Fu l'Ucraina ad affossare l'Urss nel ricordo del genocidio ... · PDF filepolitica di Stalin...

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DOMENICA 14 AGOSTO 2016 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 11

Orizzonti Geopolitica

NovecentoA 25 anni dal fallito golpe contro Gorbaciov e dalla dichiarazione d’indipendenza votata dal Parlamento di Kiev, emerge che nel causare il crollo dello Stato sovietico fu decisivo l’atteggiamento della repubblica, vittimanegli anni Trentadella terribile carestia provocata dalle scelte del Cremlino

di FEDERIGO ARGENTIERI

U n quarto di secolo fa, il 24 ago-sto 1991 alle sei meno cinquepomeridiane, la Rada (Parla-mento) ucraina, precedente-mente eletta su base multipar-

titica, votava quasi unanimemente in fa-vore dell’indipendenza dall’Urss. Si trat-tava della conseguenza più importantedel fallito colpo di Stato, iniziato sei gior-ni prima dai vertici del Kgb e dell’ArmataRossa con la complicità dei settori più re-trivi del Pcus, che aveva tentato invano diarrestare il processo di democratizzazio-ne iniziato da Mikhail Gorbaciov oltre seianni prima e di ripristinare la tradiziona-le struttura burocratica e autoritaria so-vietica.

Molti, se non tutti i numerosi studipubblicati su quegli eventi hanno teso aporre in secondo piano, se non addirittu-ra a ignorare la questione, preferendoporre l’accento sulla rivalità tra Gorba-ciov, all’epoca segretario del Pcus e presi-dente dell’Urss, e Boris Eltsin, che invecericopriva la carica di presidente della Re-pubblica socialista federativa sovieticarussa (tale era il nome completo), ma checontrariamente a Gorbaciov era statoeletto due mesi prima da un voto popola-re in un contesto multipartitico.

Un altro difetto assai importante dellecronache e della storiografia internazio-nali consiste nell’aver quasi completa-mente trascurato il periodo successivo alfallimento del colpo di Stato e allo scio-glimento del Pcus, avvenuto subito dopo:dalla fine di agosto si tende a passare di-rettamente al giorno di Natale, in cui, co-me tutti sanno, la bandiera rossa con fal-ce e martello fu ammainata dal pennonedel Cremlino e sostituita dal tricolorerusso e Gorbaciov fu rimosso senza tanticomplimenti dal vertice di uno Stato chenon esisteva più.

Un recente libro di Serhii Plokhy, auto-revole nonché prolifico storico di Har-vard, contesta soprattutto questi duepunti e si incarica di collocarli in un con-

testo più ampio: The Last Empire. The Fi-nal Days of the Soviet Union (Oneworld).Tale studio ricostruisce, in base a molte-plici fonti di prima mano e con grandeminuzia di particolari, proprio i quattromesi successivi al fallito colpo di Stato, esaminando tutti i fattori che contribui-rono a renderli tra i più rilevanti del XXsecolo: non solo la lotta di vertice tra Elt-sin e Gorbaciov e i rapporti di ognuno deidue con l’amministrazione Bush (se-nior), ma gli umori di tutte le repubbli-che componenti l’Urss, a cominciare da quelle dotate di armi nucleari (Bielorus-sia e Kazakistan oltre a Russia e Ucraina)e continuando con tutte le altre, nonchédell’opinione pubblica.

Il risultato è non solo eccellente, maanche rivelatore di aspetti poco cono-sciuti o poco discussi, sia in sede accade-mica che non. Plokhy pone l’accento su due fattori principali: primo, che la dis-soluzione dell’Urss fu un processo sem-pre e comunque ratificato dal voto popo-lare, anche se mancò quel referendumpansovietico invocato da Gorbaciov co-me ultimo e disperato tentativo di salvarelo Stato di cui era a capo; secondo, che gliStati Uniti e lo stesso Eltsin, pur contrarial colpo di Stato, cercarono fin quasi allafine di salvaguardare l’Urss stessa e siadattarono al fatto che ciò non era possi-bile solo in conseguenza del referendumucraino sull’indipendenza del 1° dicem-bre, in cui tutte le regioni del Paese, com-prese la Crimea e il Donbass, votarono in

che incombe sulle fertili terre ucraine aitempi dell’«anniversario della Passionedi Cristo», ossia nel 1933, anno principaledell’apocalittica carestia che si abbatté suquel disgraziato Paese per iniziativa deli-berata di Stalin, coadiuvato dai suoisgherri Molotov e Kaganovic, quest’ulti-mo molto opportunamente chiamato «ilfante di picche» nel romanzo.

Barka segue e descrive l’agonia dellafamiglia Katrannyk, che risiede nel vil-laggio immaginario di Klenotoci: il padreMyron, la madre Darija, la nonnaCharytyna e i tre figli Mykola, Olena e An-drij, tutti tranne l’ultimo destinati a unamorte lenta e atroce causata dalla siste-matica e spietata requisizione non solo ditutti i prodotti agricoli, ma di qualunquecosa commestibile da parte di «quelli delNord», ossia il governo bolscevico. «Si-gnore, è la peste questa?», chiede Andrijnel più celebre scambio di battute del ro-manzo a uno dei morti viventi del villag-gio, incontrato al tempo della semina do-po la catastrofe: «No, figliolo, è lo Stato»,così suona l’inequivocabile risposta. Dalromanzo è stato tratto, proprio nel 1991,un film del talentuoso regista ucrainoOles Janchuk,dal titolo Holod-33: realiz-zato con pochi mezzi, è però efficacissi-mo nel rendere la tragedia; è un vero pec-cato che sia praticamente introvabile per-ché aiuterebbe non poco a comprendereanche le vicende attuali.

Trent’anni fa, oltre a lasciare in un cas-setto la traduzione del fondamentale li-bro di Robert Conquest sulla carestia, i dirigenti dell’industria culturale italiana (in questo caso la Rai) annullarono la tra-smissione di un documentario anch’essoregolarmente acquistato e tradotto, dal titolo The Harvest of Despair: troppo scomodo e inopportuno, avrebbe potuto«disturbare Gorbaciov», questa l’opinio-ne aleggiante. Ma Gorbaciov fu disturba-to solo dai fatti, e da fatti che avevano latesta molto dura.

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VASYL BARKAIl principe giallo.

Lo sterminio per famedei contadini in Ucraina

Traduzionedi Alessandro Achilli

PENTAGORAPagine 309, e 14

SERHII PLOKHYThe Last Empire.

The Final Daysof the Soviet Union

ONEWORLDPagine 528, £ 10,99

La secessioneUna prima dichiarazione disovranità venne votata dal

Parlamento di Kiev il 16luglio del 1990. Poi il 19

agosto 1991 alcuni dirigentiveterocomunisti cercarono

di rovesciare il leadersovietico Gorbaciov: ilmisero fallimento del

tentativo portò alla vera epropria dichiarazione

d’indipendenza dell’Ucraina,approvata dal Parlamento il24 agosto e confermata daun referendum tenuto il 1°

dicembre. Seguì loscioglimento dell’Urss con le

dimissioni di Gorbaciov dapresidente il 25 dicembre

La tragediaTra il 1932 e il 1933 la

politica di Stalin portò a unacarestia che colpì varie zone

dell’Urss, con milioni dimorti, ma fu particolarmente

violenta in Ucraina. Quellosterminio è ricordato dagli

ucraini con il termineHolodomor (moryty holodomsignifica far morire di fame),

da cui il titolo Holod-33 delfilm realizzato nel 1991 dalregista Oles Janchuk, tratto

dal romanzo Il principe giallo.Il testo più recente edito in

Italia sulla carestia deglianni Trenta è il saggio diEttore Cinnella Ucraina. Il

genocidio dimenticato 1932-1933 (Della Porta, 2015).

Solo nel 2004 è uscito inItalia il libro sull’argomentodi Robert Conquest Raccolto

di dolore (traduzione diVittoria de Vio Molone eSergio Minucci, Liberal),

edito in inglese nel 1986

i

maggioranza a favore. Infine, l’autore —egli stesso di origine ucraina — colloca ladissoluzione dell’Urss in un contesto adeguato, quello della fine degli imperimultinazionali, tratteggiando paralleli del tutto legittimi ad esempio tra il suc-cesso dell’Ausgleich che trasformò l’Au-stria in Austria-Ungheria del 1867 e il fal-limento di un suo equivalente russo-ucraino nel 1990-91; e conclude mostran-do le gigantesche contraddizionidell’amministrazione Bush senior, chedopo aver giustamente valorizzato appie-no il carattere riformatore endogeno delprocesso che aveva portato alla fine del-l’Urss, ossia i meriti di Gorbaciov e Eltsinnella fine della guerra fredda, si atteggiò— soprattutto per motivi elettorali — aunica vincitrice e favorì l’idea degli StatiUniti come unica potenza rimasta chenon deve rendere conto a nulla e a nessu-no, la quale, assieme al revanscismogrande russo, molti guai ha creato nellaprima decade di questo secolo.

I motivi del fallimento di un possibilecompromesso russo-ucraino sono espo-sti in un altro e più recente volume, il ro-manzo Il principe giallo dello scrittoreucraino Vasyl Barka, appena uscito nel-l’ottima traduzione di Alessandro Achilliper i tipi di Pentàgora, una meritoria casaeditrice di Savona. La versione originale,uscita negli Stati Uniti, è di circa sessan-t’anni fa: il principe giallo è una spaven-tosa figura allegorica e demoniaca, affineal Vij (re degli gnomi) di Nikolaj Gogol,

Dicembre 1991Eltsin e Bush senior furono

costretti dal referendum ucraino ad abbandonare

l’ipotesi di evitare lo sgretolamento dell’Unione

SSS

Fu l’Ucraina ad affossare l’Urssnel ricordo del genocidio di Stalin

Silenzio da rompereIl romanzo di Barka narra

lo sterminio per fame di intere popolazioni: un

crimine del quale in Italia si è parlato molto poco

SSS

Anselm Kiefer (Donaueschingen, Germania, 1945), Sulamith (1983, olio, emulsione, xilografia, gommalacca, acrilico e paglia su tela), The Doris and Donald Fisher Collection at the San Francisco Museum of Modern Art (© Anselm Kiefer)

C’è un luogo che gli antichi chiamavano Taprobana, vecchio nome greco per l’isola di Ceylon. Considerata un altro mondo, un luogo agli antipodi. Raggiungibile attraverso la navigazione. È la destinazione scelta da

Giuseppe Papagno per il suo Viaggio a Taprobana (editore Diabasis, 2009) nel quale Einstein incontra Vico, Leonardo, san Francesco. Incontri immaginari in un posto raggiunto, soltanto, via mare.

Strani incontri dall’altra parte del mare

{Cambusadi Nicola Saldutti