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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 MARZO 2010

CHIESA MONDO

l nostro viaggio in terraafricana è quasi giunto altermine. Ci sono ancoramolti verbi amici dellamissione. Per esempio il

missionario coniuga quotidia-namente il verbo rispondereperché nessuno parte di suainiziativa e perché una voca-zione la si costruisce ogni gior-no, oppure il verbo amare pa-rola che dà senso alla vita, op-pure il verbo…Sì, il “ Verbo”Gesù. E’ Lui l’azione del Padre,la “sua autorivelazione defini-tiva, motivo per cui la Chiesa èper sua natura missionaria”(Redemptoris Missio 5). E’ Luiil Verbo che permette di annun-ciare, partire, educare, sceglie-re, rispondere, amare. E’ Lui laVoce che la sua comunità nonpuò tacere. E’ Lui la Parola chedà Voce alla missione. La vocedel Verbo Gesù riecheggia qua-si sottovoce all’alba nella litur-gia delle Ore: è canto che accom-pagna la giornata del missiona-rio. La voce del Verbo Gesù sipropaga solenne, ogni domeni-ca, nella celebrazione dellaMessa: i villaggi che compon-gono le parrocchie diNguétchéwé, Mokolo, Rhumzu,Mogodè sono raggruppati insettori e quando ogni settore, a

Iturno, accoglie il banchetto del-l’Eucaristia è una grande festa.La lingua francese, mafà,kapsiki dà voce al Vangelo per-ché ognuno ritorni a casa capa-ce di coniugare i verbi della vitaquotidiana secondo i tempi e imodi del Verbo. La voce del Ver-bo Gesù ritma i passi di 287catecumeni, che si stanno pre-parando al Battesimo, scelta divita fondamentale mai sconta-ta o fatta per tradizione. Nellanotte di Pasqua quando l’acquasarà versata sul loro capo ilVerbo coniugherà per sempre illoro essere figli e fratelli nellaChiesa. La voce del Verbo Gesùè sussurro che di comunità incomunità porta il messaggio delSinodo africano celebratonell’ottobre scorso: “Alzati, Afri-ca!” Una maglietta indossatadai ragazzi del Cop Monde (Acr)ci riporta a questo grande even-to. E’ l’ invito perché l’Africatrovi, al suo interno, il coraggioe la forza della fede e della lot-

ta per il bene comune. La vocedel Verbo Gesù è il grido deibambini orfani, dei malati diAids, dei poveri, delle donnesfruttate, di chi non ha diritti,degli analfabeti, di chi è privodi acqua e di cibo. Alcune do-mande nascono nel cuore: Per-ché? Cosa possiamo fare? Dadove iniziare? La risposta delVerbo è solo la croce, cioè unavita che ha condiviso tutto, com-preso la sofferenza e la morte.La voce del Verbo Gesù risuo-na nell’incontro con il VescovoPhilippe. E’ trasparenza disemplicità e povertà di spiritosegni di una comunione profon-da e continua con la Parola; èmisurata preoccupazione per la“salute” dei Fidei Donum e ditutte le comunità; è lungimiran-za nella progettazione pastora-le della sua diocesi di Maroua-Mokolo; è dialogo che costrui-sce ponti tra religioni ed etnie.La voce del Verbo Gesù si dif-fonde nel modo di essere di

“Entra nelweb!” mi hadetto Laura,lasciandomisolo davantiad una scato-la grigia e adun monitoracceso. Conqualche ti-more sonoentrato. Do-veva essercitutto là den-tro: fiumi, la-ghi, anima-li… Invece, lemie zampet-te di lucerto-

lo Margujà hanno toccato pic-cole punte che fan solletico etanti fili. Poi una ventola mi hascaraventato un flusso d’ariasotto la coda e io… fuori di lìcon un balzo. Il Margujà nelcomputer non ci sta!Laura ha riso divertita. Inse-gna informatica al liceo. I ra-gazzi imparano a digitare sul-la tastiera. Io mi trovo più amio agio vicino al pozzo, a po-chi metri da dove i muratoristanno costruendo il secondolotto del Liceo. Don Angelo si èappassionato a questo proget-to: centinaia di ragazzi non do-vranno più rinunciare a stu-diare o andare a scuola lonta-no. Il lavoro è impegnativo eogni progetto viene condivisocon gli altri missionari. Propriooggi è giornata di dialogo fra-terno. Tutti i missionari “fideidonum” di Como sono raduna-ti a Mogodé. Si riflette sull’ar-rivo di un nuovo missionario,don Alessandro, e sul futurodelle attività: c’è un progettomissionario da concordare eun responsabile da nominare.Don Italo racconta della visitapastorale del Vescovo Diego edelle scelte diocesane. Serviràper tenersi in contatto e pre-parare il ritorno. Gabriella tes-se la trama dei rapporti conl’Ufficio missionario, di cui donStefano è la memoria presen-te e storica. I missionari, aduno ad uno, raccontano del pro-prio lavoro. Don Giulianoascolta, sintetizza, propone edefinisce. C’è una profondacondivisione, eppure non man-cano le opinioni diverse. Sichiede di accelerare i lavori delliceo. Don Giusto suggerisce,invece, di aspettare i tempidella gente africana. Brunettae Alda pensano a Mokolò, dovearriverà un nuovo parroco afri-cano. Don Corrado insiste sul-la comunione, don Angelo sul-la comunicazione, don Felicesulla missione. Laura si preoc-cupa per i giovani comaschiche dovrebbero visitare la mis-sione. Mi stavo appisolandosopra il notebook spento (!),quando un “chicchiricchhiii!!!!”mi ha fatto sobbalzare: il gal-lo, donato ieri dal villaggio,canta anche a mezzogiorno.Domani gli sarà più difficile.Non avrà più le piume, ma incompenso avrà un buon profu-mo d’arrosto. Gnam gnam! Ilmio naso filosofico mi fa riflet-tere: in verità, noi lucertoli, conla bocca, sappiamo solo man-giare. Gli uomini e le donne,invece, con la bocca mangiano,bevono, baciano, parlano, pre-gano, cantano. E anche il cibo,per loro, prende il sapore del-l’amore, della condivisione edella festa. Buon appetito, mis-sionari! Quando scende la serasi rimane in pochi. C’è sereni-tà. Don Angelo si gratta la bar-ba sempre più lunga e argenta-ta. Se a primavera la taglierà,farò un cuscino per il Margujà!

Nasce a Sondrio il 5 dicembre 1984.Dopo la laurea in Scienze dell’educazione eun’esperienza lavorativa nella scuola del-l’Infanzia parte per la missione diocesana.Dal settembre 2008 nella parrocchia St.Pierre di Mogodé è segretaria e insegnan-te di informatica nel Liceo Saint CharlesLwuanga, collabora nei progetti dievangelizzazione, di formazione, di salute edi promozione umana.

Descrizione di alcuni particolari.Le viene tutto facile: parlare francese, cuci-nare, usare il computer, scrivere sms con duetelefoni contemporaneamente nella stessamano, fare i conti come segretaria dellascuola, organizzare le attività giovanili, gui-dare sulle strade africane, suonare la chi-tarra… In tre cose è un autentico disastro:essere severa, avere pazienza, parlare di sestessa. In tre cose è speciale: la tenerezza

con i bambini, l’amicizia con i giovani, la cura della dignità della donna. Vista nel cuore è grande.Vista allo specchio è un po’ smorfiosetta. Vista in moto è pericolosa. Ama le sgommate, il sorpasso,la scia della polvere dietro la moto. I giovani la cercano per un aiuto a studiare. Qualcuno offrireb-be volentieri capre e buoi per averla in moglie. Dalla Valtellina le ricordano: moglie e buoi dei paesituoi. Il sì, che dice bene e volentieri, in lingua kapsiki lo pronuncia alzando il mento, socchiudendogli occhi, modulando con la lingua sul palato un suono, quasi siculo, tipo: “zzt”. Il vero sì è quotidia-no, alle tante fatiche che la vita in missione le riserva. Ha una responsabilità precisa: riaprire lastrada della missione per i giovani. Forse un domani non ci sarà più una sola ragazza, ma alcunigiovani insieme. La sua impronta non è a forma di piede o di sandalo, ma a forma di sorriso. Laura,custodiscilo. Grazie!

l

Settembre 2009. Ha aper-to i battenti a Mogodé il nuo-vo Liceo. Due classi da ses-santa alunni, duecentoqua-ranta i giovani che si sonopresentati ai test d’ingresso,nuovi insegnanti seleziona-ti da una commissione isti-tuita ad hoc. La strutturacostruita è stata sufficienteper il primo anno, ma il se-condo si preannuncia altret-tanto partecipato e dovran-no essere costruite nuoveaule. Perché un Liceo?

In tutto il comune diMogodè esiste attualmenteuna sola scuola superiore (lealtre più vicine si trovanonella cittadina di Mokolo, a40 km, o a Bourha, a 50 km).In essa, pur prevedendo lalegge un massimo di 50/60alunni per classe, con un po’di corruzione (si può adesempio “pagare il banco” aldirettore didattico), si arri-va ad avere classi anche di100/110 alunni. Dei 570 ra-gazzi che ogni anno arriva-no alla licenza media, alcu-ni cercano il posto – e se è ilcaso lo pagano – a Mokolo;altri rimangono a casa, inter-rompendo così la loro vitascolastica; altri infine – esono molti – preferiscono fre-quentare ancora la terzamedia per riprovare l’annosuccessivo. Il bisogno diun’altra scuola superiore èquindi reale. In un Paesecome il Cameroun dove lapopolazione aumenta sem-pre più (nella regione Nordsi stima che raddoppia ogni20/25 anni) e dove il numerodei giovani è sempre di con-seguenza più elevato, offrirela possibilità di una forma-zione più avanzata è da con-siderarsi una priorità.

Quanto tempo dedichiamonelle nostre giornate al-l’ascolto del Verbo Gesù, cioèall’ascolto, all’approfondi-mento e alla meditazionedella Parola di Dio?

Quanto tempo dedichiamonelle nostre giornate al-l’ascolto del Verbo Gesù, cioèall’ascolto, all’approfondi-mento e alla meditazionedella Parola di Dio?

PER RIFLETTERE...

I NOSTRI MISSIONARI/6 LAURA PELLIZZARI

I PROGETTI

6° Tappa(18 gennaio 2010)

B.M.DON ITALO D.I.M

don Giusto, don Felice, donCorrado, don Angelo, Laura,Alda e Brunetta. Capaci divedere i segni dello Spirito cheli ha preceduti e di scoprire igermi di bene già presenti ne-gli spazi geografici e umanidove sono arrivati, certi di es-sere amati e perdonati e quin-di consapevoli dei propri limitie dei propri sbagli, prestano laloro voce al Verbo “perché acco-gliendo Lui, tutti i popoli siaprano alla Parola definitiva diDio, a colui nel quale Dio si èfatto pienamente conoscere e ciha indicato la via per arrivarea Lui” (RM 3).

Grazie amici perché ci avetedato modo di poter udire così lavoce del Verbo Gesù. Continua-te ad essere voce perché la Pa-squa del Verbo sia rivelazionedel vero volto di Dio: un Dio chesulla croce ama e dona la Suavita per tutti.

GABRIELLA RONCORONI

VOCE DEL VERBO“GESU’