Gazzetta del Mezzogiorno - 28.03.07

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Articolo di giornale dell'anno 2007

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Mercoledì 28 Marzo 2007e.BARI 5BARI CITTÀ

Aggredito da un uomo col volto coperto

Guardia giuratarapinata della pistola

nel PoliclinicoUna guardia giurata di 29 anni

in servizio al Policlinico è statarapinata della pistola d’ ordinan -za. È accaduto lunedì sera, in-torno alle 22,30, in via TommasoStorelli. Un uomo a volto copertoed armato di pistola ha affrontatoil malcapitato che si stava di-rigendo al lavoro, costringendoloa consegnare la sua arma, mo-dello Beretta calibro 9 per 21. Ilrapinatore si è poi dileguato apiedi. Dopo il primo interventodegli agenti dell’ Ufficio preven-zione generale e soccorso pub-blico della Questura, si sono in-caricati di svolgere le indagini idetective della Squadra Mobile.

La ricostruzione dell’ accadutoè stata elaborata sulla base delracconto fornito dalla guardiagiurata. Gli investigatori nonescludono che il rapinatore abbiaseguito la sua vittima per unlungo tratto di strada prima dientrare in azione. È anche pos-sibile che fosse già appostato nelbuio quando il vigilante ha im-

boccato via Storelli. Sapeva chesarebbe passato di lì e lo ha attesopazientemente. Non ha cercato diprendere altro, solo la pistola,articolo tra i più ricercati dallacriminalità comune e da quellaorganizzata. La disponibilità diarmi al mercato nero rimane in-gente, nonostante i sistemi e le viedell’ approvvigionamento sianoandate modificandosi nel tempo econtinuino ancora oggi a mutare.Fino a qualche anno fa, ad esem-pio, pistole e mitragliette con-tinuavano a viaggiare lungo l’Adriatico insieme alla droga. Og-gi gli investigatori baresi hannola certezza che il mercato abbiaanche canali di approvvigiona-mento «locali».

Ecco perché stanno monitoran-do un altro fenomeno: l’aumentodei furti di armi legalmente de-tenute. Furti in appartamento,per la gran parte ma anche qual-che rapina come nel caso dellaguardia giurata aggredita l’ altrasera in via Storelli. ( l . n a t. )

Per la prima volta arriva davantiad un giudice del tribunale penaleun caso di omicidio per mancatatutela della salute della popolazioneresidente dai rischi dell’a m i a n t o.La storia di Giulia Greco Pellerano(denunciata dalla figlia) aveva fattoclamore, insieme a quella di Mi-chele Di Chio, per essere stata rac-contata dalla «Gazzetta» nella se-conda metà degli anni ‘90 come tri-ste risveglio e scoperta tragica delladiffusione del tumore, il mesotelio-ma pleurico, anche tra semplici eignari cittadini (e non solo tra glioperai).

In attesa di un intervento contro ladispersione di fibre cancerogenedalla discarica a cielo aperto dellaFibronit (intervento invocato dal1995 e arrivato, di fatto, nella suacompiutezza, solo nel 2005) ad al-lertare la coscienza della cittàsull’emergenza Fibronit erano sta-te, all’epoca, proprio le prime ma-lattie tumorali diagnosticate traquanti non avevano mai lavorato,né erano stati a diretto contatto conlavoratori della fabbrica.

Da quei tempi, in qualche manie-ra pionieristici, gli studi epidemio-logici hanno avvalorato i timori (inqualche caso anche colpevolmentederisi). Timori che non riguarda-vano tanto l’esistenza di una ma-lattia classificata come rara (già inquegli anni si registrava un eccessodi segnalazioni rispetto al dato sta-tistico riportato dalla dottrina me-dica) tra i baresi, quanto il fatto chefossero ricollegabili direttamentealla presenza della fabbrica Fibro-nit, a poche decine di metri dai bal-coni delle case. L’azienda, lo ricor-

diamo, ha operato a Bari tra il 1935 eil 1985.

Lo studio epidemiologico al qualeabbiamo fatto cenno, curato dallostaff di ricercatori coordinato dallaprofessoressa Marina Musti, evi-denzia oggi come il rischio di con-trarre il tumore dell’amianto au-menti di cinque volte in capo airesidenti in un raggio di un chi-

lometro dalla Fibronit. Parlando diuna malattia capace di di rimaneresilenziosa anche per 20 anni primadi manifestarsi, si capisce perché lalegge, già nel 1992, prescrivesse l’eli -minazione di tutte le fonti di rischio.Alla Fibronit, principale fonte dirischio per i baresi, i lavori per lasicurezza e contro la dispersione difibre cancerogene sono finalmente

oggi in dirittura d’arrivo e si con-cluderanno (prima dell’avvio delleopere di predisposizione dell’a re aad accogliere il più grande parcourbano della città) il 20 giugno.

Dunque, nella storia ultradecen-nale della Fibronit, si apre un altrocapitolo. Venerdì, davanti al giudicedell’udienza preliminare, France -sco Caso, comparirà l’unico impu-

tato per l’omicidio colposo di GiuliaGreco Pellerano, l’ex amministra-tore della Fibronit, Dino Stringa. Leindagini sono state condotte dai so-stituti procuratori Giuseppe Den-tamaro e Ciro Angelillis. A rap-presentare i famigliari della vitti-ma, l’avvocato Massimo Leccese.

Giuseppe Armenise

Venerdì l’udienza preliminare per il rinvio a giudizio dell’ex amministratore della ditta

«La Fibronit uccise tra le case»La «Gazzetta» denunciò il caso nel 1999. Chiesto processo

U n’immagine recente dello stabilimento Fibronit, con i capannoni ormai scoperchiati e ripuliti dall’a m i a nto

La donna,

Giulia Greco

Pellerano, morì

nell’estate del

2001. La sua

unica «colpa»

era quella di

abitare vicino

alla fabbrica

dell’amianto

Antonio Caporusso è ritenuto del clan Strisciuglio

Beni per 100mila eurosequestrati dai carabinieri

Beni mobili e immobili - tra cui una ditta individuale – per un valoresuperiore ai 100.000 euro sono stati sequestrati dai carabinieri dellla com-pagnia «Bari San Paolo», guidati dal maggiore Gianluca Vitagliano ad unuomo di 33 anni, Antonio Caporusso di Carbonara. Il provvedimento è statoeseguito su disposizione della sezione misure di prevenzione del tribunale delcapoluogo pugliese, sezione presieduta dal dottor Angelo De Palma. Ca-porusso è accusato di aver preso parte ad un’ associazione finalizzata altraffico di sostanze stupefacenti nell’operazione chiamata «Eclissi» che il 23gennaio 2006 portò all’ arresto di 182 presunti aderenti al clan mafioso baresedegli Strisciuglio. All’ uomo non vengono contestati reati di mafia. I militaridella compagnia «San Paolo» hanno applicato una misura chiamata «se-questro anticipato» operando sotto il coordinamento del tenente Giuspe peAloisi. Sono stati sottratti alla disponibilità di Caporusso la ditta individuale«CNL», che opera nel campo degli automatismi e delle telecomunicazioni, dueconti correnti bancari, un conto corrente postale e un furgone, tutti beniintestati alla ditta. Gli inquirenti hanno motivo di ritenere che l’ uomo abbiainvestito nell’ attività lavorativa i proventi della suo coinvolgimento neltraffico di sostanze stupefacenti. Lo scopo della iniziativa è quello di imp e d i reche tali beni vengano dispersi.

Stanno pagando le rate alla «Sigma Sud» e vogliono tutelarsi

Lama Balice, coppia di fidanzatichiede sequestro delle cambiali

Una coppia di fidanzati che avevano acquistatoun appartamento in costruzione della «SigmaSud», nella lottizzazione di Lama Balice (al cen-tro della inchiesta della Procura della Repub-blica sfociata nei sequestri degli immobili e deicantieri), ha presentato una richiesta di seque-stro conservativo di 13 cambiali - da loro firmatea garanzia dell’acquisto della casa - ai pubbliciministeri inquirenti Roberto Rossi e FrancescaRomana Pirrelli. A quanto si è appreso, la ri-chiesta di sequestro dei 13 titoli di credito ri-sponde alla esigenza di tutelarsi nei confronti deicostruttori, dal rischio di non ottenere mate-rialmente l’appartamento, considerato l’interes -samento della magistratura penale. In concreto, ifidanzati, lui di 30, lei di 25 anni, che sono assistitidall’avvocato Antonio Maria La Scala, intendonotutelarsi da eventuali danni che potrebbero su-bire dalla eventuale mancata consegna dell’im -

mobile, che oggettivamente fa parte di una lot-tizzazione oggi sotto i riflettori della Procura.

Non si conosce l’ammontare delle cambiali. Nési sa se la futura coppia di sposi abbia già pagatoaltre cambiali, rateizzate. Adesso, sulla richiesta,devono pronunciarsi i pubblici ministeri inqui-renti, Rossi e Pirrelli. Due le ipotesi: la domandadi sequestro conservativo dei titoli di creditoviene accolta; oppure, viene respinta e in questocaso la palla passa al giudice delle indagini pre-liminari, che potrebbe anche adottare una de-cisione favorevole ai richiedenti.

L’edificio della «Sigma Sud» (gruppo edile Ra-faschieri) è stato l’ultimo a essere sequestratodalla Procura (il provvedimento è stato poi con-validato dal gip), circa un mese fa. Alla base deisequestri (cinque in tutto) la presunta violazionedella normativa paesaggistica con riferimentoalla Lama. ( c. s t ra g. )

Va avanti l’inchiesta sui parcheggi sotterranei

Ateneo, altre fessureScoperte dai due consulenti del pm Nitti

Scoperte altre fessure nelle pareti eanche su alcuni balconi del palazzodell’ateneo. A individuarle, i due con-sulenti nominati dalla Procuranell’ambito dell’inchiesta sulla rea-lizzazione del parcheggio di piazzaCesare Battisti, l’ingegner MicheleStella e il geometra Pierluca Clary. Iquali le hanno fotografate, riprese,catalogate e nei prossimi giorni leincluderanno in un capitolo dellarelazione che stanno predisponendoper il pubblico ministero inquirente,il sostituto procuratore della Repub-blica Renato Nitti.

Le «nuove» fessure sono state sco-perte durante un sopralluogo ese-guito ieri mattina dai due tecnici. Aquanto si è appreso, l’area interes-

sata dalle apparenti spaccature èrisultata più estesa di quanto erastato monitorato in precedenza. Ilche, però, di per sé non significanulla né vale a dare una conno-tazione più allarmistica all’inchie -sta.

Intanto, il dottor Nitti sta studiandola documentazione acquisita in Co-mune e nelle sedi della «Dec», l’azien -da vincitrice dell’appalto per la co-struzione dei tre parcheggi sotter-ranei: in piazza Giulio Cesare (giàoperativo dallo scorso autunno), inpiazza Cesare Battisti (lo scavo è unodegli aspetti dell’inchiesta) e in corsoCavour (l’area non è stata ancoracantierizzata). Per il momento nonvengono ipotizzati reati. ( c. s t ra g. )