Post on 28-Sep-2020
arissimi volontari, amici e benefattori, e voi tutti che per un motivo o per un altro guardate al San-
tuario della Madonna di Montespineto come al faro che indica la via al navigante, come alla stella che
conduce alla salvezza, come alla guida che ci porta alla vetta.
a Santa Pasqua è alle porte ed è sempre motivo di tanta medita- zione e di preghiera per le necessità nostre e della Chiesa! In verità la Pasqua costituisce l’avvenimento fondamentale della nostra fede. L’Apostolo Paolo ci ricorda che la nostra fede sarebbe vana se Cristo non fosse risorto! E dalla Pasqua giunge a noi la pa-ce di Cristo, quella pace che Lui ha annunciato a tutti quelli che ha reso partecipi della sua resurrezione e che il parroco o sacerdote ancora annuncia quando entra nelle case in occasione della Pasqua: “Pace a questa casa ed a tutti quelli che vi abitano”. E la casa non è solo la nostra ristretta abitazione, ma è ogni comu-nità, ogni realtà che si ritrova insieme con un’unica finalità: acco-gliere il Cristo e la Sua parola. E noi ci ritroviamo intorno all’Altare, nel nostro Santua-rio sempre più accogliente. La primavera ci ha riportato la bella stagione e con essa i tanti pellegrinaggi program-mati e no, numerosi e no, a piedi e no! E quassù è necessario creare un clima di pace. Quassù si sale per allontanar-si da tutti gli intrighi e da tutte le beghe che ci opprimono e che cercano solo di toglierci la pace, quella vera, quella portata dal Cristo risorto . È la storia di tanti di noi che cercano sensazioni, novità, in-teressi. Quassù si sale per ini-ziare una vita nuova con la forza dello Spirito del Risorto, che soffia ovunque e dove vuole. Quassù si sale per trovare Maria, il modello del cammino iniziato da quella “Tomba vuota”, seguendo l’imperativo di Cristo: “Andate
in tutto il mondo, annunciate il Vangelo, battezzate …”
In questo cammino/pellegrinaggio attraverso la storia delle Anime, Maria è presente perché ha creduto. Celebriamo quindi i nostri ap-puntamenti con Maria con fede e riconoscenza, tutti i giorni, ma in modo particolare la Domenica, partecipando alla Santa Messa che annuncia la morte, proclama la resurrezione ed attende il Suo ritorno. Con entusiasmo e con gioia dico a voi tutti, carissimi, e tutti il gior-no di Pasqua diciamolo agli altri: La Pace sia con te! Il Rettore Falchetti Don Sesto
A v e M a r i a !
Pasqua 2019
C L
Buoni religiosi, buoni servitori della Madonna
el 1913, il primo marzo, Don Orione stipulò
con l'arciprete Don Balbi e i priori dell'ammi-
nistrazione del santuario [di Montespineto] una conven-
zione per una più definita cura del santuario da parte
degli Eremiti della Divina Provvidenza. I dettati della
convenzione dovevano entrare in vigore col Capodan-
no del 1914. Una clausola però — l'ottava — diceva
che «nel caso si verificasse la vacanza della cappellania
di Monte Spineto, — allora tenuta domenicalmente da
un sacerdote del seminario diocesano — l'amministra-
zione avrebbe nominato a coprirla un sacerdote della
Congregazione di Don Orione da designarsi dal supe-
riore della medesima». Questo aveva voluto Don Orione
per dare ai suoi religiosi Eremiti una assistenza spirituale
sicura ed appropriata. Invece, nel successivo febbraio, il
rettore del seminario di Stazzano Don Barco — che fun-
geva da cappellano al santuario — veniva sostituito,
nell'incarico, per disposizione di Monsignor Vescovo —
ignaro della convenzione citata — da altro sacerdote del
seminario.
Don Orione vide, nel fatto, frustrati i suoi disegni a be-
ne spirituale dei suoi Eremiti; aveva difatti più volte
detto e scritto che nessun altro scopo gli aveva fatto de-
siderare quella sede se non per offrire ai suoi Eremiti
una dimora particolarmente adatta alla loro santifica-
zione: " Mia intenzione — ripeteva — era di stabilire
al Monte un buon sacerdote che aiutasse di continuo
gli Eremiti e il santuario, e formasse, all'ombra della
Madonna di Monte Spineto, dei pii Eremiti... "
Scrisse perciò al parroco di Stazzano questa lettera :
« ANIME E ANIME! — Roma, 23 febbraio 1914. — Ca-
rissimo e venerato Sig. Arciprete, ebbi qui, e da parec-
chio, la sua lettera. Non risposi subito poiché volli
pregarci su un poco, e mettere me, più che mi fosse
possibile, ai piedi del Crocifisso. Pur sentendone vivo
dispiacere, mi vedo costretto — tutto ponderato — a
togliere da Monte Spineto i miei confratelli. Né Ella,
caro Signor Arciprete, me ne vorrà male ; poiché, al
posto mio e al punto in cui sono state condotte le cose,
penso che, Ella pure, non potrebbe fare diversamente.
Noi del resto, per la divina grazia e la bontà di Vostra
Signoria, saremo sempre buoni amici in Domino ed io,
anzi, sarò ognora grato di quanto Ella ha fatto per noi
e della sua benevolenza. Amerei che quelli del Monte si
ritirassero a Tortona al più presto e sempre non oltre il
19 marzo, festa di San Giuseppe, dovendo loro dare al-
tra destinazione. Rimane un tempo più che sufficiente
per trovare chi ci sostituisca. Ed ora mi è doveroso e
dolce insieme chiedere a Lei, Venerato Sig. Arciprete,
all'ottimo Signor Rettore Don Barco, al Signor Curato
e ai Priori ogni scusa, e per me e per i miei Figli in
Gesù Cristo, di tutte le manchevolezze nostre, occorse
durante gli anni che ci è stata affidata la custodia del
caro Santuario. Che la Madonna Santissima di Monte
Spineto Li ricompensi largamente del bene che ci han-
no fatto, come io La prego. E la Madonna SS. ci per-
doni ogni mancanza, ci benedica e si degni guidare me
e tutti maternamente al suo Divin Figliuolo Gesù Cri-
sto ed al santo monte della gloria eterna... »
L'11 precedente, sempre da Roma, aveva già dato di-
sposizioni di partenza al chierico Draghi e agli Eremiti:
" II Signore dispone che noi della Divina Provvidenza
non abbiamo più a restare a custodia di Monte Spine-
to. Ricevuta la presente vi riunirete all'altare della
Madonna Santissima, e Le domandate col cuore per-
dono di tutte le mancanze che abbiamo potuto fare
stando a Monte Spineto, recitandole con devozione tut-
to intero il Santo Rosario, le Litanie e un De profundis
per le Sante Anime del Purgatorio... Mettete tuttora la
vita e il cuore nelle mani della Madonna SS. di Monte
Spineto e pregateLa anche per me... "
Confortava il Servo di Dio nella sua decisione il fatto che
anche l'Ausiliare di
Tortona S.E. Mons.
Viganò caldeggiava
che con gli Eremiti
ci fosse stabile un
sacerdote.
Vista pertanto la si-
tuazione non ben
delineata e incerta,
Don Orione ri-
spondeva con una
lunga lettera al par-
roco Don Balbi,
che lo pregava di
soprassedere e at-
tendere; tra l'altro
gli diceva :
« Caro e venerato Signor Arciprete, si deve pensare sì
al Santuario, ma per volerne il vero incremento, ma
non per trascurare il buono spirito dei religiosi ad esso
addetti. Al Monte si è venuti per essere servi e non pa-
droni, ma servi della Madonna Santissima: non quindi
servi nel modo solo com'è inteso dal mondo secolare-
sco, bensì anche, e per essere buoni servitori della
Madonna: vogliamo curare di poter essere buoni reli-
giosi... Io poi non ho mai nascosto che avrei amato
raccogliere intorno alla Madonna di Monte Spineto
come il Noviziato degli Eremiti. Invece, al momento
opportuno che si è fatto per noi? Nulla. Pazienza!
Cotesti miei Confratelli avranno lavorato per la Ma-
donna Santissima, e penserà ben Essa a loro...
Per dovere di coscienza: dopo maturo consiglio e pre-
ghiere, pure con vivissimo dispiacere di lasciare il ca-
ro Santuario della Madonna di Monte Spineto, ove a-
vrei desiderato restare anche da morto, non possiamo
rimanere. Ove finisce la mano dell'uomo, là comincia
Don Orione in procinto di entrare
nel Duomo di Tortona
Q U A L C O S A D I D O N O R I O N E … Da “Don Orione e la Madonna”
N
la mano della Divina Provvidenza, ed ho fede che la
SS. Nostra Madre, ai cui piedi benedetti sono venuto
tante e tante volte peregrinando ed ho condotto i miei
primi figli, ci farà ancora ritornare a Monte Spineto,
per un tratto della Sua Materna bontà. Noi La pregh
remo sempre, e la porteremo sul cuore da per tutto.
Si oblitus itero lui, o Mater dulcissima et Regina Mo
tis Spineti, oblivioni detur dextera mea...
Oggi poi ricevetti anche lettera da Draghi. Povero f
glio! Mi fa commuovere pensando al dolore che pr
viamo, e lui e gli altri, nel lasciare la Santa Casa della
Madonna... Gli dica, dunque, che benedico la loro o
bedienza e offrano al Signore il loro sacrificio per le
mani della Madonna Santissima, che saranno ben p
gati. Anche per me è grande dolore come per loro, e
non lo nascondo : ma il Cuore di Gesù li sa i motivi ; il
Cuore di Gesù ci vede; Egli, a suo tempo, ci consol
rà... La Madonna SS. faccia discendere le su
zioni sopra di Lei, caro Signor Arciprete, e su tutto il
Suo popolo... »
« La Santissima Vergine la conforti dei dispiaceri che
Ella può avere avuto da me o dai miei, o per nostro r
flesso. Noi tutti continueremo a rìcordarLa con grande
affetto nelle nostre povere orazioni e quale Amico si
cero e quale Benefattore del nostro piccolo Istituto. E
la pure preghi per noi ai piedi della Santa Madonna di
Monte Spineto... »
Fortunatamente le cose riuscirono di gradimento c
mune, allorché venne concesso da Mons. Vescovo che
a Monte Spineto andasse Don Zanocchi, allora cappe
lano dell'ospedale di Tortona, o qualche altro sacerdote
dell'Opera. Non potendosi assentare dall'ospedale in
continuazione, Don Zanocchi saliva al santuario la v
gilia delle feste e ritornava l'indomani, prestando così
agli Eremiti l'aiuto di consiglio e di ministero, dei quali
necessitavano per la loro speciale formazione religiosa.
« Sia dunque ringraziato Iddio mille e
scriveva Don Orione al parroco, qualche tempo dopo
sia dunque benedetta la Santissima Vergine, che ha
spianate tutte le difficoltà che a noi potevano parere i
sormontabili in qualche guisa. E sia anche ringraziato
S.E. Mr. Vescovo che non ha impedito che possa venire
al Monte un Sacerdote della Divina Provvidenza...
Don Orione in Piazza Duo mo a Tortona 1917
la mano della Divina Provvidenza, ed ho fede che la
SS. Nostra Madre, ai cui piedi benedetti sono venuto
tante e tante volte peregrinando ed ho condotto i miei
i farà ancora ritornare a Monte Spineto,
per un tratto della Sua Materna bontà. Noi La preghe-
remo sempre, e la porteremo sul cuore da per tutto.
lui, o Mater dulcissima et Regina Mon-
tis Spineti, oblivioni detur dextera mea...
evetti anche lettera da Draghi. Povero fi-
muovere pensando al dolore che pro-
viamo, e lui e gli altri, nel lasciare la Santa Casa della
Madonna... Gli dica, dunque, che benedico la loro ob-
bedienza e offrano al Signore il loro sacrificio per le
mani della Madonna Santissima, che saranno ben pa-
è grande dolore come per loro, e
non lo nascondo : ma il Cuore di Gesù li sa i motivi ; il
Cuore di Gesù ci vede; Egli, a suo tempo, ci console-
discendere le sue benedi-
zioni sopra di Lei, caro Signor Arciprete, e su tutto il
La Santissima Vergine la conforti dei dispiaceri che
Ella può avere avuto da me o dai miei, o per nostro ri-
flesso. Noi tutti continueremo a rìcordarLa con grande
affetto nelle nostre povere orazioni e quale Amico sin-
cero e quale Benefattore del nostro piccolo Istituto. El-
la pure preghi per noi ai piedi della Santa Madonna di
cose riuscirono di gradimento co-
é venne concesso da Mons. Vescovo che
a Monte Spineto andasse Don Zanocchi, allora cappel-
lano dell'ospedale di Tortona, o qualche altro sacerdote
Non potendosi assentare dall'ospedale in
one, Don Zanocchi saliva al santuario la vi-
gilia delle feste e ritornava l'indomani, prestando così
agli Eremiti l'aiuto di consiglio e di ministero, dei quali
necessitavano per la loro speciale formazione religiosa.
dunque ringraziato Iddio mille e mille volte —
scriveva Don Orione al parroco, qualche tempo dopo —
tissima Vergine, che ha
spianate tutte le difficoltà che a noi potevano parere in-
E sia anche ringraziato
r. Vescovo che non ha impedito che possa venire
al Monte un Sacerdote della Divina Provvidenza... »
Alcune difficoltà si presentarono spontaneamente con
l'inizio della prima guerra mondiale.
Don Orione scriveva a Don Balbi
generale per la guerra mi toglie la maggior parte del
personale di cui potevo disporre. Mi vedo perciò c
stretto da forza maggiore a non poter più dare al sa
tuario di Monte Spineto, almeno per ora, i religiosi di
cui sino ad oggi ho, con piacere, di
La stessa impossibilità riaffermava Don O
ottobre successivo: e così chiudeva la lettera allo ste
Don Balbi: «Le chiedo perdono di tutti i dispiaceri che
io e loro possiamo averle dato, e La ringrazio di ogni
sua carità e del bene che ci ha fatto. Noi pregh
sempre per Lei, e Lei faccia lo stesso per le an
stre. Abbiamo cominciato con la Madonna, e m
ce finire con la Madonna: che la Madonna Santi
dalla quale ci è venuta la fonte divina dì vita
Gesù Cristo, Dio e Signor nostro, ci faccia degni di
amare la Croce e per l'amore della Santa Croce e i
meriti e il Sangue del nostro Amore, che vi morì sopra
per noi, ci siano aperte e spalancate le porte del Par
diso... »
Aderendo, tuttavia, alle istanze del m
Don Orione concedeva poi che rimanesse custode del
santuario almeno Fra Basilio.
Don Orione in Piazza Duo mo a Tortona 1917
à si presentarono spontaneamente con
l'inizio della prima guerra mondiale. Il 15 maggio 1915
Orione scriveva a Don Balbi: «La mobilitazione
generale per la guerra mi toglie la maggior parte del
personale di cui potevo disporre. Mi vedo perciò co-
stretto da forza maggiore a non poter più dare al san-
tuario di Monte Spineto, almeno per ora, i religiosi di
cui sino ad oggi ho, con piacere, disposto...»
à riaffermava Don Orione il 19
: e così chiudeva la lettera allo stesso
Le chiedo perdono di tutti i dispiaceri che
io e loro possiamo averle dato, e La ringrazio di ogni
ene che ci ha fatto. Noi pregheremo
sempre per Lei, e Lei faccia lo stesso per le anime no-
stre. Abbiamo cominciato con la Madonna, e mi è dol-
: che la Madonna Santissima,
dalla quale ci è venuta la fonte divina dì vita eterna,
risto, Dio e Signor nostro, ci faccia degni di
amare la Croce e per l'amore della Santa Croce e i
meriti e il Sangue del nostro Amore, che vi morì sopra
per noi, ci siano aperte e spalancate le porte del Para-
Aderendo, tuttavia, alle istanze del medesimo parroco,
Don Orione concedeva poi che rimanesse custode del
santuario almeno Fra Basilio.
29 Dicembre 2018! Natale è appena passato e domani ricodiamo e festeggiamo la Santa Famiglia di Nazzaret e preghiamo per la nostra fmiglia e per tutte le famiglie del mondo. Mi è venuta fa le mani una lettera che una mamma ha ritrovato fra gli scritti di un suo figliolo; titubante l’ha letta e me l’ha consegnata con tanta commozione.
Avevo sei anni, scrissi ai miei genitori una letterina: papà e cara mamma, quando sarete vecchi vi aiuterò come voi aiutate me adeso. Vi voglio tato bene. l’importanza e l’impegno di queavevo scritto.Quando poco
tempo fa mia madre che l’ha ritrovata e me l’ha fatta leggere ho commentato: “Anche se sono passati tanti annite nonni di tanti nipoti, siete ancora voi ad occuparvi di me.”Quanti genitori si occupano, oltre che dei figlipoti; e quando sarà il momento di aiutare loro
È un grande sforzo (anche economi-co!) quello che stiamo portando a termine. Forse nemmeno i miei su-periori hanno compreso e compren-dono la necessità, l’urgenza e la pe-santezza di costo di questo ultimo lavoro in ordine di tempo. La “frana” del 13 Ottobre 2014 mi-nacciava sempre di più la stabilità della Scala Santa che già da sola, dopo quasi settant’anni mostrava evidenti segni del tempo.
Ora siamo in dirittura di arrivo! Per questi lavori della Scala Santa, della 14° Stazione della Via Crucis
e per il piccolo cimitero abbiamo chiesto vamo chiesto per le altre cappelleL’aiuto della vostra devozione e del vostro attaccamento alla Madonna di Motespineto. Grazie!Don Orione, rivolgendosi ai suoi benefattori affermava che: banca era Per coza della Scala Santa tol’economato della diocesi, e poi un prestito che, (a Dio piacendo), resttuiremo piano piano!MaMadonna glienque, e che l’ultimo tratto, quello dealla preghiera re una Cappella”.
Caro papà e cara mamma
Natale è appena passato e domani ricor- Famiglia di
Nazzaret e preghiamo per la nostra fa-miglia e per tutte le famiglie del mondo. Mi è venuta fa le mani una lettera che una mamma ha ritrovato fra gli scritti
l’ha letta e me l’ha consegnata con tanta commozione.
Avevo sei anni, scrissi ai miei genitori una letterina: “Caro papà e cara mamma, quando sarete vecchi vi aiuterò come voi aiutate me ades-so. Vi voglio tan-to bene.” Oggi capisco l’importanza e l’impegno di quello che allora avevo scritto. Quando poco
tempo fa mia madre che l’ha ritrovata e me l’ha fatta leggere “Anche se sono passati tanti anni ed oggi sie-
te nonni di tanti nipoti, siete ancora voi ad occuparvi di me.” oltre che dei figli, anche dei ni-
e quando sarà il momento di aiutare loro, saranno in
grado di farlo? Io che per lavoro sono in tante strutture della terza età dslocate in tutta Italia mi rendo conto che l’anziano oggiè più considerato ed amato come una volta. Non esistopiù le famiglie patriarcali dove l’anziano era visto come il
saggio e da lui si accettavano consigli, rimproveri, e si era pronti ad amarlo e onorarlo anche quando non era più lo stesso e si aiutava nel difficile percorso dell’età avanzata.Oggi ci sono le famiglie “allargate”lo il nome! In questa dimensione, dove si mette l’anziano?Che posto occupa? Ci sono anziani nelle strutture che aspettano di vedere comparire qualche familiare,no il giorno delle feste importanti.Capisco che il lavoro oggi impegninon lasciando più molti spazidimenticare chi ci ha dato la vita. A volte, però, quando ti sgrida un genitore per qualche cosa che fai di storto, non è mancanza di amore, ma è la difficoltàdi saperli accettare diversi dada come vorremmo sempre vederli.È un’inversione di ruoli difficile!Non essere più figlio, col genitore che si occupa di noi e ci aiuta e ci protegge, ma diventare padre del padre e della madre ed occuparsi e preoccuparsi di loro.Non dobbiamo avere per loro solo un debito di riconoscenza per ciò che hanno fatto per noi, ma un’ci fa superare tutti gli ostacoli della vita ed essere una prsenza sentita, dolce e solare.Diceva sempre mio nonno che i genitori sono in grado di far crescere e portare all’onore del mondo dieci figli ed essi non sono in grado di occuparsi ed aiutare un solo genitore.Papa Francesco ha detto: “Una società è veramente accgliente nei confronti della “vita” quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità e nella mlattia. Lettera
e per il piccolo cimitero abbiamo chiesto il vostro aiuto come lo ave-vamo chiesto per le altre cappelle. L’aiuto sta arrivando come segno della vostra devozione e del vostro attaccamento alla Madonna di Mon-tespineto. Grazie! Don Orione, rivolgendosi ai suoi benefattori affermava che: -…la sua banca era nelle loro tasche-! Per il grosso lavoro del muro di contenimento e la messa in sicurez-za della Scala Santa mi hanno aiuta-to i miei superiori, un pochino l’economato della diocesi, e poi un prestito che, (a Dio piacendo), resti-tuiremo piano piano! Ma, volendo che il Santuario della Madonna fosse quanto mai acco-gliente e pieno di preghiera ovun-que, e che l’ultimo tratto, quello della Via Crucis, potesse invitarci alla preghiera ho chiesto di “Adotta-re una Cappella”. Così è stato!
Mi rivolgo salgono fin quassù: un ulteriore sforzo di terminare la salta, c’è l’ultima parte. la Scala Santa!Tanti e svariatisono i motivi che vi invitano a salre fin quassù, cuni spirituali ma non tutti… Ricordiamoci, quassù siamo in un luogo di prghiera e quindi sia di rispetto il nostro comportamento. ridiscenda senza aver prima fatto una visita alla Madonnanostra padronaacceso 10) segno della vostra presenzadevozione. Dtanto in tantorio ed invoca
Io che per lavoro sono in tante strutture della terza età di-slocate in tutta Italia mi rendo conto che l’anziano oggi, non è più considerato ed amato come una volta. Non esistono più le famiglie patriarcali dove l’anziano era visto come il
saggio e da lui si accettavano consigli, rimproveri, e si era pronti ad amarlo e onorarlo anche quando non era più lo stesso e si aiutava nel difficile percorso dell’età avanzata.
le famiglie “allargate”, che di grande hanno so-
In questa dimensione, dove si mette l’anziano?
Ci sono anziani nelle strutture che aspettano di vedere , ma la porta resta chiusa persi-
le feste importanti. pisco che il lavoro oggi impegni tutti in modo esagerato,
non lasciando più molti spazi, ma non si deve e non si può dimenticare chi ci ha dato la vita. A volte, però, quando ti sgrida un genitore per qualche cosa
non è mancanza di amore, ma è la difficoltà di saperli accettare diversi da come li abbiamo conosciuti e da come vorremmo sempre vederli. È un’inversione di ruoli difficile!
col genitore che si occupa di noi e ci ma diventare padre del padre e della
madre ed occuparsi e preoccuparsi di loro. Non dobbiamo avere per loro solo un debito di riconoscenza
che hanno fatto per noi, ma un’ amore immenso che ci fa superare tutti gli ostacoli della vita ed essere una pre-senza sentita, dolce e solare. Diceva sempre mio nonno che i genitori sono in grado di far crescere e portare all’onore del mondo dieci figli ed essi non
parsi ed aiutare un solo genitore. Papa Francesco ha detto: “Una società è veramente acco-gliente nei confronti della “vita” quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità e nella ma-
Lettera firmata
Mi rivolgo ancora a tutti coloro che salgono fin quassù: “ È necessario un ulteriore sforzo di tutti, bisogna terminare la sali-ta, c’è l’ultima
te. Riapriamo la Scala Santa! Tanti e svariati sono i motivi che vi invitano a sali-re fin quassù, al-cuni spirituali ma non tutti… Ricordiamoci, quassù siamo in un luogo di pre-ghiera e quindi sia di rispetto il nostro comportamento. Nessuno ridiscenda senza aver prima fatto una visita alla Madonna, che è la nostra padrona; lasciate un lumino acceso (come indicato alla pagina
segno della vostra presenza e devozione. Dalle vostre case, di
to in tanto, guardate il Santua-invocate Maria. Il Rettore
Ovvero:
Chi e’ lo scultore della “Madonna con Bambino” del
Santuario di Montespineto? (federico@torregiani.it)
Una preziosa ed interessante ricerca ...
Così, come l'abbiamo ricevuta, la pubblichiamo...
Senza alcun commento, senza alcuna critica, ma solo
con un ringraziamento a chi, dopo seria ricerca, ci
presenta il vero scultore di quella che, per noi… è:
• la più bella statua della Madonna,
• nel più bel Santuario costruito da mani di uomo,
• in uno dei luoghi da dove si ammira una delle
più belle vedute dell'inizio della pianura padana,
quando la nebbia cede il posto al sole e da dove la
"Grazia" scende abbondante sulle fatiche umane ...
on c'è bisogno di essere critici d'arte per apprezza-
re la bellezza e la maestosità
della statua della Madonna che sovra-
sta l'altare del Santuario di Montespi-
neto; ed è pertanto legittimo chiedersi
chi può essere stato lo scultore che
riuscì a scolpire un simile capolavoro
che compie proprio quest'anno i suoi
primi ... 390 anni!
Trecentonovant’anni, circa 4 secoli,
durante i quali ha sempre soggiorna-
to nel punto più alto del Santuario, a
difesa e protezione di tutti i valligia-
ni e di tutti i fedeli sparsi nella pia-
nura alessandrina, che da sempre la
onorano. Questo, ovviamente, se escludiamo un brevis-
simo periodo di due anni, dal 15 Novembre 1799 al 09
Agosto 1801, in cui fu traslata nella parrocchia di Staz-
zano per metterla al riparo dal rischio della distruzione,
rischio che aveva già corso nell'estate del 1799 per ope-
ra delle truppe francesi, venute dal Genovesato per
cacciare gli Austro-Russi. Fu addirittura spostata dalla
marmaglia francese per vedere se alla sua base o al di
sotto di essa potesse nascondersi qualche piccolo teso-
ro; ed il fatto che non sia stata gettata a terra dai soldati
intenti a questa operazione può essere sicuramente con-
siderato alla stregua di un miracolo, date le condizioni
in cui fu lasciato il Santuario dopo la loro scorribanda.
Poche persone, sia per l'altezza che per la pericolosità
dell’azione, sono saliti in cima all'altare per pulirla,
spolverarla ed ... abbracciarla in tutta la sua maestosi-
tà; ed il Signore, nella sua bontà, mi ha concesso di
essere uno di questi. Motivo in più per chiedermi chi
può aver scolpito nel candido marmo di Carrara un
simile capolavoro.
Il Rettore mi fece un nome: tal Leonardo Ferrandina,
senza sapermi precisare la fonte della notizia, forse
sconosciuta anche a lui oppure letta sommariamente da
qualche parte tra le carte del Santuario.
Una cosa è certa: la statua fu sicuramente commissio-
nata subito dopo il famoso "miracolo" di Montespineto
del 1620 dall’allora Vescovo di Tortona Mons. Paolo
Arese (1620 – 1644) e pagata con soldi suoi e con le
oblazioni dei fedeli parrocchiani (Ignoto. “Storia del
Santuario di Nostra Signora del Monte Spineto”. Tor-
tona, 1887). Essa fu terminata, come scritto sull'effige
ai piedi della Santa Vergine, tre anni prima dell'inizio
della costruzione del Santuario, che come sappiamo
cominciò ad essere edificato nel 1633.
Tra l'altro l'effige stessa farebbe pensare ad uno sculto-
re “foresto”, non originario delle nostre terre, dati gli
errori presenti nelle poche righe scolpite alla base: "S.ta
M. del Monte Spinetto di Stazano intercede pro nobis
1629". La doppia T data al nome del monte e la singola
Z del nome del comune farebbero pensare ad un errore
legato sia alla scarsa erudizione di 4 secoli fa, commes-
so nell’atto della trascrizione della dedica, che alla
scarsa conoscenza dei luoghi dell’Oltregiogo.
Anche il recente libro
di Giampiero Illiani
("Il Mistero della Co-
lomba Bianca"), che ha
visto la luce nel 2014 e
che racconta la storia
del Santuario di Mon-
tespineto (ancora di-
sponibile per l'acquisto
in canonica), riporta la
stessa notizia: l'autore
della statua sarebbe
proprio Leonardo Fer-
randina ed a pag. 65
vengono riportate le
notizie desunte dal Soprani nel suo libro dato alle
stampe nel 1674, due anni dopo la sua morte, libro
che tratta degli artisti genovesi di quell’epoca e di cui
accennerò più avanti.
Ma allora chi sono questi Ferrandina?
I FERRANDINA. Quella dei Ferrandina (o Ferradino
oppure ancora, più spesso, Ferrandino) era una famiglia
di marmorari e scultori lombardi, originari di Casasco
d'Intelvi (Como), documentati a Genova a partire dal
1562. Dal rapporto di coniparatico (e cioè di parentela
spirituale) con un esponente dell'arte dei "magistri an-
telami" lombardi, Rocco Lurago, e dalla celebrazione
del battesimo nella chiesa di S. Sabina in Genova, sede
della cappella dell'arte degli scultori di nazione lom-
barda, si può ipotizzare l'appartenenza di Antonio ad
una di queste due corporazioni.
Sono certamente suoi parenti Pietro Antonio e Battista,
presenti nel 1604 all'assemblea dei "magistri antelami"
lombardi nella chiesa di S. Giovanni di Pré; Pietro An-
tonio, già consigliere, venne in questa data eletto tra i
consoli della corporazione. Ma non si hanno altre noti-
zie di costoro, che lavorarono a Genova nell'ambito
I l Santuar io domina dal l 'a l to .
N
della consolidata tradizione degli architetti, dei costrut-
tori e dei capimastri lombardi, operosi nei cantieri della
città fin dal XII secolo; molto più documentati sono in-
vece i Ferrandina scultori, soprattutto Alessandro, fi-
glio di Antonio, e i suoi due figli Giuseppe e Giovanni
Battista.
La lunga con-
suetudine lavo-
rativa dei Fer-
randina con il
noto collega
lombardo San-
tino Parraca fu
in questi anni
rinsaldata dal
matrimonio di
Giuseppe con
la figlia Pelle-
grina: lo docu-
menta l'atto di
nascita del loro
figlio Santino a
Casasco d'In-
telvi il 5 set-
tembre 1620.
Ancora vivo nel febbraio 1622, Alessandro era già de-
ceduto nel settembre 1623, quando i figli Giuseppe e
Giovanni Battista del "quondam Alexandri" risultano
responsabili della bottega nell'atto notarile per la co-
struzione dell'altare di villa Spinola a Cornigliano.
Ma Giuseppe assunse parte delle responsabilità della
bottega ben prima della morte del padre, mentre Gio-
vanni Battista partecipò alla realizzazione delle opere
agli ordini del fratello, data la sua giovane età; la dire-
zione degli affari restò comunque sempre a Giuseppe.
Nell'archivio della chiesa di S. Sabina non sono regi-
strati gli atti di nascita e di morte di costoro, poiché
con ogni probabilità nacquero tutti in Val d'Intelvi e vi
tornarono nei loro ultimi anni. Ed i padrini dei nove fi-
gli di Giuseppe, molti nati a Genova dalla moglie Pel-
legrina e battezzati in S. Sabina, furono tutti scultori e
architetti lombardi, a confermare una consolidata
prassi di solidarietà di "nazione" e di mestiere.
L'Enciclopedia Treccani descrive bene l'attività e le
opere di questa famiglia di scultori (Fausta Franchini
Guelfi nel "Dizionario Biografico degli Italiani", Vo-
lume 46 - 1996). In essa si sostiene che "il costante
rapporto con il paese di origine era tipico dei marmo-
rari lombardi operosi a Genova fra Cinquecento e Sei-
cento: i loro laboratori si caratterizzano come imprese
familiari, in un intreccio strettissimo di parentele e ma-
trimoni che rafforzavano e confermavano la solidarietà
di mestiere e di nazione".
La scelta dei padrini per i battesimi, dei testimoni per le
nozze e per gli atti notarili, dei garanti per i lavori
particolarmente impegnativi, degli esecutori
testamentari, conferma il saldissimo senso di ap-
partenenza ad una comunità che riconosceva nell'arte
degli scultori di nazione lombarda e nei suoi consoli e
consiglieri, regolarmente eletti, l'istituzione che la
rappresentava e che ne difendeva il lavoro e gli
interessi. Presso la cappella dell'arte in S. Sabina si
svolgevano le riunioni, verbalizzate dal notaio con
l'accurata registrazione dei presenti.
Quando i Ferrandina giunsero a Genova, i maestri
lombardi avevano da tempo in città il monopolio non
solo della produzione dei manufatti scultorei, ma anche
del commercio dei marmi grezzi e lavorati e, a volte,
l'appalto delle cave di Liguria e di Carrara. Gli
inventari delle botteghe alla morte degli artisti, le
disposizioni testamentarie, gli atti notarili per gli
appalti, per i trasporti via mare e per la compravendita
dei marmi, documentano una parte tutt'altro che
secondaria dell'attività dei capibottega, imprenditori e
commercianti oltre che scultori.
Nei laboratori, situati quasi tutti - come quello dei Fer-
randina - alla Ripa davanti al porto per un trasporto più
rapido e meno costoso dei marmi dalle navi, i maestri
lombardi eseguivano tutti i manufatti marmorei per l'ar-
redo delle chiese, dei palazzi, dei giardini e delle piaz-
ze: dalle statue da altare a quelle da giardino, dagli alta-
ri alle balaustre, ai portali, alle fontane, ai rivestimenti
a tarsie delle pareti delle cappelle, ai pavimenti in
marmi policromi; per questi ultimi lavori spesso giun-
gevano dalle cave i pezzi già dimensionati e tagliati da
mettere in opera.
Giuseppe e Giovanni Battista, formatisi nella bottega
paterna, continuarono l'attività del padre Alessandro
come infaticabili costruttori di arredi e parati marmorei
e come conduttori di cave e commercianti di marmi; e
lavorarono quasi sempre insieme, in una gestione pari-
taria della bottega e delle commissioni, nella quale pe-
rò, a volte, emerge la preminenza di Giuseppe, il fratel-
lo maggiore (nato probabilmente nel 1593, poiché nel
censimento del 1605 fu registrato come dodicenne nel-
le carte della parrocchia di S. Siro).
Giovanni Battista, nato forse nel 1611, come attesta un
atto notarile che lo dichiara quarantenne nel 1651 col-
laborò, oltre che col fratello, proprio con il nostro Leo-
nardo, superbo scultore, che eseguiva le parti statuarie
delle strutture architettoniche commissionate ai Ferran-
dina, verosimilmente sostituito dopo la sua morte dallo
scultore Giovanni Pincellotti.
Ma siamo sicuri che questo Leonardo fosse proprio un
Ferrandina, parente stretto di uno di quei marmorari,
scultori e scalpellini che operavano a Genova a cavallo
tra il XVI ed il XVII secolo?
Stando a Raffaele Soprani (Genova, 1612 – Genova,
1672), dovrebbe essere proprio così; questo storico, pit-
tore e politico italiano, suddito della Repubblica di Ge-
nova, nato da una nobile famiglia senatoriale, che fu lui
stesso due volte senatore, ha assunto una grande impor-
tanza storico-letteraria per aver redatto una raccolta di
"Vite de’ pittori, scultori ed architetti genovesi, e de'
La Madonna del Santuario di Montespineto
forestieri che in Genova operarono", preziosa fonte di
informazioni per la storia dell'arte in Liguria, edita
nell'anno 1674 e la cui accuratezza documentale è stata
confermata da moderni studi.
In essa compare anche una brevissima biografia di Le-
onardo Ferrandina, che il Soprani descrive così: "Leo-
nardo Ferrandina studiò in Genova la scultura da
Taddeo Carloni, fece bellissime figure, in particolare
la bella Madonna della Chiesa del Guastado; diverse
altre ne mandò fuori di Genova tutte di graziosa ma-
niera, dopo aver virtuosamente operato, pagò il comu-
ne tributo alla morte".
Quando si parla della Chiesa del Guastato si intende
o v v i am en t e
l'attuale Basi-
lica della San-
tissima An-
nunziata del
Vastato (da
guastum o va-
stinium, cioè
demolizione);
e la scultura
della Madonna
con bambino
in essa conte-
nuta (cappella
di testa a sini-
stra) così vie-
ne descritta sul
blog "Dear
Miss Fle-
tcher": "Maria
tiene tra le
braccia il suo
piccino che
sorride gioco-
so e felice. Lui ha i modi di tutti i bambini, è uno di noi.
E c’è questa gioia nel visino allegro di Gesù e c’è que-
sta leggiadria nei tratti acerbi della Vergine, è
l’armonia immaginata e scolpita dal talento di Leo-
nardo ... nel 1618".
Come si può vedere dalla foto, questa scultura è sor-
prendentemente simile alla Madonna con bambino di
Montespineto, sia per quel che riguarda l'atteggiamento
degli arti superiori di Gesù bambino, sia per quel che
riguarda il modo in cui è tenuto in braccio dalla sua
Santissima Madre. I lineamenti e le espressioni dei vol-
ti delle due statue sono quasi identici, anche se io pre-
ferisco l'espressività forse un poco meno sorridente del-
la statua conservata sull'altare di Montespineto; quasi a
significare un miglioramento della rappresentatività
scultorea di Leonardo in quest'ultima, terminata undici
anni dopo quella genovese (1618 versus 1629).
LEONARDO MIRANO. Ma nessuno è infallibile ed
anche l'opera del Soprani qualche piccolo errore lo pre-
senta: ed uno di questi è proprio quello che attribuisce
alla famiglia dei Ferrandina la paternità di Leonardo.
Fu probabilmente la strettissima collaborazione con i
Ferrandina a trarlo in inganno, errore successivamente
perpetuato da Ratti (C.G. Ratti. "Istruzione di quanto
può vedersi di più bello in Genova in pittura, scultura,
ed architettura". Genova 1766), fino alle verifiche ar-
chivistiche del Belloni (V. Belloni. "Leonardo Mirano
scolpì 1618", in: La Casana, XXVII, 1985), che taglia-
rono la testa al toro.
E' ormai appurato che lo scultore Leonardo di cogno-
me facesse Mirano, e non Ferrandina; anche lui lom-
bardo, era probabilmente nato a Casasco, in provincia
di Como, oppure secondo altri a Lugano, nel 1577. Si
trattava, in altri termini, di un altro lombardo attivo a
Genova, che aveva con i Ferrandina solo rapporti di la-
voro, così come molti altri marmorari.
Secondo alcuni si era formato adolescente nella bottega
genovese di Taddeo dei Carlone di Rovio, famiglia di
artisti che presero il nome dal paese di provenienza, si-
to tra i due laghi in territorio svizzero (Canton Ticino).
Successivamente, nel 1599, presentato da Ales-
sandro Ferrandina, entrò ormai ventiduenne in
quella di Luca Carabio.
L’atto di matrimonio con Barbara Castello, datato
1612, è registrato nella parrocchia di S. Sabina in Ge-
nova, residenza degli scultori in marmo di nazione
lombarda, all’arte dei quali il Mirano era ascritto.
Specializzatosi nella scultura di putti, Santi e Madonne
da inserire sugli altari delle chiese, pare che scolpì la
sua prima opera nel 1617; o quanto meno quella fu la
prima ed essere certamente attribuibile a lui. Si trattava
della statua di Santa Limbania, conservata oggi nella
chiesa genovese di S. Tommaso.
Non sono molte le opere finora rintracciate del Mirano,
anche perché quasi tutte le attribuzioni del Belloni (V.
Belloni. "La grande scultura in marmo a Genova (se-
coli XVII e XVIII", Genova, 1988) si sono dimostrate
inaccettabili, o per ragioni stilistiche o perché docu-
mentate di altri artisti.
E' stato sicuramente l'autore di parecchie statue maria-
ne non solo delle chiese liguri, ma anche di quelle con-
servate in molti edifici sacri del sud della Francia, co-
me quelli di Embrun, Aubagne, Lambesc e della Chie-
sa di Saint Trophime ad Arles, cittadine situate tutte
nella regione della Provenza - Alpi - Costa Azzurra.
Potrebbe essere opera sua anche la bella Madonna col
Bambino conservata al Museo Nacional de Escultura di
Valladolid (Spagna).
Gli stessi caratteri presenti nelle Madonne col Bambino
conservate nella chiesa della SS. Annunziata di Genova
e nel santuario di Montespineto di Stazzano, li presenta-
va una statua scolpita e firmata poco prima del 1618 per
la chiesa di San Francesco da Paola di Arles, ma fu rifiu-
tata dai committenti per una macchia scura presente sul
viso della Santa vergine. Il Mirano ne eseguì immedia-
tamente un’altra identica, anch’essa firmata e datata
1618, che giunse ad Arles l'anno successivo; la sua stra-
Basilica della SSma Annunziata (GE)
ordinaria bellezza la salvò dalla distruzione di questa
chiesa e la statua fu collocata nell’abside della Chiesa di
Saint Trophime, come già detto, dove tuttora si trova.
Assai simile è la Madonna col Bambino presente nella
Chiesa parrocchiale di Aubagne, che si può attribuire al
Mirano con la stessa collocazione cronologica.
Della Madonna di S. Stefano di Larvego (Genova),
tuttora nella sua originaria collocazione, è stato addirittura
rintracciato il contratto firmato nel 1629 dal "magister
Leo- nardus Miranus".
Nove anni prima, e cioè nel
1620, giungeva nella chiesa di
S. Ilario (Genova) una Madonna
con gli stessi caratteri stilistici,
che portano ad attribuire a
Leonardo Mirano anche la
Madonna della Misericordia del
Duomo di Imperia, datata 1618.
In questi anni il Mirano era
dunque un artista affermato e
nella sua bottega assumeva con
regolare contratto molti
apprendisti, fra i quali (1630)
Battista e Paolo Ferrandina.
Scolpì altre immagini mariane
(una Madonna col Bambino del
1622 e una Madonna della
Misericordia del 1634, citate dal
Belloni ma ambedue non ancora
rintracciate) e realizzò anche
arredi marmorei, come fece nel
1620 con un portale per la
Chiesa genovese di S. Francesco
da Paola e nel 1627 con un
altare per Filippo Doria, del
quale non si conosce
l’ubicazione; nel 1628 rifece la
figura di sirena sulla fontana di piazza Soziglia (oggi
non più esistente), mentre nel 1627 si era impegnato a
scolpire per Sebastiano Ferrari dieci angeli e dieci
festoni di frutta, finora non rintracciati, certamente
destinati ad un monumento funebre o ad un complesso
d’altare.
Nel 1621 l’arte degli scultori di nazione lombarda
deliberava di realizzare un altare marmoreo per la
propria cappella nella Chiesa di S. Sabina; fra gli
scultori che aderirono all’impresa, il Mirano scolpì uno
degli angeli (ormai perduto) per il frontone del
complesso.
Nel 1629 si impegnò a realizzare statue e arredi per la
cappella Della Rovere nella Chiesa di S. Caterina in
Genova, con balaustre e pavimento marmorei ed un
altare con la Madonna e due Angeli. Dopo la
distruzione della chiesa genovese nell’Ottocento, nulla
resta di questo sontuoso complesso, che il Mirano non
riuscì a terminare e che dopo la sua morte fu concluso
da Giuseppe Ferrandino; quest’ultimo portò a termine
anche un altro incarico affidato nel 1624 al Mirano, e
cioè l’altare marmoreo della famiglia Peloso nella
Cattedrale di Albenga, oggi traslato nella Chiesa
parrocchiale di Ceriale.
Lo stretto legame con i Ferrandina fece in modo che
fino alla morte, avvenuta nel nel 1637, Leonardo
fornisse ai due fratelli Giuseppe e Giovanni Battista
molte delle sculture (angeli, erme, statue centrali dei
frontoni) da porre nel contesto delle loro strutture
architettonico-decorative.
Giuseppe, tra l'altro, nel 1634
lo liberò dal carcere dove era
stato rinchiuso per debiti,
accollandosi l’onere del suo
obbligo, per cui negli ultimi
anni della sua vita il Mirano
non dev'essersela passata
molto bene...
Non è noto se il Mirano riuscì a
realizzare le sculture marmoree,
probabilmente angeli, per il
monumento sepolcrale di
Giovan Battista Senarega, con
contratto siglato nel 1632; in
ogni caso il 1° Aprile 1638
Giuseppe Ferrandino riceveva
dai Balbi il compenso per le
ultime sculture eseguite da
Leonardo prima della morte,
oggi tutte disperse: due statue di
S. Pietro e di S. Giovanni
Battista, un bassorilievo con
l’Annunciazione, un
mascherone per fontana da
giardino ed infine una Madonna
per l’altare maggiore della
Chiesa dello Zerbino in Genova,
oggi distrutta.
A proposito della sua prima opera, e cioè della statua di
Santa Limbania del 1617, scrive Fausta Franchini
Guelfi che "in questa scultura il Mirano appare artista
ormai maturo nella raffinata e incisiva trattazione del ri-
lievo, nel movimento del ricco panneggio, in un dramma-
tico frangersi delle superfici, che costruisce forme molto
diverse da quelle statiche e levigate degli altri scultori
lombardi attivi a Genova, forse per le suggestioni della
scultura del fiorentino Francesco Fanelli, proprio in
quegli anni operoso in città".
Quanto sopra scritto rende l'idea di quanto Leonardo
Mirano sia stato un bravo scultore e di quanto sia bella
la statua della Madonna con Bambino del Santuario di
Montespineto; sicuramente una delle più belle sculture
di quest'artista, anche se si tratta di un’opera comple-
tamente sconosciuta agli studiosi ed ai critici d'arte del
nostro Paese, poiché in nessun testo viene citata come
lavoro di questo grande scultore lombardo-genovese.
Federico Torregiani
Chiesa di S.Trophine ad Arles (Fr)
09 Dicembre: 2° Domenica di Avvento. Accensione
della 2° Candela di colore rosso.
10 Dicembre: • Inviato alla Assicurazione il costo con-
sultivo della riparazione tetti. • In mattinata sono saliti
dalla Diocesi, Ufficio Economato, con l’ing. Galano
per ispezionare i danni inerenti la parte alta del campa-
nile. Prendere contatti con l’architetto.
14 Dicembre: Messi in comunicazione l’architetto e
l’ufficio economato della Diocesi per ciò che riguarda
il campanile.
16 Dicembre: Terza Domenica di Avvento.
Una leggera spruzzatina di ne-
ve è caduta durante la notte e
sul piazzale del Santuario face-
va la sua candida figura. Alla
Santa Messa, in mancanza della
casula rosa, il celebrante ha in-
dossato quella di colore oro.
Accensione della 3° candela
della corona, di colore rosa, e benedizione dei bambinel-
li che verranno posti nei presepi costruiti nelle famiglie.
18 Dicembre: Il Rettore è salito con due volontari per
iniziare la costruzione del Presepio.
19 Dicembre: Con l’aiuto dei validi
volontari abbiamo
continuato e termina-
to il presepio, mentre
fuori una abbondante
nevicata cadeva im-
biancando tutto. Siamo scesi con un certo anticipo e
scendendo ci siamo fermati per consentire al mezzo
spargisale di salire fino al Santuario.
23 Dicembre: Tutto è pronto per celebrare il
Natale del Signore. Quarta do-
menica di Avvento, abbiamo ac-
ceso la 4° candela nella Corona,
di colore verde: La Speranza.
24 Dicembre: Ultimi preparativi. Il rettore è
salito verso le ore 18 per met-
tersi a disposizione per le confessioni. In pianura re-
gnava una fitta nebbia, ma salendo la nebbia lasciava il
posto ad una splendi-
da notte serena, piena
di luna e di stelle.
Molta gente è salita
per la Veglia delle ore
22,30 e per la Cele-
brazione delle ore 23.
Il Santuario si è riem-
pito. Dopo la recita
del Credo, Giacomo, un cadetto della scuola
dell’aeronautica di Fi-
renze, ha ricevuto lo
Spadino dalle mani di
sua madre Teresa, ha
letto la preghiera di af-
fidamento ed ha ricevu-
to, stando sull’attenti, la
benedizione del Sacer-
dote celebrante. Termi-
nata la Santa Messa, pas-
sate le ore 24, ci siamo ritrovati tutti davanti al circolo
A.N.S.P.I. per scambiarci gli auguri, mentre gli alpini of-
frivano a tutti panettone e vin brulé.
25 Dicembre: Natale del Signore.
Molta gente è salita per
visitare il presepio ed ha
partecipato anche alla
Santa Messa; più gente
nel pomeriggio, meno
nella Messa del mattino.
Tempo bello.
26 Dicembre: Orario
festivo. Con un po’ di meraviglia si è constatato la pre-
senza di un buon numero di fedeli alle celebrazioni eu-
caristiche. Giornata di sole, con la visione della nebbia
nella vallata sottostante e sullo sfondo le Alpi innevate
di recente… Il Rettore è stato invitato a pranzo.
27 Dicembre: è giunta la notizia che l’economato della
Diocesi darà un contributo per il costo della frana.
30 Dicembre: Festa della Sacra Famiglia.
31 Dicembre: Chiusura dell’anno
2018. Inserita nella ce-
lebrazione, si è tenuta
un veglia di ringrazia-
mento per l’anno che
termina e di preghiera
per l’anno che inizia.
Un discreto numero di fedeli. Al termine, nella Sala
Multiuso, rinfresco e scambio di Auguri.
01 Gennaio 2019: BUON ANNO A TUTTI !
02 Gennaio: Il Rettore è salito ed ha preparato per il “Ba-
cio a Gesù Bambino” del 6 Gennaio, festa dell’Epifania..
06 Gennaio: • Bacio di Gesù Bambino al
termine di ciascuna Messa;
l’offerta raccolta durante il
bacio si è unita alle altre (affi-
damento dei bambini alla
Madonna e cassetta ai piedi
del Crocifisso) per le adozioni
a distanza. • La corale di Pa-
trizia di Borghetto ha animato
la celebrazione delle ore
16,00. • Al termine, nei locali
del Circolo A.N.S.P.I., calze ai
bambini e rinfresco per tutti.
I bambinelli benedetti
La prima nevicata del 16 dicembre
Accensione 4° candela
Grazie alp ini !
Mamma e f igl io
Il presepio antico e moderno
I 12 mesi cedono il posto al nuovo anno
Due bei momenti: Pre-
ghiera e cordialità
GUARDANDO IL DIARIO
09 Gennaio: Il Rettore si è recato all’ufficio economa-to della diocesi. Susseguirsi di problemi a problemi… 16 Gennaio: Due architetti sono saliti fino alla sommi-tà dell’impalcatura per controllare, ed eventualmente programmare, la ristrutturazione del campanile. 17 Gennaio: Il Rettore in un incontro con il Vescovo, al quale ha portato l’invito per il 26 Luglio (Sant’Anna), ha parlato anche dei lavori al Santuario.
20 Gennaio:
Grazie all’interes-samento di Maria Ro-sa, consigliera comu-nale di Novi Ligure, sono apparse alcune nuove indicazioni se-gnaletiche del Santua-
rio. Anche da queste pagine ringraziamo chi si è ado-perato (vedi visita del 12 Settembre). 23 Gennaio: Una fitta nevicata ha imbiancato tutta la zona. Don Sesto non è salito come tutti mercoledì. 29 Gennaio: Le previsioni annunciano ancora neve per domani, mercoledì, e quindi il Rettore e qualche volontario hanno anticipato ad oggi la salita per rimuovere il presepio. 02 Febbraio: Neve, neve, tanta neve! Il Rettore non è riuscito a salire per la Messa Prefestiva.
03 Febbraio:
C’è tanta neve, ma la strada è pulita, è stata pulita ieri a tarda se-ra. In diversi questa mattina sono saliti per la Liturgia della Luce e nel pomerig-gio per la benedizio-ne della gola, in onore di San Biagio. 13 Febbraio: È stata rimossa l’impalcatura intorno al campanile, dietro insistenza della Curia, senza che siano stati fatti i lavori di riparazione. Il rettore è sconcertato. 15 Febbraio: Chiuse alla bene meglio le finestre del ter-zo piano abitazione, rotte dal temporale del 29 Ottobre. 20 Febbraio: Portata la linea diretta elettrica dentro la bussola del Santuario per illuminarla.
24 Febbraio:
Alberto e Linda hanno chiesto di benedire le nuove fedi nuziali e poi, circondati da figli e nipoti, se le sono scam-biate ripensando e ri-confermando il propo-sito di ogni bene, già
affermato nel loro matrimonio. Auguri! 01 Marzo: • Rimossa l’impalcatura di sicurezza alla Scala Santa. • Venuto il perito dell’Assicurazione per quantificare i danni del nubifragio del 29 Ottobre 2018. • Portata l’illuminazione in fondo alle scale dell’abitazione. 06 Marzo: Mercoledì delle ceneri. Un discreto numero di pellegrini, provenienti da varie parti della pianure, è
salito per dare inizio alla Quaresima con l’imposizione delle Sacre Ceneri.
10 Marzo:
Una famiglia dello Sri Lanka, proveniente da Broni è venuta a Serra-valle ed è salita al San-tuario per ascoltare la Santa Messa. Il Rettore ha parlato loro del San-tuario e dell’affidamento dei bambini alla Madonna. 13 Marzo: Mercoledì, presi tutti gli accordi con la Dit-ta Riola per ristrutturare il sito 14° Stazione - Scala Santa – Tombe. Inizio ai primi di Aprile. 18/23 Marzo: Il Rettore si è regalato qualche giorno.
21 Marzo:
È deceduta Madre Canopi, dell’Isola di San Giulio sul lago d’Orta, la suora alla quale so-vente si rivolgeva la nostra Sr. Pia ed alla quale tutti gli anni andava a fare visita. 24 Marzo: Sospeso il riscalda-mento in Santuario. 25 Marzo: Alcune telefonate
per sollecitare affinché vengano portati a terminare i vari lavori… e per avere il saldo dall’Assicurazione. 31 Marzo: Ritorno all’ora legale. Santa messa ore 17,00. 03 Aprile: Il rettore ha un incontro con tutti coloro che devono accordarsi per la ripresa dei lavori e la loro ese-cuzione. Il tempo è peggiorato e comincia a piovere. 08 Aprile: Tutto è pronto… Si ricomincia a lavorare! Ci buttiamo nelle mani della Madonna! Al prossimo numero. 08 Aprile: Il giornalino va in stampa per uscire prima della Settimana Santa.
Una candela da sola non prega, ma tu, Signore, fa' che questa candela che io accendo sia luce, perché mi illumini nelle mie difficoltà e nelle mie decisioni. Sia come il fuoco che brucia in me tut-to l'orgoglio e l'egoismo. Sia fiamma che riscalda il mio cuore e mi insegni ad amare. Signore, non posso restare molto tem-po in Santuario, ma nell’accendere questa candela è un po' di me stesso che voglio donarti. Aiutami a prolungare la mia preghiera nelle attività di questo giorno. Amen.
Alla rotonda prima di Serravalle
Per intercessione di S.Biagio...
La benedizione delle nuove fedi
Eccoli nella Cappella interna
Un ricordo
Anonimo 1888 SEZ C 51
Dipinto di paesaggio di campagna con perso-
ne e carri, di cui uno rovesciato
Mazza Giovanni 1887 SEZ C 52
Salvataggio dal torrente Scrivia sotto il pon-
te della Madonnetta. Nel settembre 1889
deposto in ringraziamento
B. Enrico G. 1896 SEZ C 53
A Stazzano, travolto da carrozza che si rove-
scia, mentre i cavalli spaventati fuggono.
Deteriorati e recuperati
24.11.18 Luca prima laurea. Grazie di averlo seguito in questo durissi-
mo cammino. Adesso lo attende un nuovo impegnativo percorso di stu-
dio. Aiutalo e proteggilo, grazie. I genitori.
29.11.18 Grazie Madonna che ci proteggi sempre non chiedo altro per i
miei figli e mio marito. B.
30.11.18 Eccomi qui a ringraziarti per tutto. A presto. R.
La Redazione
02.12.18 Madre salvaci !
08.12.18 Aiutaci ad affrontare tutte le difficoltà della vita. Grazie.
E. e famiglia.
23.12.18 Cara Madonna ti affido questa Unità Pastorale guidala e
sostienila anche se delle volte diventa molto pesante.
29.12.18 Salire qui dove la pace nella preghiera regna sovrana. L.
29.12.18 Grazie Madonna per tutto quello che hai fatto per me.
Proteggi la mia famiglia. A.
03.01.19 Siamo qui in attesa del “futuro” speriamo il meno dolo-
re possibile. O.
05.01.19 E’ arrivata Giorgia !!! Siamo tutti con Te. F
06.01.19 Accompagna sempre mio figlio cara Madonna di Mon-
tespineto e veglia su sua figlia. E.
06.01.19 Madonna di Montespineto Ti preghiamo aiuta la nostra
piccola guerriera nella sua prima grande battaglia. Grazie. S. e T.
11.01.19 Ciao Maria se sono qui Tu sai perché Ti ringrazio per
avermi chiamata. M.
12.01.19 …..Accada di me secondo la Tua parola. M.
18.01.19 Salire in questa pace così vicino al cielo non c’è cosa
più bella. L.
20.01.19 Madonna di Montespineto confido in Te per aiutare il
mio amico Nino a superare questo momento di difficoltà. A.
03.02.19 Grazie Madre santa per l’aiuto che ci dai. Proteggi i no-
stri cari. Guida i nostri figli nel loro percorso di vita. Allieva le
sofferenze dei nostri anziani. M. F. .19
06.02.19 Proteggimi dammi se puoi la serenità lavorativa e mentale
che tanto cerco. Proteggi il mio piccolo Patrik e fa che io possa
dargli tutto ciò di cui ha bisogno come un buon padre fa. M. Grazie
03.03.19 Una vera sorpresa questo Santuario. Don Sesto è una
fonte di informazioni e di una gentilezza squisita. G. G. C. M.
03.03.19 Ciao Maria mi affido a Te con tutto il cuore Aiutami
nella vita quotidiana e nelle tribolazioni.
05.03.19 Rieccoci quà. Appuntamento piacevole con Te ! Ti por-
to il mio bagaglio di pene e di gioie . Mantienici saldi non fare
che ci si allontani mai da Te . Grazie Madonnina per tutto. A.
10.03.19 Madonna di Montespineto illumina il nostro Cammino.
12.03.19 Una giornata indimenticabile un posto splendido pieno
di pace e serenità. Madonnina proteggi la nostra cara amica e i
nostri cari. Grazie
15.03.19 Questo luogo ha accompagnato molti momenti signifi-
cativi della mia vita. Oggi non ho resistito ho bisogno di forza co-
stante e cuore per questi prossimi giorni per cercare di tentare tut-
to il possibile nell’amore che provo per la mia famiglia. Grazie. F.
16.03.19 Ti prego cara Madonna per la salute della mia mamma
fa che non sia una cosa grave che superi bene l’intervento e possa
guarire. S.
16.03.19 Gesù e Madonnina aiutatemi ad essere sempre buono.
Tomas G.
22.03.19 Proteggici sempre da ogni male. MP
23.0319 Grazie e non ci abbandonare. P.
23.03.19 Madre mia santissima Tu conosci la mia amarezza per il
comportamento di mia figlia l’affido a Te con tutto il cuore per-
ché io so che la riporterai nella giusta via. A.
23.03.19 Grazie e un occhio da quassù a tutti noi. S.
24.03.19 Non sono mai venuta a vedere questo Santuario bellis-
simo da ritornare. Accogli le mie preghiere Madonina mia pro-
teggimi non mi abbandonare ! T.R.
24.03.19 Madonna santissima Tu conosci le mie pene il dolore del
mio cuore. Assisti il mio Francesco ti prego aiutalo Tu ! Una preghiera
anche per Alberto e tutta la famiglia. Grazie con tutto il cuore! F. e E.
24.03.19 Madonna mia santissima sono quì davanti a te per pre-
garti e per supplicarti di aiutarmi e di vegliare sui miei figli in
particolare mio figlio Francesco aiutalo proteggimelo fa che ritro-
vi la sua strada il suo cammino. Ho una pena nel cuore per lui.
Non ti chiedo niente altro per me ma solo di seguire il suo cam-
mino di figlio di padre e di compagno. Una preghiera anche per la
mia mamma Amelia. Amen. T.
24.03.19 Grazie per la grazia ricevuta il desiderio di mia figlia di
essere madre veglia su di lei e sul suo piccolo Edoardo. Grazie
24.03.19 Assisti e custodisci nel tuo cuore i miei figli come fos-
sero i tuoi Madonnina mia ti ringrazio.
25.03.19 Mi affido a Te Mamma e con me i miei figli Aiutaci nel
nostro cammino. Grazie il Tuo Paolo
26.03.19 Madonnina mia ti chiedo di seguire i miei nipoti nel loro
cammino di vita dona loro sorriso. A.
27.03.19 Madonnina veglia su di noi e aiutaci. C.
29.03.19 Santa Trinità – Santa Vergine vi ringrazio per laiuto che
mi state dando e vi supplico in ginocchio perdonatemi per il male
che sto facendo e che ho fatto. Vi voglio tanto bene. MPR.
31.03.19 Signore aiuta i miei cari nella salute e aiutami a trovare
un lavoro e ad avere più pace in famiglia..
Chi desiderasse fare offerte in denaro lo faccia direttamente in Santuario o tramite c.c.b. GRAZIE: MADONNA DI MONTESPINETO - Stazzano (Alessandria) - Diocesi di Tortona
Rettore del Santuario: Falchetti Don Sesto (Opera Don Orione) - pro manoscritto – cell. 339 8619307 - E-mail: sesto.falchetti@virgilio.it - Blog: http://montespineto.wordpress.com/ Per offerte: Codice IBAN: IT90 R 05034 48420 000000020125 Banca Popolare di Novara - filiale di Novi Ligure
Orario “Ora Legale” delle celebrazioni al Santuario
Prefestivo ore 17,00 S. Messa prefestiva Festivo ore 10,30 S. Messa
ore 17,00 S. Messa Aperture Santuario: Al sorgere del sole (07) Chiusura Santuario: Al tramonto del sole (19) lunedì ore 15,00 Coroncina a Gesù Miseri=
cordioso e Rosario Eucaristico
ore 16,00 Vespri • Il primo sabato del mese S. Messa alle ore
17,00 in ricordo di Suor M. Eustella.
• Tutti i mercoledì dalle 15 alle 18,30 il Rettore sarà presente a Montespineto. Cell. 339 861 9307
Nell ’Orario “Ora Solare”:
• la Santa Messa del pomeriggio viene anticipata dalle
ore 17,00 alle ore 16.00
Prendi nota: Dio ti ha dato il dono di un figlio?… Affidalo alla
Madonna. Ella lo condurrà nella vita come ha condotto Gesù!
Non avere paura! Maria non si lascia mai vincere in generosità.
Al Santuario di Monte Spineto la Domenica dopo il 15 Agosto
(Festa dell’Assunta) ed il giorno dell’Immacolata Concezione
(08 Dicembre) vengono affidati a Maria i bimbi nati e battezza-
ti nell’anno.
La foto dei bambini affidati alla Madonna rimarranno per
tutto l’anno sopra l’Altare di Sant’Anna e di Maria e poi
verranno collocati nella interna Cappella di Lourdes e
dell’Affidamento.