Articolazione e trasmissione del pensiero · 2020. 6. 4. · L’ iL’esempio dldel calice d’...

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INIZIO del modulo 1

Articolazione e trasmissione del pensiero

Filosofia teoretica2010‐20112010 2011

tt d i@ ll i di il itmatteo.andreozzi@collegiodimilano.it

Modulo di introduzione•Inquadramento filosofico‐qermeneutico

•Linguaggio e pensiero•Linguaggio e pensiero

•Reinserire la mente in tnatura

•Le cornici del cervello

•Il logos quale medium e techne: oralità e scrittura

•La scrittura ipertestuale e il pensiero sistemicop

•Approfondimenti e conclusioniconclusioni

Modulo 1

Lezione 1Matteo Andreozzi

Filosofia teoretica2010‐20112010 2011

Articolazione e trasmissione del pensieroArticolazione e trasmissione del pensiero

L i 1Lezione 1

InquadramentoInquadramento filosofico‐

tiermeneutico

MartinMartin Heidegger –Ontologia, tecnica e linguaggio

M ti H id (1889 1976)Martin Heidegger (1889‐1976)

cenni generali su alcuni aspetti del pensieroaspetti del pensiero dell’autore

sottofondo della cattedra, del corso e del modulo

abbandono parziale dell’autore e dialogo sia condell’autore e dialogo sia con altri filosofi che con altre discipline quali la scienza, la sociologia e l’antropologia

U t di t l’ l/ l dUn punto di partenza: l’essere‐nel/al‐mondo

Impossibile v isualizzare l'immagine. La memoria del computer potrebbe essere insufficiente per aprire l'immagine oppure l'immagine potrebbe essere danneggiata. Riavviare il computer e aprire di nuovo il file. Se v iene visualizzata di nuovo la x rossa, potrebbe essere necessario eliminare l'immagine e inserirla di nuovo.

l’essenza dell’Esserci (Dasein) è un “essere‐nel‐mondo” (in‐der‐Welt‐sein): ( )forse è persino meglio dire, con Merleau‐Ponty, un “essere‐al‐mondo”,  i hvisto che…

…l’«in‐essere» è «nel‐mondo» in modo di d l’ ò ldiverso da come l’acqua può essere nelbicchiere o il vestito nell’armadio: l’«essere‐nel‐mondo» è un «fenomenol «essere nel mondo» è un «fenomeno unitario» che deve essere visto «nella sua totalità» 

non si tratta di un rapporto di inclusione

C i li i dCo‐implicazione uomo‐mondo

Esserci significa infatti innanzitutto “essere‐nella‐relazione” perché ogni uomo determina la propriaogni uomo determina la propria esistenza solo nella relazione e nella compresenza con l’altro da psè

ciò sottolinea una profonda co‐implicazione tra l’Esserci (Dasein) dell’uomo e il mondo (Welt)

M. Heidegger, Essere e tempo, a cura di A. Marini, Milano, Mondadori, 2006, pp. 161‐165

M. Merleau‐Ponty, Fenomenologia della percezione, a cura di A. Bonomi, Milano, Il Saggiatore, 1972, p. 25gg p

L l H idLa parola a Heidegger

S d d i M i H id diScene tratte da un documentario su Martin Heidegger diretto da Richard Wisser e Walter Rüdel

L t i tt lLa rappresentazione oggettuale

come intendere in t i ilquesto approccio il 

formarsi delleformarsi delle rappresentazioni mentali?

1 risposta dell’idealismo1. risposta dell’idealismo2 risposta del realismo2. risposta del realismo3. risposta di Heideggerp gg

L i t d ll’id liLa risposta dell’idealismo

1. le cose di mondo non sono altro chesono altro che rappresentazione, tutto ciò di cui si fa esperienza si rappresenta soltantosi rappresenta soltanto nella mente del soggetto conoscente (tutto ciò checonoscente (tutto ciò che è reale è già contenuto preliminarmente ‐ a priori ‐ nella nostra mente)e a ost a e te)

L i t d l liLa risposta del realismo

2. le cose di mondo posseggono un’ esistenza p ggpropria, distinta dal soggetto conoscente (la convinzione è che esista una realtàindipendente dai nostri h i tt li d llschemi concettuali, dalle 

nostre pratiche linguistiche e dalle nostre credenze e chedalle nostre credenze, e che la verità consista nella corrispondenza dei pensiericorrispondenza dei pensieri a questa realtà)

L i t di H idLa risposta di Heidegger

3. le cose di mondo e il tt tsoggetto conoscente 

esistono solo nella relazione (bisogna e itare di porsi ilevitare di porsi il problema pdistinguendo tra un dentro e un fuori didentro e un fuori di noi)

N l f t dNel framezzo tra uomo e mondo

il pensiero “si dà” e “accade” solo nellaaccade  solo nella relazione, tra uomo e mondo perchémondo perché…

…il suo essere è nel fframezzo tra uomo e mondo

al “Io penso” sarebbe dunque più lecitodunque più lecito preferire un “si pensa”

E ll l iEssere‐nella‐relazione

di fondamentale importanza per lo sviluppo del sé e quindi dellasviluppo del sé, e quindi della coscienza umana è infatti la capacità di relazionarsi con l’altrocapacità di relazionarsi con l altro da sé 

è nel riconoscimento del sé e nella distinzione di questo dall’altro da sé, raggiunti tramite il “porsi in relazione”, che si creano i presupposti per la conoscenza dei fenomeni

Gli t ti d l “ i i l i ”Gli strumenti del “porsi in relazione”

l’Esserci è sempre un “essere‐nella‐relazione” ma…

a differenza di altri enti l’Esserci …a differenza di altri enti l Esserci dell’uomo – in quanto ente privilegiato –può supportare tale relazione mediante la tecnica e il logos è la prima tecnica contecnica…e il logos è la prima tecnica con cui l’uomo si è posto in relazione agli enti

bisogna guardare alla relazione per risalire g g pall’essenza dell’uomo e la techne è il principale medium dell’essere‐nella‐relazione dell’Essercirelazione dell Esserci

la “questione della tecnica” è allora un aspetto di grande rilevanza filosofica

M. Heidegger, La questione della tecnica, in Saggi e discorsi, Mursia, Milano 1976discorsi, Mursia, Milano 1976

L ti d ll t iLa questione delle tecnica

la tecnica moderna minaccia di sfuggire al controllo dell’uomo, d t i d ’ ldeterminando un’anomala situazione rovesciata per cui è lo stesso uomo che divienestesso uomo che diviene strumento della tecnica

ciò è determinato dal fatto che il ciò è determinato dal fatto che il senso comune conferisce una definizione strumentale e 

l i d ll i ( iantropologica della tecnica (sia “un mezzo in vista di fini” che “un’ attività dell’ uomo”) la quale èattività dell  uomo ) la quale è “esatta”, ma “non vera”: ci dice cosa fa, non cosa sia la tecnicaf

L’ d ll t iL’essenza della tecnica

la funzione della tecnica non è qualcosa di tecnico: non vi si qperviene né praticandola né illudendosi di potervi fuggire 

per indagare sulla tecnica bisogna prima interrogarsi circa l’essenza della tecnica

l’essenza delle tecnica è quella di qessere un instrumentum, uno strumento controllato dall’uomo per raggiungere determinati scopitramite specifiche attività 

C di ff ttCausa di un effetto

se ogni strumento diretto a produrre una finalità è causaprodurre una finalità è causa dell’effetto specifico che è in grado di produrre è alloragrado di produrre, è allora necessario andare oltre e indagare il concetto di causalitàil concetto di causalità…

…e Heidegger lo fa riprendendo d i t ib ti iù tt i ti iuno dei contributi più caratteristici 

della filosofia aristotelica ( d ò d ll d f h(apportando però delle modifiche al concetto di “causa efficiente”) 

L i t t li hLe cause aristoteliche mentre la tradizionale filosofia greca mentre la tradizionale filosofia greca supponeva che un solo genere di causa potesse rendere conto delle cose, secondo Aristotele (384 322 a C ) a ogni effettoAristotele (384 – 322 a. C. ), a ogni effetto si deve assegnare più di una causa:

1. la causa materiale, ciò di cui è costituito l’oggetto 

2. la causa formale, che coincide con la forma o la struttura di quello cheforma o la struttura di quello che l’oggetto sta provando ad essere

3. la causa finale, il suo scopo, la sua interazione col mondo una volta completo

4 la causa efficiente il principio del suo4. la causa efficiente, il principio del suo movimento, della sua nascita, o del suo mutamento 

H id l’ i d l li d’ t (1)Heidegger: l’esempio del calice d’argento (1) L’argento è ciò di cui il calice è fatto. In quanto materia di esso, è corresponsabile del g f q , p

calice. Questo deve all’argento ciò in cui consiste. Ma l’oggetto sacrificale non rimane debitore solo dell’argento. In quanto calice, ciò che è debitore dell’argento appare nell’aspetto di calice e non di fibbia o di anello. L’oggetto sacrificale è quindi anchenell aspetto di calice e non di fibbia o di anello. Loggetto sacrificale è quindi anche debitore dell’aspetto di calice. L’argento, in cui l’aspetto di calice è fatto entrare, e l’aspetto in cui l’argento appare, sono entrambi corresponsabili dell’oggetto sacrificale. Responsabile di esso rimane però anzitutto un terzo Questo è ciò che preliminarmenteResponsabile di esso rimane però, anzitutto un terzo. Questo è ciò che preliminarmente racchiude il calice nel dominio della consacrazione dell’offerta. Da questo esso è circoscritto come oggetto sacrificale. Ciò che circoscrive de‐finisce la cosa. Ma con tale fine la cosa non cessa anzi a partire da essa comincia ad essere ciò che sarà dopo lafine la cosa non cessa, anzi a partire da essa comincia ad essere ciò che sarà dopo la produzione. Ciò che de‐finisce e compie, in questo senso, si chiama in greco telos, termine che troppo spesso si traduce con “fine” o “scopo” travisandone il senso. Il telosrisponde di ciò che come materia e come aspetto è corresponsabile dell’oggettorisponde di ciò che, come materia e come aspetto, è corresponsabile dell oggetto sacrificale. C’è infine un quarto corresponsabile della presenza e dell’esser disponibile dell’oggetto sacrificale compiuto: è l’orafo, ma non in quanto egli operando, causi il calice compiuto come effetto di un fare cioè non in quanto causa efficiens La dottrinacalice compiuto come effetto di un fare, cioè non in quanto causa efficiens. La dottrina di Aristotele non conosce né la causa che si indica con un tal nome, né usa un termine greco corrispondente. L’orafo considera e raccoglie i tre modi menzionati dell’esser‐responsabileresponsabile. 

H id l’ i d l li d’ t (2)Heidegger: l’esempio del calice d’argento (2) Riflettere, considerare, in greco si dice legein, lògos. Questo si fonda sull’hypokeìmenon, f , , g g , g Q f yp ,

il far apparire. L’orafo è corresponsabile come ciò da cui la produzione e il sussistere del calice sacrificale ricevono la loro prima emergenza e la conservano. I tre modi dell’esser‐responsabile menzionati prima devono alla considerazione dell’orafo il fatto ed il modoresponsabile menzionati prima devono alla considerazione dell orafo il fatto ed il modo del loro apparire ed entrare in gioco nella produzione del calice sacrificale. Nell’oggetto sacrificale presente e disponibile si dispiegano quindi quattro modi dell’esser responsabile Sono distinti fra loro e tuttavia connessi Che cos’è che li tieneresponsabile. Sono distinti fra loro e tuttavia connessi. Che cos è che li tiene preliminarmente uniti? A che livello si costituisce la connessione dei quattro modi dell’essere responsabile? Donde proviene l’unità delle quattro cause? Che cosa significa, insomma pensato in modo greco questo esser responsabile? Noi moderni siamoinsomma, pensato in modo greco, questo esser responsabile? Noi moderni siamo troppo facilmente inclini a intendere l’esser responsabile in senso morale, come una mancanza, oppure a interpretarlo come un operare. In entrambi i casi ci precludiamo la via a capire il senso originario di ciò che più tardi è stato chiamato causalità Finchévia a capire il senso originario di ciò che più tardi è stato chiamato causalità. Finché questa via non è aperta, neppure potremo scorgere che cosa sia propriamente la strumentalità che si fonda sulla causalità. Per difenderci da tali fraintendimenti dell’esser responsabile cerchiamo di chiarire i suoi quattro modi a partire da ciò di cuidell esser‐responsabile, cerchiamo di chiarire i suoi quattro modi a partire da ciò di cui essi rispondono. Nel nostro esempio, essi rispondono dell’esser dinanzi a noi e disponibile del calice d’argento come oggetto sacrificale. 

H id l’ i d l li d’ t (3)Heidegger: l’esempio del calice d’argento (3) L’esser dinnanzi a noi e l’esser disponibile caratterizzano la presenza di una cosa‐p p

presente. I quattro modi dell’esser‐responsabile portano qualcosa all’apparire. Fanno sì che questo qualcosa si avanzi nella presenza. Essi lo liberano per questo suo avanzare, cioè per il suo compiuto avvento. L’esser responsabile ha il carattere fondamentale dicioè per il suo compiuto avvento. Lesser responsabile ha il carattere fondamentale di questo lasciar‐avanzare nell’avvento. Nel senso di questo lasciar avanzare l’esser‐responsabile è il far avvenire. Sulla base del senso che i greci annettevano all’esser‐responsabile alla aitia noi diamo ora all’espressione far‐avvenire un significato piùresponsabile, alla aitia, noi diamo ora all espressione far avvenire un significato più ampio, in modo che esso indichi l’essenza della causalità nel senso greco. Il significato comune e ristretto del termine “cagionare” esprime invece solo qualcosa come una spinta od un impulso iniziale e indica una specie secondaria di causa nell’insieme dispinta od un impulso iniziale, e indica una specie secondaria di causa nell insieme di causalità. In che ambito si dispiega la connessione dei quattro modi del far‐avvenire? Essi fanno avvenire nella presenza ciò che non è ancora presente. Essi sono dunque tutti egualmente dominati da un portare quello che porta ciò che è presente all’apparireegualmente dominati da un portare, quello che porta ciò che è presente all apparire. Che cosa sia questo portare, ce lo dice Platone in un passo del Simposio: “Ogni far‐avvenire di ciò che – qualunque cosa sia – dalla non presenza passa e si avanza nella presenza è pro duzione”presenza è pro‐duzione

M. Heidegger, La questione della tecnica, in Saggi e discorsi, Mursia, Milano 1976, pp. 7‐9

L’ i d l li d’ tL’esempio del calice d’argento

causa materiale: l’argento, e cioè la materia di cui è fatto un calice d’ td’argento

causa formale: la concavità, e cioè la forma del calice che permette dila forma del calice che permette di contenere i liquidi

causa finale: il rito e cioè ciò a cui causa finale: il rito, e cioè ciò a cui serve il calice

causa efficiente: la tecnica causa efficiente:  la tecnica dell’orafo, che è una quarta causa speciale  in quanto considera e 

(raccoglie i tre modi (materia, forma, finalità) dell’esser‐responsabileresponsabile

Il “f i ”Il “fare avvenire”

l’esser‐responsabile della tecnica è un “fare avvenire” riconducibile alla poiesis, un pro‐durre che è più che altro un pro‐vocare al dis‐velamento

ciò non significa produrre una verità oggettiva (veritas latina, intesa come corrispondenza tra concetto e realtà), ma portare fuori dal nascondimento e porre 

ll di l t itànella dis‐velatezza una verità nascosta (aletheia greca)

L ità d ll’La verità dell’essere

l’esser‐responsabile della tecnica se si parla dell’essenzatecnica, se si parla dell essenza della tecnica, non combacia con l’ tt d ll t il’esattezza della tecnica

l’essenza della tecnica non è semplicemente quella di essere un mezzo, perché essa è unun mezzo, perché essa è un modo del dis‐velamento della verità dell’essere e quindi unverità dell essere e, quindi, un modo del senso dell’essere

L’E i t tL’Esserci pro‐vocante e pro‐vocato

la tecnica non è però una sostanza autonoma quindi chisostanza autonoma, quindi chi propriamente compie l’interpello pro ocante èl’interpello pro‐vocante non è altri che l’uomo…

…il quale è però a sua volta oggetto della pro‐vocazioneoggetto della pro vocazione originaria dell’essere, che lo utilizza come strumento delutilizza come strumento del proprio dis‐velamento

L’i i d l f d (B t d G t d)L’impiego del fondo (Bestand‐Gegenstand)

anche la tecnica moderna è dis‐velamentoma, diversamente dalla tecnica arcaica (in cui il contadino nontecnica arcaica (in cui il contadino non provocava la terra, ma la coltivava) essa provoca la natura (non più physis) senza cura ma con violenzacura, ma con violenza

essa infatti pretende dalla natura una fornitura di energia che possa essere gestratta, accumulata e conservata in vista di un suo impiego che, non essendo più un qualcosa di immediato, pone la natura q , pnella posizione stabile di un fondo (Bestand), un “oggetto in‐visibile” che sta sullo sfondo “come sull’ attenti” dista sullo sfondo  come sull  attenti  di fronte all’ unico “oggetto visibile” (Gegenstand), ossia l’ordine tecnico

L’i i i d ll t i dL’imposizione della tecnica moderna

l’essere umano non ha più funzione predominante nel mondo della tecnica moderna in quanto non fa che rispondere all’appello 

t (G t ll) diprovocante (Ge‐stell) di un qualcosa che assolutamente non controlla più ma dal quale vienecontrolla più, ma dal quale viene anzi controllato

ì f d li tili l t i così facendo egli utilizza la tecnica solo per essere servo dell’appello della tecnica stessa e non perdella tecnica stessa e non per essere un ascoltante dell’appello dell’esseredell essere

Il i l d l G t llIl pericolo del Ge‐stell

il più grande pericolo dell’appello della tecnica moderna è che l’uomo inizi a considerare anche se stesso come fondo (Bestand), 

d ì é t lnegando così a sé stesso la possibilità di procedere a un dis‐velamento più originariovelamento più originario 

il pericolo del Ge‐stell può essere t t t l dcontrastato solo assumendo uno 

spirito di critica nei confronti del nostro “essere nella relazione”nostro  essere‐nella‐relazione , tramite una riflessione teoretica nei confronti dell’essenza della tecnicaconfronti dell essenza della tecnica

G l h it t i t fili i t f biGelassenheit: tra i tecnofili e i tecnofobi

non si tratta di “scappare” dal mondo della tecnica moderna, ma di raggiungere il compromesso di “sostarvi al suo interno 

ll i i ”nella maniera giusta”:1. bisogna dunque indagare la tecnica 

adottando un atteggiamento tra il si e il ggno, abbandonandosi ad essa,  mettendosi però al contempo a sua disposizione (Gelassenheit) e quindi…

2. …rifiutare l’atteggiamento sia dei tecnofili, che colgono solo gli aspetti positivi della rivoluzione tecnologia, sia p g ,quello dei tecnofobi, intimoriti da essa…

3. e tornare a considerare gli strumenti tecnici come qualcosa che non è nulla ditecnici come qualcosa che non è nulla di assoluto, ma che dipende da un qualcosa di più alto

L t h d l lLa techne del logos

considerando il logos come techne, quel che è più inquietante è che l’uomo, dominato da questa tecnica, è capace solo di pensare tramite il pensiero calcolante della scienza…

…e si preclude così ogni …e si preclude così ogni possibilità di iniziare a pensare con il pensiero meditante dellacon il pensiero meditante della poesia

L l H idLa parola a Heidegger

S d d i M i H id diScene tratte da un documentario su Martin Heidegger diretto da Richard Wisser e Walter Rüdel

L t f i il i d l iLa trasformazione silenziosa del pensiero

Oggi la nozione di lingua come strumento di comunicazione è spinto 

li t i Il t d ll'agli estremi. Il rapporto dell'uomo con il linguaggio è nel bel mezzo di una trasformazione le cui conseguenzetrasformazione le cui conseguenze non abbiamo ancora pesato. Né può il corso di questa trasformazione essere q fdirettamente arrestato. Inoltre, essa procede nel silenzio più profondo. Si d d t t t t hdeve dare certamente per scontato che la lingua viva di tutti i giorni appare come unmezzo di comunicazione ed ècome un mezzo di comunicazione, ed è come tale un mezzo che viene utilizzato nei rapporti della vita comune. pp

Il li i tiIl linguaggio poetico

Vi sono, tuttavia, rapporti diversi dal comune. Goethe chiama queste altre relazioni "profonde" e di questarelazioni  profonde , e di questa lingua dice: "Nella vita ordinaria, abbiamo a che fare con un linguaggio i it hé f iimpoverito, perché facciamo riferimento solo a rapporti superficiali. Non appena si parla di relazioni più pp p pprofonde, un altro linguaggio entra in una volta in gioco ‐ il linguaggio poetico”poetico

ma cosa si intende esattamente per ma cosa si intende esattamente per linguaggio poetico?

P d l i d ll’Prendere le misure dell’essere

l’uomo si sottomette ai significati e aglienti descritti dal principio di ragioneproprio della scienza e si dimentica cosìproprio della scienza e si dimentica cosìdi fare esperienza intuitiva del sensodell’«essente»: la relazione

servono un nuovo linguaggio e un nuovo pensiero metaforico,  che aiutino l’uomo a «prendere le misurel’uomo a «prendere le misure dell’essere», pur senza mai poterlo definire, conferendo così un nuovo ,ordine alla propria esistenza

M. Heidegger, «“...Poeticamente abita l’uomo...”»,in Saggi e discorsi,Mursia, Milano, 1976, pp. 131‐132

C lConoscenza e consapevolezza

il linguaggio e il pensiero devono rinunciare a definire l’«essere», e dedicarsi a prenderne le misure perdedicarsi a prenderne le misure per metafore: essi non devono cercare di comunicare il «senso dell’essere», ma li it i t i t ilimitarsi a mostrarne i contorni

non si tratta di veicolare una conoscenza perché ogni prospettivaconoscenza, perché ogni prospettiva razionale è limitata dall’osservatore e dalla comunità linguistica, ma di 

li i di id i di ilpermettere agli individui di sviluppare una consapevolezza del «senso dell’essere» che li faccia sentire indell essere  che li faccia sentire in mezzo allo stesso «essere» di cui partecipano

S ti i i ll’ tSentirsi in mezzo all’ente

non si può mai infatti cogliere l’ente nella sua totalità: ci si può solo sentire i ll’ t ll t t litàin mezzo all’ente nella sua totalità

si tratta di qualcosa che lascia l’uomo:“ ” hé l l1. “spaesato”, perché lo lascia sprofondare in una sorta di indifferenza tra sé stesso e le coseindifferenza tra sé stesso e le cose

2. “sospeso”, perché lo lascia solo, impossibilitato a trovare alcunimpossibilitato a trovare alcun sostegno

3 “senza parole” perché gli viene3. senza parole , perché gli viene negata ogni possibilità di definizione

Il i iIl pensiero a venire

tuttavia un “pensiero a venire” si sta già silenziosamente affermando

il vero problema è che non il vero problema è che non sappiamo di preciso a cosa condurràcondurrà

Il pensiero a venire non è piùfilosofia perché pensa in modo piùfilosofia, perché pensa in modo piùoriginario della metafisica

M. Heidegger, Lettera sull’umanismo, a cura di F. Volpi, Milano, Adelphi, 2002, p. 103p p p

L l H idLa parola a Heidegger

S d d i M i H id diScene tratte da un documentario su Martin Heidegger diretto da Richard Wisser e Walter Rüdel

Il d ti d lIl destino del pensare

Nessuno sa a cosa sarà simile il destino del pensiero. In una conferenza che ho tenuto a Parigi nelconferenza che ho tenuto a Parigi nel 1964, che è stata presentata con il titolo "La fine della filosofia e il f f fcompito del pensare" ho proposto una distinzione tra la filosofia, che è 

i l t t fi i ilessenzialmente metafisica, e il pensare, per come lo intendo io. Il pensiero che contrappongo allapensiero che contrappongo alla filosofia in questa conferenza consiste principalmente nel tentativo di chiarire continuamente l'essenza della verità intesa in senso greco quale "aletheia"quale  aletheia .

U l liUna nuova cura per la lingua

Questo modo di pensare è, rispetto al pensiero metafisico, molto più p f psemplice di quello attuale della filosofia, ma proprio a causa della f f , p psua semplicità è molto più difficile da realizzare. Esso richiede una nuovarealizzare. Esso richiede una nuova cura per la lingua: non l'invenzione di nuovi termini come una voltadi nuovi termini, come una volta pensavo, ma un ritorno al contenuto primordiale della nostra lingua cheprimordiale della nostra lingua, che è, comunque, costantemente in procinto di morireprocinto di morire.

L’ lti l H idL’ultima parola ancora a Heidegger

S d d i M i H id diScene tratte da un documentario su Martin Heidegger diretto da Richard Wisser e Walter Rüdel

O i bbi t l ttiOggi abbiamo posto la prospettiva…

alcune coordinate ermeneutiche essenziali, a partire dalle quali p qcercare di re‐interpretare iinterpretare i contenuti che verranno esposti inverranno esposti in questo primo modulomodulo

Modulo 1

Lezione 2Matteo Andreozzi

Filosofia teoretica2010‐20112010 2011

Articolazione e trasmissione del pensieroArticolazione e trasmissione del pensiero

L i 2Lezione 2

Linguaggio eLinguaggio e pensiero

Tra filosofia, antropologia e psicologiapsicologia

Iniziamo con un quesito sul logosIniziamo con un quesito sul logos

Il pensiero Il linguaggio

Cosa viene prima?

P i i di l ?Pensare, si, ma prima di parlare?

L’uomo parla. Noi parliamo nella veglial P li he nel sonno. Parliamo sempre, anche

quando non proferiamo parola, ma lti l i lt tascoltiamo o leggiamo soltanto, 

perfino quando neppure ascoltiamo o leggiamo ma ci dedichiamo al lavoro oleggiamo, ma ci dedichiamo al lavoro o ci perdiamo nell’ozio. In un modo o nell’altro parliamo ininterrottamentenell altro parliamo ininterrottamente. Parliamo, poiché il parlare ci è connaturato Il parlare non nasce daconnaturato. Il parlare non nasce daun particolare atto di volontà…

L’ è i t lL’uomo è uomo in quanto parla

…Si dice che l’uomo è per natura parlante, e vale per acquisito che l’uomo, a differenza della pianta e dell’animale, è l’essere vivente capace di parola. Dicendoquesto non s’intende affermare soltantoquesto, non s intende affermare soltantoche l’uomo possiede, accanto ad altrecapacità, anche quella del parlare. S’intende dire che proprio il linguaggio fadell’uomo quell’essere vivente che egli è in quanto uomo L’uomo è uomo inin quanto uomo. L uomo è uomo in quanto parla

M. Heidegger, In cammino verso il linguaggio, a cura di A. Caracciolo, Milano, Mursia, 1990, p. 27

Il “ d di l ” l’ iIl “mondo di parole” e l’esperienza umana

il linguaggio non è soltanto e semplicemente una facoltàdell’uomo: esso determina ogniesperienza umana

l’ordine stesso in cui l’esistenzaumana si muove è dato nellinguaggio: ogni modo in cuilinguaggio: ogni modo in cui l’Esserci può aprirsi al mondo (siaesteriore che interiore) deriva dalesteriore che interiore) deriva dal“mondo di parole” in cui egli sitrova immersotrova immerso

L l H idLa parola a Heidegger

S d d i M i H id diScene tratte da un documentario su Martin Heidegger diretto da Richard Wisser e Walter Rüdel

M hi l d ?Ma chi parla davvero?

l’uomo può mai davvero utilizzareil linguaggio liberamente?

l’Esserci si trova da sempre immersopnel logos, ma ogni sua libertà di disporre in autonomia del medium‐pparola è anche al contempo un modo in cui egli si sottomettemodo in cui egli si sottomettenecessariamente a esso, mettendosia sua completa disposizionea sua completa disposizione

H G G d (1900 2002)Hans‐Georg Gadamer (1900‐2002)

l’essere umano non è mai un verot hé bb iù i tautore, perché sarebbe più giusto

dire che è la lingua che parlal’ ( l’ h l )l’uomo (e non l’uomo che parla) e, quindi, anche che…

…è il pensiero che pensa l’uomo(e non l’uomo che pensa)

H G Gadamer Verità e metodo a cura di GH. G. Gadamer, Verità e metodo, a cura di G. Vattimo, Milano, Bompiani, 1989, p. 529

Li i i d i tLinguaggio, pensiero ed esistenza

il linguaggio della cultura entrocui il singolo soggetto è inseritodetermina la sua esistenzaperchè ne condiziona ogniperchè ne condiziona ogniesperienza mediata dalpensieropensiero

il logos è di fatto il principaleintermediario tra il fisico e lo psichico, infatti…p ,

F F tti (fil f d l li i )Francesco Ferretti (filosofo del linguaggio)

la lingua ricopre un duplice ruolo di ponte:

1 tra razionalità ed emotività1. tra razionalità ed emotività (funzione psichica)

2. tra ambiente e società (funzione ecologica e sociale)(funzione ecologica e sociale)

F F tti P hé i i li M tF. Ferretti, Perché non siamo speciali. Mente, linguaggio e natura umana, Roma, Laterza, 2007, pp. 63‐68 e 90‐107, pp

R i lità d ti itàRazionalità ed emotività

il processo di acquisizione di nozioni condivise da cui traggononozioni condivise da cui traggonoorigine sia il linguaggio che, successivamente il pensiero è ilsuccessivamente, il pensiero, è ilrisultato di…

…«contrassegni emotivi» assegnati alle componenti piùrilevanti di una determinatasituazione‐stimolo in quanto in grado di favorire le risposte piùappropriate

A bi t i tàAmbiente e società

ilmedium‐parola ha una«funzione ecologica» di adattamento all’ambiente che, in ,quanto tecnica, è in grado di potenziare questo rapporto fino apotenziare questo rapporto fino a espletare…

l i f i …una ulteriore «funzionesociale», la quale favorisce a suavolta lo sviluppo del sistemaculturale condiviso

A ld G hl (1904 1976)Arnold Gehlen (1904‐1976) la lingua è una forma di «azione» la lingua è una forma di «azione» paragonabile a tutti gli effetti alla tecnica: rappresenta anzi proprio la prima e più determinante tecnica di sopravvivenzadeterminante tecnica di sopravvivenza umana

il logos è un «sapere fare» che consente di g pallontanare gli stimoli dalle cose e di scambiarsi informazioni utili all’agire: permette all’uomo di rendersipermette all uomo di rendersi indipendente dal “qui e ora”, sviluppando una capacità di pensiero in grado di viaggiare indietro nei ricordi e diviaggiare indietro nei ricordi e di pianificare in avanti nel futuro, comunicando nozioni riferite anche a ciò che non è più o non è ancora presenteche non è più o non è ancora presente

A. Gehlen, Prospettive antropologiche, a cura di V. Rasini e S. C hi Mil Il M li 1990 77 82Cremaschi, Milano, Il Mulino, 1990, pp. 77‐82

L’i t d l t i l “i t d ”L’importanza del triangolo “io‐tu‐mondo”

sancendo sia il passaggio dal caos emotivo‐dionisiaco all’ordine razionale‐apollineo che quello dal mondo vitale‐naturale al mondo sociale‐culturale, la parola (sia detta che pensata) costituisce un aspetto di fondamentale rilevanza sia biologica che teoretica in quanto è fondamentale per la sopravvivenza umana e interessa la percezione umana del reale…

…ma si tratta di una percezione sempre “oggettiva” del reale?

D ld D id (1917 2003)Donald Davidson (1917‐2003)

una sorta di «triangolazionei i i loriginaria» tra parlante, 

interprete e mondo è postall’ i i d l li iall’origine del linguaggio…

…a sua volta necessario per ilsorgere sia del pensiero che deiconcetti di oggettività, evidenzae verità

D. Davidson, Soggettivo, intersoggettivo, oggettivo, a cura di S. Levi, Milano, Cortina, 2003 121 1352003, pp. 121‐135

L t i l i i i iLa triangolazione originaria

ogni significato e ogni verità si fondano su una comunicazione intersoggettiva di «credenze» condivise da una comunità di mentil l l soltanto la triangolazione socio‐

ecologica del linguaggio permette di rendere oggettiva l’esperienzarendere oggettiva l esperienza dell’uomo: ogni veritas a partire dalla quale tutti gli esseri umani q gcostituiscono la propria esperienza ed esistenza, dipende da questa relazione e si fonda su convinzioni e convenzioni sociali

Li i iLinguaggio…e pensiero

linguaggio prima e pensiero poi sono i preamboli necessari per lasono i preamboli necessari per la costituzione del “mondo virtuale” della cultura un mondodella cultura, un mondointersoggettivo tramite cui le civiltài f t d tt t lsi sono formate e adattate al “mondo naturale”…

…ma che tipo di rapportointercorre tra il logos e la realtàpsichica interiore?

D i l St ( i hi t i li t )Daniel Stern (psichiatra e psicoanalista)

è proprio il «senso del Sé verbale» (sviluppato dai bambini tra il 16°e il 24° mese) a consentire all’essere umano, tramite l’uso del linguaggio e le motivazioni del suo uso, di sviluppare anche una cosiddetta «visione oggettiva del Sé»

D Stern Il mondo interpersonale del bambino a curaD. Stern, Il mondo interpersonale del bambino, a cura di A. Biocca e L. Margheri Biocca, Torino, Bollati Boringhieri, 2004, pp. 169‐186

V t i t i d l li iVantaggi e svantaggi del linguaggio

da un lato l’utilizzo del medium‐parolaamplia le prospettive sociali delamplia le prospettive sociali del bambino, favorendo la sua ammissione a una più ampia comunità culturale…

…ma dall’altro è anche ciò che scinde l’esperienza aduale e amodale della realtà in «vissuta» e «rappresentata»realtà in «vissuta» e «rappresentata», spostando quest’esperienza originariada un piano personale e concreto a 

i l iòuno impersonale e astratto: ciò determina una perdita di forza e pienezza dell’esperienza stessa, perchépienezza dell esperienza stessa, perché importanti aspetti di essa non sono sempre adeguatamente rappresentabili linguisticamenterappresentabili linguisticamente

E i d l / d l b lEsperienza amodale/aduale e verbale

la parola ha un «effetto alienante sull’esperienza del Sé e dell’esseresull esperienza del Sé e dell essere insieme» le cui cause sono rinvenibili nella contrapposizione tra la natura globale‐amodale dell’esperienza preverbale eamodale dell esperienza preverbale e quella unidimensionale‐modaledell’esperienza verbale

l i d l d l d mentre la «versione amodale» del mondo scompare nel profondo, la «versione linguistica» diviene quella ufficiale e l’unica sottoposta al principio di realtà: ciononostante essa definisce, e quindi impoverisce, l’esperienza stessa, giocando p , p , gil ruolo di principale causa dei disagi psicologici individuali

Li i i i i ibilLinguaggio, convenzione e inesprimibile

Scene tratte dal film Waking Life

F i d i h Ni t h (1844 1900)Friedrich Nietzsche (1844–1900)

d d ll d d l individua nella tragedia i due impulsi antagonistiche determinano l’essenza della realtà: il “gioco tragico” tra il Dionisiaco” che rappresenta la forza g ppvitale e il senso caotico del divenire, e l’Apollineo, che rappresenta l’atteggiamento di fuga e di ordinamento del caos della vitaordinamento del caos della vita

il Dionisiaco è il carattere originario della realtà unica e indistinta, mentre l’Apollineo è il , pprincipium individuationis dei molteplici enti della realtà, che divide tutto ciò che originariamente era unito ed è perciò la causa delle immaginiunito ed è perciò la causa delle immagini metaforiche con cui gli uomini si rappresentano la realtà

F. Nietzsche, La nascita della tragedia, a cura di V. Vivarelli, Ei di T i 2009Einaudi, Torino, 2009

T di i i lliTra dionisiaco e apollineo

il d i i d l l i i i i il predominio del logos iniziato in epoca socratica è solo una fi i l i i d ll’i i difinzione al servizio dell’istinto di sopravvivenza che pone al centro d ll à ddella propria attività una disperata ricerca di verità convenzionali derivate dall’utilizzo del linguaggio al solo fine di conservare la vita

le verità sono solo illusioni delle quali ci si è dimenticato che sono tali

L t f d l lLe metafore del logos

d ll’ i d ll it lt ll dall’esperienza della vita, colta nellasua commistione di ragione e sentimento nell’essere umano sisentimento, nell essere umano sisviluppano sia la pratica materiale del linguaggio che successivamentelinguaggio che, successivamente, l’esercizio teorico del pensiero

le parole del logos sia detto che le parole del logos, sia detto chepensato, sono però solo «metafore di metafore» di un’unica originariametafore» di un unica originariaesperienza e, in quanto traduttrici di un’esperienza diretta sono ancheun esperienza diretta, sono anchetraditrici della stessa realtà, nonchécarceriere del caos originario della vitacarceriere del caos originario della vita

U “ t f di t f ”Una “metafora di metafora”

uno stimolo nervoso, trasferitoanzitutto in un’immagine: prima metafora L’immagine è poimetafora. L immagine è poi plasmata in un suono: secondametafora. […] Noi crediamo di f [ ]sapere qualcosa sulle cose stesse, quando parliamo di alberi, di colori, di di fi idi neve e di fiori, eppure non possediamo nulla, se non metaforedelle cose che non corrispondonodelle cose, che non corrispondonoaffatto alle essenze originarie

F. Nietzsche, Verità e menzogna in senso extramorale, in F. Nietzsche, Opere di Friedrich Nietzsche, vol. III, tomo II, a cura di G. Colli e M. Montanari, Milano, Ad l hi 1973 359 360Adelphi, 1973, pp. 359‐360

L t i d ll itàLontani dalla verità

queste due forme di media, benchénecessarie per l’adattamentoall’ambiente, sono però anche ciòche tiene lontano l’uomo dalla vera

d ll di i lessenza delle cose di cui parla gli uomini si sono prima separati dal

i i icaos a cui essi stessicoappartengono tramite la ragione, 

i i ti d te poi si sono separati da questastessa separazione mediante illinguaggio il pensiero elinguaggio, il pensiero e, successivamente, la cultura, la scienza e la tecnologiascienza e la tecnologia

L’ill i d ll itàL’illusione della verità

l’uomo razionale è dunquedivenuto gradualmentedivenuto gradualmentetroppo fiducioso in se stesso e 

i i d ttinei propri prodotti, dimenticandosidell’«illusione» della verità, in realtà peròrealtà però…

…il veridico è semplice, ma la verità è molto,  moltocomplessap

V ità “ di i ”Verità come “somma di esperienze umane”

che cos’è dunque la verità? Un mobile esercito di che cos’è dunque la verità? Un mobile esercito di metafore, metonimie, antropomorfismi, in breveuna somma di relazioni umane che sono state potenziate poeticamente e retoricamente chepotenziate poeticamente e retoricamente, chesono state trasferite e abbellite, e che dopo un lungo uso sembrano a un popolo solide, canoniche e vincolanti: le verità sono illusioni dicanoniche e vincolanti: le verità sono illusioni di cui si è dimenticata la natura illusoria, sonometafore che si sono logorate e hanno perdutoogni forza sensibile sono monete la cuiogni forza sensibile, sono monete la cui immagine si è consumata e che vengono prese in considerazione soltanto come metallo, non piùcome moneteco e o ete

F. Nietzsche, Verità e menzogna in senso extramorale, in F. Nietzsche, Opere di Friedrich Nietzsche, vol. III, tomo II, a cura di , p , , ,G. Colli e M. Montanari, Milano, Adelphi, 1973, p. 361

V ità l tà di itàVerità e volontà di verità

il i id t l è f il pensiero occidentale è una fuga nichilistica dal mondo in quanto fa perno sulla volontà di verità piuttosto che sulla 

i à (l i à è d h iverità (la verità è una donna che non si lascia sedurre) e preferisce poche certezzepiuttosto che molte possibilità (un sicuro p p (nulla rispetto a un incerto qualcosa), ma…

…queste presunte certezze sono ottenute solo mediante finzioni del logos spacciatesolo mediante finzioni del logos spacciate per verità (semplificazioni indebite e inadeguate) e costanti falsificazioni numeriche della realtà (considerazioninumeriche della realtà (considerazioni superficiali che piuttosto di rappresentare la vita la mortificano)

F. Nietzsche, Al di là del bene e del male, a cura di G Colli e F Masini Milano Adelphi 2008G. Colli e F. Masini, Milano, Adelphi, 2008

L’ l ti t d llL’uomo quale artista della menzogna

h l b l d ll iù anche nel bel mezzo delle più strane esperienze interiori continuiamo ad agire allo stesso modo: plasmiamoallo stesso modo: plasmiamo immaginosamente la maggior parte di quella esperienza e difficilmente possiamo 

t tti i tessere costretti a non assistere come «inventori» a un qualsiasi evento. Tutto ciò significa che fondamentalmente, fin da g f f , ftempo immemorabile noi siamo abituati alla menzogna. Oppure, per esprimerci più i t t iù i it tvirtuosamente e più ipocritamente, insomma in maniera più gradevole: si è molto più artisti di quanto non si immagini.p q g

F. Nietzsche, Al di là del bene e del male, a cura di G. Colli e F. Masini, Milano, Adelphi, 2008, § 192, p. 91.

V ità l tà di itàVerità e volontà di non verità

il i id t l d l il pensiero occidentale ama dunque la “non verità” piuttosto che la “verità” perché non si fonda su una conoscenza 

i l lid i hi duniversalmente valida, ma richiede una pregiudiziale accettazione per fede, la quale è stata però indispensabile per la q p p pconservazione e la sopravvivenza

se però la “non verità” è la condizione della vita umana allora è fondamentaledella vita umana, allora è fondamentale ammettere che la “volontà di verità” si fonda sulla più forte e profonda “volontà di non verità” (i giudizi più falsi sono perdi non verità (i giudizi più falsi sono per noi i più indispensabili)

F. Nietzsche, Al di là del bene e del male, a cura di G. Colli e F. Masini, Milano, Adelphi, 2008

D ll d ll i i iDalle credenze alle convinzioni

la critica della verità (credenze) si concretizza in una critica delle certezze (convinzioni) in quanto pone in(convinzioni) in quanto pone in dubbio la stessa capacità umana di conoscere conumana di conoscere con certezza:

1. sia un “in‐sé‐delle‐cose”2. che un “Io” al di là della2. che un  Io  al di là della 

falsificazione del logos

L’i é d llL’in‐sé‐delle‐cose

é circa l’ “in‐sé‐delle‐cose” esiste infatti una profonda contraddizione insita nella percezione cognitiva di ogni presunta:percezione cognitiva di ogni presunta:

1. “certezza immediata”, perché la certezza si ottiene soltanto all’interno della simulata semplificazione della realtà

2. “assoluta conoscenza”, perché la conoscenza di un oggetto esteriore o interiore non si da mai come assoluta, ma sempre come relazionata al singolosempre come relazionata al singolo soggetto conoscente

3. “cosa in sé”, perché ogni cosa si manifesta sempre e solo “a noi”, e mai “in sé”

C it ?Cogito: ergo sum?

l i d il cogito ergo sum di Cartesio, nonostante si trovi a fondamento del pensiero occidentale, se decostruito, si mostra come fondato su presupposti quali:

1. che si sappia cosa significa pensare e che questo sia proprio dell’uomo, quando in realtà il pensiero si trova nell’inconscio ed emerge alla coscienza quandotrova nell inconscio ed emerge alla coscienza quando è lui stesso a volerlo, mentre il fatto che sia l’uomo a elaborarlo è solo una superstizione (il pensiero “ d ”)“accade”)

2. che si dia un soggetto, un “Io”, che è condizione e causa di un predicato, il “penso”, quando in realtà il causa d u p ed cato, pe so , qua do ea tà“penso” potrebbe essere la condizione e l’“Io” il condizionato, e cioè si dà pensiero, che successivamente realizza la sua sintesi nell’“Io” chesuccessivamente realizza la sua sintesi nell Io , che potrebbe dunque essere l’effetto di una causa, e non la causa di un effetto (stessa critica mossa da Kant )

I f tti il l b Olt i t hiInfatti, il celebre Oltreuomo nietzschiano…

è stato un uomo (cammello), e in quanto tale ha portato il peso del i i ltimore reverenziale verso errate credenze quali verità, Dio, eternità del t di ti i t itempo e distinzione tra anima e corpo

è divenuto un ultimo uomo (leone e d l d l l buomini del mercato del celebre 

annuncio della morte di Dio), lib d i d ti i i i tù diliberandosi da questi pesi in virtù di una libertà negativa (libertà “da” e 

lib tà “di”) di dnon libertà “di”) capace di condurre però solo a un nichilismo passivo

P l’Ab dPensare l’Abgrund e solo infine è divenuto un Oltreuomo …e solo infine è divenuto un Oltreuomo

(fanciullo analogo al “pais paizon”, il “bimbo che gioca” di Eraclito): l’uomo creatore del nichilismo attivo che ha riottenuto la libertà positiva radicale del gioco, del riso, del canto e della danza prima limitata dalla “volontà didella danza, prima limitata dalla  volontà di non verità”…

…abbandonando anzitutto proprio la “volontà …abbandonando anzitutto proprio la  volontà di verità” del logos, e abbracciando con coraggio il “pensiero dell’abisso senza fondo”(pensiero dell’Abgrund della vita e non più pensiero dell’essere)

F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno, a cura di M. Montinari, Milano, Adelphi, 20062006

C H idCon Heidegger…

eppure l’«esserci» dimora e soggiornanell’«essere», non può scegliersi altra casaed è proprio il logos l’unico modo in cui p p gpuò abitare questo mondo:

il pensiero porta a compimento il riferimento dell’essere all’essenzariferimento dell essere all essenza dell’uomo. Non che esso produca o provochi questo riferimento. Il pensiero lo ff ll’ lt t iò h li èoffre all’essere soltanto come ciò che gli è 

stato consegnato dall’essere. Questa offerta consiste nel fatto che nel pensiero l’ l l l l èl’essere viene al linguaggio. Il linguaggio è la casa dell’essere. Nella sua dimora abita l’uomo

M. Heidegger, Lettera sull’umanismo, a cura di F. Volpi Milano Adelphi 2002 p 31Volpi, Milano, Adelphi, 2002, p. 31

lt H id…oltre Heidegger

se «nel pensiero l’essere viene al linguaggio», ciò è possibile, non per unaforma di azione fondativa dell’«essere»forma di azione fondativa dell «essere» da parte dell’uomo, ma perché «essere», linguaggio e pensiero sono posti in un 

t di l i i i tàrapporto di complessa co‐originarietà e co‐appartenenza

la parola non è semplicemente una la parola non è semplicemente una «menzogna», ma è anche soprattutto una techne necessaria per la 

i i disopravvivenza in quanto medium indispensabile per riordinare un’unica caotica realtà di cui partecipano sia ilcaotica realtà di cui partecipano sia il mondo fisico che quello psichico e in cui l’uomo si trova da sempre e costitutivamente immersocostitutivamente immerso

L l H idLa parola a Heidegger

S d d i M i H id diScene tratte da un documentario su Martin Heidegger diretto da Richard Wisser e Walter Rüdel

Ti d lTirando le somme

il linguaggio antecede il pensiero il logos è un medium sia psichicoche fisico, ma anche una techne che

t ll’ di iconsente all’uomo di sopravvivereadattandosi al mondo naturalegrazie alla creazione del mondograzie alla creazione del mondoculturale

l l d tt t è la parola, detta e pensata, è unaconvenzione sociale che determinal’esperienza umana del mondol esperienza umana del mondoesteriore ed interiore e quindianche la sua stessa esistenzaanche la sua stessa esistenza

Il l l di t hIl logos quale medium e techne

per comprendere l’importanza filosofica e teoretica del logosfilosofica e teoretica del logos questo va però  anzitutto:

i it i t di1. reinserito – in quanto medium– nella realtà fisica e psichica

2. approfondito – in quanto techne – nelle sue capacità ditechne nelle sue capacità di condizionare  la percezione di questa stessa realtàquesta stessa realtà

Modulo 1

Lezione 3Matteo Andreozzi

Filosofia teoretica2010‐20112010 2011

Articolazione e trasmissione del pensieroArticolazione e trasmissione del pensiero

L i 3Lezione 3

Reinserire laReinserire la mente in natura

Tra biologia, neurofisiologia e filosofiae filosofia

H b t M t (bi l fil f )Humberto Maturana (biologo e filosofo)

non è possibile spiegare il pensiero solo mediante lo studio del sistema nervosomediante lo studio del sistema nervosoperchè esso ha radici più profonde, insitenella struttura‐organizzazione del vivente

si pone due obiettivi:1. il primo è spiegare la conoscenza come 

fenomeno biologico2. il secondo, connesso al precedente, è 

mostrare come l’autocoscienza nascamostrare come l’autocoscienza nascadal linguaggio

H. Maturana, Autocoscienza e realtà, a cura di L. Formenti, Milano, Cortina, 1993

F i V l (1946 2001)Francisco Varela (1946‐2001)

le sue considerazioni, però, vanno inserite all’intero di una più ampia concezioneuna più ampia concezionedel vivente esposta insiemeal collega Francisco Varela 

H. Maturana e F. Varela, L’albero della conoscenza, a cura di G. Melone, Milano, Garzanti, 1999

H. Maturana e F. Varela, Autopoiesi e cognizione. La realizzazione del vivente, a cura di A. Stragapede, Venezia Marsilio 1985Venezia, Marsilio, 1985

C ’è il i t ?Cos’è il vivente?

ogni vivente è un sistema autopoietico di strutture interdipendenti che si conservano adattandosi tra loroconservano adattandosi tra loro, mediante continui accoppiamenti strutturali

tutti i sistemi viventi sono «strutture» che sostengono, rigenerano e ridefiniscono se stesse di continuoridefiniscono se stesse di continuo, mediante processi di creazione, trasformazione e distruzione dei propri 

i l i ll icomponenti  volti alla conservazione «autopoietica» della propria «struttura» (o di quella che partecipano a formare),(o di quella che partecipano a formare), attuata mediante processi continui di «adattamento e accoppiamento» 

U ’i t t id i bi l iUn’importante considerazione biologica

la Vita non si adatta all’Ambiente: bios e oikos si accoppiano e co‐ppadattano di continuo, anzi…

Vita e Ambiente sono solo Vita e Ambiente sono solo operativamente indipendenti, ma strutturalmente congruenti instrutturalmente congruenti, in quanto si perturbano reciprocamente adattandosi l’unareciprocamente, adattandosi l una con l’altro di continuo, ma non possono mai decidere l’unapossono mai decidere l’una dell’altro

U di i l iUna digressione ecologica

Ora cominciamo a scorgere alcuni degli errori epistemologici della civiltà occidentale. In armonia col clima di pensiero che predominava verso la metà dell’Ottocento in Inghilterra, Darwin formulò una teoria della selezioneformulò una teoria della selezione naturale e dell’evoluzione in cui l’unità di sopravvivenza era o la famiglia o la specie o la sottospecie o qualcosa del genere Mao la sottospecie o qualcosa del genere. Ma oggi è pacifico che non è questa l’unità di sopravvivenza nel mondo biologico reale: l’unità di sopravvivenza è l’organismo piùl’unità di sopravvivenza è l’organismo più l’ambiente. Stiamo imparando sulla nostra pelle che l’organismo che distrugge il bi t di t til suo ambiente distrugge se stesso.

G. Bateson, Verso un’ecologia della mente, a cura di G. Longo, , g , g ,Milano, Adelphi, 1997, p. 503

ma di Bateson parleremo meglio in seguito…

O i i l i ll l iOrganismi pluricellulari

gli organismi pluricellulari, «sistemi autopoietici di secondo ordine», 

i d i lper preservarsi devono poi a loro volta attuare 

1. un «accoppiamento di primo ordine» con il bios e l’oikos, per il 

l d ò f d lquale si rende però fondamentale2. un «accoppiamento di terzo 

ordine» con i propri simili, attuato mediante la comunicazione e il raggruppamento in unità sociali

O i i i ll l iOrganismi unicellulari

li i i i ll l i d tti per gli organismi unicellulari, detti «sistemi autopoietici di primo ordine», si può verificare un duplice , p p«accoppiamento strutturale», sempre di carattere adattativo: 

ll di i di1. a quello di primo ordine, indispensabile per adattarsi all’ambiente, può infatti seguirne , p g

2. uno di secondo ordine,fondamentale per relazionarsi alle l i i i i ialtre strutture viventi insieme a cui concorrono a determinare forme di vita più complesse, comedi vita più complesse, come l’uomo, dette «sistemi autopoietici di secondo ordine».

U i ti l iUomo e accoppiamenti complessi

è da questo genere di accoppiamento che hanno tratto pporigine accoppiamenti più complessi,  detti «accoppiamenti p , ppdi quarto ordine»,  quali il linguaggio, il pensiero, le culturelinguaggio, il pensiero, le culturee le tecniche umane

come definire quindi linguaggio e come definire quindi linguaggio e pensiero da questo punto di vista biologico?biologico?

Li i iLinguaggio e pensiero

se tutta la vita è sempre una relazione adattativa‐associativa tra il bios e l’oikos, allora…

ogni frutto degli «accoppiamenti …ogni frutto degli «accoppiamenti di terzo e quarto ordine» è solo un strumento che i «sistemistrumento che i «sistemi autopoietici di secondo ordine» hanno trovato per mantenere lahanno trovato per mantenere la propria «autopoiesi» adattandosi di continuo all’interno di taledi continuo all’interno di tale interconnessione vitale

O tti diff i i i li i ti hOggetti come differenziazioni linguistiche

non sono solo la parola o la verità a dipendere dauna distinzione linguistica di carattereconsensuale perché, nonostante si creda

h li i d l dcomunemente che gli oggetti del mondoesteriore abbiano un’esistenza propria,  tutto ciòche fa parte del dominio degli oggetti viene

id t t l l i ’ i diconsiderato tale solo grazie a un’azione di differenziazione specifica rispetto a ciò che è altro da sé ed è perciò frutto di operazioni di distinzione proposte ad hoc da osservatoridistinzione proposte ad hoc da osservatoriinseriti in una comunità linguistica, all’esclusivofine biologico di sopravvivere

t i ò i d l questa operazione però non possiede alcuncriterio di oggettività in quanto è attuata sullabase di «criteri di accettazione» definiti a priori da un gruppo di osservatori al solo fine dida un gruppo di osservatori al solo fine di formulare spiegazioni valide sul reale, distinguendole da quelle non valide

T tt è itiTutto è cognitivo

se però l’esistenza non è altro che un dominio cognitivo, allora tutte le cose sonorealtà cognitive; ma se gli oggetti non g ; g ggpreesistono al linguaggio, ciò deve valereanche per il soggetto; quindi anchel’esistenza umana deve essere un’esistenzal esistenza umana deve essere un esistenzacognitiva che si attua attraverso l’agirelinguistico: in sintesi tutto è cognitivo perché, per l’essere umano non potrebbe essereper l essere umano, non potrebbe esserealtrimenti

ogni esistenza implica un osservatore e un ò è d l d hconsenso, e ciò è da ritenersi valido anche

per concetti riferiti al mondo interiore ederroneamente reificati, quali individuo, Sé, e , q , ,autocoscienza, che sono quindi di purocarattere linguistico e sociale

T bi l i fi i l iTra biologia e neurofisiologia

sia oggettività che oggetti (sia esterni che interni) sono prodotti cognitivi ottenuti mediante accordi linguistici consensuali, anzi…

i i l f di é …ogni singolo fenomeno di per sé non esiste perché a esistere è solo la «rete della vita» che poi nell’uomo mostra ladella vita» che poi, nell uomo, mostra la necessità di «descrizioni», utili solo alla sua conservazione

l’uomo crea il proprio mondo cognitivo e la sua azione dipende dal mondo che psceglie di creare fuori e dentro di sé

G B t (1904 1980)Gregory Bateson (1904‐1980)

tutto ciò che l’uomo reputa esistere è in realtà «mentale», in quanto frutto qdi un processo cognitivo di differenziazione adoperata ad hoc da puna comunità linguistica di esseri umani…umani…

…ma che cos’è il «mentale»? 

G. Bateson, Mente e natura, a cura di G. Longo, Milano Adelphi 2008Milano, Adelphi, 2008

G. Bateson, Verso un’ecologia della mente , a cura di G. Longo, Milano, Adelphi, 1997g , , p ,

E i i lt l l iEssere precisi, oltre la relazione

lo sviluppo del linguaggio non ha avuto come principale vantaggio lo sviluppo della capacità di astrazione e generalizzazionep gpropria del pensiero, perché questo sarebbe solo un effetto secondario della sua vera peculiarità: la facoltà di «essere precisi supeculiarità: la facoltà di «essere precisi su qualcosa che non fosse relazione»

la stessa parola “idea” è sinonimo di diff hé i tt i li«differenza», perché ogni concetto implica 

una «scelta di un fatto» tra un «numero infinito di fatti potenziali» che non possono 

ll l«mai entrare nella comunicazione o nel processo mentale proprio a causa di questa infinità»: i «ricettori sensoriali» non fanno altro che scegliere, allora, solo «certi fatti» del mondo percepito, i quali poi divengono parole e solo poi concetti astrattiparole e solo poi concetti astratti

L è il t it iLa mappa non è il territorio

nella mente umana non si trovano gli stessi oggetti distinti nel reale, ma solo «mappe» neuronali che si distinguono dallo stesso g«territorio» percettivo…

…le «differenze» vengono infatti importate nel sistema nervoso centrale comesistema nervoso centrale come rappresentazioni e raffigurazioni sottoposte all’ulteriore elaborazione della «bizzarra macchina calcolatrice» che è il cervello umano,macchina calcolatrice  che è il cervello umano, così che «il nome di una cosa non è la cosa e l’idea di un porco non è un porco»

si avvia in ogni essere umano un «regresso si avvia in ogni essere umano un «regresso all’infinito» in cui «il territorio non entra mai in scena […] poiché il procedimento di rappresentazione lo eliminerà sempre»: sirappresentazione lo eliminerà sempre»: si hanno solo «mappe di mappe, ad infinitum»

L M t iù tLa Mente più vasta

ciò che l’uomo è in grado di conoscere sembra siano solo le «differenze», ma in realtà sono solo «idee di differenze» acquisite sulla base delle distinzioni che qun soggetto, contestualizzato storicamente e culturalmente, può percepire

il mondo del «mentale» non è quindi delimitato né il mondo del «mentale» non è quindi delimitato né dal mondo esteriore , perché non esiste di per sé, ma nemmeno da quello interiore, perché il «territorio» non è nelle «mappe» neuronali: esso vaterritorio  non è nelle  mappe  neuronali: esso va piuttosto identificato nella stessa «differenza» tra«mappa» e «territorio», la quale si concretizza in una sorta di…

…«mente immanente» che risiede anche in «canali e messaggi esterni» alla mente e al corpo: «una piùvasta Mente di cui la mente individuale è solo unvasta Mente di cui la mente individuale è solo un sottosistema», la quale può essere identificata con Dio o molto più semplicemente con le idee di una cultura

Il t ti d l t lIl processo stocastico del mentale

il processo di apprendimento e il mutamento genetico evoluzionistico fanno della singola mente individuale un processo stocastico (dal greco stochazein,  che significa “tirare al bersaglio con l’ arco”)g

si tratta di un aggregato di parti derivate da un flusso di eventi casualederivate da un flusso di eventi casuale, solo poi sottoposto a un processo selettivo finalizzato che però haselettivo finalizzato, che però ha sempre bisogno di un contesto per definire significatidefinire significati

J Pi Ch ( i i t )Jean‐Pierre Changeux (neuroscienziato)

ogni adulto è il risultato di 4 tipi di evoluzione ogni adulto è il risultato di 4 tipi di evoluzione:1. l’evoluzione della specie, verificatasi secondo 

selezione naturale ed epigenesi, lungo un d d d l dperiodo scandito da lassi di tempo 

estremamente variabili 2. l’evoluzione individuale, derivata dall’epigenesi , p g

di connessioni neuronali, da cui le capacità razionali umane

3. l’evoluzione culturale, ottenuta tramite lo3. l evoluzione culturale, ottenuta tramite lo sviluppo epigenetico della memoria e della psiche individuale e collettiva

4 l’evoluzione del pensiero personale il quale è4. l evoluzione del pensiero personale, il quale è primariamente condizionato dal sistema culturale, e in secondo luogo, da quello cognitivo ed emozionaleed emozionale

J. P. Changeux e P. Ricoeur, La natura e la regola. Alle radici del pensiero a cura di M Basile Milano Cortina 1999del pensiero, a cura di M. Basile, Milano, Cortina, 1999, pp.179‐258

Il l d l iIl luogo del pensiero

nonostante sia il “luogo” del mentale, il cervello rimane sempre un “luogoil cervello rimane sempre un  luogoutopico” del pensiero in quanto iprodotti del tessuto neuronale nonprodotti del tessuto neuronale non sono affatto materiali: biologicamentesi può parlare di cervello e neuroni masi può parlare di cervello e neuroni, ma spiritualmente si è costretti a parlaredimente pensantedi mente pensante

ma allora qual è il luogo del pensiero? 

A t i D i ( l )Antonio Damasio (neurologo)

innanzitutto non è solo il cervello  l’uomo è un organismo vivente complesso, dotato di un corpo in senso stretto e di un sistema nervoso che risiede nel cervello

ll di ti ti corpo e cervello, seppur distinti, sono integrati da circuiti neurali e biochimici (nervi e flusso sanguigno), grazie ai quali l’ g g ), g qorganismo interagisce con l’ ambiente come un tutt’uno, tramite risposte riflesse volte alla propria sopravvivenzapropria sopravvivenza

A Damasio L’errore di Cartesio Emozione ragione eA. Damasio, Lerrore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano, a cura di F. Macaluso e I. C. Blum, Milano, Adelphi, 1995

Gli i di C t iGli errori di Cartesio

i due errori di Cartesio sono stati quelli di aver convinto la scienza:

1. che la vita può essere studiata come un meccanismo (conseguenza del ( gdualismo cartesiano, che conferisce la res cogitans solo all’uomo)

2. e che il pensare e la consapevolezza del pensare siano i veri substratipdell’essere (conseguenza del “cogito, ergo sum”, che impedisce di pensare all’antecedenza dell’essere rispetto al pensiero)

IlMi d B d P blIl Mind‐Body Problem

l’impostazione del Mind‐Body Problem suggerisce in modo erroneo ggche vi sia un qualcosa come una mente che si distingue da un qualcos’ altro chiamato corpo, quando in realtà non è così, perché…

…è l’organismo intero che possiede una mente, e non soltanto il cervello: l’uomo interagisce con l’ambiente tramite il corpo, mediando gli stimoli 

i li bi t li i ll’ tti itàsensoriali ambientali grazie all’attività neuronale…

M i itiMemoria e processo cognitivo

…a sua volta condizionata dall’attività ricostruttiva della memoria

d ll ogni conoscenza accade nella mente sotto forma di immagini, ma oltre le esperienze percettive immediate, possiamo solo farepercettive immediate, possiamo solo fare esperienze di spostamento all’indietro (per rievocare immagini del passato) e esperienze di movimento in avantiesperienze di movimento in avanti (mediante le immagini del passato si pianifica qualcosa come immagini di p q gesperienza possibile)

le immagini sono prodotte da un i t h d l d t lmovimento che va dal mondo esterno al 

cervello, tramite l’ aiuto della memoria del passatop

L i i t ttiLa memoria ricostruttiva

la memoria è perciò molto importante per la costruzione delle immagini, ma p gil nostro deposito di conoscenze è costituito da rappresentazioni disposizionali mnemoniche

la memoria è allora per sua stessa essenza ricostruttiva in quanto le immagini non sono immagazzinate come copie di oggetti, eventi o parole, ma piuttosto tramite un processo di 

ti i t t i h d icontinua interpretazione che rende i ricordi approssimativi e mutevoli

G ld Ed l (bi l )Gerald Edelman (biologo)

è neurobiologicamentepossibile comprendere lapossibile comprendere la mente come un processo che di d d di i i idipende da disposizioni particolari della sua materia, emerso nel corso dell’ evoluzione solo per permettere e o u o e so o pe pe ette eall’uomo di sopravvivere

G. Edelman, Sulla materia della mente, a cura di S. Frediani, Milano, Adelphi, 1999Frediani, Milano, Adelphi, 1999

L “ t i d ll t ”La “materia della mente”

quel che sconcerta della materia della mente è il numero delle sue connessioni (sinapsi) e le diverse modalità di combinazione possibili dei suoi neuroni

se a ciò si unisce il fatto che il cervello è più in connessione con se stesso che con qualsiasi altra realtà distinta da sé, allora molto probabilmente è proprio la “materia d ll t ” l i i d ldella mente”  la vera origine del mentale

L t d ll i iLa rete delle sinapsi

se la sinapsi, caratteristica peculiare della cellula nervosa, è fattadella cellula nervosa, è fatta sostanzialmente di attività elettrica che produce sostanza chimicache produce sostanza chimica allora…

il t t l b l è ’ i t i t …il tessuto celebrale è un’ intricata rete che reagisce a segnali chimici d l tt i i i di t lled elettrici: una specie di controllore centrale delle reti di connessioni dell’ intero organismo

L f l i l ti d l t lLa morfologia evolutiva del mentale

ciò che distingue il mentale da altri sistemi strutturali (es. calcolatoresistemi strutturali (es. calcolatore elettronico) è il fatto che il sistema di reti all’ interno del cervello possiedereti all  interno del cervello possiede una morfologia evolutiva, in quanto:

i i t i i li1. non vi esistono connessioni uguali2. non è mai data una volta per tutte3. si auto‐organizza di momento in 

momento durante il suo stesso sviluppo, grazie alla memoria

P di t b l itiProcedimento cerebrale e processo cognitivo

ogni procedimento cerebrale di elaborazione delle informazioni è però anche un processo cognitivo  e, in quanto tale è 

bi l i1. sia un processo neurobiologico 2. che un’esperienza personale e 

t t lcontestuale 

il mentale si realizza nel corpo ma trae origine dalla relazione con l’ambiente mediata dalla memorial ambiente mediata dalla memoria, dal linguaggio e dalla cultura del contestocontesto

Il t l bi l iIl mentale come processo neurobiologico

il processo neurobiologico si fonda sull’architettura reticolare dinamicasull architettura reticolare dinamica del tessuto cerebrale e sull’attività chimica ed elettrica dei neuroni chechimica ed elettrica dei neuroni, che permettono l’intercomunicazione tra tutti i nodi della rete sinaptica latutti i nodi della rete sinaptica, la quale si auto‐organizza ogni momento durante il suo stessomomento durante il suo stesso sviluppo…

l’ …ma l’esperienza come e grazie a cosa organizza poi il mentale?

Il t l i t t lIl mentale come esperienza contestuale

l’esperienza personale e contestuale sembra mutare dal modello fisiologico i gcaratteri di aggregazione, scomposizione e trasmissione dei contenuti…

…trasformando un insieme di “segni” veicolati da un medium all’interno di un determinato contesto di interazione in “significati” e “sensi” in grado di essere g ganalizzati, compresi e interpretati,  e riproponendo una struttura a rete di significati interconnessi e in continua evoluzione

I tiIn pratica…

anche l’attività di pensiero ha una struttura reticolare simile alstruttura reticolare simile al diramarsi del tessuto neuronale…

ma le sue immagini vengono …ma le sue immagini vengono mediate dalla memoria e dal 

t t li i ti i di hcontesto linguistico e, quindi, anche sempre dal medium di 

i i di i i i l icomunicazione di cui ci si avvale o ci si è avvalsi nei differenti contesti 

l lstorico‐culturali

Ti d lTirando le somme

i singoli fenomeni non esistono mai di per sé, ma solo in relazione, edi per sé, ma solo in relazione, e vengono distinti grazie al linguaggio

linguaggio e pensiero sono strumenti linguaggio e pensiero sono strumenti adattativi privi di oggettività  che 

di i l’ icondizionano l’esperienza umana pur senza conferirle oggettività 

il luogo utopico del pensiero non è solo il cervello, e nemmeno solo il corpo, ma il contesto lingistico‐culturale di riferimento

P i t i iPensiero a rete e comunicazione

il pensiero è un processo stocastico che connette istocastico che connette i concetti in reti di significatigrazie al linguaggiograzie al linguaggio

ogni lingua richiede però sempre un medium di comunicazione, che a sua volta influenza, oltre che lo stesso linguaggio, anche il pensiero e, quindi, anchepensiero e, quindi, anche l’esistenza umana

Modulo 1

Lezione 4Matteo Andreozzi

Filosofia teoretica2010‐20112010 2011

Articolazione e trasmissione del pensieroArticolazione e trasmissione del pensiero

L i 4Lezione 4

Le cornici delLe cornici del cervello

Tra medium e attività di pensieropensiero

Il bl d l i l t fi iIl problema del razionale e metafisico

finché l’uomo si considera un animale razionale è anche unanimale razionale è anche un animale metafisico perché…

se è fisico tutto ciò che è …se è fisico tutto ciò che è sensibile, allora il pensiero, in 

t ibil i tquanto soprasensibile, si mostracome ciò che sta oltre il sensibile, lt il fi i tá tá h ikéoltre il fisico, metá tá physiké

M. Heidegger, Introduzione a: “Che cos’è metafisica?”,  a cura di F. Volpi, Milano, Adelphi, 2008 p 932008, p. 93

M i Mi k ( i i t i li t i AI)Marvin Minsky (scienziato specialista in AI)

pensieri e cose sembrano appartenere a mondi del tutto separati opposti e inconciliabili:separati, opposti e inconciliabili: sembra infatti impossibile che il cervello (materia solida), possa pessere il supporto dei pensieri(realtà impalpabili)…

bisogna allora spiegare lamente …bisogna allora spiegare la menteservendosi di quel che mentale “non è ancora”, approcciandola cioè dal , pppunto di vista della biologia evoluzionistica

M. Minsky, La società della mente, a cura di G. Longo, Milano, Adelphi, 1989di G. Longo, Milano, Adelphi, 1989

Il i i t d l “ t ”Il pensiero spiegato dal “non pensante”

i l i li il i i ti i in analogia con gli sviluppi raggiunti in biologia, dove ci si è accorti che ogni cosa vivente è composta da cellule più p ppiccole, a loro volta composte da sostanze chimiche complesse, comprensibili però solo all’interno dicomprensibili però solo all interno di un’unica realtà di fondo…

…dobbiamo considerare che, come le ,parti di un corpo vivente che di per sé non sono “vita”, interagendo con le altre parti finiscono per costituire laaltre parti, finiscono per costituire la vita,  allo stesso modo vi sono diverse parti di un organo corporeo che di per sé non sono mentali, ma che se poste in relazione con altre, producono pensieropensiero

I f tti i d Ed lInfatti, come ricorda Edelman…

il processo neurobiologico del mentalesi fonda sull’architettura reticolare dinamica del tessuto cerebrale e sull’attività chimica ed elettrica dei neuroni, che permettono l’intercomunicazione tra tutti i nodi della rete sinaptica, la quale si auto‐organizza continuamente durante il suo sviluppo

G. Edelman, Sulla materia della mente, a cura di S. Frediani, Milano, Adelphi, 1999

S i tà di i i tà di i iSocietà di processi, società di pensieri

le decisioni del pensiero non hanno quasi mai spiegazioni semplici e q p g punivoche, ma sono in genere il risultato delle attività di grandi gsocietà di processi

le più grandi facoltà intellettive le più grandi facoltà intellettive derivano proprio da questa capacità umana di “società di pensieri” perumana di  società di pensieri , per lo studio della quale valgono gli stessi principi dell’approccio allestessi principi dell’approccio alle realtà complesse, e cioè…

A i ltà lApproccio a realtà complesse

1. bisogna considerare anzitutto come funzioni ogni gsua parte singolarmente presapresa

2. poi valutare come ciascuna parte interagisca con le altre

3. e infine comprendere come ple interazioni locali contribuiscano ad attuarecontribuiscano ad attuare l’azione dell’intero sistema

L i tà d ll tLa società della mente

per comprendere il funzionamento del cervello, è indispensabile scomporre il 

l t tt d ll tiprocesso e la struttura delle sue parti costituenti nelle parti più piccole, mostrando come ciascuna di esse siamostrando come ciascuna di esse sia collegata con le altre

Minsky cerca di mostrare come il Minsky cerca di mostrare come il cervello funzioni come menteparagonando il sistema nervoso a unavasta società organizzata, composta damolte parti diverse che potrebbero 

id t l ti ll hessere considerate le particelle che fungono da base per la costruzione di valide teorie del mentalevalide teorie del mentale

Gli ti t liGli agenti mentali

queste parti sono come delle “piccolemacchine”, definite «agenti mentali», h i i d iche convivono interagendo in un rapporto di collaborazione, ffid t i flittaffidamento reciproco e conflitto

gli «agenti mentali» eseguono i proprid ff “ ” d d l (ldifferenti “compiti” individuali (limitatidalla propria funzione specialistica), in 

d di tt t b di t lmodo direttamente subordinato al “compito” della totalità, e solo in 

i di d t t dapparenza indipendentemente daquesto: ogni «agente» non è di per sè“intelligente”intelligente

L’ i d ll t i di ffèL’esempio della tazzina di caffè

hi i li l i i per chiarire meglio tale interpretazione del mentale l’autore invita a sollevare una «tazzina di caffè»:una «tazzina di caffè»:

I tuoi agenti della PRESA vogliono reggere la tazzinareggere la tazzina.I tuoi agenti dell’EQUILIBRIO vogliono impedire che il caffè si versi.p ffI tuoi agenti del GUSTO vogliono che tu beva il caffè.I t i ti d lM liI tuoi agenti del MOVIMENTO vogliono portarti la tazzina alle labbra.

M. Minsky, La società della mente, a cura di G. Longo, Milano, Adelphi, 1989, p. 28Longo, Milano, Adelphi, 1989, p. 28

D ll i tà di i ll di i iDalle società di processi a quelle di pensieri

il discorso compiuto da Minsky, secondo cui il pensiero è dato solo nella relazione tra parti non pensanti, è poi applicabile anche aisignificati linguistici…

…nulla ha infatti significato di per se …nulla ha infatti significato di per se stesso, perché ogni significato sistabilisce soltanto in relazione constabilisce soltanto in relazione con altri significati acquisiti in precedenza: per pensare bisognaprecedenza: per pensare bisognaavere “già pensato”

I f tti i d Ed lInfatti, come ricorda ancora Edelman…

l’esperienza personale e contestuale del pensieromutua dal modello fisiologico p gi caratteri di aggregazione, scomposizione e trasmissione dei contenuti, trasformando un insieme di “segni” veicolati da un mediumall’interno di un determinato contesto di interazione in “sensi” in grado di essere analizzati, compresi e interpretati e riproponendo una struttura a rete di significati interconnessi e in continua evoluzione

F i li di i i t tiFamiglie di pensieri e rete semantica

i pensieri sono strutturati in «famiglie di pensieri» che si collegano tra loro, come i t tin un tessuto

la mente stessa è paragonabile a un textum una rete semantica di relazionitextum, una rete semantica di relazionitra i suoi stessi pensieri, ma…

ognimente costituisce dei significati in …ogni mente costituisce dei significati in modo diverso dalle altre e in modo sempre diverso da prima (non si danno p p (mai in noi due situazioni mentali identiche), dato che si trasforma, modificandosi continuamente proprio in forza dei pensieri nuovi 

Il f i t t l lIl funzionamento mentale quale processo

il funzionamento del mentale è allora paragonabile soprattutto a p g pun processo, inseparabile sia dal corpo , che dal contesto, che dai p , ,propri prodotti…

in base al quale la mente …in base al quale la mente modifica continuamente se stessa (in modo diverso a seconda dei(in modo diverso a seconda dei singoli individui) connettendopensieri e famiglie di pensieripensieri e «famiglie di pensieri» tra loro

M i fMemoria e frames

se il mentale è un processo che avviene solo sulla base di qualcosa qdi prodotto in precedenza, ciò è possibile solo in quanto la produzione mentale utilizza la struttura della memoria, (i i li i di(intrecciata con linguaggio e, di conseguenza, pensiero)…

…la quale è a sua volta composta di strutture di connessione già 

i it ll’ i tacquisite nell’esperienza passata e perciò memorizzate, dette frames

Il f t lIl frame mentale

un frame è una sorta di scheletro, qualcosa che somiglia un po’a un modulo di domanda con spazi o caselle dadi domanda, con spazi o caselle da riempire

un frame mentale è una struttura di ll l i d dicollegamento neurale in grado di 

determinare degli schemi di rappresentazione che offrono la possibilità di tenere a menteun’immagine minimale nel ricordo al fine di poter contestualizzare le semprep pnuove esperienze attraverso una“cornice” o “ossatura” già costruita

M. Minsky, La società della mente, a cura di G. Longo, Milano, Adelphi, 1989, p. 478

Il f d llIl fenomeno della conoscenza

è l’adattamento dei frameall’esperienza e alle informazionicomunicate tramitemedium checomunicate tramitemedium chedetermina la conoscenza, infatti…

...“apprendere” è fare dei ... apprendere  è fare dei cambiamenti utili nel funzionamento della nostra mente

la conoscenza non è un semplice accumulo di nozioni ma una continua ristrutturazione di esperienze eristrutturazione di esperienze e informazioni

M. Minsky, La società della mente, a cura di G. Longo, Milano, Adelphi, 1989, p. 228

D i k d K kh ( i l )Derrick de Kerckhove (sociologo)

approfondisce il discorso sui frames studiando ilsui frames studiando il modo in cui le tecnologie“incorniciano” il cervello in strutture ermeneutichestrutture ermeneutiche

D. de Kerckhove, Brainframes. Mente, tecnologia, mercato. Come le tecnologie della comunicazione trasformano la mente umana, a cura di B. Bassi,trasformano la mente umana, a cura di B. Bassi, Bologna, Baskerville, 1993

S li hi b tSe gli occhi non bastano…

gli studi neurobiologici mostrano come gli occhi siano paragonabili a g p gtelecamere molto povere, che consentono solo a pochi elementi di raggiungere il cervello, così…

…il cervello integra la povertà d’informazione visiva ricostruendo l’immagine sulla base dei pochi indizi che ha a disposizione e interpretando i dati in suo 

i l b i f lpossesso grazie al brainframe, la cornice del cervello

I b i fI brainframes

i i i i i noi siamo continuamente interpretati in forza delle nostre stesse interpretazioni, e quindi la nostrainterpretazioni, e quindi la nostra psiche subisce un forte influsso da parte degli strumenti tecnologici, “ l ti” “ t i” di t“prolungamenti” o “protesi” mediante cui, nelle svariate epoche, avviene l’ interazione tra corpo e mondop

è nel cervello che gli effetti della tecnologia si traducono in psicologia…

…e il brainframe è il modo in cui le tecnologie incorniciano i cervelli in strutture trasformando poi queste instrutture, trasformando poi queste in cultura (a strumenti diversi corrispondono pensieri diversi)p p )

L bi t ll bi tLo scambio tra cervello e ambiente

lo scambio tra cervello e bi iambiente si muove su tre 

livelli:1. il brainframe alfabetico 2. il brainframe televisivo3 il brainframe elettronico3. il brainframe elettronico

B i f lf b tiBrainframe alfabetico

l’ lf b t è il b i f iù l’alfabeto è il brainframe più importante e fondamentale per il modo occidentale di vedere emodo occidentale di vedere e pensare il mondo…

…in quanto ha influenzato i nostri rapporti con spazio e tempo (il passato sta a sinistra e il futuro a destra come nella scrittura)destra, come nella scrittura)…

…determinando la fiducia occidentale nella sequenzializzazione, nellanella sequenzializzazione, nella razionalizzazione (porre ordine in sequenza temporale e causale) e 

ll i i i ità i inella scomposizione in unità minori (scavare la materia e scomporla in unità più piccole)unità più piccole)

Alf b t li iAlfabeto e linguaggio

il linguaggio è il software che dirige l’organismo il linguaggio è il software che dirige l’organismo umano. Qualunque tecnologia eserciti un influsso significativo sul linguaggio influirà necessariamente anche sul comportamento sulnecessariamente anche sul comportamento sul piano fisiologico, emotivo e mentale. L’alfabeto è come il programma di un computer, ma molto più potente, più preciso, più versatile e più globale di p , p p , p p gqualunque altro programma mai scritto. Un programma progettato per far funzionare lo strumento più potente che esista: l’uomo stesso. L’ lf b i è f d ll’i d l llL’alfabeto si è fatto strada all’interno del cervello per definire le routine su cui si basa il firmwaredel brainframe alfabetico. L’alfabeto ha creato due rivoluzioni complementari una nel cervellodue rivoluzioni complementari, una nel cervello, l’altra nel mondo

D de Kerckho e Brainframes Mente tecnologia mercatoD. de Kerckhove, Brainframes. Mente, tecnologia, mercato. Come le tecnologie della comunicazione trasformano la mente umana, a cura di B. Bassi, Bologna, Baskerville, 1993, p. 39

B i f t l i i ( id f )Brainframe televisivo (videoframe)

la televisione non fornisce un la televisione non fornisce un significato mentale (come l’alfabeto) ma piuttosto unl alfabeto), ma piuttosto un significato corporeo che, in quanto anteriore alla logicaquanto anteriore alla logica, può essere molto più globale del pensierop

la verbalizzazione del brainframe alfabetico è resabrainframe alfabetico è resaaddirittura quasi impossibiledalla rapida sequenzap qaudiovisiva e dalla seduzionemultisensoriale del videoframe

T l i i b l i iTelevisione e sub‐muscolarizzazione

ò tt d i esso può attuare una seduzione multisensoriale, perché parla in primo luogo al corpo (la menteprimo luogo al corpo (la mentespesso vaga per conto proprio), il quale reagisce come “vittima” di unaquale reagisce come  vittima  di unaforza esterna agli stimoli provenienti dallo schermo con un fenomenodallo schermo con un fenomeno definito “sub‐muscolarizzazione”…

una simulazione dell’azione …una simulazione dell azione rappresentata, attuata seguendo l’azione del video con il corpo perl azione del video con il corpo, per ricavare un senso dal rapido succedersi delle immaginisuccedersi delle immagini

S d ll t l i i d l libSenso della televisione e senso del libro noi seguiamo l’azione in TV con il nostro noi seguiamo l azione in TV con il nostro 

corpo e addirittura ne imitiamo le smorfie per meglio comprenderla. […] La sub‐muscolarizzazione è l’interpretazione delmuscolarizzazione è l interpretazione del movimento e dell’azione mediante una sorta di mimica senso‐motoria che coinvolge tutto il corpo. La mia ipotesi è che g p pnoi interpretiamo i gesti, le posture e le espressioni in TV con una sorta di reazione sub‐muscolare, che si esprime nel tono e pnella tensione muscolare. Dunque, il “senso della televisione” non è lo stesso che il “senso del libro”

D. de Kerckhove, Brainframes. Mente, tecnologia, mercato. Come le tecnologie dellatecnologia, mercato. Come le tecnologie della comunicazione trasformano la mente umana, a cura di B. Bassi, Bologna, Baskerville, 1993, pp. 56‐57

L t l i i d l’La televisione guarda l’uomo

il b i f t l i i t il brainframe televisivo porta a pensare con l’intero corpo, ma così come la lingua parla l’uomo allocome la lingua parla l uomo, allo stesso modo bisognerebbe dire che non è l’uomo a guardare la TV: ènon è l uomo a guardare la TV: è essa che guarda gli uomini

mentre infatti nella lettura di un mentre infatti nella lettura di un libro si ha sempre il controllo nello scorrere le righe del testo «quandoscorrere le righe del testo, «quando la scansione televisiva incontra lo sguardo e realizza un contatto visivosguardo, e realizza un contatto visivo tra uomo e macchina, lo sguardo della macchina è il più potente»della macchina è il più potente»

Il t d ll T l i iIl potere della Televisione

Scene tratte dal film Quinto Potere

B i f l tt iBrainframe elettronico

il computer ha in parte restaurato l’equilibrio tra brainframeq ftelevisivo e brainframe alfabetico, creando una sorta di libro elettronico…

e dando così la possibilità di …e dando così la possibilità di rispondere e interagire con lo schermo video in un videoframeschermo video in un videoframeinterattivo, mediante  i meccanismi di interfaccia offertimeccanismi di interfaccia offerti dal computer

U f di i t iUna nuova forma di interazione

ilmondo dell’elettronica ha in pratica creato una nuova forma di interazione intermediaria trainterno ed esterno che amplia

t l t l ibilitànotevolmente le possibilitàcognitive umanei di l i i i media elettronici permettono di oltrepassare i propri limiti 

i d d ibil lcorporei, rendendo possibile la costituzione di una mente collettiva fondata su una sortacollettiva, fondata su una sorta di intelligenza connettiva

L’i i ll tti ttiL’inconscio collettivo‐connettivo

l’innumerevole quantità di dati, informazioni, video e immaginigconsultabili tramite PC, soprattutto dopo l’avvento di p pInternet, ha dato la possibilitàall’uomo di essere partecipe diall uomo di essere partecipe di una sorta di inconsciocollettivocollettivo…

…sviluppato in modo connettivodai diversi utenti di tutto ildai diversi utenti di tutto ilmondo

U d diUn nuovo modo di pensare

si può assistere così in etàcontemporanea al lento e silenziosoaffermarsi di una nuova forma diaffermarsi di una nuova forma di pensiero che si contrappone al pensiero analitico di stampo

t i h è d fi ibilcartesiano e che è definibile come pensiero sistemico…

che spiega la realtà in termini di …che spiega la realtà in termini di connessione e contesto e cheprivilegia un tutto gestaltiano come 

l di iù di di iqualcosa di più e di diverso rispettoalla somma delle singole parti: le proprietà dell’insieme si danno soloproprietà dell insieme si danno solo in forza delle reciproche interazioni delle parti tra loro

L l H idLa parola a Heidegger

S d d i M i H id diScene tratte da un documentario su Martin Heidegger diretto da Richard Wisser e Walter Rüdel

P d l i d ll’Prendere le misure dell’essere

l’uomo si sottomette ai significati e aglienti descritti dal principio di ragioneproprio della scienza e si dimentica cosìproprio della scienza e si dimentica cosìdi fare esperienza intuitiva del sensodell’«essente»: la relazione

servono un nuovo linguaggio e un nuovo pensiero metaforico,  che aiutino l’uomo a «prendere le misurel’uomo a «prendere le misure dell’essere», pur senza mai poterlo definire, conferendo così un nuovo ,ordine alla propria esistenza

M. Heidegger, «“...Poeticamente abita l’uomo...”»,in Saggi e discorsi,Mursia, Milano, 1976, pp. 131‐132

Il i i t iIl pensiero sistemico

il pensiero sistemico è opposto a quello analitico, perché mentre con q pquest’ultimo si decostruisce e astrae dal proprio contesto l’oggetto di p p ggconoscenza per comprenderlo…

il pensiero sistemico realizza …il pensiero sistemico realizza conoscenze in forza di relazioni e connessioni tra i diversi elementiconnessioni tra i diversi elementi sempre contestualizzati:  con esso si pone l’oggetto in una totalitàpone l’oggetto in una totalità sempre più ampia

L l H idLa parola a Heidegger

S d d i M i H id diScene tratte da un documentario su Martin Heidegger diretto da Richard Wisser e Walter Rüdel

U i d l lUna nuova percezione del reale

questo nuovo modo di pensare questo nuovo modo di pensare, favorito (ma non per questoanche causato in toto) dai nuovianche causato in toto) dai nuovimedia, comporta anche unanuova perce ione del realenuova percezione del reale…

…definibile come olistica o ecologica, in quanto pone l’accento più sull’intero che sulleparti e riconosce anche come questo intero sia inserito in entità globali più ampie

F itj f C (fi i )Fritjof Capra (fisico)

Se si pone l’esempio dell’esperienza del guardare un albero, nella percezione analitica del mondo direi che l’albero èanalitica del mondo direi che l albero è fatto di determinate strutture fondamentali – tronco, rami, foglie, f f gradici – e descriverei questi elementi come meglio mi fosse possibile. In un secondo momento direi anche che essisecondo momento direi anche che essi interagiscono, e poi descriverei questi processi di interazione, ma al primo 

l N llposto vengono le strutture. Nella percezione olistica offerta dal pensiero sistemico direi che l’albero è unsistemico direi che l albero è un fenomeno che connette il Cielo e la Terra. 

P i d i t iPensare in modo sistemico

L f tt il d ll f t i t i Lo fa attraverso il processo della fotosintesi, che si svolge nelle foglie. Per ottenere la massima efficacia le foglie sono distribuite l d di i i isul ramo secondo una certa disposizione, in 

modo tale che siano tutte rivolte verso il Sole. Hanno bisogno di essere nutrite, ed è gper questo che occorrono un tronco e delle radici. Cè il nutrimento che viene dalla Terra e il nutrimento che viene dal Sole, e i due si e ut e to c e e e da So e, e due smescolano nell’albero. I processi implicati sono numerosissimi, e quei processi creano determinate strutture e questo è quello chedeterminate strutture, e questo è quello che vediamo quando guardiamo l’albero pensando in modo sistemico

F. Capra, D. Steindl‐Rast e T. Matus, L’universo come dimora. Conversazioni tra scienza e spiritualità, a cura di B. Amato‐Gaudo, Milano, Feltrinelli, 1993, p. 140, , , , p

Ti d lTirando le somme

il mentale è strutturato in modo reticolare, così come il cervelloreticolare, così come il cervello

le “società di processi” neuronalisono anch’esse parallele allesono anch esse parallele alle “società di pensieri” cognitive

nel formarsi di queste reti di pensieri sono però di fondamentale importanza la memoria, il contestodi interazione e il medium di comunicazione

M di di i di di iMedium diversi, mondi diversi

diversi medium di comunicazione corrispondono a diverse facoltà dicorrispondono a diverse facoltà di pensare, che determinano diverse percezioni della realtàpercezioni della realtà

il pensiero sistemico favorito dal b i f l tt i bbrainframe elettronico sembra meglio adattarsi alla stessa 

i i d l iorganizzazione del pensiero e sembra più adatto a comprendere 

d l l l àin modo olistico la realtà

Modulo 1

Lezione 5Matteo Andreozzi

Filosofia teoretica2010‐20112010 2011

A ti l i t i i d l iArticolazione e trasmissione del pensiero

L i 5Lezione 5

Il logos qualeIl logos quale medium e techne

Tra oralità e scritturascrittura

M h ll M L h (1911 1980)Marshall McLuhan (1911–1980)

interesse per l’avvento della tecnologia elettronica 

indagine che pone in parallelo il concetto di strumento di comunicazione con quello di strumento tecnicostrumento tecnico

M McLuhan e Q Fiore Il medium è il massaggio a cura di RM. McLuhan e Q. Fiore, Il medium è il massaggio, a cura di R. Petrillo, Milano, Feltrinelli, 1981

M. McLuhan, Gli strumenti del comunicare. Mass media e società moderna a cura di E Capriolo Milano Net 2002società moderna, a cura di E. Capriolo, Milano, Net, 2002

M. McLuhan, Dall’occhio all’orecchio, a cura di G. Gamaleri, Roma, Armando, 1986

L i l i d i di l tt i iLa rivoluzione dei media elettrici

il d id l è l d ll il mondo occidentale è sconvolto dalla rivoluzione causata dai media elettrici …

ma visto che non si può scegliere di non …ma visto che non si può scegliere di non vivere nel mondo in cui è in atto tale trasformazione, l’atteggiamento più giusto sarebbe quello di:

1. disporsi nel mutamento ambientale2. prendere atto di esso3. aderirvi per esserne consapevolmente 

t ipartecipe evitando sia i moralismi, come 

l’indignazione morale e la nostalgia dell indignazione morale e la nostalgia del passato, che i trionfalismi, come l’ accettazione acritica ed entusiasta

Ri d d H id il G l h itRicordando Heidegger: il Gelassenheit

non si tratta di “scappare” dal mondo della tecnica moderna, ma di raggiungere il compromesso di “sostarvi al suo interno pnella maniera giusta”:

1. bisogna dunque indagare la tecnica adottando un atteggiamento tra il si e iladottando un atteggiamento tra il si e il no, abbandonandosi ad essa,  mettendosi però al contempo a sua di i i (G l h it)disposizione (Gelassenheit) e…

2. …rifiutare l’atteggiamento sia dei tecnofili, che colgono solo gli aspetti ec o , g g ppositivi della rivoluzione tecnologia, sia quello dei tecnofobi, intimoriti da essa, e considerare gli strumenti tecnici comee considerare gli strumenti tecnici come qualcosa che non è nulla di assoluto, ma che dipende da un qualcosa di più alto

L’ bb i d ll t iL’abbraccio della tecnica

se all’abbraccio della tecnica non si se all abbraccio della tecnica non si può comunque sfuggire, allora quando si utilizza una nuova tecnologia bisognasi utilizza una nuova tecnologia bisogna abbracciarla e diventarne partecipi, in un rapporto quasi di simbiosi

è sempre stato così, ma con le nuove tecnologie c’è una maggiore 

àpervasività, e questo in quanto le tecniche precedenti erano parziali e frammentarie mentre quelle odierneframmentarie, mentre quelle odierne sono totali e inclusive, e creano perciò una con‐fusione a causa della qualeuna con fusione a causa della quale non si riesce più a distinguere gli elementi in gioco (uomo e macchina)

Il t i bi ti l t iIl rapporto simbiotico con la tecnica

è sempre stato così; è soltanto però nell’era elettrica che l’uomo ha l’opportunità di riconoscere questol opportunità di riconoscere questo matrimonio con la propria tecnologia […]. Il rapporto dell’uomo del XX secolo con il computer non è molto diverso per suacomputer non è molto diverso per sua natura dal rapporto dell’uomo preistorico con la barca o con la ruota, con l’i t t diff h t tt ll’importante differenza che tutte le precedenti tecnologie ed estensioni dell’uomo erano parziali e frammentarie, 

ll l h lmentre invece quelle elettriche sono totali e inclusive

M. McLuhan, Dall’occhio all’orecchio, a cura di G. Gamaleri, Roma, Armando, 1986, p. 65

Ri d d d K kh il id fRicordando de Kerckhove: il videoframe

la televisione non fornisce un significato mentale (come l’alfabeto), ma piuttosto un significato corporeo che, in 

t t i ll l i òquanto anteriore alla logica, può essere molto più globale del pensieropensiero

la verbalizzazione del b i f lf b ti èbrainframe alfabetico è resaaddirittura quasi impossibiledalla rapida sequenzadalla rapida sequenzaaudiovisiva e dalla seduzionemultisensoriale del videoframemultisensoriale del videoframe

L t l i i d l’La televisione guarda l’uomo

il b i f t l i i t il brainframe televisivo porta a pensare con l’intero corpo, ma così come la lingua parla l’uomo allocome la lingua parla l uomo, allo stesso modo bisognerebbe dire che non è l’uomo a guardare la TV: è essanon è l uomo a guardare la TV: è essa che guarda gli uomini

mentre infatti nella lettura di un libro mentre infatti nella lettura di un libro si ha sempre il controllo nello scorrere le righe del testo «quando lale righe del testo, «quando la scansione televisiva incontra lo sguardo e realizza un contatto visivosguardo, e realizza un contatto visivo tra uomo e macchina, lo sguardo della macchina è il più potente»macchina è il più potente»

I i di i l t l iI pregiudizi verso la tecnologia bisogna indagare la tecnologia senza bisogna indagare la tecnologia senza pregiudizi, in quanto:

1. i pregiudizi sono legati al punto di1. i pregiudizi sono legati al punto di vista dell’ uomo alfabetizzato, ancora in simbiosi con lo strumento tecnico tili t d t t (utilizzato precedentemente (come 

accadde anche nel Fedro , dove Platone sostiene che la scrittura alfabetica, ,nuova tecnologia del suo tempo che si andava sostituendo alla cultura orale, i d b li l t )indebolisce la mente);

2. il singolo individuo non può nulla, per intervenire nel mutamento radicaleintervenire nel mutamento radicale che è in atto, ma servirebbe piuttosto uno sforzo sociale collettivo

L t h è diLa techne è un medium

nonostante dinanzi alla technemoderna la reazione immediatadell’uomo che si sente da essadell uomo che si sente da essadominato, sia quella di apporvi un netto rifiuto, la cosa migliore da fare 

bb d ll di i lsarebbe dunque quella di approcciarlasenza preconcetti e senza dimenticareil suo ruolo – fondamentale per la vita pdell’essere umano – di medium

la tecnica è infatti anzitutto un di (d l l i “ l h è imedium (dal latino “quel che è in 

mezzo”), in quanto è qualcosa che pone in mediazione l’organismo epone in mediazione l organismo e l’ambiente, e nello specifico funge da tramite tra uomo e mondo 

Il di l t iIl medium quale protesi

qualsiasi medium è l’estensione di una facoltà umana, ed è quindi quna vera e propria…

protesi che l’uomo inventa per …protesi che l uomo inventa per rendere più agevole il suo adattamento al mondoadattamento al mondo, sopperendo mediante un prolungamento potenziamentoprolungamento‐potenziamento artificiale (occhiali, telefono, scrittura) a una propria mancanzascrittura) a una propria mancanza o incompiutezza naturale

U di i it lUna mediazione vitale

l’uomo è probabilmente l’unicaspecie caratterizzata da un nonspecie caratterizzata da un non‐adattamento a un determinato

bambiente se è divenuto capace di viverepsu tutto il globo e in qualsiasizona climatica questo è statozona climatica, questo è statopossibile proprio grazie allamedia ione della technemediazione della techne

I i t i ’è l t l i ?In sintesi, cos’è le tecnologia?

Scene tratte dal documentario Zeitgeist: Addendum

Il li i l t hIl linguaggio quale techne

il linguaggio, in questo senso, rappresenta la prima e più pp p pfondamentale tecnologia umana 

mediante il logos l’uomo ha dato nome ai fenomeni, dando luogo alla possibilità di distinguerli e 

i li h h t lcomunicarli, ma ha anche posto le basi per lo sviluppo del pensiero cosciente poiché ha determinatocosciente, poiché ha determinato, tramite il linguaggio, la relazione di alterità tra soggetto e oggetto, gg gg ,tramite cui l’uomo si riconosce e rispecchia 

I f tti di h G hlInfatti, come diceva anche Gehlen…

la lingua è una forma di «azione» paragonabile a tutti gli effetti alla tecnica: rappresenta anzi proprio la prima e più determinante tecnica di 

isopravvivenza umana il logos è un «sapere fare» che 

di ll li i liconsente di allontanare gli stimoli dalle cose e di scambiarsi i f i i tili ll’ iinformazioni utili all’agire

A. Gehlen, Prospettive antropologiche, a cura di V. Rasini e S. Cremaschi, Milano, Il Mulino, 1990, pp. 77‐82pp

Il li i l t hIl linguaggio quale techne

il linguaggio, quale tecnica di comunicazione del pensiero e delcomunicazione del pensiero e del sapere, rappresenta la prima svolta epocale in assoluto, poiché p , pcertifica la comparsa dell’ uomo

mediante esso l’uomo è riuscito infatti a mediare il proprio rapporto con il mondo tramite un ppsistema di metafore e simboli che traduce l’esperienza dei nostri sensi, tradendola però al tempo stesso

M t h Ni t hMa come sosteneva anche Nietzsche…

dall’esperienza della vita, colta nella suacommistione di ragione e sentimento, nell’essere umano si sviluppano sia la pratica

i l d l li i hmateriale del linguaggio che, successivamente, l’esercizio teorico del pensiero; nuove «metafore» di un’unicai i i i il t ll dioriginaria esperienza, sviluppate allo scopo di 

garantire la sopravvivenza le parole non sono solo indissolubilmente

legate alla sopravvivenza umana, ma sonodunque anche delle «metafore di metafore» che, in quanto traduttrici di un’esperienzadi tt h t dit i i d ll tdiretta, sono anche traditrici della stessarealtà, nonché carceriere del caos originariodella vita

F. Nietzsche, Verità e menzogna in senso extramorale, in F. Nietzsche, Opere di Friedrich Nietzsche, vol. III, tomo II, a cura di G Colli e M Montanari Milano Adelphi 1973cura di G. Colli e M. Montanari, Milano, Adelphi, 1973

Il l i f t fIl logos in‐forma e tras‐forma

il medium linguistico è una “metafora attiva dei nostrimetafora attiva dei nostri sensi” che però non si limita 

f hé èa in‐formare, perché è sempre artefice anche di una tras‐formazione….

sia dei contenuti che …sia dei contenuti che trasmette, che dell’uomo che si ser e dello str mentoche si serve dello strumento

F t tForma e contenuto

i media tecnologici non sono neutrali in quanto, seppur q ppinvisibilmente, sono tanto pervasivi da plasmare qualsiasi attività dell’ uomo, e lo fanno più attraverso la loro forma che 

il lattraverso il loro contenuto dal punto di vista degli “strumenti del comunicare” la forma è addirittura una cosa sola 

il t t fi i ìcon il contenuto e finisce così per determinarlo

Il di è il i il i ?Il medium è il messaggio…o il massaggio?

il medium è il messaggio in quanto plasma i contenuti chequanto plasma i contenuti che trasmette, ma…

ilmedium è anche il massaggio …ilmedium è anche il massaggioin quanto plasma  persino l’uomo h i d ll t tche si serve dello strumento

il medium che più adoperiamo ci condiziona in qualche modo e contribuisce a plasmare la nostra mente in modo implicito, massaggiandoci e rassicurandoci

St i d l i d ll i iStoria del pensiero e della comunicazione

trattare del sorgere del pensiero al fine di chiarire il senso delle attuali trasformazioni elettroniche che investono il rapporto originario tra il pensiero e il proprio medium (il linguaggio) significa…

…trattare della stessa storia della comunicazione, le cui tappe principali sono la cultura orale, la scrittura, la stampa e la scritturaelettronica‐ipertestuale

W lt J O (1912 2003)Walter J. Ong (1912–2003)

approfondisce la storia della cultura occidentale attraverso la storia della comunicazione e il susseguirsi di medium diversamente dominanti

nessun medium ha infatti mai annullato il precedente,  semmai lo ha inglobato

W. J. Ong, Oralità e scrittura. Le tecnologiedella parola, a cura di A. Calanchi e R. Loretelli, Bologna, Il Mulino, 1986

C lt l i i d iCultura orale primaria e secondaria

l’homo sapiens‐homo socialis si è formato anzitutto mediante ilformato anzitutto mediante il discorso orale, nato circa 30.000‐50 000 anni fa mentre la scrittura50.000 anni fa, mentre la scrittura risale a solo 6.000 anni fa

i t i f tti t i l esiste infatti una sostanziale differenza tra la cultura orale i i h lprimaria, che non conosce la 

scrittura, e la cultura orale d flsecondaria, invece influenzata 

dalla scrittura

T tti i d l iTratti ovvi del pensiero…

differen e di fondo sono state scoperte in anni differenze di fondo sono state scoperte in anni recenti tra i modi della conoscenza e dell’espressione verbale nelle culture a oralità primaria vale a dire culture senza la scritturaprimaria – vale a dire culture senza la scrittura –e quelli delle culture profondamente influenzate dall’uso della stessa. Con sorprendenti implicazioni: molti dei tratti per noi ovvi delimplicazioni: molti dei tratti per noi ovvi del pensiero e dell’espressione letteraria, filosofica e scientifica, nonché della comunicazione orale tra alfabetizzati non sono dell’uomo in quanto talealfabetizzati, non sono dell uomo in quanto tale, ma derivano dalle risorse che la tecnologia della scrittura mette a disposizione della coscienza umana. Abbiamo, dunque, dovuto rivedere il u a a bb a o, du que, do uto ede enostro modo stesso di intendere l’identità umana.

W. J. Ong, Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola, a cura di A. Calanchi e R. Loretelli, Bologna, Il Mulino, 1986, Ivi, p. 19

L itt è di d ll’ litàLa scrittura è dipesa dall’oralità…

la stessa scrittura però dipende dall’oralità e non ne può fare a meno in quanto l’oralità precedein quanto l oralità precede cronologicamente la scrittura, la quale è infatti fonocentrica, perché copia e rappresentazione dell’oralità: leggererappresentazione dell oralità: leggere un testo significa convertirlo in suono con l’ immaginazione

Milman Parry sostiene che i poemi omerici (primi testi scritti a nostra disposizione) sono stati compostidisposizione) sono stati composti proprio secondo scelte metriche che ne rivelano l’originale formulazione orale (il poeta dipendeva dallaorale (il poeta dipendeva dalla memoria orale)

h i l t l’ lità…ma ha poi scalzato l’oralità

la scrittura ha però successivamente avuto il sopravvento sull’oralità ed èsopravvento sull oralità ed è diventata gradualmente il medium dominante: un medium non annulla mai infatti i suoi predecessori, ma li ingloba

il fatto che il nuovo modo di immagazzinare sapere sia passato da formule mnemonichepassato da formule mnemoniche al testo scritto ha liberato la mente, dandole la possibilità dimente, dandole la possibilità di formulare pensieri più astratti e originali

D l d d i i l d d i iDal mondo dei suoni al mondo dei segni

il medium di comunicazione del pensiero è sempre t fi diartefice di una 

trasformazione antropologica profondaprofonda

per meglio comprendere una civiltà che si è affidata allaciviltà che si è affidata alla cultura scritta è però necessario indagare anzituttonecessario indagare anzitutto la cultura orale, analizzando quello che è stato il passaggio q p ggdal mondo dei suoni al mondo dei segni 

Il d d i iIl mondo dei suoni

nel mondo dei suoni (dell’oralità dell’udito e(dell oralità, dell udito e dell’orecchio) prevale la dimensione temporale

l l d li le parole sono degli eventi che accadono e non sono sotto il controllo dell’ uomocontrollo dell’ uomo 

Il d d i iIl mondo dei segni

nel mondo dei segni (della scrittura,  della vista e degli , gocchi) prevale la dimensione spazialedimensione spaziale

le parole sono divenute i bili lcose immobili nel tempo, 

perché se l’udito è deperibile ed evanescente, la vista può fermare a sta può e a esempre l’immagine

O lità til i t l tOralità: stile e interlocutore

nell’oralità si richiamavano informazioni alla memoria grazie a caratteristiche proprie del pensierocaratteristiche proprie del pensiero dell’oralità, quali:

1. lo stile formulaico, caratterizzato da ,“frasi fatte” e formule ritmiche

2. lo stile dialogico, tipico di un logosstrettamente connessostrettamente connesso all’interlocutore

3. il carattere paratattico tipico di frasi p pcoordinate (e non subordinate)

4. il carattere aggregativo tipico di frasi fi id d tifisse e ridondanti

5. il carattere conservatore tipico di frasi ribadite e ripetutefrasi ribadite e ripetute

O lità i it iOralità: pensare in situazione

ll’ lità i li i nell’oralità pensiero e linguaggio sono vicini all’esperienza umana in quanto connessi con la situazione a cui fanno riferimento, e sono perciò ancora caratterizzati da:

1 tono agonistico tipico di una1. tono agonistico, tipico di una conoscenza ancora immersa nella viva esperienza umana, in un contesto di b li b li li i l ibattaglie verbali con gli interlocutori 

2. tono enfatico e partecipativo, che evidenzia una stretta connessione traevidenzia una stretta connessione tra colui che pensa e quel che sta pensando mentre parla

3. tono omeostatico, che tende a mantenere un equilibrio psichico eliminando i ricordi di scarso rilievoeliminando i ricordi di scarso rilievo

L’ t d ll ittL’avvento della scrittura

l’avvento della scrittura quale sistema l’avvento della scrittura, quale sistema codificato di marcatori visivi, ha favorito capacità di astrazione e stilizzazione senzacapacità di astrazione e stilizzazione senza le quali  il progresso dell’umanità, almeno in senso tecnico‐scientifico, non sarebbe mai avvenuto

in quanto processo di astrazione che mette fuori gioco il dato concreto, la scrittura può essere in un certo senso associata a una “ ” h i l d“morte” che, in quanto tale, rende immortali le parole dando loro la possibilità di risorgere in illimitati contesti grazie a undi risorgere in illimitati contesti grazie a un numero potenzialmente illimitato di lettori 

Di i i t i di ittDiversi sistemi di scrittura

i principali sistemi di scrittura sono:

1. il sistema cuneiforme della mesopotamia (3 500 a C )mesopotamia (3.500 a.C.)

2. i geroglifici egiziani (3.000 a.C.)l ( )3. la scrittura cinese (1.500 a.C.)

4. la scrittura B minoica (1.200 a.C.)

5. la scrittura maya (50 d.C.)5. la scrittura maya (50 d.C.)6. la scrittura atzeca (1.400 d.C.)

Alf b t “ i i i ” “ l t ”Alfabeto “originario” e “completo”

L’ alfabeto originario (da cui derivano tutti gli altri) è stato inventato nel 1.500 a C da popolazioni semitiche ina.C. da popolazioni semitiche in Mesopotamia, ed è nato e si è sviluppato dall’ oralità, infatti…

…nell’alfabeto semitico, e ancora oggi in quello arabo ed ebraico, sono presenti consonanti alle quali il lettorepresenti consonanti alle quali il lettore, mentre legge, deve aggiungere delle vocali

con i greci si elabora poi un “alfabeto completo” di consonanti e vocali, e si abbandona così l’oralità, cui era ancora abbandona così l oralità, cui era ancoralegata la lettura che doveva vocalizzare il testo scritto

D ll’ lità ll ittDall’oralità alla scrittura

il passaggio definitivo dall’oralità(pensiero situazionale) alla scrittura (pensiero astratto e analitico) avviene soltanto dopo l t l diff i d lla scoperta e la diffusione del testo scritto a stampa 

l M di i l nel Medioevo si leggeva ancora ad alta voce, ma con la stampala lettura diventa un’esperienzala lettura diventa un esperienza sempre più intima che rende inutile la lettura ad alta voceinutile la lettura ad alta voce accelerando l’atto di lettura

U f di i t iUna nuova forma di interazione

i il d d ll’ l i h oggi, ilmondo dell’elettronica ha creato una nuova forma di interazione che ha favorito lointerazione che ha favorito lo sviluppo di una nuova forma di pensiero che si contrappone al p pppensiero analitico della civiltàdella scrittura e che è definibilecome pensiero sistemico

esso spiega la realtà in termini di i t tconnessione e contesto e 

privilegia un tutto gestaltianocome qualcosa di più e di diversocome qualcosa di più e di diversorispetto alla somma delle parti

Il i i t iIl pensiero sistemico

il pensiero sistemico è opposto a quello analitico, perché mentre con q pquest’ultimo si decostruisce e astrae dal proprio contesto l’oggetto di p p ggconoscenza per comprenderlo…

il pensiero sistemico realizza …il pensiero sistemico realizza conoscenze in forza di relazioni e connessioni tra i diversi elementiconnessioni tra i diversi elementi sempre contestualizzati:  con esso si pone l’oggetto in una totalitàpone l’oggetto in una totalità sempre più ampia

Ti d lTirando le somme

la tecnica è un prolungamento e potenziamento dell’uomoe potenziamento dell uomo che media il suo rapporto con il mondoil mondo

il linguaggio è la prima e più f d t l t l ifondamentale tecnologia umana 

ogni medium di comunicazione trasforma sia il messaggio che l’uomo

P i i t i itt i t t lPensiero sistemico e scrittura ipertestuale

diverse facoltà di pensaredeterminano anche diverse percezioni della realtàpercezioni della realtà

se la cultura orale è caratterizzata da un pensiero situazionale e quellaun pensiero situazionale e quella scritta da uno analitico e astratto, quella della scrittura ipertestuale mostra una tendenza verso ilmostra una tendenza verso il pensiero sistemico

il pensiero sistemico sembra meglio il pensiero sistemico sembra meglio adattarsi alla stessa organizzazione del pensiero e sembra più adatto a 

d i d li ti lcomprendere in modo olistico la realtà

Modulo 1

Lezione 6Matteo Andreozzi

Filosofia teoretica2010‐20112010 2011

A ti l i t i i d l iArticolazione e trasmissione del pensiero

L i 6Lezione 6

La scritturaLa scrittura ipertestuale

Internet e il World Wide WebWeb

L ti i d ll t iLa narcotizzazione della tecnica

secondo McLuhan gli uomini sono così narcotizzati dalle loro stesse estensioni tecnologiche che non si rendono conto dell’influenza che 

h ll l itesse hanno sulla loro vita siamo talmente abituati alla 

i li h di h lscrittura lineare che crediamo che la sequenza sia un carattere intrinseco d ll t idello stesso pensieroma…

…così ragioniamo facendo perno ll’ tti ità fi l disull’attività finale di un processo 

originariamente non sequenziale

D ll ll l ittDalla voce alla parola scritta

il passaggio dall’intenzione di comunicare alladi comunicare alla riproduzione del pensiero necessita sempre infatti di unmediumun medium

…e questo può essere la q pvoce (discorso orale) o la parola scritta (discorsoparola scritta (discorso scritto)

Il i d fi iti ll ittIl passaggio definitivo alla scrittura

l’invenzione medievale del libro a stampa, simbolo del passaggiostampa, simbolo del passaggio definitivo dall’oralità (pensiero situazionale) alla scrittura (pensierosituazionale) alla scrittura (pensiero astratto e analitico), rappresenta solo un possibile esempio disolo un possibile esempio di scrittura alfabetica…

h ò it i …che però esercita una pressione sulle capacità di elaborazione 

l d l llsequenziale del cervello

L t tt ti l d l iLa struttura reticolare del pensiero

l’attività di pensiero ha una struttura reticolare simile al diramarsi delreticolare simile al diramarsi del tessuto neuronale…

ma le sue immagini vengono …ma le sue immagini vengono mediate dalla memoria e dal 

t t li i ti i di hcontesto linguistico e, quindi, anche sempre dal medium di 

i i di i i i l icomunicazione di cui ci si avvale o ci si è avvalsi nei differenti contesti 

l lstorico‐culturali

L t d i i ifi tiLa rete dei significati

l’esperienza personale e contestuale mutua dal modello fisiologico i caratteri gdi aggregazione, scomposizione e trasmissione dei contenuti, trasformando un insieme di “segni” veicolati da un medium all’interno di un determinato contesto di interazione in “sensi” in grado di essere analizzati, compresi e interpretati e riproponendo una struttura a rete di significati interconnessi e in continua evoluzione

L i d l lib l iLa pressione del libro sul pensiero

il libro a stampa riordina però nel modo “sequenziale” della qscrittura alfabetica un flusso di pensieri chepensieri che…

…si fonda sull’interazione e sulla connessione delle cellule neurali e il quale almeno inneurali e il quale, almeno in prima istanza, si presenta in 

d “ i l ”modo “non sequenziale”

Il d ll’i i htIl caso dell’insight

b ti ll i h i basti pensare alla sensazione che si prova quando ci si accinge a scrivere e ci si sente sopraffatti dalle idee fino a unsente sopraffatti dalle idee fino a un momento di insight

l’i i ht i t i ill i i l’insight consiste in una illuminazione improvvisa derivata dal gioco combinato di più facoltà che ristruttura in un istantedi più facoltà, che ristruttura in un istante il campo percettivo conferendo un sensoa tutti gli elementi prima consideratia tutti gli elementi prima considerati all’interno di un quadro confuso 

l è l i lità t il quel senso è la sequenzialità, mentre il quadro confuso è la reticolarità dei concetti all’interno della menteconcetti all interno della mente

L’ ffi i d l lib tL’efficacia del libro a stampa

per favorire la trasmissione (scrittura) e ricezione (lettura) del pensiero risultano d di f d l i ildunque di fondamentale importanza il medium utilizzato per veicolare la 

il t t di i t i iconoscenza e il contesto di interazione in cui avviene lo scambio di informazioni, che deve avvenire nelmodo più direttodeve avvenire nel modo più diretto, economico e semplice possibile

ti ti i il lib t è per questi motivi il libro a stampa è rimasto a lungo la forma più diffusa per t tt l i f i i ltrasmettere le informazioni e le conoscenze, ma forse oggi non non più anche la più efficaceanche la più efficace

L l tà di di d ll’ tLa volontà di dire dell’autore

il libro a stampa rimane ancora oggi il modello di ogni scrittura,oggi il modello di ogni scrittura, in quanto protocollo dotato di completezza di informazione e dicompletezza di informazione e di argomentazione, ma…

la volontà di dire si può …la volontà di dire si può esprimere in diversi stili, che 

t l ifi hrappresentano le specifiche modalità espressive con cui il 

i i i ipensiero viene esteriorizzato

P i tilPensiero e stile

pensiero e stile devono dunque essere considerartidunque essere considerarti come un’unità in quanto…

…il legame tra il contenuto (il cosa si pensa) e la forma(il cosa si pensa) e la forma (il come si pensa) è indissolubile e determina le diverse verità del pensierodiverse verità del pensiero stesso

C i iCosa si pensa e come si pensa

il “cosa si pensa” è così strettamente connesso alstrettamente connesso al “come si pensa” che “fare fil fi ” è i hfilosofia” è, ancor prima che una teoria, una pratica 

in quanto tale, essa esige una tecnica, sia per l’esperienzatecnica, sia per l esperienza teorica del pensare che per la pratica materiale dello scriverepratica materiale dello scrivere

L li i b i li il iLa lingua imbriglia il pensiero

d Ni h il i è secondo Nietzsche il pensiero è qualcosa che si produce da sé (senza 

t ) tt int i ioniun vero autore) attraverso intuizioni derivate dal gioco di connessioni casuali effettuato dalla facoltà dicasuali effettuato dalla facoltà di immaginazione sui dati inconsci presenti nella memoria (pensare èpresenti nella memoria (pensare è fare emergere)…

soltanto in un secondo momento …soltanto in un secondo momento interviene l’intelletto linguistico imbrigliando i concetti nelle proprieimbrigliando i concetti nelle proprie categorie logiche e razionali

Lib t t ?Libro o testo?

l i lità d l lib d i d ll se la sequenzialità del libro deriva dalla complessa trama di pensieri non sequenziali, per comprendere il rapporto q , p p pptra il pensiero e il proprio medium è necessario innanzitutto distinguere il libro dal testo:libro dal testo: 

1. ogni libro è costituito da testi che si presentano “in sequenza”, ma…p q ,

2. …il testo (dal latino “texere”, che significa “quel che è intessuto‐i i ”) è l’i i i diintrecciato”) è l’intreccio proprio di uno scritto, una trama‐tessitura complessa che si ramifica in modocomplessa che si ramifica in modo “non sequenziale”, in una combinazione e intreccio di nodi in relazioni e connessioni reciprocherelazioni e connessioni reciproche

T t i t t ?Testo o ipertesto?

l t t d t t analogamente a quanto accaduto tra oralità e scrittura, oggi stiamo assistendo al passaggio dalla scrittura p ggalfabetica della letteratura alla scrittura ipertestuale della Rete, che si affianca alla prima in modo dirompente ealla prima in modo dirompente e pervasivo, combinandosi e interagendo con essa 

entrambi i media sono accomunati dal fatto che perseguono il tentativo di rappresentare al meglio il pensiero marappresentare al meglio il pensiero, ma il punto è se questo non stia forse diventando un pensiero diverso da quello comunicato tramite i media più tradizionali

S itt di it l itt i t t lScrittura digitale e scrittura ipertestuale

mentre la scrittura digitale rappresenta ancora una forma pppropria di scrittura alfabetica, la scrittura ipertestuale siscrittura ipertestuale si differenzia dalla scrittura alfabetica soprattutto peralfabetica soprattutto per 

1. la liquidità (non sequenziale)2. la struttura a rete (non lineare)3 il ruolo centrale del lettore (co‐3. il ruolo centrale del lettore (co

autore del testo)

Il l tIl personal computer

il personal computer oggi non è più un semplice elaboratore di p pdati elettronico, ma ha assunto le funzioni:funzioni:

1. sia di una macchina da scrivere, t it t ti ditramite strumenti di videoscrittura 

2. sia di un telegrafo, tramite la tecnologia telematica e la gRealtà Virtuale del World Wide WebWeb

L i i i tLa comunicazione in rete

tramite il personal computer siamo oggi in grado di produrre un pensiero che viene comunicato in rete, sotto la forma di un ipertesto indefinito, in continua evoluzione ed espansione…

…il quale rappresenta il modo di proporsi della comunicazione online, ma anche il luogospecifico della scrittura ipertestuale

Una domanda fondamentale: c’è differenza?Una domanda fondamentale: c è differenza?

Internet World Wide Web

la questione non è così scontata…

L il d ll’i t t lità MLo sviluppo dell’ipertestualità: Memex

le basi concettuali per lo sviluppo dell’ipertestualità furono poste verso il 1945 daMemex un sistema (maiil 1945 da Memex, un sistema (mai costruito) proposto da Vannevar Bush nel testo As WeMay Think, in grado di interconnettere informazioni archiviate su microfilmmicrofilm...

….il quale fu il primo a proporre un metodo rivoluzionario dimetodo rivoluzionario di indicizzazione della conoscenza, muovendo dal presupposto per il 

l l t f iquale la mente umana non funziona per catalogazione e indicizzazione, ma piuttosto per associazionema piuttosto per associazione

MMemex

R i i di ’ l i i l di MRegistrazione di un’esplorazione virtuale di Memexelaborata per il 50° anniversario di As WeMay Think

L il d ll’i t t lità X dLo sviluppo dell’ipertestualità: Xanadu

nel 1965, sulla base di Memex, prese vita Xanadu, un’immensa biblioteca virtuale progettata dal liberalista tecnologico Theodore Nelson

dotata di un software per l’archiviazione, la gestione e lal archiviazione, la gestione e la distribuzione delle informazioni, Xanadu era in grado di articolare ilXanadu era in grado di articolare il contenuto dei dati in moduli interconnessi e proporsi anche comeinterconnessi e proporsi anche come sistema di editoria istantanea, cooperativa e collettivacooperativa e collettiva

L il di I t t l’i t tLo sviluppo di Internet, verso l’ipertesto

a consentire la costruzione dei primi sistemi ipertestuali furono:

1. i linguaggi di markup sviluppati dalla IBM, in grado di scomporre , g pe catalogare le varie parti dei testi…

2. …e lo sviluppo della Realtà Virtuale della rete globale, che g ,consentì di condividere le informazioni in un modo più prapido, diretto e semplice (prima su Arpanet e poi su Internet)p p )

Ti B L (i f ti b it i )Tim Berners‐Lee (informatico britannico)

il passo decisivo per la realizzazione di un sistema ipertestuale completoavvenne nel 1989, grazie allo sviluppo, da parte di Tim Berners‐Lee, del sistema di scrittura HTML…

…un nuovo linguaggio di markup …un nuovo linguaggio di markup che, unitamente alla produzione dei software di browser e alla diffusionesoftware di browser e alla diffusione delle tecnologie domestiche, ha permesso la realizzazionepermesso la realizzazione dell’ipertesto World Wide Web

L l i i d ll’i t tLe evoluzioni dell’ipertesto

nel corso degli anni il grande ipertesto rappresentato dal World Wide Web ha subito svariate evoluzioni, che ne hanno sempre più ampliato le potenzialità

è per tali motivi che si sente oggi parlare di svariati tipi di Web:parlare di svariati tipi di Web:

1. Web 1.0W b 2 02. Web 2.0

3. Web 3.0

W b 1 0 bbli iWeb 1.0 ‐ pubblicazione

le informazioni sono pubblicate in maniera statica, come un foglioin maniera statica, come un foglio di word con testo e immagini, riportato su webriportato su web

l’utente arriva sulla pagina, legge e se ne va senza nessuna interazione

il 70% degli utenti è ancora abituato a questo tipo diabituato a questo tipo di navigazione

W b 2 0 t i iWeb 2.0 ‐ partecipazione

il termine venne coniato dall’editore Tim O’Reillydall editore Tim O Reillyalla prima conferenza sul web 2.0

f i d i t conferisce grande importanza all’usabilità e al modo di condividere i contenuti

il webmaster non è che una parte il webmaster non è che una parte del sito, che, nei casi più importanti è composto daimportanti, è composto da comunità di migliaia di utenti

W b 3 0 t i i i t lli tWeb 3.0 – partecipazione intelligente

ffi d l W b 2 0 raffinamento del Web 2.0 ancora in fase di sviluppo (si parla di intelligenze artificiali grazie ad algoritmi sempre più sofisticati che 

tt i t tpermetteranno un orientamento migliore in una rete sempre più affollata)affollata)

si fonda su piattaforme e protocollidi i i ti i idi comunicazione pensati per riuniree amplificare le principali funzioni di e mail chat forum social networke‐mail, chat, forum, social network, newsletter, blog e sistemiWiki

W b 2 0 W b 3 0Web 2.0 vs. Web 3.0

R i i di f di E i S h idRegistrazione di una conferenza di Eric Schmidt, dirigente responsabile di Google

Th d N l ( i l fil f )Theodore Nelson (sociologo e filosofo)

il termine ipertesto (dal latino“textum”, una trama‐tessituratextum , una trama tessitura che si ramifica, e “iper”, che indica l’assenza del limiteindica l assenza del limite bidimensionale del libro cartaceo) f d fi it d Th d N lfu definito da Theodore Nelsoncome “la scelta del futuro”

T. H. Nelson, Literary machines 90.1. Il progettoT. H. Nelson, Literary machines 90.1. Il progetto Xanadu, a cura di V. Scaravelli, W. Vannini e G. Mauri, Padova, Muzio, 1992, p. 0/2

L i tt i ti h d ll’i t tLe cinque caratteristiche dell’ipertesto

1. una scrittura aperta (una elaborazione collettiva eelaborazione collettiva e cooperativa, sempre suscettibile di modifiche)suscettibile di modifiche)

2. una scrittura non sequenziale(diversa da quella sequenziale del libro a stampa)

3. un testo che si dirama a rete(diverso dall’estendersi lineare(diverso dall estendersi lineare e teleologica del libro a stampa)

L i tt i ti h d ll’i t tLe cinque caratteristiche dell’ipertesto

4. un testo che consente al lettore di scegliere in modo interattivodi scegliere in modo interattivo il proprio cammino tra una serie di brani tra cui sonoserie di brani, tra cui sono definiti legami che consentono di i i i f ibili ldiversi cammini, fruibili al meglio davanti a uno schermo interattivo (dalla non linearità della scrittura si passa alla non plinearità della lettura)

L i tt i ti h d ll’i t tLe cinque caratteristiche dell’ipertesto

5. un testo che ignora l’autore e in cui a parlare piuttosto è ilin cui a parlare piuttosto è il lettore (mentre la scrittura lineare del libro a stampa èlineare del libro a stampa è teleologica, la scrittura i t t l d ll’i t t l iipertestuale dell’ipertesto lascia uno spazio agito: un vuoto di senso colmato proprio dal “gioco”di interazione e iniziativa gdel lettore co‐autore)

G L d ( f di l tt t )George Landow (professore di letteratura)

la definizione di scrittura non sequenziale proposta da Nelson avvicina l’ipertesto alla concezione di testualitàl ipertesto alla concezione di testualità ideale proposta da Roland Barthes:

un testo in continuo divenire, composto di bl hi di l i i idi blocchi di parole e immagini, collegabili in vario modo tra loro e in grado delineare percorsi di lettura g pmultipli in cui non c’è nessun punto di accesso privilegiato (non è leggibile sequenzialmente ma solosequenzialmente, ma solo multisequenzialmente)

G. P. Landow, L’ipertesto. Tecnologie digitali e critica letteraria, a cura di P. Ferri e V. Musumeci, Milano, Mondadori 1998, pp. 21‐25

R t l tt tRete e letteratura

lo stesso Web si ispira infatti al sistema e alla strutturaal sistema e alla struttura della letteratura

la continuità tra le due forme di scrittura è determinata daldi scrittura è determinata dal fatto che entrambe si fondano sulla logica della connessione oconnessione o interconnessione

L i d ll tti itàLogica della connettività

in senso ampio si può infatti dire che la letteratura è composta da scritti che fanno tutti parte di unscritti che fanno tutti parte di un network‐rete di connessioni, in cui nessuno di essi risulta autonomo (un’interconnessione virtuale di tutti gli scritti, nessuno escluso), ma…

…mentre su materiale cartaceo le connessioni esistono solo in forma embrionale (soprattutto nelle noteembrionale (soprattutto nelle note a piè di pagina), sul Web vige una struttura olistica strettamentestruttura olistica strettamente dipendente dai collegamenti e dalla logica della connettività

Ri di lib t t i idRicordiamo: libro e testo non coincidono

1. ogni libro è costituito da testi che si presentano “in sequenza”, ma…p q

2. …il testo (dal latino “texere”, che significa “quel che è intessuto‐significa  quel che è intessutointrecciato”) è l’intreccio proprio di uno scritto una trama‐tessituradi uno scritto, una trama‐tessitura complessa che si ramifica in modo “non sequenziale” in unanon sequenziale , in una combinazione e intreccio di nodi in relazioni e connessioniin relazioni e connessioni reciproche

Il t t il fl d i i iIl textum e il flusso dei pensieri

il textum permette di meglio riprodurre la struttura delriprodurre la struttura del mentale, che si fonda sull’ interazione e sulla connessioneinterazione e sulla connessionedelle cellule neurali, mediante i i h l t tt d lsinapsi, ma anche la struttura del pensiero, infatti…

…il pensare libera un flusso di idee che non sempre sonoidee che non sempre sono coerenti e consequenziali, ma che la scrittura alfabetica riordinala scrittura alfabetica riordina

A i i di tti lib tAssociazione di concetti e libro a stampa

l’associazione dei concetti è una sorta di pre‐scrittura coessenziale al testo, infatti chi scrive un libro tenta di ordinare e dare una struttura gerarchica alle proprie idee (con capitoli, paragrafi e sezioni) proprio perché queste sfuggono a un simileperché queste sfuggono a un simile inquadramento

mentre le tecnologie di scrittura d ti ll tprecedenti a quella a stampa non 

riuscivano ad integrare le svariate alternative associative, e perciò le 

l èignoravano, con il testo stampato si è cercato invece di integrare il principio associativo con una struttura gerarchica glineare

U di t i d l iUna diversa rappresentazione del pensiero

con l’ipertesto però la scrittura elettronicanon deve più rielaborare il pensiero in forma di sequenza, e pertanto non obbliga f q , p gpiù a operare delle scelte o indicare precedenze e priorità, ma edifica una struttura di connessioni e collegamentistruttura di connessioni e collegamenti tra idee e discorsi

anche se sia il libro a stampa che l’i t t di h ill’ipertesto sono media che perseguono il tentativo di rappresentare al meglio il pensiero, il modello dell’ipertesto, f d l f d ll “l ”rifiutando la metafora della “linea” e 

preferendo quella della “rete”, mostra come il pensiero stesso possa – o  forse p pdebba – trovare una forma maggiormente adeguata di espressione in una rappresentazione non più linearerappresentazione non più lineare

J D id (1930 2004)Jacques Derrida (1930‐2004)

la fine della scrittura lineare è esattamentela fine del libro, benché ancor oggi sia nellaforma del libro che bene o male si lascianoinviluppare nuove scritture, letterarie o teoriche che siano. D’altronde si tratta menodi affidare scritture inedite alla veste del fflibro che, finalmente, di leggere ciò che, neivolumi, già si scriveva tra le righe. È per questo che, cominciando a scrivere senzaq ,linea, si rilegge anche la scrittura passatasecondo un’altra organizzazione dello spazio. […] Dato che cominciamo a scrivere, a [ ] ,scrivere in altro modo, dobbiamo rileggere in altro modo

J. Derrida, Della grammatologia, a cura di R. Balzarotti, F. Bonicalzi, G. Contri, G. Dalmasso, A. C. Loaldi, Milano, JacaBook, 1969, pp. 101‐102

M t d l lib it d ll’i t tMorte del libro e vita dell’ipertesto

questa fine della scrittura lineare deve essere intesa anche come la “morte del libro” quale strumento privilegiato di produzione del pensiero analitico, ma…

…forse anche come l’inizio della “vita dell’ipertesto” qualevita dell ipertesto  quale strumento delle possibili relazioni e connessioni cherelazioni e connessioni che evidenzia il pensiero sistemico

d id il “f i ” d ll hTornando a Heidegger: il “fare avvenire” della techne

l’esser‐responsabile della tecnica è un “fare avvenire” riconducibile alla poiesis, un pro‐durre che è più che altro un pro‐vocare al dis‐velamento

ciò non significa produrre una verità oggettiva (veritas latina, intesa come corrispondenza tra concetto e realtà), ma portare fuori dal nascondimento e porre 

ll di l t itànella dis‐velatezza una verità nascosta (aletheia greca)

T d H id l t h d l lTornando a Heidegger: la techne del logos

considerando il logos come techne, quel che è più inquietante q p qè che l’uomo, dominato dal pensiero analitico moderno, è p ,capace solo di pensare tramite il pensiero calcolante dellapensiero calcolante della scienza…

e si preclude così ogni …e si preclude così ogni possibilità di iniziare a pensare con il pensiero meditante dellacon il pensiero meditante della poesia

d id d l i d ll’Tornando a Heidegger: prendere le misure dell’essere

l’ i tt tt i i ifi ti li l’uomo si sottomette ai significati e aglienti descritti dal principio di ragioneproprio della scienza e si dimentica cosìproprio della scienza e si dimentica cosìdi fare esperienza intuitiva del sensodell’«essente»: la relazione

servono un nuovo linguaggio e un nuovo pensiero metaforico,  che i ti l’ d l iaiutino l’uomo a «prendere le misure dell’essere», pur senza mai poterlo definire conferendo così un nuovodefinire, conferendo così un nuovo ordine alla propria esistenza

M. Heidegger, «“...Poeticamente abita l’uomo...”», in Saggi e discorsi,Mursia, Milano, 1976 131 1321976, pp. 131‐132

T d H id il i iTornando a Heidegger: il pensiero a venire

tuttavia il“pensiero a venire” si sta già silenziosamente affermandogià silenziosamente affermando

il vero problema è che non i di isappiamo di preciso a cosa 

condurrà Il pensiero a venire non è piùfilosofia, perché pensa in modo piùfilosofia, perché pensa in modo piùoriginario della metafisica

M. Heidegger, Lettera sull’umanismo, a cura di F. Volpi, Milano, Adelphi, 2002, p. 103Volpi, Milano, Adelphi, 2002, p. 103

L l H idLa parola a Heidegger

S d d i M i H id diScene tratte da un documentario su Martin Heidegger diretto da Richard Wisser e Walter Rüdel

Il d ti d lIl destino del pensare

Nessuno sa a cosa sarà simile il destino del pensiero. In una conferenza che ho tenuto a Parigi nelconferenza che ho tenuto a Parigi nel 1964, che è stata presentata con il titolo "La fine della filosofia e il f f fcompito del pensare" ho proposto una distinzione tra la filosofia, che è 

i l t t fi i ilessenzialmente metafisica, e il pensare, per come lo intendo io. Il pensiero che contrappongo allapensiero che contrappongo alla filosofia in questa conferenza consiste principalmente nel tentativo di chiarire continuamente l'essenza della verità intesa in senso greco quale "aletheia"quale  aletheia .

U l liUna nuova cura per la lingua

Questo modo di pensare è, rispetto al pensiero metafisico, molto più p f psemplice di quello attuale della filosofia, ma proprio a causa della f f , p psua semplicità è molto più difficile da realizzare. Esso richiede una nuovarealizzare. Esso richiede una nuova cura per la lingua: non l'invenzione di nuovi termini come una voltadi nuovi termini, come una volta pensavo, ma un ritorno al contenuto primordiale della nostra lingua cheprimordiale della nostra lingua, che è, comunque, costantemente in procinto di morireprocinto di morire.

FINE del modulo 1

Articolazione e trasmissione del pensiero

Filosofia teoretica2010‐20112010 2011

tt d i@ ll i di il itmatteo.andreozzi@collegiodimilano.it

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