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arissimi volontari, amici e benefattori, e voi tutti che per un motivo o per un altro guardate al San- tuario della Madonna di Montespineto come al faro che indica la via al navigante, come alla stella che conduce alla salvezza, come alla guida che ci porta alla vetta. a Santa Pasqua è alle porte ed è sempre motivo di tanta medita- zione e di preghiera per le necessità nostre e della Chiesa! In verità la Pasqua costituisce l’avvenimento fondamentale della nostra fede. L’Apostolo Paolo ci ricorda che la nostra fede sarebbe vana se Cristo non fosse risorto! E dalla Pasqua giunge a noi la pa- ce di Cristo, quella pace che Lui ha annunciato a tutti quelli che ha reso partecipi della sua resurrezione e che il parroco o sacerdote ancora annuncia quando entra nelle case in occasione della Pasqua: “Pace a questa casa ed a tutti quelli che vi abitano”. E la casa non è solo la nostra ristretta abitazione, ma è ogni comu- nità, ogni realtà che si ritrova insieme con un’unica finalità: acco- gliere il Cristo e la Sua parola. E noi ci ritroviamo intorno all’Altare, nel nostro Santua- rio sempre più accogliente. La primavera ci ha riportato la bella stagione e con essa i tanti pellegrinaggi program- mati e no, numerosi e no, a piedi e no! E quassù è necessario creare un clima di pace. Quassù si sale per allontanar- si da tutti gli intrighi e da tutte le beghe che ci opprimono e che cercano solo di toglierci la pace, quella vera, quella portata dal Cristo risorto . È la storia di tanti di noi che cercano sensazioni, novità, in- teressi. Quassù si sale per ini- ziare una vita nuova con la forza dello Spirito del Risorto, che soffia ovunque e dove vuole. Quassù si sale per trovare Maria, il modello del cammino iniziato da quella “Tomba vuota”, seguendo l’imperativo di Cristo: “Andate in tutto il mondo, annunciate il Vangelo, battezzate …” In questo cammino/pellegrinaggio attraverso la storia delle Anime, Maria è presente perché ha creduto. Celebriamo quindi i nostri ap- puntamenti con Maria con fede e riconoscenza, tutti i giorni, ma in modo particolare la Domenica, partecipando alla Santa Messa che annuncia la morte, proclama la resurrezione ed attende il Suo ritorno. Con entusiasmo e con gioia dico a voi tutti, carissimi, e tutti il gior- no di Pasqua diciamolo agli altri: La Pace sia con te! Il Rettore Falchetti Don Sesto Ave Maria! Pasqua 2019 C L

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arissimi volontari, amici e benefattori, e voi tutti che per un motivo o per un altro guardate al San-

tuario della Madonna di Montespineto come al faro che indica la via al navigante, come alla stella che

conduce alla salvezza, come alla guida che ci porta alla vetta.

a Santa Pasqua è alle porte ed è sempre motivo di tanta medita- zione e di preghiera per le necessità nostre e della Chiesa! In verità la Pasqua costituisce l’avvenimento fondamentale della nostra fede. L’Apostolo Paolo ci ricorda che la nostra fede sarebbe vana se Cristo non fosse risorto! E dalla Pasqua giunge a noi la pa-ce di Cristo, quella pace che Lui ha annunciato a tutti quelli che ha reso partecipi della sua resurrezione e che il parroco o sacerdote ancora annuncia quando entra nelle case in occasione della Pasqua: “Pace a questa casa ed a tutti quelli che vi abitano”. E la casa non è solo la nostra ristretta abitazione, ma è ogni comu-nità, ogni realtà che si ritrova insieme con un’unica finalità: acco-gliere il Cristo e la Sua parola. E noi ci ritroviamo intorno all’Altare, nel nostro Santua-rio sempre più accogliente. La primavera ci ha riportato la bella stagione e con essa i tanti pellegrinaggi program-mati e no, numerosi e no, a piedi e no! E quassù è necessario creare un clima di pace. Quassù si sale per allontanar-si da tutti gli intrighi e da tutte le beghe che ci opprimono e che cercano solo di toglierci la pace, quella vera, quella portata dal Cristo risorto . È la storia di tanti di noi che cercano sensazioni, novità, in-teressi. Quassù si sale per ini-ziare una vita nuova con la forza dello Spirito del Risorto, che soffia ovunque e dove vuole. Quassù si sale per trovare Maria, il modello del cammino iniziato da quella “Tomba vuota”, seguendo l’imperativo di Cristo: “Andate

in tutto il mondo, annunciate il Vangelo, battezzate …”

In questo cammino/pellegrinaggio attraverso la storia delle Anime, Maria è presente perché ha creduto. Celebriamo quindi i nostri ap-puntamenti con Maria con fede e riconoscenza, tutti i giorni, ma in modo particolare la Domenica, partecipando alla Santa Messa che annuncia la morte, proclama la resurrezione ed attende il Suo ritorno. Con entusiasmo e con gioia dico a voi tutti, carissimi, e tutti il gior-no di Pasqua diciamolo agli altri: La Pace sia con te! Il Rettore Falchetti Don Sesto

A v e M a r i a !

Pasqua 2019

C L

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Buoni religiosi, buoni servitori della Madonna

el 1913, il primo marzo, Don Orione stipulò

con l'arciprete Don Balbi e i priori dell'ammi-

nistrazione del santuario [di Montespineto] una conven-

zione per una più definita cura del santuario da parte

degli Eremiti della Divina Provvidenza. I dettati della

convenzione dovevano entrare in vigore col Capodan-

no del 1914. Una clausola però — l'ottava — diceva

che «nel caso si verificasse la vacanza della cappellania

di Monte Spineto, — allora tenuta domenicalmente da

un sacerdote del seminario diocesano — l'amministra-

zione avrebbe nominato a coprirla un sacerdote della

Congregazione di Don Orione da designarsi dal supe-

riore della medesima». Questo aveva voluto Don Orione

per dare ai suoi religiosi Eremiti una assistenza spirituale

sicura ed appropriata. Invece, nel successivo febbraio, il

rettore del seminario di Stazzano Don Barco — che fun-

geva da cappellano al santuario — veniva sostituito,

nell'incarico, per disposizione di Monsignor Vescovo —

ignaro della convenzione citata — da altro sacerdote del

seminario.

Don Orione vide, nel fatto, frustrati i suoi disegni a be-

ne spirituale dei suoi Eremiti; aveva difatti più volte

detto e scritto che nessun altro scopo gli aveva fatto de-

siderare quella sede se non per offrire ai suoi Eremiti

una dimora particolarmente adatta alla loro santifica-

zione: " Mia intenzione — ripeteva — era di stabilire

al Monte un buon sacerdote che aiutasse di continuo

gli Eremiti e il santuario, e formasse, all'ombra della

Madonna di Monte Spineto, dei pii Eremiti... "

Scrisse perciò al parroco di Stazzano questa lettera :

« ANIME E ANIME! — Roma, 23 febbraio 1914. — Ca-

rissimo e venerato Sig. Arciprete, ebbi qui, e da parec-

chio, la sua lettera. Non risposi subito poiché volli

pregarci su un poco, e mettere me, più che mi fosse

possibile, ai piedi del Crocifisso. Pur sentendone vivo

dispiacere, mi vedo costretto — tutto ponderato — a

togliere da Monte Spineto i miei confratelli. Né Ella,

caro Signor Arciprete, me ne vorrà male ; poiché, al

posto mio e al punto in cui sono state condotte le cose,

penso che, Ella pure, non potrebbe fare diversamente.

Noi del resto, per la divina grazia e la bontà di Vostra

Signoria, saremo sempre buoni amici in Domino ed io,

anzi, sarò ognora grato di quanto Ella ha fatto per noi

e della sua benevolenza. Amerei che quelli del Monte si

ritirassero a Tortona al più presto e sempre non oltre il

19 marzo, festa di San Giuseppe, dovendo loro dare al-

tra destinazione. Rimane un tempo più che sufficiente

per trovare chi ci sostituisca. Ed ora mi è doveroso e

dolce insieme chiedere a Lei, Venerato Sig. Arciprete,

all'ottimo Signor Rettore Don Barco, al Signor Curato

e ai Priori ogni scusa, e per me e per i miei Figli in

Gesù Cristo, di tutte le manchevolezze nostre, occorse

durante gli anni che ci è stata affidata la custodia del

caro Santuario. Che la Madonna Santissima di Monte

Spineto Li ricompensi largamente del bene che ci han-

no fatto, come io La prego. E la Madonna SS. ci per-

doni ogni mancanza, ci benedica e si degni guidare me

e tutti maternamente al suo Divin Figliuolo Gesù Cri-

sto ed al santo monte della gloria eterna... »

L'11 precedente, sempre da Roma, aveva già dato di-

sposizioni di partenza al chierico Draghi e agli Eremiti:

" II Signore dispone che noi della Divina Provvidenza

non abbiamo più a restare a custodia di Monte Spine-

to. Ricevuta la presente vi riunirete all'altare della

Madonna Santissima, e Le domandate col cuore per-

dono di tutte le mancanze che abbiamo potuto fare

stando a Monte Spineto, recitandole con devozione tut-

to intero il Santo Rosario, le Litanie e un De profundis

per le Sante Anime del Purgatorio... Mettete tuttora la

vita e il cuore nelle mani della Madonna SS. di Monte

Spineto e pregateLa anche per me... "

Confortava il Servo di Dio nella sua decisione il fatto che

anche l'Ausiliare di

Tortona S.E. Mons.

Viganò caldeggiava

che con gli Eremiti

ci fosse stabile un

sacerdote.

Vista pertanto la si-

tuazione non ben

delineata e incerta,

Don Orione ri-

spondeva con una

lunga lettera al par-

roco Don Balbi,

che lo pregava di

soprassedere e at-

tendere; tra l'altro

gli diceva :

« Caro e venerato Signor Arciprete, si deve pensare sì

al Santuario, ma per volerne il vero incremento, ma

non per trascurare il buono spirito dei religiosi ad esso

addetti. Al Monte si è venuti per essere servi e non pa-

droni, ma servi della Madonna Santissima: non quindi

servi nel modo solo com'è inteso dal mondo secolare-

sco, bensì anche, e per essere buoni servitori della

Madonna: vogliamo curare di poter essere buoni reli-

giosi... Io poi non ho mai nascosto che avrei amato

raccogliere intorno alla Madonna di Monte Spineto

come il Noviziato degli Eremiti. Invece, al momento

opportuno che si è fatto per noi? Nulla. Pazienza!

Cotesti miei Confratelli avranno lavorato per la Ma-

donna Santissima, e penserà ben Essa a loro...

Per dovere di coscienza: dopo maturo consiglio e pre-

ghiere, pure con vivissimo dispiacere di lasciare il ca-

ro Santuario della Madonna di Monte Spineto, ove a-

vrei desiderato restare anche da morto, non possiamo

rimanere. Ove finisce la mano dell'uomo, là comincia

Don Orione in procinto di entrare

nel Duomo di Tortona

Q U A L C O S A D I D O N O R I O N E … Da “Don Orione e la Madonna”

N

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la mano della Divina Provvidenza, ed ho fede che la

SS. Nostra Madre, ai cui piedi benedetti sono venuto

tante e tante volte peregrinando ed ho condotto i miei

primi figli, ci farà ancora ritornare a Monte Spineto,

per un tratto della Sua Materna bontà. Noi La pregh

remo sempre, e la porteremo sul cuore da per tutto.

Si oblitus itero lui, o Mater dulcissima et Regina Mo

tis Spineti, oblivioni detur dextera mea...

Oggi poi ricevetti anche lettera da Draghi. Povero f

glio! Mi fa commuovere pensando al dolore che pr

viamo, e lui e gli altri, nel lasciare la Santa Casa della

Madonna... Gli dica, dunque, che benedico la loro o

bedienza e offrano al Signore il loro sacrificio per le

mani della Madonna Santissima, che saranno ben p

gati. Anche per me è grande dolore come per loro, e

non lo nascondo : ma il Cuore di Gesù li sa i motivi ; il

Cuore di Gesù ci vede; Egli, a suo tempo, ci consol

rà... La Madonna SS. faccia discendere le su

zioni sopra di Lei, caro Signor Arciprete, e su tutto il

Suo popolo... »

« La Santissima Vergine la conforti dei dispiaceri che

Ella può avere avuto da me o dai miei, o per nostro r

flesso. Noi tutti continueremo a rìcordarLa con grande

affetto nelle nostre povere orazioni e quale Amico si

cero e quale Benefattore del nostro piccolo Istituto. E

la pure preghi per noi ai piedi della Santa Madonna di

Monte Spineto... »

Fortunatamente le cose riuscirono di gradimento c

mune, allorché venne concesso da Mons. Vescovo che

a Monte Spineto andasse Don Zanocchi, allora cappe

lano dell'ospedale di Tortona, o qualche altro sacerdote

dell'Opera. Non potendosi assentare dall'ospedale in

continuazione, Don Zanocchi saliva al santuario la v

gilia delle feste e ritornava l'indomani, prestando così

agli Eremiti l'aiuto di consiglio e di ministero, dei quali

necessitavano per la loro speciale formazione religiosa.

« Sia dunque ringraziato Iddio mille e

scriveva Don Orione al parroco, qualche tempo dopo

sia dunque benedetta la Santissima Vergine, che ha

spianate tutte le difficoltà che a noi potevano parere i

sormontabili in qualche guisa. E sia anche ringraziato

S.E. Mr. Vescovo che non ha impedito che possa venire

al Monte un Sacerdote della Divina Provvidenza...

Don Orione in Piazza Duo mo a Tortona 1917

la mano della Divina Provvidenza, ed ho fede che la

SS. Nostra Madre, ai cui piedi benedetti sono venuto

tante e tante volte peregrinando ed ho condotto i miei

i farà ancora ritornare a Monte Spineto,

per un tratto della Sua Materna bontà. Noi La preghe-

remo sempre, e la porteremo sul cuore da per tutto.

lui, o Mater dulcissima et Regina Mon-

tis Spineti, oblivioni detur dextera mea...

evetti anche lettera da Draghi. Povero fi-

muovere pensando al dolore che pro-

viamo, e lui e gli altri, nel lasciare la Santa Casa della

Madonna... Gli dica, dunque, che benedico la loro ob-

bedienza e offrano al Signore il loro sacrificio per le

mani della Madonna Santissima, che saranno ben pa-

è grande dolore come per loro, e

non lo nascondo : ma il Cuore di Gesù li sa i motivi ; il

Cuore di Gesù ci vede; Egli, a suo tempo, ci console-

discendere le sue benedi-

zioni sopra di Lei, caro Signor Arciprete, e su tutto il

La Santissima Vergine la conforti dei dispiaceri che

Ella può avere avuto da me o dai miei, o per nostro ri-

flesso. Noi tutti continueremo a rìcordarLa con grande

affetto nelle nostre povere orazioni e quale Amico sin-

cero e quale Benefattore del nostro piccolo Istituto. El-

la pure preghi per noi ai piedi della Santa Madonna di

cose riuscirono di gradimento co-

é venne concesso da Mons. Vescovo che

a Monte Spineto andasse Don Zanocchi, allora cappel-

lano dell'ospedale di Tortona, o qualche altro sacerdote

Non potendosi assentare dall'ospedale in

one, Don Zanocchi saliva al santuario la vi-

gilia delle feste e ritornava l'indomani, prestando così

agli Eremiti l'aiuto di consiglio e di ministero, dei quali

necessitavano per la loro speciale formazione religiosa.

dunque ringraziato Iddio mille e mille volte —

scriveva Don Orione al parroco, qualche tempo dopo —

tissima Vergine, che ha

spianate tutte le difficoltà che a noi potevano parere in-

E sia anche ringraziato

r. Vescovo che non ha impedito che possa venire

al Monte un Sacerdote della Divina Provvidenza... »

Alcune difficoltà si presentarono spontaneamente con

l'inizio della prima guerra mondiale.

Don Orione scriveva a Don Balbi

generale per la guerra mi toglie la maggior parte del

personale di cui potevo disporre. Mi vedo perciò c

stretto da forza maggiore a non poter più dare al sa

tuario di Monte Spineto, almeno per ora, i religiosi di

cui sino ad oggi ho, con piacere, di

La stessa impossibilità riaffermava Don O

ottobre successivo: e così chiudeva la lettera allo ste

Don Balbi: «Le chiedo perdono di tutti i dispiaceri che

io e loro possiamo averle dato, e La ringrazio di ogni

sua carità e del bene che ci ha fatto. Noi pregh

sempre per Lei, e Lei faccia lo stesso per le an

stre. Abbiamo cominciato con la Madonna, e m

ce finire con la Madonna: che la Madonna Santi

dalla quale ci è venuta la fonte divina dì vita

Gesù Cristo, Dio e Signor nostro, ci faccia degni di

amare la Croce e per l'amore della Santa Croce e i

meriti e il Sangue del nostro Amore, che vi morì sopra

per noi, ci siano aperte e spalancate le porte del Par

diso... »

Aderendo, tuttavia, alle istanze del m

Don Orione concedeva poi che rimanesse custode del

santuario almeno Fra Basilio.

Don Orione in Piazza Duo mo a Tortona 1917

à si presentarono spontaneamente con

l'inizio della prima guerra mondiale. Il 15 maggio 1915

Orione scriveva a Don Balbi: «La mobilitazione

generale per la guerra mi toglie la maggior parte del

personale di cui potevo disporre. Mi vedo perciò co-

stretto da forza maggiore a non poter più dare al san-

tuario di Monte Spineto, almeno per ora, i religiosi di

cui sino ad oggi ho, con piacere, disposto...»

à riaffermava Don Orione il 19

: e così chiudeva la lettera allo stesso

Le chiedo perdono di tutti i dispiaceri che

io e loro possiamo averle dato, e La ringrazio di ogni

ene che ci ha fatto. Noi pregheremo

sempre per Lei, e Lei faccia lo stesso per le anime no-

stre. Abbiamo cominciato con la Madonna, e mi è dol-

: che la Madonna Santissima,

dalla quale ci è venuta la fonte divina dì vita eterna,

risto, Dio e Signor nostro, ci faccia degni di

amare la Croce e per l'amore della Santa Croce e i

meriti e il Sangue del nostro Amore, che vi morì sopra

per noi, ci siano aperte e spalancate le porte del Para-

Aderendo, tuttavia, alle istanze del medesimo parroco,

Don Orione concedeva poi che rimanesse custode del

santuario almeno Fra Basilio.

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29 Dicembre 2018! Natale è appena passato e domani ricodiamo e festeggiamo la Santa Famiglia di Nazzaret e preghiamo per la nostra fmiglia e per tutte le famiglie del mondo. Mi è venuta fa le mani una lettera che una mamma ha ritrovato fra gli scritti di un suo figliolo; titubante l’ha letta e me l’ha consegnata con tanta commozione.

Avevo sei anni, scrissi ai miei genitori una letterina: papà e cara mamma, quando sarete vecchi vi aiuterò come voi aiutate me adeso. Vi voglio tato bene. l’importanza e l’impegno di queavevo scritto.Quando poco

tempo fa mia madre che l’ha ritrovata e me l’ha fatta leggere ho commentato: “Anche se sono passati tanti annite nonni di tanti nipoti, siete ancora voi ad occuparvi di me.”Quanti genitori si occupano, oltre che dei figlipoti; e quando sarà il momento di aiutare loro

È un grande sforzo (anche economi-co!) quello che stiamo portando a termine. Forse nemmeno i miei su-periori hanno compreso e compren-dono la necessità, l’urgenza e la pe-santezza di costo di questo ultimo lavoro in ordine di tempo. La “frana” del 13 Ottobre 2014 mi-nacciava sempre di più la stabilità della Scala Santa che già da sola, dopo quasi settant’anni mostrava evidenti segni del tempo.

Ora siamo in dirittura di arrivo! Per questi lavori della Scala Santa, della 14° Stazione della Via Crucis

e per il piccolo cimitero abbiamo chiesto vamo chiesto per le altre cappelleL’aiuto della vostra devozione e del vostro attaccamento alla Madonna di Motespineto. Grazie!Don Orione, rivolgendosi ai suoi benefattori affermava che: banca era Per coza della Scala Santa tol’economato della diocesi, e poi un prestito che, (a Dio piacendo), resttuiremo piano piano!MaMadonna glienque, e che l’ultimo tratto, quello dealla preghiera re una Cappella”.

Caro papà e cara mamma

Natale è appena passato e domani ricor- Famiglia di

Nazzaret e preghiamo per la nostra fa-miglia e per tutte le famiglie del mondo. Mi è venuta fa le mani una lettera che una mamma ha ritrovato fra gli scritti

l’ha letta e me l’ha consegnata con tanta commozione.

Avevo sei anni, scrissi ai miei genitori una letterina: “Caro papà e cara mamma, quando sarete vecchi vi aiuterò come voi aiutate me ades-so. Vi voglio tan-to bene.” Oggi capisco l’importanza e l’impegno di quello che allora avevo scritto. Quando poco

tempo fa mia madre che l’ha ritrovata e me l’ha fatta leggere “Anche se sono passati tanti anni ed oggi sie-

te nonni di tanti nipoti, siete ancora voi ad occuparvi di me.” oltre che dei figli, anche dei ni-

e quando sarà il momento di aiutare loro, saranno in

grado di farlo? Io che per lavoro sono in tante strutture della terza età dslocate in tutta Italia mi rendo conto che l’anziano oggiè più considerato ed amato come una volta. Non esistopiù le famiglie patriarcali dove l’anziano era visto come il

saggio e da lui si accettavano consigli, rimproveri, e si era pronti ad amarlo e onorarlo anche quando non era più lo stesso e si aiutava nel difficile percorso dell’età avanzata.Oggi ci sono le famiglie “allargate”lo il nome! In questa dimensione, dove si mette l’anziano?Che posto occupa? Ci sono anziani nelle strutture che aspettano di vedere comparire qualche familiare,no il giorno delle feste importanti.Capisco che il lavoro oggi impegninon lasciando più molti spazidimenticare chi ci ha dato la vita. A volte, però, quando ti sgrida un genitore per qualche cosa che fai di storto, non è mancanza di amore, ma è la difficoltàdi saperli accettare diversi dada come vorremmo sempre vederli.È un’inversione di ruoli difficile!Non essere più figlio, col genitore che si occupa di noi e ci aiuta e ci protegge, ma diventare padre del padre e della madre ed occuparsi e preoccuparsi di loro.Non dobbiamo avere per loro solo un debito di riconoscenza per ciò che hanno fatto per noi, ma un’ci fa superare tutti gli ostacoli della vita ed essere una prsenza sentita, dolce e solare.Diceva sempre mio nonno che i genitori sono in grado di far crescere e portare all’onore del mondo dieci figli ed essi non sono in grado di occuparsi ed aiutare un solo genitore.Papa Francesco ha detto: “Una società è veramente accgliente nei confronti della “vita” quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità e nella mlattia. Lettera

e per il piccolo cimitero abbiamo chiesto il vostro aiuto come lo ave-vamo chiesto per le altre cappelle. L’aiuto sta arrivando come segno della vostra devozione e del vostro attaccamento alla Madonna di Mon-tespineto. Grazie! Don Orione, rivolgendosi ai suoi benefattori affermava che: -…la sua banca era nelle loro tasche-! Per il grosso lavoro del muro di contenimento e la messa in sicurez-za della Scala Santa mi hanno aiuta-to i miei superiori, un pochino l’economato della diocesi, e poi un prestito che, (a Dio piacendo), resti-tuiremo piano piano! Ma, volendo che il Santuario della Madonna fosse quanto mai acco-gliente e pieno di preghiera ovun-que, e che l’ultimo tratto, quello della Via Crucis, potesse invitarci alla preghiera ho chiesto di “Adotta-re una Cappella”. Così è stato!

Mi rivolgo salgono fin quassù: un ulteriore sforzo di terminare la salta, c’è l’ultima parte. la Scala Santa!Tanti e svariatisono i motivi che vi invitano a salre fin quassù, cuni spirituali ma non tutti… Ricordiamoci, quassù siamo in un luogo di prghiera e quindi sia di rispetto il nostro comportamento. ridiscenda senza aver prima fatto una visita alla Madonnanostra padronaacceso 10) segno della vostra presenzadevozione. Dtanto in tantorio ed invoca

Io che per lavoro sono in tante strutture della terza età di-slocate in tutta Italia mi rendo conto che l’anziano oggi, non è più considerato ed amato come una volta. Non esistono più le famiglie patriarcali dove l’anziano era visto come il

saggio e da lui si accettavano consigli, rimproveri, e si era pronti ad amarlo e onorarlo anche quando non era più lo stesso e si aiutava nel difficile percorso dell’età avanzata.

le famiglie “allargate”, che di grande hanno so-

In questa dimensione, dove si mette l’anziano?

Ci sono anziani nelle strutture che aspettano di vedere , ma la porta resta chiusa persi-

le feste importanti. pisco che il lavoro oggi impegni tutti in modo esagerato,

non lasciando più molti spazi, ma non si deve e non si può dimenticare chi ci ha dato la vita. A volte, però, quando ti sgrida un genitore per qualche cosa

non è mancanza di amore, ma è la difficoltà di saperli accettare diversi da come li abbiamo conosciuti e da come vorremmo sempre vederli. È un’inversione di ruoli difficile!

col genitore che si occupa di noi e ci ma diventare padre del padre e della

madre ed occuparsi e preoccuparsi di loro. Non dobbiamo avere per loro solo un debito di riconoscenza

che hanno fatto per noi, ma un’ amore immenso che ci fa superare tutti gli ostacoli della vita ed essere una pre-senza sentita, dolce e solare. Diceva sempre mio nonno che i genitori sono in grado di far crescere e portare all’onore del mondo dieci figli ed essi non

parsi ed aiutare un solo genitore. Papa Francesco ha detto: “Una società è veramente acco-gliente nei confronti della “vita” quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità e nella ma-

Lettera firmata

Mi rivolgo ancora a tutti coloro che salgono fin quassù: “ È necessario un ulteriore sforzo di tutti, bisogna terminare la sali-ta, c’è l’ultima

te. Riapriamo la Scala Santa! Tanti e svariati sono i motivi che vi invitano a sali-re fin quassù, al-cuni spirituali ma non tutti… Ricordiamoci, quassù siamo in un luogo di pre-ghiera e quindi sia di rispetto il nostro comportamento. Nessuno ridiscenda senza aver prima fatto una visita alla Madonna, che è la nostra padrona; lasciate un lumino acceso (come indicato alla pagina

segno della vostra presenza e devozione. Dalle vostre case, di

to in tanto, guardate il Santua-invocate Maria. Il Rettore

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Ovvero:

Chi e’ lo scultore della “Madonna con Bambino” del

Santuario di Montespineto? ([email protected])

Una preziosa ed interessante ricerca ...

Così, come l'abbiamo ricevuta, la pubblichiamo...

Senza alcun commento, senza alcuna critica, ma solo

con un ringraziamento a chi, dopo seria ricerca, ci

presenta il vero scultore di quella che, per noi… è:

• la più bella statua della Madonna,

• nel più bel Santuario costruito da mani di uomo,

• in uno dei luoghi da dove si ammira una delle

più belle vedute dell'inizio della pianura padana,

quando la nebbia cede il posto al sole e da dove la

"Grazia" scende abbondante sulle fatiche umane ...

on c'è bisogno di essere critici d'arte per apprezza-

re la bellezza e la maestosità

della statua della Madonna che sovra-

sta l'altare del Santuario di Montespi-

neto; ed è pertanto legittimo chiedersi

chi può essere stato lo scultore che

riuscì a scolpire un simile capolavoro

che compie proprio quest'anno i suoi

primi ... 390 anni!

Trecentonovant’anni, circa 4 secoli,

durante i quali ha sempre soggiorna-

to nel punto più alto del Santuario, a

difesa e protezione di tutti i valligia-

ni e di tutti i fedeli sparsi nella pia-

nura alessandrina, che da sempre la

onorano. Questo, ovviamente, se escludiamo un brevis-

simo periodo di due anni, dal 15 Novembre 1799 al 09

Agosto 1801, in cui fu traslata nella parrocchia di Staz-

zano per metterla al riparo dal rischio della distruzione,

rischio che aveva già corso nell'estate del 1799 per ope-

ra delle truppe francesi, venute dal Genovesato per

cacciare gli Austro-Russi. Fu addirittura spostata dalla

marmaglia francese per vedere se alla sua base o al di

sotto di essa potesse nascondersi qualche piccolo teso-

ro; ed il fatto che non sia stata gettata a terra dai soldati

intenti a questa operazione può essere sicuramente con-

siderato alla stregua di un miracolo, date le condizioni

in cui fu lasciato il Santuario dopo la loro scorribanda.

Poche persone, sia per l'altezza che per la pericolosità

dell’azione, sono saliti in cima all'altare per pulirla,

spolverarla ed ... abbracciarla in tutta la sua maestosi-

tà; ed il Signore, nella sua bontà, mi ha concesso di

essere uno di questi. Motivo in più per chiedermi chi

può aver scolpito nel candido marmo di Carrara un

simile capolavoro.

Il Rettore mi fece un nome: tal Leonardo Ferrandina,

senza sapermi precisare la fonte della notizia, forse

sconosciuta anche a lui oppure letta sommariamente da

qualche parte tra le carte del Santuario.

Una cosa è certa: la statua fu sicuramente commissio-

nata subito dopo il famoso "miracolo" di Montespineto

del 1620 dall’allora Vescovo di Tortona Mons. Paolo

Arese (1620 – 1644) e pagata con soldi suoi e con le

oblazioni dei fedeli parrocchiani (Ignoto. “Storia del

Santuario di Nostra Signora del Monte Spineto”. Tor-

tona, 1887). Essa fu terminata, come scritto sull'effige

ai piedi della Santa Vergine, tre anni prima dell'inizio

della costruzione del Santuario, che come sappiamo

cominciò ad essere edificato nel 1633.

Tra l'altro l'effige stessa farebbe pensare ad uno sculto-

re “foresto”, non originario delle nostre terre, dati gli

errori presenti nelle poche righe scolpite alla base: "S.ta

M. del Monte Spinetto di Stazano intercede pro nobis

1629". La doppia T data al nome del monte e la singola

Z del nome del comune farebbero pensare ad un errore

legato sia alla scarsa erudizione di 4 secoli fa, commes-

so nell’atto della trascrizione della dedica, che alla

scarsa conoscenza dei luoghi dell’Oltregiogo.

Anche il recente libro

di Giampiero Illiani

("Il Mistero della Co-

lomba Bianca"), che ha

visto la luce nel 2014 e

che racconta la storia

del Santuario di Mon-

tespineto (ancora di-

sponibile per l'acquisto

in canonica), riporta la

stessa notizia: l'autore

della statua sarebbe

proprio Leonardo Fer-

randina ed a pag. 65

vengono riportate le

notizie desunte dal Soprani nel suo libro dato alle

stampe nel 1674, due anni dopo la sua morte, libro

che tratta degli artisti genovesi di quell’epoca e di cui

accennerò più avanti.

Ma allora chi sono questi Ferrandina?

I FERRANDINA. Quella dei Ferrandina (o Ferradino

oppure ancora, più spesso, Ferrandino) era una famiglia

di marmorari e scultori lombardi, originari di Casasco

d'Intelvi (Como), documentati a Genova a partire dal

1562. Dal rapporto di coniparatico (e cioè di parentela

spirituale) con un esponente dell'arte dei "magistri an-

telami" lombardi, Rocco Lurago, e dalla celebrazione

del battesimo nella chiesa di S. Sabina in Genova, sede

della cappella dell'arte degli scultori di nazione lom-

barda, si può ipotizzare l'appartenenza di Antonio ad

una di queste due corporazioni.

Sono certamente suoi parenti Pietro Antonio e Battista,

presenti nel 1604 all'assemblea dei "magistri antelami"

lombardi nella chiesa di S. Giovanni di Pré; Pietro An-

tonio, già consigliere, venne in questa data eletto tra i

consoli della corporazione. Ma non si hanno altre noti-

zie di costoro, che lavorarono a Genova nell'ambito

I l Santuar io domina dal l 'a l to .

N

Page 6: arissimi volontari, amici e benefattori, e voi tutti che ...arissimi volontari, amici e benefattori, e voi tutti che per un motivo o per un altro guardate al San- tuario della Madonna

della consolidata tradizione degli architetti, dei costrut-

tori e dei capimastri lombardi, operosi nei cantieri della

città fin dal XII secolo; molto più documentati sono in-

vece i Ferrandina scultori, soprattutto Alessandro, fi-

glio di Antonio, e i suoi due figli Giuseppe e Giovanni

Battista.

La lunga con-

suetudine lavo-

rativa dei Fer-

randina con il

noto collega

lombardo San-

tino Parraca fu

in questi anni

rinsaldata dal

matrimonio di

Giuseppe con

la figlia Pelle-

grina: lo docu-

menta l'atto di

nascita del loro

figlio Santino a

Casasco d'In-

telvi il 5 set-

tembre 1620.

Ancora vivo nel febbraio 1622, Alessandro era già de-

ceduto nel settembre 1623, quando i figli Giuseppe e

Giovanni Battista del "quondam Alexandri" risultano

responsabili della bottega nell'atto notarile per la co-

struzione dell'altare di villa Spinola a Cornigliano.

Ma Giuseppe assunse parte delle responsabilità della

bottega ben prima della morte del padre, mentre Gio-

vanni Battista partecipò alla realizzazione delle opere

agli ordini del fratello, data la sua giovane età; la dire-

zione degli affari restò comunque sempre a Giuseppe.

Nell'archivio della chiesa di S. Sabina non sono regi-

strati gli atti di nascita e di morte di costoro, poiché

con ogni probabilità nacquero tutti in Val d'Intelvi e vi

tornarono nei loro ultimi anni. Ed i padrini dei nove fi-

gli di Giuseppe, molti nati a Genova dalla moglie Pel-

legrina e battezzati in S. Sabina, furono tutti scultori e

architetti lombardi, a confermare una consolidata

prassi di solidarietà di "nazione" e di mestiere.

L'Enciclopedia Treccani descrive bene l'attività e le

opere di questa famiglia di scultori (Fausta Franchini

Guelfi nel "Dizionario Biografico degli Italiani", Vo-

lume 46 - 1996). In essa si sostiene che "il costante

rapporto con il paese di origine era tipico dei marmo-

rari lombardi operosi a Genova fra Cinquecento e Sei-

cento: i loro laboratori si caratterizzano come imprese

familiari, in un intreccio strettissimo di parentele e ma-

trimoni che rafforzavano e confermavano la solidarietà

di mestiere e di nazione".

La scelta dei padrini per i battesimi, dei testimoni per le

nozze e per gli atti notarili, dei garanti per i lavori

particolarmente impegnativi, degli esecutori

testamentari, conferma il saldissimo senso di ap-

partenenza ad una comunità che riconosceva nell'arte

degli scultori di nazione lombarda e nei suoi consoli e

consiglieri, regolarmente eletti, l'istituzione che la

rappresentava e che ne difendeva il lavoro e gli

interessi. Presso la cappella dell'arte in S. Sabina si

svolgevano le riunioni, verbalizzate dal notaio con

l'accurata registrazione dei presenti.

Quando i Ferrandina giunsero a Genova, i maestri

lombardi avevano da tempo in città il monopolio non

solo della produzione dei manufatti scultorei, ma anche

del commercio dei marmi grezzi e lavorati e, a volte,

l'appalto delle cave di Liguria e di Carrara. Gli

inventari delle botteghe alla morte degli artisti, le

disposizioni testamentarie, gli atti notarili per gli

appalti, per i trasporti via mare e per la compravendita

dei marmi, documentano una parte tutt'altro che

secondaria dell'attività dei capibottega, imprenditori e

commercianti oltre che scultori.

Nei laboratori, situati quasi tutti - come quello dei Fer-

randina - alla Ripa davanti al porto per un trasporto più

rapido e meno costoso dei marmi dalle navi, i maestri

lombardi eseguivano tutti i manufatti marmorei per l'ar-

redo delle chiese, dei palazzi, dei giardini e delle piaz-

ze: dalle statue da altare a quelle da giardino, dagli alta-

ri alle balaustre, ai portali, alle fontane, ai rivestimenti

a tarsie delle pareti delle cappelle, ai pavimenti in

marmi policromi; per questi ultimi lavori spesso giun-

gevano dalle cave i pezzi già dimensionati e tagliati da

mettere in opera.

Giuseppe e Giovanni Battista, formatisi nella bottega

paterna, continuarono l'attività del padre Alessandro

come infaticabili costruttori di arredi e parati marmorei

e come conduttori di cave e commercianti di marmi; e

lavorarono quasi sempre insieme, in una gestione pari-

taria della bottega e delle commissioni, nella quale pe-

rò, a volte, emerge la preminenza di Giuseppe, il fratel-

lo maggiore (nato probabilmente nel 1593, poiché nel

censimento del 1605 fu registrato come dodicenne nel-

le carte della parrocchia di S. Siro).

Giovanni Battista, nato forse nel 1611, come attesta un

atto notarile che lo dichiara quarantenne nel 1651 col-

laborò, oltre che col fratello, proprio con il nostro Leo-

nardo, superbo scultore, che eseguiva le parti statuarie

delle strutture architettoniche commissionate ai Ferran-

dina, verosimilmente sostituito dopo la sua morte dallo

scultore Giovanni Pincellotti.

Ma siamo sicuri che questo Leonardo fosse proprio un

Ferrandina, parente stretto di uno di quei marmorari,

scultori e scalpellini che operavano a Genova a cavallo

tra il XVI ed il XVII secolo?

Stando a Raffaele Soprani (Genova, 1612 – Genova,

1672), dovrebbe essere proprio così; questo storico, pit-

tore e politico italiano, suddito della Repubblica di Ge-

nova, nato da una nobile famiglia senatoriale, che fu lui

stesso due volte senatore, ha assunto una grande impor-

tanza storico-letteraria per aver redatto una raccolta di

"Vite de’ pittori, scultori ed architetti genovesi, e de'

La Madonna del Santuario di Montespineto

Page 7: arissimi volontari, amici e benefattori, e voi tutti che ...arissimi volontari, amici e benefattori, e voi tutti che per un motivo o per un altro guardate al San- tuario della Madonna

forestieri che in Genova operarono", preziosa fonte di

informazioni per la storia dell'arte in Liguria, edita

nell'anno 1674 e la cui accuratezza documentale è stata

confermata da moderni studi.

In essa compare anche una brevissima biografia di Le-

onardo Ferrandina, che il Soprani descrive così: "Leo-

nardo Ferrandina studiò in Genova la scultura da

Taddeo Carloni, fece bellissime figure, in particolare

la bella Madonna della Chiesa del Guastado; diverse

altre ne mandò fuori di Genova tutte di graziosa ma-

niera, dopo aver virtuosamente operato, pagò il comu-

ne tributo alla morte".

Quando si parla della Chiesa del Guastato si intende

o v v i am en t e

l'attuale Basi-

lica della San-

tissima An-

nunziata del

Vastato (da

guastum o va-

stinium, cioè

demolizione);

e la scultura

della Madonna

con bambino

in essa conte-

nuta (cappella

di testa a sini-

stra) così vie-

ne descritta sul

blog "Dear

Miss Fle-

tcher": "Maria

tiene tra le

braccia il suo

piccino che

sorride gioco-

so e felice. Lui ha i modi di tutti i bambini, è uno di noi.

E c’è questa gioia nel visino allegro di Gesù e c’è que-

sta leggiadria nei tratti acerbi della Vergine, è

l’armonia immaginata e scolpita dal talento di Leo-

nardo ... nel 1618".

Come si può vedere dalla foto, questa scultura è sor-

prendentemente simile alla Madonna con bambino di

Montespineto, sia per quel che riguarda l'atteggiamento

degli arti superiori di Gesù bambino, sia per quel che

riguarda il modo in cui è tenuto in braccio dalla sua

Santissima Madre. I lineamenti e le espressioni dei vol-

ti delle due statue sono quasi identici, anche se io pre-

ferisco l'espressività forse un poco meno sorridente del-

la statua conservata sull'altare di Montespineto; quasi a

significare un miglioramento della rappresentatività

scultorea di Leonardo in quest'ultima, terminata undici

anni dopo quella genovese (1618 versus 1629).

LEONARDO MIRANO. Ma nessuno è infallibile ed

anche l'opera del Soprani qualche piccolo errore lo pre-

senta: ed uno di questi è proprio quello che attribuisce

alla famiglia dei Ferrandina la paternità di Leonardo.

Fu probabilmente la strettissima collaborazione con i

Ferrandina a trarlo in inganno, errore successivamente

perpetuato da Ratti (C.G. Ratti. "Istruzione di quanto

può vedersi di più bello in Genova in pittura, scultura,

ed architettura". Genova 1766), fino alle verifiche ar-

chivistiche del Belloni (V. Belloni. "Leonardo Mirano

scolpì 1618", in: La Casana, XXVII, 1985), che taglia-

rono la testa al toro.

E' ormai appurato che lo scultore Leonardo di cogno-

me facesse Mirano, e non Ferrandina; anche lui lom-

bardo, era probabilmente nato a Casasco, in provincia

di Como, oppure secondo altri a Lugano, nel 1577. Si

trattava, in altri termini, di un altro lombardo attivo a

Genova, che aveva con i Ferrandina solo rapporti di la-

voro, così come molti altri marmorari.

Secondo alcuni si era formato adolescente nella bottega

genovese di Taddeo dei Carlone di Rovio, famiglia di

artisti che presero il nome dal paese di provenienza, si-

to tra i due laghi in territorio svizzero (Canton Ticino).

Successivamente, nel 1599, presentato da Ales-

sandro Ferrandina, entrò ormai ventiduenne in

quella di Luca Carabio.

L’atto di matrimonio con Barbara Castello, datato

1612, è registrato nella parrocchia di S. Sabina in Ge-

nova, residenza degli scultori in marmo di nazione

lombarda, all’arte dei quali il Mirano era ascritto.

Specializzatosi nella scultura di putti, Santi e Madonne

da inserire sugli altari delle chiese, pare che scolpì la

sua prima opera nel 1617; o quanto meno quella fu la

prima ed essere certamente attribuibile a lui. Si trattava

della statua di Santa Limbania, conservata oggi nella

chiesa genovese di S. Tommaso.

Non sono molte le opere finora rintracciate del Mirano,

anche perché quasi tutte le attribuzioni del Belloni (V.

Belloni. "La grande scultura in marmo a Genova (se-

coli XVII e XVIII", Genova, 1988) si sono dimostrate

inaccettabili, o per ragioni stilistiche o perché docu-

mentate di altri artisti.

E' stato sicuramente l'autore di parecchie statue maria-

ne non solo delle chiese liguri, ma anche di quelle con-

servate in molti edifici sacri del sud della Francia, co-

me quelli di Embrun, Aubagne, Lambesc e della Chie-

sa di Saint Trophime ad Arles, cittadine situate tutte

nella regione della Provenza - Alpi - Costa Azzurra.

Potrebbe essere opera sua anche la bella Madonna col

Bambino conservata al Museo Nacional de Escultura di

Valladolid (Spagna).

Gli stessi caratteri presenti nelle Madonne col Bambino

conservate nella chiesa della SS. Annunziata di Genova

e nel santuario di Montespineto di Stazzano, li presenta-

va una statua scolpita e firmata poco prima del 1618 per

la chiesa di San Francesco da Paola di Arles, ma fu rifiu-

tata dai committenti per una macchia scura presente sul

viso della Santa vergine. Il Mirano ne eseguì immedia-

tamente un’altra identica, anch’essa firmata e datata

1618, che giunse ad Arles l'anno successivo; la sua stra-

Basilica della SSma Annunziata (GE)

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ordinaria bellezza la salvò dalla distruzione di questa

chiesa e la statua fu collocata nell’abside della Chiesa di

Saint Trophime, come già detto, dove tuttora si trova.

Assai simile è la Madonna col Bambino presente nella

Chiesa parrocchiale di Aubagne, che si può attribuire al

Mirano con la stessa collocazione cronologica.

Della Madonna di S. Stefano di Larvego (Genova),

tuttora nella sua originaria collocazione, è stato addirittura

rintracciato il contratto firmato nel 1629 dal "magister

Leo- nardus Miranus".

Nove anni prima, e cioè nel

1620, giungeva nella chiesa di

S. Ilario (Genova) una Madonna

con gli stessi caratteri stilistici,

che portano ad attribuire a

Leonardo Mirano anche la

Madonna della Misericordia del

Duomo di Imperia, datata 1618.

In questi anni il Mirano era

dunque un artista affermato e

nella sua bottega assumeva con

regolare contratto molti

apprendisti, fra i quali (1630)

Battista e Paolo Ferrandina.

Scolpì altre immagini mariane

(una Madonna col Bambino del

1622 e una Madonna della

Misericordia del 1634, citate dal

Belloni ma ambedue non ancora

rintracciate) e realizzò anche

arredi marmorei, come fece nel

1620 con un portale per la

Chiesa genovese di S. Francesco

da Paola e nel 1627 con un

altare per Filippo Doria, del

quale non si conosce

l’ubicazione; nel 1628 rifece la

figura di sirena sulla fontana di piazza Soziglia (oggi

non più esistente), mentre nel 1627 si era impegnato a

scolpire per Sebastiano Ferrari dieci angeli e dieci

festoni di frutta, finora non rintracciati, certamente

destinati ad un monumento funebre o ad un complesso

d’altare.

Nel 1621 l’arte degli scultori di nazione lombarda

deliberava di realizzare un altare marmoreo per la

propria cappella nella Chiesa di S. Sabina; fra gli

scultori che aderirono all’impresa, il Mirano scolpì uno

degli angeli (ormai perduto) per il frontone del

complesso.

Nel 1629 si impegnò a realizzare statue e arredi per la

cappella Della Rovere nella Chiesa di S. Caterina in

Genova, con balaustre e pavimento marmorei ed un

altare con la Madonna e due Angeli. Dopo la

distruzione della chiesa genovese nell’Ottocento, nulla

resta di questo sontuoso complesso, che il Mirano non

riuscì a terminare e che dopo la sua morte fu concluso

da Giuseppe Ferrandino; quest’ultimo portò a termine

anche un altro incarico affidato nel 1624 al Mirano, e

cioè l’altare marmoreo della famiglia Peloso nella

Cattedrale di Albenga, oggi traslato nella Chiesa

parrocchiale di Ceriale.

Lo stretto legame con i Ferrandina fece in modo che

fino alla morte, avvenuta nel nel 1637, Leonardo

fornisse ai due fratelli Giuseppe e Giovanni Battista

molte delle sculture (angeli, erme, statue centrali dei

frontoni) da porre nel contesto delle loro strutture

architettonico-decorative.

Giuseppe, tra l'altro, nel 1634

lo liberò dal carcere dove era

stato rinchiuso per debiti,

accollandosi l’onere del suo

obbligo, per cui negli ultimi

anni della sua vita il Mirano

non dev'essersela passata

molto bene...

Non è noto se il Mirano riuscì a

realizzare le sculture marmoree,

probabilmente angeli, per il

monumento sepolcrale di

Giovan Battista Senarega, con

contratto siglato nel 1632; in

ogni caso il 1° Aprile 1638

Giuseppe Ferrandino riceveva

dai Balbi il compenso per le

ultime sculture eseguite da

Leonardo prima della morte,

oggi tutte disperse: due statue di

S. Pietro e di S. Giovanni

Battista, un bassorilievo con

l’Annunciazione, un

mascherone per fontana da

giardino ed infine una Madonna

per l’altare maggiore della

Chiesa dello Zerbino in Genova,

oggi distrutta.

A proposito della sua prima opera, e cioè della statua di

Santa Limbania del 1617, scrive Fausta Franchini

Guelfi che "in questa scultura il Mirano appare artista

ormai maturo nella raffinata e incisiva trattazione del ri-

lievo, nel movimento del ricco panneggio, in un dramma-

tico frangersi delle superfici, che costruisce forme molto

diverse da quelle statiche e levigate degli altri scultori

lombardi attivi a Genova, forse per le suggestioni della

scultura del fiorentino Francesco Fanelli, proprio in

quegli anni operoso in città".

Quanto sopra scritto rende l'idea di quanto Leonardo

Mirano sia stato un bravo scultore e di quanto sia bella

la statua della Madonna con Bambino del Santuario di

Montespineto; sicuramente una delle più belle sculture

di quest'artista, anche se si tratta di un’opera comple-

tamente sconosciuta agli studiosi ed ai critici d'arte del

nostro Paese, poiché in nessun testo viene citata come

lavoro di questo grande scultore lombardo-genovese.

Federico Torregiani

Chiesa di S.Trophine ad Arles (Fr)

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09 Dicembre: 2° Domenica di Avvento. Accensione

della 2° Candela di colore rosso.

10 Dicembre: • Inviato alla Assicurazione il costo con-

sultivo della riparazione tetti. • In mattinata sono saliti

dalla Diocesi, Ufficio Economato, con l’ing. Galano

per ispezionare i danni inerenti la parte alta del campa-

nile. Prendere contatti con l’architetto.

14 Dicembre: Messi in comunicazione l’architetto e

l’ufficio economato della Diocesi per ciò che riguarda

il campanile.

16 Dicembre: Terza Domenica di Avvento.

Una leggera spruzzatina di ne-

ve è caduta durante la notte e

sul piazzale del Santuario face-

va la sua candida figura. Alla

Santa Messa, in mancanza della

casula rosa, il celebrante ha in-

dossato quella di colore oro.

Accensione della 3° candela

della corona, di colore rosa, e benedizione dei bambinel-

li che verranno posti nei presepi costruiti nelle famiglie.

18 Dicembre: Il Rettore è salito con due volontari per

iniziare la costruzione del Presepio.

19 Dicembre: Con l’aiuto dei validi

volontari abbiamo

continuato e termina-

to il presepio, mentre

fuori una abbondante

nevicata cadeva im-

biancando tutto. Siamo scesi con un certo anticipo e

scendendo ci siamo fermati per consentire al mezzo

spargisale di salire fino al Santuario.

23 Dicembre: Tutto è pronto per celebrare il

Natale del Signore. Quarta do-

menica di Avvento, abbiamo ac-

ceso la 4° candela nella Corona,

di colore verde: La Speranza.

24 Dicembre: Ultimi preparativi. Il rettore è

salito verso le ore 18 per met-

tersi a disposizione per le confessioni. In pianura re-

gnava una fitta nebbia, ma salendo la nebbia lasciava il

posto ad una splendi-

da notte serena, piena

di luna e di stelle.

Molta gente è salita

per la Veglia delle ore

22,30 e per la Cele-

brazione delle ore 23.

Il Santuario si è riem-

pito. Dopo la recita

del Credo, Giacomo, un cadetto della scuola

dell’aeronautica di Fi-

renze, ha ricevuto lo

Spadino dalle mani di

sua madre Teresa, ha

letto la preghiera di af-

fidamento ed ha ricevu-

to, stando sull’attenti, la

benedizione del Sacer-

dote celebrante. Termi-

nata la Santa Messa, pas-

sate le ore 24, ci siamo ritrovati tutti davanti al circolo

A.N.S.P.I. per scambiarci gli auguri, mentre gli alpini of-

frivano a tutti panettone e vin brulé.

25 Dicembre: Natale del Signore.

Molta gente è salita per

visitare il presepio ed ha

partecipato anche alla

Santa Messa; più gente

nel pomeriggio, meno

nella Messa del mattino.

Tempo bello.

26 Dicembre: Orario

festivo. Con un po’ di meraviglia si è constatato la pre-

senza di un buon numero di fedeli alle celebrazioni eu-

caristiche. Giornata di sole, con la visione della nebbia

nella vallata sottostante e sullo sfondo le Alpi innevate

di recente… Il Rettore è stato invitato a pranzo.

27 Dicembre: è giunta la notizia che l’economato della

Diocesi darà un contributo per il costo della frana.

30 Dicembre: Festa della Sacra Famiglia.

31 Dicembre: Chiusura dell’anno

2018. Inserita nella ce-

lebrazione, si è tenuta

un veglia di ringrazia-

mento per l’anno che

termina e di preghiera

per l’anno che inizia.

Un discreto numero di fedeli. Al termine, nella Sala

Multiuso, rinfresco e scambio di Auguri.

01 Gennaio 2019: BUON ANNO A TUTTI !

02 Gennaio: Il Rettore è salito ed ha preparato per il “Ba-

cio a Gesù Bambino” del 6 Gennaio, festa dell’Epifania..

06 Gennaio: • Bacio di Gesù Bambino al

termine di ciascuna Messa;

l’offerta raccolta durante il

bacio si è unita alle altre (affi-

damento dei bambini alla

Madonna e cassetta ai piedi

del Crocifisso) per le adozioni

a distanza. • La corale di Pa-

trizia di Borghetto ha animato

la celebrazione delle ore

16,00. • Al termine, nei locali

del Circolo A.N.S.P.I., calze ai

bambini e rinfresco per tutti.

I bambinelli benedetti

La prima nevicata del 16 dicembre

Accensione 4° candela

Grazie alp ini !

Mamma e f igl io

Il presepio antico e moderno

I 12 mesi cedono il posto al nuovo anno

Due bei momenti: Pre-

ghiera e cordialità

GUARDANDO IL DIARIO

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09 Gennaio: Il Rettore si è recato all’ufficio economa-to della diocesi. Susseguirsi di problemi a problemi… 16 Gennaio: Due architetti sono saliti fino alla sommi-tà dell’impalcatura per controllare, ed eventualmente programmare, la ristrutturazione del campanile. 17 Gennaio: Il Rettore in un incontro con il Vescovo, al quale ha portato l’invito per il 26 Luglio (Sant’Anna), ha parlato anche dei lavori al Santuario.

20 Gennaio:

Grazie all’interes-samento di Maria Ro-sa, consigliera comu-nale di Novi Ligure, sono apparse alcune nuove indicazioni se-gnaletiche del Santua-

rio. Anche da queste pagine ringraziamo chi si è ado-perato (vedi visita del 12 Settembre). 23 Gennaio: Una fitta nevicata ha imbiancato tutta la zona. Don Sesto non è salito come tutti mercoledì. 29 Gennaio: Le previsioni annunciano ancora neve per domani, mercoledì, e quindi il Rettore e qualche volontario hanno anticipato ad oggi la salita per rimuovere il presepio. 02 Febbraio: Neve, neve, tanta neve! Il Rettore non è riuscito a salire per la Messa Prefestiva.

03 Febbraio:

C’è tanta neve, ma la strada è pulita, è stata pulita ieri a tarda se-ra. In diversi questa mattina sono saliti per la Liturgia della Luce e nel pomerig-gio per la benedizio-ne della gola, in onore di San Biagio. 13 Febbraio: È stata rimossa l’impalcatura intorno al campanile, dietro insistenza della Curia, senza che siano stati fatti i lavori di riparazione. Il rettore è sconcertato. 15 Febbraio: Chiuse alla bene meglio le finestre del ter-zo piano abitazione, rotte dal temporale del 29 Ottobre. 20 Febbraio: Portata la linea diretta elettrica dentro la bussola del Santuario per illuminarla.

24 Febbraio:

Alberto e Linda hanno chiesto di benedire le nuove fedi nuziali e poi, circondati da figli e nipoti, se le sono scam-biate ripensando e ri-confermando il propo-sito di ogni bene, già

affermato nel loro matrimonio. Auguri! 01 Marzo: • Rimossa l’impalcatura di sicurezza alla Scala Santa. • Venuto il perito dell’Assicurazione per quantificare i danni del nubifragio del 29 Ottobre 2018. • Portata l’illuminazione in fondo alle scale dell’abitazione. 06 Marzo: Mercoledì delle ceneri. Un discreto numero di pellegrini, provenienti da varie parti della pianure, è

salito per dare inizio alla Quaresima con l’imposizione delle Sacre Ceneri.

10 Marzo:

Una famiglia dello Sri Lanka, proveniente da Broni è venuta a Serra-valle ed è salita al San-tuario per ascoltare la Santa Messa. Il Rettore ha parlato loro del San-tuario e dell’affidamento dei bambini alla Madonna. 13 Marzo: Mercoledì, presi tutti gli accordi con la Dit-ta Riola per ristrutturare il sito 14° Stazione - Scala Santa – Tombe. Inizio ai primi di Aprile. 18/23 Marzo: Il Rettore si è regalato qualche giorno.

21 Marzo:

È deceduta Madre Canopi, dell’Isola di San Giulio sul lago d’Orta, la suora alla quale so-vente si rivolgeva la nostra Sr. Pia ed alla quale tutti gli anni andava a fare visita. 24 Marzo: Sospeso il riscalda-mento in Santuario. 25 Marzo: Alcune telefonate

per sollecitare affinché vengano portati a terminare i vari lavori… e per avere il saldo dall’Assicurazione. 31 Marzo: Ritorno all’ora legale. Santa messa ore 17,00. 03 Aprile: Il rettore ha un incontro con tutti coloro che devono accordarsi per la ripresa dei lavori e la loro ese-cuzione. Il tempo è peggiorato e comincia a piovere. 08 Aprile: Tutto è pronto… Si ricomincia a lavorare! Ci buttiamo nelle mani della Madonna! Al prossimo numero. 08 Aprile: Il giornalino va in stampa per uscire prima della Settimana Santa.

Una candela da sola non prega, ma tu, Signore, fa' che questa candela che io accendo sia luce, perché mi illumini nelle mie difficoltà e nelle mie decisioni. Sia come il fuoco che brucia in me tut-to l'orgoglio e l'egoismo. Sia fiamma che riscalda il mio cuore e mi insegni ad amare. Signore, non posso restare molto tem-po in Santuario, ma nell’accendere questa candela è un po' di me stesso che voglio donarti. Aiutami a prolungare la mia preghiera nelle attività di questo giorno. Amen.

Alla rotonda prima di Serravalle

Per intercessione di S.Biagio...

La benedizione delle nuove fedi

Eccoli nella Cappella interna

Un ricordo

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Anonimo 1888 SEZ C 51

Dipinto di paesaggio di campagna con perso-

ne e carri, di cui uno rovesciato

Mazza Giovanni 1887 SEZ C 52

Salvataggio dal torrente Scrivia sotto il pon-

te della Madonnetta. Nel settembre 1889

deposto in ringraziamento

B. Enrico G. 1896 SEZ C 53

A Stazzano, travolto da carrozza che si rove-

scia, mentre i cavalli spaventati fuggono.

Deteriorati e recuperati

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24.11.18 Luca prima laurea. Grazie di averlo seguito in questo durissi-

mo cammino. Adesso lo attende un nuovo impegnativo percorso di stu-

dio. Aiutalo e proteggilo, grazie. I genitori.

29.11.18 Grazie Madonna che ci proteggi sempre non chiedo altro per i

miei figli e mio marito. B.

30.11.18 Eccomi qui a ringraziarti per tutto. A presto. R.

La Redazione

02.12.18 Madre salvaci !

08.12.18 Aiutaci ad affrontare tutte le difficoltà della vita. Grazie.

E. e famiglia.

23.12.18 Cara Madonna ti affido questa Unità Pastorale guidala e

sostienila anche se delle volte diventa molto pesante.

29.12.18 Salire qui dove la pace nella preghiera regna sovrana. L.

29.12.18 Grazie Madonna per tutto quello che hai fatto per me.

Proteggi la mia famiglia. A.

03.01.19 Siamo qui in attesa del “futuro” speriamo il meno dolo-

re possibile. O.

05.01.19 E’ arrivata Giorgia !!! Siamo tutti con Te. F

06.01.19 Accompagna sempre mio figlio cara Madonna di Mon-

tespineto e veglia su sua figlia. E.

06.01.19 Madonna di Montespineto Ti preghiamo aiuta la nostra

piccola guerriera nella sua prima grande battaglia. Grazie. S. e T.

11.01.19 Ciao Maria se sono qui Tu sai perché Ti ringrazio per

avermi chiamata. M.

12.01.19 …..Accada di me secondo la Tua parola. M.

18.01.19 Salire in questa pace così vicino al cielo non c’è cosa

più bella. L.

20.01.19 Madonna di Montespineto confido in Te per aiutare il

mio amico Nino a superare questo momento di difficoltà. A.

03.02.19 Grazie Madre santa per l’aiuto che ci dai. Proteggi i no-

stri cari. Guida i nostri figli nel loro percorso di vita. Allieva le

sofferenze dei nostri anziani. M. F. .19

06.02.19 Proteggimi dammi se puoi la serenità lavorativa e mentale

che tanto cerco. Proteggi il mio piccolo Patrik e fa che io possa

dargli tutto ciò di cui ha bisogno come un buon padre fa. M. Grazie

03.03.19 Una vera sorpresa questo Santuario. Don Sesto è una

fonte di informazioni e di una gentilezza squisita. G. G. C. M.

03.03.19 Ciao Maria mi affido a Te con tutto il cuore Aiutami

nella vita quotidiana e nelle tribolazioni.

05.03.19 Rieccoci quà. Appuntamento piacevole con Te ! Ti por-

to il mio bagaglio di pene e di gioie . Mantienici saldi non fare

che ci si allontani mai da Te . Grazie Madonnina per tutto. A.

10.03.19 Madonna di Montespineto illumina il nostro Cammino.

12.03.19 Una giornata indimenticabile un posto splendido pieno

di pace e serenità. Madonnina proteggi la nostra cara amica e i

nostri cari. Grazie

15.03.19 Questo luogo ha accompagnato molti momenti signifi-

cativi della mia vita. Oggi non ho resistito ho bisogno di forza co-

stante e cuore per questi prossimi giorni per cercare di tentare tut-

to il possibile nell’amore che provo per la mia famiglia. Grazie. F.

16.03.19 Ti prego cara Madonna per la salute della mia mamma

fa che non sia una cosa grave che superi bene l’intervento e possa

guarire. S.

16.03.19 Gesù e Madonnina aiutatemi ad essere sempre buono.

Tomas G.

22.03.19 Proteggici sempre da ogni male. MP

23.0319 Grazie e non ci abbandonare. P.

23.03.19 Madre mia santissima Tu conosci la mia amarezza per il

comportamento di mia figlia l’affido a Te con tutto il cuore per-

ché io so che la riporterai nella giusta via. A.

23.03.19 Grazie e un occhio da quassù a tutti noi. S.

24.03.19 Non sono mai venuta a vedere questo Santuario bellis-

simo da ritornare. Accogli le mie preghiere Madonina mia pro-

teggimi non mi abbandonare ! T.R.

24.03.19 Madonna santissima Tu conosci le mie pene il dolore del

mio cuore. Assisti il mio Francesco ti prego aiutalo Tu ! Una preghiera

anche per Alberto e tutta la famiglia. Grazie con tutto il cuore! F. e E.

24.03.19 Madonna mia santissima sono quì davanti a te per pre-

garti e per supplicarti di aiutarmi e di vegliare sui miei figli in

particolare mio figlio Francesco aiutalo proteggimelo fa che ritro-

vi la sua strada il suo cammino. Ho una pena nel cuore per lui.

Non ti chiedo niente altro per me ma solo di seguire il suo cam-

mino di figlio di padre e di compagno. Una preghiera anche per la

mia mamma Amelia. Amen. T.

24.03.19 Grazie per la grazia ricevuta il desiderio di mia figlia di

essere madre veglia su di lei e sul suo piccolo Edoardo. Grazie

24.03.19 Assisti e custodisci nel tuo cuore i miei figli come fos-

sero i tuoi Madonnina mia ti ringrazio.

25.03.19 Mi affido a Te Mamma e con me i miei figli Aiutaci nel

nostro cammino. Grazie il Tuo Paolo

26.03.19 Madonnina mia ti chiedo di seguire i miei nipoti nel loro

cammino di vita dona loro sorriso. A.

27.03.19 Madonnina veglia su di noi e aiutaci. C.

29.03.19 Santa Trinità – Santa Vergine vi ringrazio per laiuto che

mi state dando e vi supplico in ginocchio perdonatemi per il male

che sto facendo e che ho fatto. Vi voglio tanto bene. MPR.

31.03.19 Signore aiuta i miei cari nella salute e aiutami a trovare

un lavoro e ad avere più pace in famiglia..

Chi desiderasse fare offerte in denaro lo faccia direttamente in Santuario o tramite c.c.b. GRAZIE: MADONNA DI MONTESPINETO - Stazzano (Alessandria) - Diocesi di Tortona

Rettore del Santuario: Falchetti Don Sesto (Opera Don Orione) - pro manoscritto – cell. 339 8619307 - E-mail: [email protected] - Blog: http://montespineto.wordpress.com/ Per offerte: Codice IBAN: IT90 R 05034 48420 000000020125 Banca Popolare di Novara - filiale di Novi Ligure

Orario “Ora Legale” delle celebrazioni al Santuario

Prefestivo ore 17,00 S. Messa prefestiva Festivo ore 10,30 S. Messa

ore 17,00 S. Messa Aperture Santuario: Al sorgere del sole (07) Chiusura Santuario: Al tramonto del sole (19) lunedì ore 15,00 Coroncina a Gesù Miseri=

cordioso e Rosario Eucaristico

ore 16,00 Vespri • Il primo sabato del mese S. Messa alle ore

17,00 in ricordo di Suor M. Eustella.

• Tutti i mercoledì dalle 15 alle 18,30 il Rettore sarà presente a Montespineto. Cell. 339 861 9307

Nell ’Orario “Ora Solare”:

• la Santa Messa del pomeriggio viene anticipata dalle

ore 17,00 alle ore 16.00

Prendi nota: Dio ti ha dato il dono di un figlio?… Affidalo alla

Madonna. Ella lo condurrà nella vita come ha condotto Gesù!

Non avere paura! Maria non si lascia mai vincere in generosità.

Al Santuario di Monte Spineto la Domenica dopo il 15 Agosto

(Festa dell’Assunta) ed il giorno dell’Immacolata Concezione

(08 Dicembre) vengono affidati a Maria i bimbi nati e battezza-

ti nell’anno.

La foto dei bambini affidati alla Madonna rimarranno per

tutto l’anno sopra l’Altare di Sant’Anna e di Maria e poi

verranno collocati nella interna Cappella di Lourdes e

dell’Affidamento.