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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI BOLOGNA
FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA
Corso di laurea in Dams
SCATTI ETICI: quando i fotografi denunciano i diritti violati
Tesi di laurea in Storia della Fotografia
Relatore Prof. Claudio Marra
Presentata da Vanessa Speziale
Sessione III A.A. 2006-07
1
SOMMARIO
Introduzione p. 3
1. Alla ricerca della verità p. 6
1.1 La verità della fotografia p. 6
1.2 Un indice storico [C. S. Peirce] p. 8
1.3 La valorizzazione dell’atto [P. Dubois] p. 10
1.4 La connotazione del segno [R. Barthes] p. 11
1.5 Segni selvaggi [J. M. Schaeffer] p. 13
1.6 La forza del medium [M. McLuhan] p. 17
2. Una rassegna storica p. 20
2.1 La fotografia di guerra [Fenton & Brady] p. 20
2.2 La fotografia di denuncia [Riis & Hine] p. 22
2.3 La Farm Security Administration [i fotografi di Stryker] p. 26
2.4 La nascita delle agenzie [Magnum Photos & Co] p. 29
2.5 Il seme dell’universalità [The Family of Man] p. 33
3. Fotografia non governativa p. 35
3.1 L’antecedente [il Movimento di riforma del Congo] p. 35
3.2 Associazioni Umanitarie & fotografia 1 [una panoramica] p. 37
3.3 Associazioni Umanitarie & fotografia 2 [le dinamiche dei p. 40
rapporti]
3.4 Fuori dal coro [Panos Institutes Vs. Panos Pictures] p. 44
3.5 Dalla parte dei fotografi [Reporters Sans Frontières] p. 46
Apparato iconografico
Bibliografia p. 49
3
INTRODUZIONE
Considerato che il riconoscimento della dignità di tutti gli esseri umani e dei loro diritti
uguali e inalienabili costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;
Considerato che la violazione e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di
barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri
umani godano della libertà di parola e di credo, della libertà dalla paura e dal bisogno è stato
proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo; […]
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclama la presente Dichiarazione universale
dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da parte di tutti i popoli e di tutte le
Nazioni, affinché ogni individuo e ogni organo della società, avendo costantemente presente
questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere il rispetto di questi diritti […].1
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è stata approvata dalle
Nazioni Unite nel 1948, all’indomani del genocidio degli ebrei. Come ha scritto
la storica Lynn Hunt : “Siamo assolutamente certi che è in gioco un diritto umano
quando veniamo sconvolti dalla sua violazione”.2 La fotografia, in particolare
quel genere di fotografia definita “impegnata”,3 si presta molto bene a
visualizzare questo paradosso. Ogni immagine di sofferenza non dice solo “è
così”, ma anche implicitamente “non deve essere così”. La questione dei diritti
umani, caposaldo del dibattito pubblico contemporaneo, deve molto al suo
rapporto con la fotografia. Il mondo dell’immagine ha avuto un ruolo da
protagonista nella costruzione della coscienza comune. Si è trattato di un
contributo fondamentale per rendere visibili temi e concetti diffusi, quando le
cose andavano bene, tramite la parola stampata. La trattazione visiva ha conferito
a queste problematiche nuovo vigore espressivo e maggiore accessibilità. Come
nota anche Susan Sontag nel suo libro diventato classico Sulla Fotografia “un
evento noto attraverso le fotografie diventa palesemente più reale di come lo
sarebbe stato se le fotografie non le avessimo mai viste” e “le fotografie furono
considerate un modo di fornire informazioni a persone non molto disposte alla
1 M. Koenig-Archibugi Appendice, in D. Archibugi - D. Beetham (a cura di), Diritti umani e
democrazia cosmopolitica, Feltrinelli, Milano 1998, pp. 140-141. 2 S. Linfield, Una visione consapevole, in A. Mauro (a cura di), I custodi dei fratelli, Contrasto, Verona 2007, p. 14. 3 Traduzione dall’inglese “concerned photography”, definizione coniata da Cornell Capa nel 1966 per preservare l’eredità del fratello Robert e di altri fotografi impegnati nel sociale.
4
lettura”.4 Ancora Gisèle Freund, in Fotografia e società, afferma che la
fotografia “ha livellato le cognizioni e ha così ravvicinato gli uomini”.5
Ed è proprio in questo contesto che Organizzazioni non Governative e
Istituzioni Internazionali hanno visto moltiplicarsi gli aiuti di quanti si sono
impegnati in una battaglia per la diffusione dei diritti. Riesce difficile immaginare
l’attività di gruppi transnazionali come Amnesty International o Médicins Sans
Frontiéres, per citare solo i più noti, in un’era pre-fotografica.
Questo particolare clima di coesione sociale, che la fotografia ha
contribuito a creare attorno alla questione dei diritti umani, ha indubbiamente
tratto credito dalla patente di obiettività generalmente attribuita al mezzo
fotografico per lo statuto tecnico-scientifico proprio della sua stessa genesi, che
introduce a un nuovo rapporto tra immagini e realtà. La fotografia cosiddetta
impegnata si inserisce nell’alveo di quelle ricerche che dalla fotografia di guerra
di fine Ottocento all’opera del collettivo di fotografi della Farm Security
Administration, passando per i rilievi sociologici di Riis e Hine, arriva al
fotogiornalismo contemporaneo e può essere definita con il generico appellativo
di “fotografia documentaria”. Fotografia come documento, quindi, garante di
verità inconfutabili. Ma la verità promulgata dalla fotografia in questione è
spesso veicolo di diffusione di immagini di sofferenza molto crude che, rendendo
reali situazioni scomode, hanno talvolta sollevato attacchi al vetriolo. Le
fotografie di guerra, povertà, malattia sono state spesso tacciate di
“neocolonialismo”, “voyerismo”, “cattivo gusto” e persino “pornografia”,
comparando l’intimità della sofferenza a quella sessuale. Le critiche diventano
più virulente quando le immagini hanno valenze formali che le rendono
misteriosamente ma innegabilmente belle.
“La fotografia ha contribuito a dilatare enormemente la nostra idea di ciò
che è esteticamente gradevole”.6 Ma la bellezza potrebbe deviare l’attenzione
dalla testimonianza del fatto verso una ricezione dell’immagine di tipo
prevalentemente estetico, un’avventura dello sguardo. Esemplificative a questo
proposito sono le fotografie di W. Eugene Smith sulla strage di Minamata, il più
grande disastro ambientale della storia del Giappone. Esse infatti “ci
commuovono perché documentano una sofferenza che suscita la nostra
4 S. Sontag, Sulla fotografia, Einaudi, Torino 2001, pp. 19-21. 5 G.Freund, Fotografia e società, Einaudi, Torino 2007, p. 184.
5
indignazione, ma ci tengono anche a distanza perché sono splendide immagini
dello strazio”.7
È proprio questa dialettica intrinseca della fotografia, e in particolare della
fotografia intesa come pratica sociale, costantemente in bilico tra fini
documentaristici e sollecitazione sensoriale, a farla entrare nei musei iscrivendola
a pieno titolo nell’ambito estetico propriamente detto.
Si fotografa solo per testimoniare “praticamente” la nascita di un evento […] oppure si
scattano immagini con ambizioni artistiche? Difficile da dire, anzi non difficile ma
imbarazzante, perché a un’ analisi appena più circostanziata, ci si accorgerebbe, con
altissima se non assoluta probabilità, che le due funzioni sono entrambe presenti e
casomai risulta appunto imbarazzante riconoscere quale delle due prevalga sull’altra. […]
È in conseguenza di ciò che la buona fotografia giornalistica finisce per essere
“ambiguamente” trattata come arte. […] L’oscillazione tra pratico ed estetico più che
proporsi come sommatoria di identità diverse finisce per definire un territorio mediano
effettivamente nuovo. […] Il territorio nuovo risultato della rivoluzione avviata dalle
Avanguardie storiche, che di fatto corrisponde al misterioso ambito dell’estetico.8
6 S. Sontag, op. cit., p.92. 7 Ivi, pp. 92-93. 8 C. Marra, Effetto medio, in C. Marra (a cura di), Le idee della fotografia, Mondadori. Milano
6
1. ALLA RICERCA DELLA VERITA’
“E’ stata la Kodak a rovinarmi! […]
Quella piccola, detestabile Kodak […]
Senza dire una parola,
Senza fare discussioni,
Mi distrugge il lavoro fatto con tanta fatica
E tanta spesa”.9
1.1 La verità della fotografia
Come abbiamo cercato di delineare nell’introduzione, la presunta
obiettività del mezzo fotografico è un assunto imprescindibile per una corretta
fruizione di tutta la fotografia, soprattutto di quella documentaristica. La
questione della veridicità è una costante rispetto alle questioni che il mezzo e lo
specifico fotografico hanno da sempre sollevato. Guardando una fotografia siamo
automaticamente portati a considerare che quanto stiamo osservando deve per
forza essere vero, e questo indipendentemente dal soggetto trattato. Di fronte a
immagini inverosimili la domanda : “Si tratta di una fotografia?” è perfettamente
legittima.
La fotografia costituisce un lasciapassare, persuadendoci a priori della
credibilità del suo oggetto. Perché? Gisèle Freund sostiene che :
Le centinaia di milioni di dilettanti, ad un tempo consumatori e produttori
dell’immagine, che hanno visto la realtà premendo il bottone e che la ritrovano
nelle loro fotografie, non dubitano della veridicità della fotografia. Per essi
l’immagine fotografica è una prova inconfutabile.10
Questo è indubbiamente vero, ma la questione sembra essere più
complessa. Se inizialmente, e per quasi centocinquant’anni dalla presentazione
2005, pp. 7-19. 9 M. Twain, Il soliloquio di re Leopoldo, Editori Riuniti, Roma 1960, pp. 44-45. 10 G. Freund, op.cit., p.182.
20
2. UNA RASSEGNA STORICA
“Non è per caso che un fotografo diventa fotografo,
come non è per caso
che un domatore di leoni diventa domatore di leoni”.38
2.1 La fotografia di guerra [Fenton & Brady]
L’indiscussa scientificità e veridicità del mezzo fotografico furono sfruttate
sin dai suoi albori. Nel pieno del clima positivista ottocentesco, tutta la fotografia
che non era impegnata ad emulare la pittura venne messa al servizio della
descrizione e dell’archiviazione dell’identità umana. Del resto l’idea della
campionatura del reale è connessa al funzionamento meccanico del mezzo
fotografico stesso e costituisce una delle sue indiscusse potenzialità concettuali.
Medici, poliziotti ed antropologi considerarono l’uso certificante del mezzo
fotografico come un supporto più che valido nello svolgimento dei rispettivi
compiti. Medicina e criminologia si avvalsero della fotografia come strumento
ausiliare nella catalogazione dei propri oggetti (pazienti da un lato, fuorilegge
dall’altro). Tale schedatura si rendeva indispensabile come base degli studi di
fisiognomica sui “tipi ideali”, oltre che per il dichiarato valore archivistico e
identificativo proprio della catalogazione in sé. In ambito antropologico la
macchina fotografica era invece considerata come componente indispensabile
dell’equipaggiamento di ogni etnografo in partenza per una spedizione coloniale.
L’abbondanza di materiale etnografico risalente alla seconda metà dell’Ottocento
testimonia non solo le finalità scientifiche degli addetti ai lavori ma anche
l’interesse degli occidentali nei confronti dell’esotico. La moda dell’esotismo,
molto diffusa all’epoca, veniva in parte alimentata dai racconti dei viaggiatori
che, grazie alle graduali modifiche apportate agli apparecchi fotografici le cui
dimensioni andavano via via diminuendo, presero l’abitudine di scattare
fotografie per documentare i propri spostamenti e le realtà incontrate durante il
viaggio.
35
3. FOTOGRAFIA NON GOVERNATIVA
“Questa è la superficie.
Pensa adesso
-o meglio intuisci-
che cosa c’è di là da essa,
che cosa deve essere la realtà
se questo è il suo aspetto”.75
3. 1 L’antecedente [Il Movimento di Riforma del Congo]
Attraverso i capitoli precedenti abbiamo visto come grazie allo statuto di
veridicità proprio del mezzo fotografico e presupponendo l’integrità morale del
fotografo, si possano ottenere delle splendide testimonianze visive che
documentano la difficile realtà di alcune situazioni. Ci siamo anche resi conto di
come la particolare resa di certe immagini sia il motore che garantisce, tramite
l’identificazione empatica e la coscienza etica dello spettatore, una solida base
per i movimenti di solidarietà umana. Tutti questi aspetti sono condensati negli
apparati fotografici degli Enti Internazionali, delle Organizzazioni non
Governative e, più in generale, di tutti quei gruppi mobilitati in difesa del rispetto
dei Diritti Umani e non solo.
Un importante precedente storico della stretta relazione fra movimenti
umanitari e fotografia è la campagna anglo-americana promossa alla fine del XIX
secolo per porre fine alle atrocità commesse da Leopoldo II del Belgio nella sua
colonia personale in Congo.
Lo Stato Libero del Congo, un progetto privato intrapreso dal re per
ricavarne gomma e avorio, era fondato sulla schiavitù ed è ritenuto responsabile
della morte di milioni di africani. Resoconti di sfruttamento selvaggio e diffuse
violazioni dei diritti umani (incluse la schiavitù e le mutilazioni) della
popolazione nativa portarono a un movimento internazionale di protesta nei primi
anni del '900. Stime sulle perdite umane oscillano fra i 3 e i 10 milioni di morti e
I
1) Roger Fenton, Il carro fotografico di Fenton. 1855.
2) Timothy O’Sullivan, Guerra di secessione. Gettysburg, 1863.
II
3 - 4) Jacob A. Riis, Slums. New York, 1889/1892.
III
5) Lewis Hine, bambine al lavoro in una filanda. Carolina, 1908.
IV
6) Ben Shan, Beneficiari della Resettlement Administration. Arkansas, 1935.
7) Arthur Rothstein, Tempesta di sabbia. Oklahoma, 1935.
V
8) Dorothea Lange, Postulanti il credito agrario. California, 1938.
VI
9) Robert Capa, La guerra civile spagnola. Fronte di Cordoba, 1936.
10) Ernst Haas, Il ritorno dei prigionieri di guerra. Vienna, 1947.
VII
11) Werner Bischof, Fotoreporter di guerra. Corea, 1951.
VIII
12) David Seymour, Ragazzi giocano tra le macerie della guerra. Vienna, 1947.
13) United Nation Photographer, Mrs. Eleanor Roosvelt. New York, 1949.
IX
15) Nina Leen, per “Life”. Botswana.
14) Nat Farbman, per “Life”. U.S.A.
X
16) Marc Garanger, Guerra d’Algeria: donna costretta a farsi fotografare a viso
scoperto per i documenti di identificazione. Algeri, 1960.
17) Carla Cerati, Istituto psichiatrico. Firenze, 1968.
XI
18 - 19) Peter Magubane, La rivolta di Soweto. Sudafrica, 1976.
XII
20 - 21) W. Eugene Smith, Avvelenamento da mercurio a Minamata. Giappone,
1971.
XIII
22) Sebastião Salgado, Profughi in cammino. Sahel, 1985.
23) Sebastião Salgado, La dottoressa libera un bambino da un ascesso. Sahel,
1985.
XIV
24) John Vink, Profughi burmesi. Bangladesh, 1992.
XV
25 - 26) Tom Stoddart, L’Aids nell’Africa subsahariana. Sudafrica, 2000.
XVI
27) Pep Bonet, Coppa d’Africa per atleti mutilati. Sierra Leone, 2007.
XVII
28) Donna Ferrato, Violenza domestica in America. Minnesota, 1988.
29) James Nachtwey, Condannato ai lavori forzati entro il reticolato del carcere.
Alabama, 1995.
XVIII
30) Mark Riboud, Jean Rose Kasmir. Washington, 1967.
XIX
ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI
1. Roger Fenton, Il carro fotografico di Fenton. 1855. Muzzarelli F., Dalla tela alla lastra, Lo Scarabeo, Bologna 2004.
2. Timothy O’Sullivan, Guerra di secessione. Gettysburg, 1863. ! Private Collection, Peter Newark Military Pictures/Bridgeman Art Library, Londra.
3/4. Jacob A. Riis, Slums. New York, 1889/1892. Riis J. A., Photographer & Citizen, Aperture, New York 1974.
5. Lewis Hine, Bambine al lavoro in una filanda. Carolina, 1908. Muzzarelli F., Dalla tela alla lastra, Lo Scarabeo, Bologna 2004.
6. Ben Shan, Beneficiari della Resettlement Administration. Arkansas, 1935. Aa.Vv., FSA Farm Security Administration: archives d’une Amerique en crise 1935/46,
Edition du Seuil, Parigi 2006.
7. Arthur Rothstein, Tempesta di sabbia. Oklahoma, 1935. Aa.Vv., FSA Farm Security Administration: archives d’une Amerique en crise 1935/46,
Edition du Seuil, Parigi 2006.
8. Dorothea Lange, Postulanti il credito agrario. California, 1938. Quintavalle A. C. (a cura di), Farm Security Administration. La fotografia sociale
americana del New Deal, STEP, Parma 1975 (catalogo della mostra itinerante).
9. Robert Capa, La guerra civile spagnola. Fronte di Cordoba, 1936. Capa C., Whelan R. (a cura di), Robert Capa. Photographs, Alfred A. Knoff, New York
1985.
10. Ernst Haas, Il ritorno dei prigionieri di guerra. Vienna, 1947. Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees, Rizzoli, Hong Kong 2000.
11. Werner Bischof, Fotoreporter di guerra. Corea, 1951. Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees, Rizzoli, Hong Kong 2000.
12. David Seymour, Ragazzi giocano tra le macerie della guerra. Vienna,
1947. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati,
Contrasto, Verona 2007.
XX
13. United Nation Photographer, Mrs. Eleanor Roosvelt. New York, 1949. ! United Nation Photo, New York.
14. Nat Farbman, per “Life”. U.S.A. Steichen E., The Family of Man, The Museum of Moder Art, New York 1996. (catalogo
della mostra tenuta a New York nel 1996).
15. Nina Leen, per “Life”. Botswana. Steichen E., The Family of Man, The Museum of Moder Art, New York 1996. (catalogo
della mostra tenuta a New York nel 1996).
16. Marc Garanger, Guerra d’Algeria. Algeri, 1960. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati,
Contrasto, Verona 2007.
17. Carla Cerati, Istituto psichiatrico. Firenze, 1968. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati,
Contrasto, Verona 2007.
18/19. Peter Magubane, La rivolta di Soweto. Sudafrica, 1976. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati,
Contrasto, Verona 2007.
20/21. W. Eugene Smith, Avvelenamento da mercurio a Minamata. Giappone,
1971. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati,
Contrasto, Verona 2007.
22. Sebastião Salgado, Profughi in cammino. Sahel, 1985. Reporters Sans Frontieres, 100 foto per difendere la libertà di stampa / fotografie di
Sebastiao Salgado, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996.
23. Sebastião Salgado, La dottoressa libera un bambino da un ascesso. Sahel,
1985. Reporters Sans Frontieres, 100 foto per difendere la libertà di stampa / fotografie di
Sebastiao Salgado, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996.
24. John Vink, Profughi burmesi. Bangladesh, 1992. Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees, Rizzoli, Hong Kong 2000.
25/26. Tom Stoddart, L’Aids nell’Africa subsahariana. Sudafrica, 2000. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati,
Contrasto, Verona 2007.
XXI
27. Pep Bonet, Coppa d’Africa per atleti mutilati. Sierra Leone, 2007. Aa. Vv., World Press Photo ’07, Contrasto Due, Verona 2007.
28. Donna Ferrato, Violenza domestica in America. Minnesota, 1988. Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i diritti violati,
Contrasto, Verona 2007.
29. James Nachtwey, Condannato ai lavori forzati entro il reticolato del
carcere. Alabama, 1995. Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees, Rizzoli, Hong Kong 2000.
30. Mark Riboud, Jean Rose Kasmir. Washington, 1967. Reporters Sans Frontieres, 100 foto per difendere la libertà di stampa / fotografie di
Marc Riboud, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1998.
49
BIBLIOGRAFIA
Aa.Vv., Fotonote. Magnum Photos, Contrasto Due, Verona 2007.
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it. Einaudi, Torino 1985.
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Barthes R., Miti d'oggi [1957], trad. it. Einaudi, Torino 1994.
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comunicazione pubblicitaria di United Colors of Benetton, Leonardo Arte,
Martellago 1999 (catalogo della mostra tenuta a Roma nel 1999).
50
Marra C., Fotografia e pittura nel Novecento. Una storia “senza
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Marra C., Le idee della fotografia. La riflessione teorica dagli anni sessanta
ad oggi, Bruno Mondadori, Milano 2001.
Mauro A. (a cura di), I custodi dei fratelli. Quando i fotografi denunciano i
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McLuhan M., Gli strumenti del comunicare [1964], trad. it. il Saggiatore,
Milano 1999.
Muzzarelli F., Dalla tela alla lastra, Lo Scarabeo, Bologna 2004.
Quintavalle A. C. (a cura di), Farm Security Administration. La fotografia
sociale americana del New Deal, STEP, Parma 1975 (catalogo della mostra
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Schaeffer J. M., L’immagine precaria. Sul dispositivo fotografico [1987],
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Signorini R., Arte del fotografico. I confini della fotografia e la riflessione
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Sontag S., Davanti al dolore degli altri [2003], trad. it. Mondadori, Terni
2003.
Steele-Perkins C. (a cura di), Magnum degrees [2000], trad. it. Rizzoli, Hong
Kong 2000.
51
Twain M., Il soliloquio di re Leopoldo [1905], trad. it. Editori Riuniti, Roma
1960.
Zannier I., L'occhio della fotografia, NIS, Roma 1988.
ARTICOLI
Capovilla M., Cerchioli C., “Raccontare per immagini. Studiare e capire il
fotogiornalismo”, dal dossier “Il fotogiornalismo”, in Problemi
dell’Informazione, a. XXVIII, n. 2, giugno 2003.
Scianna F., “Il linguaggio che mente meno”, in Domenica del Sole 24 ore, 20
luglio 1997.
Sontag S., “Quando è la fotografia a decidere la realtà”, in La Repubblica, 19
agosto 2003.
SITI WEB
http://www.amnestyinternational.org
http://www.care.org
http://www.imaging-famine.org/
http://magnumphotos.com
http://msf.org
52
http://www.panos.co.uk
http://www.panos.org.uk
http://www.portal.unesco.org
http://rsf.org
http://tomstoddart.com
http://un.org
http://unicef.org
53
Dunque…
Colgo l’occasione per esprimere la mia gratitudine al professor Claudio
Marra per avermi seguita durante la stesura della tesi, a Mrs. Clayton di Doctors
Without Borders e a Mr. Couper di Amnesty International per l’estrema
disponibilità e gentilezza dimostrate in occasione dei nostri incontri.
Inoltre…
Ringrazio affettuosamente famiglia e amici per avermi supportata durante
il mio percorso universitario.
Infine…
Un ringraziamento particolare va ai vari compagni d’appartamento, per la
compagnia, le cene, le risate e tutto il resto.