Post on 02-May-2015
Gabriele d’AnnunzioIl poeta superuomo
6. Il teatro delle patologie e del rito
La fiaccola sotto il moggio, 1905 territorio di Anversa,
presso le gole del Sagittario
nella casa antica dei Sangro, nobili decaduti
re napoletano Ferdinando I°
la vigilia di Pentecoste = l’anniversario della morte violenta di Monica, moglie di Tibaldo e madre di Gigliola e di Simonetto de’ Sangro
La fiaccola sotto il moggio la nonna Aldegrina la seconda moglie del
padre, l’ex-serva Angizia
la zia Giovanna, pazza
Simonetto, un fanciullo malaticcio e pauroso
Tibaldo avaro il fratellastro
Bertrando
La fiaccola sotto il moggio
il serparo Edia Fura, il padre di Angizia
i doni un sacco pieno di
serpi velenose Gigliola immerge
le mani nel sacco
La fiaccola sotto il moggio Io la morte
mi pongo alle calcagna,andando alla vendetta;ch’io non possa tornarené rivolgermi in dietroné soffermarmi.
Angizia già morta Gigliola muore
avvelenata l’inutilità del proprio
sacrificio
La fiaccola sotto il moggio i ricordi e
testimonianze del folclore
la festa padronale del paesino di Cocullo
la statua di San Domenico
la fontana, il fiume Sagittario, i pavoni ed i papaveri selvaggi
La fiaccola sotto il moggio
Questa notte è la festadelle lingue di fuoco.Se lo Spirito viene anche su me,io che ho sempre taciuto, parlerò.
le fiamme nascoste la personalità segreta di Gigliola
La fiaccola sotto il moggio
gli stati d’animo dei personaggi
le emozioni vacillanti di Gigliola – una rottura sistematica del ritmo:
Padre,son io. Non c’è nessuno più. Son iosola con te.
Più che l’amore, 1905 due episodi in prosa parole in dialetto
sardo un preludio
sinfonico su motivi mitologici dell’Orestia
la ‘terza Roma’, alla fine dell’Ottocento
Corrado Brando, esploratore
Virginio Vesta, ingegnere di acque
Più che l’amore Ma la poesia è la realtà assoluta, è l’essenza
stessa dell’Universo; e la trovi qua in questa arida tabella di valori come là nelle linee dell’Ilisso fidiaco. Ogni scienza, posta in condizioni vitali, diventa un’arte.
lo scultore mitico del Partenone – i monumenti della civilizzazione
incinta la sorella le sue imprese valgono per lei più che
l’amore Corrado uccide un usuraio – Dostojevskj
Più che l’amore le idee fasciste la razza avvilita
dal pietismo e da una morale plebea
l’architetto Marco e il medico Giovanni
Corrado, ladro e assassino
La nave, 1908 un prologo e tre episodi in versi sciolti la fondazione di Venezia il tribuno Marco Gratico un’Italia imperiale la retorica imperialistica il prologo All’Adriatico un linguaggio
artificiosamente primitivo
La nave brani di testi
liturgici e invocazioni
l’estuario di Aquileia
primavera del 552 Ravenna, la
capitale della provincia bizantina
l’olio santo di San Marco
La nave
la fazione pagana dei Faledro quella cristiana dei Gratico Tengono il monte i Franchi, la
pianurai Goti, i Greci la maremma. Stendail Signore pei Veneti la manosopra il mare!
il pilota Lucio Polo La patria è su la nave!
La nave
Basiliola Faledro Col passo tacito e lieve della lonza, ecco, la Faledra si
mostra in prossimità dell’ara. Porta una tunica molle che scende fino ai piedi calzati di porpora, verde come le alghe divelte; su la cui larga fimbria l’arte del ricamatore greco operò la trasfigurazione delle piante e degli animali come in un sogno visibile. Traspariscono le bianche braccia attraverso le maniche fatte d’un tessuto reticolare che svaria come il collo dell’anatra selvatica. La grande capellatura, che i marinai di lungi avean veduto rosseggiar su la tolda, le scende più giù della cintola ricca, più giù dei lombi potenti, insino al pòplite, costretta da una lista purpurea intorno alla fronte imperiale.
La nave Gustave Flaubert: Salammbô
(1862) Oscar Wilde: Salomé (1896) l’attrazione bestiale della
sessualità O amanti, come rugge
l’inno del fuoco nella mia geenna!I Martiri che giacciono nell’archesi sono risvegliati, hanno temuto.I cieli sono impuri.
Sancta Venus, vicisti.
La nave la festa di San Marco la danza votiva di Basiliola
la nave Totus Mundus – Signor nostro, redimi
l’Adriatico!– Libera alle tue genti l’Adriatico!– Patria ai Veneti tutto l’Adriatico!
Tito Ricordi – Italo Montemezzi,Milano 1918