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- 1 Indice
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- Guida alla lettura Questo primo rapporto sullabbattimento delle
barriere architettoniche e sulla qualit della vita nasce dalla
caparbiet con la quale Anaci e Fiaba (con la consulenza del Censis
Servizi, il contributo del Gruppo Gabetti e con il sostegno
finanziario di CSA e Monti Spa) perseguono il loro primario
obiettivo: ragionare di una qualit della vita migliore non solo per
i disabili motori ma per lintera societ. La disabilit motoria
rappresenta il vertice di una piramide ben pi ampia e consistente
nella quale ai diversi stadi convivono esigenze diverse ma tutte
ugualmente da soddisfare: gli anziani con perdita di autonomia, le
persone infortunate anche se in modo temporaneo, le mamme con le
carrozzine, i viaggiatori con i trolley, le casalinghe con il
carrello della spesa, ecc 1
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- Dare risposte ai bisogni diversi espressi dalle persone con
disabilit significa quindi allargare i benefici anche a coloro i
quali oggi non percepiscono linsensatezza culturale e sociale di un
modello di vita e di citt ancora troppo esclusive. Il rapporto
passa in rassegna alcune tematiche di tipo generalista (la
misurazione quantitativa del fenomeno della disabilit, le
previsioni demografiche, la spesa regionale del welfare) e
tematiche pi specifiche sul tema delle barriere (dotazione di
ascensori, variazioni dei valori immobiliari derivanti dalla
presenza o meno di ascensori, applicazione di normative specifiche,
sensibilit sociale nellambito della vita di un condominio). 2
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- Si tratta di alcune prime tessere di un mosaico di
investigazioni che vorremmo anno dopo anno implementare, con
attivit di ricerca, di sensibilizzazione, di animazione
territoriale, con lidea di diffondere la cultura dell inclusione.
Come spesso accade il target di riferimento non rappresentato solo
dalla classe politica e dai decisori, ma dalla societ civile nel
suo complesso ed in particolare dalle nuove generazioni, che
rappresentano un futuro prossimo di fiducia. 3
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- Scheda n. 1: La disabilit tra noi
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- 1.1. La disabilit tra noi Il fenomeno della disabilit molto pi
diffuso di quanto si percepisca conducendo una normale vita
quotidiana. Esistono, infatti, ancora troppi fattori ostativi che
impediscono a molti disabili di poter superare barriere ed insidie
rarefacendo la loro presenza nella normalit quotidiana. In questa
scheda analizziamo numeri ed articolazione del fenomeno cos come
viene descritto da uno studio dellISTAT del 2000 che attualmente in
corso di aggiornamento (se ne prevede la pubblicazione entro fine
2005). 5
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- Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati Istat, Indagine
sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari,
1999-2000 1.2 Lo stato dellarte nel 2000 In Italia la stima del
numero dei disabili di 6 anni e pi che vive in famiglia di 2
milioni 615 mila persone, pari al 5% circa della popolazione (graf.
1.1) 6
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- La stima di 2 milioni e 615mila disabili si riferisce a coloro
che hanno riferito: una totale mancanza di autonomia per almeno una
funzione essenziale della vita quotidiana/di cura della persona
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- Le donne rappresentano il 66% delle persone disabili, rispetto
al 34% degli uomini. La percentuale pi alta di persone disabili si
rileva tra gli individui con oltre 75 anni: 14,8% maschi;
39,5%femmine (graf.1.2) Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati
Istat, Indagine sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi
sanitari, 1999-2000 8
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- Considerando le diverse TIPOLOGIE DI DISABILITA si stima che
(tab.1.1 e 1.2) : sono oltre 1.153.000 le persone, pari al 21,4 per
mille, con una tipologia di disabilit, che comporti un confinamento
individuale (a letto, su una sedia, a casa); oltre 1.200.000, pari
al 22,3 per mille, sono le persone con limitazioni di tipo motorio
(difficolt nel salire le scale, chinarsi ecc.) Ad esserne
maggiormente colpite sono le persone nella fascia di et compresa
tra i 75 e i 79 anni (98,8 per mille) ed oltre gli 80 anni ( 225
per mille); molto spesso le persone sono colpite da pi tipologie di
disabilit associate tra loro. Quasi la met dei disabili (il 49,3%),
infatti, presenta contemporaneamente pi di una delle disabilit
considerate. 10
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- E possibile, inoltre, stimare il numero di persone disabili non
residenti in famiglia, ma ospiti dei presidi residenziali
socio-assistenziali in 169.160 persone (graf. 1.3) Fonte:
Elaborazioni Censis Servizi su dati Istat, Indagine sui presidi
residenziali socio-assistenziali, 1999-2000 9
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- 1.3 Il quadro territoriale Analizzando la distribuzione
territoriale si rileva un forte tasso di disabilit nelle Regioni
del sud (graf. 1.4) : al primo posto c la Calabria con un tasso
grezzo pari a 62,8; Lombardia, Veneto e Valle dAosta presentano i
tassi pi bassi. 13
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- Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati Istat, Indagine
sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari,
1999-2000 *Tasso grezzo di disabilit =numero di persone disabili
diviso la popolazione totale 14
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- 1.4. .. se allargassimo il concetto di disabilit Le persone che
hanno manifestato una apprezzabile difficolt nello svolgimento di
alcune funzioni quotidiane sono 6 milioni 980 mila, pari al 13%
della popolazione che vive in famiglia di et superiore a 6 anni.
Stimando che la distribuzione del tipo di disabilit sia
percentualmente simile a quella osservata tra i disabili pi gravi,
si pu ritenere che almeno altre 3,5 milioni di persone siano-in
qualche modo- affette da lievi o medie patologie di tipo motorio.
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- In sostanza ragionevole stimare in circa 4,5-4,7 milioni il
numero di persone che trarrebbero comunque giovamento da una seria,
autentica, robusta politica di investimento nellabbattimento delle
barriere architettoniche. LItalia, inoltre con la sua straordinaria
capacit di prolungamento della vita media rischia nellarco di pochi
decenni di veder quasi raddoppiare il fenomeno della disabilit
cronica e di quella relativa: nel 2020 la popolazione con pi di 65
anni raggiunge i 14 milioni e la disabilit rischier di sfiorare i 4
milioni (contro gli attuali 2,6) -Graf. 1.5- 16
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- Graf.1.5 Previsione dellinvecchiamento della popolazione e
dellincidenza della disabilit Fonte: Elaborazione Censis su dati
Assr 2004 e Istat 2000 17
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- Scheda n. 2: Le piccole/grandi cattive pratiche
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- 2.1. Le piccole/grandi cattive pratiche La qualit della vita
non solo il risultato di una sensibilit collettiva che non
pregiudichi la libera circolazione di persone con disabilit
(pensiamo alle macchine sul marciapiede o posteggiate in posti
riservati). La condizione essenziale anche se non sufficiente la
presenza di spazi fisici, di strutture pubbliche e private alle
quali chiunque possa liberamente accedere e dentro le quali
circolare. Purtroppo i dati contenuti in questa seconda scheda
evidenziano, in pi ambiti, delle criticit dofferta che seppure in
parte derivanti da un patrimonio immobiliare spesso difficile da
riadattare nei fatti ne impediscono un libero, pieno utilizzo.
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- 2.2. Scuola, musei, sport, vacanze Sono circa 150.000 gli
alunni in situazioni di handicap iscritti nelle scuole italiane su
una popolazione complessiva di circa 7.000.000 studenti, quindi una
percentuale del 2% (tab. 2.1). Non si conoscono le composizioni
delle disabilit, in particolare di quelle motorie, ma sono invece
noti i dati relativi al superamento delle barriere. Non sono
particolarmente confortanti. Su 100 edifici scolastici: solo 30
hanno porte a norma (graf. 2.1) ; solo 30 hanno servizi igienici
accessibili (graf. 2.2) ; solo 12 hanno ascensori praticabili con
carrozzine (graf. 2.3). Le medie, a scala regionale, testimoniano
in via tendenziale un minor livello dofferta nell area del
Mezzogiorno. 20
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- Fonte: Rapporto MIUR sulla Scuola Statale 2003-2004: *La
consistenza numerica degli alunni, ivi compresi gli alunni in
situazione di handicap, si riferisce agli alunni frequentanti ed
quella comunicata in Organico di Fatto attraverso le relative
funzioni automatizzate messe a disposizione dal Sistema
Informativo. Tab. 2.1 21
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- *In totale gli edifici dotati di porte idonee sono il 29,9%
Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati MIUR, Relazione
LHandicap e lintegrazione nella scuola, 2003 22
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- *In totale gli edifici dotati di servizi igienici idonei sono
il 30,12% Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati MIUR,
Relazione LHandicap e lintegrazione nella scuola, 2003 23
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- *In totale gli edifici dotati di ascensori sono il 12,88 %
Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati MIUR, Relazione
LHandicap e lintegrazione nella scuola, 2003 24
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- Anche per il consumo di tempo libero, la vita dei disabili
appare come problematica: su 32.000 alberghi esistenti in Italia
solo 16.000 hanno un ascensore e solo 9.200 (pari al 28,9%)
risultano totalmente accessibili ai disabili, il che si traduce
nella possibilit di pernottare in 2.700 comuni italiani sui 4.700
nei quali esiste una minima offerta alberghiera; su un campione di
3.231 musei italiani censiti dal Ministero dei Beni Culturali,
1.513 (pari al 46,8%) offrono piena accessibilit ai disabili (graf.
2.4); infine in ambito sportivo (sebbene si tratti di dati relativi
al 1996) solo il 2,8% degli spazi elementari risultava in grado di
accogliere persone con criticit deambulatorie (anche solo come
spettatori). 25
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- Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati del Ministero dei
Beni Culturali, 2005 26
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- Scheda n. 3: I vincoli strutturali e funzionali del patrimonio
edilizio italiano
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- 3.1 Caratteristiche strutturali e funzionali del patrimonio
edilizio italiano La storia, la miriade di piccoli comuni, di
borghi storici e l altissima propriet individuale, caratterizzano
lo sviluppo urbano e territoriale del nostro paese e le
fenomenologie inerenti il patrimonio immobiliare. Una morfologia
quindi che sviluppa residenzialit orizzontale, senza soluzione di
continuit tra un comune e laltro: ne risulta che ben 7 milioni di
famiglie risiedono in case unifamiliari. 28
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- Questa certamente una delle pi marcate caratteristiche
strutturali che spiega la rara presenza, negli edifici ad uso
residenziale, di ascensori. Nella scheda 3 si analizza il fenomeno
da un punto di vista quantitativo (diffusione degli ascensori), in
termini di sensibilit sociale presso i condomini (analisi
realizzata attraverso ANACI) ed infine in termine di valore
commerciale degli alloggi (analisi realizzata attraverso il Gruppo
Gabetti). 29
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- 3.2 Lascensore questo sconosciuto In Italia sono attivi
complessivamente 765.000 ascensori. Solo una parte al servizio
degli edifici residenziali. Aiuta in questa analisi lultimo
censimento 2001 dellIstat. A livello nazionale esistono 11,3
milioni di edifici a destinazione residenziale. Solo il 4,3% degli
edifici con pi di un piano servito da un ascensore, in concreto 370
mila edifici. 30
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- Se si analizza la tipologia degli immobili per numero di piani
si pu stimare- escludendo tutti gli edifici composti da case
singole o comunque da un solo piano- in circa 8,3 milioni gli
edifici con almeno il primo piano non servito. Se si seleziona in
modo pi restrittivo- almeno due piani non serviti- il numero degli
edifici si riduce a 2,4 milioni. Nel primo caso si pu
ragionevolmente ritenere che siano almeno 12,0 milioni i piani (dal
secondo in su) non raggiunti da ascensore; nel secondo caso (dal
terzo in su) il numero si riduce a 6,3 milioni. 31
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- Se si assume la media tra 12 e 6 milioni e si stima, in modo
molto cauto, che su ogni piano insista un unico alloggio,
realistico ritenere che vi siano circa 20 milioni di persone (2,6
per nucleo familiare) non servite da ascensore. La distribuzione
per regione evidenzia valore di presenza pi elevata per la Liguria,
il Lazio, la Puglia e, sotto i valori medi nazionali, il Molise, la
Basilicata, il Veneto, la Calabria, che probabilmente scontano un
patrimonio di case unifamiliari pi esteso (graf. 3.1). 32
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- Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati Istat, Censimento
2001 33
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- 3.3 Vita di condominio e barriere architettoniche Attraverso la
rete di soci ANACI, nellambito dell Annuale Rapporto di prossima
pubblicazione, il Censis Servizi ha condotto un sondaggio su un
campione di 180 amministratori di condominio per analizzare- oltre
ad aspetti di tipo strutturale- le fenomenologie relative alla vita
delle comunit di condomini in materia di barriere architettoniche,
una sorta di cartina di tornasole della sensibilit sociale al tema.
I 180 amministratori gestiscono circa 9.500 condomini, il 50% con
ascensore (il dato molto pi alto della media nazionale ma ci si
spiega con il fatto che la costituzione in condominio prevista per
legge solo sopra i 4 alloggi). 34
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- Fatto comunque 100 il numero il numero di condomini
amministrati si evidenziano alcuni indicatori di specie: il 22%
degli edifici dotato di ascensori congruenti con le esigenze dei
disabili (ampiezza delle porte, aperture etc..); il 10% dotato di
rampe e/o scivoli per laccesso ai piani; alta, invece, la
percentuale di interventi realizzati o per i quali si sia richiesto
un contributo pubblico per labbattimento delle barriere in presenza
di almeno una situazione di disabilit accertata. Su 668 sono stati
realizzati 229 interventi e si richiesto un contributo in altri 107
casi: una risposta virtuosa nel 60,0% dei casi. 35
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- Si pu affermare che -al di l di fatti strutturali- la comunit
di un condominio accoglie e cerca di dare soluzione alle realt di
conclamata disabilit, mentre si esplicita una minore sensibilit
verso labbattimento delle barriere architettoniche tout court
(baster ricordare che in media circolano in Italia non meno di 1,1
milioni di carrozzine per bambini tra 0-24 mesi) Quanto affermato
sostanzialmente in linea di continuit con la percezione che gli
amministratori hanno della vita condominiale (graf.3.2): il tema
delle barriere trattato di frequente solo nel 4% dei condomini;
molto di rado nel 77% dei condomini; non mai stato toccato nel 18%
dei condomini (circa 2000 condomini amministrati). 36
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- La tematica dellabbattimento delle barriere-secondo il giudizio
degli amministratori- resta un tema strettamente individuale (serve
a risolvere il problema di un singolo condomino), in secondo luogo
un intervento utile per chiunque, in terzo luogo come un gesto con
contenuti di solidariet ed infine come unopportunit di tipo
patrimoniale (incremento del valore immobiliare) Graf. 3.3. 37
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- Fonte: Anaci-Censis Servizi SpA, 2005 38
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- Fonte: Anaci-Censis Servizi SpA, 2005 39
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- In sintesi: evidenti criticit in termini infrastrutturali;
larga fetta della popolazione con abitazioni non servite da
ascensori; buona attenzione sociale ai casi limite; scarsa
sensibilit allabbattimento delle barriere tout court. 40
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- 3.4 Qualit della vita e valore patrimoniale degli immobili* E
evidente che non necessario correlare tra loro il valore sociale
dell'abbattimento delle barriere con il valore commerciale degli
immobili;ma altrettanto evidente che il mercato- nelle sue
componenti di domanda e offerta-finisce per determinare prezzi
diversi in relazione anche a questo aspetto. Partendo da questo
presupposto- grazie alla disponibilit del Gruppo Gabetti - stato
realizzato un piccolo studio valutativo teso ad identificare i
differenziali di prezzo di un alloggio privo di ascensore in alcune
citt campione. * Con la collaborazione del Gruppo GABETTI 41
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- I risultati evidenziano, nelle 9 citt campione nelle quali si
svolta lindagine, alcune differenziazioni sia di tipologia che di
rango localizzativo e geografico (graf. 3.4 e 3.5) : come ovvio
esiste una forte correlazione tra deprezzamento e livello del
piano. Si passa infatti- in media- dallo 0,9 del primo piano,
all11,8 del terzo per arrivare al 17,4 dal quinto piano in su; la
gerarchia delle citt nelle quali il tema appare come pi sentito
pone al primo posto Lecce (in media 14%), seguita da Varese
(11,3%), con il minimo di Napoli (5%); meno rilevante appare
laspetto relativo alla localizzazione urbana, per la quale non si
rilevano apprezzabili scostamenti tra immobili del centro storico,
del semicentro, della periferia. In concreto la variabile
discriminante resta il livello del piano. 42
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- Lanalisi realizzata induce una riflessione di massima: gli
investimenti necessari allabbattimento totale delle barriere in
molti casi- potrebbero essere compensati da un incremento del
valore patrimoniale dei singoli alloggi forse superiore al valore
dei costi sostenuti. Ovviamente a ci si aggiunge il beneficio
sociale e funzionale dellintervento. 43
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- Media = 91,6 Graf. 3.4 Deprezzamento medio degli immobili privi
di ascensore per piano ( 100 = immobile con ascensore) Fonte:
Elaborazione Censis Servizi su dati Gruppo Gabetti 44
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- Graf. 3.5 Deprezzamento medio degli immobili privi di ascensore
per citt ( 100 = immobile con ascensore) Fonte: Elaborazione Censis
Servizi su dati Gruppo Gabetti 45
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- Scheda n.4: Spesa pubblica e disabilit
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- 4.1 Spesa pubblica e disabilit Il tema della disabilit entrato
prepotentemente nelle politiche di welfare anche in relazione alle
politiche comunitarie (ricordiamo che il 2003 stato lanno europeo
per la disabilit). Stato centrale e regioni oggi finanziano attivit
di sostegno, di assistenza, di progettazione per labbattimento
delle barriere, a seguito di un quadro normativo molto esteso che
ha visto prima lo stato centrale protagonista ed oggi le singole
amministrazioni regionali. 47
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- I meri valori quantitativi non aiutano- se non a gerarchizzare-
a comprendere la qualit e lefficacia della spesa (ma non era questo
l obiettivo di questo studio. Ci malgrado- attraverso lanalisi di
fonti ufficiali con un sondaggio presso le Amministrazioni
Regionali si voluto individuare lattuale quadro di riferimento e
delineare alcuni approfondimenti specifici sulle barriere
architettoniche. Il quadro che emerge come spesso accade fatto di
punti di forza (buona stagione degli investimenti, innovazioni,
buone pratiche) e punti di debolezza (farraginosit delle procedure,
scarsa comunicazione allutenza potenziale, etc.). Il dibattito che
scaturir da questo primo rapporto potr definire alcune priorit ed
alcune azioni capaci di migliorare il sistema nel suo complesso.
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- 4.2 La spesa per lhandicap Le relazioni del Ministero del
Welfare del 2002 e del 2003 evidenziano una spesa, effettivamente
sostenuta dalle Regioni, di 1,025 miliardi di euro (circa 2000
miliardi delle vecchie lire) (1), pari al 0,04% del PIL nazionale.
Se si rapportasse questa cifra al numero di disabili stimati dall
Istat e relativi allanno 2000 si avrebbe una spesa media procapite
di 436 euro annue frutto di una spesa media totale di 650 euro nel
Nord-Est e di una spesa di 57 euro nellItalia Meridionale (graf.
4.1) In termini territoriali le due regioni con la pi alta spesa
sono il Trentino Alto Adige e la Val d Aosta (regioni autonome)
seguite dal Friuli, Lombardia e Lazio (graf.4.2), mentre in coda si
colloca la Sicilia, lUmbria, la Calabria, la Puglia etc.. (1) sono
conteggiati tutti i costi sostenuti da tutti gli Assessorati che
avessero finalit legate allhandicap in modo diretto o indiretto.
Non presente la scheda della regione Campania 49
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- Media Italia Graf. 4.1 Le risorse investite dalle regioni per
il superamento dellhandicap Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su
dati Istat e Ministero del Welfare 50
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- Seppure con alcune cautele (2) il quadro analitico evidenzia
unItalia sostanzialmente spezzata in due: da un lato le regioni del
centro-nord, dallaltro quelle meridionali. Essendo, inoltre, i
tassi grezzi di disabilit (come indicati dall Istat) normalmente pi
elevati nelle aree del Sud dItalia la lettura che ne deriva di una
sostanziale arretratezza della cultura della disabilit e
dellhandicap, frutto forse di una pi recente emersione del fenomeno
ovvero di una maggiore ritrosia della disabilit a farsi avanti. (2)
per alcune regioni- ad esempio Umbria e Veneto- la relazione
evidenzia una spesa stanziata nel 2003 molto rilevante ma non
ancora sostenuta. La tabella si riferisce alla spesa effettivamente
sostenuta. La relazione del 2004, non ancora disponibile sul sito
del Ministero potrebbe, quindi, evidenziare un netto miglioramento
di spesa da parte di questa e di altre regioni. 51
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- Graf. 4.2 Risorse investite dalle regioni per il superamento
dellhandicap (biennio 2002-2003) Fonte: Elaborazioni Censis Servizi
su dati Istat e Ministero del Welfare 52
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- 4.3 Focus sulle barriere architettoniche Con lausilio di FIABA
ed ANTHAI (Associazione Nazionale Tutela Handicappati e Invalidi)
stato condotto un sondaggio presso le Amministrazioni Regionali per
evidenziare il quadro delle politiche nello specifico
dellabbattimento delle barriere e dellapplicazione della Legge
13/89. Al sondaggio hanno partecipato 10 Regioni e le due Province
Autonome di Trento e Bolzano (le schede analitiche sono allegate al
presente rapporto). 53
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- Il quadro che emerge il seguente: in 9 dei dodici territori
vigente una normativa specifica sulle barriere; nel complesso
esistono 62 uffici (circa 5 per ogni regione) che presidiano il
tema delle politiche sociali; 11 su 62 sono dedicati esclusivamente
alle barriere architettoniche; in complesso- sempre nelle 12 realt
campione- sono 26 le persone dedicate a seguire tutti gli
interventi in materia (2,1 per regione) con unincidenza dello 0,08
% dei dipendenti regionali; le risorse investite dalle regioni
spesso risultano aggiuntive a quanto trasferito dallo stato con la
legge 13/89 con interessanti capacit di attivare risorse a scala
europea. In alcuni casi laccumularsi di risorse non trasferite dal
centro ha prodotto lesigenza da parte di alcune regioni di
sussidiare gli interventi con propri mezzi. 54
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- Le regioni riconoscono che la legge 13/89 abbia rappresentato
un reale e concreto punto di svolta delle politiche sociali in
materia di barriere architettoniche, anche in ragione del processo
di regionalizzazione che ne conseguito (Fig.4.1) Ma al tempo spesso
ne evidenziano, con forza, alcune criticit, prima fra tutte, la
discontinuit nei finanziamenti, subito dopo limpatto su uffici
comunali non sempre in grado di governare le procedure. 55
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- Fonte: Censis Servzi, Sondaggio presso le Amministrazioni
regionali, 2005 Punti di forzaPunti di debolezza 1)Rappresenta il
primo tentativo di risoluzione del problema con una norma unica
2)Trasferimento di competenze alle Regioni 3)Il trasferimento alle
Amministrazioni Comunali della pratica istruttoria ha certamente
avvicinato i bisogni alla Pubblica Amministrazione, rendendo pi
facile la loro risoluzione 1)Discontinuit nei finanziamenti 2)Il
trasferimento alle Amministrazioni Comunali della pratica
istruttoria impatta su personale e/o uffici priva di unopportuna
conoscenza del problema e delle sue possibili soluzioni
3)Tempistica troppo lunga per listruttoria e la definizione
(rimborso) della pratica Fig. 4.1 Punti di forza e di debolezza
della Legge 13/89 56
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- In chiave propositiva evidenziano lesigenza-nel quadro di una
nuova possibile stagione normativa che tenga conto dellesperienza
di questi anni e di recenti e frequenti pronunciamenti della
magistratura ordinaria di lavorare per (graf. 4.3) : definire
congiuntamente linee guida per lutente finale; riformare la
normativa condominiale affinch preveda un chiaro disegno di
progressivo miglioramento degli strumenti decisionali ed attuativi;
identificare prescrizioni standard nei regolamenti condominiali.
Alcune regioni hanno, inoltre, evidenziato alcuni casi di
innovazione di prodotto e di processo. Pur non entrando nel merito
dei singoli interventi appare opportuno sollecitare unazione per la
raccolta delle buone pratiche poste in essere che divenga
patrimonio di tutte le amministrazioni, delle associazioni
impegnate per labbattimento delle barriere architettoniche, etc.
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- Fonte: Censis Servzi, Sondaggio presso le Amministrazioni
regionali, 2005 58
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- Scheda n.5 Cinque possibili sfide
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- 5.1 Darsi una linea di lavoro per il futuro Non prescrizioni ma
linee di intervento possibili intorno alle quali coagulare saperi e
risorse: almeno un ufficio regionale dedicato per ogni regione;
passare da 0,08% a 0,16% entro il 2006 nel rapporto personale
dedicato/totale del personale; confrontare e uniformare i modelli
organizzativi della P. A. per valorizzare le buone pratiche ;
allargare e diffondere in altri settori e comparti economici la
cultura dellinclusione (leisure, sport, universit, commercio etc);
pensare ad un progetto Sud. 60