DEMOCRAZIA COS E LA CLASSE 4°E E LA PROF.SSA CAIME PRESENTANO LANALISI E LA RIELABORAZIONE DEL...

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DEMOCRAZIA COS’ E’

LA CLASSE 4°E E LA PROF.SSA CAIME PRESENTANO

L’ANALISI E LA RIELABORAZIONE DEL LIBRO:

SCRITTO DA

GIOVANNI SARTORI

I: DEFINIRE LA DEMOCRAZIAII: POPOLO E POTEREIII: LA QUESTIONE DEL REALISMOIV: PERFEZIONISMO ED UTOPIAV: OPINIONE PUBBLICA E DEMOCRAZIA GOVERNANTEVI: DEMOCRAZIA VERTICALEVII: DEMOCRAZIA E NO

PARTE PRIMA: LA TEORIA

I CAPITOLI:

VIII: DEMOCRAZIA DEGLI ANTICHI E DEMOCRAZIA DEI MODERNIX: LIBERTA’ E LEGGEX: EGUAGLIANZAXI: LIBERALISMO, DEMOCRAZIA E SOCIALISMOXII: MERCATO, CAPITALISMO E PIANIFICAZIONEXIII: CONCLUSIONI

PARTE SECONDA: L’ATTUAZIONE

I CAPITOLI:

ESPOSIZIONE DEL LAVORO

ITORNA ALL’INDICE

DEFINIRE LA DEMOCRAZIAcapitolo I

Presentazione a cura di

HAAG MARIAGIULIA

MAZZOTTI GIULIA

DEMOCRAZIADERIVAZIONE DEL TERMINE

Dal latino tardo: democratia

Dal greco: demokratia (composto da démos = popolo e del tema di krateo = comandare)

potere (kratos) del popolo (demos)

DEMOCRAZIA

• SIGNIFICATO LETTERALE

Forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo, senza intermediari, o tramite

rappresentanti (definizione dal vocabolario di lingua italiana “Devoto Oli”, edizione

“Le Monnier”)

DEMOCRAZIADEFINIZIONE PRESCRITTIVA

• Società libera, non oppressa da un potere politico decisionale e incontrollato.

• Poliarchia = governo di molti (contrario di un oligarchia chiusa e ristretta).

• Sistema posto da una deontologia democratica

DEONTOLOGIA DEMOCRATICA

• Letteralmente “discorso sulla doverosità”.

• Allude a quella dimensione della nostra esistenza che viene resa, da un punto di vista linguistico, con un “deve” o un “dovrebbe”.

DEMOCRAZIA

• DEMOCRAZIA POLITICA

• DEMOCRAZIA SOCIALE

• DEMOCRAZIA ECONOMICA

• RAPPORTO FRA ESSE

DEMOCRAZIA POLITICA

• Entità politica

forma di Stato e di governo

• Fa perno sull’eguaglianza giuridico–politica

Torna a “democrazia”

DEMOCRAZIA SOCIALE

• Eguaglianza di condizioni. Guidata da uno spirito egualitario.

• Contrario dell’aristocrazia (struttura verticale).

• Ethos, modo di vivere e convivere come una generale condizione della società.

• Ethos egualitario= eguaglianza di stima

DEMOCRAZIA SOCIALE

• Prevede una società in cui l’Ethos richiede ai propri membri di vedersi e trattarsi come socialmente eguali.

• Insieme delle democrazie primarie.• Società multi-gruppo.• Strutturata in gruppi di volontari che si

autogovernano Infrastruttura di micro-democrazie che supporta la macro-democrazia d’insieme Torna a “democrazia”

DEMOCRAZIA ECONOMICAEguaglianza economica

Pareggiamento della povertà e della ricchezza

Benessere generalizzato

DEMOCRAZIA INDUSTRIALE

Democrazia nel posto di lavoro e nell’organizzazione-gestione del lavoro (fabbriche).

Polites (membro della città politica)

sottenda un membro di una concreta comunità economica (lavoratore)

Micro-democrazie nelle quali si dà insieme titolarità ed esercizio del potere.

Autogoverno del lavoratore nella propria sede di lavoro, integrato da una democrazia funzionale.

Torna a “domocrazia”

RAPPORTO FRA ESSE

Democrazia politica • Condizione necessaria della democrazia sociale ed economica.

• È completata in senso politico dalle altre.

Con essa s’intende sempre la democrazia in generale.

•Democrazia politica: Sovraordinata e condizionata.

•Democrazia sociale ed economica: Subordinate e condizionate.

SINGOLARE O PLURALE?

Esistono democrazie di diverso tipo a seconda della:• Struttura (di tipo presidenziale o parlamentare,

proporzionalistico o maggioritario).

• Situazione politica-economica-sociale dello Stato.

Esiste una teoria centrale o sono solo democrazie al plurale (alternative/ irriducibili l’una all’altra)?

TEORIA DEL SINGOLARE

Democrazia = tronco dal quale si diramano molteplici rami.

TEORIA DEL PLURALE

Il tronco non c’è. Le teorie della democrazia fanno ciascuna albero a sé.

LE TEORIE DELLA DEMOCRAZIA

= Teoria descrittiva + Teoria prescrittiva

• Teoria partecipativa

• Teoria rappresentativa

Secondo Barry Holden (1974)

• Teoria radicale

• Teoria neo-radicale

• Teoria pluralista

• Teoria elitista

• Teoria liberal - democratica

LE TEORIE DELLA DEMOCRAZIA

Molteplicità di teorie

Sotto teorie incomplete

Si rischia di spacciare una parte per il tutto. (errore della pars pro toto)

Teoria d’insieme

Teoria completa

DEMOCRAZIE LIBERALITeoria della democrazia al singolare

Divisa dalla discontinuità che separa la democrazia degli antichi da quella dei moderni (che è una

fondamentalmente)

Teoria della democrazia liberale

• descrittiva e prescrittiva

• conversione della teoria in pratica (teoria dello Stato liberal-democratico)

I TRABOCCHETTI

Semplicismo L’idea di democrazia deve essere semplice per essere compresa da tutti

Semplificare troppo, porta alla cancellazione di eventuali problemi, non risolvendoli.

In questo modo è come se si aggravassero.

I TRABOCCHETTI

• TERMINOLOGICO

Discutere sulla parola ignorando la cosa

• SEMPLICISMO REALISTICO

Conta più il reale che l’ideale

• SEMPLICISMO PERFEZIONISTICO

Conta più l’ideale che il reale

CONCLUSIONEÈ difficile unire gli ideali alla realtà

Sarebbe più costruttivo partire da un’esperienza democratica in piccolo (micro-democrazia) per poi passare ad una in grande (democrazia politica complessa)

IITORNA ALL’INDICE

DEMOCRAZIA: COSA E’

CAPITOLO II

POPOLO E POTERE

Damassa e Beghi

DEMOCRAZIA: POTERE POPOLARE

CHE COS’ E’ IL POPOLO?

POPOLO COME:

1. TUTTI2. PLURALITA’ APPROSSIMATIVA: I PIU’3. POPULACE: PROLETARIATO4. TOTALITA’ ORGANICA5. PRINCIPIO MAGGIORITARIO ASSOLUTO6. PRINCIPIO MAGGIORITARIO TEMPERATO

IL POPOLO

TUTTILETTERALMENTE INTUITIVO:

LA TOTALITA’

MATOTALITA’ DEGLI AVENTI DIRITTO:

LA VERA DEMOCRAZIA NON ESISTE

I PIU’NON E’ UN VERO

E PROPRIOCRITERIO

IMPOSSIBILITA’DI DETERMINARE

IL POPOLO MAGGIORITARIO

POPULACE

INADEGUATEZZA DEI TUTTI E DEI PIU’

POPOLO = PROLETARIATO (MODELLO MARXISTA)

ESCLUSIONE DELNON - PROLETARIATO

IMMUTABILE!

MA

DIFFICOLTA’ INDIVIDUAZIONE PROLETARIATO

TOTALITA’ ORGANICA

INACCETTABILE: SI FONDA SULLA CONCEZIONE

ROMANTICA DI VOLK

TOTALITARISMI XX SECOLO

IMPERSONALE FLUIRE DELLA STORIA

ACCORPAMENTO DEL SINGOLO NEL POPOLO

PERDITA DIRITTI PERSONALI

POPOLO MAGGIORITARIO

ASSOLUTO

“I PIU’ CONTANO PER TUTTI, I MENO PER NESSUNO”

TEMPERATO

“I PIU’ PREVALGONO SUI MENO NEL RISPETTO DEI MENO”

MAGGIORANZA E RISPETTO DELLE MINORANZE

“Nelle democrazie l’opposizione è un organo della sovranità popolare altrettanto vitale quanto il governo. Sopprimere l’opposizione significa sopprimere la sovranità del popolo”

Ferrero

“La prova più sicura per giudicare se un paese è veramente libero è il quantum di sicurezza di cui godono le minoranze”

Lord Acton

LA DEMOCRAZIA NON E’ MAJORITY RULE

UN 51% IMMOBILIZZATO NON PUO’ INIBIRE UN 49%

IL CONCETTO DI DEMOCRAZIA DEVE APPRODARE AL PRINCIPIO MAGGIORITARIO TEMPERATO

GOVERNARE NEI LIMITI

RISPETTARE LE MINORANZE

LA SOCIETA’ DI MASSA STORIA DEL “POPOLO”

GRECIA:

DEMOKRATIA DI ERODOTO: DEMOS COME CITTADINI DELLA POLIS, COME COMUNITA’ (LA GAMEINSCHAFT TOENNIESIANA)

MASSA: DERIVANTE DALLA CADUTA DELLA PARTIZIONE DEGLI STATI TOMISTICA

COSA CAMBIA TRA POPOLO E MASSA

GRANDEZZA:

POLIS PICCOLA CITTA’ (RUSSEAU) MEGALOPOLI

ACCELLERAZIONE DEL MOVIMENTO MODIFICAZ. TESSUTI SOCIALI =

ALIENAZIONE

SOLITUDINE E DEPERSONALIZZ.

RAPPORTO MASSA - POLITICA

ALIENAZIONE UOMO–MASSA ISOLATO, VULNERABILE, DISPONIBILE

MANIPOLAZ. POLITICA(ESTREMISMO)

APATIA

TIPO PSICOLOGICO SOCIETA’ DI MASSA OFFRESCARSO SOSTEGNO ALLA LIBERALDEMOCRAZIA

LA TITOLARITA’

SOVRANITA’ POPOLARE NON RISOLVE PROB. ESERCIZIO

MEDIOEVO: POTERE PRINCIPE DA TRASLATIO IMPERII

CONCETTO DIOMNIS POTESTAS A POPULOAGGIRATO DALLA FICTIO DELLE RAPPRESENTANZE

PROBLEMA DIFFICILMENTE RISOLVIBILE

CERTA SOLO NELLA CITTA’ DI ROUSSEAU,IRREALIZZABILE QUINDI SU LARGA SCALA

NE’ RAPPRESENTANZA NE ELEZIONE SONO GARANTI ASSOLUTE DELLA SOVRANITA’ POPOLARE

OCCORRE CONSIDERARE LA DEMOCRAZIE COME PROBLEMA DI TECNICA COSTITUZIONALE

POTEREKRATIA

POPOLODEMOS

L’ELLITTICITA’ DEL POTERE

utente
CONTA PIU' DELL'ANDATA DEL POTERE XCHE IL GOVERNO SUL POPOLO SENZA CONTROLLO PUO' NON AVERE NULLA A CHE FARE CON IL GIOVERNO DEL POPOLO

LA DEMOCRAZIA COME LEGITTIMITA’

“Government of the people, by the people, for the people”

A. Lincol (Gettysburg, 1863)

IVTORNA ALL’INDICE

Capitolo IV

PERFEZIONISMO E UTOPIA

“Quel che ha sempre reso lo Stato un inferno in terra è

proprio il tentativo dell ‘uomo di trasformarlo nel suo

paradiso”

Holderlin

Contessi Carlotta , Fuochi Flavia , Minghetti Simone

Punti affrontati:

4.1_ LA DEONTOLOGIA MALE INTESA4.2_ DALLA SCIENZA ALL’UTOPIA4.3_ L’IMPOSSIBILE4.4_ L’AUTO GOVERNO CHE MAI SARA’

4.5_ LA FUNZIONE DEGLI IDEALI

4.6_ PERICOLO OPPOSTO E ESITO INVERSO

(Fuochi)

(Contessi)

4.7_ PERFIZIONISMO E DEMAGOGIA (Fuochi)

(Minghetti)(Fuochi)

(Contessi)

(Minghetti)

4.1 DEONTOLOGIA MALE INTESA

Fuochi

DEONTOLOGIA:

DEONTOS dal greco DOVERE

La deontologia afferma che fini e mezzi sono strettamente dipendenti gli uni dagli altri (il che significa che un fine giusto sarà il risultato dell'utilizzo di giusti mezzi.)

DEONTOLOGIA MALE INTESA

CATTIVO REALISMO CATTIVO IDEALISMO

PERFEZIONISMO

Modo sbagliato di intendere e impiegare gli ideali

DEMOCRAZIA:

Sovranità popolare

Auto governo

Eguaglianza

Qual è la natura dei tre concetti? (sovranità popolare, eguaglianza, autogoverno)

DESCRITTIVA

PRESCRITTIVA

DESCRITTIVAMENTE:

Sovranità popolarePrincipio di legittimità

EguaglianzaEguali leggi

Eguale voto

L’auto governo

Microdemocrazie

Tali concetti fondano la deontologia democraticaPRESCRITTIVAMENT

E

IDEALE:Di un individuo o di un popolo

Che cos’è?

Ciò in cui si crede

Serve a raggiungere un fine

Funzione

Il perfezionista che risolve tutto fondendo l’ideale col reale non ha pienamente il controllo dei suoi ideali

4.2 DALLA SCIENZA ALL’UTOPIA

Contessi

Mondo IDEALE Mondo REALE

PLATONE Filosofo RE

MARX Filosofo rivoluzionario

Uomo contemplativo

E’ l’azione rivoluzionaria che rende il reale razionale

Con MARX città utopica realizzabile

perfezionismo

Con Platone: contemplativoCon Marx : attivistico

L’UTOPISTA: SA CHE CIÒ IN CUI CREDE NON È REALIZZABILE

MORO: Dal greco OU = non TOPOS = luogo

nessun posto

Mannheim : UTOPIA = stato mentale che trascende la realtà in

direzione rivoluzionaria

IDEOLOGIA = stato mentale che trascende la realtà

in direzione conservatrice

IDEOLOGIA

CONSERVATRICE(propriamente detta)

RIVOLUZIONARIA(utopia)

DISUOTOPIZZARE L’UTOPIA

Non più inattuabile ma realtà di domani

Mancanza del vocabolo impossibile

PerfezionistaContemplazione del perfetto

Mancanza dell’ impossibile

4.3 L’IMPOSSIBILE

Minghetti

A priori si può (a volte) sapere cos’è impossibile

Logica formale:

PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE

Impossibilità pratica

Sull’utopia è dimostrabile l’irrealizzabilità ex ante

Struttura logica: più di una cosa meno di un altra

Impossibile il più di due cose

È falso credere che l’utopico non sia

determinabile ex ante

4.4 PERFEZIONISMO E DEMAGOGIA

Fuochi

UTOPIA : è dimostrabile che è irrealizzabile

Utopia (Marx) = AUTOGOVERNO

Definibile solo in astratto(governare se stessi da se)

Intensità : Quanto è forte

Estensione : spazio: su quanti è forte

tempo: per quanto è forte

Def.: La intensità di un autogoverno sta in relazione inversa all’estensione alla quale si applica

1 caso: Autogoverno del despota : intensità massima

estensione minima

2 caso: Polis greca : intensità diminuisce

estensione aumenta

3 caso: grande città : intensità minima

estensione massima Governo indiretto

(Governato da rappresentanti)

Def.: L’intensità di un autogoverno sta in relazione inversa alla durata alla quale si applica

Quando l’intensità è alto la durata e breve.

es.

comune di Parigi 1871 governo del popolo

La durata fu di due mesi circa

4.5 LA FUNZIONE DEGLI IDEALI

Contessi

IDEALE

Nasce dall’insoddisfazione del reale

Contrasta la realtà

Definito come una stato di cose

desiderabile che non coincide mai con la

realtà

Se realizzabile in parte, l’ideale finale sarà diverso da quello iniziale, perché modificato.

L’ideale, essendo forza d’urto, è destinato a non riuscire

4.6 PERICOLO OPPOSTO ED ESITO INVERSO

Minghetti

Il discorso sugli ideali (che nascono dalla insoddisfazione del reale), se calato in un preciso contesto storico-politico , porta a distinguere fra

Ideale democratico senza democrazia

Ideale democratico in democrazia

L’ideale non combatte più un nemico ma sostiene la creatura generata

Ma qual è la funzione degli ideali democratici in democrazia?

Una funzione di negazione anche se pur sempre critica, cioè l’ideale deve spingere il reale”verso il meglio”. Una critica costruttiva dunque, dove gli ideali non devono reagire contro il reale, ma

interagire con il reale

Un ideale è costruttivo solo se impara dall’esperienza

In una democrazia che esiste, la ricetta massimalista produce effetti contrari, per cui si deve invece adottare un’ottica ottimizzante.

Se è vero gli ideali sono Domande che fronteggiano”resistenze”

Ne deriva che un ideale funziona costruttivamente quando si misura e confronta con le resistenze in cui si imbatte.

Si ha quindi: Nella misura nella quale un ideale è convertito in realtà, nella stessa misura va riproporzionato alla

realtà di “pilotaggio di retroazioni”

Se questa regola è violata, otteniamo esiti inversi.

Ad es. prendiamo il principio “tutto il potere al popolo” dove, affinché il popolo abbia il potere sul serio, bisogna che ci sia la condizione che il popolo impedisca qualsiasi potere illimitato e cioè si abbia il principio “tutto il potere a nessuno” e cioè un’ ottimizzazione degli ideali secondo il “principio del pericolo

opposto”.Per una democrazia senza più nemici, il vero pericolo non sta nella concorrenza di contro ideali, ma nel reclamare una “vera

democrazia” capace di scavalcare quella che già esiste.

4.7 PERFIZIONISMO E DEMAGOGIA

Fuochi

In pratica: PERFEZIONISMO = DEONTOLOGIA

Errore intellettuale sviluppato da intellettuali

In teoria: Pura e semplice

convenienza=

DEMAGOGIA dal greco

Demos = popolo

Ago = condurrePortare il

popolo a …

POLITICAMENTE Assecondare le necessità del popolo a vantaggio del demagogo

Il demagogo se privato del perfezionismo e dell’intellettualismo produce meno danno

ANALOGIE

•La democrazia si fonda sulla concorrenza tra partiti

•L’economia di mercato si fonda sulla concorrenza tra produttori

DIFFERENZE

•Concorrenza politica: - è soggetta a un esame meno valido

- non è sottoposta a un controllo legale

•Concorrenza economica : - è soggetta a un esame molto valido

- Sottoposta a controlli legali

CONCLUSIONI

IL PERFEZIONISMO

Aggiunge credibilità

ALLA DEMAGOGIA

VTORNA ALL’INDICE

OPINIONE PUBBLICA E DEMOCRAZIA GOVERNANTE

Marco Panzavolta & Marco Gennari

CAPITOLO V

Democrazia è governo del popolo sul popolo

Governata Governante

Occasioni elettorali

Nelle quali sono fondamentali per il governo le opinioni dei governanti

Da dove vengono le opinioni?•Devono essere proprie dei governanti;•Devono essere formate liberamente;

Perché si dice opinione pubblica?•perché nasce dal popolo;•Perché riguarda cose che interessano la cosa pubblica (bene comune, etc…)

Opinioni dei governati

Devono essere proprie dei governati

Devono essere formate liberamente

È diffusa tra pubblici

Investe materie che sono di natura pubblica

Per questo si dice opinione pubblica

Un governo è basato sul consenso se nasce dal voto che esprime l’opinione degli elettori e governa in sintonia con esso.

Ci sono tre livelli di consenso:

1.Accettazione di valori ultimi;

2.Accettazione delle regole del gioco;

3.Accettazione delle politiche di governo;

3 livelli di consenso

Accettazione di valori ultimi

È a livello di comunità

Accettazione delle regole del gioco

È a livello di regime

Accettazione delle politiche di governo

È a livello di governo

Formazione dell’opinione

Discesa a cascate

Ribollire dalla base in su ( bubbling up)

Identificarsi con gruppi di riferimento

Discesa a cascata

5 livelli

1. Elite economiche sociali

2. Elite politiche di governo

3. Rete comunicazione di massa

4. Leader di opinioni locali

5. Demos

Circolano le idee

Si scontrano le idee

Arrivano ai media

Filtro alle comunicazioni sociali

Le informazioni arrivano

Ribollire dal basso: maree di opinioni che si formano dal popolo e che risalgono la corrente della cascata.

Identificazione in gruppi di riferimento:opinioni derivano da gruppi di riferimento (famiglia, coetanei, identificazioni religiose,etniche,etc…)

Opinione senza informazione

Per una democrazie realmente efficace:

•Opinione pubblica espressa mediante libere elezioni;

•Opinione pubblica deve essere autonoma

Perché si crei opinione autonoma il pubblico deve essere informato

Ma la base dei mezzi pubblici è povera e scadente

PROBLEMA DELL’ALTO GRADO DI IGORANZA POLITICA DEL CITTADINO MEDIO

Problema sempre esistito :

•Un tempo si attribuiva al basso tasso di alfabetizzazione

Rivelatasi accusa inconsistente L’educazione in generale non ha alcun effetto sull’educazione politica

(la politica è una materia, chi non se ne interessa non ne saprà nulla anche se è plurilaureato)

•Oggi vengono messi sotto accusa i processi informativa

per : Insufficienza quantitativa Accusa debole e ribaltabile(semmai troppa informazione)

tendenziosità Accusa fondata

(ma vi è equilibrio,una tendenziosità viene neutralizzata da quella contraria)

Povertà qualitativa Accusa più seria

Il problema dell’ignoranza del cittadino è tollerabile finché la pubblica opinione si esprime eleggendo

perché

L’elettorato non decide cosa fare ma solo chi farà

ne deriva

Buono strumento per controllare i leaders.

La buona qualità dell’opinione pubblica non è condizione necessaria per il funzionamento del sistema rappresentativo.

Tuttavia se si vuole una democrazia che partecipi allora il discorso è tutto da rifare …

Quando il cittadino partecipa?

•Il termine partecipazione è un prendere parte in persona liberamente deciso dalla persona stessa

quindi

È un mettersi in moto da sé e NON essere messo in moto da altri

•L’efficacia del partecipare di ognuno è in relazione inversa al numero dei partecipanti:

•Ex: ( 4 partecipanti: il partecipare di ognuno vale ¼)

10000 partecipanti: il partecipare di ognuno vale 1/10000quindi

Spesso il partecipazionista non si dichiarava tale

DEMOCRAZIA PARTECIPATORIA

Democrazia elettiva e rappresentativa

Ammette partecipazione e referendum ma in subordine e senza entusiasmo.

Democrazia diretta e referendaria

Democrazia senza rappresentanza e che è tale quando elimina i rappresentanti

Democrazia Partecipatoria sta a cavallo tra le due: esalta gli ideali della democrazia diretta ma non la sostituisce del tutto a quella rappresentativa

Il partecipazionista rifiuta di considerare la partecipazione elettorale come partecipazione autentica

•Votare non è un prendere parte;

•Partecipazione elettorale è solo un modo di dire in cui il termine partecipazione non significa nulla.

GLI EFFETTI DI UNA PARTECIPAZIONE DI MASSA

A livello di massa la partecipazione forte presuppone intensità(sentire intensamente la politica)

Sequenza virtuosa

INTENSITA’

INTERESSE

ATTENZIONE

INFORMAZIONE

SAPERE

Sequenza perversaINTENSITA’

ESTREMISMOL’estremismo può culminare in un rigido fanatismo che distruggerebbe la democrazia (nessuna possibilità di scambi d’opinione).

DEMOCRAZIA REFERENDARIA

•Democrazia senza rappresentanti e rappresentanza;

•Immediatezza di interazioni, rapporto diretto tra partecipanti (veri);

•Non vincolata dal numero dei partecipanti che si autogovernano.

In questo differisce dall’autogoverno che non può oltrepassare gruppi relativamente piccoli.Esempio: assemblea 400/500 persone ekklesia (Demos) città antica

Dove vi è possibilità di scambio di opinioni.

Nella democrazia diretta composta da folle oceaniche (di intere nazioni) le interazioni fra i partecipanti sono impossibili

Necessità di referendum democrazia referendaria

Democrazia impoveritaIl cittadino si limita ad approvare o disapprovare alternative precostituite

Ne derivano tre conseguenze

Conseguenza n°1

Impossibilità di mediazione e compromessi

Democrazia a somma nulla:si vince tutto o si perde tutto.

•Principio maggioritario assoluto;•Violazione diritti delle minoranze;•Aggravamento conflittualità.

Conseguenza n° 2

Più rischi di manipolazione e imbroglio del popolo;

Ma la stessa domanda può cambiare percentuale di approvazione a seconda di come viene formulata.Ex: diritto alla vita? 60% SI diritto all’aborto? 20 % SI

Conseguenza n° 3

I cittadini dovrebbero acquisire non solo una buona opinione pubblica ( che non hanno) ma cognizione.La televisione non aiuta.

VITORNA ALL’INDICE

Capitolo VICapitolo VIDemocrazia verticaleDemocrazia verticale

Minnozzi, Tardozzi e ValorosiMinnozzi, Tardozzi e Valorosi

INDICE DEGLI ARGOMENTI

1) Principio maggioritario e comando di minoranza.

2) La tirannide della maggioranza.

3) Elezione, selezione, disselezione.

4) Minoranze ed élites.

5) Da Mosca a Dahl.

6) La legge di ferro dell’oligarchia.

7) La teoria competitiva della democrazia.

8) La critica anti-elitista.

9) Poliarchia selettiva.

PRINCIPIO MAGGIORITARIO E COMANDO DI MINORANZA

Dimensione orizzontale della politica

opinione pubblica e democrazia elettorale

Dimensione verticale della politica

sistema di governo (archia)

L’archia può essere di tipo democratico oppure non democratico. La differenza viene spiegata dai termini inglesi “rulership” e “leadership”.

• RULERSHIP = comando come imposizione (comandare

comandando)

• LEADERSHIP = comando come guida (comandare

guidando)

Quindi la democrazia verticale è una leadership.

Ma perché il comando della maggioranza in una democrazia verticale diventa un comando di un leader (o

di una minoranza)?

• Diventa comando di minoranza se per maggioranza si intende “maggior numero”. Ma “è contrario alla natura delle cose che il gran numero governi e che il piccolo numero sia governato”. Rousseau

• Se invece per maggioranza si intende “principio maggioritario”, allora l’archia si sottopone alla regola maggioritaria e quindi rimane una democrazia.

“Date tutto il potere ai più, opprimeranno i meno. date tutto il potere ai meno, opprimeranno i più.” Hamilton

La democrazia verticale (cioè l’edificio la cui base è l’elezione e l’opinione pubblica) si costruisce in 3

stadi:1. Le maggioranze elettorali eleggono i propri candidati,

le minoranze li perdono.2. Gli eletti rappresentano una minoranza..3. Gli eletti eleggono a loro volta un governo e alla fine

compare un primo ministro, un leader.

La democrazia però non viene stravolta.

LA TIRANNIDE DELLA MAGGIORANZA

Tocqueville e Mill il problema della democrazia non era posto dai pochi, ma dai molti: è il problema

della tirannide della maggioranza.

Ci sono 3 contesti in cui questo problema può variare:1.Contesto costituzionale violazione dei diritti delle

minoranze2.Contesto elettorale tirannide dei numeri3.Contesto sociale oppressione della società sull’individuo

Contesto costituzionale le minoranze vengono distrutte applicando il principio

maggioritario assoluto (tutto il potere ai più). Contesto elettorale in realtà non esiste una tirannide della maggioranza in

questo ambito, perché è una tirannide dei numeri, che sono stati comunque definiti dalle elezioni (libere).

Contesto sociale in questo contesto si può parlare di tirannide del

pensiero, imposto dalla maggioranza. È una tirannide “spirituale” che ha come scopo il conformismo [ le società in parte impongono una conformità ad alcuni usi e credenze ].

Le maggioranze elettorali non possono tiranneggiare. Le maggioranze di massa (definite da “identificati”, in classi,

partiti ecc.) sono maggioranze stabili che hanno più probabilità di poter tiranneggiare. Nelle democrazie

occidentali non esistono maggioranze di massa.

ELEZIONE, SELEZIONE, DISSELEZIONE

ELEZIONE = da eligere (scegliere non a caso ma selezionando).

• Il principio di maggioranza (diritto della maggioranza di prevalere su minoranza/e in seguito a elezioni) risale a Locke. Prima il principio era l’unanimità. Con Locke il diritto di maggioranza è disciplinato e controllato da un sistema costituzionale.

• L’elezione quindi è uno strumento quantitativo per definire la maggioranza. Ma dovrebbe essere teso a una selezione qualitativa. Invece si utilizza il sistema proporzionale che potrebbe sembrare giusto ed equo, ma esclude la selezione della melior pars, in quanto tutte le “partes” hanno un po’ di potere e di conseguenza la qualità viene a mancare (disselezione).

MINORANZE E ELITESLe minoranze di potere sono minoranze controllanti:

dotate di potere di controllo su un universo di potenziali controllati.

Come identificarle?

Criterio altimetrico: un gruppo è in controllo perché sta “in alto”

Ma nelle democrazie i gruppi di controllo sono tali in quanto riescono a farsi eleggere

Così si aggiunge un criterio meritocratico: l’altolocato arriva in alto perchè lo si presume qualificato e capace.

•Dal criterio meritocratico Pareto adotta il termine elite ed elabora la teoria sulla circolazione delle elites:

“elites al potere cadono se diventano incapaci, e le elites capaci diventano elites al potere”

Lasswell la rilancia neutralizzata:elites sono coloro elites sono coloro che hanno maggior potere in un

gruppo,elites politica è la classe di potere in alto

In seguito Dahl introduce la ruling elite:essere elite è soltanto avere potere

torna alla concezione puramente altimetrica

Ma se le minoranze di potere sono definite solo dall’”essere in alto”, il concetto di elite viene

neutralizzato e non si possono più valutare i potenti in ragione dei loro meriti e demeriti.

DA MOSCA A DAHLLa democrazia è gestita da minoranze al plurale o al

singolare?

Secondo Mosca in ogni società esistono due classi:governanti (meno numerosi) e governati

Tesi è troppo generica che può essere smentita solo dall’esistenza di sistemi anarchici, privi di comando e verticalità: ma la verticalità è propria di ogni governo

della realtà.

Per Wright Mills gli Stati Uniti sono dominati da un’elite di potere:

accusa il paese di porsi come esempio di poliarchia e pluralismo, fondando la sua tesi su prove circostanziate.

Per dimostrare l’esistenza di una ruling elite occorre stabilire che per una serie di decisioni controverse

prevale sempre lo stesso gruppo identificabile come tale

Se questo gruppo varia, non perdura e non prevale

Quindi Mosca e Mills hanno torto:La democrazia non è sconfitta dall’oligarchia, ma esiste e

funziona come poliarchia

La struttura di potere della democrazia è poliarchia:La democrazia genera una poliarchia aperta

LA LEGGE DI FERRO DELL’OLIGARCHIA

Nel 1910 Michels ricava questa legge dallo studio della socialdemocrazia tedesca:

L’organizzazione snatura la democrazia e la trasforma in oligarchia.

L’organizzazione determina una divisione di ogni partito in una minoranza che diriga e una maggioranza diretta

Organizzazione più forte = minor grado di democrazia

Il suo problema era quindi l’organizzazione:il mondo contemporaneo tende sempre a una maggiore e

articolata organizzazione.

Michels studiava i partiti di massa che sono il fenomeno che si avvicina di più al prototipo ideale di democrazia:

le associazioni volontarie

Cerca quindi la democrazia dentro le singole organizzazioni

Ma guardando i rapporti tra le organizzazioni in concorrenza osserviamo che competono perché la loro

forza viene dalla maggioranza che li segue e competono promettendo benefici e vantaggi ai governati

Deriva che

La maggioranza disorganizzata dei politicamente inerti è contesa tra le minoranze attiva politicamente.

Quindi, anche se le minoranze sono organizzate al loro interno in maniera oligarchica, la loro competizione

porta a una democrazia:Il potere del demos è il potere di essere giudice della sorte

dei competitori.

LA TEORIA COMPETITIVA DELLA DEMOCRAZIA

Schumpeter = padre della teoria competitiva della democrazia:

“Il metodo democratico è quell’accorgimento istituzionale per arrivare a decisioni politiche, nel

quale alcune persone acquistano potere di decidere mediante una lotta competitiva per il voto popolare”

Parla di “metodo democratico”, dunque la democrazia strettamente procedurale:

Democrazia è la serie di effetti secondari e composti che seguono l’adozione del metodo democratico.

Per arrivare a questo fine occorre il principio delle reazioni previste:

Gli eletti sono condizionati dalle reazioni dei loro elettori rispetto alle loro decisioni.

Questa “lotta competitiva” produce responsiveness, e questa responsività fa girare tutta la questione

nell’interesse del demos

Demorazia è quindi poliarchia ma non vuole soltanto dire che molti capi si sostituiscono a uno solo:

Il sistema di capi delle democrazie è una leadership:Un sistema di capi guidanti che, molte volte, sono anche

guidati.

LA CRITICA ANTI-ELITISTA

Inizialmente la teoria di Schumpeter era considerata:

Un’altra teoria sulla democrazia Una teoria contrapposta a quella definita da lui

“classica

Dopo la rivoluzione culturale degli anni ’60: o Schumpeter diventa un elitista al pari di Mosca e

Pareto. o La sua teoria diventa una delle teorie alternative della

democrazia (basata sull’elitismo). o La teoria partecipazionistica diventa la teoria classica

della democrazia.

CRITICA AGLI ANTI-ELITISTI:1) Schumpeter non può essere visto come continuatore di

Mosca e Pareto. 2) Tutti e tre non possono essere detti elitisti.3) Gli anti-elitisti non spiegano quale sarebbe la loro teoria

“classica” della democrazia.

La teoria classica per Schumpeter era ricondotta alla fine a pura e semplice volontà della maggioranza. La sua teoria è altra nel senso che tramite questa si arriva alla descrizione

di come la democrazia funzioni.

Come si fa a concepirla in alternativa ad un’altra contraria? E quale sarebbe questa contraria?

Per gli anti-elitisti sarebbe la teoria classica della democrazia. Classico riferimento ai Greci. Ma la teoria degli antichi è critica

della democrazia.

Per classico allora si intende Rousseau, James Mill, John Stuart Mill e G.H.D. Cole. James Mill e Cole si possono

subito eliminare.

• Rousseau riteneva che la migliore forma di governo fosse la repubblica “aristocratica” fondata sulle elezioni. (PERCIO’ E’ UN ELITISTA NON UN ANTI-ELITISTA)

• John Stuart Mill invece era per la democrazia rappresentativa che doveva selezionare i migliori. (PERCIO’ E’ UN ELITISTA E NON UN ANTI-ELITISTA)

LA TEORIA DELLA DEMOCRAZIA E’ UNA, NON CE N’E’ UNA CLASSICA E UNA CONTRARIA.

Elitismo è un termine che non si sa bene cosa sia, ma si sa bene a cosa serve: ad attaccare la

selezione travestendola e denunziandola come discriminazione.

POLIARCHIA SELETTIVA

COME SI DEFINISCE LA DEMOCRAZIA VERTICALE ASSIOLOGICAMENTE E PRESCRITTIVAMENTE?

• La democrazia verticale è stata costruita o lasciata senza sostegno di valore. Infatti la libertà politica, che è il valore fondante della democrazia verticale è diventato un ideale realizzato, mentre l’eguaglianza, valore fondante della democrazia orizzontale, è in larga parte ancora da realizzare.

• La libertà quindi non è più un valore. L’eguaglianza invece sì.

• Essa può essere aritmetica (lo stesso a tutti) e proporzionale (lo stesso agli stessi).

• L’eguaglianza proporzionale può essere un sostegno della democrazia verticale il valore si chiama eguaglianza di opportunità.

• Se abbiamo verticalità è auspicabile che sia “buona”, quindi selezionata.

• Allora la democrazia verticale è poliarchia selettiva. (DEFINIZIONE PRESCRITTIVA)

• La democrazia è anche poliarchia elettiva. (DEFINIZIONE DESCRITTIVA)

VIITORNA ALL’INDICE

DEMOCRAZIA: COSA E’DEMOCRAZIA: COSA E’

Giovanni SartoriGiovanni Sartori

A cura di Boschi Sara e Goretti Chiara

CAPITOLO 7:

DEMOCRAZIA E NO

7.1 Contrari, contraddittori e Gradi

7.2 Assolutismo, Autoritarismo e Autorità

7.3 Totalitarismo

7.4 Dittatura e Autocrazia

7.5 Conclusioni

CONTRARI, CONTRADDITTORII E GRADI

“Ogni determinazione è negazione”

(Spinoza)

Definire Delimitare, assegnare confini

Determinazione di un concetto a contrario

Cosa è democrazia?

Il contrario o l’opposto di: autoritarismo, totalitarismo, dittatura o simili.

(definizione ex adverso)

La definizione ex adverso non esclude che tra gli opposti ci siano termini intermedi (tertium datur):

BELLO----SEMIBELLO-----SEMIBRUTTO----BRUTTO

DEMOCRAZIA Denota e circoscrive una cosa, una determinata realtà

Risponde alla domanda: CHE COS’E’? CHE COSA NON E’ DEMOCRAZIA?

DEMOCRATICOConnota una proprietà o attributo di qualcosa: induce a graduare.

Risponde alla domanda DEMOCRATICO IN CHE MISURA? DI QUANTO?

ASSOLUTISMO, AUTORITARISMO E AUTORITA’.

Opposti di DEMOCRAZIA

Origine greca:

Tirannia, Dispotismo

Origine romana:

Dittatura

Origine nel XVIII sec

Assolutismo, Autocrazia

Conio recente:

Totalitarismo, Autoritarismo

TIRANNIDE

• QUOAD EXERCITIUM: tirannide nel modo di esercitare il potere

• EX DEFECTU TITULI: tirannide per difetto di legittimità.

DISPOTISMO

Termine che i greci applicavano ai barbari, ai non-greci.

ASSOLUTISMO

ABSOLUTUS (da ABSOLVERE)

Rende l’idea di essere svincolato da qualcosa

POTESTAS ABSOLUTA:

Potere supremo, sovraordinato

Teoria dell’assolutismo di Bodin (1576)

Sottoponeva il monarca al diritto divino e al diritto naturale

-solo con Hobbes si arriva ad una idea di monarca superiore ad ogni legge-

L’assolutismo come potere svincolato da ogni limite si afferma solo agli inizi del Settecento

ASSOLUTISMO NEL SENSO NEGATIVO DI ASSOLUTISMO NEL SENSO NEGATIVO DI POTERE NON CONTROLLATO PER DUE POTERE NON CONTROLLATO PER DUE

MOTIVI:MOTIVI:

1)Non esistono contropoteri che riescano a contenerlo;

2) Legibus solutus: cioè svincolato da leggi e superiore alle leggi.

L’ASSOLUTISMO E’ DAVVERO L’ASSOLUTISMO E’ DAVVERO UN CONTRARIO DI UN CONTRARIO DI

DEMOCRAZIA?DEMOCRAZIA?

SI’IN MODO INDIRETTO

DIVISIONE DEL POTERE E RISPETTO DELLA LEGGE SONO IDEE PROPRIE DELLO STATO LIBERAL-

COSTITUZIONALE.

DEMOCRAZIA PURA (né liberale né costituzionale) PUÒ DIVENTARE ASSOLUTA

“L’ASSOLUTISMO DEMOCRATICO” E’ PLAUSIBILE

La legittimazione democratica limita il potere finché contrasta un potere autocratico.

Sconfitto il potere contrastante la sovranità popolare può acquistarne tutti gli attributi

(in altre parole se essa è opposta ad un altro potere è limitatrice di quest’ultimo, mentre quando il potere contrastante viene a mancare ridiventa un potere

illimitato).

Il fatto che uno stato sia munito di legittimazione democratica non è sufficiente per escludere che possa

esercitare un potere assoluto.

La legittimazione democratica attribuisce di per sé al potere una sanzione assoluta

Assolutismo NON è un valido contrario di democrazia.

AUTORITARISMO

Termine derivante da “autorità”, coniato dal fascismo. Dopo essere stato inteso come termine apprezzativo, con la caduta del fascismo e del nazismo diventò un

termine significante “cattiva autorità” (abuso, uso improprio dell’autorità).

AUTORITA’ E AUTORITARISMO: DUE CONCETTI ANTITETICI

Autorità:

Da Auctoritas (termine romano), al giorno d’oggi indica un potere accettato, rispettato, legittimo.

Tra autoritarismo e autorità c’è incompatibilità.

POTERE E AUTORITA’

Potere Forza sorretta da sanzioni che si impone dall’alto su chi la subisce.

Autorità Forza derivata dal riconoscimento, potere di prestigio.

Una buona democrazia deve trasformare il potere in autorità.

TOTALITARISMO

Parola coniata dal fascismo, sebbene questo non fu mai una dittatura totalitaria a differenza dello stalinismo e del

nazismo.

Idea di qualcosa che abbraccia e pervade

tutto .

Deriva da totalità

Problema dell’applicazione del totalitarismo a tutte le epoche

Questo concetto se applicato a tutta la storia diventa distorto.

Definizione di Carr:

Un totalitarismo è la credenza di qualche gruppo organizzato o istituzione, sia esso una chiesa, il governo

o un partito, di possedere una speciale via di accesso alla verità.

Si deduce che definire il totalitarismo perdendo di vista l’idea di totalità è definirlo a vuoto.

“Totalitarismo” comporta il dominio dello Stato sulla vita extrapolitica dell’uomo.

Totalitarismo come designazione di un sistema politico che si afferma negli anni tra la prima e la seconda

guerra mondiale (secondo Friedrich).

Le sei caratteristiche del totalitarismo:

1)Ideologia ufficiale;

2)Partito unico di massa controllato da una oligarchia;

3)Monopolio delle armi;

4)Monopolio di tutti gli strumenti di comunicazione;

5)Sistema terroristico di polizia;

6)Economia diretta dal centro;

Le prime cinque caratteristiche non sono un’esclusiva del totalitarismo. Friedrich risponde a questa obiezione affermando che le caratteristiche in questione sono da

intendere come una “sindrome”.

La sesta caratteristica è stata aggiunta in seguito perché Friedrich non la riteneva applicabile alla Germania

nazista.

Fu aggiunta poiché necessaria per comprendere il totalitarismo comunista.

La completezza di un regime totalitario non è direttamente proporzionale al terrore.

Un regime totalitario “ben funzionante” è tanto capillare, tanto invasivo, tanto onnipervadente da non avere bisogno di

terrorizzare.

Chi ha bisogno di incutere timore attraverso la violenza è il dittatore che è sprovvisto di un apparato burocratico, di partito

unico e fideismo ideologico.

Il terrore è una caratteristica CONTINGENTE e non necessaria al totalitarismo.

CRITICHE

1) Il totalitarismo (inteso come tipo) è da abolire perché contiene casi diversi

FALSO

Un contenitore non presuppone l’uniformità dei casi contenuti. Per esempio nessuno ha mai sostenuto che il termine “democrazia” sia da abolire perché

le democrazie non sono uguali.

2) Il totalitarismo è da abolire perché non contiene casi, la casella resta vuota.

FALSO

Se esso viene inteso come tipo ideale allora non è detto che debba contenere casi concreti (basta pensare al tipo ideale di “anarchia”, usato da tutti senza

che sia mai esistito un sistema politico anarchico).

TOTALITARISMO E’ UN BUON CONTRARIO DI DEMOCRAZIA?

La sostantivazione di totalità non denota nessuna precisa forma di governo.

Un totalitarismo può essere anche oligarchico, sarebbe più corretto dire “dittatura totalitaria” come contrario.

“Democrazia totalitaria” (termine coniato da de Jouvenel) non è affermazione paradossale.

La democrazia è regime di “tutti” e come tale è investita di una giurisdizione sul “tutto”.

DITTATURA E AUTOCRAZIA

Autoritarismo e totalitarismo diventano più precisi e più contrari di democrazia se trasformati in predicati di

dittatura.

CONCETTO DI DITTATURA

Dictator romano: magistratura straordinaria per emergenze di guerra strettamente vincolata a sei mesi di durata. Questo incarico

morì definitivamente con Cesare.

“Dittatura” si trasmette come termine positivo (Machiavelli e Rousseau elogiavano la dittatura romana).

Significato di “dittatura” al giorno d’oggi: forma di Stato e struttura di potere che ne consente un uso illimitato (assoluto) e

discrezionale (arbitrario). Lo Stato dittatoriale è lo Stato non-costituzionale, Stato nel quale il dittatore scrive una costituzione

che gli consente tutto.

DITTATURA E DITTATURA

Nuemann distingueva così i diversi tipi di dittatura:

1) Dittatura semplice

2) Dittatura cesaristica

3) Dittatura totalitaria

Questa tripartizione è più corretta trasformandola in questa maniera:

1) Dittatura semplice

2) Dittatura autoritaria

3) Dittatura totalitaria

1) Dittatura semplice: il potere è esercitato mediante i normali strumenti coercitivi dello Stato impiegati in modo “anormale”.

2) Dittatura autoritaria: il potere dittatoriale si fonda anche sul partito unico, su un sostegno di massa, su una legittimazione ideologica.

3) Dittatura totalitaria: gli elementi precedenti sono più intensi, questo tipo di regime soffoca l’autonomia dei sottosistemi.

Paragonando democrazia e dittatura si ottiene una “buona opposizione”.

Opposizione di tipo strutturale (fondata sull’eterogeneità delle rispettive strutture statali che limitano e controllano il potere).

Strutture liberal-democratiche (proprie della democrazia)

Strutture che nulla limitano e tutto consentono (al dittatore)

Ma fino a che punto una costituzione democratica smette di essere tale?

Data la complessità delle strutture in questione, è chiaro che tra di esse esistono zone di sovrapposizione

Dittatura è un buon contrario ma non ancora un contraddittorio.

AUTOCRAZIA

Con il concetto di autocrazia arriviamo al contraddittorio di democrazia, inteso come confine tra democrazia ed altro.

Autocrazia è proclamarsi capo da sé, oppure trovarsi ad essere capo per diritto ereditario.

Democrazia significa che nessuno si può autoproclamare capo e tantomeno ereditare il potere.

Contrapposizione democrazia/autocrazia

Principio di investitura e di legittimità del potere.

La prova concreta sono le elezioni (il principio di investitura si ribalta nel suo opposto).

DEMOCRAZIA COME NON “AUTOCRAZIA”

Sistema politico caratterizzato dall’assenza di ogni potere “ascritto”, o che si impernia su questo principio: nessuno può detenere a titolo proprio e irrevocabile il

potere.

Il principio democratico si fonda sull’assioma che il potere dell’uomo sull’uomo può essere attribuito soltanto

dal riconoscimento e dall’investitura altrui.

CONCLUSIONICONCLUSIONI

DEFINIRE LA DEMOCRAZIA COME NON-AUTOCRAZIA SIGNIFICA DEFINIRLA AL NEGATIVO.

QUESTO IMPLICA CHE NON SODDISFA IL CAPIRE LA DEMOCRAZIA NELLA SUA ACCEZIONE AL POSITIVO.

DEFINIRE AL NEGATIVO HA UN LIMITE, CHE VIENE PERO’ COMPENSATO DA UNA FORZA: “DEMOCRAZIA E’ IL ROVESCIO DI AUTOCRAZIA”,

COMPORTA UNA CARATTERISTICA NECESSARIA, VERA PER DEFINIZIONE.

SE LA CARATTERISTICA NON-AUTOCRAZIA E’ PRESENTE, C’ E’ DEMOCRAZIA , IN CASO CONTRARIO NO.

LA TEORIA DELLA DEMOCRAZIA E’ COMPLICATA MA IN QUESTO CASO, E’ SEMPLICE.

A cura di Boschi Sara e Goretti Chiara

IXTORNA ALL’INDICE

LIBERTA’ E LEGGE

Lavoro di :Cusumano Alessandra

Pasi Anna

“Democrazia Cosa è” di Giovanni Sartori

CAPITOLO IX

“ Dove non c’è legge non c’è libertà.”

(Locke)

Temi trattati :

La libertà politica La libertà liberale Supremazia della legge e

democrazia in Rousseau Libertà e autonomia Il diritto dei legislatori Legge e diritti

LIBERTA’ POLITICA

Riflessione morale:

Libertà come affermazione

dell’io

Libertà ultima sta “in interiore

hominis”

Libertà come rapporto

Libertà politica è in relazione

agli altri

QUINDI DISTINGUIAMO TRA

Libertà interiore

del volere

(filosofia ed etica)

Libertà esteriore

del fare

(politica)

Libertà politica: empirica

specifica

pratica

Libertà politica si applica al rapporto cittadini-stato dal punto di vista dei cittadini

Hobbes: “libertà propriamente significa assenza […] di impedimenti esterni”

Locke(1632-1704)

Libertà metafisica Libertà empirica

No errore di porre soluzioni filosofiche a problemi pratici

Libertà = autodeterminazione

(da: “Saggio sull’intelletto umano”)

Libertà = “non essere soggetti alla

volubile, incerta, arbitraria volontà di

un altro uomo”

(da: “Due trattati sul governo”)

Consideriamo il problema dal punto di vista dello stato

Se diciamo che lo stato è “libero di”

Stato tirannico

Priva i sudditi di ogni libertà

Stato oppressivo

Libertà politica: attribuzione di potere ai poteri minori, libertà da, condizione di tutte le libertà di, in concreto

potere legale, limitato da leggi

La libertà da è però incompleta

Rossier : 1) indipendenza 2) privacy 3) potere 4) opportunità

Sartori : 1)indipendenza 2)privacy 3)capacità 4)opportunità 5)potere

libertà negative libertà positive

LIBERTA’ DI(libertà positive)

Danno il potere di fare, ma senza

Indipendenza non c’è conseguenza

Senza diritti non c’è esercizio dei diritti

La libertà è sempre da affermare

Ma prima bisogna che non ci siano ostacoli all’ affermare

Libertà = libertà di scelta

Libertà negativa è il “sine qua non” di tutte le libertà positive

La libertà effettiva deve essere affermata, legittimata da diritti, leggi che danno il potere di scegliere

LIBERTA’ LIBERALE

Libertà da = problema

la libertà liberale è la soluzione del problema elaborata dal liberalismo

Cicerone : “legum servi sumus ut liberi esse possimus”

(siamo servi delle leggi al fine di poter essere liberi) Da: Oratio pro Cluentio, 53

Aristotele: Vivere secondo i dettami della politeia “non è servitù, ma salvezza”

Da: Politica, 1310 a

La libertà politica ha il compito di proteggere il cittadino dall’oppressione

Nella legge e mediante leggi

In concreto ?

Si esplica

La tradizione giuridica dell’Occidente risale ai Romani

Sistema di diritto comune, di “common law”, riconcepito poi come “rule of law”, regola della

legge, anglosassone

Limite: è un sistema che limita il contenzioso tra privati ma non mira alla disciplina dei poteri pubblici

Evoluzione costituzionale della “rule of law”

Potere pubblico può essere controllato e sottoposto a una legge superiore, la normativa costituzionale

Le idee che, nel mondo reale, garantiscono la libertà politica, sono di matrice liberale

Perché la soluzione del problema del potere si fonda sul diritto

Il diritto è limite

Prima di tutto limite del potere del popolo

Kelsen : “una democrazia senza quella autolimitazione che rappresenta il principio della legalità, si autodistrugge”

SUPREMAZIA DELLA LEGGE E DEMOCRAZIA IN ROUSSEAU

La libertà è fondata dalla legge e nella legge

Periodo storico: 1712-1778

Ci si allontana dal giusnaturalismo, verso il costituzionalismo

SOMMARIO

Per rendere l’uomo libero

Propone un governo di leggi supreme, lontane dalla volontà degli uomini

Destinato per sua natura a non realizzarsi mai

Scriveva Rousseau:

• Il problema della politica è “mettere la legge al di sopra dell’uomo” (Considerazioni sulla Polonia)

• “è soltanto la legge quella cui l’uomo deve la giustizia e la libertà” (Economia politica)

• “quando la legge è sottomessa agli uomini non restano che schiavi e padroni” (Lettere dalla Montagna)

• “qual è la forma di governo che per sua natura si tiene sempre più accosto alla legge?” (Confessioni)

Sostiene che non ci sia libertà senza leggi;

che un popolo sia libero solo se ubbidisce a leggi, non a uomini;

si propone di mettere la legge al di sopra degli uomini

Come può un popolo, che non sempre sa vedere il bene, pur perseguendolo, mettere in atto un sistema legislativo?

In concreto, Rousseau propone Legiferando il meno possibile

Gli ateniesi persero la loro democrazia perché ciascuno proponeva leggi a sua fantasia, ma è l’antichità delle leggi a renderle sacrosante

(Discorso sull’Ineguaglianza)

Infatti osserva

Le leggi di Rousseau sono

Leggi

PocheGeneralissime AnticheImmutabili Leggi supreme

“Ci vorrebbero degli Dei per dare delle leggi agli uomini”

(Contratto Sociale II, 7)

Liberare l’uomo Governo impersonale di Leggi

Popolo: giudice e custode, non facitore della legge

In che modo?

COS’E’ LA VOLONTA’ GENERALE?

Da Didertot:

“la volontà generale è in ciascun individuo

un atto puro dell’intendimento che ragiona nel

silenzio delle passioni”

(Encyclopédie)

Rousseau non accetta questa definizione

Con la volonté générale

Perché:

Anche nello stato civile l’uomo deve consultare la sua ragione discostandosi dalle sue passioni

= “assoggettarsi a una legge di ragione”

Ma il deposito della volontà generale non poteva essere per Rousseau, “in ciascun individuo”

Volontà generale non è

la somma di volontà

particolari né una volontà individuale

privata di ogni particolarismo(Contratto Sociale)

Ma è:

Una volontà indistruttibile, non “volente”, che c’è sempre, un ente di ragione oggettivo.

Che porta in sé le leggi Prodotte ex ratione

Rousseau percepiva la fine del giusnaturalismo

La sua volontà generale si può vedere come

“l’ordine di natura” o“ragione naturale”espressi da esso

Tenta quindi di mitigare la posizione in una più soggettiva:

“la volontà generale tende sempre all’utile pubblico” ma è conteggiabile, è la “somma di differenze di volontà particolari”

(Contratto Sociale II, 3)

Volontà popolare Volontà generaleDovrebbe confluire nella

Consultazioni popolari ad opera di un popolo illuminato

Elementi inconciliabili

La democrazia di Rousseau era davvero democrazia?

Intende la democrazia come una sottospecie della Repubblica che conviene agli stati piccoli

popolo Classe selezionata di

cittadini, “patrioti”

Lontana da

Demos (Grecia)

Classe generale (Hegel)

Democrazia: legge del governo della legge

statica, immobile

Rousseau non è un riformatore

“una volta che i costumi sono stabili e i pregiudizi radicati, è vana e pericolosa impresa volerli riformare”

(Contratto Sociale II, 8)

“non bisogna mai toccare un governo stabilito se non quando diventi in compatibile con il bene pubblico”

Rousseau: voleva liberare l’uomo con un sistema che vincolasse la legislazione

Si colloca agli antipodi della soluzione liberale

La sua legge del Giusto, superiore alla volontà umana, non fu mai

(Sartori)

LIBERTA’ E AUTONOMIA

Libertà come autonomia definizione democratica di libertà:

“minore” libertà liberale

“maggiore” libertà democratica: autonomia

Libertà naturale Delimitata dalle forze di cui l’individuo dispone

Libertà civile Limitata dalla volontà generale

Libertà morale Rende l’uomo padrone di sè

«L’impulso del solo appetito è servitù;

l’obbedienza alla legge che ci siamo prescritti è libertà».

(dal “Contratto Sociale”)

Autonomia?

Non è autonoma dalla volontà generale

Ha per contrario «l’impulso del solo appetito»

Autonomia qualificata come libertà morale e filosofica.

1. Autonomia da riferire alla sua ipotesi contrattualistica, cioè all’ipotesi di una stipulazione originaria in cui la posizione di ogni contraente è quella di chi si sottomette a norme che ha liberamente accettato.

2. Autonomia condizionata alla dimensione cittadina della sua democrazia.

Secondo Rousseau : la democrazia in grande è impossibile

Principale fonte dei mali del genere umano.

«più lo stato si ingrandisce, più diminuisce la libertà»

Non ha più senso parlare di autonomia quando l’autogoverno faccia a faccia non è più possibile.

Una volta legittimata la Legge, una volta posta la vera Legge, libertà è «libertà nella legge».

CONCETTO DI LIBERTA’ in Rousseau

L’uomo è libero perché quando governano le Leggi e non gli altri uomini egli non si dà a nessuno: è libero perché non è esposto all’arbitrio.

Secondo Kant L’autonomia è la definizione della libertà morale e della nostra libertà interiore.

Bobbio Uno stato di autonomia si riferisce alla volontà, dove uno stato di libertà come non-impedimento si riferisce all’azione.

Libertà del volere = problema interiore Libertà di fare = problema esteriore

Problema della libertà politica:non essere impediti nel fare

Quando ci occupiamo di autonomia (libertà interiore) combattiamo l’eteronomia

Combattiamo l’oppressione esteriore

Autonomia e coercizione non si escludono

Dà valore alla persona

Individuo = soggetto attivo e responsabile

I problemi della libertà esteriore esulano dall’autonomia

Autonomia in sede politica è in senso traslato

Bobbio:«il concetto di autonomia nell’uso politico indica che le norme regolanti le azioni dei cittadini devono essere conformi quanto più possibile ai desideri dei cittadini»

Autonomie locali

Stati di decentramento politico-amministrativo: presuppongono una libertà da, dallo Stato centrale o centralizzatore

La libertà politica muore anche di “vera Libertà”.

Erroneamente legittimata come “Libertà maggiore”

Porta alla conclusione che lo Stato sia la «massima espressione della libertà» (De Ruggiero)

Libertà da e libertà come autonomia stanno fra loro come libertà eterogenee

L’autonomia è sacrosanta ma non è libertà dall’oppressione.

IL DIRITTO DEI LEGISLATORI

LEGGI Sempre da fare e rinnovare

Oggi non siamo liberi perché facitori delle leggi, ma perché i legislatori che le fanno non sono liberi di

farle a loro arbitrio

CONSEGUENZA

COSTITUZIONALISMO

Costituzionalismo liberale: rifonde e equilibra in sé la legge come limite e come manifestazione di volontà.

Equilibrio in funzione di com’è fatta la legge

COSA è LEGGE?

Tradizione romanistica: IUS (diritto) si associa con IUSTUM (giusto)

“Tutta l’autorità politica era espressione di giustizia[…] il diritto civile fluisce dalla giustizia”

(Carlyle)

Nella rule of law fino al XIX secolo il diritto(ius) è tale perché incarna il giusto(iustum)

Oggi:

IUS GIUSTIZIA SISTEMA GIURIDICO DIRITTO

DIRITTI = le specifiche prerogative dei cittadini

In inglese sono rights il plurale di right, giusto

Legame tra legge diritto e giustizia= costante

LEGGE: fino ad un secolo fa non è mai stata solo forma (forma di legge) ma anche contenuto;

per millenni si è ritenuto che la legge dovesse incorporare e esprimere valori di giustizia.

Le leggi sono da fare:non possono essere “fermate” alla Rousseau.

Il costituzionalismo consente il fare delle leggi trasformando il parlamento in organo legislativo: facitore di leggi.

Si è governati da leggi soltanto se il legislatore è anch’esso sottoposto a leggi.

In questo contesto emerge l’idea di:

FORMA di legge

FORMA: rispetto di determinate procedure

Con la FORMA si vuole assicurare il controllo del contenuto

Idea di LEGGE e di DIRITTO come lo IUS IUSTUM

Diritto risolto nella sua forma

La nozione di costituzione diventa formale

Dagli anni Venti per costituzione si intende qualsiasi forma che uno

Stato si dà

Allora la “costituzione” non serve più a proteggere la libertà

La soluzione costituzionale del problema della libertà presuppone:

Rifiuto della definizione formale

Mantenimento della definizione garantista

Se alla legge basta la “forma di legge” e se la legalità sostituisce la legittimità, nulla vieta che il tiranno eserciti il suo potere in nome della legge.

Il nesso tra libertà e legge perde la sua certezza

Il formalismo giuridico facilita sviluppi degenerativi dei sistemi legislativi

La rule of law diventa rule of legislators

Il comando del diritto diventa il comando dei legislatori

«Ci siamo abituati a concepire tutto il diritto come legge scritta […] il processo legislativo non fu più ricondotto alla attività teoretica di esperti, giudici o avvocati, ma piuttosto alla mera volontà di maggioranze vittoriose nei corpi legislativi»

(Bruno Leoni)

Una concezione volontaristica della legge si sostituisce alla ricerca del diritto (produzione giudiziaria del diritto).

In passato il giudice accertava quale fosse la legge in conformità alle consuetudini,alla lex terrae, ai precedenti giudiziari

Oggi il rischio è che i legislatori concepiscano le leggi come comandi, comandino sottoforma di legge.

La legge risulta così “sciupata” per:

inflazione delle leggi

cattiva qualità

perdita di certezza

perdita di generalità

Nei sistemi parlamentari di tipo assembleare:

Produzione a catena di leggi nel nome (nella forma) ma non-leggi nella sostanza

CONSEGUENZA

Inflazione di leggi

Svalutazione delle leggi

Per lungo tempo i legislatori lasciarono ai giuristi il compito di elaborare i codici

Governare nelle leggi (nell’ambito delle leggi) trasformato nel governare mediante leggi (rischio: sottrarsi al loro controllo)

col tempo

Ordinamento giuridico consente

In base a previsioni affidabili, l’organizzazione di progetti di

vita

Norme che non durano, in continuo rifacimento rovesciano la certezza che ci si aspetta dal diritto

Diventa nemico, non organizza più con affidabilità il nostro vivere e convivere

La generalità della legge si perde con leggi settoriali e parziali, che favoriscono alcuni destinatari a danno di altri.

“Una regola generale obbedita da tutti non presuppone, diversamente da un comando, una persona che ne sia all’origine. Differisce da un comando anche per la sua generalità e astrattezza […] tuttavia […] le leggi trapassano gradualmente in comandi man mano che il loro contenuto diventa più specifico”.

(Hayek, “The Constitution of Liberty”)

Leggi percepite come comandi, IUSSUM in luogo di IUSTUM

LEGGE E DIRITTI

Libertà è liberarsi dalle leggi?

“Coloro che raziocinano contro le leggi possono ben farlo a cuor leggero, perché le leggi li circondano, li proteggono e li conservano in vita; per poco che le leggi accennassero a cadere tutte, passerebbe loro a un tratto la voglia di raziocinare e di ciarlare”.

(Croce)

NO Le libertà in questione non sono interiori ma rapportuali, libertà tra

La libertà di ognuno deve trovare il suo limite nel rispetto della libertà altrui

Libertà e legge indebolite da : positivismo giuridico, legittimità risolta in legalità, inflazione delle leggi e loro cattiva qualità,perdita di certezza e generalità

Premessa importante:

Libertà=Prodotto dei Diritti

Costituzionalismo inglese nasce e si afferma proprio con questa premessa

Il nostro IUS quindi resta IUSTUM (libertà nella legge sostenuta da diritti del cittadino, dell’uomo, e “umani” e dalla sua conformità a quei diritti).

I diritti sono libertà da convertite in libertà di

Al crescere dei diritti cresce la libertà politica

Libertà economico-sociale

Libertà liberale

Libertà democratica

Bisogna tenere conto che: l’autonomia è una libertà

puramente interiore

la libertà politica non è meramente negativa perché si esplica sempre in un fare

la libertà da diventa una serie di poteri di

è la libertà da che sta dalla parte dei cittadini.

CONCLUSIONE

Perché libertà e legge siano indissolubili è necessario un ordine politico non oppressivo,

che allontana il potere politico da quello personale e lo vincola il più possibile.

costituzionalismo

Stato di diritto che sottopone il facitore di leggi alle leggi che fa.

Le società libere si fondano nella libertà nella legge e non nella autonomia.

XTORNA ALL’INDICE

Capitolo X

“L’uguaglianza”

Andraghetti RiccardoVenieri Nicolò

Sartori divide il capitolo in sei paragrafi:

1. Le eguaglianze al singolare

2. Le eguaglianze al plurale

3. Eguali opportunità

4. I criteri dell’eguaglianza

5. Come massimizzare?

6. Il calcolo dell’eguaglianza

Le eguaglianze al singolare

Il mondo è diseguale

perchè

•Idea - protesta•Tawney: ”L’eguaglianza è

difficile perchè ci chiede di nuotare contro corrente”

infatti L’eguaglianza è simbolo della rivolta contro:

•Cristallizzazioni gerarchiche

•Privilegi

•Svantaggi/vantaggi della nascita

Personaggi del passato

• Rousseau: “La forza della legislazione deve mantenere l’eguaglianza,perché la forza delle cose tende a distruggerla”

• Aristotele:“Ingiustizia è ineguaglianza, giustizia è eguaglianza”

La legislazione deve creare l’eguaglianza tra individui poiché essi sono diversi per natura

L’eguaglianza tra uomini è un problema di giustizia

quindi

Le eguaglianze al plurale

Le eguaglianze sono moltissime.• Eguaglianze - libertà

• Eguaglianze poi libertà

• L’eguaglianza più tranquilla

• Isonomia = eguali leggi

• Isegoria = eguale assemblea

Eguaglianza delle condizioni

Eguaglianza del sociale

(condizione dell’america secondo Tocqueville)

Eguaglianza di stima

(Bryce)

“Il Nuovo Mondo non aveva un passato feudale,era nuovo”

•Eguaglianza materiale Eguaglianza economica che si definisce:•Eguale proprietà•Eguale nulla tenenza per tutti

è

Eguali opportunità

La eguaglianza di opportunità è recente

(risale alla rivoluzione francese)Molti articoli discutono su “eguali leggi”

Considerando come premesse l’isonomia e la libertà di Rousseau

si ricava

Eguale accesso ai pubblici uffici per merito di capacità, virtù e intelligenza

Eguale opportunità = eguale accesso

Eguale accesso a tutto per tutti per merito ≠ eguali condizioni di partenza

1. Eguale accesso: 1. Eguale accesso: eguale carriera(promozione) a eguali capacità

(Meritocrazia)

•Rimuove ostacoli

•Il talento è dato per scontato

•È posto da forme di accesso: diritti, procedure,modalità

•È divieto di discriminazione

•È una aggiunta di libertà(certo)

2. Eguale partenza: I partenti devono essere in condizioni uguali

•È da fabbricare

•Il talento crea diversità tra chi lo ha e chi no

•È posta da condizioni e circostanze materiali

•Aiutata da discriminazioni

•È libertà(forse)

Eguagliare le partenze è difficile: •Eguale educazione

•Eguale benessere

Il povero è sempre svantaggiato

Eguaglianza economicaNon si fonde mai con le eguali partenze

perchè

Gli strumenti delle eguali partenze non sono gli strumenti economici

Si divide in positiva(1) e negativa(2):1. Relativo pareggiamento nell’avere2. Nulla a nessuno

Eguaglianza economica radicale Richiede lo stato onnipotente

Egualitarismo totale L’intento di renderci identici nei beni e nell’essere

Questo è ancora più vero per …

Che è …

quindi

però

Sartori ci indica alcuni tipi di eguaglianze

1. Eguaglianza giuridico - politica2. Eguaglianza sociale

Eguaglianza di opportunità

Eguaglianza economica

7. Egualitarismo totale (tutti identici in tutto)

3. Eguale accesso

4. Eguali partenze

5. Relativa

6. Radicale

La tabella registra le distinzioni all’interno della eguaglianza di opportunità e dell’eguaglianza economicae aggiunge una classe residuale che siamo andati facendo.

I criteri di eguaglianzaAristotele distingue:

Eguaglianza aritmetica Eguaglianza proporzionale

•Lo stesso a tutti•Eguaglianza sta per identico•È facile:applicazione automatica

•Lo stesso agli stessi•Eguaglianza sta per diverso•È difficile:ogni volta si deve decidere•L’eguale che è giusto:attribuire a ciascuno ciò che gli spetta

La giustizia fiscale è proporzionale in proporzione alla ricchezza

Dalla giustizia fiscale nascono delle regole:

1. Lo stesso a tutti:2. Lo stesso agli stessi: a) In proporzione

b) Quote diseguali per differenze rilevanti

c) Quote eguali per meriti eguali

d) Quote eguali per bisogni eguali

1. La stessa regola per tutti Le leggi non generali non sono più leggi protettive

“guai se la legge si commuove”In tal caso

Bisogna passare al criterio

2. L’eguaglianza proporzionale ”guarda in faccia”

eguali quote a tutti

eguali quote a chi è eguale

Abbiamo bisogno di eccezioni e ci occorre flessibilità

Ma nel criterio lo stesso agli stessi, chi è stesso?

inconveniente

Il criterio 2b (quote diseguali alle differenze rilevanti) e il criterio 2d (a ciascuno secondo i suoi bisogni) sono

caratteristici anche nella società medievale

I bisogni del guerriero sono superiori ai bisogni del contadino

Dalla premessa che qualsiasi regola tratta egualmente

Eguali trattamenti (leggi eguali)

Non producono

Eguali esiti (eguagliamenti in esito)

Eguaglianza-libertà

Eguaglianza poi libertà

sono

sono

Per essere resi uguali occorrono trattamenti diseguali

Dal che deriva che …

quindi

Non più eguali opportunità

1. Eguaglianza giuridico/politica

2. Eguaglianza sociale

3. Eguale accesso

4. Eguali partenze

5. Eguaglianza economica

L’ordine di queste eguaglianze è più o meno quello del loro susseguirsi storico.

E’ possibile quindi che le eguaglianze più antiche siano la condizione e il sostegno delle eguaglianze più recenti.

Come massimizzare?

Il fatto che un’eguaglianza sia condizione necessaria di un’altra non vuol dire che queste, nel loro insieme, siano sommabili.

Alcune eguaglianze possono sommarsi tra loro ma altre si cancellano e negano a vicenda.

1. Quote uguali a tutti

2. Quote proporzionali alle differenze

3. Quote tanto sproporzionate da neutralizzare le differenze

4. A ciascuno in base alla capacità

5. A ciascuno in base al bisogno

Non esiste un’unica uguaglianza onnicomprensiva

La massimizzazione dell’uguaglianza non si può ottenere come la somma di tutte le uguaglianze

Maggiore eguaglianza è effettivo controbilanciamento di disuguaglianze.

Esistono uguaglianze che negano la libertà

L’unico tipo di uguaglianza “liberticida” è l’identità (= uguale come identico), ma

non sempre:

Gli uguali trattamenti favoriscono la libertà, garantendo trattamenti identici per tutti.

Non negano la libertà

Sono gli esiti identici a togliere la libertà.

Il calcolo dell’eguaglianza

Per ottenere l’uguaglianza bisogna prima disporre della libertà, mentre è impossibile arrivare alla libertà tramite

l’uguaglianza

Il rapporto tra libertà e uguaglianza è di tipo procedurale :

XITORNA ALL’INDICE

NEI SECOLI, IN OGNI PARTE DEL MONDO, SI E’ COMBATTUTO ED

UCCISO PER LA LIBERTA’, PER LA DEMOCRAZIA E PER LE

IDEOLOGIE POLITICHE IN GENERE…

…negli Stati Uniti d’America (1776)

…in Francia (1789)

…in Messico (1910)

…in Ungheria (1956)

…in Germania (1989)

…in Congo(1996)

…ed in migliaia di altri luoghi in tutte le regioni del pianeta…

…con risultati più o meno soddisfacenti e positivi per il

popolo…

…proviamo ad analizzare cause e conseguenze di mille battaglie…

DEMOCRAZIA COS’ É

UN LIBRO DI

GIOVANNI SARTORI

CAPITOLO 1111.1 Liberalismo puro e semplice

11.2 Socialismo e socialdemocrazia

11.3 La democrazia liberale

11.4 Libertà ed eguaglianza

11.5 Stato liberale e società democratica

I primi due paragrafi sono a cura di Gregory MathouxIl secondo, il terzo, il quarto sono a cura di Alessandro Bizzarro

COME POSSIAMO COMBINARE IL GRADO DI INIZIATIVA SOCIALE

NECESSARIO AL PROGRESSO CON IL GRADO DI COESIONE SOCIALE

NECESSARIO ALLA SOPRAVVIVENZA ?

( BERTRAND RUSSELL )

POLITICA NEL XIX E XX SECOLO

Ci sono quattro correnti principali:

Tutte le ideologie nascono poco dopo la rivoluzione francese (1789), ma solo una è veramente matura, quella liberale.

1. Liberalismo

2. Democrazia

3. Socialismo

4. Comunismo

Questa sopravvivrà all’eclissi del Terrore, dunque la rivoluzione francese è preceduta dalla maturazione liberale.

GREGORY MATHOUX

IL LIBERALISMO

La costituzione degli Stati Uniti d’America è il prototipo di tutte le costituzioni liberali, il loro sistema venne percepito prima come una repubblica poi come una democrazia.

I Francesi Tocqueville, Montesquieu, Constant sono gli autori più consistenti di tutto il pensiero liberale ma il liberalismo francese venne messo in crisi con la rivoluzione del 1848.

E’ stata la dottrina predominante per 4 secoli nell’occidente ma non veniva chiamata così.

Infatti solo nell’ 800 prende questo nome, liberales viene coniato in Spagna nel 1810.

Negli anni 1780/1850 i liberali acquisivano un nome proprio. Coincideva con la I rivoluzione industriale, con tutte le tensioni e crudeltà che l’hanno caratterizzata.

Nome coniato contemporaneamente al liberalismo economico, ovvero una società vista come capitalistica e borghese, guadagnandosi la malevolenza dei proletari.

Si generalizza quindi questa idea, in realtà i grandi pensatori di stampo liberale non

c’entrano nulla con il mondo dell’economia.

La nascita del liberalismo è quindi costellato da molti eventi sfortunati che lo porteranno a sottendersi alla parola democrazia.

COS’É IL LIBERALISMO PURO E SEMPLICE?

• Non è sicuramente economia di mercato• È invece una teoria sulla libertà individuale e sullo stato costituzionale,

che basa i propri valori sulla difesa della proprietà privata e sulla libertà di parola.

Oggi sentiamo parlare spesso di “nuovo liberalismo”, ma è raramente un discendente dell’antenato sul quale si basa. È diventato

quindi solo una etichetta per la maggior parte dei partiti di oggi.

SOCIALISMO

• È l’avversione e negazione della proprietà privata.

La rivoluzione francese difendeva invece la proprietà privata ritenendola un diritto inviolabile e sacro.

Se il liberalismo fu una rivoluzione matura, certamente non lo fu quella socialista. I socialismi sono molti e diversi tra loro ma un punto li accomuna:

Inoltre la rivoluzione del 1789 mantenne sempre il senso di una rivolta contro lo stato, e mal si addiceva al socialismo che voleva fare dello Stato strumento di eguaglianza materiale.

La parola socialismo appare infatti per la prima volta nell’ Encyclopédie Nouvelle di Leroux come una tesi in antitesi all’individualismo.

Si arriva al 1848, anno di grandi rivoluzioni liberali in Europa.

In Francia a differenza delle altre nazioni europee la rivoluzione è di stampo

socialista. La cosa spaventò e venne sconfitta

In questo modo il Socialismo lascia la Francia e si infonda in Germania dove ci sarà la diffusione dei grandi partiti operai.

I PARTITI OPERAI• Il primo partito operaio tedesco risale al 1863, fondato da

Lassalle, che Karl Marx detestava.

• Fu seguito nel 1869 dal primo partito Marxista di Liebknecht e Bebel.

I due partiti si unificano nel 1875 a Gotha dove, per poco, prevalgono i lassalliani.

Erfurt, 1891, uscì il programma socialista che rappresentava le dottrine marxiste ortodosse, e che stabiliscono cosa sia il socialismo.

Le dottrine socialiste non marxiste restarono minoritarie in Europa, tranne che in Inghilterra dove il Socialismo non divenne mai Marxista

LA SOCIALDEMOCRAZIA

OGGI coloro che si ritengono Socialdemocratici sono coloro che hanno ripudiato la versione Marxista del socialismo.

IERI la socialdemocrazia era vista come una cosa unica al socialismo Marxista, tanto che il partito di Karl Marx portava questo nome e anche Lenin apparteneva al partito Russo dei Lavoratori Socialdemocratici.

Erano quindi sinonimi, erano fase di passaggio per il Comunismo.

Poi nel 1918 con la fondazione del Partito Comunista Russo, il socialismo non comunista resta Marxista, grazie alla lontananza delle loro idee a quelle comuniste, mentre il comunismo è definito come Leninismo-Stalinismo.

SCHEMA RIASSUNTIVO

LIBERALISMO :

SOCIALISMO :

COSA

PAROLA

PAROLA

COSA

( III SECOLI)

( II DECENNI)

Prima appare la..

Poi …

Prima appare la..

Poi …

RAPPORTO TRA LIBERALISMO E DEMOCRAZIA

Partendo dalla DEMOCRAZIA GRECA

DEMOCRAZIA antica LIBERALISMO antico

LIBERALISMO moderno DEMOCRAZIA moderna

-a livello temporale-

Partendo dalla DEMOCRAZIA MODERNA

ALESSANDRO BIZZARRO

I: DEMOCRAZIA ANTICAAtene VI-V sec a.C. Seguita poi da altre città greche

Coinvolgimento del popolo nelle discussioni politiche

Inizialmente riguardava un gruppo ristretto di individui

Poi con Clistene Riforma anti-oligarchica

Viene coinvolta quasi l’intera popolazione maschile

Esclusi schiavi e stranieriPrimo esempio di partecipazione politica

dei ceti meno abbienti

II: LIBERALISMOIdeale politico di inizio ‘800 che vuole fare valere la libertà individuale

Si oppone alle prospettive consuetudinarie

Fornisce una prospettiva diversa a seconda delle situazioni

Prospettiva che è fornita dalla volontà della ragione umana

Liberalismo vuole difendere i diritti individuali dall’oppressione della collettività

Sostegno dello slancio economico Proprietà privata Libertà di parola

III: Difficile è la definizione della

DEMOCRAZIA DEI MODERNI

Prende il via e si afferma sulla scia del pensiero liberale

Analisi di Alexis de Tocqueville (1805-1859) sulla

DEMOCRAZIA AMERICANA Viaggio negli Usa nel 1831

confrontata con

DEMOCRAZIA FRANCESE Paese natale del pensatore

Analisi degli obiettivi delle due democrazie e delle possibili degenerazioni

DEMOCRAZIA AMERICANA DEMOCRAZIA FRANCESE

Basata sull’eguaglianza sociale figlia degli ideali liberali

Basata sull’eguaglianza socialista

Entrambe cercano

EGUAGLIANZA

Eguaglianza che porta libertà Eguaglianza che nega la libertà

Democrazia liberale anti-socialista

Democrazia che può sfociare nel

Socialismo

Analisi di altri due pensatori dal punto di vista liberale

Hans Kelsen È a contatto con i totalitarismi democratici (nazional-socialismo)

Raymond Aron Definisce i totalitarismi analizzando i regimi comunisti dell’est

Entrambi captano le possibili degenerazioni della democrazia a contatto con tesi estremizzate derivanti dal socialismo

(1881-1973)

(1905-1983)

LIBERAL DEMOCRAZIAconcilia

Principio di libertà con Principio di eguaglianza

Figlio del LIBERALISMO

Figlio della DEMOCRAZIA

La coesistenza di queste due ideologie non è dunque così semplice come appare…

Andiamo allora a studiarle più a fondo…

I concetti di libertà ed eguaglianza sembrano simili ma in realtà…

Metafora del gomitolo fatto con due fili

FILO LIBERALEEguaglianza giuridico-politica

Contrario a tutte le egualità elargite dall’alto

Sostiene i tentativi di differenziazione dalla massa

Meritocratico Può creare aristocrazie qualitative

SLANCIO VERTICALE

-Eguali opportunità di diventare ineguali-

FILO DEMOCRATICOVuole elargire dall’alto egualità e benefici

Frena ogni tentativo di differenziazione e vuole porre tutti gli uomini sullo stesso piano

ALLARGAMENTO ORIZZONTALE

Mediocre Non tollera alcun tipo di aristocrazia

-Diseguali opportunità per diventare eguali-

LA DIFFERENZAFONDAMENTALE

Si basa su:

Singolo Individuo Intera Società

LIBERALISMO DEMOCRAZIA

STATO LIBERALE E SOCIETA’ DEMOCRATICA

LIBERALISMO DEMOCRAZIA

Tecnica dei limiti dei poteri dello stato

Immissione del potere popolare nello stato

Attento alla forma dello

stato

Attento al contenuto delle norme statali

Il Liberale e il Democratico

Attento alla democrazia in senso politico

Attento alla democrazia in senso economico-sociale

Quindi alla perfetta democrazia liberale servono entrambi, perché ognuno di essi ha obiettivi complementari all’altro

Un democratico benessere e coesione sociale

Un liberale problemi e forme statali e libertà individuale

DEMOCRAZIA per essere valida deve nascere anche con presupposti LIBERALI

FINEALESSANDRO BIZZARRO & GREGORY MATHOUX 2008

XIITORNA ALL’INDICE

CAPITOLO 12

MERCATO CAPITALISMO E PIANIFICAZIONE

A cura di

Alessandro Storace e Giovanni Pierpaoli

PARAGRAFI AFFRONTATI

• 12.1 L’Economia Pianificata

• 12.2 Mercato e Economia Mista

• 12.3 Ordine Spontaneo e Mente Invisibile

• 12.4 La Malvagità del Mercato

12.1. L’ECONOMIA PIANIFICATA

Democrazia sistema politico

Pianificazione,mercato e capitalismo sistemi economici

Per quanto le due cose si intreccino fra loro,sistema politico e sistema economico non sono la stessa cosa. Quindi per capire meglio come si collegano, è necessario prima differenziarli.

IN ECONOMIA DISTINGUIAMO DUE TIPI DI PROCEDURE:

Economia pianificata Pianificazione economica

sistema pianificato sistemi non pianificati

economia di Stato nella pianific. limitata pianific. totale

quale il comando del

pianificatore sostituisce

Il mercato.

decide lo Stato

PIANIFICAZIONE ECONOMICA

• PIANIFICAZIONE LIMITATA: insieme degli interventi dello Stato che comincia,al minimo,da interventi mirati,per arrivare,al massimo,ad una programmazione totale da parte di uno Stato dirigista

il pianificare dello stato è salvato da meccanismi di mercato

la pianificazione è quindi salvata dal mercato

• PIANIFICAZIONE TOTALE: sistema economico centralizzato in cui una master mind soppianta il mercato

pianificazione di tipo comunista

PIANIFICAZIONE TOTALEQuesta è la pianificazione di tipo comunista, ma ciò non vuol dire che discenda da una dottrina comunista che abbia preceduto il fatto, semmai il contrario. Marx non prefigurò mai un sistema di economia pianificata, si fermò all’abolizione della proprietà privata. Lasciò due indicazione generiche a riguardo

Autogestione decentrata dei produttori e centralizzazione dei mezzi di produzione

Quando Lenin prese il potere la sua ricetta economica fu il “comunismo di guerra” Non fu concepita come un economia di emergenza dettata dalle circostanze. La sua politica di esproprio e eguagliamento delle paghe era da lui intesa come un “economia naturale”.in seguito al disastro economico che ne seguì egli ripiegò sulla NEP, la Nuova Economica.

Alla morte di Lenin il primo piano quinquennale, l’inizia dell’economia pianificata fu ordinato da Stalin La pianificazione sovietica è una creatura di Stalin.

Quindi la pianificazione sovietica fu una creazione non prevista.

IL PROBLEMA DEL “CALCOLO ECONOMICO”

• Già nel 1920-22 Ludwig von Mises, economista austriaco, sollevava il problema del“calcolo economico” osservando che senza calcolo economico non vi può essere economia, e che la società socialista sopprimendo la razionalità economica sopprimeva anche l’economia.

• All’inizio degli anni trenta Hayec precisava il punto così: “siccome il valore economico dei beni è il loro valore di scambio, senza libero scambio di mercato il calcolo dei costi e dei prezzi diventa impossibile”.

A tale obiezione l’economia marxista non è mai riuscita a rispondere, si

continuò a sostenere che l’economia era “razionale”.

• Joseph Schumpeter,uno fra i maggiori economisti del ventesimo secolo, affermava che in termini di “logica del modello è innegabile che il modello socialista si pone su un livello superiore di razionalità”.Egli precisava che il suo punto valeva soltanto per “possibilità”, possibilità che il socialismo non fu in grado di realizzare.

Razionalità è un criterio. Per Mises e Hayec, è poi per tutta la scienza economica mainstream, il criterio di razionalità che fonda un sistema economico è il calcolo e la minimizzazione dei costi.

E’ VERO O NO ALLORA CHE I COSTI E I PREZZI DECISI SONO “ARBITRARI”, CIOÉ CHE NON SONO RICAVATI, NE’ RICAVABILI, DA UNA BASE DI CALCOLO CHE ABBIA SENSO ECONOMICO?

Se è vero, la pianificazione collettivistica non può che essere totalmente irrazionale. La razionalità è un criterio, nessuna organizzazione, nessun assetto, è razionale se lo viola.

La verità è che i sistemi nei quali l’economia di mercato funziona sono sistemi di mercato.

12.2. MERCATO E ECONOMIA MISTA

Nel 1776 Adam Smith, economista e filosofo scozzese vide nei processi economici l’operare di una “mano invisibile”.

Egli intendeva che il motivo del “guadagno proprio” produceva benefici sociali non perseguiti dai singoli individui ma risultanti dal meccanismo che essi

attivavano.

Da allora il mercato viene inteso come una mano invisibile variamente corretta, disturbata o anche contrastata dagli interventi della “mano visibile”, cioè lo

Stato.

MANO INVISIBILE E MANO VISIBILE

Stati e governi sono sempre intervenuti nelle questioni economiche.

Lo stesso laissez faire, principio proprio del liberismo economico, fu il prodotto di interventi contro impedimenti agli scambi

In molti paesi l’industrializzazione è stata sostenuta da interventi protezionistici;

e gli Stati “liberistici” intervengono nel libero mercato per “liberarlo” da peccati monopolistici e altri mali.

Ma se la mano invisibile si trova sempre fronteggiata dalla mano visibile, fino a che punto i sistemi di mercato sono tali? Le risposte sono due:

I sistemi di mercato sono “impuri” I sistemi di mercato sono

sistemi “misti”

SISTEMA DI MERCATOIl mercato è caratterizzato da proprietà sistemiche, che “fa sistema”.

Il mercato è un sottosistemadell’economia nel suo insieme quindi quando affermiamo che i nostri sono sistemi di mercato non intendiamo che sistema economico e sistema di mercato siano coestensivi.

il secondo è un sottosistema del primo. Le cose alle quali il mercato non attende sono molte.

Ci troviamo sempre più esposti a inquinamento e degrado ambientale. Chi paga?Anche la difesa nazionale è un problema dello Stato al quale il mercato non puòprovvedere.

Il mercato è soprattutto il sottosistema del settore produttivo che collega produttori di beni con consumatori di beni.

CHE GRANDEZZA HA QUESTO SETTORE IN RAPPORTO ALL’INTERO SISTEMA ECONOMICO?

La risposta dipende dalla distinzione fra produttivo e non produttivo. Ma questa misura non ci darebbe un “sistema misto”.

E’ peggio se la nozione di “sistema misto” viene derivata dalle impurità, (imperfezioni, limitazioni, carenze del mercato).

Il mondo reale non è semplice come noi lo immaginiamo nella nostra mente, è caratterizzato da resistenze

quindi le nostre realizzazioni del mercato

saranno sempre sub-ottimali,e che qualsia

si mercato concreto sarà impuro, cioè non

funzionerà come le nostre semplificazioni

mentali vorrebbero che funzionasse.

Il “mercato reale” non è un “mercato ideale”, ma ciò non vuol dire che il primo sia un sistema diverso dal secondo. Quindi un sistema non è “misto” perché i meccanismi di mercato sono soltanto un sottosistema, e nemmeno è lecito, in quanto da deriva da “impuro”.

SE IL TERMINE “MISTO” HA SIGNIFICATO, ESSO DEVE INDICARE UN TERTIUM GENIUS TRA MERCATO E QUALCOS’ALTRO. COSA? MISCELA DI MERCATO CON CHE COSA?

Se il secondo elemento è la proprietà di stato, la proporzione tra privato e pubblico ricade nell’ambito delle inefficienze del sistema, o delle sue impurità, e non basta a produrre un sistema sui generis.

Quindi il secondo elemento della miscela è la pianificazione.

Se la pianificazione è totale, allora Se la pianificazione è limitata, allora

il mercato non c’è è salvata dai meccanismi di mercato

Una pianificazione di mercato, o un socialismo di mercato, sono pur sempre sottospecie della specie “mercato”.

Se così non è, arriviamo semplicemente all’ammazzamento del mercato, e ciò provoca soltanto un morto. Se il morto generi un altro “vivente” resta da dimostrare, e questo ci viene

spiegato meglio da Lindblom (1977), il quale disegna un sistema misto.

LA FORMULA DI LINDBLOM

La formula di Lindblom è market planning La sovranità del pianificatore sopra il mercatoIl pianificatore(lo Stato) non elimina e sostituisce il mercato con la propria pianificazione, ma pianifica il mercato. Nella formula di Lindblom la produzione è regolata dagli acquisti dello Stato, mentre nell’economia di mercato è orientata dagli acquisti dei consumatori. Lo stato comanda comprando, perché è l’unico acquirente di tutti i prodotti finali.

Secondo Lindblom tutta la produzione sarebbe guidata dagli acquisti di un governo che ha rimpiazzato il consumatore quale sovrano. L’autorità del governo dirigerebbe l’investimento delle risorse nel processo produttivo comprando o non comprando i prodotti finali, o comprandone in maggiore o minore quantità.

NON SAREBBE PIU’ SEMPLICE LASCIARE I PRODUTTORI VENDERE DIRETTAMENTE AI CONSUMATORI? Il funzionario pubblico vuole prodotti diversi da quelli che i consumatori comprerebbero se lasciati a se stessi.

Lindblom concede che la sovranità del pianificatore possa portare alla soppressione della “sovranità del lavoratore”, oltre che del consumatore perché:

• i livelli salariali rifletterebbero le preferenze del pianificatore riguardo ai posti di lavoro.

• potrebbe diventare necessario rendere il lavoro obbligatorio.

La formula della “pianificazione del mercato” fa parte delle teorie del socialismo di mercato in quanto le imprese private rimangono le unità produttive.

La funzione più importante del mercato, la determinazione dei prezzi, secondo Lindblom, rimane intatta.

CONFUTAZIONE DELLA FORMULA DI LINDBLOM

Non è affatto certo che quando il pianificatore stanzia maggiori fondi per l’acquisto di un prodotto esistano subito fabbricanti.

ESEMPIO: Operatori elettronici poniamo che i pianificatori decidano che

gli utenti li sotto-impiegano, e che ce ne

sono troppi.

Reagendo a minori acquisti e minori fondi, i fabbricanti dovranno cominciare dal ridurre gli stanziamenti non immediatamente redditizi quali quelli per la ricerca;

Se non saranno i pianificatori a decidere chi debba chiudere i battenti, alla lunga sarà tutto il complesso dell’industria degli elaboratori a sopravvivere vegetando.

Mettiamo che a dieci anni di distanza i pianificatori si accorgano che i loro elaboratori siano incapaci di reggere alla concorrenza. POTRANNO PAGARE DI PIU’ PER ACQUISTARE PIU’ ELABORATORI?

No, visto che il loro è un “sistema chiuso”.

Esempi a parte, è improbabile che con un sistema di sovranità del pianificatore continuino a verificarsi i miracoli dovuti ai meccanismi di mercato.

Le probabilità sono, dunque, che la sovranità del pianificatore si risolva in un sistema di collusioni tra compratore pubblico e produttori alla ricerca di modi “privati” di sopravvivere.

Eliminata la sovranità del consumatore, e con essa la verifica del consumo, al pianificatore si chiede non solo di non sbagliare mai, ma anche di essere un angelo incorruttibile.

Se il pianificatore non è angelo ed è corruttibile, il sistema è un sistema ottimale che assegna colossali fortune ai produttori preferiti e ai pianificatori che li preferiscono.

Lindblom ha indirettamente dimostrato non solo che veri e propri sistemi misti non esistono, ma anche quanto sia difficile progettarli.

L’IDEA CHE I SISTEMI ECONOMICI SIANO DIVERSI SOLTANTO “IN GRADO”, E CHE QUINDI SI PASSI DA UNO ALL’ALTRO VARIANDO LA MISCELA TRA

MERCATO E PIANIFICAZIONE, E’ UN’IDEA SBAGLIATA CHE CI HA INDOTTO A SBAGLIARE.

SE NE AVVEDA BENE CHI CERCA DI RTORNARE DALLA PIANIFICAZIONE COLLETTIVISTICA AL MERCATO, QUEL RITORNONON E’ UNA

RICOMBINAZIONE DELLE MISCELE, MA LA TRASFORMAZIONE IN UN ALTRO GENERE.

Il mercato e la sua legge della concorrenza vale solo per i “pesci piccoli o medi”, e non per le multinazionali e i super capitalisti, i quali aggirano il mercato e ammazzano la concorrenza.

Questa obiezione non tiene conto della distinzione tra:

Concorrenza come struttura Concorrenzialità

(come regola del gioco) (come grado di competitività)

Un altro problema è dato dalla sottocompetitività

situazione nella quale non esistono concorrenti in grado di competere

DATO UNO STATO DI SOTTOCOMPETITIVITA’, CHE NE E’ ALLORA DELLA COMPETIZIONE COME STRUTTURA?

Uno stato di sottocompetitività non toglie che le potenzialità strutturali sussistano.

Non è vero che un monopolista può alzare i prezzi a volontà.

Finché egli opera in un sistema a struttura concorrenziale i suoi prezzi devono pur sempre impedire al concorrente sottocompetitivo di diventare competitivo. Quindi

la struttura resta operante anche quando i concorrenti non ci sono, ad un passo falso del monopolista essi spuntano.

Chi sottovaluta il mercato non avverte che il sistema è sorretto non solo dalla concorrenzialità in atto, ma ancor più dalla propria strutturazione.

12.3. ORDINE SPONTANEO E MENTE INVISIBILE

Il mercato calcola costi e prezzi in funzione delle preferenze dei consumatori,ma non solo. Per capire meglio bisogna rifarsi a Hayek, economista e filosofo austriaco, premio Nobel per l ‘economia nel 1974, secondo il quale le società sono tenute assieme da due tipi di ordine, dove ordine significa che le attività dei loro membri sono “reciprocamente adattate l’una all’altra”.

NELLE SOCIETA’ CI SONO DUE TIPI DI ORDINE:

• ORGANIZZAZIONE: tipo di ordine raggiunto disponendo le relazioni fra le parti secondo un piano prestabilito.

Ma nelle società esistono ordini di altro tipo che non sono stati previsti

ma sono il risultato di azioni di individui che non intendevano creare un

tale ordine.(Quindi non è detto che dietro un ordine ci debba essere un

ordinatore).

• ORDINE SPONTANEO: questo tipo di ordine si forma da se,si autoorganizza.Un esempio è dato dal sistema di mercato che ordina spontaneamente gli scambi e i reciproci adattamenti fra esseri umani che si affannano per ottenere cibo,alloggio e,il loro accumulo.

CARATTERISTICHE DOVUTE AGLI ORDINI SPONTANEI

• Il mercato non costa: un sistema basato su feedbacks non richiede ne consente amministratori.

• Il mercato è enormemente flessibile e in continuo adattamento: non manifesta resistenze al cambiamento,il mercato non è mai invecchiato.

• Un ordine spontaneo che si auto-organizza è un ordine libero.

L’espressione libero mercato non ha nulla a che vedere con la libertà

dei singoli individui,significa solo che il mercato va lasciato a se stesso,

ai propri meccanismi.

L’ORDINE LIBERO COME SI RAPPORTA ALLA LIBERTA’ INDIVIDUALE?

Un ordine spontaneo non è coercitivo (atto a costringere) in quanto non è gestito né da singole persone né da un singolo potere,ma è autoregolato dai propri feedbacks.

IL SISTEMA DI MERCATO PROMUOVE LA LIBERTA’ INDIVIDUALE?

Il sistema di mercato promuove alternative,che sono il complemento necessario della libertà di scelta.

Sistemi di mercato strutture di alternative ciò non significa che tutti i partecipanti a transizioni di consentono e basta, mercato siano egualmente o incoraggiano l’attuazione, liberi di scegliere. ma per passare alla realtà servono condizioni adeguate. Ad esempio, la mia reale libertà di scelta di consumare è una funzione di quanto è pieno il mio portafoglio.

La riconduzione del mercato a una libertà di scelta è sottoposta a importanti restrizioni e impedimenti.

PER QUANTO RIGUARDA LA LIBERTA’ DI SCAMBIO?

E vero che le parti di una transazione sono libere di entrarvi o no;ma anche in questo caso è vero con restrizioni.

Le parti che entrano in un rapporto di scambio non sempre hanno la stessa “forza”,le loro risorse (economiche o altre) possono essere diseguali transazioni “libere”,ma condizionate e vincolate da una

inegualgianza delle condizioni di partenza.

Possono definirsi libere quando le parti possono rifiutare lo scambio.

In conclusione il legame tra mercato e libertà individuale è da precisare:

I sistemi di mercato non ostacolano l’esercizio di quel qualsiasi “potere di libertà” di cui gli individui dispongono,a meno che essi non vietino la libertà di

scelta.

ALTRE PROPRIETA’ DEL SISTEMA DI MERCATO

La teoria delle decisioni è basata sulla perfetta informazione e ritiene che il responsabile di decisioni sbagliate sia l’imperfetta informazione.

Ma l’economia di mercato è regolata da milioni di decisioni di individui che sono sicuramente “imperfettamente informati”

Non ha quindi senso imputare decisioni sbagliate all’insufficiente informazione.

Ciò non vuol dire che il mercato operi al “buio”,ma sa quel poco che deve sapere.

Il mercato sbroglia le informazioni.

La concorrenza di mercato è una procedura di scoperta,e finisce quindi per essere anche un semplificatore di informazioni. Il mercato oltre a produrre informazione sottoforma di segnali semplici autentifica o falsifica l’informazione attraverso i processi di feedback che la producono.

Es. il singolo produttore ha solo bisogno di sapere se un certo prodotto ha mercato e se gli è possibile produrlo ad un prezzo inferiore o pari a quello di mercato. Tutto ciò lo scopre provando.

Gli ordini organizzati impongono alti costi di informazione e di conoscenza,mentre l’ordine di mercato non ha bisogno di essere capito e ha bassi costi di informazione.

Il mercato non è solo una mano invisibile,è anche una mente invisibile.

RIASSUMENDO

Il mercato:

• è l’unica base per calcolare prezzi e costi.

• non ha costi di gestione.

• è flessibile e sensibile al cambiamento.

• è il complemento della libertà di scelta.

• semplifica enormemente l’informazione.

12.4. LA MALVAGITA’ DEL MERCATO

IL RIFIUTO DEL MERCATO DIPENDE DA DUE ORDINI DI CONSIDERAZIONI:

La sua opposizione al La sua concentrazione di

progetto egualitario. malvagità capitalistica.

MERCATO E PROGETTO EGUALITARIO

La società di mercato non rifiuta l’eguaglianza a favore dell’ineguaglianza,essa è profondamente eguagliante

Ha affermato l’eguaglianza di opportunità di merito e negato le ineguaglianze di nascita e di ceto

Ma il mercato rifiuta le eguali partenze e l’eguagliamento materiale,che sono alla base del progetto egualitario.

Le rifiuta perchè eguali condizioni di partenza richiedono trattamenti diseguali,regole che favoriscono i peggiori e penalizzano i migliori.

MERCATO PROGETTO EGUALITARIO

è per una giustizia è per una giustizia

proporzionale. ridistributiva.

favorisce gli favorisce i diseguali.

eguali in bravura.

Il sistema di mercato non è anti-egualitario,ma tale deve sembrare ai fautori del progetto egualitario.

LA CRUDELTA’ DEL MERCATO

Il mercato è un entità crudele la sua legge è quella del successo del

più capace, gli “incapaci” sono espulsi

perché? dalla società di mercato.

La crudeltà del mercato è una crudeltà sociale,una crudeltà collettivistica. Il mercato è cieco di fronte ai singoli individui,è invece una spietata macchina al servizio della società, dell’interesse collettivo.

LA “CACCIA AL CAPITALISTA”

La crudeltà del mercato spesso viene attribuita al capitalista.

ma non è così il capitalista privato è nel mercato,parte del mercato.

(egli è arricchito dalle leggi del mercato, leggi che

possono arricchirlo come rovinarlo).

Il mercato è un ordine spontaneo nato senza essere concepito o disegnato da nessuno, e tanto meno dai capitalisti.

Il protagonista vero è il mercato, e la crudeltà del mercato non sarà curata dall’eliminazione del capitalista.

IL MERCATO E’ MALVAGIO PERCHÉ E’ CRUDELMENTE

INDIVIDUO-SERVENTE.

MERCATO CAPITALISMO E PIANIFICAZIONE

PARTE II

A cura di Giovanni Pierpaoli

VALORE ECONOMICO: Un prezzo che si colloca tra il prezzo a cui si acquista e il costo al quale si può produrre.

Secondo Marx: Valore è valore lavoro:un prezzo da calcolare in rapporto al tempo di lavoro socialmente necessario al lavoratore per produrre un bene ammettendo però che non è detto che al lavoratore spettino i frutti integrali del proprio tempo-lavoro

La sua critica al capitalismo: Nel sistema capitalistico il lavoratore riceve meno di quello che gli spetterebbe e inoltre il mercato ignora e stritola i singoli

MERCATO

Il sistema mercato è formato da individualisti capitalisti, i quali lo difendono, e da individui singoli che vengono schiacciati dal mercato in funzione di un principio collettivistico: il bene collettivo dei consumatori

Marx lo condanna in ragione di un principio individualistico

Le due parti

Gli individualisti sono coerenti in partenza poiché pongono l'interesse personale a motore del mercato ma quando attaccati dai collettivisti rispondono che sono proprio loro a creare i benefici per i collettivisti

I collettivisti sono coerenti quando attaccano la <<avidità capitalistica>> ma la loro coerenza finisce quando la loro “terapia” comincia

Da quando esiste la moneta, esiste il ricco ma solo dal 18° sec. con la nascita della macchina complessa nasce il capitalismo.Ma in cosa consiste questo rivoluzione:

Prima: produzione per il consumo

Ricchezza per uso: negli antichi imperi i poveri lavoravano per i ricchi i quali trasformavano la loro ricchezza in palazzi, templi, cattedrali. Cioè in beni <<a consumo estetico>>. Nelle società preindustriali l'investimento risulta secondario, le ruote del commercio erano: comprare, trasportare, rivendere

Dopo: produzione per la vendita

Ricchezza per investimento: l'insediarsi delle macchine costose che non più aiuta l'uomo ma lavora per l'uomo da l'input per la coniazione della trinità:

capitalecapitalista

capitalismo

In riferimento ad una: ricchezza per investimento

Ricchezza la quale subisce una rivalutazione concettuale Per uso (sempre gradita) consumabile e

quindi non capitale perché non si rigenera

Per investimento: ricchezza destinata all'investimento , quindi produzione e profitti destinata a rigenerarsi

Accumulazione di capitale: diventa la condizione necessari alla crescita economica, sia

Per una economia collettivistica Per una economia di mercato

Senza capitale, quindi, non vi può essere né economia industriale né progresso tecnologico. Ma l'unica variante riferita al capitale risulta essere chi controlla il capitale

PRIVATI STATO

Proprietà privataProprietà sociale Stati capitalisti: poco e male

capitalizzati poiché le sue risorse derivano quasi esclusivamente dal fisco

Stati comunisti: stato proprietario controllore di tutto il capitale.

In fine tutto verte sul capitalista privato quindi sul concetto di proprietà

PROPRIETÀ

La proprietà non riguarda solo l'aspetto economico, solamente con l'emergere della ricchezza per investimento la proprietà assume una valenza perlopiù economica; prima, sin dai tempi antichi, possedere significava accrescere le proprie chance di vita: proprietà era protezione e quindi <<avere potere>>.

Solo quando il governo delle leggi si afferma sopra il governo degli uomini <<l'avere>> assume valenza particolarmente economica

Condizioni economiche della democrazia:

1) Condizioni facilitanti della democrazia

2) Rapporto tra mercato e democrazia

Condizioni facilitanti: Liberalismo: emerge tra il '600-'700 e non da collegarsi ad aspetti economici. Il liberalismo istituisce lo stato limitato, il controllo del potere e la libertà del cittadino; ma in quanto status non attende al benessere difatti nasce in società ancora povere prima della rivoluzione industriale. Non vi sono precondizioni economiche del liberalismo

Che l'economia sia causante della democrazia è una tesi insostenibile e se guardiamo ai casi di successo economico e successo democratico se ne ricava che non vi è nessun rapporto di causalità tra i due fattori il che porta il ragionamento verso pure e semplici condizioni facilitanti.

Rapporto tra democrazia e mercato

La democrazia presuppone: Politica pacifica Autonomia della società civile Valori pluralistici Fattori culturali (religiosi...)

Oggi democrazia e benessere sono frequentemente correlate ma questa associazione non spiega: per spiegare occorre una imputazione causale

Il benessere <<facilita>> la democrazia? Il mondo abbonda di sistemi di mercato senza democrazia invece tutte le democrazie sono al tempo stesso sistemi di mercato

Il mercato non è condizione facilitante di democrazia

La democrazia postula il mercato?

Quanto più una democrazia conta sul benessere altrettanto richiede una economia in crescita ma se ci accontentiamo di una democrazia austera allora il mercato non è più un sine qua non

Per quanto sistema politico e sistema economico diventino interconnessi le due cose non avranno mai un rapporto di causalità

FINEHanno partecipato tutti gli alunni

della classe 4°E

Professoressa Luisa Caime

Liceo scientifico Alfredo Oriani, Ravenna

2008

GRAZIE DELL’ATTENZIONE