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2. Introduzione.
3. L'educatore oggi chiamato a ascoltare, accogliere ed accompagnare. 4. Esso deve diventare un consapevole agente di cambiamento. 5. L'educatore deve avere spiccate doti di osservazione, deve saper prendere le distanze da ci che vive, deve guardarsi agire, ovvero fare dell'auto riflessivit e dell'etero riflessivit. 6. Agire per promuovere il benessere sociale, per individuare e sviluppare le potenzialit degli individui, delle famiglie, dei gruppi, di essere il motore del cambiamento. 7. Antropologia. (1)
8. La nostra antropologia solo uno dei tanti modi di riflettere sull'uomo. 9. Essa nasce come strumento del colonialismo, ovvero un modo per conoscere e colonizzare meglio gli altri paesi. 10. A met dell'800 nasce l'antropologia come scienza. 11. Lantropologia culturale studia luomo dal punto di vista culturale quindi studia le idee, i comportamenti, i valori, le pratiche e le conoscenze degli uomini nelle diverse parti del mondo e in tempi diversi. 12. I primi antropologi studiavano le altre culture a distanza attraverso i racconti, tra la fine del '800 e l'inizio del '900 si ha la nascita della ricerca sul campo con osservazione diretta. 13. Antropologia. (2)
14. Edward Burnett Tylor il primo che viene nominato professore di antropologia, egli il primo che da una definizione antropologica della parola cultura.
15. Cultura.
16. Ogni individuo portatore di una cultura differente che per interconnessa alla cultura generale, dunque tra la cultura individuale e quella collettiva c' un continuo apporto di nozioni. 17. Le culture non hanno confini netti, sono modelli che orientano le idee e le azioni di chi li condivide. 18. I modelli culturali ci vengono forniti dal gruppo a cui apparteniamo fin dalla nascita, per questo ci sembrano innati e naturali, essi sono introiettati dallindividuo durante il processo che si definisce inculturazione o socializzazione. 19. Inculturazione e socializzazione.
20. Il condizionamento pu essere conscio o inconscio e dura tutta la vita. 21. Come la socializzazione l'inculturazione una modalit di apprendimento informale. 22. Una persona deviante rispetto alla norma colei che pur conoscendo le regole, perch le ha apprese per inculturazione, decide di non seguirle. 23. Socializzazione = processo di apprendimento mediante il quale l'individuo acquisisce e fa propri norme, valori e modelli di comportamento tipici della societ in cui vive. 24. Margaret Mead la prima sociologa che conduce una ricerca sul campo sulla socializzazione di 3 popolazioni della Nuova Guinea. Essa definisce la socializzazione come la trasmissione di specifici caratteri culturali e la relativa acquisizione di schemi comportamentali. 25. Subcultura.
26. Il concetto di subcultura viene introdotto dai sociologi della Scuola di Chicago che analizzavano la differenza culturale che caratterizzava all'epoca la citt. 27. Una subcultura pu crearsi tra persone con caratteristiche simili come il sesso o l'etnia. 28. Quando una subcultura caratterizzata da unopposizione sistematica alla cultura dominante, spesso ci si riferisce ad essa come controcultura. 29. Cultura egemone e cultura subalterna.
30. La cultura subalterna ha un sistema complesso di atteggiamenti, valori, stili di vita e di comportamento propri di un gruppo sociale differenziato dalla cultura dominante ma comunque ad essa collegato. 31. La cultura subalterna non completamente succube di quella egemone, tra le due c' un condizionamento reciproco. 32. Classe.
33. Max Weber invece intende la classe come qualcosa di connesso a tre dimensioni: la ricchezza, il prestigio ed il potere. 34. Cambiamento culturale.
35. Il cambiamento non avviene individualmente perch si rischia di rimanere isolati, esso dunque pu coinvolgere per esempio un gruppo dominante o subalterno. 36. Il cambiamento pu essere endogeno, ovvero un cambiamento all'interno della societ, oppure esogeno, ovvero dovuto a fenomeni di contatto di tipo continuo e duraturo tra due culture. 37. Il contatto culturale detto anche acculturazione. 38. Acculturazione. (1)
39. Lacculturazione comprende quei fenomeni che si verificano quando gruppi di persone di culture diverse entrano in contatto diretto e continuo che comporta modificazioni conseguenti nei modelli culturali di uno o di entrambi i gruppi. 40. La mobilit territoriale permette il contatto tra culture diverse, essa si riscontra in tutta la storia dei gruppi umani e si ricollega al fenomeno del nomadismo. 41. Altro fenomeno che permette l'acculturazione l'emigrazione, ovvero lo spostamento di una popolazione, di un gruppo o di singoli da un territorio ad un altro, essa pu essere volontaria, forzata o organizzata. L'emigrazione pu avvenire per diversi motivi, oggi il principale legato al processo di industrializzazione. 42. Acculturazione. (2)
44. Deculturazione: azione organizzata o anche inconsapevole che tende a sostituire i modelli preesistenti imponendone di nuovi anche con l'uso della violenza; possono in questo caso nascere modelli integralisti o nativisti che servono a rispondere alla deculturazione (mantenere i propri modelli anche super valorizzandoli). 45. Trance e possessione.
46. I fenomeni di trance sono codificati attraverso il rito, che nello stesso tempo azione terapeutica e espressiva. 47. All'interno della trance troviamo la possessione. 48. Possessione = stato di malessere in cui il corpo del posseduto soggiogato dalla presenza di unentit sovrannaturale. 49. Parole chiave della ricerca antropologica. (1)
50. Ascolto: deve trattarsi di un ascolto attivo. 51. Interpretazione: importante che l'antropologo riesca a distaccarsi da ci che vede e vive per poterlo analizzare con obiettivit, per poter interpretare i modelli dell'altro. L'antropologo deve comunque tenere presente che non riuscir mai ad essere completamente obiettivo nelle sue interpretazioni. 52. Intervista: un metodo che pu essere utilizzato per mantenere una relazione informale e di fidicia senza mettere a disagio l'altro. 53. Prospettiva olistica: studiare linsieme dei fenomeni per comprendere lintero sistema, concetto che si associa con la prospettiva del complesso. 54. Contesto: tutti i fenomeni osservati hanno senso solo se legati al contesto di provenienza. In pi il fenomeno studiato deve essere inteso come sistema e non come la semplice somma delle sue parti. 55. Parole chiave della ricerca antropologica. (2)
56. Metodo comparativo: esso utile per cogliere lunit sotto lapparente diversit di comportamento, cos come serve per mostrare le diversit che esistono sotto unapparente somiglianza. 57. Carattere dialogico: visibile nel rapporto tra ascolto e dialogo, non esiste dialogo senza ascolto. 58. Essere traduttore, mediatore e garante: l'antropologo deve tradurre concetti i cui significati differiscono nelle diverse culture, anche se non sempre possibile; egli deve fare da mediatore tra esperienze culturali diverse; e egli deve essere garante rispetto a possibili atteggiamenti di sopraffazione o sottovalutazione dei diversi modelli culturali. 59. Parole chiave della ricerca antropologica. (3)
60. Risvolto applicativo: secondo molti antropologi questa scienza serve a facilitare la comunicazione tra culture diverse e per denunciare tutte le situazioni sociali e culturali in cui gli esseri umani sono sfruttati, oppressi o discriminati. 61. Riflessivit: il lavoro dell'antropologo porta a riflettere molto su s stessi, ci insegna a vedere noi stessi come gli altri ci vedono. 62. Condivisione: con la persona coinvolta in prima persona nella ricerca e poi con tutti gli altri. 63. Parole chiave della ricerca antropologica. (4)
64. Pratica del fieldwork: ricerca sul campo o etnografia, la differenza la fa il tempo che si trascorre con le persone e il modo con cui lo si passa, essa diventata una pratica imprescindibile per la professione antropologica e lelemento di partecipazione fa s che questa esperienza sia qualcosa di pi di una raccolta dati e di unosservazione a fini analitici. 65. Fare ricerca qualitativa: descrivere cause, processi, conseguenze e strategie che conducono a determinati risultati. 66. Etnocentrismo ed etnicit.
67. Ogni cultura etnocentrica poich si considera come la migliore. 68. Nella forma pi esasperata l'etnocentrismo si trasforma in razzismo orientato alla distruzione dell'altro. 69. L'etnicit il senso di appartenenza ad un gruppo, questo un elemento fondamentale dellidentit individuale e collettiva. 70. L'etnicit dunque una costruzione sociale, niente di innato. 71. Nei confini etnici i caratteri culturali vengono enfatizzati in contrapposizione a quelli degli altri. 72. Comunit e societ.
73. Societ = insieme di persone organizzate con scopi comuni, che collabora al fine del raggiungimento di questi. 74. Nessuna societ mai cristallizzata e impermeabile alle sollecitazioni legate al cambiamento. 75. Si fa parte di una societ o per inculturazione, ci si nati, o per acculturazione, ci si venuti a contatto. 76. Identit e alterit.
77. Ogni individuo libero di usare le proprie risorse identitarie a seconda della situazione in cui si trova ad agire come attore sociale. 78. L'identit si basa sul senso di appartenenza e sul senso di esclusione. 79. Esistono identit che non mutano mai ed altre che sono legate a luoghi o compagnie. 80. Il confronto con lalterit indispensabile per la costruzione identitaria. 81. Lalterit esperienza dell'altro ed essa sempre stata presente in ogni societ attraverso le differenze di genere, di et, di classe sociale, di fede, di lingua o di origine. 82. Genere.
83. Il genere maschile e femminile usato per distinguere tutto. 84. Tutti i gruppi umani riconoscono le differenze fisiologiche di genere ma ognuno ha rappresentazioni diverse dei rapporti tra i 2 sessi. Per esempio la nostra societ presenta una dicotomia insuperabile tra i 2 generi. 85. Il maschile e il femminile sono costruzioni sociali e culturali cos come anche il comportamento di genere non conseguenza naturale dellidentit sessuale, ma viceversa, data la differenza sessuale si costruisce la differenze di genere. Anche i tratti della personalit ritenuti naturali per un sesso o laltro (dolcezza, aggressivit, razionalit, decisione, ecc.) sono costruzioni di genere. (studi di Margaret Mead) 86. Il corpo il luogo in cui si mette in scena (attraverso gli atteggiamenti, labbigliamento, la gestualit, la nudit, ecc.) la differenza di genere. 87. Brainstorming.
88. Essa si compone di 3 fasi:
90. Fase sintetica: creare un ordine tra le idee che si sono individuate. Il brainstorming pu essere utilizzato per fare emergere le rappresentazioni che un individuo e un gruppo hanno su un determinato tema. 91. Si parla in questo modo di rappresentazione collettiva (mile Durkheim) ovvero il prodotto della struttura sociale 92. Abitare il dormitorio. (1)
93. La multidimensionalit problematica delle persone senza dimora impone un lavoro complesso sia per la ricerca che per l'attuazione di un servizio. 94. Le disuguaglianze sociale che portano a diventare senza fissa dimora a volte sono attuate attraverso disposizioni normative che sottolineano al mancanza di una normativa specifica. 95. I pregiudizi che ci sono verso i senza fissa dimora spesso guidano le politiche sociali che mancano di una programmazione centrale. 96. Si possono trovare 3 tipi di disparit nella definizione di disuguaglianza:
98. Poca possibilit di poter decidere sul proprio destino. 99. Abitare il dormitorio. (2)
100. L'utente deve avere la possibilit di esprimere desideri giudizi e richieste e non doversi solo accontentare di quello che gli viene offerto. 101. Non soltanto la mancanza di casa o di lavoro o di salute a portare allisolamento sociale, ma la difficolt o la perduta capacit di dare risposte adeguate ai propri bisogni. 102. Abitare senza casa non significa non abitare nessun luogo, significa costruire la propria esistenza in rapporto a spazi diversi, in base a dove abito avr un certo tipo di comportamento. 103. Le forme abitative sono molto stigmatizzate e il dormitorio si discosta molto da queste, esso contemporaneamente riprovato socialmente ma preferibile a forme abitative di autonoma costruzione; essi sono dunque modelli abitativi anomali. 104. Una persona senza residenza una persona senza un legame con il territorio che fondamentale per la sopravvivenza, in quanto senza di essa non si pu accedere ai servizi sanitari. 105. Abitare il dormitorio. (3)
106. La rottura dei rapporti famigliari comporta l'esclusione da essa e dal circuito di reciprocit che la caratterizza, quindi perdere i legami familiari pone lindividuo in una condizione di grave solitudine. 107. Gli spazi modellano colui che li abita e allo stesso tempo egli li modifica in luoghi; dunque si pu dedurre che l'abitare un abitudine che ci abitua a determinate azioni per questo bisogna fare attenzione a come presentiamo gli spazi dei dormitori ai senza dimora. 108. Le persone che condividono gli spazi del dormitorio hanno tutte culturalmente appreso differenti modi di pensare e vivere lo spazio domestico del dormitorio, dove si adottano categorie di spazio pi neutre e pi astratte per favorire la convivenza in uno spazio ristretto. 109. Sarebbe utile ripensare la mission dei dormitori non solo pensando alla riduzione dei costi. 110. Abitare il dormitorio. (4)
111. Per promuovere un cambiamento necessario affidarsi sia a figure specializzate ma anche a persone che hanno esperienza quotidiana di determinati problemi, si tratterebbe di promuovere un tipo di democrazia partecipativa. 112. Si deve superare la visiona assistenzialistica tra chi riceve e chi da ma si deve adottare una visione di scambio, una vera condivizione dei problemi. 113. Il lavoro sociale con i suoi operatori e con i suoi spazi di accoglienza, dovrebbe intervenire prima che la trasformazione sia avvenuta ovvero prima che ladattamento alla nuova condizione sia totale e dunque ogni relazione impedita e ogni progetto a medio o lungo termine diventi un obiettivo impossibile anche da immaginare. 114. Abitare il dormitorio. (5)
115. In questo modo il percorso di trasformazione condiviso dalleducatore e dalleducando su un piano di scambio reciproco. 116. mile Durkheim.
117. Egli vuole dimostrare come a diversi livelli di sviluppo della divisione di lavoro corrispondano diversi tipi di solidariet. 118. La divisione del lavoro rende consapevoli dello stato di dipendenza nei confronti della societ, in questo modo la divisione del lavoro diventa anche la base dell'ordine sociale. 119. Egli esamina 2 tipi di solidariet, quella meccanica, tipica di una societ semplice e dove le regole giuridiche sono di tipo repressivo; e quella organica, tipica delle societ complesse dove sono presenti diversi organi con compiti specifici e la divisione del lavoro. 120. Per Durkheim la principale funzione della divisione del lavoro quella di sviluppare la solidariet sociale. 121. Marcel Mauss e il dono.
122. Fatto sociale totale: momento cruciale della realt umana che nel momento in cui accadono coinvolgono la pluralit complessiva dei livelli sociali. 123. Il fatto sociale totale legato al dono poich secondo lui esso viene usato per concludere scambi e contratti. 124. Il dono.
125. Il dono va accettato e ricambiato in maniera adeguata e secondo tempi stabiliti allinterno dei diversi modelli culturali. 126. In pi esso non un oggetto impersonale, ma assume i caratteri, il potere e il valore di chi lo possiede. 127. Se non si accetta il dono come rifiutare la persona che ce l'ha offerto. 128. La reciprocit alla base del discorso dono e controdono, essa mantiene e rinforza i vincoli di amicizia. 129. Latto del donare secondo Mauss si fonda su tre fasi fondamentali: donare, ricevere, restituire. Ci implicare lobbligo di fare dei regali; lobbligo di accettarli, lobbligo di ricambiare i regali ricevuti. 130. L'economia del dono una forma economica basata sul valore duso (= valore di utilit) degli oggetti e delle azioni, essa si contrappone all'economia di mercato che si basa sul valore commerciale. In questo tipo di economia i doni hanno valore di legame ovvero creano e riproducono relazioni sociali 131. Bronislaw Malinowski e il dono.
132. Per lui tutta la vita sociale caratterizzata da un incessante flusso di doni e controdoni che rappresentano uno dei principali strumenti dellorganizzazione sociale, dellautorit politica e dei legami di parentela. 133. Egli individua 2 forme di dono presenti nell'isola di Trobriand, il dono puro, in cui non vi pretesa e certezza di una controprestazione, e tutti gli altri doni dove presente un tornaconto personale. 134. Dopo aver letto per l'opera di Mauss sul dono abbraccia anche lui la teoria per cui non esiste il dono puro. 135.
136. Per lui nei rapporti parentali vi una reciprocit generalizzata dove non si specificano i modi e i tempi in cui potr essere ricambiato il dono. Ci non significa tuttavia che non c' l'obbligo di contraccambiarlo. 137. Nelle reazioni in cui le persone hanno lo stesso ruolo sociale si avr una reciprocit bilanciata, ovvero il controdono ha luogo in tempi pi brevi ed commisurato al valore del dono iniziale. 138. Infine esiste la reciprocit negativa in cui le parti si fronteggiano con interessi contrapposti e dove ognuno mira al tornaconto personale. 139. Le diverse gamme di reciprocit in questo modo ricoprono una gamma di doni che va dal sacrifico in favore di un altro, al guadagno egoistico a spese altrui. 140. Egli sottolinea il ruolo dello scambio come forma di contratto politico. 141. Antropologia medica. (1)
142. La denominazione di antropologia medica non convince tutti gli antropologi in quanto questa si occupa di diversi aspetti che riguardano la salute e l'esperienza del corpo senza per tralasciare gli aspetti del contesto. 143. Pizza fornisce una definizione di antropologia medica che potrebbe essere tranquillamente estesa a tutta l'antropologia culturale poich egli descrive ogni aspetto di essa dall'oggetto in analisi, alla metodologia e anche la dinamicit. 144. Scienza critica, sperimentale e dialogica, che produce ricerche etnografiche ed elabora riflessioni teoriche specifiche sui modi in cui il corpo, la salute e la malattia sono definiti, costruiti, negoziati e vissuti in un continuo processo dinamico, osservabile nella trasformazione storica con una metodologia comparativa attenta alla variabilit dei contesti culturali, sociali e politici. 145. Solo recentemente gli antropologi hanno incominciato a fare etnografia in contesti vicini, osservando il rapporto tra la cultura e i processi di istituzionalizzazione dei saperi medici. 146. Antropologia medica. (2)
147. Anche la biomedicina come la cultura soggetta a cambiamenti a seconda delle necessit del momento storico. 148. Il corpo una costruzione culturale che varia a seconda dei contesti socio-culturali, non troviamo mai un corpo nudo ma esso viene disegnato, inciso, scolpito, amputato, modellato come per renderlo pi culturale. 149. Ciascuno di noi un corpo ma ha anche un corpo, l'esperienza che facciamo del corpo e la rappresentazione che abbiamo di esso sono due aspetti inscindibili. 150. La distinzione, culturalmente costruita, tra mente e corpo ci porta a pensare erroneamente che il discorso del corpo sia distinto da quello sul corpo. 151. Antropologia medica. (3)
152. Lidentit, compresa quella maschile e femminile non un dato naturale, ma una costruzione socioculturale che si fonda sulla relazione, si costruisce attraverso processi e dinamiche mimetiche che si producono nell'incontro con l'altro. 153. Il confronto con l'alterit porta a stupore perch ci si trova davanti a modelli differenti dal nostro. 154. Il rito utile per sovvertire le regole senza alterare i propri modelli, in esso si possono sovvertire anche le regole di genere. 155. Schismogenesi: elemento chiave del processo di differenziazione nelle norme del comportamento individuale, ovvero la differenza di comportamento per esempio di genere. 156. Il rito riequilibria il rapporto tra i generi prevenendo l'esplosione dei contrasti. 157. Durante i riti,i corpi sono ancora di pi dipinti, modellati e travestiti. 158. Salute/Malattia. (1)
159. Per superare questa divisione di blocchi rigidi necessario riflettere sul continuum esistente tra i 2 aspetti. 160. La malattia vista come la perdita del proprio ruolo e del proprio lavoro, l'anormalit, essa blocca la produzione e il consumo (o meglio si consuma sulle spalle degli altri); chi non riesce a tornare alla normalit in tempo viene escluso dal sistema. 161. I senza dimora non sono malati ma sono anormali perch hanno perso il loro ruolo produttivo. 162. In questo sistema la malattia pu diventare uno strumento di ribellione incarnata, in cui il corpo lo strumento principale per denunciare una situazione insopportabile. Un malessere, dunque, pu trovare nella malattia una rappresentazione sociale accettata. 163. Andare dal medico assume in questo sistema il compito di rendere formale la propria malattia o malessere; in questa relazione asimmetrica il medico a detenere il potere. 164. Salute/Malattia. (2)
165. La dicotomia mente/corpo ancora parte costituente del paradigma alla base della biomedicina infatti in alcuni casi tutti gli elementi di contesto sono ritenuti estranei al corpo e irrilevanti per comprenderne il problema fisico. 166. La malattia per comodit si scompone in 3 dimensioni:
168. sickness = significato sociale dello stare male. Questa scomposizione permette di capire che non esiste solo il malessere definito dalla biomedicina, ma di come esso si componga in maniera pi complessa. 169. Salute/Malattia. (3)
170. Nello stesso tempo, per, necessario indagare su tutte le forze sociali e non solo sugli aspetti individuali perch per esempio alcune malattie colpiscono solo determinati ceti sociali, si parler dunque in questi casi di incorporazione dell'ineguaglianza. La salute in questo senso associata alla possibilit di accesso alle risorse, perci chi non in salute perch non ha la possibilit di essere curato. 171. Nel secondo dopoguerra la salute diventa un diritto della persona e non qualcosa che attiene allordine pubblico; la povert rientra nella mancanza di salute. Oggi le idee di salute e di malattia al posto di essere affidate ai sistemi sociosanitari, sono in mano alle banche che non fanno altro che aumentare drammaticamente le disuguaglianze di accesso alla salute. 172. Violenza strutturale.
173. Per analizzare la violenza strutturale si possono analizzare le 3 assi della sofferenza (asse del genere, asse delletnia; asse che combina violenza strutturale e differenza culturale) per capire come diversi individui possono essere vittime di violenze diverse. 174. La violenza strutturale passa attraverso i corpi e usa l'annullamento dell'altro sia come mezzo che come fine; rendere invisibile un modo per negare la presenza dell'altro. 175. I migranti sono corpi con una doppia assenza perch fuori luogo sia in patria che nella terra di approdo; queste non persone possono dunque essere relegate in non luoghi. 176. Nei CIE (Centri di Identificazione e Espulsione) l'ottica di spersonalizzare il clandestino si esprime al meglio; infatti in questi non luoghi vengono controllati i corpi di coloro che la legge considera clandestini. 177. Biomedicina. (1)
178. Il termine biomedicina utilizzato dallantropologia medica per definire la medicina occidentale, caratterizzata dal fatto di privilegiare laspetto biologico a discapito della dimensione socioculturale della malattia. 179. Inizialmente la biomedicina veniva studiata come sistema culturale di cui si doveva studiare i modi in cui essa socialmente, culturalmente e storicamente costruita; assunto filosofico di base del sistema culturale biomedico la separazione tra mente e corpo che ha poi generato altre dicotomie associate come razionale e irrazionale, giusto e inefficace. La biomedicina separa la malattia dalla sventura definendo questa operazione come un passaggio dalla superstizione alla scienza, tuttavia essa non si rende conto che anche la scienza un modello costruito culturalmente. 180. Biomedicina. (2)
181. importante tenere sempre presenti le modalit con cui le concrete pratiche culturali biomediche, insieme ad altre forze e istituzioni (in primo luogo lo Stato) costruiscono lidea di localit, in cui la macchina biomedica stessa agisce. 182. In Italia solo con la Convenzione di Oviedo si inserisce il consenso informato, ovvero un intervento nel campo della salute non pu essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero e informato. 183. Il sistema sanitario, ovvero l'istituzionalizzazione della gestione del corpo, della salute e della malattia, si costituisce di 3 elementi:
185. Biomedicina. (3)
186. L'antropologia delle emozioni ancora un ambito poco studiato (anni '70-'80) anche a causa della dicotomia ragione/emozione in cui si tende ad escludere le emozioni poich sono difficili da definire. Si pu parlare di emozioni come pensieri incorporati in quanto nascono dal pensiero ma si esprimono attraverso il corpo. 187. Cura e guarigione. (1)
188. Quando si cerca il senso della propria malattia si attivano molti sistemi di riferimento che portano non ad un'unica guarigione ma a pi percorsi di guarigione. 189. Marc Aug definisce la malattia come il pi individuale e contemporaneamente il pi sociale degli eventi umani, infatti nell'elaborazione di una risposta efficace ai mali individuali si fa ricorso ad un insieme complesso di risposte sociali. 190. Per autocura Pizza intende linsieme dei saperi e dei sistemi tecnici e simbolici, delle rappresentazioni e delle pratiche messe in opera nella dimensione individuale, familiare o comunitaria per fronteggiare,ancor prima del ricorso a professionisti della salute, linsorgenza di minacce ed eventi negativi avvertiti come rischiosi per la propria salute. 191. Cura e guarigione. (2)
192. Le pratiche autocurative uniscono modelli popolari con quelli biomedici, con una contrattazione continua sulle nozioni di corpo, salute e malattia, essa avviene non in maniera conflittuale ma grazie ad uno spazio di negoziazione. 193. Lautocura impone alla persona di riflettere sulla propria persona, sul proprio corpo, di interrogarsi sulle cause del proprio malessere, di sondare le proprie capacit di attivazione per trovare una cura adeguata, di verificare le possibilit di dare risposta al proprio disagio. 194. L'autocura permette anche a chi non ha la capacit di richiedere in modo appropriato ai servizi sanitari la soddisfazione dei propri bisogni di curarsi. 195. Biopolitica = potere che ciascuno di noi ha di scegliere il modello di corpo, di persona che vuole essere, seguendo magari quello dominante oppure adottando un modello critico. 196. Cura e guarigione. (3)
197. I soggetti si possono rivolgere a medici, maghi, medicine alternative, figure del mito religioso ma anche a pi figure contemporaneamente. 198. Nella nostra societ il modello dominante quello biomedico in cui troviamo professionisti della cura che ci accompagnano dalla percezione del problema alla ricerca del trattamento adeguato. 199. Tra tradizione e biomedicina si pu dire che si attiva una dialettica di circolarit che d vita a risposte creative e sempre inedite. 200. La malattia pu essere intesa come laggressione, da parte di elementi esterni, subita dallindividuo, ma anche dalla comunit, la malattia dunque vista come una crisi sia per l'individuo che per la comunit. 201. Il compito della figura terapeutica di mediare tra individuo e societ, tra societ e elementi estranei. 202. La ricerca delle cause della malattia un percorso individuale e collettivo che coinvolge agenti diversi, entit materiali e immaginarie. 203. Cura e guarigione. (4)
204. La cura efficace in quanto processo di relazione 205. Passi successivi