Figure retoriche

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LE FIGURE RETORICHE

Le figure retoriche si dividono in:

Figure fonetiche

Figure dell’ordine

Figure del significato

Figure fonetiche: l’allitterazione

Figura che consiste nella ripetizione della stessa lettera o della stessa sillaba in

parole contigue

“Fresche le mie parole ne la serati sien come il fruscio che fan le foglie”

D’Annunzio, La sera fiesolana, vv.2-4

Figure fonetiche: l’assonanza

“Il vento soffia e nevica la frasca,e tu non torni ancora al tuo paese!Quando partisti come son rimasta!”

Si ha assonanza tra due o più parole quando, a partire dalla vocale accentata,

sono uguali le vocali e diverse le consonanti

Pascoli, Lavandare, vv.8-9

Figure fonetiche: la consonanza

“E andando nel sole che abbagliasentire con triste meraviglia”

Si ha consonanza tra due o più parole quando, a partire dalla vocale accentata,

sono uguali le consonanti e diverse le vocali

Montale, Meriggiare pallido e assorto

Figure fonetiche: l’onomatopea

L’onomatopea è una figura retorica che consiste nel riprodurre suoni naturali attraverso espressioni verbali che

acusticamente suggeriscono i suoni stessi.

“sentivo un fru fru tra le fratte;sentivo nel cuore un sussulto,com'eco di un grido che fu.Sonava lontano il singulto:chiù...”

(Pascoli, L’assiuolo)

Figure dell’ordine: anafora

E’ la ripetizione di una parola o di un gruppo di parole all’inizio di due o più

frasi o versi

Per me si va ne la città dolente,per me si va ne l’etterno dolore,per me si va tra la perduta gente.

Dante, Inf., III, vv.1-3

Figure dell’ordine: chiasmo

Significa “incrocio” (dalla c

greca): disposizione sintattica di quattro

elementi in cui l’ordine delle parole del secondo gruppo è

invertito rispetto al primo

Figure dell’ordine: chiasmo

Può riguardare:

1. Rapporti di significato:

“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori”

(L. Ariosto, Orlando Furioso - CANTO I, 1-4)

donne cavallier

arme amori

Può riguardare:

2. Rapporti grammaticali

“Pace non trovo e non ho da far guerra”

Petrarca, Canzoniere

pace Non trovo

Non ho da far guerra

Figure dell’ordine: chiasmo

Figure dell’ordine: la climax

È una “scala” (dal greco klímaks) di intensità espressiva

“Quivi sospiri, pianti e alti guai

risonavano per l’aere senza stelle”

Dante, Inf., III, vv. 22-23

Figure dell’ordine: enjambement

È una frattura a fine verso della sintassi o anche di una parola causata dall'andare a capo.

«sol con un legno e con quella compagnapicciola da la qual non fui diserto.»

(Dante - Inferno, canto XXVI)

Figure del significato: similitudine

Consiste nel confrontare due identità, in una delle quali si individuano proprietà somiglianti e paragonabili a quelle dell'altra, facendo uso di

avverbi quali: come, simile a, sembra, assomiglia, così come, ecc., a differenza della metafora che

non usa questi avverbi.

Si sta comed'autunnosugli alberi

le foglie(Giuseppe Ungaretti, L'Allegria, Soldati)

Figure del significato: metafora

Figura retorica che risulta da un processo attraverso cui, dopo aver mentalmente associato

due realtà differenti sulla base di una caratteristica, si sostituisce la denominazione

dell’una con quella dell’altra.

"…Tu fior de la mia piantapercossa e inaridita,

tu de l’inutil vitaestremo unico fior…"

(G. Carducci,Pianto antico, vv.9-12)

Figure del significato: ossimoro

L’ossimoro è una figura retorica che consiste nell’accostare due termini che esprimono concetti contrari e che si contraddicono producendo un

effetto paradossale

"…gli alberi si gonfiano d’acqua, bruciano di neve…"(S. Quasimodo, Lettera alla madre, v.3)

Figure del significato: prosopopea

La prosopopea, o personificazione, è una figura retorica che consiste nell’attribuire qualità, azioni o sentimenti umani ad animali, oggetti, o concetti

astratti

"… Vanno a sera a dormire dietro i montile nuvolette stanche…"

(U. Saba, Favoletta, vv.6-7)

Figure del significato: sinestesia

La sinestesia (dal greco syn, "insieme“) è la figura retorica che consiste

nell’accostamento di sensazioni diverse avvertite simultaneamente.

“Là voci di tenebra azzurra”

Pascoli, La mia sera, v. 36