1. 2 Ecco, unoccasione di incontro 3 Sezione San Teodoro Istituto Einaudi Casaregis Galilei.

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Ecco, un’occasione di incontro

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Sezione San Teodoro

Istituto Einaudi Casaregis Galilei

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Lungo gli stessi corridoi

Se vi viene posta la domanda: avreste il coraggio di cambiare le cose? La vostra attenzione

verrebbe catturata? Sentireste una voce dentro di voi che vi spinge a credere che il quesito è rivolto

a voi? Oppure vi sentireste esclusi e disinteressati?.....

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... a vostra insaputa fra le mura e i documenti della nostra scuola viviamo fra fantasmi e memorie di inchiostro …

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- Pedro Ferreira, Aldo Gastaldi, Giuseppe Malinverni, Luigi A. Martinetti, Walter Ulanowski, Sergio

Piombelli -

… questi ragazzi sessanta anni fa si sentivano come voi, esclusi a modo loro, però hanno preso il coraggio di cambiare le cose, di stabilire da soli il proprio cammino. Studenti come noi, come voi, divenuti eroi dei nostri giorni facendo semplici scelte, stringendo la propria vita in un pugno…

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… il risultato delle loro scelte e dei loro sacrifici vive in noi e nella nostra libertà di decisione …

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… la memoria vive nella conoscenza e la comprensione nel nostro giudizio. La fiamma della libertà deve continuare a bruciare senza

mai essere soffocata e la memoria tiene acceso il motivo per cui non dovrà mai

spegnersi.

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“ Piegata la tracotanza nemica, otteneva la resa del forte presidio tedesco, salvando così il porto, le industrie e l'onore. Il valore, il sacrificio e la volontà dei suoi figli ridettero alla madre sanguinante la concussa libertà e dalle sue fumanti

rovine è sorta nuova vita santificata dall'eroismo e dall'olocausto dei suoi martiri. - 9 settembre 1943 - Aprile

1945 »

( dalle motivazione del conferimento della Medaglia d’oro al valore militare a Genova, citta antifascista )

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Una lapide in biblioteca con sei nomi con delle date Uno sguardo distratto.

Solo nomi, forse sì, una strada.E’ difficile arrivare fin lassù a spolverare.

La polvere sul nostro passato è un anticipo di morte, silenzio assordante.

Come trarre suoni dal silenzio?

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Quanti anni avrebbero ora quei nomi?Dai novanta agli ottantasei.

Lontani da noi ,anche se fossero sopravvissuti.Anche se fossero vissuti.

Mi sembra che non siano neanche esistiti, se non in un capitolodel manuale di Storia

Aldo Gastaldi

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Forse non è vero che ci sia esistenza vera al di là della targa su una strada, del cippo su un sacrario, dei

compagni superstiti, che, ogni anno, sempre meno, sempre più stanchi, sempre più anziani, coi loro

gagliardetti ci ricordano che oggi è festa perchè l’Italia è stata liberata

Sacrario del Turchino

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Basta, è ora di cambiare pagina, basta Resistenza, i lutti ci sono stati da ambo

parti in lotta e i morti sono morti.

 Cimitero Militare Tedesco Passo della Futa, 30.683 Caduti.

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Siria

Qualcuno mi chiede:” Che differenza c’è fra un ribellee un partigiano ? “

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 ”Quanti nostri fratelli e sorelle stanno rivivendo nella loro carne il dramma del Calvario! Quanto numerose sono le "vie crucis" dimenticate! Penso alle tragiche

immagini di violenza, di guerre e di conflitti, ... all'angoscia e al dolore di individui e di popoli .... alla

morte per fame e per stenti di migliaia di adulti e di bambini innocenti; allo sfregio della dignità umana “

Papa Giovanni Paolo II meditazioni sulla Via crucis marzo 2003

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“La terra è diventata un cimitero. Quanti uomini, tanti sepolcri. Un grande pianeta di tombe “

Papa Giovanni Paolo II Meditazioni sulla Via crucis marzo 2003

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Far rivivere il suono dei passi di quei sei ragazzi, il suono delleloro voci, il tocco gentile e forte delle loro mani, così che si possa

sentire la voce dei ragazzi arabi che lottano al di là del nostro mare, immaginare l’ansia con la quale stringono un fucile per

difendere il loro futuro.

Forse così la Terra non sarà un cimitero.

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La Storia è qualcosa di molto diverso, di più complesso, di più doloroso, di più scomodo di un accademico esercizio di memoria o

concatenazione di cause ed effetti.E’ meditazione, spolverare con gli occhi del cuore e della passione la lapide in biblioteca.

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Lungo gli stessi corridoiLungo gli stessi corridoi

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La lotta partigiana. Lotta per la Liberazione

Un po’ di te caro compagno …

E fra questi banchi crescevi tu, le tue idee di liberazione, e soprattutto l’amore per il tuo amato paese …

Parlare di te caro compagno vuol dire raccontare la storia di un ragazzo, come tanti in quei tempi, che ha sacrificato la sua giovinezza e la sua vita per permettere alle generazioni successive di vivere in democrazia e libertà …

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Eri così giovane, così sensibile, come un fiore.. oggi ricordiamo il tuo grande gesto, affinché non rimanga in una fredda lapide, perché il tuo sangue

era caldo, caldo per l’amore che c’era in te …

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Capitano Walter Ulanowski “Josef” 3 Brigata Liguria.Da Trieste, dove è nato il 6 luglio del ’23, la famiglia si è

trasferita a Genova.Si è diplomato al Galilei e ora è iscritto all’Università, ma

non legge più i testi di Economia e commercio…….

Josef

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Non può, non può aprire i libri, studiare, no.Deve fare qualcosa, lo deve a sè, ai suoi

amici.Non può più stare qua

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Walter fa propaganda contro il regime fascista presso i compagni di facoltà finché, nel gennaio 1944, fu

costretto alla fuga in montagna per non essere arruolato di forza

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Durante un rastrellamento nella zona delle Capanne di Marcarolo, nella Pasqua del 1944, il 10 aprile fu catturato e

trasferito a Marassi.La primavera del ’44 era stata particolarmente ricca di arresti: dai renitenti all’ arruolamento, dal raffreddato

consenso degli operai alla lotta clandestina organizzata, dalla disorganizzazione dei molti avversi al regime che operavano in

nuclei slegati.

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“Tutto il territorio italiano da noi occupato è territorio di guerra e sottoposto alle leggi di guerra

germaniche”. Questo aveva proclamato il maresciallo Kesserling il 12

settembre 1943 all’indomani della resa di Roma

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Il 15 maggio  successivo un attentato provocò nel cinema Odeon di via Ettore Vernazza in

Portoria la morte di quattro soldati tedeschi ed il ferimento di altri sedici; una bomba a miccia lenta di un kg. circa di tritolo compresso in un

tubo di acciaio, nascosta in una borsa  fu introdotta nel cinema da un anonimo

partigiano, travestito da ufficiale tedesco.

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La bomba fu fatta esplodere alle 19,30

durante la rappresentazione di un

film.Fu posta una taglia, enorme per allora: 3

milioni di lire.

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La rappresaglia, sulla base del 10 italiani per ogni tedesco voluta da Hitler, già adottata a

Roma dopo l’attentato di via Rasella di due mesi prima, determinò il giorno dopo, il 16 maggio

un processo del Tribunale Speciale e la definitiva condanna a morte dei detenuti.

La modalità di esecuzione doveva essere un esempio per tutti

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Nella notte del 19 maggio 1944 le SS genovesi, comandate da Siegfried Engel, prelevano 59

prigionieri politici dalla IV sezione del carcere di Marassi; tra costoro vi sono anche 17 partigiani

arrestati nel rastrellamento della Benedicta. Caricati su alcuni camion, i detenuti sono

trasportati fino al Colle del Turchino.

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Qui, il giorno precedente, era stata scavata una grande fossa, con alcune tavole poste su di essa, a mo’ di

passerella. Su queste assi le vittime vengono fatte salire per essere

fucilate, a gruppi di sei alla volta. I corpi cadono così direttamente nella buca, ammucchiandosi gli uni sugli

altri

33Le lettera di Walter ai genitori

Genova, 16 – 5 – 1944Cara Mamma, Papà, Wanda,

riceverete questa mia ultima lettera quando ormai io non appartengo più al regno dei vivi.

Sono calmo, perfettamente di mente e di corpo.Non ho paura di morire, l’unica cosa che mi dispiace é il

vostro dolore.Cara mamma, perdonami se qualche volta ti ho fatto

arrabbiare, credi mammina ti voglio tanto bene, come tanto bene voglio a papà ed alla mia cara

Wanda.Ricevete tanti baci dal vostro figlio che tanto vi ha voluto

bene anche se non ha saputo dimostrarvelo.

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Fiore, un cucciolo d’uomo

Sergio Piombelli è di Rivarolo, del Bersaglio, come i fiori è sbocciato alla vita un aprile.

Il 5 aprile del 1926, per l’esattezza

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Ha poco più di diciassette anni quando decide di non andarepiù a scuola, all’Istituto tecnico Galilei.

E non ci sarà bisogno di giustificazione sul libretto

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Dopo l’8 settembre si unisce ai partigiani che operano in città e partecipa a numerose azioni. Ricercato dai

nazifascisti, si aggrega alla Divisione Garibaldi Pinan Cichero, entrando a far parte prima del Distaccamento

Forca, poi della Brigata Berto.

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L’11 febbraio 1945 Piombelli viene catturato con molti suoi compagni nei pressi di Lorsica, nel corso di un vasto

rastrellamento condotto dalla Divisione alpina Monterosa.

Divisione alpina Monterosa

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Rinchiuso nelle carceri di Chiavari, viene picchiato, torturato.

Si tenta di far capitolare i più giovani, di costringerli a tradire i compagni per conoscere luoghi, nomi, azioni.

C’è un altro ragazzo giovanissimo con lui, Rinaldo Simonetti: “della sua breve vita, il ricordo, il ricordo più grosso è tutto in

quel nome che si porta addosso”, Cucciolo.Un altro cucciolo, un altro fiore

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La  sera del 2 marzo 1945, assieme agli compagni, Fiore viene processato dal Tribunale di Guerra Divisionale della

Monterosa, convocato in sede straordinaria.Motivazione della sentenza:odio partigiano

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Più tardi raccontano alla madre: ”Guardi ci hanno portato a girare per Chiavari incatenati, ci sputavano in faccia, ci

sputavano addosso. Tutte quelle cose tremende”. Guardi ne ha passate di tutti i colori, “povero bambino” (…)

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Condannati a morte, i 10 prigionieri sono fucilati poche ore dopo in località Bosco Peraja, nel comune di Calvari.

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E’ difficile a 19 anni dire addio alla vita.Mancano le parole, non c’è più tempo, non c’è più il Tempo

Si strappa in fretta un foglio da un blocco. Una matita.

Lettera inviata alla famiglia dal Partigiano Fiore alla vigilia della fucilazione ( 2 marzo 1945)

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“Cara mamma e papàMuoio per volere bene all’Italia, perdonatemi per il

male chevi ho fatto e beneditemi come io benedico voi.

Tanti baci ad Evelina, Marisa, mamma, papà, nonni, nonne, ziie cugini.

Vostro per sempre.SERGIO”

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Sergio mantenne sempre un contegno coraggioso

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Otto

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Giuseppe Malinverni è nato a Rivarolo l’ 8 apr.1925. Ha studiato da perito, capotecnico meccanico. all’Istituto Tecnico-Industriale Galileo Galiei di

piazza Sopranis.

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E’ una buona scuola, per un buon futuro.Sgobba sui testi, chino sul banco, il professore che spiega, va

coi compagni nei laboratori.Guarda fuori dalla finestra

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Giuseppe trova lavoro come disegnatore dell’ Ansaldo.E’ un tipo riservato, semplice ma curato nel vestire, sembra

più maturo dell’età che ha.Diventerà un buon padre di famiglia, quando questa

maledetta guerra sarà finita.

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8 sett.1943 e la guerra non è finita.Per niente.

Malinverni si inserisce nelle fila della resistenza.La polizia lo ricerca, lui scappa nella formazione di

montagna della III Brigata Liguria (divisione Garibaldi-Mingo): nome di battaglia “Otto”. 

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 Ha fortuna Otto: sfugge al rastrellamento della Benedicta dell’aprile 1944. Rientra in

città operando nella zona del Campasso nella Brigata SAP Buranello, la sede del comando è

in via Polleri . 

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Qualcosa però trapela, i nazifascisti stringono il cerchio attorno al finto ufficio di via Polleri e da dicembre tutti i partigiani che

si presentano lì vengono presi nella rete.Otto viene prelevato nel gennaio del 1945 e portato a Marassi.Conosce l’orrore degli interrogatori alla Casa dello Studente

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 Si danno da fare i partigiani per liberare i loro.

Hanno dei prigionieri eccellenti, tentano di scambiare o almeno ottenere la grazia dalla

condanna a morte. Il 22 marzo 1945  una pattuglia di 15 partigiani nella zona tra Cravasco e

Pietralavezzara tende un agguato a una formazione di nove soldati tedeschi tra cui due

graduati.

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I crucchi si sono fermati a mangiare e bere all’osteria di Cravasco, qualcuno avverte

i partigiani.Riempita la pancia i tedeschi procedono in fila indiana verso

Pietralevazzara.Li falciano tutti.

I partigiani si rifugiano sui monti, nei boschi, imprendibili

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Loro imprendibili, sì, ma per questi di Marassi ogni trattativa si chiude.

Vengono prelevati in 20, due si buttano giù dal camion in corsa. Il camion raggiunge Cravasco, là dove sono morti i

tedeschi.Vengono fucilati di fronte al muro del cimitero, uno si regge ai compagni, la gamba amputata da poco, uno si

finge morto per evitare il colpo di grazia.

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Pagheranno anche i contadini di Cravasco di Isoverde: un centinaio tra SS e fascisti

repubblichini fanno violenza ai 220 abitanti, incendiando una ventina di case, arrestando e

maltrattando il parroco assieme ai pochi uomini trovati, razziano il bestiame.

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E la guerra è anche di parole,oltre al crepitio degli spari, le urla delle donne, il fumo degli incendi, il sangue rappreso sui vestiti.

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Il quotidiano genovese ‘Il Lavoro’del 24 marzo 1945: riporta il messaggio del Comando germanico: «il 22 corrente, un gruppo di fuorilegge, in una imboscata ...contro nove soldati tedeschi...i feriti, sono stati finiti selvaggiamente a colpi alla nuca dalle belve umane. Come giusta rappresaglia, il Comando germanico ha ordinato la fucilazione di 18 individui precedentemente condannati a morte dal Tribunale di guerra ...senza... domande di grazia perché ogni possibilità in questo senso era venuta a decadere per il crimine compiuto dai loro compari che non si sono peritati di massacrare anche gli inermi feriti».

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E’ bravo a scuola, Aldo,concentrato sul suo futuro, un futuro che purtroppo non vedrà mai. Il destino ha avuto

altri progetti per lui.

Bisagno

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Aldo Gastaldi è un atleta, gioca a rugby, fa canottaggio, da solo va sull’Antola. E’ un tipo preciso, è un cacciatore. Si

distingue dagli altri senza dare confidenza, e tutti gli vogliono bene.

Società canottieri Elpis

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Oggi di Aldo Gastaldi, classe 1921, si direbbe : “ Sei un ragazzo fortunato”.

Appena diplomato perito elettrotecnico, nel 1940, entra alla San Giorgio.

Sarebbe fortunato. Aldo ha una volontà caparbia, a lui non basta aver trovato lavoro, nè continuare gli studi a

Economia come i suoi compagni.

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E di fronte a questa forza di volontà come d’acciaio non c’è difficoltà che tenga. Deve prepararsi alla maturità

scientifica per potersi iscrivere ad Ingegneria. Sì.L’ Ingegner Aldo Gastaldi sarebbe diventato un

professionista di talento.

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Ma, l’Italia è in guerra e la classe 1921 è chiamata alle armi. Aldo desiderava molto

diventare alpino, ma lo assegnarono al genio,"aspirante allievo ufficiali".

Radiotelegrafista. Lunghe inutili ore di istruzione nel cortile della caserma di Casale. Tanta fame, e

tanta nostalgia di casa in quel 1941. La guerra sembra lontana.

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Finalmente l’assegnazione presso il genio di Chiavari, vicino a casa.

Sottotenente di prima nomina, assegnato alla 2a Compagnia. Con lui, come dal 1936,

c’è "Scrivia", Aurelio Ferrando.Bisagno e Scrivia hanno frequentato il

Galilei, sono andati alla San Giorgio, poi a Casale, a Pavia e ora sono a Chiavari

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Per risparmiare i due giovani scelgono di dividere una camera a due letti, a Chiavari, in corso

Garibaldi. E andavano in caserma in bicicletta, l'unico mezzo possibile di locomozione. E stanno ben attenti al costo dei pasti consumati all'osteria

del Santo, vicino alla caserma.

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E alla caserma con vecchio materiale che se funziona è una fortuna, Aldo forma i radiotelegrafisti. Si

affeziona a quei giovani che vede partire per il fronte, impreparati con quei fuciloni, con quelle radio

scassate che avrebbero dovuto andar bene sia nel ghiaccio che nel deserto

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E in quella profonda malinconia maturava il suo odio alla guerra, la sua avversione

all'inutile sacrificio, la sua intolleranza alla violenza.

Non è questione di politica, quella è lontana come la guerra.

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Diceva: ”Continuerò a gridare ogniqualvolta si vogliano fare ingiustizie e griderò contro

chiunque, anche se il mio grido dovesse causarmi disgrazie o altro.”

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Erano antipatici quei tedeschi. Non solo per le arie di superiorità che si davano e perché spesso dicevano che

contava di più un loro maresciallo che un ufficiale superiore italiano. E sotto sotto anche perché si invidiava

la loro efficienza. Ma a settembre del ’43, come un lampo, si diffonde la notizia dell’armistizio.

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Aldo abbandona la caserma, va nell’entroterra di Chiavari, a Cichero, e forma un gruppo di partigiani.

Convince gli alpini del battaglione Vestone della Monterosa di

stanza a Chiavari a disertare.Gli alpini si portano dietro le loro armi e queste fanno

comodo

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Aldo è un duro, è un puro :“ Noi non abbiamo un partito, noi non lottiamo per avere un domani un

cadreghino, vogliamo bene alle nostre case, vogliamo bene al nostro suolo e non vogliamo che

questo sia calpestato dallo straniero, dobbiamo agire nella massima giustizia

liberi da prevenzioni. “

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Certo, non è facile seguire Aldo su questa strada. Fortissime erano le tensioni tra lui e il partito comunista tali

da mettere in pericolo la sua stessa vita.

A Fascia, un nucleo appartenente a formazione comuniste e alcuni suoi alleati si riunirono per toglierli il comando della

Divisione.

74Monumento a Aldo Gastaldi a Fascia

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Fu un momento di grande tensione con il rischio di scontro armato.

Fu lo stesso ‘Bisagno’, dopo aver fatto irruzione nel locale comunista, ad evitare lo scontro. Aurelio Ferrando “Scrivia” diventa comandante della

nuova Divisione Pian di Cichero.Aldo e Aurelio, come spesso accade ai giovani, dopo

aver tanto condiviso, si allontanano

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E’ maggio, il 21 maggio del 1945. Ragazzi, la guerra è finita, c’è la promessa di una lunga estate di pace.

Si smobilitano le brigate. Bisagno lascia alcuni partigiani a Riva del Garda. E poi sul camion lungo la

gardesana occidentale. Si lascia alle spalle Salò.

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La versione ufficiale racconta che ‘Bisagno’ cadde accidentalmente dal mezzo finendo sotto le ruote del camion

nei pressi di Desenzano. Non fu mai chiarita definitivamente la dinamica dei fatti.Aldo, il tecnico, l’audace sabotatore, l’eroe leggendario,

muore vittima di un incidente stradale.

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Questa è una delle cose che tutt’oggi ci ricorda di lui…la via a lui dedicata, Corso Aldo Gastaldi, ironia della sorte, così trafficato

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TOM

Non è stato facile trovarti, Tom.Bloccato fra due date, fra due luoghi, ci sfuggiva il

tuo tragitto. Ad un certo punto abbiamo confuso le tue tracce.

Scusaci per la polvere del tempo che si è accumulata.

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Luigi Andrea Martinetti nasce a Sampierdarena il 25 Gennaio del1922

Lapide commemorativa posta nel 1958 inLocalità Molini  - Fraconalto, Alessandria

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Luigi è ufficiale dell’areonautica e dopo l’8 settembre si rifugia con la famiglia a Parodi Ligure, in frazione

Cuadegalghi, nella casa della madre.I Martinetti sfuggono ai bombardamenti.

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Sembra di sentire i discorsi in cucina, di fronte a un piatto di minestra: “ Tu di qua non ti muovi, stai ben

attento a non farti vedere in giro”.

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Avrà morso il freno, Luigi, nella sacra impazienza dei suoi venti

anni.Ma di andare in montagna non se ne parla, troppo

alti i rischi.

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C’è la sorella Ernestina nella casa di Parodi Ligure.A lei, Luigi, chiede un paio di scarponi, e la ragazza glieli

porta:“ Vorrà andare nella vigna”, pensa Ernestina ” e nella vigna c’è

fango “.

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Non è chiara la storia degli scarponi, forse, in un estremo tentativo di protezione, i genitori avranno nascosto le

scarpe.....“ Così non si può allontanare “ avranno pensato...

Non lo sappiamo.

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Luigi si lascia alla spalle tutto e, col nome di battaglia “Tom”, divenne ben presto comandante di un

distaccamento che faceva parte della 79.a brigata d’assalto Mazzarello.

Zona operativa: Voltaggio.

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In quel settembre del 1944 sembra che eventi, dinamiche,si confondano nella aria cristallina, sospesi come in una

bolla.

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I partigiani hanno catturato una spia, uno di Bosio, un furfante, un ricattatore, uno che la guerra la fa per sé.

A cascina Nespole, alle pendici del monte TobbioTom fa la guardia da solo al prigioniero per far riposare i

compagni.

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Forse Tom ha peccato di ingenuità, ma come si fa a non essere così a 20 anni.

Il prigioniero, che è stato condannato a morte, vede dove il giovane nasconde la

pistola e, con la scusa di doversi allontanare per i suoi ‘bisogni’, gliela sottrae.

Uno sparo, un colpo da traditore alla nuca, il foro d’uscita è su una guancia.

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.

Il parroco di Capanne di Marcarolo, don Berto Ferrari, che aiutava in utti i modi i partigiani, deve scendere a Parodi Ligure per dare la notizia ai familiari.Ernestina lo vede arrivare tutto affannato mentre sta stendendo il bucato.Il cuore le si ferma.

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Sale lungo le pendici del Monte Tobbio, Ernestina insieme ad uno zio, per salutare il fratello a cui aveva portato gli

scarponi per andare nella vigna e che ora giace lì, lungo il torrente Gorzente.

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Pedro

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Sta appoggiato al muro del corridoio, Pietro, e ascolta i compagni, lisciandosi i baffetti. Il sole di fine maggio entra irruente, illuminando i volti dei ragazzi. Lui ha deciso, se

scoppierà la guerra, partirà volontario.

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Famiglia di marinai, i Ferreira.Pietro è nato ad agosto del 1921, il tre per l’esattezza.Dopo aver frequentato il collegio Don Bosco si iscrive

all’Istituto Galilei. Fucina di giovani uomini il Galilei

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Quel diploma, però Pietro non lo consegue. Allo scoppio della guerra, come aveva detto ai compagni,

presenta domanda di arruolamento volontario e viene assegnato alla Scuola ufficiali di Moncalieri.

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Nell’ottobre del 1941 si trasferisce a Modena, all’Accademia militare.

Ora inizia la guerra per Pietro, sottotenente in servizio permanente effettivo

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E’ impossibile dire cosa sia passato per la mente di Pietro quando solennemente ha prestato giuramento di servire il

proprio Paese a costo della vita, di difenderlo dall’aggressore.

Quale modello di Paese, quale aggressore.

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All’inizio del 1943 è assegnato al 25º Reggimento fanteria della Divisione Bergamo, impegnata nelle operazioni

militari in Dalmazia. L’otto settembre si trova a Spalato, da dove rimpatria in seguito allo sbandamento dell’esercito

e per evitare di essere catturato dai tedeschi.

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Servire il proprio Paese, difenderlo dall’aggressore: le parole del giuramento

indicano la via, la clandestinità.

Partigiano Pedro

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Pedro entra nelle armata partigiana in Piemonte “Italia libera “ e opera nel Cuneese.

E poi successivamente in val di Lanzo, e infine in Val d’Aosta.

E’ un buon organizzatore, Pedro, la scuola ufficiali lo ha preparato

101

Pedro unisce le Brigate Mazzini che operavano sciolte nella zona e dà vita alla alla VII Divisione

alpina GL di cui è il comandante

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Sono organizzati anche i membri dell’Ufficio politico investigativo che lo arrestano a Torino l’8 agosto del

1944.C’è uno scambio di prigionieri e Pedro torna in libertà.

I suoi movimenti si fanno più difficili.

103Generale Raffaele Cadorna

Se i movimenti sono più difficili, più alta deve essere la posta in gioco.

Pedro ha frequenti contatti con il Corpo volontari della libertà

e con il generale Raffaele Cadorna.Si sposta frequentemente tra Torino e Milano.Ogni viaggio è una scommessa, sa di essere un

obbiettivo.

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31 dicembre 1944:Pedro ritiene di avere un contatto, un finanziatore

della lotta partigiana.Ci vogliono soldi per i documenti falsi, per il cibo, un po’ di olio per ungere le ruote, ma è un tranello.

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Pedro è arrestato, consegnato all’Ufficio politico della Federazione dei Fasci repubblicani di Torino. Rinchiuso in carcere, il 22 gennaio è processato dal Tribunale di Co.Gu.

(contro guerriglia) e condannato a morte.

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Chissà cosa sarà successo in carcere in quei 20 giorni,se è stato picchiato, torturato perchè facesse nomi, rivelasse

circostanze, piani.Pedro non ne parla nelle sue ultime lettere.La vita gli scorre davanti come in un film.

E’ una lunga notte quella tra il 22 e il 23 gennaio.Gli danno carta e penna.

Fa freddo in cella

Caserma La Marmora

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Ciò che voglio dirtiin punto di morte, Pierina, è che tu sei statail mio primo solo ed unico amore, e che se fos-si vissuto ti avrei chiesta in isposa e ti avreifatta felice.

In queste ore, le più tragiche della mia vita, tutto il mio passato mi si para d’innanzi

come sullo schermo di un film in una visione rapidissima.

( dalla lettera alla fidanzata )

(dalla lettera alla fidanzata )

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Addio, Pierina, ti

auguro tanta felicità e ti

auguro soprattuttodi ritrovare

l’amore senza il quale la vitanon è vita.

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Cari, cari, cari miei famigliari, quanti dolori e quante

pene vi ho procurato in questo miei ventitré anni di vita! Quanto vi ho trascurato, quante legittime consolazioni non vi ho date; quante delusioni vi ho procurate ! .... Ed è per questo che poche ore

prima che venga messa la parola fine a questa mia breve ma intensissima esistenza,

voglio inginocchiarmi ai vostri piedi Mamma, Papà

e Ico e chiedervi perdono del male che vi ho fatto e del bene che non vi ho procurato.

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Ma maggiore sarà la possibilità di reazione al dolore se penserete

che il vostro figlio e fratello è morto ..... morto per la Patria alla quale

ha dedicato tutta la sua vita; è morto per l’onore perché non ha mai tradito il suo giuramento; è morto per la libertà e la giustizia che trionferanno

pure un giorno quando sarà passata questa bufera

( dalla lettera ai genitori e al fratello)

111Poligono di tiro il Martinetto di Torino, 23 gennaio 1945

112

Dottor Pietro Pedro Ferreira, laurea ad honorem in Scienze Commerciali, Medaglia d’Oro al Valor Militare, ecco, ci piace ricordarti così.

113

...continua..

.