifi-cato in termini di apertura europea,emancipazione popolare, costruzionedell’identità nazionale. L’identitànazionale formata nel Risorgimentonon poteva fare a meno di quell’animapopolare, come dimostra il fatto chenon c’è in Italia grande città o piccolocomune che non abbia intitolato aGaribaldi una strada o una piazza:sovente la strada principale o la piazzamaggiore. E dall’Italia in Europa e nelleAmeriche non si conta la serie deimonumenti a cominciare dalla statuasul Gianicolo che Ernesto Rossi si con-solava di intravvedere dal finestrinodella cella a Regina Coeli. A propositodi statue e ritratti, mi sia permesso rin-graziare il presidente Franco Mariniche nella ricorrenza del bicentenario hadisposto il ritorno del busto diGaribaldi nella sala più grande delSenato.

Nel 1907, il primo centenario dellanascita di Garibaldi, fu celebrato conuna monografia di Giuseppe CesareAbba, ristampata nel 1982 in edizioneanastatica dal Governo con la prefazio-ne di Giovanni Spadolini, appassionatocultore, al pari di Bettino Craxi, dimemorie e cimeli garibaldini. Nellaprefazione di Spadolini si racconta lacommemorazione di quel primo cente-

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nario, il 4 luglio 1907, alla Camera, conl’intervento del presidente del ConsiglioGiovanni Giolitti. Come era consueto alsuo temperamento antiretorico Giolittiandò dritto alle decisioni di fatto, pro-ponendo ed ottenendo che la Cameraapprovasse seduta stante la legge deivitalizi per i superstiti delle guerre diindipendenza. Il dovere civile dellariconoscenza doveva esprimersi, secon-do Giolitti, più che nelle celebrazioni,nell’impegno quotidiano di operare perl’Italia “per essere degni di coloro checi hanno dato una patria”.

Nella prosa essenziale di Giolitti misembra si trovi, signor Presidente, unpunto di conclusione. Una conclusioneche lascia aperte le controversie inter-pretative intorno al mito garibaldino.Chiamando i volontari alle armi perunire la nazione, ma con una visioneche infine passò oltre gli Stati naziona-li; chiamando il popolo degli esclusi asollevarsi per conquistare una dimen-sione nazionale che le sole arti delladiplomazia non avrebbero raggiunto;risolvendo nel proprio animo le ten-denze divergenti fra l’azione patriotticae l’internazionalismo umanitario,Giuseppe Garibaldi ha costruito il pro-prio mito che si è prolungato nel corsodelle generazioni, fino a diventareanch’esso realtà storica, una realtà che

ha raccolto lungo la storia vicende econflitti della vita civile italianadell’Ottocento e del Novecento.

Il punto giolittiano di conclusionesi ferma prima, sul debito civile versol’eroe del popolo. Cosa ha detto alpopolo italiano Garibaldi, con la suavita? Ha semplicemente detto che biso-gna amare l’Italia se si vuole governar-la. Immagino che in quel senso Giolittiparlasse del debito verso chi ci ha datouna patria. Della patria Garibaldi hadato agli italiani, prima che la conqui-sta, il sentimento. Fu quella la sua fon-damentale onestà. Onestamente haamato l’Italia e ci ha insegnato adamarla. (Vivi e generali applausi.Congratulazioni del sottosegretarioMarcucci. Il Presidente si leva in piedie con lui tutta l’Assemblea).

FRANCO MARINI, presidente delSenato. Ringrazio a nome del Senatotutti gli intervenuti, in modo particola-re il Presidente della Repubblica che havoluto essere presente a questa impor-tante occasione e - ringraziamento giàrivolto da tutti gli oratori - al brillanterelatore, senatore Zanone. (Generaliapplausi).

La seduta di commemorazione ècosì conclusa. (ore 10,28).

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APPENDICE

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Palazzo Madama, 3 giugno 1882: Partecipazione della morte del Generale Garibaldi e parole commemorative del Presidente del Senato

Atti Parlamentari Senato del RegnoSESSIONE DEL 1880-81-82 — DISCUSSIONI — TORNATA DEL 3 GIUGNO 1882

CXXXIVTORNATA DEL 3 GIUGNO 1882

Presidenza del presidente TECCHIO

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Atti Parlamentari Senato del RegnoSESSIONE DEL 1880-81-82 — DISCUSSIONI — TORNATA DEL 3 GIUGNO 1882

La seduta è aperta alle ore 5 e10.

Sono presenti il Presidente delConsiglio, Ministro dell'Interno, ed iMinistri delle Finanze, della Guerra,della Marina, di Grazia e Giustizia,dei Lavori Pubblici e dell'IstruzionePubblica.

PRESIDENTE. Signori! Degliuomini eccelsi, che hanno fatto lanuova Italia, sino a ieri uno ancorarimaneva appo noi.

Era grave la sua età, affrantala salute: e nondimeno tutti pareva-no credere che la morte non osereb-be rapircelo.

I nostri voti fallirono.Ieri stesso, prima che scendes-

se la notte, Giuseppe Garibaldi nellaromita Caprera ha esalato lo spirito.

La storia, che deve registrare legesta di tanto eroe, si dorrà secomedesima che a compiere questoufficio non risorga Plutarco.

A noi basterà ricordare cheGiuseppe Garibaldi, quando si spin-se alla più ardita, alla più meravi-gliosa delle sue imprese, la reden-zione della Sicilia e di Napoli, hascritto sulla sua bandiera le sacreparole: «Italia e Vittorio Emanuele».(Benissimo).

DEPRETIS, Presidente delConsiglio e Ministro dell''Interno.Domando la parola.

PRESIDENTE. Ha la parola.DEPRETIS, Presidente del

Consiglio e Ministro dell'Interno. Ilgrande cittadino, l'illustre e disinte-ressato cooperatore della grandeopera dell'unità italiana, che il GranRe ha fondata, Garibaldi, non è più.

È una sventura, un cordoglio,un lutto nazionale.

Inutile, o Signori, parlare dellegesta, delle virtù, dei meriti di que-st'uomo straordinario del qualel'Italia deve andare superba.

Uno di quegli uomini cheappariscono nella storia dell'umani-tà per consolarla delle sue sventure,per insegnarle la virtù del sacrifìcio,l'affetto alla patria, l'amore allalibertà! ...

(Bene, bravo!).Io, o Signori, non aggiungerò

altre parole. Interprete del senti-mento nazionale, ed autorizzato dalnostro Augusto Sovrano, il Governodel Re ha presentato all'altro ramodel Parlamento tre disegni di leggeche furono approvati a voti, diròquasi, unanimi.

Io do lettura di questi disegnial Senato.

Uno è inteso a far ragione allutto che opprime tutti i cittadiniitaliani, e rimanda al 18 di questomese la celebrazione della festacommemorativa dello Statuto, ed è

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concepito in questi termini:

Articolo unico.La festa commemorativa dello

Statuto è differita per l'anno 1882al giorno 18 corrente giugno.

L'altro disegno di legge è con-cepito in questi termini:

Art. 1. In attestato di naziona-le riconoscenza i funerali diGiuseppe Garibaldi saranno fatti aspese dello Stato.

Art. 2. Un monumento nazio-nale sarà eretto in Roma a GiuseppeGaribaldi. Il Governo del Re è auto-rizzato a concorrere nella relativaspesa.

Un terzo disegno di legge ècosì concepito, in un unico articolo:

Alla vedova di GiuseppeGaribaldi ed ai cinque suoi figli,Menotti, Ricciotti, Teresita, Clelia eManlio, è assegnata una pensionevitalizia di annue lire 10,000 perciascuno, con decorrenza dal 3 giu-gno 1882.

Io raccomando al Senatoquesti tre disegni di legge, ed osofare preghiera al suo illustrePresidente di voler nominare,

seduta stante, una Commissione, laquale possa riferirne in modo chei tre disegni possano diventare oggistesso leggi dello Stato.

PRESIDENTE. Do atto al signorPresidente del Consiglio e Ministrodell'Interno, della presentazione diquesti tre progetti di legge.

Il signor Ministro fa istanzaperché sia nominata, seduta stante,la Commissione che faccia la suaRelazione su questi tre progetti dilegge, e quindi siano posti i proget-ti stessi in discussione.

Se nessuno fa opposizione aquesta proposta, la si intende accet-tata.

Per la nomina dellaCommissione interrogo se alcunodei signori Senatori ha proposte dafare.

Voci. Il Presidente.PRESIDENTE. Pongo ai voti se

il Senato intende deferire la nominadella Commissione per i tre progettial Presidente.

Chi intende approvare taleproposta, è pregato di sorgere.

(Approvato).Senatore BACCHI G. Domando

la parola.Senatore ERRANTE. Domando

la parola.PRESIDENTE. Relativamente a

questi progetti di legge?

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Senatore ERRANTE. No.PRESIDENTE. Favoriscano un

momento, onde si possa esaurirequesta bisogna: poi avranno laparola.

La Commissione per esaminaree riferire su questo progetto di leggeè composta dei signori SenatoriCabella, Cosenz, PallaviciniFrancesco, Panissera e Saracco.

Ora il signor Senatore SacchiGaetano ha facoltà di parlare.

Senatore SACCHI G. OnorevoliColleghi, non sono ancora tre mesiche in quest'Aula mi prorompevadal cuore un mesto ricordo per lamemoria di un caro amico, il gene-rale Medici; oggi il paese deplora lamorte del generale Garibaldi.

Questa perdita è lutto naziona-le; ogni parola che io dicessi d'elo-gio sarebbe impari al caso, né sonoda tanto per parlare degnamente diLui! Di Garibaldi vivranno nei seco-li le opere; possa la gioventù italia-na ispirarsi a queste!

Giovinetto ho combattuto conlui le battaglie per l'indipendenza diun paese che ci ospitava,Montevideo! Sapete, o Signori,quale era la bandiera di quellalegione italiana? Era un'asta brunacol velo di lutto, un drappo nero colVesuvio dipinto nel mezzo; eral'emblema delle condizioni d'allora

del nostro paese; era il preludio del-l'avvenire!

Da Garibaldi io imparai adamare la patria, l'amavo con affettodi figlio. Si abbia la memoria diquella grand'anima, questo poverotributo di ricordo. (Bene!).

Senatore SERRA. Domando laparola.

Senatore CENCELLI. Domandola parola.

PRESIDENTE. Ora la parolaspetta al Senatore Errante.

Senatore ERRANTE. La mortedi Garibaldi è lutto nazionale. Natoin Sicilia e in Palermo, a nome mio,di Palermo, dell'intera Sicilia, iodevo un tributo di dolore allamemoria di un Uomo che fu il libe-ratore della Sicilia, e di Napoli, unodei grandi artefici dell'unità italia-na. Garibaldi ebbe il fremito e ilruggito del leone; ma ebbe insiemeun'ineffabile dolcezza di anima ver-gine e pura. Quando parlavadell'Italia, la sua fisionomia si ispi-rava, la sua voce era melodiosa. Èimpossibile trovare espressioni ade-guate alla grande perdita che si èfatta. Come nei sommi, nei supremidolori, varrebbe meglio il silenzio!

Io non posso né intendo inquesto momento tessere l'elogio diun uomo per cui tutta Italia ha unsenso di riverenza e di profondo

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affetto. Queste poche mie paroleaccennano soltanto ad un senti-mento di gratitudine immensa,essendo egli stato redentore dellamia terra natale, e non sommoguerriero soltanto, ma uno degliesseri più benefici e sublimi del-l'umanità. Avrà dunque onore dipianto perenne! (Bene... benissimo!)

PRESIDENTE. Ha la parola ilSenatore Serra.

Senatore SERRA. Dopo di avermeravigliato il mondo colle eroichesue gesta, dopo di avere cotantoefficacemente cooperato al risorgi-mento nazionale, alla libertà,all'unità, all'indipendenza dell'Italiasotto gli auspici della gloriosaDinastia di Savoia, GiuseppeGaribaldi, guerriero invitto, patriotadisinteressato, sceglieva a tranquilladimora de' suoi ultimi anni unadelle meno importanti isole delmare settentrionale della Sardegna.

Nella remota Caprera Egli esa-lava ieri l'ultimo respiro.

L'annunzio improvviso dellamorte di quel sommo cittadino fucausa d'immenso dolore pergl’Italiani tutti, dalla Reggia al piùumile tugurio.

Mentre noi qui stiamo, la esa-nime spoglia di lui giace insepoltain terra Sarda. Essa sarà oggetto diun devoto pellegrinaggio per centi-

naia e migliaia de' miei comprovin-ciali. A me unico Sardo presente inquest'Aula consenta il Senato che anome di tutti gli abitanti dellaSardegna io esprima, insieme almio, il loro profondo dolore perquesta nuova ed irreparabile sven-tura nazionale. (Bene!)

PRESIDENTE. L'onorevoleCencelli ha facoltà di parlare.

Senatore CENCELLI. SignoriSenatori, coll'animo affranto inquesto giorno solenne di lutto pertutta Italia, mi permetterete a nomedi questa illustre città di Roma, chelo vide accorrere nel 1849 a difen-dere i suoi diritti e quelli dellanazione fra noi, che io porga unaparola di compianto alla perditafatale dell'illustre GeneraleGaribaldi.

Fui testimonio io stesso, inquei giorni nefasti per questa gran-de capitale, del coraggio eroico concui egli più volte cimentò la vita sulGianicolo, respingendo il forte eterribile esercito francese che tenta-va in un momento di sorpresa d'in-vadere la nostra città.

Io stesso personalmente lo vidisulle mura del Gianicolo qualeleone impavido respingere un primoassalto del nemico, dopo avere mili-tato nelle truppe di questa cittàsotto gli ordini suoi, nei giorni in

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cui si avventuravano le sorti di que-sto paese alle fazioni di Palestrinaed alla battaglia di Velletri ove fuvinto l'esercito borbonico.

Quest'uomo fu da Roma sem-pre stimato e quasi direi riguardatocome un idolo degno di adorazione.

Noi ne deploriamo altamentela perdita, e sentiamo per lui tantagratitudine che in nome della cittàmi associo non solo nel votare iprogetti di legge presentati dalPresidente del Consiglio, ma a qua-lunque altra dimostrazione che ilSenato credesse di fare.

Frattanto, seguendo l'esempiodato dall'altro ramo del Parlamento,proporrei che il Senato prendesse illutto per la durata di due mesi.

Signori Senatori, la patriariconoscente innalza nel cuore deipropri cittadini un monumentoassai più duraturo di quanti se nepotranno erigere alla di lui memo-ria, quale grande patriota, l'ultimodei quattro che operarono energica-mente alla redenzione d'Italia,Vittorio Emanuele, Cavour eMazzini. Che se Giuseppe Garibaldinon avrà altrimenti disposto, è votodella cittadinanza Romana che la diLui salma venga a riposarsi entro lemura della Capitale.

Possa la memoria delle gestadel generale Garibaldi rimanere

scolpita nella mente e nei cuoridella gioventù italiana ed esserle disprone a grandi e fortunose impresea difesa di quella unità e libertà chefu il culto perenne della vita di Lui(Approvazione).

Senatore CIPRIANI E. Doman-do la parola.

PRESIDENTE. Ha la parola.Senatore CIPRIANI E. Onore-

voli Colleghi! In questa circostanza,luttuosa certamente per tutti, non visarà cuore d'Italiano, il quale nonsia vivamente impressionato perl'irreparabile perdita toccataci collamorte del generale Garibaldi.

Permettete adunque, o Signori,che coll'animo vivamente commos-so, poiché ebbi parte nel serviziosanitario coll'illustre Generale, dicabrevi e sincere parole.

Ad altri spetta di parlare dellesue virtù militari; ad altri il valuta-re l'occhio suo impareggiabile a trarpartito dal terreno sul quale si com-batteva; ad altri il dire della suafreddezza durante il combattimento,della sua eroica fierezza quando sitrattava decidere le sorti della batta-glia. A me spetta soltanto il dire diquanta bontà, di quanta benignità edi quale amorevolezza egli volevache fossero circondati i feriti, nonappena cessava il combattimento;per modo, che le amorevoli cure di

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un padre non avrebbero potutoessere a quelle superiori.

Qualunque parola di elogiostimerò sempre inferiore ai meriti ditanto uomo.

Il generale Garibaldi sarà unaleggenda, un mito appena credutodalle future generazioni; ma, oSignori, qualunque sarà l'opinionedi queste verso l'illustre estinto, iotermino dicendo che sarà sempre unfaro luminoso a cui dovrà volgerelo sguardo la futura generazione. Eguai se non lo facesse!

Il concetto nella mente diGaribaldi, per il bene della nostrapatria, fu concetto sempre pieno,intiero, che doveva condurre aimagnifici risultati che abbiamoottenuti.

Se voi ne studiate la vita,vedrete che Garibaldi fu semprecombattente contro qualunque divi-sione, e che soltanto nel fascio ditutte le forze liberali volle trovatoquell'appoggio che conducesse alfine della magnifica epopea allaquale siamo fortunatamente perve-nuti.

Noi che giovani cospirammo, ematuri combattemmo, possiamoanche rivolgere una parola alla gio-ventù che ci segue perché vogliacomprendere il concetto pieno,intiero del generale Garibaldi, e per-

suadersi che non è colle inani divi-sioni, ma colle forze unite di tutto ilpartito liberale che potremo renderela nostra patria grande, rispettata etemuta. (Bene! bravo!)

Senatore CARACCIOLO DIBELLA. Domando la parola.

PRESIDENTE. Ha la parola. Senatore CARACCIOLO DI

BELLA. Ancorché non mi mancassel'autorità dell'eloquenza, mi man-cherebbe la serena tranquillità del-l'animo per tessere oggi l'elogio diGiuseppe Garibaldi, del grand'uomoche ricordo salvatore delle rnie pro-vincie native nel 1860.

Le mie parole non potrebberonulla aggiungere a quanto fu dettodagli oratori che mi hanno precedu-to, a quanto è attestato dalla pub-blica opinione del paese e dall'uni-versale cordoglio di cui sono com-presi gli Italiani tutti, alla notizia ditanta perdita.

Credo che, oltre la manifesta-zione delle parole dette, il Senatotutto unanime, con solenne e visibi-le dimostrazione, attesti in atto ilsentimento da cui è compreso perquesta perdita irreparabile.

Quindi io propongo che oltre idue mesi di lutto che sono stati giàindicati dal mio onorevole Collega,il Senatore Cencelli, il Senato delRegno abbia a procedere anche ad

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Atti Parlamentari Senato del RegnoSESSIONE DEL 1880-81-82 — DISCUSSIONI — TORNATA DEL 3 GIUGNO 1882

altri atti che esprimano il suo dolo-re, il suo rispetto e la sua ammira-zione per tanto uomo che oggimanca all'Italia; cioè che sianosospese le sedute del Senato sino alunedì 12 corrente giugno; che unaDeputazione di otto Senatori conuna parte della Presidenza si rechi aCaprera per accompagnarlo; e chetutto il Senato in corpo assista alleonoranze funebri che saranno fattein Roma.

Io non dubito che il Senatovorrà fare a questa proposta unafavorevole accoglienza.

(Segni di approvazione).PRESIDENTE. Abbiamo dun-

que quattro proposte. La prima è delsignor Senatore Cencelli, perché ilSenato voglia decretare un lutto didue mesi.

Chi intende di approvare que-sta proposta, è pregato di sorgere.

(Approvato).La seconda è del signor

Senatore Caracciolo, perché ilSenato voglia sospendere le suesedute fino al dodici del correntemese.

Chi intende di approvare que-sta proposta, è pregato di sorgere.

(Approvato).La terza, ed anch'essa del

Senatore Caracciolo: che una depu-tazione di otto Senatori con una

parte della Presidenza si rechi aCaprera per accompagnare la salmadel generale Garibaldi.

Chi intende di approvare que-sta proposta, è pregato di sorgere.

(Approvato).Infine, e questa pure del signor

Senatore Caracciolo: che tutto ilSenato in corpo assista alle onoran-ze funebri che saranno fatte inRoma all'illustre defunto.

Chi intende di approvare que-sta proposta, è pregato di sorgere.

(Approvato).Ora resta a stabilire come

debba essere composta laDeputazione degli otto Senatori cheinsieme ad una parte dellaPresidenza si rechi in Caprera peraccompagnare la Salma.

Senatore PATERNOSTRO. Iopropongo che la nomina dellaCommissione venga fatta dalPresidente.

PRESIDENTE. Se nessunochiede la parola, pongo ai voti laproposta di demandare al Presidentela nomina di questa Commissione.

Chi approva questa proposta,voglia sorgere.

(Approvato).Ora attendiamo la Relazione

della Commissione sui tre progettidi legge presentati dal signorMinistro dell'Interno.

56 Aula del Senato del Regno - 3 giugno 1882

Palazzo Madama, 3 giugno 1882: Partecipazione della morte del Generale Garibaldi e parole commemorative del Presidente del Senato

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Commemorazione del Generale Giuseppe Garibaldi 57

Palazzo Madama, 3 giugno 1882: Partecipazione della morte del Generale Garibaldi e parole commemorative del Presidente del Senato

Atti Parlamentari Senato del RegnoSESSIONE DEL 1880-81-82 — DISCUSSIONI — TORNATA DEL 3 GIUGNO 1882

(La seduta resta sospesa).PRESIDENTE. Si riprende la

seduta.Il Senatore Saracco, Relatore

della Commissione, è pregato dileggere la Relazione.

Senatore SARACCO, Relatore.Sono tre i disegni di legge che inquesto luttuoso momento ilGoverno del Re presenta alle delibe-razioni di questo Alto Consesso.

Col primo si domanda, che perquest'anno la festa commemorativadello Statuto sia rinviata al giorno18 del corrente mese;

Col secondo si chiede, che allavedova di Giuseppe Garibaldi ed aicinque figli di lui venga assicuratala pensione vitalizia di annue lire10,000 per ciascuno;

Col terzo, il Governo del Repropone, che all'illustre Cittadinosieno rese le ultime onoranze aspese dello Stato, ed un monumen-to nazionale venga eretto in Roma aGiuseppe Garibaldi, decretando ilconcorso dello Stato nella spesa.

Signori Senatori! Il compitoassegnato alla Commissione chia-mata a riferire sopra questi tre dise-gni di legge, che mirano ad onorarela memoria del grand'uomo, il qualea diritto fu chiamato l'Eroe dei duemondi, già venne assolto con la suagrande autorità dall'illustre e vene-

rando Presidente del Senato con lesplendide parole che udiste purdianzi, e che salutaste col vostrounanime applauso.

Niuna parola può valere, nésta in potere di alcuno di decretareonori che giungano all'altezza deidoveri che l'Italia ha contratto versol'uomo leggendario, che sarà, dopoVittorio Emanuele, la prima e la piùsplendida figura del suo secolo(Bene).

Sta bene adunque ed è giusto,che a segno di lutto universale, siarinviata a miglior tempo la comme-morazione del giorno sacro allalibertà ed all'indipendenza d'Italia.È dovere che la patria si mostrigenerosa verso la famiglia delRomito di Caprera. È ancor debito dialta riconoscenza che sorga, colconcorso dello Stato, in questaRoma che fu il sospiro e la meta ditutta la sua vita, un monumentonazionale, che ricordi alle genera-zioni che verranno il nome illustreed incontaminato di GiuseppeGaribaldi.

Signori Senatori! È un tristegiorno per l'Italia nostra, in cui lagrande figura di Giuseppe Garibaldiscompare dalla scena del mondo!

Il Senato del Regno, ne siamocerti, si recherà ad onore di trovarsid'accordo coll'altra Assemblea,

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Atti Parlamentari Senato del RegnoSESSIONE DEL 1880-81-82 — DISCUSSIONI — TORNATA DEL 3 GIUGNO 1882

dove batte il cuore della nazione,per decretare i supremi onori allamemoria del Grande Capitano chetutta Italia piange ed onora!

A nome della Commissione ioinvito il Senato a dare il voto favo-revole ai tre disegni di legge (Bene!Bravo!).

PRESIDENTE. Leggo adunqueseparatamente i tre progetti dilegge.

Uno dei tre progetti è così con-cepito:

Articolo unico.

La festa commemorativa delloStatuto è differita per l'anno 1882al giorno 18 corrente giugno.

È aperta la discussione. Se nessuno chiede la parola,

questo articolo unico sarà votato ascrutinio segreto.

Altro progetto di legge,anch'esso in articolo unico.

«Alla vedova di GiuseppeGaribaldi ed ai cinque suoi figliMenotti, Ricciotti, Teresita, Clelia eManlio è assegnata una pensionevitalizia di annue lire 10,000 perciascuno, con decorrenza dal 3 giu-gno 1882».

È aperta la discussione.Se nessuno chiede la parola,

l'articolo unico sarà inviato alloscrutinio segreto.

Leggo l'ultimo progetto dilegge.

Art. 1.In attestato di nazionale rico-

noscenza i funerali di GiuseppeGaribaldi saranno fatti a spese delloStato.

Art. 2.Un monumento nazionale sarà

eretto in Roma a GiuseppeGaribaldi.

Il Governo del Re è autorizza-to a concorrere per la relativa spesa.

È aperta la discussione genera-le. Se nessuno chiede la parola, siprocede alla discussione degli artì-coli.

Li rileggo.

Art. 1.In attestato di nazionale rico-

noscenza i funerali di GiuseppeGaribaldi saranno fatti a spese delloStato.

È aperta la discussione suquesto artìcolo 1.

Chi intende di approvarlo, èpregato di sorgere.

(Approvato).

58 Aula del Senato del Regno - 3 giugno 1882

Palazzo Madama, 3 giugno 1882: Partecipazione della morte del Generale Garibaldi e parole commemorative del Presidente del Senato

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Commemorazione del Generale Giuseppe Garibaldi 59

Palazzo Madama, 3 giugno 1882: Partecipazione della morte del Generale Garibaldi e parole commemorative del Presidente del Senato

Atti Parlamentari Senato del RegnoSESSIONE DEL 1880-81-82 — DISCUSSIONI — TORNATA DEL 3 GIUGNO 1882

Art. 2.Un monumento nazionale sarà

eretto in Roma a GiuseppeGaribaldi. Il Governo del Re è auto-rizzato a concorrere nella relativaspesa.

(Approvato).

Ora si procede all'appellonominale per la votazione a scruti-nio segreto di tutti e tre i progettidi legge.

(II Senatore, Segretario, Chiesi,fa l’appello nominale).

PRESIDENTE. La votazione èchiusa. Prego i signori Senatori diprocedere allo scrutinio delle urne.

(I Senatori, Segretari, fanno lospoglio delle urne).

PRESIDENTE. Proclamo ilrisultato dello scrutinio segreto.

Differimento della festa nazio-

nale dello Statuto:Senatori votanti . . .70 Favorevoli . . .69Contrari . . .1(Il Senato approva).

Onoranze funebri e monumen-to nazionale a Giuseppe Garibaldi.

Senatori votanti . . .70Favorevoli . . .67Contrari . . . 3 (II Senato approva).

Pensione alla vedova ed aifigli di Giuseppe Garibaldi.

Senatori votanti . . .70Favorevoli . . .66Contrari . . .4(Il Senato approva).

La seduta è sciolta (ore 7).

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Centenario della morte di Giuseppe Garibaldi 61

Palazzo Madama, 2 giugno 1982: Messaggio celebrativo del Presidente della Repubblica in occasione del centenario della morte di Giuseppe Garibaldi

Senato della Repubblica VIII legislatura447a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA - RESOCONTO STENOGRAFICO 2 GIUGNO 1982

1982

SENATO DELLA REPUBBLICAVIII LEGISLATURA

2 GIUGNO 1982

Messaggio celebrativo del Presidente della Repubblica

in occasione del centenario della morte di Giuseppe Garibaldi

Presidenza del presidente FANFANI

Senato della Repubblica VIII legislatura447a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA - RESOCONTO STENOGRAFICO 2 GIUGNO 1982

62 Aula del Senato della Repubblica - 2 giugno 1982

Palazzo Madama, 2 giugno 1982: Messaggio celebrativo del Presidente della Repubblica in occasione del centenario della morte di Giuseppe Garibaldi

1982

PRESIDENTE. La seduta èaperta (ore 11).

Si dia lettura del processo ver-bale.

GIOV ANNETTI, segretario, dàlettura del processo verbale dellaseduta antimeridiana del 29 mag-gio.

PRESIDENTE. Non essendoviosservazioni, il processo verbale èapprovato.

Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiestocongedo i senatori Fimognari eMitterdorfer per giorni 2 e Àvellone,Beorchia, Ferrara Nicola, Gualtieri,Romei e Tonutti per giorni 3.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. In data 29 mag-gio 1982, il Presidente dellaRepubblica mi ha inviato la seguen-te lettera:

«Onorevole Presidente,

nella imminente ricorrenza delcentenario della morte di GiuseppeGaribaldi ho ritenuto opportunoinviare al Parlamento l'accluso mes-saggio celebrativo, del quale laprego di dare lettura all'Assembleache ella così degnamente presiede.

Con viva cordialitàSuo Sandro PERTINI».

(Si leva in piedi e con lui tuttal’Assemblea).

Do lettura del messaggio cele-brativo:

«Onorevoli senatori,un secolo fa moriva a Caprera

Giuseppe Garibaldi, un italiano cheil nostro popolo ha sempre amato espontaneamente ha assunto a sim-bolo dell'unità, della libertà e del-l'indipendenza della patria.

La sua scomparsa lasciò unaindelebile scia di rimpianto, maavvenne in un periodo storico in cuiil profondo travaglio delRisorgimento non era ancora com-piuto e continuavano le polemiche

Presidenza del presidente FANFANI

Centenario della morte di Giuseppe Garibaldi 63

Palazzo Madama, 2 giugno 1982: Messaggio celebrativo del Presidente della Repubblica in occasione del centenario della morte di Giuseppe Garibaldi

Senato della Repubblica VIII legislatura447a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA - RESOCONTO STENOGRAFICO 2 GIUGNO 1982

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tra le forze che lo avevano determi-nato.

Oggi, a distanza di un secolo,placatesi le onde delle passioni edopo tanti eventi dolorosi e lieti deiquali siamo stati testimoni ed atto-ri, il quadro del nostro Risorgimentoci appare chiaro e nitido in tutti isuoi particolari ed in esso campeg-gia l'azione che, con Cavour eMazzini, Garibaldi condusse perrealizzare l'Italia unita.

E certamente adempiamo adun imperativo di coscienza nel ren-dere a Giuseppe Garibaldi, nel cen-tenario della sua morte, il nostroomaggio per il contributo determi-nante da lui dato all'unità naziona-le e alla causa della libertà nelmondo.

Richiamare alla memoria degliitaliani il nome di GiuseppeGaribaldi significa ricordare anzi-tutto che a lui si deve la più auten-tica partecipazione di popolo allacostruzione dell'unità nazionale.L'ideale di un'Italia che fosse operadegli italiani stessi, che nascessedalla volontà e dallo spirito di sacri-ficio del nostro popolo era stato perdecenni il maggiore impegno del-l'apostolato di Giuseppe Mazzini.Da lui lo apprese lo stesso Garibaldi:ma a differenza del fondatore dellaGiovine Italia egli tradusse quel-

l'ideale in un principio di azionesemplice ed efficace, atto a trovareun'eco immediata nell'animo deigiovani, degli oppressi, di chi avevaenergie da mettere al servizio di unideale. E nella figura di Garibaldi siriassumono appunto i tratti più tipi-ci dell'eroe popolare: la lealtà, ilcoraggio personale, il disinteresse,la semplicità dei costumi, l'amoredella vita, il prestigio del condottie-ro vittorioso della guerriglia. Solose si tiene conto del fascino eserci-tato dal generale, si spiegano fattitra i più memorabili delRisorgimento, dalla difesa di Romanel 1849 alle imprese dei Cacciatoridelle Alpi dieci anni dopo, agliattacchi leggendari di Calatafimi edi Milazzo, nei quali giovani malearmati e privi di regolare addestra-mento travolsero schiere agguerritee avvantaggiate dalla superiorità diarmamento e dal favore del terreno,a prezzo, talora, di gravi sacrifici divite umane. È precisamente in que-ste audaci azioni garibaldine, ani-mate dagli ideali di libertà e di indi-pendenza nazionale, che si ritrovala matrice più importante del glo-rioso filone del volontarismo italia-no, che dalle guerre del Risorgi-mento, attraverso i campi di batta-glia di Polonia e di Grecia, diFrancia e di Spagna, giunge fino

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64 Aula del Senato della Repubblica - 2 giugno 1982

Palazzo Madama, 2 giugno 1982: Messaggio celebrativo del Presidente della Repubblica in occasione del centenario della morte di Giuseppe Garibaldi

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alle lotte della Resistenza.Se del nostro Risorgimento

nazionale Cavour fu l'intelligenza,Mazzini il pensiero, Garibaldi ful'anima popolare.

Genti, che da secoli giacevanosotto dominazioni straniere, le feceinsorgere con la parola e l'esempioin nome dell'Italia: e divenneronazione.

Ma Garibaldi non fu solo unanimatore di audacia: le sue ecce-zionali capacità militari sono ormairiconosciute da tutti i critici più serie più competenti. E all'entusiasmoche egli sapeva destare fra i suoiseguaci faceva riscontro il timoresuscitato dal suo nome fra gliavversari. Non solo fra avversaricome i soldati dell'esercito borboni-co, in gran parte sbandatisi dopo leprime sconfitte e tuttavia tornati incampo alla vigilia della battagliadel Volturno, ma anche fra i prepa-rati ed agguerriti reparti dell'eserci-to austriaco, contro il qualeGaribaldi con esigue schiere nel1859 realizzò la serie memorabiledei suoi successi nell'altaLombardia.

Un avversario politico comeCavour riconobbe che Garibaldiaveva reso agli italiani il maggioredei servigi, restituendo loro la fidu-cia in se stessi e smentendo sul

campo di battaglia l'antico dettoche “gli italiani non si battono”.

Un contributo di capitaleimportanza egli diede alla forma-zione di quell'orgoglio nazionale, aldi fuori del quale non può esservineppure coscienza politica naziona-le e sentimento vero di quegli idea-li superiori che richiedono l'adesio-ne e, se necessario, il sacrificio dellavita stessa dei singoli, perchè al disopra di essi viva la nazione nellasua realtà imperitura.

Repubblicano, democratico, e,dopo l'iniziale collaborazione,avversario di Cavour, responsabiledella cessione di Nizza alla Francia,Garibaldi fu tuttavia anche l'uomodella formula “Italia e VittorioEmanuele”. Una formula che gli fuallora rimproverata da Mazzini eche ha poi dato origine alle moltecritiche rivolte in seguito alla pre-sunta mancanza di senso politicodel generale. Eppure, l'adesione aquella formula nasceva da un serioe concreto apprezzamento dei realirapporti di forza esistenti all'internodel movimento nazionale italiano.A questa realtà, invece, l'intransi-genza di Mazzini non volle mai pie-garsi del tutto. Solo grazie a quellaformula fu possibile la concordia-discorde dalla quale nacque lo Statounitario.

Centenario della morte di Giuseppe Garibaldi 65

Palazzo Madama, 2 giugno 1982: Messaggio celebrativo del Presidente della Repubblica in occasione del centenario della morte di Giuseppe Garibaldi

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Ma questo non significa cheGaribaldi non cercasse di salva-guardare, nei limiti del possibile, lasua autonomia di azione e di deci-sione, che anche in momenti dram-matici come Aspromonte sacrificòsolo alle superiori esigenze dellaconcordia fra gli italiani. E soprat-tutto non significa che alla sua sen-sibilità e alla sua visione di demo-cratico autentico sfuggissero i limi-ti autoritari dello Stato sorto nel1860.

Durante l'ultimo ventenniodella sua vita egli fu animatoreinstancabile di iniziative tendenti ariaffermare ed estendere i dirittipopolari costretti negli esigui mar-gini concessi dallo Stato governatodalla destra; così come egli fu inquel periodo, non meno che in pas-sato, vicinissimo ai moti tendenti arinnovare la lotta per la vittoriadella democrazia nel mondo moder-no.

Perchè accanto al Garibaldiitaliano e patriota non va dimenti-cato il Garibaldi combattente dellademocrazia internazionale e cam-pione dei diritti civili ed umani.

Vero figlio del suo tempo, eglisentì come sue proprie le battaglieche i popoli soggetti al dominiostraniero e gli oppressi di tutto ilmondo conducevano contro le forze

del dispotismo e del passato. Egliera fiero d'essere cittadino italiano,ma si sentiva anche cittadino delmondo sempre al fianco con lo spi-rito e spesso con l'arme in pugno diquanti singoli o popoli si battevanoper i loro diritti civili ed umani con-tro ogni servitù e per la loro libertàed indipendenza nazionale.

Dopo le prove giovanili dicombattente democratico nell'Ame-rica Latina, l'esempio più memora-bile di questa sua visione dellademocrazia come valore universaleè dato dalla partecipazione alladisperata difesa della Franciarepubblicana nel 1871: una difesanella quale, pur in un contestogenerale così sfavorevole, Garibaldiseppe ancora condurre i suoi uomi-ni alla vittoria. Della sua istintivavicinanza alle battaglie di popolo èuna riprova anche la simpatia conla quale egli guardò alla Comune inquell'anno tragico per la Francia.Nella esperienza comunarda eglivide soltanto la generosità degliideali, che nella loro radice, se nonnella loro concreta manifestazione,stavano alla base di quella religionedella umanità ch'egli da sempre col-tivava, religione di cui egli vide unaespressione anche nel nascentesocialismo.

Un socialismo, quello di

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66 Aula del Senato della Repubblica - 2 giugno 1982

Palazzo Madama, 2 giugno 1982: Messaggio celebrativo del Presidente della Repubblica in occasione del centenario della morte di Giuseppe Garibaldi

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Garibaldi, in cui prevalevano lalotta contro ogni ingiustizia el'amore della libertà. Garibaldi nonera un dottrinario, ma un operosotestimone di quella generosità disentimenti e di quella volontà digiustizia che sono premessa comunealla democrazia e al socialismo.

Il fascino che egli esercitò suigiovani, venuti a combattere con luila buona battaglia anche da molteparti d'Europa — e qui voglio ricor-dare il contributo dato dalla legionepolacca alla difesa della Repubblicaromana — fu immenso, perchèGaribaldi riuscì a trasmettere adessi, insieme a tanta energia e ten-sione morale, una profonda umani-tà, quale nessun altro capo di movi-mento armato fu capace di darenella storia.

Anche i tratti intimi, infatti,della figura di Garibaldi ce lo ren-dono particolarmente caro: la genti-lezza del suo animo; la dolcezza deisentimenti nei riguardi della suaAnita, sempre al suo fianco intrepi-da e coraggiosa; la fiducia nellevirtù positive dell'uomo e l'amoreper il prossimo; l'assoluto disinte-resse personale ed anche un suointimo modo di intendere la vita,segnato, talvolta, anche da ingenui-tà ed emotività, sono aspetti di unapersonalità di vera e rara grandezza,

perchè la figura pubblica di unuomo deve tendere sempre ad esse-re in armonia con l'essenza dellasua vita privata.

L'insegnamento della vita diGaribaldi, delle sue gesta dal Mar dela Plata alla Repubblica Romana,all'impresa dei Mille, all'Aspro-monte, al Trentino, della sua lottain favore degli umili e degli oppres-si, è sopravvissuto al logoramentooperato dal tempo e si perpetuaancora oggi ovunque, al di qua e aldi là dell'Atlantico.

A Garibaldi, al suo insegna-mento ci siamo rifatti nelle ore piùbuie della nostra storia, indipenden-temente dalle nostre convinzioni ecollocazioni politiche.

Comprendemmo allora, e ciòci confortò e ci spinse a compieresino in fondo il nostro dovere, iltestamento ideale che Garibaldi halasciato a tutti gli uomini degni diquesto nome: le grandi speranzedell'umanità non possono morire, lacausa della libertà dei popoli è lastessa della libertà degli uomini, ilriscatto sociale è parte integrantedella causa della libertà.

Mentre custodiamo intatto ilpatrimonio di valori nazionali, allacui creazione uomini comeGaribaldi ebbero tanta parte, sentia-mo ancor oggi come nostri quegli

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Palazzo Madama, 2 giugno 1982: Messaggio celebrativo del Presidente della Repubblica in occasione del centenario della morte di Giuseppe Garibaldi

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ideali di democrazia e dì umanitàche furono di Garibaldi e che eglinon potè vedere pienamente attuatinel suo tempo. E in molta parte delmondo questi ideali sono lontanidall'essere una realtà, ed anche nelnostro Paese la realizzazione di unasocietà più democratica e piùumana è un compito al quale atten-diamo ogni giorno.

Di fronte alle difficoltà e agliostacoli da superare in questo nobi-le compito ci siano fonte d'ispira-zione e di insegnamento morale ilcoraggio, il disinteresse personale,l'amore per la Patria e per l'umani-tà intera di Giuseppe Garibaldi,cavaliere antico senza macchia esenza paura».

(Vivissimi applausi).

Onorevoli colleghi, l'applausoche ha accolto il messaggio delPresidente della Repubblica confer-

ma in modo significativo la unani-me riconoscenza del Senato all'Eroedei due mondi e al grande combat-tente per l'unità dell'Italia.

All'applauso dell'Assembleaha fatto eco — al di fuori dellenorme regolamentari — quello deigaribaldini e degli studenti che oggihanno gremito le tribune. Questiapplausi attestano quali saldi vinco-li stringono veterani e giovani alleistituzioni democratiche, allorchéqueste sanno dimostrarsi all'altezzadei compiti ad esse affidati dallaCostituzione.

Onorevoli senatori, rechiamociora nella sala maggiore del Senato aporre fiori in segno di gratitudinesotto il dipinto che raffiguraGiuseppe Garibaldi.

Il Senato tornerà a riunirsi inseduta pubblica oggi, alle ore 17,con l'ordine del giorno già stampa-to e distribuito.

La seduta è tolta (ore 11,25).

Ritratto di Giuseppe GaribaldiOlio su tela di anonimo

Senatodella Repubblica

Senato della Repubblica

Giuseppe Garibaldi1807-2007

Un ricordo a duecento anni dalla nascitaPalazzo Madama, 4 luglio 2007