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di Stefano Di Bitonto

NAPOLI - Geni del male. Quandol’ingegno criminale ne sa una più deldiavolo. L’ultima indiscrezione riguar-dante l’inventiva dei clan partenopeiha a che fare con il business a più zeridelle sostanze stupefacenti. Un busi-ness redditizio che, proprio per lagigantesca mole d’affari che portaogni giorno nelle casse dei sodalizi cri-minali, ha bisogno sempre più dinuove tecniche e strategie di approv-vigionamento e di distribuzione. L’ar-rivo e lo smistamento nelle varie piaz-ze di spaccio della ‘polvere bianca’,ovvero la cocaina, e delle altre sostan-ze (eroina, haschish e marijuana su

tutte) rappresentano un’operazionedelicata che comporta rischi altissimiper i narcotrafficanti e per coloroimpegnati in tale commercio. In passa-to l’annuncio dell’arrivo della preziosamerce avveniva attraverso le cosiddet-te “chiamate”, cioè fuochi d’artificioche improvvisamente illuminavano leserate in alcuni quartieri ad avvisareaffiliati e gregari, una tecnica via viasempre meno utilizzata visti i continuiinterventi delle forze dell’ordine tesi a

smantellare questo particolare import-export del malaffare. Proprio per evita-re altri intoppi alla catena di montag-gio e alle “pubbliche relazioni” delnarcotraffico alcuni clan del centro cit-tadino (San Carlo all’Arena e Poggio-reale) e dell’area orientale (Barra, SanGiovanni a Teduccio) hanno compiutoun “salto di qualità” notevole speri-mentando una tecnica già proficua-mente adottata dalla ’ndrangheta, unapratica che interessa direttamente le

agenzie per le pompe funebri, un’in-ventiva ingegnosissima che potrebbestravolgere gli equilibri e gli assetti cri-minali cittadini. Anche le cosche cala-bresi in passato hanno dovuto reinven-tare il business delle sostanze stupefa-centi. Alcuni anni fa l’arrivo dei cari-chi di droga avveniva attraverso scrittecon riferimenti biblici sui cartelli auto-stradali (Salerno - Reggio Calabria eautostrada ionica in primis). Negli ulti-mi tempi si sono cercate altre modalità

di annuncio. E quest’ultime passanoattraverso il campo di attività dellepompe funebri. Si cercano agenziecompiacenti o che sono in odore dimalavita: queste ultime fungono datramite attraverso i manifesti mortuariche affigono ai muri. Quest’ultimi pos-sono riguardare nomi fittizi, inventati,cioè persone in realtà mai esistite equindi mai decedute, oppure personedecedute per davvero sul cui manifestodi morte ci sono riferimenti ad “amici

affranti”, “amici di sempre” o “cuginitutti”. Riferimenti che puzzano di cri-minalità. Dietro questi nomi infattimolte volte viene indicata il tipo didroga arrivata, il taglio, la qualità e inmolti casi anche il prezzo e la prove-nienza. E soprattutto viene indicato illuogo dove la droga arriverà. Una tec-nica senza dubbio innovativa che noncomporta rischi e che riduce al mini-mo le possibilità di contrasto per leforze dell’ordine. Intelligenze di livellosuperiori purtroppo prestate alla crimi-nalità, segnali inequivocabili di unapiovra camorristica che con i suoiinnumerevoli tentacoli sfrutta ognipossibilità per arricchire la sua sete dipotere.

Sui manifesti funebri i segnali per i pusherAlcune volte sono fittizi, altre presentano scritte in codice destinate ai ‘venditori’

EMERGENZA

CRIMINALITA’

In passato l’arrivo dei carichidi ‘roba’ veniva segnalatomediante riferimenti biblicisui cartelli autostradali

Il sistema mutuato dalla ’ndrangheta e utilizzato dalle organizzazioni di San Carlo Arena, Poggioreale e San Giovanni

Alcuni anni fa l’arrivo delladroga avveniva attraversoscritte con riferimenti biblicisui cartelli autostradali

Sui manifesti veri appaionospesso scritte sospette con rife-rimenti ad ‘amici affranti’, ‘amicidi sempre’ o ‘cugini tutti’

Dietro questi codici moltevolte viene indicato il tipo didroga arrivata, il taglio, laqualità e persino il prezzo

AGENZIE COMPIACENTI

Si cercano agenzie compiacentiche fungo-no da tramite attraverso i manifesti mortua-ri che affigono ai muri

I ‘NON MORTI’

I manifesti possono riguardare nomi fittizi,inventati, cioè persone in realtà mai esisti-te e quindi mai decedute

NAPOLI (cp) - Botti, il linguaggioin codice delle holding dello spac-cio di stupefacenti. Esplosioni dafuoco d’artificio in lontananza.Venivano dalla solita parte, daCasavatore. Erano le 23 circa delgiorno dopo l’arresto del superbossPaolo Di Lauro. Quel 16 settem-bre del 2006 a Casavatore si spara-va. Fuochi d’artificio, s’intende.Passarono alcuni minuti e ancorabotti; malgrado il nubifragio che siera abbattuto sulla città, tra la peri-ferie e l’hinterland nord, i ‘fuochi-sti’ facevano sentire la propriavoce. Erano segnali quei fuochi. Elo sono ancora, anche se la lorointellegibilità è cambiata. Anche siil codice è cambiato. In epoca ditelefonini (pericolosi perché sem-pre a rischio di intercettazione daparte degli inquirenti) rappresenta-no una forma di comunicazione‘primitiva’, ma più che efficace.Efficace proprio per la sua incom-prensibilità. Un messaggio in codi-ce. Botti che ‘parlavano’ quelli spa-rati nelle piazze dello spaccio traSecondigliano e Scampia, ma par-

lavano anche i colori. Un’esplosio-ne in lontananza, alla deflagrazionesegue la fontana di fuoco… un paiodi secondi e il cielo si coloravarosso. Il carico di droga è arrivatonelle piazze dello spaccio, ma perchi deve smistarla al dettaglio non èancora disponibile. Messaggi incodice per l’organizzazione. Mes-saggi in codice di una ‘tribù’ cheutilizzava un linguaggio oscuro aipiù. Quando la fontana di fuoco erarossa, i dettaglianti erano avvertiti:la roba era arrivata, ma non eraancora disponibile. Il linguaggiocriptico utilizzati dai ‘fuochisti’nelle principali piazze dello spaccioera stato decifrato dalle vedette cheavevano comunicato il messaggioai capipiazza. Con il rosso non eraancora il momento di muoversi.Rumori e colori, il metalinguaggiodei signori della droga. Se la piog-gia di fuoco è rossa è inutile muo-versi, ma se i botti si coloravano dibianco e di verde la droga c’era, ilcarico era arrivato ed era disponibi-le allo smistamento. E di nuovo lacatena di messaggi tra sentinelle e

capipiazza, fno ai pusher. Fuocobianco e verde: “La droga è dispo-nibile, venite a prenderla”. Eraquesto il codice in quegli anni. E lamacchina ‘milionaria’ del commer-cio di stupefacenti cominciava aprodurre. Se i fuochi facevano sol-

tanto rumore, la ‘macchina’ non simetteva in moto. C’era pericolo di‘ronde’ da parte delle forze dell’or-dine, era consigliabile restare fermi.Ma la ‘tribù’ non comunica solocon il fuoco. La tribù aveva deisimboli riconoscibili solo a chi li

sapeva interpretare, per chi era nel‘sistema’ o chi attorno al sistemagravitava. Quel codice è cambiato,ma tra Secondigliano, Scampia,Casavatore e Melito si spara anco-ra. Tutte le sere. Altri colori, altricodici, stessa comunicazione.

Il ‘sistema’ tra Secondigliano, Scampia e i comuni dell’hinterland nord

ALLARME CRIMINALITA’

Botti, il linguaggio ‘criptato’ dei narcosI fuochi d’artificio furono adottati per comunicare agli affiliati l’arrivo degli stupefacenti durante la faida

FENOMENO

Il codice dei signoridella droga è cam-biato nel corsodegli anni, ma nellazona si continuanoa sparare ‘botti’

II SSIIGGNNOORRII DDEELLLLAA DROGA

In primo pianoCRONACHE di NAPOLI 9Lunedì 14 Febbraio 2011