PIANO COMUNALE DI
PROTEZIONE CIVILE
MOLFETTA
Parte I
“Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose” Imperatore Ottaviano Augusto.
Gruppo di collaborazione per la redazione del Piano di Protezione Civile del Comune di Molfetta Edizione 2014 e 2017:
Ten. Gaetano Camporeale: Coordinatore C.O.C. - Responsabile della Funzione F3 - VOLONTARIATO Sig.ra Angela La Forgia: segretaria C.O.C. M.llo Capo Angona Luigi: Ufficio comunale Protezione Civile A.P.M. Ciccolella Damiano: Ufficio comunale Protezione Civile Edizione 2014:
Consulenti esterni: Dott. Geom. Gervasio Sabino – Geol. Palombella Mauro
Supporto di conoscenza ed esperienza: Dott. Giovanni de Trizio: Disaster Manager in Interantional Emergencies - Unità Specializzata di Protezione Civile Provinciale; Ten. Nicola Altamura: Coordinatore Nucleo Protezione Civile Provinciale della BAT. Edizione 2017: Responsabile della Funzione F1 - TECNICA E DI PIANIFICAZIONE Ing. Alessandro Binetti Responsabile della Funzione F6 e F9 – CENSIMENTO DANNI e ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE Arch. Lazzaro Pappagallo Consulente esterno per l’ aggiornamento del Rischio Idrogeologico/Idraulico: Geol. Palombella Mauro Inoltre si ringraziano: Tutti i componenti delle Funzioni di Protezione Civile, L’Associazione Imprenditori molfettesi, la Sezione Protezione Civile della Regione Puglia, l’Autorità di Bacino. Nota: la foto in copertina è della ditta che ha scattato le stesse foto dal drone dell’esercitazione Melficta 2013
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Il presente documento, redatto in forma integrale; composto n…. facciate + numero ….. Tavole, è
adottato in unico originale.
APPROVATO con Delibera di Consiglio Comunale n. ____ del ___/___ / _____
REVISIONE: DATA: Aprile 2017
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ELENCO DI DISTRIBUZIONE
N. DENOMINAZIONE ENTE
1. DIPARTIMENTO PROTEZIONE CIVILE – ROMA
2. PREFETTURA DI BARI
3. REGIONE PUGLIA – SEZIONE PROTEZIONE CIVILE
4. CITTA METROPOLITANA DI BARI
5. COMANDO CAPITANERIA DI PORTO – MOLFETTA
6. COMANDO TENENZA GUARDIA DI FINANZA - MOLFETTA
7. COMANDO COMPAGNIA CARABINIERI - MOLFETTA
8. COMANDO PROVINCIALE VIGILI DEL FUOCO – BARI
9. DISTACCAMENTO VIGILI DEL FUOCO - MOLFETTA
10. UFFICIO GENIO CIVILE - BARI
11. DIREZIONE A.S.L. BA/2 - MOLFETTA
12. COMUNE di TERLIZZI
13. COMUNE DI GIOVINAZZO
14. COMUNE di BISCEGLIE
15. COMUNE di BITONTO
16. COMUNE di RUVO DI PUGLIA
17. COMUNE di PALO DEL COLLE
18. COMUNE di BITETTO
19. COMUNE di TORITTO
20. COMUNE di GRUMO APPULA
21. ENEL UFFICIO DI ZONA - MOLFETTA
22. FF.SS. COMPARTIMENTO di BARI
23. SERVIZIO IGIENE PUBBLICA A.S.L. BA/2
24. A.R.I. MOLFETTA
25. A.S.M. MOLFETTA
26. A.Q.P. UFFICIO DI MOLFETTA
27. A.N.A.S.
28. CONSORZIO GUARDIE CAMPESTRI - MOLFETTA
29. TELECOM - ITALIA
30. ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO E SOCCORSO DI MOLFETTA
31. MOLFETTA MULTISERVIZI
32. ISTITUTO DI VIGILANZA “LA NOTTURNA” MOLFETTA
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N. Ord. DIRAMAZIONE INTERNA
1. COMMISSARIO STRAORDINARIO/SINDACO
2. SEGRETARIO GENERALE
3. SETTORE TERRITORIO
4. SETTORE LAVORI PUBBLICI
5. SETTORE ECONOMICO-FINANZIARIO
6. SETTORE DEMOGRAFICO ED ELETTORALE
7. SETTORE AFFARI GENERALI E INNOVAZIONE
8. SETTORE WELFARE CITTADINO
9. COMANDO DI POLIZIA LOCALE
10. UFFICIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE
11. RESPONSABILI DELLE FUNZIONI DI SUPPORTO DI PROTEZIONE CIVILE COMUNALE
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UFFICI CONSULTATI ED INFORMAZIONI ACQUISITE
Per lo scopo del presente lavoro è stato necessario consultare i diversi uffici delle pubbliche
amministrazioni che a vari livelli detengono le proprie competenze sul territorio.
In primo luogo l’Ufficio Tecnico del Comune di Molfetta in cui si è presa visione della
pianificazione urbanistica del territorio, il Comando di Polizia Municipale dove ha sede il locale
Ufficio di Protezione Civile.
Presso la Provincia di Bari è stato consultato l’ufficio di P.C. al fine di verificare la presenza di
un eventuale piano provinciale ed acquisire elementi utili per l’obiettivo del presente studio ed
eventuali linee guida a cui uniformarsi nella presentazione dei dati. Al momento l’Ente ha il piano
in fase di aggiornamento.
Inoltre si sono consultati i seguenti Siti WEB:
- SIT Puglia.
- Autorità di Bacino della Puglia
- Protezione Civile
- Demanio marittimo regionale
- Capitaneria di Porto di Molfetta
- Consorzio per l'Area di Sviluppo Industriale di Bari
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INDICE
1.0 PREMESSA .............................................................................................................................. 9 2.0 PARTE GENERALE ................................................................................................................. 13
2.1 Dati di base relativi al territorio comunale ............................................................................... 14 Cartografia di base ..................................................................................................................... 21 Strumenti di pianificazione ........................................................................................................ 26
3.0 SISTEMA DI ALLERTAMENTO ........................................................................................... 27 3.1 Inquadramento generale ........................................................................................................... 27
3.2 Rischio Incendi di Interfaccia ............................................................................................... 29 3.2.1 Sistema di allertamento per il rischio incendi boschivi ...................................................... 32 3.2.2 Scenari di rischio di riferimento ........................................................................................ 36
Definizione e perimetrazione delle fasce e delle aree di interfaccia .......................................... 36
Valutazione della pericolosità .................................................................................................... 37 Assegnazione classi di pericolosità ............................................................................................ 39 Analisi della vulnerabilità .......................................................................................................... 40
Valutazione del rischio ............................................................................................................... 41 3.2.3 Livelli di allerta .................................................................................................................. 46 3.3 Rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico ................................................................ 50 3.3.l Sistema di allertamento per il rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico .................. 50
3.3.2 Presidio Territoriale ............................................................................................................... 51 ALLERTAMENTO DELLA POPOLAZIONE ......................................................................... 52
3.3.3 Scenario di rischio ................................................................................................................. 53 3.3.4 Rischio metereologico ........................................................................................................... 55 3.3.5 Rischio idrogeologico e idraulico ......................................................................................... 58
3.3.6 Scenario d’evento e livelli di criticità ................................................................................... 59
3.3.7 Livelli di allerta ed attivazione del presidio territoriale idraulico e idrogeologico ............... 62 NORME DI AUTOPROTEZIONE ........................................................................................... 73
4. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE E STRATEGIA OPERATIVA ....................... 78
4.1 Funzionalità del sistema di allertamento locale ....................................................................... 78 4.2 Coordinamento operativo locale .............................................................................................. 79 4.2.l Presidio operativo Comunale o Intercomunale .................................................................. 79
4.2.2 Centro Operativo Comunale o Intercomunale ...................................................................... 79 Decreto di nomina dei responsabili delle Funzioni di supporto e delle sottofunzioni ............... 86
4.3 Attivazione del Presidio territoriale ......................................................................................... 90 4.4 Funzionalità delle telecomunicazioni ....................................................................................... 90 4.5 Ripristino della viabilità e dei trasporti - controllo del traffico ................................................ 91
4.6 Misure di salvaguardia della popolazione ................................................................................ 91
4.6.1 Informazione alla popolazione ........................................................................................... 91
4.6.2 Sistemi di allarme per la popolazione................................................................................ 91 4.6.3 Censimento della popolazione ........................................................................................... 91
4.6.4 Individuazione e verifica della funzionalità delle aree di emergenza ............................... 92 Aree di emergenza ...................................................................................................................... 92
4.6.5 Soccorso ed evacuazione della popolazione .................................................................... 101 4.6.6 Assistenza alla popolazione ............................................................................................. 102 4.7 Ripristino dei servizi essenziali .............................................................................................. 102
4.8 Salvaguardia delle strutture ed infrastrutture a rischio .......................................................... 102 5.0 MODELLO DI INTERVENTO .............................................................................................. 103
5.1 Il sistema di comando e controllo/Incendi di interfaccia/Eventi idrogeologici e/o idraulici . 103 5.2 Le fasi operative ..................................................................................................................... 105
5.3 Procedura operativa ................................................................................................................ 109 ACRONIMI ...................................................................................................................................... 120
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ALLEGATI:
Allegato 1 - Azioni di Mitigazione del rischio Idrogeologico/idraulico – Preparazione;
Tavola 1 - Aree di elevata valenza ambientale e di elevata valenza culturale (SIC, ZPS, IBA, ecc.);
Tavola 2 - Modello Digitale del Terreno;
Tavola 3 - Hillshade;
Tavola 4 - Reticolo Solchi erosivi “Lame”;
Tavola 5 - Uso del suolo;
Tavola 6 - A.I.B. Rischio;
Tavola 7 - A.I.B. Vulnerabilità;
Tavola 8 - A.I.B. Pericolosità;
Tavola 9 - Rischio Idrogeologico: Estratto P.A.I. (Autorità di Bacino);
Tavola 10 - Mappa di pericolosità idraulica Estratto P.G.A. (Autorità di Bacino);
Tavola 11 - Mappa del rischio di alluvioni Estratto P.G.A. (A.d.B.);
Tavola 12 - Aree, ponti e strade frequentemente allagabili in caso di eventi meteorici rilevanti;
Tavola 12a- Stralcio_Zona Industriale;
Tavola 12b Precipitazioni luglio 2016_ mappatura della viabilità danneggiata;
Tavola 13 - Carta della viabilità primaria e viabilità provinciale e dei trasporti;
Tavola 13a – Viabilità principale Zona Industriale;
Tavola 13a1 – vie evacuazione Z.I._Rischio inondazione;
Tavola 14 - Carta dei servizi essenziali (ospedali, comandi di VV.F, CC, PM);
Tavola 15 - Carta del C.O.M.;
Tavola 16 - Carta della classificazione sismica.
TAVOLE DEL PIANO DI GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONE:
- Mappe della Pericolosità idraulica - Tavole n.229, 245,246 e 247;
- Mappe del Rischio di alluvioni – Tavole n.229,245,246 e 247.
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1.0 PREMESSA
Il Piano Di Protezione Civile Comunale ha la necessità di essere costantemente aggiornato, attraverso l’Istituzione di una Segreteria Tecnica con il compito di provvedere al raccordo tra le diverse Funzioni di supporto, favorendone il collegamento con il Sindaco anche attraverso opportune riunioni periodiche; la segreteria tecnica si deve anche occupare dell’attività amministrativa, contabile e di protocollo nonché del rapporto con Regione, Prefettura – UTG, Città metropolitana, altri Comuni e Vari Enti di riferimento. La Segreteria Tecnica ha anche il compito di verificare l'attuazione del Piano durante le emergenza e ne determina le eventuali opportune correzioni ed aggiornamenti. Il presente documento deve essere letto ed inteso in forma dinamica e non enciclopedica, in continua evoluzione ed in sinergia con il Dipartimento della Protezione Civile, con la Prefettura ‐ U.T.G. di Bari, la Regione, la Città metropolitana e con i Comuni facenti parte del C.O.M. 7 – BA – Molfetta. È stata costantemente ricercata la massima semplicità e comprensibilità dei contenuti, la semplificazione per l’attuazione degli interventi, rapportati a quelle che sono le risorse economiche e umane di cui il Comune dispone. Sono state descritte le 9 Funzioni di supporto di Protezione Civile. I responsabili di ogni Funzione dovranno gestire e mantenere aggiornati i relativi dati in tempo di “pace”, per consentire la pronta, competente, efficace e efficiente risposta in tempo di emergenza. In seguito all’evento alluvionale verificatosi i giorni 15 – 16 luglio nel territorio pugliese e che ha provocato ingenti danni anche nel territorio comunale di Molfetta, è stato deciso di procedere all’aggiornamento del Piano in merito al rischio idrogeologico/idraulico recependo i suggerimenti tecnici del dipartimento di protezione civile della Regione Puglia e della Prefettura di Bari con i quali si sono condivise le azioni previste per mitigare l’effetto di eventuali successivi eventi piovosi di eccezionale entità. Sono state individuate indicazioni influenti sulla programmazione degli interventi, sia strutturali (realizzabili nel breve e nel lungo periodo), che non strutturali (sistemi di monitoraggio /allertamento e presidio territoriale per il rischio idrogeologico ed idraulico), necessità di formazione degli operatori, informazione della popolazione, acquisizione di mezzi e materiali, implementazione delle reti di telecomunicazioni di emergenza (vie di fuga) e promozione del volontariato di protezione civile. Il continuo mutamento dell’assetto urbanistico del territorio, la crescita delle associazioni del volontariato, il rinnovamento tecnologico delle strutture operative e le nuove disposizioni amministrative in materia di protezione civile e assetto del territorio di competenza della Pubblica Amministrazione, comportano un continuo aggiornamento del piano sia per lo scenario dell’evento atteso che per le procedure. Le esercitazioni rivestono un ruolo fondamentale al fine di verificare la reale efficacia del piano di emergenza. Esse devono essere svolte periodicamente a tutti i livelli secondo le competenze attribuite alle singole strutture operative previste dal piano di emergenza; sarà quindi necessario ottimizzare linguaggi e procedure e rodare il piano di emergenza, redatto su uno specifico scenario di un evento atteso, in una determinata porzione di territorio.
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Per far assumere al piano stesso sempre più le caratteristiche di un documento vissuto e continuamente aggiornato, sarà fondamentale organizzare le esercitazioni anche in fasi distinte:
· esercitazioni senza preavviso per le strutture operative previste nel piano; · esercitazioni congiunte tra le strutture operative e la popolazione interessata all’evento
atteso (la popolazione deve conoscere e provare attraverso le esercitazioni tutte le azioni da compiere in caso di calamità);
· esercitazione periodiche del solo sistema di comando e controllo, anche queste senza preavviso, per una puntuale verifica della reperibilità dei singoli responsabili delle funzioni di supporto e dell’efficienza dei collegamenti.
Ad una esercitazione a livello comunale devono partecipare, oltre alla popolazione, tutte le strutture operanti sul territorio coordinate dal Sindaco. Le successive attività di aggiornamento del Piano Comunale Protezione Civile di Molfetta (minimo ogni sei mesi ma ogni qualvolta se ne presenti la necessità) devono anche essere adeguate agli strati informativi delle conoscenze territoriali e alla struttura del database del SIT della Regione Puglia a cui si farà espresso riferimento. L’attuale aggiornamento, integra il piano comunale di emergenza, approvato con delibera del Consiglio Comunale nel 2014 nel quale furono effettuate elaborazioni cartografiche sulla base della cartografia regionale (CTR , ortofoto, DTM, Carta Idrogeomorfologica ecc.) reperite: sui Portali Cartografici della Regione Puglia, dell’Autorità di Bacino, dell’Ufficio Demanio marittimo regionale, ecc. in formato *.shp, wms o compatibile, nel Sistema di Riferimento WGS 84UTM33N. Furono aggiornati i “temi” del vecchio piano comunale di protezione civile del 1993, e organizzati in un Sistema Informativo Territoriale di Protezione Civile nel seguito S.I.T. di Protezione Civile del Comune di Molfetta, tramite l’utilizzo di un Software Open Source in ottemperanza alla Legge Regione Puglia n. 20 del 24/07/2012. Particolare attenzione fu prestata a verificare i “temi” alla luce del PAI e delle Mappe di pericolosità e rischio del Piano di Gestione Alluvioni 2007/60/CE - D.Lgs. 23 febbraio 2010, n. 49. Infatti, nella tabella attributi collegata all’elemento geografico di riferimento è stato indicato il grado di rischio per alluvione eventualmente presente. Sono stati inseriti gli strati informativi riferiti ai tematismi già individuati in altri strumenti di scala regionale (PPTR, PUTT, catasto grotte, ecc.) che consentono di evidenziare la qualità ambientale e culturale e lo stato di tutela del territorio comunale. Sono stati presi in considerazione:
- aree di elevata valenza ambientale: parchi nazionali e regionali, riserve statali e regionali, SIC, ZPS, IBA, aree appartenenti alla rete ecologica regionale per la conservazione della biodiversità del PPTR; territori costieri (fascia di 300 m dalla linea di costa), laghi e territori contermini (fino a 300 m dalla riva del lago); fiumi, torrenti e corsi d’acqua; boschi; grotte+buffer 100 m (dall’ingresso o dalla proiezione del rilievo ove disponibile); lame e gravine; versanti;
- aree di elevata valenza culturale: siti Unesco; beni culturali (parte II del D.lgs. n.42/2004 – ex vincolo Legge n.1089/1939); immobili e aree dichiarati di notevole interesse pubblico (art. 136 del D.lgs. n.42/2004 – ex vincolo Legge n.1497/1939); aree tutelate per legge (art. 142 del D.Lgs. 42/2004); zone archeologiche; tratturi; ambiti di valore eccezionale “A” del PUTT; ambiti di valore rilevante “B”; aree agricole interessate da produzioni agro alimentari di qualità (biologico; D.O.P.; I.G.P.; S.T.G.; D.O.C.; D.O.C.G.).
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Per le summenzionate aree, ove assumano rilievo rispetto alle previsioni del piano di emergenza, dovranno essere riportati anche i riferimenti dei responsabili degli eventuali enti gestori o di vigilanza e le norme di salvaguardia.
Infine, nel presente piano sono state indicate procedure con l’obiettivo di non avere impatti aggiuntivi sullo stato di Conservazione delle aree e di rendere evidenti i valori ambientali e culturali del territorio di Molfetta.
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Il quadro normativo di riferimento in materia di Protezione Civile, incluse le funzioni ed i compiti svolti dai soggetti istituzionali, dalle strutture operative di intervento e dalle attività di volontariato, è costituito da provvedimenti di varia natura (statali, regionali, accordi, decreti ministeriali e decreti del Presidente della Repubblica, normativa europea); i principali sono elencati nel seguito.
Normativa:
Legge n. 100 del 12 luglio 2012 – “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile”;
Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 – “Indirizzi operativi per
la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale, per
il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”
legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 – “Riforma del Titolo V della Costituzione”;
Legge n. 225 del 24 febbraio 1992 – “Istituzione del servizio nazionale della Protezione Civile”;
La Riforma del Titolo V della Costituzione, ha inserito la “protezione civile” tra le materie a legislazione concorrente Stato-Regioni. Con la Legge 225/1992, modificata dalla Legge 100/2012, è stato istituito il Servizio nazionale della protezione civile, un sistema complesso che opera sui territori nel rispetto del principio di sussidiarietà, avendo come punto di raccordo il Dipartimento della Protezione Civile, con compiti di indirizzo, promozione e coordinamento dell’intero sistema.
Fatti salvi i principi fondamentali del Servizio nazionale della protezione civile, il potere legislativo
in materia spetta alle Regioni.
Regolamento Regionale n.1 del 11.02.2016 – “Disposizioni relative al Volontariato di Protezione Civile della Regione Puglia” Legge Regione Puglia n. 7 del 10 marzo 2014 - “SISTEMA REGIONALE PROTEZIONE CIVILE”
Deliberazione della Giunta Regionale n. 2181 del 26 novembre 2013 – “Procedure di allertamento del sistema regionale di protezione civile per rischio meteorologico, idrogeologico ed idraulico”
Deliberazione della Giunta Regionale n. 255 del 7 marzo 2005 – “Linee Guida regionali per la pianificazione d’emergenza in materia di protezione civile”. Legge Regione Puglia n. 18 del 21 novembre 2000 – “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi in materia di boschi e foreste, protezione civile e lotta agli incendi boschivi”. Ulteriori approfondimenti possono essere sviluppati consultando i seguenti link:
http://www.protezionecivile.puglia.it/normativa
http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/dipartimento.wp
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2.0 PARTE GENERALE
SINDACO / COMMISSARIO Comune di Molfetta
Indirizzo sito internet Comune www.comune.molfetta.ba.it Sedi Comunali http://www.comune.molfetta.ba.it/le-sedi-comunali/
REGIONE PUGLIA CITTÀ METROPOLITANA BARI
COMUNE MOLFETTA
Codice Fiscale 00306180720
Codice Istat 072029
Codice catastale F284
Ufficio di Protezione civile, sede C.O.M. e C.O.C.
Piazza Vittorio Emanuele 9/10
Numeri utili 080 397 3290 fax Protezione Civile 080 334 2077 fax Comando
Centralino 080 3359111
Fax 080 3387405
U.R.P. 800 017383 Raffaele Pansini
Polizia Municipale 080 3971014 080 3974152
E-mail Ufficio di Protezione Civile [email protected]
Email PEC [email protected]
FESTIVITÀ Santo Patrono San Corrado - 9 febbraio
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2.1 Dati di base relativi al territorio comunale
Altitudine 15 m s.l.m. (min 0 - max 143)
Misura espressa in metri sopra il livello del mare del punto in cui è situata la Casa Comunale, con l'indicazione della quota minima e massima sul territorio comunale.
Coordinate Geografiche
sistema sessagesimale
41° 12' 4,32'' N 16° 35' 53,88'' E sistema decimale 41,2012° N 16,5983° E
Le coordinate geografiche sono espresse in latitudine Nord (distanza angolare dall'equatore verso Nord) e longitudine Est (distanza angolare dal meridiano di Greenwich verso Est). I valori numerici sono riportati utilizzando sia il sistema sessagesimale DMS (Degree, Minute, Second), che il sistema decimale DD (Decimal Degree).
Estensione territoriale Kmq 58,32
Frazioni, Località e Nuclei abitati Loc. Torre Gavetone, Provinciale per Terlizzi, Madonna della Rosa-Carrare, Piscina Rossa, Chiusa della Nepta, Villaggio Nettuno,
Capavecchia, Cascione, Zona A.S.I. , P.I.P. e Artigianale
Densità 1.024,60 ab./km²
Scala di rappresentazione 1:50.000
Fogli I.G.M:. n. 424 e n. 437
Scala di rappresentazione 1:25.000
Tavolette I.G.M.: “Molfetta” IV SE 177 - “Bisceglie” IV SO 177 - “Ruvo di Puglia” III NO 177 -“Bitonto” III NE 177
Comuni confinanti Giovinazzo, Terlizzi, Risceglie Comuni vicini a Molfetta Giovinazzo 6,0km | Terlizzi 8,8km | Bisceglie
(BT) 9,1km | Bitonto 12,6km | Ruvo di Puglia 13,3km |Corato 16,5km | TRANI (BT) 17,2km | Palo del Colle18,1km | Modugno 19,0km | Binetto 21,8km | Bitetto21,9km | Grumo Appula 22,8km | BARI 23,1km |Bitritto 25,8km | ANDRIA (BT) 25,9km | Toritto 26,2km |Sannicandro di Bari 27,7km | BARLETTA (BT)28,5km | Valenzano 29,6km | Triggiano 31,3km
In grassetto sono riportati i comuni confinanti. Le distanze sono calcolate in linea d'aria dal centro urbano. Vedi l'elenco completo dei comuni limitrofi a Molfetta ordinati per distanza.
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Altre informazioni
Classificazione sismica e climatica
Zona sismica
3 Zona climatica
C Gradi giorno 1.202
Per maggiori dettagli vedi: rischio sismico di Molfetta e classificazione climatica.
Pagine utili Elenco dei CAP, prefissi, centralini e sindaci dei comuni della prov. di BA
Reti di Comuni Il Comune fa parte dell'Associazione Città Sane. www.retecittasane.it
Statistiche demografiche I grafici e le statistiche di Molfetta con il movimento della popolazione, la distribuzione per classi di età, gli indicatori demografici, la provenienza degli stranieri ed altre elaborazioni.
Andamento popolazione
Piramide delle età
Distribuzione per età scolastica
Percentuale stranieri
Popolazione 59.874 abitanti (31/12/2015 - Istat)
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Popolazione per classi di età scolastica 2016 Distribuzione della popolazione di Molfetta per classi di età da 0 a 18 anni al 1° gennaio 2016. Elaborazioni su dati ISTAT.
Il grafico in basso riporta la potenziale utenza per le scuole di Molfetta, evidenziando con colori diversi i differenti cicli scolastici (asilo nido, scuola dell'infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di I e II grado) e gli individui con cittadinanza straniera.
Età Maschi Femmine Totale
0 284 211 495
1 219 223 442
2 247 225 472
3 254 221 475
4 275 235 510
5 262 258 520
6 238 257 495
7 248 243 491
8 256 266 522
9 277 268 545
10 262 294 556
11 262 274 536
12 310 279 589
13 274 254 528
14 273 325 598
15 289 272 561
16 287 253 540
17 305 285 590
18 341 297 638
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ATTIVITÀ ECONOMICHE La coltivazione media è di prevalenza ad uliveto, mandorleto ed ortaggi. Negli ultimi decenni si è verificato un notevole sviluppo delle varie attività, compreso il terziario, il volto della città tradizionalmente agricola è mutato radicalmente, con l’ammodernamento delle tecniche di coltura. L’agricoltura, pur non essendo la principale attività economica, ha un’abbondante produzione di diverse colture da reddito: olivi, mandorleti e ortaggi, con incremento del settore frutticolo e floricolo. Il porto di Molfetta vanta il primato della pesca del basso Adriatico con una flotta di:
65 motopescherecci iscritti nel Compartimento marittimo di Molfetta;
4 motobarche iscritte nel Compartimento marittimo di Molfetta;
Contiene inoltre 4 cantieri navali
Al Compartimento marittimo di Molfetta sono iscritti:
32538 marittimi per la 1^ categoria;
1793 per la 2^ categoria;
14469 per la 3^ categoria.
Dati aggiornati al 10 aprile 2014.
A 4 Km dal centro urbano, 30 m. s.l.m. sorge l’area industriale di Molfetta che è suddivisa in tre zone contigue: la Zona Artigianale, la Zona P.I.P, e un agglomerato dell’area di sviluppo industriale di Bari gestito dal consorzio ASI. Le tre aree, ancora in fase di espansione, occupano una superficie complessiva di ha 511,74, di cui 230,80 destinati alla localizzazione delle attività produttive.
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Per le attività commerciali cittadine è stato estratto un report dall’Unità Operativa Commercio relativamente al dato del 2013 qui di seguito riportato:
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Cartografia di base
ALTIMETRIA
DTM Da S.I.T. della Regione Puglia
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MORFOLOGIA
Hillshade Da DTM
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IDROGRAFIA
Reticolo Solchi erosivi “Lame” Da Carta Idrogeomorfologica - AdB Puglia
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LITOLOGIA
Carta Litologica Da Carta Idrogeomorfologica - AdB Puglia
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Strumenti di pianificazione
PIANO REGOLATORE GENERALE All. N.T.A. e REGOLAMENTO EDILIZIO
PORTO DI MOLFETTA WebGIS da Beni Comuni (agg. 2012)
PIANO COMUNALE DELLE COSTE
CARTOGRAFIA DI BASE SPECIFICA PER RISCHIO INCENDI
Carta
forestale
Provincia
Carta uso del
suolo
Corpo forestale dello Stato
Carta incendi
storici
http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6358
(aggiornamento 2014) Servizio Nazionale
Meteomont http://www.sian.it/infoMeteo/
CARTOGRAFIA SPECIFICA PER RISCHIO IDROGEOLOGICO E IDRAULICO
PIANO DI BACINO STRALCIO PER
L'ASSETTO IDROGEOLOGICO
(PAI)
Autorità di Bacino della Puglia
Piano di Gestione Alluvioni
2007/60/CE - D.Lgs. 23 febbraio 2010,
n. 49
Autorità di Bacino della Puglia
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3.0 SISTEMA DI ALLERTAMENTO
3.1 Inquadramento generale
La gestione del sistema di allertamento nazionale è assicurata dal Dipartimento della Protezione
Civile e dalle Regioni attraverso la rete dei Centri Funzionali, ovvero soggetti preposti allo
svolgimento delle attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale degli eventi e
di valutazione dei conseguenti effetti sul territorio.
La rete dei Centri Funzionali è costituita da un Centro Funzionale Centrale (CFC) presso il
Dipartimento della Protezione Civile e dai Centri Funzionali Decentrati (CFR) presso le Regioni;
di questi ultimi, solo una parte ad oggi è stata dichiarata attiva (Liguria, Piemonte, Lombardia,
Emilia Romagna, Province Autonome di Trento e Bolzano, Toscana, Marche, Campania), altri
dovrebbero essere attivati entro il 2007 (Valle d'Aosta, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria,
Lazio, Calabria, Sicilia, Sardegna), altri ancora entro il 2008 (Abruzzo, Molise, Basilicata e
Puglia).
Le Regioni in cui è attivo un Centro Funzionale Decentrato sono ufficialmente dotate di proprie e
condivise procedure di allertamento del sistema di protezione civile ai diversi livelli territoriali
regionale, provinciale e comunale e, qualora posseggano adeguati requisiti di capacità ed
esperienza, possono avere facoltà di emettere autonomamente bollettini e avvisi per il proprio
territorio di competenza.
Molti dei Centri Funzionali, a partire da quello Centrale, sono organizzati per settori di rischio,
primi fra tutti quelli relativi al rischio idrogeologico ed idraulico.
Il raccordo con la comunità scientifica, tecnica ed industriale è garantito attraverso i Centri di
Competenza, ovvero enti, agenzie, dipartimenti ed istituti universitari e centri di ricerca, preposti a
produrre servizi, sviluppo tecnologico, prodotti pre-operativi, nonché approfondimenti delle
conoscenze anche attraverso attività di ricerca applicata.
I compiti di ciascun Centro Funzionale sono quelli
di:
raccogliere e condividere con gli altri Centri Funzionali su una rete dedicata sia i
dati parametrici relativi ai diversi rischi provenienti dalle diverse reti di
monitoraggio presenti e distribuite sul territorio, gestite dal Dipartimento e
dalle Regioni stesse, dagli EE.LL. e da Centri di competenza, nonché da
piattaforme e costellazioni satellitari pubbliche e private, sia le informazioni
provenienti dalle attività di vigilanza e contrasto degli eventi svolte sul territorio;
elaborare un'analisi in tempo reale degli eventi in atto sulla base di modelli
previsionali e di valutazione, nonché di sintetizzarne i risultati concertati, ove del
caso, tra CFC e Centri Funzionali Decentrati operativi interessati;
assumere la responsabilità di tali informazioni e valutazioni attraverso l'adozione,
l'emissione e la diffusione regolamentata di avvisi e bollettini sull'evoluzione
degli eventi e sullo stato di criticità atteso e/o in atto sul territorio rispetto al
singolo rischio. Il sistema di allertamento prevede che l'attività di ciascun Centro Funzionale si sviluppi attraverso
una fase previsionale e una fase di monitoraggio e sorveglianza.
La fase previsionale è costituita dalla valutazione della situazione attesa, nonché dei relativi
effetti che tale situazione può determinare sull'integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e
dell'ambiente, e porta alla comunicazione di prefigurati scenari di rischio alle autorità competenti
per le allerte e per la gestione delle emergenze in attuazione dei Piani di emergenza provinciali e
comunali.
Suddiviso e classificato il territorio di competenza di ciascun Centro Funzionale in zone di
allertamento per le diverse tipologie di rischio, nonché stabiliti i relativi sistemi di soglie
di
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riferimento, parametriche e complesse, i prefigurati scenari di rischio vengono valutati su tali
zone, anche in riferimento a tali sistemi di soglie, e comunicati attraverso un sistema di livelli di
criticità. Tale sistema è stabilito sia articolato sui livelli di moderata ed elevata criticità, a partire
dal livello di criticità ordinaria, per il quale i disagi ed i rischi possibili sono ritenuti comunemente
ed usualmente accettabili dalle popolazioni.
La fase di monitoraggio e sorveglianza ha lo scopo, tramite la raccolta, concentrazione
e condivisione dei dati rilevati, per le varie finalità, dalle diverse tipologie di sensori nonché
tramite le notizie non strumentali reperite localmente, di rendere disponibili informazioni e/o
previsioni a brevissimo termine che consentano sia di confermare gli scenari previsti, che di
aggiornarli e/o di formularne di nuovi a seguito dell'evoluzione dell'evento in atto, potendo
questo manifestarsi con dinamiche diverse da quelle prefigurate. A tal fine le attività di
monitoraggio e sorveglianza sono integrate dalle attività di vigilanza non strumentale sul territorio
attraverso presidi territoriali tecnici, adeguatamente promossi ed organizzati a livello regionale,
provinciale e comunale, per reperire localmente le informazioni circa la reale evoluzione
dell'evento e darne comunicazione alla rete dei Centri Funzionali ed ai diversi soggetti competenti
attraverso le sale operative regionali.
La pianificazione di emergenza deve quindi prevedere procedure di attivazione delle strutture
di Protezione Civile e conseguenti azioni di salvaguardia sulla base dell'identificazione e della
valutazione dello scenario di rischio atteso e/o in atto, nonché dell'informazione e
dell'allertamento secondo procedure concordemente stabilite tra Stato e Regioni, delle autorità
di Protezione Civile competenti ai diversi livelli territoriali e per le diverse funzioni e finalità. I piani di emergenza, alla luce di quanto appena riportato, si dovranno articolare in due parti
strettamente interconnesse tra loro: la definizione dello scenario di rischio e la descrizione del
modello di intervento necessario per affrontare l'evento atteso e/o in atto.
Per ciò che concerne lo scenario di rischio, è opportuno sottolineare che nel piano non solo si
dovrà descrivere lo scenario statico di riferimento, cioè lo scenario conseguente all'evento minore
tra quelli considerati possibili sul territorio comunale a cui sia attribuibile un livello di criticità
elevato, ma sarà anche necessario considerare una gradualità di scenari dinamici, cioè scenari
intermedi la cui evoluzione potrebbe sfociare nello scenario statico di riferimento.
Le diverse fasi del ciclo dell'emergenza previste dai Piani d'emergenza, provinciali e comunali, sono attivate secondo precisi criteri che mettono in relazione i livelli di criticità comunicati dai Centri Funzionali, con livelli di allerta che determineranno la messa in atto di azioni di contrasto degli effetti, contenimento dei danni e gestione degli interventi emergenziali. Tali criteri, a cui i Comuni si devono attenere nella redazione del proprio Piano di Emergenza, vengono stabiliti da ciascuna Regione, in assenza dei quali i Comuni faranno riferimento al presente documento
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3.2 Rischio Incendi di Interfaccia
Il patrimonio boschivo italiano è stimato intorno a 8.675.100 ettari, pari al 28% della superficie
totale del Paese.
Negli ultimi 20 anni sono stati distrutti dal fuoco circa 2.697.000 ettari di superficie boscata.
La riduzione del danno causato da un incendio dipende non solo dalla tempestività dell'intervento,
ma anche da un'attenta previsione del rischio ai fini della zonizzazione delle aree a maggior rischio
e di una implementazione della gestione delle risorse. Nell’Italia centrale il periodo estivo (luglio-
settembre) è quello a più elevata probabilità di accadimento di tali eventi calamitosi, tale situazione
è ben evidenziata dalla “mappa dell’indice di rischio da incendio boschivo” qui allegata.
L’estinzione degli incendi boschivi è di competenza dei Comuni e delle Comunità montane, sotto la
direzione del Corpo Forestale dello Stato (C.F.S.). L’area geografica entro cui si estende il territorio
comunale di Molfetta, dato lo sfruttamento del terreno e l'indiscriminata opera di disboscamento
compiuta dall'uomo, hanno portato alla quasi totale scomparsa delle aree di vegetazione a macchia
mediterranea, degradata così a pseudo-steppa. La maggior parte delle macchie attualmente esistenti
nell'agro sono infatti di dimensioni modeste e per lo più dislocate in prossimità di avvallamenti
come le lame oppure in prossimità di piccole alture o dislivelli del terreno. Si tratta di residui di
vegetazione spontanea, che sorgono su terreni aspri e rocciosi, quindi inadatti alla coltivazione.
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Nella parte più alta del territorio, in prossimità delle grotte, la vegetazione erbacea è bassa e stentata
e di tipo steppico. Non vi sono dati certi e documentati che possano comprovare le cause d’
incendio. Comunque, l’analisi sul campo del territorio ha evidenziato :
- la mancata pulizia dei rami secchi;
- la presenza di: frammenti di vetri di bottiglie
carcasse metalliche abbandonate e materiali di rifiuti edili.
Tuttavia, rimane presente la possibilità che si verifichino incendi nella zona agricola e lungo le
strade vicinali per la presenza di terreni incolti.
Per le aree urbane a verde la possibilità di propagazione incendio è generalmente bassa per la
manutenzione continua predisposta dal comune e per il basso irraggiamento del suolo.
Per cui il C.O.C, venuto a conoscenza di un incendio nel territorio comunale, informa il Nucleo
Specializzato Antincendi Boschivi del C.F.S. di e i VV.F. nel caso di pericolo per abitazioni, strade
e altre infrastrutture.
Inoltre, il C.O.C.:
- invia subito sul posto la squadra addetta allo spegnimento;
- mobilita i mezzi meccanici necessari (ruspe, etc.);
- recluta personale e mezzi nel caso la squadra di intervento risulti insufficiente;
- chiede, previo accordo con chi dirige le operazioni, l’intervento di personale e mezzi alle
Comunità Montane, al C.F.S., ai VV.F. nel caso quelli locali risultino insufficienti;
- provvede all’assistenza logistica delle squadre di intervento (in particolare bevande e viveri).
Principali cause di innesco incendi campestri
Le cause principali degli incendi campestri sono attribuibili a:
cause naturali, che solitamente hanno incidenza in percentuale di accadimento molto modesta
quali: fulmini, autocombustione;
cause accidentali anch’esse con incidenza modesta quali: effetto lente (pezzi di vetro presenti sul
suolo), scintille (limitate alle scarpate ferroviarie), archi voltaici (interruzioni violente di corrente),
cause di origine antropica (derivate dall’uomo) quali: colpose/involontarie (mozziconi di
sigaretta, fuochi campestri, abbruciamento delle stoppie, incidenti stradali); dolose/volontarie
(piromania, fini speculativi, esibizionismo, vendetta).
Per comprendere meglio come l’incendio si propaga, è necessario capire come il calore prodotto
dalla combustione si espande ad altri materiali.
Questo avviene in tre modi:
per irraggiamento: l’energia calorica viene trasportata nello spazio mediante onde
elettromagnetiche senza alcun contatto diretto
per convezione: il calore si propaga nell’aria per differenza di densità
per conduzione: il calore si trasmette da un estremo all’altro di un corpo per conduzione
molecolare.
L’agente primario della dinamica evolutiva degli incendi campestri è il vento.
Esso svolge un’influenza primaria sul comportamento del fuoco e quindi sull’evoluzione generale
dell’incendio.
Se è costante la forma dell’incendio è ellittica allungata con avanzamento secondo la direzione del
vento.
Se il vento è irregolare altrettanto irregolare risulterà irregolare la forma dell’incendio.
Anche ad incendi campestri, secondo la morfologia del nostro territorio sono suddivisi per
tipologie:
incendi sotterranei che si sviluppano per abbruciamento delle sostanze vegetali sotto il livello del
suolo quali: humus indecomposto, torba, ceppaie, radici,
incendi di superficie: (che si verifica con maggiore incidenza sul nostro territorio) che si
sviluppano al livello del suolo, per azione di erba secca, rami secchi e foglie, l’incendio avanza
rapidamente e raramente raggiunge forte intensità e spesso non determina danni di rilevo alla
vegetazione arborea costituita dalla maggior parte da uliveto e frutteti e si riesce a spegnere con
relativa facilità almeno che non si trasformi in un incendio maggiore. Per interfaccia urbano-rurale
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si definiscono quelle zone o fasce, nelle quali l’interconnessione tra strutture antropiche e aree
naturali è molto stretta; cioè sono quei luoghi geografici dove il sistema urbano e quello rurale si
incontrano ed interagiscono, così da considerarsi a rischio d’incendio di interfaccia, potendo venire
rapidamente in contatto con la possibile propagazione di un incendio originato da vegetazione
combustibile.
Tale incendio, infatti, può avere origine sia in prossimità dell’insediamento (ad esempio dovuto
alla combustione di residui vegetali o all’accensione di fuochi durante attività ricreative in parchi
urbani e/o extraurbani, ecc.), sia come incendio propriamente boschivo per poi interessare le zone
di interfaccia. Nel presente documento, fatte salve le procedure per la lotta attiva agli incendi
boschivi di cui alla L. 353/2000, l’attenzione sarà focalizzata sugli incendi di interfaccia , per
pianificare sia i possibili scenari di rischio derivanti da tale tipologia di incendi, sia il
corrispondente modello di intervento per fronteggiarne la pericolosità e controllarne le
conseguenze. sull'integrità della popolazione, dei beni e delle infrastrutture esposte.
Gli obiettivi specifici di questo "settore" sono quindi quelli di definire ed accompagnare i diversi
soggetti coinvolti negli incendi di interfaccia per la predisposizione di strumenti speditivi e
procedure per:
a) estendere fino alla scala comunale il sistema preposto alla previsione della suscettività
all'innesco e della pericolosità degli incendi boschivi ed al conseguente allertamento;
b) individuare e comunicare il momento e le condizioni per cui l'incendio boschivo potrebbe
trasformarsi e/o manifestarsi quale incendio di interfaccia determinando situazioni di rischio
elevato, e molto elevato, da affrontare come emergenza di protezione civile;
c) fornire al responsabile di tali attività emergenziali un quadro chiaro ed univoco dell'evolversi
delle situazioni al fine di poter perseguire una tempestiva e coordinata attivazione e progressivo
coinvolgimento di tutte le componenti di protezione civile, istituzionalmente preposte e
necessarie all'intervento;
d) determinare sinergie e coordinamento tra le funzioni;
i) di controllo, contrasto e spegnimento dell'incendio boschivo prioritariamente in capo al
Corpo Forestale dello Stato ed ai Corpi Forestali Regionali;
ii)di pianificazione preventiva, controllo, contrasto e spegnimento dell'incendio nelle strette
vicinanze di strutture abitative, sociali ed industriali, nonché di infrastrutture strategiche e
critiche, prioritariamente in capo al C.N.VV.F.;
iii)di Protezione Civile per la gestione dell'emergenza in capo prioritariamente all'autorità
comunale, ove nel caso, in stretto coordinamento con le altre autorità di protezione civile ai diversi
livelli territoriali.
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3.2.1 Sistema di allertamento per il rischio incendi boschivi
Ogni cittadino è richiamato alla massima attenzione e prevenzione, qualsiasi volta che si trova in
aree campestri evitando di accendere fuochi di ogni tipo, facendo particolare attenzione a spegnere
mozziconi di sigarette ed allertando in presenza di un incendio, gli organi istituzionali preposti quali
Vigili del Fuoco, Comando Corpo Forestale, Comando Polizia Municipale, Forze dell’Ordine.
Incendi di superficie o radenti Incendi di questo tipo si sviluppano in zone ricoperte di erba secca .
Questi incendi sono solitamente affrontati con l’uso del soffiatore o del flabello, cominciando ad
intervenire nel punto in cui l’incendio tende a propagarsi più rapidamente.
I flabelli servono a sottrarre ossigeno al fuoco colpendolo vigorosamente dall’alto verso il basso. Di
solito sono realizzati con manici in legno o in lega di alluminio e materiale ignifugo.
Un incendio di superficie si può fronteggiare anche con l’uso delle pale che servono a gettare terra
sul fuoco per soffocarlo e per scostare i tizzoni dalla vegetazione infiammabile dopo che le fiamme
sono state spente.
Subito dopo si crea una larga striscia parafuoco lungo il perimetro della zona bruciata mettendo a
nudo il suolo minerale.
Ancora meglio si interviene su questi incendi irrorando con acqua tutta la zona perimetrale dell’area
bruciata usando motopompe o pompe a spalla.
In ogni caso, dopo che l’incendio sembra domato, si resta sul posto per almeno 3-4 ore fino a che,
cioè, non si ha l’assoluta certezza che il fuoco sia definitivamente spento sotto il manto vegetale.
Le tecniche principali utilizzate quali misure preventive per la riduzione del rischio di
incendio si riassumono in:
- Rimozione della vegetazione erbacea
- Interramento dei residui delle lavorazioni agricole
RIMOZIONE DELLA VEGETAZIONE ERBACEA
L’eliminazione della vegetazione erbacea secca, va effettuata nella fascia esterna delle zone
cespugliate, che possano essere raggiunte da sorgenti di incendio. Laddove i boschi o i cespugliati,
confinino con strade, sentieri, campi coltivati, o terreni incolti, va creata una fascia priva di erba
secca e di altre sostanze combustibili di qualsiasi origine (ad es.: rifiuti, materiale cartaceo, rami
secchi, ecc.). Il sistema migliore è quello di tracciare dei solchi di aratro per una larghezza che vada
dai 4 ai dieci metri. Nelle zone ove esiste una minima piovosità estiva è sufficiente intervenire con
un’operazione di taglio e rimozione della vegetazione prima del periodo di seccagione. E’ quindi
evidente che le operazioni di prevenzione debbano essere concluse entro l’inizio del mese di
giugno.
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PIANO AIB
Seppure in linea teorica, visto che in genere hanno perso interesse economico, potrebbero essere considerati come territori in lenta evoluzione verso le forme di vegetazione spontanea naturali, si deve tener conto dei seguenti fattori:
• si trovano generalmente a contatto con il territorio fortemente antropizzato;
• con un clima che favorisce gli incendi estivi;
• con una vegetazione pioniera facilmente incendiabile anche perchè il fuoco elimina quelle specie che tenderebbero a soppiantarla e facilita quindi la ricrescita della stessa in cicli indefiniti;
• gli incolti sono quasi sempre di piccole dimensioni e quindi soggetti a fattori di disturbo che si generano dai terreni limitrofi;
• non interessano ai proprietari, ma spesso a qualcun’altro.
Il risultato è che lasciati a sé stessi, diventano discariche di rifiuti (dai quali spesso si
originano incendi) e per quanto elencato sopra sono fra le tipologie di terreno
descritte quella più soggetta agli incendi: solo in condizioni particolari si evolvono in
boschi, permanendo nella maggior parte dei casi come sterpaglie deturpate dagli
incendi e dai rifiuti. Ancora una volta si richiama l’attenzione alla necessità di una
gestione responsabile del territorio nel lungo periodo, riducendo così dispendiosi
interventi di emergenza.
Il comune di Molfetta è particolarmente attento al problema degli incendi campestri,
che ha nel periodo estivo la maggiore attività, non essendo lo stesso interessato da
aree boschive. Nell’ambito delle proprie attività istituzionali in materia di protezione
civile e tutela del territorio e dell’ambiente, ogni anno, con l’approssimarsi della
stagione estiva avvia per il tramite del Nucleo Protezione Civile e Tutela Ambientale
istituito presso il comando di Polizia Municipale, una campagna informativa e di
sensibilizzazione in tema di incendi campestri, anche sulla scorta delle indicazioni
contenute nelle note dell’Ufficio Territoriale del Governo di Bari. La campagna
informativa viene effettuata mediante affissione di Ordinanza Manifesto su tutte le
plance cittadine unitamente alla distribuzione dell’ordinanza recante le principali
norme di comportamento ed autoprotezione sul rischio di incendi campestri. Lo
stesso testo in formato cartaceo viene notificato anche ai vari enti proprietari di aree
ricadenti nel predetto territorio per la messa in sicurezza.
Il testo dell’Ordinanza manifesto divulgativo è visionabile anche sul sito internet del
Comune – www.comune.molfetta.ba.it
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Riferimenti nazionali per lo scenario di riferimento via Giosuè Carducci, 5
00187 Roma – email: [email protected] tel. 06.46657061-62 fax
06.48904001 – www.corpoforestale.it NUMERO NAZIONALE di emergenza
ambientale 1515
Sicurezza agroambientale ed agroalimentare Responsabile:
Dir. Sup.Giuseppe dr. VADALÀ
Telefono 06.72466301 - 06.72466311 - Fax 06.7218971 [email protected] [email protected]
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Sistema di allertamento per il rischio incendi boschivi e di interfaccia
Le attività di previsione delle condizioni favorevoli all'innesco ed alla propagazione degli incendi
boschivi, destinate ad indirizzare i servizi di vigilanza del territorio, di avvistamento degli incendi,
nonché di schieramento e predisposizione all'operatività della flotta antincendio statale, anche sulla
base dell'esperienza promossa a partire dal 2004 dalla regione Liguria, hanno trovato piena
collocazione all'interno del sistema di allertamento nazionale. La responsabilità di fornire
quotidianamente e a livello nazionale indicazioni sintetiche su tali condizioni, grava sul
Dipartimento che ogni giorno, attraverso il Centro Funzionale Centrale, ed entro le ore 16.00,
emana uno specifico Bollettino, reso accessibile alle Regioni e Province Autonome, Prefetture-
UTG, Corpo Forestale dello Stato, Corpi Forestali Regionali e Corpo Nazionale dei Vigili del
Fuoco.
Le previsioni in esso contenute sono predisposte dal Centro Funzionale Centrale, non solo sulla
base delle condizioni meteo climatiche, ma anche sulla base dello stato della vegetazione, dello
stato fisico e di uso del suolo, nonché della morfologia e dell'organizzazione del territorio e, pur
consentendo l'ambiente modellistico utilizzato (Ris.I.Co./CIMA) un dettaglio spazio temporale ben
maggiore, si limita ad una previsione sino alla scala provinciale, stimando il valore medio della
suscettività all'innesco su tale scala, nonché su un arco temporale utile per le successive 24 ore ed in
tendenza per le successive 48 ore.
Tali scale spaziali e temporali, pur non evidenziando il possibile manifestarsi di situazioni critiche a
scala comunale, certamente utili per l' adozione di misure di prevenzione attiva più mirate ed
efficaci, forniscono, tuttavia, un'informazione più che sufficiente, equilibrata ed omogenea sia per
modulare i livelli di allertamento che per predisporre l'impiego della flotta aerea statale.
Il collegamento organizzativo e funzionale tra il sistema previsionale nazionale ed i sistemi
previsionali regionali, ove presenti, non è allo stato attuale compiutamente e formalmente
organizzato. Tuttavia, tale raccordo può essere perseguito nell'ambito dell'azione commissariale, per
essere successivamente affinato e stabilizzato in via ordinaria. Nelle Regioni dove tali sistemi
previsionali non siano presenti, il Centro Funzionale Centrale, sempre attraverso il livello regionale,
potrà svolgere tale servizio in via sussidiaria assistendo la pianificazione promossa dal Commissario
e quindi fornendo informazioni adeguate al livello comunale.
Il Bollettino, oltre ad una parte testuale che raccoglie sia una previsione sulle condizioni
meteo- climatiche attese che una sintesi tabellare, organizzata per regioni, delle previsioni delle
condizioni favorevoli all'innesco ed alla propagazione degli incendi su ciascuna provincia,
rappresenta anche in forma grafica la mappatura dei livelli di pericolosità: bassa (celeste), media
(giallo), alta (rosso).
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Ai tre livelli di pericolosità si possono far corrispondere tre diverse situazioni:
-pericolosità bassa; le condizioni sono tali che ad innesco avvenuto l'evento può essere
fronteggiato con i soli mezzi ordinari e senza particolari dispiegamenti di forze per
contrastarlo;
-pericolosità media; le condizioni sono tali che ad innesco avvenuto l'evento deve essere
fronteggiato con una rapida ed efficace risposta del sistema di lotta attiva, senza la quale
potrebbe essere necessario un dispiegamento di ulteriori forze per contrastarlo rafforzando
le squadre a terra ed impiegando piccoli e medi mezzi aerei ad ala rotante;
-pericolosità alta; le condizioni sono tali che ad innesco avvenuto l'evento è atteso raggiungere
dimensioni tali da renderlo difficilmente contrastabile con le sole forze ordinarie, ancorché
rinforzate, richiedendo quasi certamente il concorso della flotta statale.
Le Regioni e quindi le Prefetture-UTG, dovranno assicurare, ove non diversamente stabilito
dalle procedure regionali, che il Bollettino giornaliero o le informazioni in esso contenute
siano adeguatamente ed opportunamente rese disponibili, anche attraverso le Prefetture-UTG,
rispettivamente:
i) alla Provincia;
ii) ai Comandi Provinciali del C.N.VV.F., del CFS e del CFR;
iii) ai Comuni;
iiii) ai responsabili delle organizzazioni di volontariato qualora coinvolte nel
modello di intervento o nelle attività di vigilanza.
3.2.2 Scenari di rischio di riferimento
In generale è possibile distinguere tre differenti configurazioni di contiguità e contatto tra
aree con dominante presenza vegetale ed aree antropizzate:
interfaccia classica: frammistione fra strutture ravvicinate tra loro e la vegetazione (come
ad esempio avviene nelle periferie dei centri urbani o dei villaggi);
interfaccia mista: presenza di molte strutture isolate e sparse nell'ambito di territorio
ricoperto da vegetazione combustibile;
interfaccia occlusa: zone con vegetazione combustibile limitate e circondate da strutture
prevalentemente urbane(come ad esempio parchi o aree verdi o giardini nei centri urbani).
Definizione e perimetrazione delle fasce e delle aree di interfaccia
Per interfaccia in senso stretto si intende quindi una fascia di contiguità tra le strutture antropiche
e la vegetazione ad essa adiacente esposte al contatto con i sopravvenienti fronti di fuoco. In via
di approssimazione la larghezza di tale fascia è stimabile tra i 25-50 metri e comunque
estremamente variabile in considerazione delle caratteristiche fisiche del territorio, nonché della
configurazione della tipologia degli insediamenti.
Tra i diversi esposti particolare attenzione andrà rivolta alle seguenti tipologie:
• ospedali
• insediamenti abitativi (sia agglomerati che sparsi)
• scuole
• insediamenti produttivi ed impianti industriali particolarmente critici;
• luoghi di ritrovo (stadi, teatri, aree picnic, luoghi di balneazione)
• infrastrutture ed opere relative alla viabilità ed ai servizi essenziali e strategici.
Per valutare il rischio conseguente agli incendi di interfaccia è prioritariamente necessario definire
la pericolosità nella porzione di territorio ritenuta potenzialmente interessata dai possibili eventi
calamitosi ed esterna al perimetro della fascia di interfaccia in senso stretto e la vulnerabilità degli
esposti presenti in tale fascia. Nel seguito la "fascia di interfaccia in senso stretto" sarà denominata
di "interfaccia".
Sulla base della carta tecnica regionale (almeno 1:10.000), ed ove accessibile, sulla carta forestale e
sulle ortofoto disponibili nel Sistema Informativo della Montagna, dovranno essere individuate
le aree antropizzate considerate interne al perimetro dell'interfaccia. Per la perimetrazione delle
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predette aree, rappresentate da insediamenti ed infrastrutture, si dovranno creare delle aggregazioni
degli esposti finalizzate alla riduzione della discontinuità fra gli elementi presenti, raggruppando
tutte le strutture la cui distanza relativa non sia superiore a 50 metri. Successivamente si traccerà
intorno a tali aree perimetrate una fascia di contorno (fascia perimetrale) di larghezza pari a circa
200 m. Tale fascia sarà utilizzata per la valutazione sia della pericolosità che delle fasi di allerta da
porre in essere così come successivamente descritto nelle procedure di allertamento.
Quanto fin qui predisposto è quindi sufficiente per realizzare una prima speditiva pianificazione
dell'emergenza, quanto meno una valutazione delle pericolosità all'interno della fascia perimetrale, è
necessario ed opportuno giungere alla valutazione del rischio nella fascia di interfaccia in senso
stretto.
Valutazione della pericolosità La metodologia che si propone è basata sulla valutazione anche speditiva delle diverse
caratteristiche vegetazionali predominanti presenti nella fascia perimetrale, individuando così
delle sotto-aree della fascia perimetrale il più possibile omogenee sia con presenza e diverso tipo
di vegetazione, nonché sull'analisi comparata nell'ambito di tali sotto-aree di sei fattori, cui è
stato attribuito un peso diverso a seconda dell'incidenza che ognuno di questi ha sulla dinamica
dell'incendio.
Tale analisi speditiva e relativa a ciascuna delle sotto-aree identificate potrà essere
predisposta
quantomeno sulla base della carta tecnica regionale (almeno 1:10.000), e di rilevamenti in
situ, ma ove possibile potrà essere sostenuta da carte quali quelle forestali e dell'uso del suolo,
delle ortofoto ecc., rese disponibili attraverso il Sistema Informativo della Montagna, in formato
cartaceo o su base GIS.
I fattori da prendere in considerazione sono i seguenti:
• Tipo di vegetazione: le formazioni vegetali hanno comportamenti diversi nei confronti
dell'evoluzione degli incendi a seconda del tipo di specie presenti, della loro mescolanza, della
stratificazione verticale dei popolamenti e delle condizioni fitosanitarie. Partendo dalla carta
tecnica regionale, è da individuare il tipo di vegetazione tramite carta forestale, o carta uso del
suolo, o ortofoto o tramite rilevamenti in situ.
Vegetazione tramite: carta
forestale, o carta uso del suolo, o
ortofoto, o in situ.
CRITERI VALORE
NUMERI
CO Coltivi e Pascoli 0
Coltivi abbandonati e Pascoli
abbandonati 2
Boschi di Latifoglie e Conifere
montane 3
Boschi di Conifere
mediterranee e Macchia 4
• Densità della vegetazione: rappresenta il carico di combustibile presente che contribuisce a
determinare l'intensità e la velocità dei fronti di fiamma. Partendo dalla carta tecnica regionale è
da individuare tramite ortofoto o rilevamenti in situ.
Densità Vegetazione
tramite: ortofoto o in situ
CRITERI VALORE
NUMERICO
Rada 2
Colma 4
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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• Pendenza: la pendenza del terreno ha effetti sulla velocità di propagazione dell'incendio: il
calore salendo preriscalda la vegetazione sovrastante, favorisce la perdita di umidità dei tessuti,
facilita in pratica l'avanzamento dell'incendio verso le zone più alte. È da individuare attraverso
l'analisi delle curve di livello della carta topografica o dai rilevamenti in situ. Per la valutazione
di questo parametro, qualora la zona presentasse una complessa orografia, si dovrà
considerare all'interno della sotto-area la parte più vicina agli insediamenti perimetrati.
Pendenza da valutare tramite
curve di livello o in situ
CRITERI VALORE NUMERICO
Assente 0
Moderata o Terrazzamento 1
Accentuata 2
• Tipo di contatto: contatti delle sotto-aree con aree boscate o incolti senza soluzione di
continuità influiscono in maniera determinante sulla pericolosità dell'evento, lo stesso dicasi per
la localizzazione della linea di contatto (a monte , laterale o a valle) che comporta velocità di
propagazione ben diverse. Lo stesso criterio dovrà essere usato per valutare la pericolosità di
interfaccia occlusa attorno ad insediamenti isolati e da individuare tramite l'ausilio di
ortofoto o rilevamenti in situ.
Contatto con aree boscate
tramite: ortofoto o in situ
CRITERI VALORE
NUMERICO
Nessun Contatto 0
Contatto discontinuo o limitato 1
Contatto continuo a monte o
laterale 2
Contatto continuo a valle;
nucleo completamente circondato 4
• Incendi pregressi: particolare attenzione è stata posta alla serie storica degli incendi pregressi
che hanno interessato il nucleo insediativo e la relativa distanza a cui sono stati
fermati. Questi dati potranno essere reperiti presso il Corpo Forestale dello Stato.
Sovrapponendo i dati delle perimetrazione degli incendi pregressi alla carta in
fig. 2 (sotto-aree della fascia perimetrale) sarà possibile identificare gli eventi
che hanno interessato la zona e valutarne la distanza dagli insediamenti
perimetrati. Maggior peso sarà attribuito a quegli incendi che si sono avvicinati
con una distanza inferiore ai 100 metri dagli insediamenti. L'assenza di
informazioni sarà assunta equivalente ad assenza di incendi pregressi.
Distanza dagli insediamenti
degli incendi pregressi
tramite: aree percorse dal
fuoco CFS
CRITERI VALORE
NUMERICO
Assenza di incendi 0 100 m < evento < 200 m 4 Evento < 100 m 8
• Classificazione del piano AIB: è la classificazione dei comuni per classi di
rischio contenuta nel piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva
contro gli incendi boschivi redatta ai sensi della 353/2000. L'assenza di
informazioni sarà assunta equivalente ad una classe bassa di rischio.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Classificazione
Piano A.I.B. tramite: piano AIB regionale
CRITERI VALORE
NUMERIC
O Basso 0 Medio 2 Alto 4
Tabella riepilogativa La seguente tabella riepilogativa dovrà essere compilata per ogni singola area individuata all'interno della fascia perimetrale.
PARAMETRO ANALIZZATO VALORE NUMERICO Pendenza Vegetazione Densità vegetazione Distanza dagli insediamenti degli
incendi pregressi
Contatto con aree boscate Classificazione piano AIB TOTALE
Assegnazione classi di pericolosità
Il "grado di pericolosità" scaturisce dalla somma dei valori numerici attribuiti a
ciascuna area individuata all'interno della fascia perimetrale.
Il valore ottenuto può variare da un minimo di 0 ad un massimo di 26 che
rappresentano rispettivamente la situazione a minore pericolosità e quella più
esposta.
Saranno quindi individuate tre classi principali nelle quali suddividere, secondo il
grado di pericolosità attribuito dalla metodologia sopra descritta, le sotto-aree
individuate all'interno della fascia perimetrale.
Nella tabella seguente sono indicate le tre "classi di pericolosità agli incendi
di interfaccia"
identificate con i relativi intervalli utilizzati per l'attribuzione:
La mappatura della pericolosità così ottenuta rappresenta un ulteriore strumento
utilizzabile per indirizzare la pianificazione dell'emergenza. I comuni, infatti,
potranno indirizzare la propria attenzione e gli obiettivi del modello di intervento in
funzione sia dei livelli di pericolosità presenti nella fascia perimetrale sia di quelli che
da questa insistono sui perimetri delle interfacce individuate: la mappatura del rischio
su tali perimetri, individuando la vulnerabilità presente lungo e nella fascia di
interfaccia, potrà fornire informazioni ancora più precise ed efficaci.
Ogni colore determina un diverso grado di pericolosità: rosso-alta; arancione-media;
giallo-bassa.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Analisi della vulnerabilità Prendendo in considerazione la fascia di interfaccia si dovranno considerare tutti
gli esposti presenti in tale fascia che potrebbero essere interessati direttamente dal
fronte del fuoco, sul cui perimetro esterno insiste una pericolosità omogenea.
Effettuata tale individuazione si provvederà a valutarne all'interno di ciascun
tratto la vulnerabilità procedendo in modo:
- speditivo, valutando un peso complessivo sulla base del numero di esposti
presenti in ciascuna classe di sensibilità, di cui alla tabella successiva,
moltiplicato per il peso relativo della classe stessa. Alla sensibilità
dell'esposto si assegna un peso da 1 a 10 così come indicato in tabella:
- analitico, sulla base non solo della sensibilità, ma anche
dell'incendiabilità dell'esposto e della disponibilità di vie di fuga così
come di seguito riportato; Tipo struttura
Sensibilità
dell'esposto Incendiabilità Vie di fuga Valore
vulnerabilità
ospedale Casa isolata Insediamento abitativo
Industria Struttura turistica
BENE ESPOSTO SENSIBILITA' Edificato continuo 10 Edificato discontinuo 10 Ospedali 10 Scuole 10 Caserme 10
Altri edifici strategici (ad es. sede Regione, Provincia,
Prefettura, Comune e Protezione Civile)
10
Centrali elettriche 10 Viabilità principale (autostrade, strade statali e provinciali)
10
Viabilità secondaria (ad es. strade comunali) 8 Infrastrutture per le telecomunicazioni ( ad es. ponti radio, ripetitori telefonia mobile)
8
Infrastrutture per il monitoraggio meteorologico (ad es. stazioni meteorologiche, radar)
8
Edificato industriale, commerciale o artigianale 8 Edifici di interesse culturale (ad es. luoghi di culto, musei)
8
Aeroporti 8 Stazioni ferroviarie 8 Aree per deposito e stoccaggio 8 Impianti sportivi e luoghi ricreativi 8 Depuratori 5 Discariche 5 Verde attrezzato 5 Cimiteri 2
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Aree per impianti zootecnici 2 Aree in trasformazione/costruzione 2 Aree nude 2 Cave ed impianti di lavorazione 2
- analitico, sulla base non solo della sensibilità, ma anche dell'incendiabilità
dell'esposto e della disponibilità di vie di fuga così come di seguito riportato
Tipo struttura Sensibilità
dell'esposto
Incendiabilità Vie di fuga Valore
vulnerabilità
ospedale Casa isolata Insediamento abitativo
Industria Struttura turistica
Posto che ai fini della valutazione dei parametri richiesti in tabella potranno essere
coinvolte professionalità del C.N.VV.F. ed, ove del caso, del CFS e dei CFR, il
valore dell'incendiabilità potrà essere posto in relazione alla struttura degli edifici
esposti ed alla presenza di possibili fonti di criticità. Il valore parametrico
dell'incendiabilità andrà da 1 a 3,. assumendo pari a 1 una struttura in cemento
armato lontano da qualsiasi fonte di combustibile (aree verdi, serbatoi GPL, tetto
in legno ecc.); pari a 2 una struttura in cemento armato o in muratura con presenza
di fonti di combustibile; pari a 3 una struttura in legno.
Alle vie di fuga verrà assegnato un valore pari a 3 per una singola via di fuga, pari
a 2 per due vie di fuga, pari a 1 per un numero uguale o superiore a tre di
possibili vie di fuga. Sommando i valori parziali si otterrà un valore complessivo
rappresentativo della vulnerabilità dell'esposto. Tale valore complessivo sarà
quindi rappresentativo delle tre classi di vulnerabilità, bassa, media ed alta, che
dovranno raccogliere tutti tali valori complessivi ottenuti, dal minimo al massimo.
Valutazione del rischio
La valutazione del rischio si effettuerà incrociando il valore di pericolosità in
prossimità del perimetro esterno ai tratti con la vulnerabilità di ciascun tratto
così come calcolata al precedente punto; il risultato finale è il rischio presente
all'interno e lungo tutta la fascia di interfaccia.
Pericolosità Vulnerabilità
Alta Media Bassa
Alta R4 R4 R3 Media R4 R3 R2 Bassa R3 R2 R1
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Al fine di avere un quadro visivo completo della situazione, il risultato ottenuto
potrà essere sovrapposto alla cartografia. Il risultato finale sarà una perimetrazione
dell'area degli insediamenti esposti individuata con una diversa colorazione della
linea perimetrale, corrispondente a differenti classi di rischio presenti nella fascia
perimetrale in senso stretto: rosso sarà attribuito ad un rischio alto (R4), arancione
ad un rischio medio (R3), giallo ad un rischio basso (R2) e bianco ad un rischio
nullo (R1). Sulla base di tali colorazioni e della distribuzione e della vulnerabilità
delle strutture antropiche, restanti interne alla fascia di interfaccia, si predisporrà
una pianificazione di dettaglio.
Modelli di Intervento per il Rischio Incendi Boschivi Le linee guida regionali, in applicazione della legge n.353 del 2000, dettano alcuni
principi fondamentali in ordine agli interventi di lotta diretta contro gli incendi
boschivi che si realizzano attraverso attività di ricognizione, sorveglianza,
avvistamento allarme e spegnimento. Le attività di spegnimento sono programmate
avvalendosi sostanzialmente di risorse, mezzi e personale del Corpo forestale dello
Stato, dei Vigili del Fuoco e di personale aderente ad Organizzazioni di protezioni
civile appositivamente formati per le operazioni di spegnimento.
Le predette linee guida prescrivono che il modello di intervento si rende operativo
attraverso azioni da realizzare per fasi successive finalizzate al contenimento, se
possibile, del rischio incendio.
In pratica:
- nel periodo ordinario, durante il quale la pericolosità di incendi è limitata, si dovrà
procedere ad impostare, nell’ambito dei compiti istituzionali dell’Ente, procedure di
intervento relative ad attività di previsioni e prevenzione nel periodo di intervento,
durante il quale la pericolosità di incendi boschivi è alta, si dovranno attivare fasi di
operatività crescente:
1. Fase di attenzione (indicativamente da febbraio ad aprile e da giugno a
settembre)
2. Fase di preallarme (dichiarazione di stato di gravità pericolosità)
3. Fase di allarme (segnalazione di avvistamento incendio)
4. Fase di spegnimento e bonifica (estinzione dell’incendio)
Per le predette fasi le linee guida regionali prescrivono per i comuni:
in fase di attenzione e preallarme
- “concorrono all’attività di vigilanza e di avvistamento antincendio , in raccordo
con il corpo forestale di stato (CFS) e la provincia mediante l’impiego del
volontariato comunale”
- le attività di previsione e di prevenzione secondo le attribuzioni stabilite dalle
regioni provvedono ad informare la popolazione invitandola ad evitare
comportamenti che possono provocare incendi in fase di allarme
- Mettono a disposizione del CFS il volontariato comunale specializzato e , se
richiesto dal CFS e dalla Provincia, mezzi e personale tecnico del comune e della
comunità montana.
Dette linee prescrivono, inoltre, che il Sindaco :
in fase di attenzione e preallarme
- ricevuta la comunicazione dell’attivazione della fase di attenzione di preallarme
dispone opportune misure diin fase di allarme e spegnimento
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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- Fornisce alle forze impegnate nello spegnimento e successiva modifica ogni
possibile supporto
- Sulla base delle indicazioni del Coordinatore delle operazioni di spegnimento, se
necessario, ordina e coordina le operazioni di evacuazione della popolazione e
dispone le operazioni di prima assistenza
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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F1 –Rischio incendi http://88.53.255.166:8080/protezione.civile.puglia/frameview.phtml?winsize=large&language=en&config=
DISTINGUENDO LE TRE TIPOLOGIE: RISCHIO
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VULNERABILITA’
PERICOLOSITA’
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Assegnazione classi di pericolosità
Analisi della vulnerabilità
3.2.3 Livelli di allerta Sulla base delle risultanze delle informazioni a sua disposizione il sindaco dovrà svolgere delle azioni che
garantiscono una pronta risposta del sistema di protezione civile al verificarsi degli eventi.
I livelli e la fasi di allertamento
sono:
-nessuno: alla previsione di una pericolosità bassa riportata dal Bollettino giornaliero;
- pre-allerta: la fase viene attivata per tutta la durata del periodo della campagna A.I.B. (dichiarato dal
Presidente del Consiglio dei Ministri); oppure al di fuori di questo periodo alla previsione di una
pericolosità media, riportata dal Bollettino; oppure al verificarsi di un incendio boschivo sul territorio
comunale;
- attenzione: la fase si attiva alla previsione di una pericolosità alta riportata dal Bollettino; oppure al
verificarsi di un incendio boschivo sul territorio comunale che, secondo le valutazioni del Direttore
delle Operazioni di Spegnimento (DOS) potrebbe propagarsi verso la "fascia perimetrale";
- preallarme: la fase si attiva quando l'incendio boschivo in atto è prossimo alla "fascia perimetrale" e,
secondo le valutazioni del DOS, andrà sicuramente ad interessare la fascia di interfaccia;
- allarme: la fase si attiva con un incendio in atto che ormai è interno alla "fascia perimetrale".
ESPOSTI
Zona PIP e Zona ASI SENSIBILITA’
Edificato industriale,
commerciale, artigianale
8
ESPOSTI
CENTRALE ELETTRICA
VIA RUVO
SENSIBILITA’
Centrali elettriche 10
Valutazione del rischio per Molfetta
Pericolosità
Vulnerabilità
ALTA MEDIA BASSA
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ALTA R4 R4 R3
MEDIA R4 R3 R2
BASSA R3 R2 R1
Perimetrazione delle aeree percorse dal fuoco Ai sensi della legge quadro in materia di prevenzione e lotta agli incendi boschivi, n. 353/2000
art.10, comma 2, "i comuni provvedono a censire, tramite apposito catasto, i soprassuoli già
percorsi dal fuoco nell'ultimo quinquennio, avvalendosi anche dei rilievi effettuati dal Corpo
forestale dello Stato. Il catasto è aggiornato annualmente. L'elenco dei predetti soprassuoli deve
essere esposto per trenta giorni all'albo pretorio comunale, per eventuali osservazioni. Decorso tale
termine, i comuni valutano le osservazioni presentate ed approvano, entro i successivi sessanta
giorni, gli elenchi definitivi e le relative perimetrazioni"
Tale disposizione è finalizzata all'applicazione dei divieti e delle sanzioni previsti dalla stessa
normativa, con particolare riferimento al divieto di cambio di destinazione dei suoli percorsi dal
fuoco, e costituisce un importante strumento preventivo, soprattutto rispetto alle motivazioni di
carattere speculativo.
La realizzazione del Catasto presenta stati diversi nelle varie regioni, in ordine alle difficoltà
tecniche, operative e amministrative riscontrate
Il Corpo Forestale dello Stato condivide con gli Enti interessati il proprio patrimonio
tecnico, giuridico ed informativo, contribuendo in modo determinante alla
individuazione, registrazione e localizzazione delle aree boscate e non
boscate percorse dal fuoco.
Numerose sono le esperienze e le sperimentazioni effettuate dal Corpo Forestale dello
Stato in tal senso, tese ad integrare, migliorare e uniformare l'archivio delle
informazioni che costituiscono il supporto operativo delle attività di Polizia
Giudiziaria e consentono l'elaborazione della statistica ufficiale degli incendi
boschivi, con elementi di maggiore dettaglio, quali i dati catastali delle aree
incendiate. Significativa è stata l'esperienza deI Corpo Forestale dello Stato in Puglia
che ha avviato e completato il rilievo catastale delle aree percorse dal fuoco dal 2000
al 2003, concretizzando il primo esempio in Italia in tale importante ambito.
Con riferimento al periodo considerato sono state rilevate 1.494 aree bruciate per una
superficie totale di 24.173 ettari, di cui 10.771 boscati, 2.637 a pascolo e 10.765 ad
altre qualità di coltura. Esse risultano distribuite su 144 comuni, di cui 24 in provincia
di Bari, 10 in provincia di Brindisi, 52 in provincia di Foggia, 38 in provincia di
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Lecce e 20 in provincia di Taranto. Per ogni area censita sono riportati in forma
tabellare, di facile consultazione, i fogli di mappa e le particelle catastali ricadenti nel
perimetro delle aree danneggiate, la toponomastica locale, la natura del soprassuolo e
le relative superfici ripartite tra bosco e pascolo naturale. Per ogni particella viene
riportato, infine, il nome dell'intestatario ed il relativo codice fiscale. Il lavoro svolto
è stato supportato da appositi programmi di gestione delle informazioni geografiche
integrate nei Servizi Territoriali del Sistema Informativo della Montagna (SIM),
utilizzando sul campo tecnologie satellitari di posizionamento e rilevazione delle aree
tramite GPS.
L'indagine rappresenta un primo contributo per le Amministrazioni Locali affinché
possano aggiornare i propri strumenti urbanistici e avviare l'istituzione del Catasto
particellare delle aree percorse dal fuoco finalizzato alla immediata applicazione del
regime vincolistico e sanzionatorio previsto dalla vigente normativa.
Procedure operative – rischio incendi boschivi
Nel periodo ordinario
Date le caratteristiche del territorio, la probabilità di accadimento di un evento che
determini incendi boschivi di vaste dimensioni risulta poco probabile.
Per cui il Comune di Bisceglie durante il periodo ordinario, nella gestione dell’attività
preventiva, promuoverà:
1. la sottoscrizione di convenzioni con associazioni ambientalistiche e/o di protezione
civile locali, finalizzate alla rimozione di depositi pericolosi abbandonati (vetri,
plastica, ecc.) e pulizia dei rami secchi dalle aree boschive per evitare nelle giornate
di irraggiamento solare l’accensione di focolai;
2. campagne di informazione e sensibilizzazione per la prevenzione degli incendi con
particolare riferimento agli operatori agricoli che operano nelle immediate vicinanze
delle lame. Tale attività sarà svolta dalle associazioni di volontariato locale
convenzionate.
Nel periodo di intervento
fasi di attenzione e preallarme :
L’operatore del sevizio continuativo (Ufficio emergenza) ricevuto "l’avviso di valori
meteo superiori alla media stagionale” dalla Prefettura di Bari, provvede: ad
avvisare il Sindaco del messaggio pervenuto e, contestualmente, segnala il messaggio
al servizio di vigilanza comunale e al Comando dei vigili campestri di zona, operativi
h24, per i dovuti controlli delle aree a maggior rischio incendi.
Il Sindaco:
1. allerta la struttura di volontariato convenzionato per operazioni di vigilanza e
avvistamento , nonché di soccorso e /o di assistenza;
2. assunte le notizie fornite dall’attività di vigilanza, emette provvedimenti urgenti su
eventuali problemi accertati sul territorio avvisandone la Provincia e il CFS;
3. informa la popolazione invitandola ad evitare comportamenti che possono
provocare incendi.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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fasi di allarme e spegnimento :
Il Sindaco :
- fornisce alle forze impegnate nello spegnimento (Corpo forestale dello Stato, Vigili
del fuoco) ogni possibile supporto di uomini e mezzi già allertati preventivamente
- dispone che la Polizia Municipale provveda a circoscrivere l’area interessata, a
guidare sui luoghi interessati le forze preposte allo spegnimento
- dispone che il Comando di Polizia municipale provveda a regolare la circolazione
veicolare mediante opportuni cancelli per la deviazione del traffico sui percorsi
alternativi ordina e coordina su indicazioni del Coordinatore delle operazioni di
spegnimento a l’eventuale sgombero e/o allontanamento di persone in luoghi sicuri
unitamente alle operazioni di prima assistenza.
Al fine di combattere efficacemente gli incendi boschivi la Capitaneria di porto di
Molfetta ha emesso l’Ordinanza n.37/2002 con la quale è stato individuato uno
specchio acqueo in mare destinato all’eventuale rifornimento idrico da parte dei
mezzi aerei impiegati nelle operazioni di spegnimento degli incendi.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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3.3 Rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico
3.3.l Sistema di allertamento per il rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico
Nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 162 del 10-12-2013, con Deliberazione della
Giunta Regionale n. 2181 del 26 novembre 2013 è stato:
- dichiarato lo stato di attivazione ed operatività, a far data dal 1° dicembre 2013, del Centro
Funzionale Decentrato della Regione Puglia nell’ambito del sistema di allertamento
nazionale e regionale per il rischio meteo-idrogeologico e idraulico.
- disposto che il Responsabile A.P. del Centro Funzionale Decentrato dichiari i livelli di
criticità attesi e/o in atto all’interno del Bollettino di Criticità regionale e, se del caso, emetta
l’Avviso di criticità regionale;
- delegato il Dirigente del Servizio Protezione Civile regionale alla formale adozione dei
Bollettini e degli Avvisi di criticità regionali emessi dal Centro Funzionale Decentrato
regionale e conseguentemente a disporre l’emissione del Messaggio di Allerta verso le
strutture di protezione civile locali e gli altri soggetti interessati, secondo i livelli di allerta
adottati.
Con la stessa Deliberazione è stato approvato e adottato anche il documento, concernente le
“Procedure di Allertamento del Sistema Regionale di Protezione Civile per Rischio
Meteorologico, Idrogeologico ed Idraulico” che sostituisce quello già approvato con D.G.R. n.
800 del 23 aprile 2012, nel seguito “Procedure”. In esso, fra l’altro, sono contenuti gli indicatori
(soglie pluviometriche e idrometriche, zone di allerta, scenari di rischio, ecc.) presi in
considerazione per assicurare un allertamento per il rischio meteorologico, idrogeologico ed
idraulico dell’intero territorio regionale.
Inoltre, nelle Procedure sono stati definiti ai vari livelli anche i soggetti istituzionali e gli organi
territoriali che, per competenza e responsabilità, sono coinvolti nell’ambito delle procedure di
previsione e prevenzione del rischio e di gestione dell’emergenza. Nella figura 1 sono stati riassunti
i flussi informativi relativi alla fase di allertamento.
figura 1: Flussi informativi del Sistema di allertamento (tratto da Procedure)
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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3.3.2 Presidio Territoriale
La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004, all’art. 5, prevede che le
Regioni, le Province e i Comuni promuovano ed organizzino, nelle aree a rischio elevato (R3) e
molto elevato (R4), attività di osservazione e di monitoraggio delle zone esposte a frana e/o
inondazione, nonché adeguate azioni di contrasto nel tempo reale, ossia di pronto intervento e
prevenzione non strutturale. La necessità di prevedere nell’ambito della pianificazione di emergenza
l’attivazione dei presidi territoriali è altresì confermata dalla legge 100/2012 (art. 3-bis) secondo cui
tali attività, ai vari livelli territoriali (regionali, provinciali e comunali), svolgono un prezioso ruolo
di supporto tecnico per chi deve assumere decisioni in ordine all’attuazione di misure di
salvaguardia della pubblica e privata incolumità. Le attività di presidio territoriale concorrono
funzionalmente e operativamente alle attività di monitoraggio strumentale effettuato dal CFD.
In particolare, le attività di Presidio Territoriale idraulico del Comune di Molfetta consistono
nell’osservazione e controllo dello stato delle arginature, se presenti, e delle aree potenzialmente
inondabili, soprattutto nei punti preventivamente definiti come “idraulicamente critici”, anche al
fine di rilevare situazioni di impedimento al libero deflusso delle acque.
Nelle Tavole. 9, 10 e 11 sono state riportate, per il territorio di Molfetta, rispettivamente le aree di
Rischio Idrogeologico, di Pericolosità Idraulica, e del Rischio Alluvioni redatte dall’Autorità di
Bacino della Puglia nell’ambito dell’adempimento degli obblighi previsti rispettivamente dal Piano
di Bacino Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) e dal Piano di Gestione Alluvioni
2007/60/CE - D.Lgs. 23 febbraio 2010, n. 49 (PGRA).
Le aree indicate a rischio Idrogeologico/Idraulico sono da monitorare, con lo scopo di attivare la
macchina comunale della protezione civile perché produca gli attribuiti provvedimenti di
mitigazione; per esempio, provvedimenti finalizzati alla informazione della popolazione soggetta al
rischio circa la propria condizione, diffusione dei modelli di comportamento che la popolazione
deve assumere in emergenza, oppure, le modalità con cui fornire una adeguata assistenza agli
individui colpiti.
Ulteriori accorgimenti da considerare in fase di osservazione e monitoraggio sono i primi fenomeni
di ruscellamento superficiale delle acque in seno alla lame. Essi indicano che il terreno ha raggiunto
un elevato grado di imbibizione e la soglia di "attenzione" deve subito scattare, a seguito di dirette
ricognizioni. Nelle Tavole 12, 12a e 12b sono stati indicati ulteriori luoghi con criticità idrauliche
ad integrazione delle Tavole 9, 10 e 11 da presidiare e monitorare.
Nelle more di una piena costituzione dei presidi territoriali, si attendono le modalità operative che il
Servizio di Protezione Civile sta definendo, il Comune di Molfetta avvierà dei presidi comunali a
partire dalle aree a rischio indicate in Tavole 9, 10, 11 e 12 (le modalità operative sono specificate
nell’allegato1)
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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ALLERTAMENTO DELLA POPOLAZIONE
La popolazione deve essere a conoscenza delle criticità meteorologiche anche attraverso il sito
web istituzionale del Comune. Nel sito web istituzionale deve esserci uno spazio dedicato alla
pubblicazione e l’aggiornamento costante di avvisi alla popolazione nonché di suggerimenti
relativi alle norme di auto protezione a Messaggio di allerta e/o Avviso di criticità regionale
emesso. Inoltre, è necessario attivare un servizio che fornisca al cittadino l'allerta meteo dalla
protezione civile via sms. Attivabile dal cittadino in maniera gratuita.
La diffusione della messaggistica di allerta proveniente dal CFD deve essere ottenuta anche
tramite le testate giornalistiche locali.
L’avviso di allertamento per l’evacuazione della popolazione ricadente nelle aree classificate a
rischio verrà diramato, per mezzo di altoparlanti automontati e/o da un ripetuto suono delle
sirene, stabilendone preventivamente la collocazione anche nelle zone a rischio, lontane dal
centro urbano, dove ci sono case sparse, Aziende agricole e qualsiasi altro tipo di
insediamento antropico.
Contemporaneamente all’allertamento della popolazione per l’evacuazione, presso l’ufficio Servizi
Sociali dovrà essere insediato il posto di ricevimento delle segnalazioni di persone impossibilitate a
muoversi autonomamente, nelle zone a rischio Idrogeologico/idraulico.
Le zone di territorio comunale interessate da possibili situazioni di pericolo per il Rischio da
alluvione (Tavola. 11) sono classificate secondo una scala di rischio composto da quattro livelli
(R1, R2, R3 e R4). Le zone contrassegnate con (R4), sono quelle dove il rischio è maggiore così via
a scalare fino alla zona contrassegnata con (R1) per la quale i provvedimenti di allertamento della
popolazione sono da considerarsi comunque eccezionali.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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3.3.3 Scenario di rischio
Ai fini della valutazione degli scenari di rischio attesi, il territorio regionale è stato suddiviso in
nove Zone di Allerta, figura 2.
figura 2: Zone di allerta della Puglia (tratto da Procedure)
Il Comune di Molfetta ricade nella Zona di Allerta 3 Puglia Centrale Adriatica, che include i
bacini dei corsi d’acqua effimeri (lame e solchi erosivi) della Puglia centrale caratterizzati
generalmente da portate nulle per gran parte dell’anno. Tali corsi d’acqua in occasione di eventi
meteorici significativi sono interessati da portate tali da non poter essere contenute negli alvei, con
conseguente esondazione degli stessi. La morfologia del territorio unitamente alla natura dei torrenti
fa si che la pericolosità legata all’attivazione di fenomeni erosivi e franosi sia limitata. La zona è
delimitata dal bacino dell’Ofanto e dalla penisola salentina.
Sotto il profilo geomorfologico Il Comune di Molfetta rientra nell’Area della terra di Bari, che
comprende parte delle porzioni più elevate dell’altopiano murgiano, ricadenti nei bacini degli
impluvi versanti in Adriatico, e una serie di terrazzi di origine marina Plio-Pleistocenici, raccordati
da scarpate debolmente acclivi, che si estendono parallelamente alla linea di costa. La presenza in
affioramento di rocce altamente permeabili per fratturazione e carsismo favorisce la rapida
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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infiltrazione delle acque meteoriche impedendo lo sviluppo di un reticolo idrografico con deflussi
permanenti e determinando un ruscellamento superficiali direttamente collegato agli eventi piovosi
significativi; con peculiari caratteristiche di pericolosità derivate dalla velocità di attivazione degli
stessi e nei casi di maggiore entità interessati da portate tali da non poter essere contenute negli
alvei, con conseguente esondazione degli stessi, altrimenti secchi. Per di più, gli alvei di tale
reticolo a volte sono occupati da colture e manufatti.
Le incisioni erosive (solchi, lame e canali), prevalentemente sviluppati perpendicolarmente alla
linea di costa, generalmente con portate nulle per gran parte dell’anno ma che possono attivarsi in
caso di eventi piovosi eccezionali che caratterizzano la morfologia del paesaggio di Molfetta sono
riportate in Tavola 04 - Reticolo Solchi erosivi “Lame”.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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3.3.4 Rischio metereologico
Il rischio meteorologico è legato alla possibilità che eventi atmosferici di particolare intensità
abbiano sul territorio un impatto tale da generare pericoli per l’incolumità della popolazione e danni
ai beni alle infrastrutture e alle attività.
Tale tipologia di eventi comprende:
Temporali: si tratta di fenomeni a carattere impulsivo, ovvero in grado di liberare una
considerevole quantità di energia in breve tempo e in aree anche molto limitate; si
manifestano tipicamente con attività elettrica (fulminazioni) associata a precipitazione molto
intensa (pioggia, grandine o neve), forti raffiche di vento e, talvolta, trombe d’aria.
Il caso dei temporali è singolare. Sebbene tutta la fenomenologia ad essi connessa
rappresenti un potenziale rischio è opportuno distinguere tra il rovescio di pioggia e le
rimanenti manifestazioni di un fenomeno temporalesco, sulla base del tipo di impatto che
hanno sulla popolazione e sul territorio. Il temporale, inteso come precipitazione di elevata
intensità, va collocato, per i suoi effetti, tra gli scenari di evento attinenti il rischio
idrogeologico localizzato, mentre tutta la fenomenologia connessa (fulmini, grandine,
raffiche di vento,…) è da inquadrarsi nell’ambito del rischio meteorologico.
La situazione aggiornata in TEMPO REALE sull’Italia è la seguente:
http://www.protezionecivile.gov.it/images/rete_radar/animazione/VMI/VMI_40.JPEG?1396002962
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Nevicate abbondanti anche a bassa quota
Di norma le nevicate recano con sé problematiche di carattere ordinario, tuttavia qualora il
fenomeno si manifesti con notevole intensità possono crearsi condizioni che rientrano nell’ambito
della protezione civile.
Le maggiori difficoltà si possono avere con nevicate superiori a 10-15cm o con nevicate anche
esigue e temperature molto basse. Le principali criticità riguardano;
- Circolazione stradale;
- Caduta di neve e ghiaccio dai tetti;
- Caduta di rami di alberi a causa del peso;
- difficoltà da parte dei soccorsi a raggiungere le aree;
- inagibilità strade;
- Incidenti.
All'inizio della stagione invernale i Referenti C.O.C. delle Funzioni di Supporto 3 - Volontariato e
9 - Assistenza alla popolazione, devono, di comune intesa, programmare il calendario dei turni per
le associazioni di volontariato, da attivarsi per l'assistenza agli anziani ed i non autosufficienti,
quando le abbondanti nevicate e/o formazione di ghiaccio si protraggono per oltre le 24 ore.
Si considereranno, comunque, le Linee guida - emergenza neve ed il "Piano operativo per la
gestione coordinata delle emergenze che interessano il sistema viario autostradale e ordinario
determinate da precipitazioni nevose" emesso annualmente dalla Prefettura - U.T.G. di Bari.
Approfondimenti nel Vol. II
Anomalie termiche (ondate di calore nei mesi estivi, significative condizioni di freddo e
gelate nei mesi invernali);
All'inizio della stagione estiva i Referenti C.O.C. delle Funzioni di Supporto 3 - Volontariato e 9 -
Assistenza alla popolazione, devono, di comune intesa, programmare il calendario dei turni per le
associazioni di volontariato, da attivarsi per l'assistenza agli anziani ed i non autosufficienti.
Si considereranno, comunque, le Linee guida - (ondate di calore nei mesi estivi, significative
condizioni di freddo e gelate nei mesi invernali).
Approfondimenti nel Vol. II
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Vento forte e mareggiate
Lo scenario di rischio può evolvere anche in poche ore, dalla calma assoluta al mare molto mosso.
I litorali del Comune di Molfetta, come la maggior parte delle spiagge pugliesi, sono oggetto di
fenomeni erosivi sia per naturale tendenza sia per la presenza di fattori antropici che ne hanno
provocato certamente l'accelerazione negli ultimi decenni, come è il caso dell’intensa
urbanizzazione costiera che ha stravolto gli equilibri molto delicati che regolano il confine tra
terraferma e mare.
L'arretramento della linea di costa è dovuta soprattutto al diminuito apporto di materiale solido al
mare, causato dalla crescente occupazione degli alvei fluviali, dalle sistemazione delle reti di
deflusso superficiale, dal rimboschimento delle aree interne, dal prelievo di acqua dalle falde
sotterranee.
A tal proposito in ottemperanza del Piano Regionale delle Coste (PRC), strumento di
pianificazione degli ambiti costieri regionali e dell’uso della fascia demaniale marittima previsto
dall’art. 3 della L.R. 23 giugno 2006, n.17, il Comune di Molfetta è tenuto a redigere il Piano
Comunale delle Coste (PCC). Nel SIT di Protezione Civile comunale sono stati inseriti gli Shape
del Piano Comunale delle Coste adottato dal Comune di Molfetta
Nella Cartella F1- Tecnica e di Pianificazione sono state stralciate dal PRC le indicazioni
riguardanti il tratto di Costa molfettese appartenente alla Unità Fisiografica 2.
Quindi le Tavole 22 e 23 del PRC.
La costa molfettese rientra nella: - S.U.F. 2.5: BARLETTA - MOLFETTA
La sub-unità ha origine dal porto di Barletta e si sviluppa per una lunghezza di 35.94 Km fino a giungere al porto di Molfetta Molfetta 6,04 Km
- S.U.F. 2.6: MOLFETTA - BARI
La sub-unità ha origine dal porto di Molfetta e si sviluppa per una lunghezza di 28.63 Km fino a giungere al molo sottoflutto del porto di Bari Molfetta 5,23 Km
Il PCC deve prevedere strategie di difesa, di riqualificazione ambientale e di monitoraggio, e
prospettare azioni rivolte anche alla soluzione dei problemi indotti dai principali fattori che
attualmente concorrono allo squilibrio morfodinamico della fascia costiera, con riferimento
all’intera unità fisiografica.
Inoltre, in tale ambito si deve fare riferimento alle competenze del Corpo delle Capitanerie di Porto
in caso di interventi relativi alle attività di Protezione Civile come previsto Direttiva del
Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008 concernente "indirizzi operativi per
la gestione delle emergenze" – Punto 3.3. → Forze Armate → Comando generale delle
Capitanerie di porto-Guardia costiera)
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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3.3.5 Rischio idrogeologico e idraulico
Il rischio idrogeologico corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli
pluviometrici critici lungo i versanti; dei livelli idrometrici critici nei corsi d’acqua a carattere
torrentizio, nel reticolo minore e nella rete di smaltimento delle acque piovane dei centri abitati.
Tali effetti possono essere riassunti in:
Erosione del suolo e smottamenti diffusi del terreno;
Esondazioni localizzate con o senza trasporto di materiale solido;
Allagamenti nei centri urbani
Il rischio idraulico corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli
idrometrici critici lungo i corsi d’acqua principali a regime fluviale e torrentizio. Il rischio
idraulico considera le conseguenze indotte da fenomeni di trasferimento di onde di piena nei tratti di
fondovalle e di pianura che non sono contenute entro l’alveo naturale o gli argini. L’acqua invade le
aree esterne all’alveo naturale con quote e velocità variabili in funzione dell’intensità del fenomeno
e delle condizioni morfologiche del territorio. Tali effetti sono rappresentativi di eventi alluvionali.
Per i corsi d’acqua secondari, caratterizzati da tempi di corrivazione molto brevi, la previsione del
fenomeno alluvionale è difficoltosa e meno affidabile. Analogamente, allo stato attuale, non sono
prevedibili con sufficiente accuratezza gli eventi pluviometrici intensi di breve durata, che
riguardano porzioni di territorio limitate e che risultano critici per il reticolo idrografico minore e
per le reti fognarie. Di conseguenza la sorveglianza si esplicita, oltre che attraverso una fase di
monitoraggio strumentale, soprattutto mediante un’attività di tipo non strumentale (presidio
territoriale), ovvero di carattere osservativo, che deve ricondurre all’immediata localizzazione e
circoscrizione territoriale dell’evento in atto.
Nel Comune di Molfetta, caratterizzato da solchi erosivi “lame” (Tavola 04 - il reticolo di solchi
erosivi “Lame”) con tempi di corrivazione molto brevi, la previsione del fenomeno alluvionale, di
esondazione, e di allagamento nei centri urbani è difficoltosa.
Il Piano di Bacino Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) (Tavola 09) e il Piano di
Gestione Alluvioni 2007/60/CE - D.Lgs. 23 febbraio 2010, n. 49 (Tavole 10 e 11), hanno
evidenziato una situazione di concreto pericolo per la incolumità delle persone e delle risorse
patrimoniali stabilite in una porzione del territorio del comune di Molfetta, e evidenziato l’urgenza
dell’attuazione di opere che realizzino le condizioni di sicurezza e, soprattutto, la necessità di
predisporre, nel frattempo, una idonea pianificazione di interventi che garantiscano la massima
mitigazione degli effetti producibili da un evento calamitoso. Per contribuire alla conoscenza
dell’area si sono ricercati anche i dati storici su pregresse manifestazioni di fenomeni dannosi e si
sono ricavate indicazioni da una simulazione sulla propagazione dell’Onda di Piena fornita
dall’Autorità di Bacino della Puglia (Tavole 12 e 12a). Per la perimetrazione delle aree inondate
sono state ricercate evidenze di tipo documentale nel caso esse non siano state trovate è stato
tracciato il perimetro probabile sulla base dei ricordi delle persone.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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3.3.6 Scenario d’evento e livelli di criticità
Si definisce scenario d’evento l’evoluzione nello spazio e nel tempo del solo evento prefigurato,
atteso e/o in atto. A ciascuno scenario è associabile un livello di criticità assegnato in funzione
dell’impatto, in termini di danni e/o perdite, che l’evento è potenzialmente in grado di avere sulla
popolazione e sui beni. Le criticità in fase previsionale sono articolate su tre livelli cui
corrispondono predefiniti codice colore:
1.ORDINARIA – CODICE GIALLO
2.MODERATA – CODICE ARANCIO
3.ELEVATA – CODICE ROSSO
Di seguito è riportata la classificazione degli scenari d’evento corrispondenti ai vari livelli di
criticità e degli effetti correlati.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Scenari di evento per fenomeni idrogeologici ed idraulici
I livelli di criticità di un evento previsto e/o in atto sono stabiliti dal CFD sulla base di un sistema di
soglie pluviometriche e idrometriche riportate nelle Procedure.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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A livello Comunale, sono buone pratiche da adottare nei periodi di criticità assente o poco probabile
(codice colore verde) o altrimenti definiti “tempi di pace”, le seguenti:
Effettuare almeno due volte l’anno l’ispezione visiva degli argini e alvei delle lame
controllando che siano sgombre da ostacoli che possano sbarrare il deflusso idrico;
Verificare che gli enti gestori delle strade non abbiano in programma manutenzioni con
riduzione o chiusura di assi stradali vitali per il piano di evacuazione nei periodi di rischio
atteso;
Verificare che il censimento delle strutture e dei materiali previsti dal piano, risponda alla
situazione reale ed aggiornarlo se cambiato;
Effettuare almeno una volta l’anno, la simulazione di evento, coinvolgendo la popolazione in
maniera proporzionale al livello di rischio cui è soggetto.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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3.3.7 Livelli di allerta ed attivazione del presidio territoriale idraulico e idrogeologico
Il CFD emette i documenti indicati nella tabella sotto riportata:
tabella 1: documenti informativi del CFD
Il Bollettino di criticità regionale, rappresenta uno strumento di continuo aggiornamento degli
scenari di evento attesi e/o in atto: è dunque estremamente importante che le componenti territoriali
di protezione civile ne prendano quotidianamente visione, quale strumento di supporto alle
decisioni.
Nel Bollettino di criticità regionale, per ciascuna Zona di allerta, è riportata la previsione degli
effetti al suolo, per la giornata in corso e le successive 24 ore, ovvero sul livello di criticità
idrogeologica e idraulica indotti dalle forzanti meteoriche previste e idrologiche pregresse. Il
Comune di Molfetta rientra nella Zona di allerta c.
Il CFD si avvale delle previsioni meteorologiche nazionali e regionali emesse quotidianamente dal
DPC, presso il quale è costituito un apposito Gruppo Tecnico.
Sulla base dei prodotti previsionali emessi dal CFC, il Centro funzionale decentrato procede alla
valutazione dei diversi effetti al suolo, al fine della elaborazione e diffusione quotidiana di
Bollettini di criticità e, se del caso, di Avvisi di criticità regionali relativi al rischio idrogeologico ed
idraulico. In caso di presenza di criticità ordinaria, moderata o elevata, segue l’emissione di un
Messaggio di allerta.
A tal proposito si segnala l’opportunità di poter fruire degli aggiornamenti in tempo reale anche attraverso il feed: http://www.protezionecivile.puglia.it/feed-rss
Inoltre, è possibile seguire la situazione della piovosità attraverso i pluviometri della rete
Regionale di Protezione Civile: http://www.protezionecivile.puglia.it/tempo-reale-2
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Esempio dei messaggi Ufficiale dalla Sala Operativa Regionale per il rischio Idrogeologico e
idraulico:
1) MESSAGGIO DI ALLERTA – IDRO
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2) Avviso Regionale di Criticità
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3) Bollettino Regionale di Criticità
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4) Bollettini di Aggiornamento
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In fase previsionale, ai livelli di criticità decretati dal CFD vengono fatti corrispondere i livelli di
allerta, come indicato nella seguente figura:
corrispondenza tra Livelli di criticità e Stati di allerta in fase previsionale
Quando:
- le condizioni meteorologiche e le previsioni non fanno ritenere prossima la fine dell’evento;
- i pluviometri della zona interessata indicano il perdurare, con immutata intensità, delle
precipitazioni;
- i livelli idrometrici dei corsi d’acqua crescono fino al superamento dei livelli critici per le sezioni
monitorate in tempo reale si attiva l’Allarme.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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A seguito di un Messaggio di allerta emesso dal Dirigente di Protezione Civile regionale,
riguardante la Zona di allertamento in cui è compreso il Comune di Molfetta, l’Ufficio di Protezione
Civile Comunale attiverà le seguenti azioni:
Preallerta
1. preso atto del Messaggio di allerta verifica la reperibilità del personale (polizia municipale,
strutture tecniche, volontari,….) preposto all’attività di presidio dei punti critici sul territorio
(sottovia-sottopassi allagabili, infrastrutture, beni e attività potenzialmente soggette a
fenomeni di dissesto,……);
2. attiva il monitoraggio dell’evoluzione dei fenomeni sul proprio territorio comunale
attraverso uno o più operatori che provvederanno a contattare la Sala Operativa Integrata
Regionale – SOIR (080 – 5802208/12) e a verificare costantemente, durante tutta la fase di
preallerta, le informazioni contenute nel Bollettino di Aggiornamento predisposto dal Centro
Funzionale Decentrato regionale – CFD e pubblicato sul sito web
www.protezionecivile.puglia.it nella sezione “monitoraggio” in cui sono indicati i codici
colore associati ai livelli di criticità raggiunti e i territori potenzialmente interessati.
L’operatore comunale avrà cura di osservare anche i dati riferiti ai Comuni che condividono,
del tutto o in parte, territori connessi ai bacini idrografici interessanti il Comune di Molfetta
(Es. Ruvo di Puglia e Terlizzi).
Il personale che effettua il monitoraggio dei bollettini di aggiornamento sul sito regionale,
comunica l’eventuale variazione del codice colore al responsabile di protezione civile
comunale che fa scattare la misura successiva. Per esempio, in caso di avviso di criticità di
colore giallo, se dai bollettini di aggiornamento risulta ad un certo punto che i pluviometri
interni all’area idrografica che afferisce al territorio comunale (Molfetta, Ruvo di Puglia,
Terlizzi), variano codice colore, per esempio arancione, il livello di criticità a quel momento
è da intendersi di colore arancione. Pertanto scattano le misure previste per il codice colore
arancione.
3. informa i gestori dei servizi essenziali presenti sul territorio comunale;
4. Verifica che il messaggio di allerta e/o Avviso di criticità regionale, già a partire dalla
criticità ordinaria – codice giallo, sia trasmesso a insediamenti produttivi a rischio.
5. Pubblica e aggiorna costantemente il sito web istituzionale del Comune con avvisi alla
popolazione e con suggerimenti relativi alle norme di auto protezione a messaggio di allerta
e/o avviso di criticità regionale emesso;
6. alle prime manifestazioni del fenomeno meteorologico previsto, attiva il presidio al fine di
acquisire riscontri non strumentali nelle aree a rischio;
7. fornisce riscontro alla S.O.I.R. sulle criticità segnalate dai presidi territoriali.
Attenzione
1. preso atto del Messaggio di allerta, preavvisa le strutture tecniche responsabili e la polizia
municipale perché siano verificati i potenziali scenari di rischio, in relazione all’evento
previsto;
2. attiva il monitoraggio dell’evoluzione dei fenomeni sul proprio territorio comunale
attraverso uno o più operatori che provvederanno a contattare la Sala Operativa Integrata
Regionale – SOIR (080 – 5802208/12) e a verificare costantemente, durante tutta la fase di
attenzione, le informazioni contenute nel Bollettino di Aggiornamento predisposto dal
Centro Funzionale Decentrato regionale – CFD e pubblicato sul sito web
www.protezionecivile.puglia.it nella sezione “monitoraggio” in cui sono indicati i codici
colore associati ai livelli di criticità raggiunti e i territori potenzialmente interessati.
L’operatore comunale avrà cura di osservare anche i dati riferiti ai Comuni che condividono,
del tutto o in parte, territori connessi ai bacini idrografici interessanti il Comune di Molfetta,
(Es. Ruvo di Puglia e Terlizzi).
Il personale che effettua il monitoraggio dei bollettini di aggiornamento sul sito regionale,
comunica l’eventuale variazione del codice colore al responsabile di protezione civile
comunale che fa scattare la misura successiva. Per esempio, in caso di avviso di criticità di
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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colore arancione, se dai bollettini di aggiornamento risulta ad un certo punto che i
pluviometri interni all’area idrografica che afferisce al territorio comunale (Molfetta, Ruvo
di Puglia, Terlizzi), variano codice colore, per esempio rosso, il livello di criticità a quel
momento è da intendersi di colore rosso. Pertanto scattano le misure previste per il codice
colore rosso;
3. verifica la reperibilità del personale (polizia municipale, strutture tecniche, volontari,….)
preposto all’attività di presidio dei punti critici sul territorio (sottovia-sottopassi allagabili,
infrastrutture, beni e attività potenzialmente soggette a fenomeni di dissesto,……);
4. verifica la reperibilità dei propri funzionari da far confluire nel C.O.C. o nel C.O.M.;
5. informa i gestori dei servizi essenziali presenti sul territorio comunale;
6. se del caso attiva i C.O.C.;
7. Verifica che il messaggio di allerta e/o Avviso di criticità regionale, già a partire dalla
criticità ordinaria – codice giallo, sia trasmesso a insediamenti produttivi a rischio;
8. Pubblica e aggiorna costantemente il sito web istituzionale del Comune con avvisi alla
popolazione e con suggerimenti relativi alle norme di auto protezione a messaggio di allerta
e/o avviso di criticità regionale emesso;
9. alle prime manifestazioni del fenomeno meteorologico previsto, attiva il presidio al fine di
acquisire riscontri non strumentali nelle aree a rischio;
10. fornisce riscontri alla S.O.I.R. e, se attivo, al C.C.S., di tutte le criticità segnalate dai presidi
territoriali;
11. mantiene i contatti con i S.O.I.R.,C.C.S. e C.O.M.
Preallarme
1. preso atto del Messaggio di allerta, preavvisa le strutture tecniche responsabili e la polizia
municipale perché siano verificati i potenziali scenari di rischio, in relazione all’evento
previsto;
attiva il monitoraggio dell’evoluzione dei fenomeni sul proprio territorio comunale
attraverso uno o più operatori che provvederanno a contattare la Sala Operativa Integrata
Regionale – SOIR (080 – 5802208/12) e a verificare costantemente, durante tutta la fase di
preallarme, le informazioni contenute nel Bollettino di Aggiornamento predisposto dal
Centro Funzionale Decentrato regionale – CFD e pubblicato sul sito web
www.protezionecivile.puglia.it nella sezione “monitoraggio” in cui sono indicati i codici
colore associati ai livelli di criticità raggiunti e i territori potenzialmente interessati.
L’operatore comunale avrà cura di osservare anche i dati riferiti ai Comuni che condividono,
del tutto o in parte, territori connessi ai bacini idrografici interessanti il Comune di Molfetta
(Es. Ruvo di Puglia e Terlizzi).
Il personale che effettua il monitoraggio dei bollettini di aggiornamento sul sito regionale,
comunica l’eventuale variazione del codice colore al responsabile di protezione civile
comunale che fa scattare la misura successiva. Per esempio, in caso di avviso di criticità di
colore arancione, se dai bollettini di aggiornamento risulta ad un certo punto che i
pluviometri interni all’area idrografica che afferisce al territorio comunale (Molfetta, Ruvo
di Puglia, Terlizzi), variano codice colore, per esempio rosso, il livello di criticità a quel
momento è da intendersi di colore rosso. Pertanto scattano le misure previste per il codice
colore rosso;
2. informa i gestori dei servizi essenziali presenti sul territorio comunale;
3. Verifica che il messaggio di allerta e/o Avviso di criticità regionale, già a partire dalla
criticità ordinaria – codice giallo, sia trasmesso a insediamenti produttivi a rischio;
4. Pubblica e aggiorna costantemente il sito web istituzionale del Comune con avvisi alla
popolazione e con suggerimenti relativi alle norme di auto protezione a messaggio di allerta
e/o avviso di criticità regionale emesso;
5. attiva il C.O.C. e partecipa all’attività del C.O.M., se convocato;
6. attiva il personale (polizia municipale, strutture tecniche, volontari,….) preposto all’attività
di presidio dei punti critici sul territorio (sottovia-sottopassi allagabili, infrastrutture, beni e
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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attività potenzialmente soggette a fenomeni di dissesto,……) per acquisire informazioni
sulla situazione di rischio;
7. Allerta la popolazione residente nelle zone interessate al rischio ed esondabili come da
perimetrazione dell’Autorità di Bacino anche a mezzo megafono;
8. fornisce riscontri alla S.O.I.R. e al C.C.S. di tutte le criticità segnalate dai presidi territoriali;
9. mantiene i contatti con i S.O.I.R.,C.C.S. e C.O.M.
Allarme
1. preso atto del Messaggio di allerta, preavvisa le strutture tecniche responsabili e la polizia
municipale perché siano verificati i potenziali scenari di rischio, in relazione all’evento
previsto;
attiva il monitoraggio dell’evoluzione dei fenomeni sul proprio territorio comunale
attraverso uno o più operatori che provvederanno a contattare la Sala Operativa Integrata
Regionale – SOIR (080 – 5802208/12) e a verificare costantemente, durante tutta la fase di
allarme, le informazioni contenute nel Bollettino di Aggiornamento predisposto dal Centro
Funzionale Decentrato regionale – CFD e pubblicato sul sito web
www.protezionecivile.puglia.it nella sezione “monitoraggio” in cui sono indicati i codici
colore associati ai livelli di criticità raggiunti e i territori potenzialmente interessati.
L’operatore comunale avrà cura di osservare anche i dati riferiti ai Comuni che condividono,
del tutto o in parte, territori connessi ai bacini idrografici interessanti il Comune di Molfetta,
(Es. Ruvo di Puglia e Terlizzi). Il personale che effettua il monitoraggio dei bollettini di
aggiornamento sul sito regionale, comunica l’eventuale variazione del codice colore al
responsabile di protezione civile comunale che fa scattare la misura successiva. Per esempio,
in caso di avviso di criticità di colore arancione, se dai bollettini di aggiornamento risulta ad
un certo punto che i pluviometri interni all’area idrografica che afferisce al territorio
comunale (Molfetta, Ruvo di Puglia, Terlizzi), variano codice colore, per esempio rosso, il
livello di criticità a quel momento è da intendersi di colore rosso. Pertanto scattano le misure
previste per il codice colore rosso;
2. informa i gestori dei servizi essenziali presenti sul territorio comunale;
3. Verifica che il messaggio di allerta e/o Avviso di criticità regionale, già a partire dalla
criticità ordinaria – codice giallo, sia trasmesso a insediamenti produttivi a rischio;
4. Pubblica e aggiorna costantemente il sito web istituzionale del Comune con avvisi alla
popolazione e con suggerimenti relativi alle norme di auto protezione a messaggio di allerta
e/o avviso di criticità regionale emesso;
5. mantiene attivo il C.O.C. e partecipa all’attività del C.O.M., fino alla dichiarazione di
cessato allarme;
6. intensifica le attività di presidio territoriale, assicurando il monitoraggio continuo delle aree
a maggior rischio;
7. Allerta la popolazione residente nelle zone interessate al rischio ed esondabili come da
perimetrazione dell’Autorità di Bacino anche a mezzo megafono;
8. fornisce riscontri alla S.O.I.R. e al C.C.S. di tutte le criticità segnalate dai presidi territoriali;
9. mantiene i contatti con i S.O.I.R., C.C.S. rappresentando ogni ulteriore esigenza di
personale, mezzi e materiali, precisandone tipo ed entità.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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In riferimento alla mitigazione del rischio idrogeologico, è necessario che gli Uffici tecnici del
Comune di Molfetta trasferiscano le conoscenze in merito alle criticità esistenti sul proprio
territorio, per consentire di mettere sotto osservazione, già in fase preventiva i punti critici, le
sezioni della rete idrografica in cui possono verificarsi esondazioni e determinarsi situazioni di
pericolo per le persone.
Altri punti di attenzione sono gli attraversamenti viari, punti di rotte arginali, punti di confluenza fra
reticoli, ecc., poiché rappresentano nodi critici in corrispondenza dei quali possono verificarsi
esondazioni localizzate.
L’estensione delle aree interessate dall’allagamento dipende dalla morfologia del territorio
(pendenza, alveo inciso) e dall’intensità e durata della pioggia. Gli attraversamenti, in particolare,
possono trasformarsi in punti ad elevato rischio per l’incolumità di chi li percorre soprattutto se le
sezioni corrispondenti non vengono periodicamente ispezionate e liberate da eventuali depositi che
riducono il deflusso delle acque. In tal senso, la probabilità che si verifichi un evento
potenzialmente pericoloso aumenta poiché l’attraversamento potrebbe essere sormontato – e le aree
contermini allagate – anche in occasione di eventi non eccezionali.
Nel caso di infrastrutture ed opere che siano ubicate in aree ad elevato rischio, nell’attesa della
realizzazione di interventi strutturali e di messa in sicurezza, è necessario adottare misure di
carattere preventivo per contenere l’entità del danno atteso. A tale proposito è opportuno:
a) predisporre un presidio osservativo nei punti critici della rete idrografica (attraversamenti
viari, punti di rotte arginali, punti di confluenza fra reticoli, ecc.) che dia indicazioni per
tempo allo stato del corso d’acqua;
b) informare i residenti nell’area o dintorni del potenziale rischio a cui è soggetta;
c) se la situazione idraulica evolve verso condizioni di criticità peggiorative, interdire il
transito veicolare ed eventualmente allontanare i residenti nell’area a rischio o dei dintorni.
(Tavola – PAI); (Tavola – Piano di Gestione Alluvioni); (Tavola – dati storici: aree e strade
allagate del Comune di Molfetta).
Negli eventi di piena derivanti da precipitazioni copiose e persistenti i fenomeni di esondazione
possono interessare i corsi d’acqua dei bacini più grandi e coinvolgere porzioni di territorio più
estese, aumentando così il numero degli elementi esposti e, dunque, il livello complessivo di
rischio. In attesa di interventi strutturali è necessario porre in atto le azioni di prevenzione
finalizzate a limitare il danno possibile attuando le seguenti misure di cautela:
sospensione delle attività antropiche;
informazione ai residenti delle aree a rischio elevato o molto elevato ed eventuale loro
evacuazione;
interdizione al traffico nei tratti viari di attraversamento delle aree a rischio.
(Tavola – PAI); (Tavola – Piano di Gestione Alluvioni); (Tavola – dati storici: aree e strade
allagate del Comune di Molfetta).
Un’attenzione particolare deve essere rivolta ai fenomeni di allagamento delle aree urbane. Tale
rischio si presenta in caso di precipitazioni intense, anche di durata relativamente breve, nei centri
abitati in cui la rete urbana non è in grado di drenare afflussi elevati o in cui le pendenze stradali
sono tali da favorire elevata velocità di deflusso, con trasporto di materiale vario e detriti. In questi
casi occorre:
verificare lo stato di pulizia delle caditoie e degli attraversamenti;
evitare di utilizzare scantinati o locali seminterrati;
sospendere le attività all’aperto ed evitare di circolare, a meno che non sia strettamente
necessario;
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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evitare di sostare a ridosso di muri che potrebbero crollare per effetto della spinta causata
dall’acqua.
(Tavola – dati storici: aree e strade in cui la rete urbana drenante salta in caso di piogge
intense, anche se di breve durata).
Per migliorare la consapevolezza del rischio nella popolazione, e la conseguente preparazione
all’utilizzo delle norme di autoprotezione, è necessario segnalare, con una adeguata cartellonistica
le zone del territorio comunale, perimetrate a Pericolosità Idraulica dall’Autorità di Bacino della
Puglia, riportate nelle Tavole 9 e 10.
I Sindaci, con un’attività di comunicazione istituzionale (art.12 della L.265/1999, richiamata
dall’art.3 della L. 225/1992), dovrebbero far crescere nei cittadini una moderna cultura
dell’autoprotezione capace di favorire virtuosi comportamenti di carattere precauzionale,
individuali e collettivi. Questa coscienza civica si raggiunge non solo attraverso la conoscenza
e la consapevolezza dei rischi che insistono sul territorio ma, soprattutto, mediante
l’acquisizione di un nuovo senso di responsabilità comportamentale finalizzato alla sicurezza
individuale e collettiva da parte dei cittadini.
Altre attività di mitigazione del rischio ed alcune azioni da porre in atto per migliorare la
preparazione alla risposta di Protezione Civile comunale sono state esplicitate nell’Allegato1. Esse
sono da considerarsi sperimentali, da testate e migliorate in seguito ad esercitazioni necessarie a
verificarne l’efficacia, l’efficienza e la funzionalità.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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NORME DI AUTOPROTEZIONE
Ogni cittadino deve essere a conoscenza delle norme di autoprotezione. Esse devono essere
disponibili, per il download, anche sul Sito del Comune di Molfetta.
Le misure di autoprotezione indicano i corretti comportamenti che il singolo cittadino deve tenere
per prevenire o ridurre i danni che potrebbero derivare da generiche situazioni di rischio. In
particolare, nell’ambito dei rischi meteorologico e idrogeologico-idraulico, manifestazioni tipiche
come temporali e grandinate, venti forti e mareggiate, nebbia, neve e gelate, ondate di calore,
esondazioni ed alluvioni, frane e smottamenti, subsidenze, erosioni del suolo e costiere, possono
generare gravi scenari di rischio.
In generale, quando si intraprendono attività che potrebbero essere condizionate dai fenomeni
meteorologici, è buona norma comportamentale informarsi circa:
le condizioni atmosferiche, attraverso i media locali, i Bollettini e le news pubblicate sul sito
della Protezione Civile regionale www.protezionecivile.puglia.it;
la viabilità stradale, prima e durante un viaggio in auto.
- Rischio meteorologico
In caso di rischio meteorologico, le più comuni misure di autoprotezione da attuare sono:
allontanarsi in luoghi riparati e sicuri appena si comprende che si avvicina un temporale, grazie
all’osservazione delle condizioni del cielo (nubi cumuliformi, cielo cupo e minaccioso, lampi a
breve distanza e tuoni);
se si è alla guida di automezzi e motoveicoli viaggiare con prudenza e a velocità moderata, al
fine di evitare sbandamenti dovuti alla riduzione di aderenza su manto stradale bagnato, innevato
e ghiacciato o a causa delle raffiche di vento. Se necessario, soprattutto in caso di limitata
visibilità, effettuare una sosta, in attesa che la fase più intensa del fenomeno meteorologico in
atto si attenui;
in caso di nebbia, se si è alla guida di automezzi e motoveicoli, mantenere bassa la velocità e
aumentare la distanza di sicurezza, tenendosi pronti ad arrestare il veicolo improvvisamente in
totale sicurezza; accendere anche di giorno gli anabbaglianti, i proiettori fendinebbia e le luci
posteriori antinebbia ma non gli abbaglianti, la cui luce potente e concentrata riflette nelle nebbia
creando una sorta di “muro luminoso” riducendo ulteriormente la visibilità. Non viaggiare mai
sulla striscia laterale della carreggiata perché c’è il rischio di travolgere un altro mezzo “non
visibile”, ad esempio un ciclomotore o un’auto in sosta; per questo se si ha bisogno di fermarsi
accostare lentamente sul lato della carreggiata e attivare i segnalatori luminosi;
in caso di vento forte evitare le zone esposte, le aree verdi e le strade alberate, per il possibile
distacco di oggetti esposti o sospesi, anche di piccole dimensioni e relativamente leggeri come
vasi o tegole, e di rami. Fare attenzione alle strutture mobili, specie quelle che prevedono la
presenza di teli o tendoni;
in caso di mareggiate prestare la massima cautela nel percorrere le strade costiere, evitare di
sostare su moli e pontili ed evitare la balneazione e l’uso delle imbarcazioni.
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- Temporali e fulminazioni
In particolare, in caso di temporali e fulminazioni, se ci si trova all'aperto è opportuno:
restare lontano da elementi che sporgono sensibilmente, come pali o alberi, e non cercare riparo
dalla pioggia sotto questi ultimi;
evitare il contatto con oggetti dotati di buona conduttività elettrica (anche gli ombrelli a punta
metallica) e togliersi monili metallici;
restare lontano dai tralicci dell’alta tensione, attraverso i quali i fulmini – attirati dai cavi elettrici
– possono scaricarsi a terra;
rifugiarsi all’interno dell’automobile, con portiere e finestrini chiusi e antenna della radio
possibilmente abbassata;
se si è su una spiaggia (al mare, al lago o lungo un fiume) o in piscina uscire subito dall’acqua e
allontanarsi dalla riva o dal bordo vasca, liberarsi di ombrelloni, canne da pesca e qualsiasi altro
oggetto appuntito di medie o grandi dimensioni;
non soffermarsi nelle vicinanze di zone d’acqua, ad es. su moli e pontili;
in montagna, scendere di quota o comunque allontanarsi da percorsi particolarmente esposti,
come creste o vette, o attrezzati con funi e scale metalliche e liberarsi di piccozze e sci. Ripararsi
in luoghi chiusi mantenendo distanza dalle pareti e accovacciarsi a piedi uniti a una decina di
metri da altre persone, evitando di sdraiarsi o sedersi per terra, soprattutto se si è costretti a
restare all’aperto: in questo modo si minimizza il rischio di fare da parafulmini;
in campeggio è preferibile ripararsi in una struttura in muratura. Dovendo restare all'interno di
una tenda non toccare le parti metalliche e le pareti della tenda, togliere l’alimentazione dalle
apparecchiature elettriche e isolarsi dal terreno con qualsiasi materiale isolante a disposizione.
Se ci si trova in casa:
evitare di utilizzare le apparecchiature connesse alla rete elettrica e il telefono fisso;
spegnere e staccare il cavo dell’antenna del televisore;
non toccare gli elementi metallici collegati all’esterno;
ridurre al minimo il contatto con l’acqua;
non sostare sotto tettoie e balconi, chiudere le finestre e allontanarsi da queste, dalle pareti e
dalle porte.
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- Neve
Se sono previste nevicate e gelate è buona norma:
procurarsi l’attrezzatura necessaria contro neve e gelo, sia per la tutela della persona (vestiario
adeguato, scarponi da neve), sia per togliere la neve dai pressi della propria casa o dell’esercizio
commerciale (come pale per spalare e scorte di sale);
avere cura di attrezzare adeguatamente la propria auto, montando pneumatici da neve o portando
a bordo catene da neve, preferibilmente a montaggio rapido, controllare che ci sia il liquido
antigelo nell’acqua del radiatore, verificare lo stato della batteria e l’efficienza delle spazzole dei
tergicristalli, tenere in auto i cavi per l’accensione forzata, pinze, torcia e guanti da lavoro;
verificare la capacità di carico della copertura del proprio stabile così da evitare che l’accumulo
di neve e ghiaccio sul tetto potrebbe provocare crolli.
Durante una nevicata non utilizzare mezzi di trasporto a due ruote e, se si è costretti a prendere
l’auto, attuare queste semplici regole di buon comportamento:
liberare interamente l’auto dalla neve;
tenere accese le luci per essere più visibili sulla strada;
mantenere una velocità ridotta, usando marce basse per evitare il più possibile le frenate e
prediligere l’uso del freno motore;
aumentare la distanza di sicurezza dal veicolo che precede;
in salita procedere senza mai arrestarsi, perché una volta fermi è difficile ripartire;
prestare attenzione ai lastroni di neve che, soprattutto nella fase di disgelo, potrebbero staccarsi
dai tetti.
- Ondate di calore
Le ondate di calore si verificano in estate al persistere di temperature al di sopra delle medie stagionali e di elevati tassi di umidità relativa. Al di là del senso di disagio fisiologico comune a tutte le persone e gli animali, esistono fasce di popolazione a rischio per età, condizioni di salute, assunzione regolare di farmaci o attività lavorativa e/o sportiva svolte all’aperto. Le norme di autoprotezione da attuare nei giorni in cui è previsto un rischio elevato legato ad ondate di calore sono:
evitare di uscire nelle ore più calde, dalle 12 alle 18, soprattutto se si è anziani, bambini molto piccoli, persone non autosufficienti o convalescenti;
in casa, proteggersi dal calore del sole con tende o persiane, mantenere il climatizzatore a 25-27 gradi e, se si usa un ventilatore, non indirizzarlo direttamente sul corpo;
consumare pasti leggeri, preferendo frutta e verdura; bere molto evitando bevande alcoliche e caffeina;
indossare abiti leggeri, di colore chiaro, evitando le fibre sintetiche; all’aperto indossare un cappello;
se in casa c’è una persona malata, fare attenzione a non coprirla troppo.
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- Rischio idrogeologico-idraulico Il rischio idrogeologico e idraulico è legato a condizioni meteorologiche (forti piogge e temporali, grandinate e nevicate) i cui effetti al suolo (allagamenti, inondazioni e situazioni generali di dissesto del suolo) possono verificarsi anche nel tempo differito rispetto alla forzante meteorologica.
- Esondazioni e alluvioni
In caso di condizioni che possano generare esondazioni e alluvioni, per ridurre il rischio per la persona e i suoi beni è importante attuare alcune semplici azioni di autoprotezione. Prima dell’evento:
per i residenti in aree riconosciute a rischio di inondazione evitare di soggiornare e/o dormire a livelli inondabili;
predisporre paratie a protezione dei locali situati al piano strada, chiudere o bloccare le porte di cantine e seminterrati e salvaguardare i beni mobili collocati in locali allagabili;
porre al sicuro la propria autovettura in zone non raggiungibili dall’allagamento;
evitare di trascorrere il tempo libero e svolgere attività nei pressi di corsi d’acqua e scegliere come area di campeggio una zona a debita distanza dal letto di un torrente e adeguatamente rialzata rispetto al livello del torrente stesso, oltre che sufficientemente distante da pendii ripidi o poco stabili.
Durante l’evento:
non sostare su passerelle e ponti e/o nei pressi di argini di fiumi e torrenti;
rinunciare a mettere in salvo qualunque bene o materiale e a raggiungere la propria abitazione e trasferirsi subito in ambiente sicuro e ai piani più alti senza usare l’ascensore;
in casa staccare l’interruttore della corrente, chiudere la valvola del gas e prestare attenzione a
non venire a contatto con la corrente elettrica con mani e piedi bagnati;
non bere acqua dal rubinetto di casa, perché potrebbe essere inquinata, e gettare i cibi che sono
stati in contatto con le acque dell’alluvione;
prestare attenzione ai servizi, alle fosse settiche, ai pozzi danneggiati, poiché i sistemi di scarico
danneggiati sono serie fonti di rischio;
se si è all’aperto evitare di passare sotto scarpate naturali o artificiali, non ripararsi sotto alberi
isolati ed evitare il contatto con le acque, che possono essere inquinate da petrolio, nafta o da
acque di scarico o cariche elettricamente per la presenza di linee elettriche interrate;
fare attenzione alle zone dove l’acqua si è ritirata, perché il fondo delle strade può essere
indebolito e potrebbe collassare sotto il peso di un’automobile.
- Allagamenti e frane
In caso di temporali o piogge intense, se si è in aree a rischio allagamenti o frane/smottamenti, è
buona norma:
evitare di soffermarsi in ambienti seminterrati come scantinati, piani bassi, garage, e fare
attenzione al passaggio con automezzi e motoveicoli in sottovia e sottopassi, perché ci si
potrebbe trovare con il veicolo semisommerso o sommerso dall’acqua;
ponendosi in condizioni di sicurezza, osservare l’area nelle vicinanze per rilevare la presenza di
piccole frane o di variazioni del terreno, ricordando che anche piccole modifiche della
morfologia possono essere considerate precursori di eventi franosi;
osservare i muri delle abitazioni, poiché prima delle frane sono visibili sulle costruzioni lesioni e
fratture e alcuni muri tendono a ruotare o traslare;
allontanarsi dai corsi d’acqua o dai solchi di torrenti nei quali vi può essere la possibilità di
scorrimento di colate rapide di fango;
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se la frana viene verso di voi o è sotto: cercare di raggiungere un posto più elevato o stabile; se
non è possibile scappare, rannicchiarsi il più possibile su se stessi e proteggersi la testa; fare
attenzione a pietre o ad altri oggetti che, rimbalzando, potrebbero colpirvi;
nel caso di perdita di gas da un palazzo, non entrare per chiudere il rubinetto ma verificare se vi
sia un interruttore generale fuori dall’abitazione e chiuderlo.
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4. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE E STRATEGIA OPERATIVA Gli obiettivi indispensabili che il Sindaco, in qualità di Autorità comunale di protezione civile,
deve conseguire per fronteggiare una situazione di emergenza nell’ambito della direzione unitaria
dei SERVIZI DI SOCCORSO e di ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE, costituiscono i
lineamenti della pianifiazione.
Per garantire una efficace gestione dell’emergenza a livello locale e, quindi, per la definizione del
modello di intervento del piano di emergenza.
Ciascun obiettivo viene illustrato in maniera più o meno dettagliata mediante:
- Una definizione iniziale in cui viene spiegata la MOTIVAZIONE per cui lo specifico
obiettivo deve essere conseguito
- L’individuazione dei SOGGETTI che partecipano alle attività necessarie al
conseguimento dei suddetti obiettivi;
- Le indicazioni di massima che individuano la STRATEGIA operativa per il
raggiungimento degli stessi.
La strategia operativa è in funzione degli scenari di rischio considerati. Dell’evoluzione in tempo
reale dell’evento e della capacità di risposta all’emergenza da parte del sistema locale di protezione
civile; quindi, gli obiettivi previsti nel piano devono essere definiti sulla base dei diversi contesti
territoriali e, di conseguenza, possono essere implementati secondo le specifiche esigenze che si
possono scaturire nell’ambito delle emergenze locali.
4.1 Funzionalità del sistema di allertamento locale Il piano di emergenza prevede le modalità con le quali il Comune garantisce i collegamenti
telefonici e fax, email, sia con la Regione e con la Prefettura – UTG, per la ricezione e la
tempestiva presa in visione dei bollettini/avvisi di allertamento, sia con le componenti strutture
operative di protezione civile presenti sul territorio – Vigili del Fuoco, Corpo Forestale,
Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Provinciale, Capitanerie di Porto, ASL,
Comuni limitrofi, ecc., per la reciproca comunicazione di situazioni di criticità.
Il sistema di allertamento prevede che le comunicazioni, anche al di fuori degli orari di lavoro della
struttura comunale, giungano in tempo reale al Sindaco.
A tal fine si potrà fare riferimento alle strutture presenti ordinariamente sul territorio comunale o
intercomunale già operative in h 24 (stazione dei carabinieri, presidi dei vigili urbani,
distaccamento dei vigili del fuoco, … ), oppure attivare la reperibilità h24 di un funzionario
comunale a turnazione, i cui recapiti telefonici devono essere trasmessi alle suddette
amministrazioni e strutture.
A Molfetta è in fase di allestimento e installazione il server fax per lo smistamento dei messaggi
istantanei alla lista di distribuzione riservata: esso garantisce la continuità del flusso informativo
tra gli enti preposti (prefettura, regione,…) con i massimi responsabili rappresentanti comunali.
Inoltre dal sito www.protezionecivile.puglia.it si accede all’area riservata dei comuni dalla
postazione della sala operativa della protezione civile, per leggere ed trasmettere i messaggi di
Preallerta, Allerta , Preallarme e Allarme (attualmente i messaggi arrivano direttamente anche al
numero di servizio del Tenente Camporeale)
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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4.2 Coordinamento operativo locale Per garantire il coordinamento delle attività di protezione civile, in particolare in situazioni di
emergenza prevista o in atto , il Sindaco DEVE poter disporre dell’intera struttura comunale ed
avvalersi delle competenze specifiche delle diverse strutture operative di protezione civile
(L.225/92) presenti in ambito locale, nonché di aziende erogatrici di servizi.
A tal fine nel Piano di emergenza viene individuata la struttura di coordinamento che supporta il
Sindaco nella gestione dell’emergenza già a partire dalle prime fasi di allertamento.
Tale struttura potrà avere una configurazione iniziale anche minima – un presidio operativo
organizzato nell’ambito della stessa struttura comunale composto dalla sola funzione tecnica di
valutazione e pianificazione – per poi assumere una composizione più articolata , che coinvolge, in
funzione dell’evoluzione dell’evento , anche enti ed amministrazioni esterni al Comune, in grado di
far fronte alle diverse problematiche connesse all’emergenza – Centro Operativo Comunale o
Intercomunale, attivo h24 – attraverso la CONVOCAZIONE delle diverse FUNZIONI DI
SUPPORTO individuate nel piano.
4.2.l Presidio operativo Comunale o Intercomunale
A seguito di allertamento, nella fase di attenzione, il Sindaco o il suo delegato attiva, anche presso
la stessa sede comunale, un presidio operativo, convocando la funzione tecnica di valutazione e
pianificazione, per garantire un rapporto costante con la Regione e la Prefettura – UTG, un
adeguato raccordo con la polizia municipale e le altre strutture deputate al controllo e
all’intervento sul territorio e l’eventuale attivazione del volontariato locale.
Il presidio operativo dovrà essere costituito da almeno una unità di personale in h24, responsabile
della funzione tecnica di valutazione pianificazione o suo delegato, con una dotazione minima di
un telefono, un fax e un computer.
Quando necessario, per aggiornare il quadro della situazione e definire eventuali strategie di
intervento, il Sindaco provvede a riunire presso la sede del presidio i referenti delle strutture che
operano sul territorio.
4.2.2 Centro Operativo Comunale o Intercomunale
Il Centro Operativo Comunale è la struttura di cui si avvale il Sindaco per coordinare interventi di
emergenza che richiedono anche in concorso di enti ed aziende esterne all’amministrazione
comunale.
Il Centro è organizzato in “FUNZIONI DI SUPPORTO” ossia in specifici ambiti di attività che
richiedono l’azione congiunta e coordinata di soggetti diversi.
Tali funzioni devono essere opportunamente stabilite nel piano di Emergenza sulla base degli
obiettivi previsti nonché delle effettive risorse disponibili sul territorio comunale; per
ciascuna di esse devono essere individuati i soggetti che ne fanno parte e, con opportuno atto
dell’amministrazione comunale, il responsabile.
Di seguito vengono riportate le funzioni di supporto che, in linea di massima, è necessario attivare
per la gestione di emergenze connesse alle diverse tipologie di rischio; per ciascuna funzione
vengono indicati i soggetti egli enti che generalmente ne fanno parte, con i relativi compiti in
emergenza.
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F1 – Tecnica di valutazione e pianificazione
(tecnici comunali, tecnici o professionisti locali, tecnici della provincia e tecnici della
Regione)
Viene attivata dal Sindaco al fine di costituire il Presidio Operativo Comunale che
garantisce lo svolgimento di attività di tipo tecnico per il monitoraggio del territorio
già dalla fase di attenzione.
Riceve gli allertamenti trasmessi dalle Regioni e/o dalle Prefetture, mantenendo con
esse un collegamento costante, ne dà informazione alle altre funzioni e garantisce il
supporto tecnico al Sindaco per determinare l’attivazione delle diverse fasi operative
previste nel piano di emergenza.
Raccorda l’attività delle diverse componenti tecniche al fine di seguire costantemente
l’evoluzione dell’evento, provvedendo ad aggiornare gli scenari di rischio previsti
dal piano di emergenza, con particolare riferimento agli elementi a rischio.
Organizza e coordina le attività delle squadre del Presidio territoriale per la
ricognizione delle aree esposte a rischio e la delimitazione del perimetro.
Verifica l’effettiva funzionalità ed agibilità delle aree di emergenza degli edifici
strategici.
Organizza sopralluoghi per la valutazione del rischio residuo e per il censimento dei
danni.
Mansioni attribuite: mantenimento e coordinamento di tutti i rapporti tra le varie
componenti scientifiche e tecniche. Elaborazione di aggiornamenti cartografici nelle
scale opportune.
F2 – Sanità , Assistenza Sociale e Veterinaria
(A.S.L., C.R.I, Volontariato Socio Sanitario, 118, Regione)
Raccorda l’attività delle diverse componenti sanitarie locali. Provvede al censimento
in tempo reale della popolazione presente nelle strutture sanitarie a rischio e verifica
la disponibilità delle strutture deputate ad accoglierne i pazienti in trasferimento.
Verifica l’attuazione dei piani di emergenza ospedaliera (PEVAC e PEIMAF).
Assicura l’assistenza sanitaria e psicologica durante la fase di soccorso ed
evacuazione della popolazione nelle aree di attesa e di accoglienza. Garantisce la
messa in sicurezza del patrimonio zootecnico.
Mansioni attribuite: Tutto ciò che pertinente alla A.S.L., medicina veterinaria inclusa
oltre che a quanto inerente alle organizzazioni di volontariato che operano nel settore
sanitario.
F3 – Volontariato
(Gruppi comunali di protezione civile, organizzazioni di volontariato)
Redige un quadro sinottico delle risorse realmente disponibili, in termini di mezzi,
uomini e professionalità specifiche e ne monitora la dislocazione. Raccorda le attività
dei singoli gruppi /organizzazioni di volontariato. Mette a disposizione le risorse
sulla base delle richieste avanzate dalle altre funzioni, in particolare per le attività di
informazione e di assistenza alla popolazione.
Mansioni attribuite: soccorso d'urgenza e non alla popolazione; suddivisione,
organizzazione, addestramento ed utilizzo dei gruppi di volontari, che potranno
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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essere utilizzati, previo nulla osta del Sindaco - sentito il Prefetto - nell'emergenza a
seconda della loro specialità; censimento di risorse umane, materiali e mezzi, delle
associazioni di volontariato, ivi incluso i tempi di intervento nell'area interessata. Il
referente di tale funzione, da ritenersi una delle più importanti e delicate, dovrà
provvedere ad organizzare esercitazioni congiunte con le altre forze preposte
all'emergenza al fine di verificare le capacità organizzative ed operative delle
organizzazioni ed associazioni varie, previo nulla osta del Sindaco o suo delegato.
Pertanto, in situazione ordinaria, il referente dovrà, inoltre, acquisire gli elenchi dei
volontari singoli iscritti nei ruoli prefettizi (normativa di riferimento : D.P.R. 66/81),
organizzazioni di volontariato iscritte nei registri regionali (L.266/91 e leggi
regionali), organi e gruppi di volontariato di protezione civile iscritti nell’elenco
nazionale (D.P.R.613/94, modificato dal d.l.292/96); nonché censire i gruppi e le
associazioni locali che operano nel volontariato da poter essere impegnate nelle
attività di previsione, prevenzione e soccorso.
Gli Enti Locali possono stipulare convenzioni con le organizzazioni di volontariato
iscritte da almeno sei mesi nel Registro regionale e che dimostrino attitudine e
capacità operativa. In tal caso gli oneri relativi alla copertura assicurativa sono a
carico dell'Ente con il quale viene stipulata la convenzione (art. 7 legge 11 agosto
1991, n. 266)
F4 – Materiali e Mezzi
(Aziende pubbliche e private, uffici comunali, Provincia e Regione)
Redige un quadro sinottico delle risorse realmente disponibili appartenenti alla
struttura comunale, enti locali,ed altre amministrazioni presenti sul territorio.
Provvede all’acquisto dei materiali e mezzi da ditte ed aziende private. Mette a
disposizione le risorse sulla base delle richieste avanzate dalle altre funzioni.
Mansioni attribuite: Tale funzione di rapporto è essenziale e primaria per
fronteggiare una emergenza di qualsiasi tipo.
Questa funzione, attraverso il censimento delle persone, dei materiali e mezzi
comunque disponibili, siano essi dell'Ente locale che di Ditte private, deve avere un
quadro costantemente aggiornato delle risorse disponibili. A tal fine, il responsabile
di funzione, si avvarrà dei funzionari responsabili dei servizi comunali. Dall'elenco
delle risorse disponibili sono da escludere quelle di appartenenza alla A.S.L., alle
organizzazioni ed associazioni di volontariato specializzato, sia esse risorse costituite
da persone, che da materiali e mezzi.
Nel caso in cui la richiesta di materiali e/o mezzi non possa essere fronteggiata a
livello locale, il Sindaco rivolgerà richiesta al Prefetto competente.
F5 – Servizi Essenziali
(Aziende municipalizzate e società per l’erogazione di acqua, gas, energia,…)
Raccorda l’attività delle aziende e società erogatrici dei servizi. Aggiorna
costantemente la situazione circa l’efficienza delle reti di distribuzione al fine di
garantire la continuità nell’erogazione e la sicurezza delle reti di servizio. Assicura la
funzionalità dei servizi nelle aree di emergenza e nelle strutture strategiche.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Mansioni attribuite: per l'espletamento della funzione assegnata, oltre a quanto di
pertinenza degli impianti dell'Ente locale e quindi allo stesso assegnate, si avvarrà
dei rappresentanti di tutti i servizi essenziali erogati sul territorio (ENEL, GAS,
ACQUA, TELECOM, ecc.). Mediante verifiche territoriali deve essere mantenuta
costantemente aggiornata la situazione circa l'efficienza e gli interventi sulla rete.
F6 – Censimento danni
(Tecnici comunali, esperti professionisti iscritti all’albo, volontari certificati all’albo
delle associazioni regionali,…)
Mansioni attribuite: Censimento danni a persone e cose. Il censimento dei danni a
persone e cose riveste particolare importanza al fine di fotografare la situazione
determinatasi a seguito dell'evento calamitoso e per stabilire gli interventi
d'emergenza.
Il responsabile della funzione, al verificarsi dell'evento calamitoso, dovrà effettuare
un censimento dei danni riferito a:
- persone
- edifici pubblici
- edifici privati
- impianti industriali
- servizi essenziali
- attività produttive
- opere di interesse culturale
- infrastrutture pubbliche
- agricoltura e zootecnica
- altro
Per il censimento di quanto descritto il coordinatore di questa funzione si avvarrà di
funzionari tecnici comunali o Provinciali, del Genio Civile regionale e di esperti del
settore sanitario, industriale e commerciale nonché di Architetti, ingegneri e geometri
operanti nel territorio locale.
E' altresì ipotizzabile l'impiego di squadre miste di tecnici dei vari Enti per le
verifiche speditive di stabilità che dovranno essere effettuate in tempi
necessariamente ristretti.
F7 – Strutture operative locali e viabilità
(Forze dell’Ordine, Polizia Municipale, Vigili del Fuoco)
Raccorda l’attività delle diverse strutture operative impegnate nelle operazioni di
presidio del territorio e di informazione, soccorso e assistenza alla popolazione,
monitorandone dislocazione ed interventi.
Verifica il piano della viabilità. con cancelli e vie di fuga, in funzione
dell’evoluzione dello scenario.
Individua se necessario percorsi di viabilità alternativa, predisponendo quanto
occorre per il deflusso in sicurezza della popolazione da evacuare ed il suo
trasferimento in centri di accoglienzain coordinamento con le altre funzioni.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Mansioni attribuite: il responsabile della funzione dovrà coordinare le varie
componenti locali istituzionalmente preposte alla viabilità nonché ad attivare il
servizio continuativo di segnalazioni.
In particolare, dovrà curare attraverso il servizio continuativo la fase di segnalazione
e preallarme, nonché regolamentare localmente i trasporti e la circolazione inibendo
il traffico nelle aree a rischio, indirizzando e regolando gli afflussi dei soccorsi.
F8 – Telecomunicazioni
(Enti gestori di reti di comunicazioni, Radioamatori)
Raccorda le attività degli enti gestori di telecomunicazioni per garantire la
comunicazione in emergenza tra gli operatori e le strutture di coordinamento.
Garantisce l’immediato ripristino delle linee in caso di interruzione del servizio di
comunicazione. Mette a disposizione la rete dei radioamatori per assicurare la
comunicazione radio sul territorio interessato. Mansioni attribuite: il coordinatore di
questa funzione dovrà, di concerto con il responsabile della TELECOM, con il
responsabile P.T. locale, con il rappresentante delle organizzazioni dei radioamatori
(ARI e C.B.) presenti sul territorio, predisporre una rete di telecomunicazione non
vulnerabile. Durante l'emergenza, il preposto a tale funzione di supporto sarà da
considerarsi responsabile ufficiale dell'informazione. Sarà suo compito tenere i
rapporti con i media previo informazioni ottenute e diramate dal C.O.C. E' fatto
divieto a chiunque diramare notizie di qualsiasi genere connesso all'evento
calamitoso fatta eccezione per il Sindaco o il suo delegato.
F9 – Assistenza alla popolazione
(Uffici comunali, Provincia e Regione)
Aggiorna in tempo reale il censimento della popolazione presente nelle aree di
rischio, con particolare riferimento ai soggetti vulnerabili. Raccorda le attività di con
le funzioni volontariato e strutture operative per l’attuazione del piano di
evacuazione.
Verifica la reale disponibilità di alloggio presso i centri e le aree di accoglienza
individuate nel piano e provvede alla distribuzione dei pasti alla popolazione
evacuata.
Mansioni attribuite: conoscenza e competenza in merito al patrimonio abitativo,
alla ricettività delle strutture turistiche (alberghi, campeggi, ostelli, etc) oltre che
ricerca ed utilizzo di aree pubbliche e private da utilizzare come "zona d'attesa e/o
ospitanti”.
Nota: E' facoltà del Sindaco sostituire, previa motivazione scritta, il Responsabile di
Funzione e/o suo sostituto in qualunque momento ritenuto opportuno e convocare in
toto o in parte – nei locali appositamente predisposti, i Responsabili di Funzione a
secondo della tipologia e gravità dell’evento.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Ciascuna funzione, per il proprio ambito di competenze, valuta l’esigenza di
richiedere supporto a Prefettura – UTG e Regione, in termini di uomini, materiali e
mezzi, e ne informa il Sindaco.
Sarà utile che il Centro Operativo Comunale disponga di una Segreteria che
provveda al raccordo tra le diverse funzioni di supporto, favorendone il
collegamento con il Sindaco anche attraverso opportune riunioni periodiche, e si
occupi dell’attività amministrativa, contabile e di protocollo nonché del rapporto con
Regione, Prefettura – UTG, Provincia e altri Comuni.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Le funzioni di supporto, così come precedentemente elencate, possono essere
accorpate ridotte o implementate secondo le necessità operative connesse alla
gestione dell’emergenza e sulla base delle caratteristiche e disponibilità del comune.
Si ritiene, tuttavia, che per garantire il funzionamento del Centro Operativo in una
qualsiasi situazione di emergenza è almeno necessaria l’attivazione delle seguenti
funzioni:
F1 - Tecnica e di pianificazione
F2 – Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria
F3 – Volontariato
F9 - Assistenza alla popolazione
F7 – Strutture operative e viabilità
In “tempo di pace” è compito delle funzioni predisporre tutti gli elementi ed adottare
tutte le iniziative necessarie per garantire la funzionalità e l’efficienza del Centro
Operativo in situazione di emergenza, anche attraverso la definizione di specifici
“piani di settore”.
Di seguito viene riportato il Decreto Sindacale di nomina dei Responsabili di
Funzione con i relativi nomi:
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Decreto di nomina dei responsabili delle Funzioni di supporto e delle sottofunzioni
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4.3 Attivazione del Presidio territoriale Il piano di emergenza prevede un adeguato sistema di vigilanza sul territorio per
garantire le attività di ricognizione e sopralluogo delle aree esposte a rischio,
soprattutto molto elevato.
L’attivazione del presidio territoriale spetta al sindaco che, attraverso il responsabile
della funzione tecnica di valutazione e pianificazione, ne indirizza la dislocazione e
l’azione, provvedendo ad intensificarne l’attività in caso di criticità rapidamente
crescente verso livelli elevati.
Il presidio territoriale opererà in stretto raccordo e sotto il coordinamento del presidio
operativo costituito dalla funzione tecnica di valutazione e pianificazione che già
nella fase di attenzione costituisce la struttura di coordinamento attivata dal Sindaco
per le attività di sopralluogo e valutazione, provvedendo a comunicare in tempo reale
le eventuali criticità per consentire l’adozione delle conseguenti misure di
salvaguardia.
A tal fine il Comune potrà organizzare squadre miste, composte da personale dei
propri uffici tecnici e delle diverse strutture operative presenti sul territorio (Corpo
Forestale, Vigili del Fuoco, e Volontariato locale) che provvederanno al controllo dei
punti critici, delle aree soggette a rischio preventivamente individuate, dell’agibilità
delle vie di fuga e della funzionalità delle aree di emergenza.
A seguito dell’evento il presidio provvede alla delimitazione dell’area interessata,
alla valutazione del rischio residuo e al censimento del danno.
4.4 Funzionalità delle telecomunicazioni
L’efficace gestione dell’emergenza non può prescindere dalla possibilità di disporre
di un sistema di telecomunicazioni adeguato che consenta, anche in situazione di
criticità, i collegamenti tra la struttura di coordinamento e le squadre che operano sul
territorio.
A tal fine il Sindaco potrà avvalersi delle reti radio presenti sul territorio
(istituzionali o del volontariato radioamatoriale), provvedendo a definire con
dettaglio il flusso di comunicazioni per evitare sovrapposizioni o lacune nel sistema
di comando e controllo.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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4.5 Ripristino della viabilità e dei trasporti - controllo del traffico
Per porre in essere tutti gli interventi necessari al soccorso e alla assistenza alla
popolazione è obiettivo primario del Piano di Emergenza individuare le possibili
criticità del sistema viario in situazioni di emergenza e valutare le azioni immediate
di ripristino in caso di interruzione o danneggiamento.
A tal fine sarà necessario individuare anche ditte private di pronto intervento che
possano supportare l’attività di verifica e ripristino, messa in campo dagli uffici
comunali e dalle competenti strutture operative.
Inoltre per l’attuazione del piano di evacuazione occorre definire uno specifico
PIANO DEL TRAFFICO che evidenzi, su opportuna cartografia, le aree a rischio, la
viabilità alternativa, le vie di fuga con le direzioni di deflusso, l’ubicazione dei
cancelli di accesso e le aree di emergenza.
4.6 Misure di salvaguardia della popolazione
4.6.1 Informazione alla popolazione
Il piano di emergenza definisce le modalità di informazione alla popolazione in
tempo di pace per prepararla ad affrontare un’eventuale situazione di emergenza,
individuando i soggetti deputati a tale attività.
In caso di assenza di strumenti dedicati, il Sindaco può avvalersi del volontariato che
provvederà ad informare preventivamente la popolazione circa:
il rischio presente sul proprio territorio;
le disposizioni del piano di emergenza;
come comportarsi correttamente in caso di evento;
le modalità di diffusione delle informazioni e dell’allarme in emergenza.
4.6.2 Sistemi di allarme per la popolazione
Perché il piano di emergenza possa realmente rivelarsi efficace e consentire le misure
di salvaguardia della popolazione sarà necessario prevedere un sistema di allarme ad
attivare su disposizione del Sindaco e sulla base del quale si avvieranno le operazioni
di evacuazione.
Il sistema potrà utilizzare dispositivi locali di allarmi (sirene, altoparlanti montati su
autovetture, altri sistemi acustici), e/o prevedere altre forme di comunicazione: es.
per via telefonica e/o porta a porta, utilizzando il volontariato e la Polizia
Municipale, in coordinamento con le altre Forze dell’Ordine ed i Vigili del Fuoco,
siti internet,ecc.
4.6.3 Censimento della popolazione
Per garantire l’efficacia delle operazioni di allontanamento della popolazione, con la
relativa assistenza il piano deve prevedere un aggiornamento costante del
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Censimento della Popolazione presente nelle aree a rischio, con particolare riguardo
alla individuazione delle persone non autosufficienti e la disponibilità dei mezzi di
trasporto, anche facendo ricorso a ditte autorizzate per il trasferimento della
popolazione, priva di mezzi propri, verso i centri e le aree di accoglienza.
4.6.4 Individuazione e verifica della funzionalità delle aree di emergenza
Per garantire l’efficacia dell’assistenza alla popolazione il Piano individua le aree di
emergenza e stabilisce il controllo periodico della loro funzionalità.
A tal fine, sarà utile stabilire accordi con le amministrazioni confinanti per
condividere gli stessi centri/aree di accoglienza secondo un principio di mutua
solidarietà, nonché stipulare convenzioni con ditte specializzate per assicurare la
manutenzione delle aree.
Aree di emergenza
Nella pianificazione di emergenza è necessario individuare aree destinate a scopi di
protezione civile. Tali aree possono avere caratteristiche polifunzionali, in modo da
svolgere una funzione ordinaria quale il mercato settimanale, attività fieristiche o
sportive, ed altre secondo le esigenze del comune; ciò garantisce la continua
manutenzione e, in caso di emergenza, il rapido utilizzo per l’accoglienza della
popolazione e/o l’ammassamento delle risorse necessarie al soccorso ed al
superamento dell’emergenza.
Ciascuna area di emergenza, coi relativi percorsi di accesso, è rappresentata nel
G.I.S. in dotazione al comando, rappresentata in scala e utilizzando la simbologia
adeguata. Le aree di emergenza si distinguono in tre tipologie:
1. aree di attesa: luoghi in cui è garantita la prima assistenza alla popolazione
immediatamente dopo l’evento calamitoso oppure successivamente alla
segnalazione della fase di preallarme
2. aree di accoglienza: luoghi in grado di accogliere ed assistere la popolazione
allontanata dalle proprie abitazioni;
3. aree di ammassamento : luoghi di raccolta di uomini e mezzi necessari alle
operazioni di soccorso alla popolazione
AREE DI ATTESA
Le aree di attesa sono luoghi di prima accoglienza per la popolazione ; si
possono utilizzare piazza, slarghi, luoghi all’aperto ampi, parcheggi, spazi
pubblici o privati ritenuti idonei e non soggetti a rischio evitando cioè: aree
alluvionali, aree in prossimità di versanti instabili, di crollo di strutture attigue,
incendi boschivi, ecc. facilmente raggiungibili attraverso percorsi sicuri,
segnalati in verde sulla cartografia e indicati con segnaletica adeguata sul
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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territorio. Il numero di aree da scegliere è funzione del numero degli abitanti e
della capacità ricettiva degli spazi disponibili.
In tali aree la popolazione riceverà le prime informazioni sull’evento e i primi
generi di conforto in attesa di essere sistemata in strutture di accoglienza
adeguate.
AREE DI ACCOGLIENZA
Le aree di accoglienza della popolazione individuano luoghi dove la
popolazione risiederà per brevi periodi, medi e lunghi periodi. La tipologia
delle aree per l’accoglienza della popolazione sarà classificata, per uniformità
di linguaggio, nel seguente modo:
1) strutture esistenti idonee ad accogliere la popolazione (alberghi, scuole,..)
2) tendopoli
3) insediamenti abitativi di emergenza (casette prefabbricate)
Le strutture esistenti: sono tutte quelle strutture pubbliche e/o private in
grado di soddisfare esigenze di alloggiamento della popolazione (alberghi,
centri sportivi, strutture militari, scuole, campeggi, ecc.). La permanenza in
queste strutture è temporanea (da qualche giorno ad alcune settimane) ed è
finalizzata al rientro della popolazione nelle proprie abitazioni, alla
sistemazione in affitto e/o assegnazione di altre abitazioni, alla realizzazione e
allestimento di insediamenti abitativi di emergenza.
Tendopoli: questa sistemazione pur non essendo la più confortevole delle soluzioni
per la collocazione dei senza tetto, viene, comunque, imposta dai tempi stretti
dell’emergenza come la migliore e più veloce risposta: la permanenza in queste aree
non può superare i 2-3 mesi. Individuata l’area idonea, occorre realizzare un progetto
per l’ottimale collocazione delle tende e dei servizi che preveda moduli precostituiti
con agevoli percorsi all’interno del campo.
Insediamenti abitativi di emergenza (prefabbricati e/o sistemi modulari): questa
soluzione alloggiativa, in caso dovesse perdurare il periodo di crisi, è la successiva
sistemazione dei senza tetto, dopo il passaggio nelle strutture esistenti e tendopoli.
Questo sistema da la possibilità di mantenere le popolazioni, nei limiti del possibile,
nei propri territori e presenta vantaggi significativi rispetto a persone
psicologicamente colpite dalla perdita della “casa” intesa come luogo della memoria
e della vita familiare.
AREE DI AMMASSAMENTO SOCCORRITORI E RISORSE
A livello provinciale o intercomunale si dovranno individuare aree destinate ad
ammassamento dei soccorritori e delle risorse vicine ai centri operativi; da esse
partono i soccorsi e le risorse utili alla gestione dell’emergenza locale.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Tali aree dovranno avere dimensioni sufficienti ad accogliere una popolazione
mediamente compresa tra 100 e 500 persone.
Si devono individuare aree non soggette a rischio evitando cioè aree: soggette ad
alluvioni, in prossimità di versanti instabili, adiacenti a strutture a rischio di
controllo, a rischio incendi boschivi, ecc. possibilmente ubicate nelle vicinanze
infrastrutture per l’approvvigionamento di risorse idriche, elettriche e per lo
smaltimento di acque reflue. Tali aree dovranno essere poste in prossimità di uno
svincolo autostradale o comunque vicino ad una viabilità percorribile da mezzi di
grandi dimensioni e , in ogni caso, facilmente raggiungibili. In “tempo di pace” le
aree possono avere una destinazione d’uso alternativa: parcheggio, mercato attività
sportiva, ecc.
La tipologia delle strutture per l’accoglienza dei soccorritori è costituita da tende,
mentre per i servizi si potranno impiegare i moduli.
Tali aree sono indicate insieme ai percorsi migliori per accedervi, sulla cartografia
G.I.S.
Criteri per l’individuazione di superfici idonee alla realizzazione di aree di
accoglienza per tende ed insediamenti abitativi di emergenza (prefabbricati e/o
sistemi modulari)
In considerazione del disagio delle persone da assistere, è importantissimo che
l’attivazione del sistema di protezione civile avvenga in tempi brevissimi.
I principali criteri da adottare per la localizzazione delle suddette aree sono i
seguenti:
- numero di persone potenzialmente a rischio;
- posizionamento delle aree in zone sicure;
- vicinanza delle aree ad una viabilità principale;
- vicinanza delle aree ai servizi essenziali (acqua, luce e smaltimento acque
reflue)
Per l’organizzazione delle funzioni tipiche del quartiere e quelle di valenza comune
quale il presidio sanitario, la scuola, la chiesa, gli uffici amministrativi comunali,
l’ufficio postale, la banca, le attività commerciali, ecc. si possono utilizzare unità
modulari di tipo sociale quali containers e/o casette prefabbricate. E’ molto
importante in fase di pianificazione che le aree individuate non siano soggette a
rischio derivante da:
- Esposizione a crolli di ciminiere, tralicci antenne, gru, installazioni
sopraelevate, ecc.;
- Presenza di condutture principali di gasdotti, o di testate elettriche;
- Vicinanze a dighe, bacini idraulici e condotte forzate;
- Natura instabile di terreni;
- Vicinanza di corsi d’acqua soggetti ad esondazione;
- Vicinanza a complessi industriali possibili fonti di rischio incendio,
chimico, biologico, ecc.
- Vicinanza a magazzini centri di stoccaggio e serbatoi di gas, liquidi e solidi
infiammabili o a rischio chimico ecc.;
- Prossimità ad aree boscate (rischio incendio di interfaccia)
Tendopoli
Caratteristica delle aree di accoglienza e di ammassamento
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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E’ utile ricercare aree con le seguenti caratteristiche:
- Pianeggiante;
- Nelle vicinanze o a ridosso di vie di comunicazione;
- Possibilmente in immediate vicinanze di rete idrica, rete fognaria, rete o
cabina elettrica, telefonia fissa e mobile
- Buona accessibilità, anche per mezzi di grandi dimensioni;
- Spazi esterni all’area da destinare a parcheggio dei mezzi.
Inoltre è importante prevedere ai bordi del campo, lo stoccaggio e la
movimentazione dei minibox, contenenti tende e quant’altro per ridurre al minimo il
transito dei mezzi.
Dette aree individuano i luoghi in cui saranno installati i primi
insediamenti abitativi. Esse devono avere dimensioni sufficienti per
accogliere almeno una tendopoli per 500 persone (circa 6.000 m², servizi campali compresi), ed essere collocate in zone non soggette a rischio (di inondazione, di frane, di crolli, ecc..). Inoltre devono essere ubicate nelle vicinanze di risorse idriche, elettriche e ricettive per lo smaltimento delle acque reflue. Il percorso migliore per raggiungere tali aree e le aree stesse si riportano con apposito colore sulla cartografia d'emergenza a scala di comune. Tali aree dovrebbero avere, nelle immediate vicinanze, spazi liberi ed idonei per un’eventuale ampliamento. Inoltre, anche queste aree possono essere dotate di attrezzature ed impianti di interesse pubblico per la realizzazione e lo svolgimento, in condizioni di "non emergenza", di attività fieristiche, concertistiche, circensi, sportive, etc. La suddetta polifunzionalità delle aree può costituire requisito preferenziale per l’assegnazione di eventuali stanziamenti regionali o per l’accesso ai fondi comunitari disponibili per tali scopi. La scelta delle aree dovrà essere basata sui criteri riportati nel manuale operativo predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, Commissario Delegato ai sensi dell’O.P.C.M. 28 agosto 2007, n. 3606. Nello specifico dovranno essere individuate aree ritenute idonee all’attesa, all’accoglienza e all’ammassamento soccorritori e risorse, e non soggette a particolari rischi; pertanto occorrerà evitare di localizzare dette aree in prossimità di zone alluvionali, a rischio di crollo di strutture attigue, incendi di interfaccia, ecc., facilmente raggiungibili attraverso percorsi ritenuti sicuri, segnalati in verde sulla cartografia. Sarebbe, altresì, auspicabile che dette aree siano individuate tenendo conto degli abitanti del territorio di riferimento e della capacità ricettiva degli spazi disponibili. Particolare attenzione dovrà essere posta alle aree di accoglienza. Nello specifico, si suggerisce di localizzare dette aree all’interno di strutture esistenti idonee ad accogliere la popolazioni in condizioni di emergenza (alberghi, scuole, ecc.). Tuttavia, essendo la sistemazione della popolazione in strutture esistenti in condizioni di emergenza limitata a qualche giorno o alcune settimane e finalizzata al rientro della popolazione nelle proprie abitazioni, alla sistemazione in affitto e/o all’assegnazione di altre abitazioni, alla realizzazione e all’allestimento di insediamenti abitativi di emergenza, dovrebbero essere individuate aree alternative, ove sarebbe possibile sistemare delle tendopoli. Infatti, nei giorni immediatamente successivi ad un evento calamitoso la popolazione colpita, che tende progressivamente al recupero del senso di appartenenza ed alla capacità di elaborare meccanismi di risposta comportamentali, viene alloggiata provvisoriamente in aree di ricovero attrezzate con tende o roulottes. Le tendopoli (o roulottopoli) soddisfano i bisogni primari della popolazione, garantendo un riparo dalle intemperie. Nel frattempo si procede alla verifica
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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dell’agibilità delle strutture interessate dall’evento calamitoso, procedendo, laddove le condizioni al contorno lo consentano, al rientro nelle abitazioni, previa eventuale esecuzione di interventi di riparazione o messa in sicurezza di tipo “leggero”. A partire dai 2 mesi e fino a circa 2-3 anni dall’evento, periodo in cui la popolazione tende al recupero dell’autonomia e dell’intimità, attraverso la rielaborazione di un nuovo modello di organizzazione familiare e sociale, è previsto il ricorso ai moduli abitativi, che, in ogni caso, ben difficilmente possono essere resi disponibili in un minor lasso di tempo dal “mercato” e dalla necessità di attrezzare le relative aree di insediamento. A tale distanza di tempo dall’evento è necessario soddisfare bisogni secondari della
popolazione, ricostruendo i nuclei familiari, garantendo agli stessi autonomia ed
indipendenza. In questa seconda fase dell’evento, si procede quindi all’installazione di prefabbricati (in legno, cemento armato o materiali compositi) per consentire alla popolazione colpita, in condizioni di lunga permanenza, una condizione più confortevole. Il passaggio da strutture provvisorie, tipo containers, a strutture semi-permanenti, tipo prefabbricati, è legata anche a scelte di natura sociale ed urbanistica, in quanto questi insediamenti, in molti casi, strutturano degli agglomerati urbani stabili e duraturi, anche dopo il rientro dalle condizioni di emergenza. I prefabbricati necessitano spesso di installazioni fisse, richiedono tempi relativamente lunghi per il montaggio ed il collegamento alle reti di servizi, sono difficilmente removibili ed hanno un costo relativamente elevato. In genere a circa 9-12 mesi dall’evento inizia la ricostruzione vera e propria degli edifici danneggiati, secondo i criteri e le procedure nel frattempo stabiliti in relazione agli obiettivi prefissati. A tale distanza temporale dall’evento è possibile ritenere che la popolazione colpita sia riuscita a riorganizzarsi secondo un modello di vita “normale” e sia oltremodo fiduciosa di rientrare nella propria abitazione ripristinata, avendo concreta percezione della fase di ricostruzione. In tutti gli stadi su descritti è frequente il ricorso ad unità modulari di tipo sociale, che consentono l’organizzazione di funzioni tipiche del quartiere e quelle di valenza comune quali il presidio sanitario, la scuola, la chiesa, gli uffici amministrativi comunali, l’ufficio postale, la banca, le attività commerciali, ecc.. Di seguito si riportano le caratteristiche salienti dei moduli tipo container e dei prefabbricati per uso abitativo utilizzati in condizioni di emergenza. Il container, inteso come modulo standardizzato, adibito a necessità alloggiative o sociali, ha rappresentato il più diffuso apparato utilizzato per fronteggiare condizioni emergenziali, grazie ai vantaggi offerti in termini di autonomia funzionale, rapidità di fornitura, trasporto e posizionamento, possibilità di recupero e successivo stoccaggio, facilità di manutenzione. Le caratteristiche tecniche sotto indicate sono quelle desunte dai capitolati tecnici utilizzati per la fornitura dei containers di protezione civile durante la crisi sismica che ha colpito le regioni Marche ed Umbria il 26 settembre 1997. Le tipologie di container per uso abitativo più largamente utilizzate corrispondono alle seguenti configurazioni standard:
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Figura : tipologia di containers [Manuale tecnico per l’allestimento delle aree di
ricovero per strutture prefabbricate
di protezione civile, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della
Protezione Civile, Marzo 2005]
Il trasporto dei containers avviene tramite autoarticolati dotati di sterzo posteriore in grado di percorrere strade montane. Ogni automezzo è in grado di portare un container di tipo ISO 40 o due moduli di tipo ISO 20. Si tratta comunque di trasporti eccezionali, in quanto eccedono la sagoma limite di 2,50x12,00x4,00 definita dall’art. 61 del Codice della Strada (D.Lgs n. 285/92 e s.m.i.), che necessitano delle autorizzazioni di cui all’art. 13, comma 1 del Regolamento di attuazione del Codice della Strada (D.P.R. n. 610/96) e di quelle rilasciate dalle Prefetture per motivi di necessità ed urgenza. Per la progettazione delle tendopoli e delle aree allestite con i containers si rimanda a quanto predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, attraverso il Manuale tecnico per l’allestimento delle aree di ricovero per strutture prefabbricate di protezione civile, del Marzo 2005. Si riportano, infine, di seguito degli schemi relativi alla sistemazione e all’ingombro di detti containers.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Figura : Containers-disposizione a schiera [Manuale tecnico per l’allestimento delle
aree di ricovero per strutture prefabbricate di protezione civile, Presidenza del
Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, Marzo 2005]
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Figura: Containers-disposizioni varie [Manuale tecnico per l’allestimento delle aree
di ricovero per strutture prefabbricate di protezione civile, Presidenza del Consiglio
dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, Marzo 2005]
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Figura: Containers-Disposizione a corte [Manuale tecnico per l’allestimento
delle aree di ricovero per strutture prefabbricate di protezione civile, Presidenza
del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, Marzo 2005]
Elenco delle opere di urbanizzazione primaria delle aree di accoglienza e di
ammassamento
- In caso di aree agricole o di terreni argillosi compattamento del suolo per
mezzo di materiale inerte;
- Viabilità interna longitudinale;
- Viabilità interna di penetrazione pedonale – traffico leggero;
- Percorsi pedonali tra tende e moduli per servizi igienici, uffici, pronto
soccorso, magazzini, attività sociali ecc.;
- Rete elettrica per la fornitura di energia elettrica (tramite gruppi elettrogeni
e /o punto fisso società elettriche) per tende e per unità moduli per servizi
igienici, pronto soccorso, uffici magazzini, attività sociali, ecc.;
- Rete di messa a terra;
- Illuminazione pubblica;
- Rete idrica per fornitura di acqua potabile (tramite collegamento
all’acquedotto cittadino)
- Rete fognaria con collegamento al collettore delle fogne del comune.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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Caratteristiche delle aree di accoglienza per insediamenti abitativi di emergenza
(containers e casette prefabbricate)
A partire dai 2 mesi, periodo in cui la popolazione tende al recupero dell’autonomia
e dell’intimità, attraverso la rielaborazione di un nuovo modello di organizzazione
familiare e sociale, è previsto il ricorso ai moduli abitativi.
Si procede quindi all’installazione di prefabbricati (in legno, cemento armato o
materiali composti) per consentire alla popolazione colpita, in periodi di lunga
permanenza, una condizione più confortevole.
Il posizionamento di prefabbricati modulari o dei containers comporta comunque la
necessità di una attenta analisi del sito finalizzata all’individuazione delle
caratteristiche generali previste per la realizzazione di villaggi temporanei di
emergenza. Le caratteristiche essenziali per il posizionamento dell’insediamento
sono:
- Aree morfologicamente regolari, possibilmente pianeggianti;
- Aree poste nelle vicinanze o a ridosso di vie di comunicazione;
- Aree con caratteristiche di buone accessibilità, anche per mezzi di grandi
dimensioni;
- Aree possibilmente situate in immediata adiacenza di rete idrica, rete
fognaria, rete o cabina elettrica, telefonia fissa e mobile;
- Aree con possibilità di spazi esterni all’area da destinare a parcheggio dei
mezzi;
- Aree in grado di accogliere unità abitative corrispondenti ad una
popolazione da insediare mediamente compresa tra 100 e 500 persone.
Elenco delle opere di urbanizzazione primaria delle aree di accoglienza per
insediamenti abitativi di emergenza
- Sistemazione preliminare dell’area;
- Trattamento dei suoli e viabilità;
- Impianto elettrico;
- Rete di distribuzione idrica;
- Rete di fognatura;
Per quanto riguarda le specifiche tecniche di rimanda al sito di protezione civile
www.protezionecivile.it nella sezione pubblicazioni alla voce “ allestimento delle
aree di emergenza”.
4.6.5 Soccorso ed evacuazione della popolazione
Una sezione specifica deve essere dedicata alle modalità di soccorso ed evacuazione
della popolazione presente nelle zone potenzialmente a rischio o già interessate da un
fenomeno calamitoso in atto, una volta raggiunta la fase di allarme , o comunque
quando ritenuto indispensabile dal Sindaco sulla base della valutazione di un grave
rischio per l’integrità della vita. Particolare riguardo sarà dato alle persone con
ridotta autonomia (anziani e disabili), alle persone ricoverate in strutture sanitarie, e
alla popolazione scolastica; andrà inoltre adottata una strategia idonea che preveda, il
ricongiungimento alle famiglie nelle aree di accoglienza.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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4.6.6 Assistenza alla popolazione
Durante le fasi di evacuazione della popolazione deve essere garantita l’assistenza e
l’informazione alla popolazione sia durante il trasporto che nel periodo di
permanenza nelle aree di attesa e di accoglienza. Sarà necessario prevedere dei
presidi sanitari costituiti da volontari e personale medico in punti strategici previsti
dal piano di evacuazione.
4.7 Ripristino dei servizi essenziali
Per assicurare la piena operatività dei soccorritori e la funzionalità delle aree di
emergenza, nonché per ridurre al minimo i disagi per la popolazione, il piano deve
stabilire le modalità più rapide ed efficaci per provvedere alla verifica e alla messa in
sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali e al successivo ripristino.
In tal senso è necessario mantenere uno stretto raccordo con le aziende e società
erogatrici dei servizi a favorirne l’integrazione con le strutture operative deputate
agli interventi di emergenza.
4.8 Salvaguardia delle strutture ed infrastrutture a rischio
L’individuazione e la determinazione dell’esposizione al rischio delle strutture ed
infrastrutture consente di definire le azioni prioritarie da attuarsi, in via generica,
nelle fasi operative previste nel modello di intervento incentrato sulla salvaguardia
della popolazione. Obiettivo prioritario di tali azioni consiste nel ridurre le
conseguenze, sanitarie e socio economiche sulla popolazione, dovute a crolli,
esplosioni ed altri effetti calamitosi.
Le azioni di protezione civile coordinate dal Comune sono a supporto dei Vigili del
Fuoco e delle altre strutture operative competenti per specifiche attività al fine di:
- rafforzare il presidio del territorio in prossimità degli elementi a rischio
- tenere costantemente aggiornata la struttura comunale di coordinamento
sul possibile coinvolgimento dell’elemento
- mantenere il contatto con le strutture operative
- valutare il passaggio a fasi successive sino alle procedure di evacuazione
(fase di allarme)
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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5.0 MODELLO DI INTERVENTO
Il modello di intervento consiste nell'assegnazione delle responsabilità e dei compiti
nei vari livelli di comando e controllo per la gestione dell'emergenza a livello
comunale. Nel modello vengono riportate le procedure suddivise in diverse fasi
operative per l'attuazione più o meno progressiva delle attività previste nel Piano, in
base alle caratteristiche ed all'evoluzione dell'evento, in modo da consentire
l'utilizzazione razionale delle risorse, ed il coordinamento degli operatori di
protezione civile presenti sul territorio.
5.1 Il sistema di comando e controllo/Incendi di interfaccia/Eventi idrogeologici e/o idraulici
La procedura di attivazione del sistema di comando e controllo è finalizzata a
disciplinare il flusso delle informazioni nell'ambito del complesso sistema di risposta
di protezione civile, garantendo che i diversi livelli di comando e di responsabilità
abbiano in tempi rapidi le informazioni necessarie a poter attivare le misure per la
salvaguardia della popolazione e dei beni esposti. A tal fine è necessario costruire un
sistema di procedure attraverso il quale il Sindaco, autorità comunale di protezione
civile, riceva un allertamento immediato, possa avvalersi di informazioni dettagliate
provenienti dalle squadre che operano sul territorio, disponga l'immediato e
tempestivo impiego di risorse, fornisca le informazioni a Prefettura - UTG, Provincia
e Regione utili ad attivare le necessarie ed adeguate forme di concorso. Di seguito si
approfondiscono gli aspetti relativi al sistema di comando e controllo nel caso di
incendi di interfaccia e di eventi di natura idrogeologica ed idraulica.
Incendi di interfaccia
Fermo restando il ruolo operativo che nella lotta attiva agli incendi è demandato
esclusivamente agli organi tecnici rappresentati dal Corpo Forestale e dal Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco, unitamente, se del caso, alle organizzazioni di
Volontariato, che operano sotto il coordinamento del Direttore delle Operazioni di
Spegnimento (D.O.S.), acquista fondamentale importanza la rapidità della
valutazione e la tempistica nell'informazione qualora l'incendio determini situazioni
di rischio elevato per le persone, le abitazioni e le diverse infrastrutture. Tale
situazione, alla stregua di qualunque altra emergenza di protezione civile, necessita di
un coordinamento che dovrà essere attuato in prima battuta, dal Sindaco e dalla
struttura comunale per poi prevedere, ove del caso, l'impiego di risorse in aggiunta a
quelle comunali.
A partire dall'avvistamento di un incendio nel territorio comunale o in zona ad esso
limitrofa, il Sindaco provvede ad attivare il presidio operativo convocando il
responsabile della funzione tecnica di valutazione pianificazione, al fine di dare avvio
alle attività di sopralluogo e valutazione della situazione mediante l'impiego di un
presidio territoriale.
Nel caso in cui il Direttore delle operazioni di spegnimento (D.O.S.) del Corpo
Forestale, ravvisi la possibilità di una reale minaccia per le infrastrutture fornisce
immediata comunicazione alla Sala Operativa Unificata Permanente
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
104 di 120
(S.O.U.P.)/Centro Operativo Regionale (C.O.R.) che provvede ad informare
immediatamente il Sindaco del comune interessato, contattando il presidio operativo
comunale, il Prefetto e la sala operativa regionale di protezione civile. Allo stesso
modo laddove un distaccamento del Comando provinciale dei Vigili del fuoco riceva
dalle proprie squadre informazioni in merito alla necessità di evacuare una struttura
esposta ad incendio ne dà immediata comunicazione al Sindaco. Quest'ultimo
provvede ad attivare il proprio centro operativo comunale preoccupandosi,
prioritariamente, di stabilire un contatto con le squadre che già operano sul territorio
e inviare una squadra comunale che garantisca un continuo scambio di informazioni
con il centro comunale e fornisca le necessarie informazioni alla popolazione
presente in zona. Il Sindaco, raccolte le prime informazioni, e ravvisata la gravità
della situazione, provvede immediatamente ad informare la Provincia, la Prefettura -
UTG e la Regione mantenendole costantemente aggiornate sull'evolversi della
situazione. Le amministrazioni suddette, d'intesa valutano, sulla base delle
informazioni in possesso, le eventuali forme di concorso alla risposta comunale.
Eventi idrogeologici e/o idraulici
Al ricevimento da parte della Prefettura - UTG dell'avviso meteorologico per
fenomeni rilevanti o del bollettino di criticità ordinaria dal Centro funzionale centrale
o regionale, o in base alle valutazione dei dati provenienti dal proprio sistema di
monitoraggio locale, il Sindaco attiva il proprio presidio operativo convocando il
responsabile della funzione tecnica di valutazione pianificazione, dandone
comunicazione alla Provincia, alla Prefettura - UTG ed alla Regione, avviando i
contatti con le strutture operative presenti sul territorio (CC, VVF, GdF, CFS, PS,
Polizia locale e Capitanerie di Porto).
Nella successiva fase di preallarme il Sindaco, dopo aver attivato il centro operativo
comunale, dispone l'invio di squadre miste del presidio territoriale (tecnici comunali,
volontari, vigili del fuoco, tecnici provinciali e/o regionali), al fine di avere
informazioni sull'evolversi del fenomeno. Sulla scorta delle informazioni ricevute dal
territorio il Sindaco provvede, nella fase di allarme, a predisporre le necessarie risorse
per le eventuali attività di evacuazione ed assistenza alla popolazione, garantendo
adeguato supporto da parte della struttura comunale alle attività di soccorso.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
105 di 120
5.2 Le fasi operative
La risposta del sistema di protezione civile comunale può essere articolata in quattro
fasi operative non necessariamente successive (fasi di: preallerta - attenzione -
preallarme - allarme) corrispondenti al raggiungimento di tre livelli di allerta come
riportato nella tabella che segue.
Fase di Preallerta
Rischio incendio di interfaccia
La fase di preallerta si attiva:
- con la comunicazione da parte della Prefettura
- UTG dell'inizio della campagna AIB;
- al di fuori del periodo della campagna AIB, in seguito alla comunicazione nel
bollettino della previsione di una pericolosità media;
- al verificarsi di un incendio boschivo sul territorio comunale.
Rischio idrogeologico e idraulico
La fase di preallerta si attiva:
- al ricevimento del Bollettino di criticità con previsione di criticità ordinaria e/o
Messaggio di Allerta con conseguente alla possibilità di fasi temporalesche intense,
emesso dal Centro Funzionale regionale o dalla Regione d'intesa con il Dipartimento
della Protezione Civile.
Fase di attenzione
Rischio incendio di interfaccia
La fase di attenzione viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo livello
di allerta determinato:
- dal ricevimento del Bollettino con la previsione di una pericolosità alta;
- al verificarsi di un incendio boschivo sul territorio comunale che, secondo le
valutazioni del DOS, potrebbe propagarsi verso la "fascia perimetrale".
Rischio idrogeologico e idraulico
La fase di attenzione viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo livello
di allerta determinato:
- dal ricevimento dell'Avviso di criticità moderata emesso dal Centro
Funzionale regionale o dalla Regione d'intesa con il Dipartimento della Protezione
Civile;
- al verificarsi di un evento di criticità ordinaria;
- al superamento di soglie riferite ai sistemi di allertamento locale, ove presenti,
o all'aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi territoriali.
Fase di preallarme
Rischio incendi di interfaccia
La fase di preallarme viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo
livello di allerta determinato:
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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- da l'incendio boschivo in atto prossimo alla fascia perimetrale e che, secondo le
valutazioni del DOS, andrà sicuramente ad interessare la fascia di interfaccia.
Rischio idrogeologico e idraulico
La fase di preallarme viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo
livello di allerta determinato:
- dal ricevimento dell'Avviso di criticità elevata emesso dal Centro
Funzionale regionale o dalla Regione d'intesa con il Dipartimento della Protezione
Civile;
- dal verificarsi di un evento con criticità moderata;
- al superamento di soglie riferite al sistemi di allertamento locale,
ove presenti, o all'aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi
territoriali.
Fase di allarme
-Rischio incendi di interfaccia
La fase di allarme viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo livello di
allerta determinato:
- dall'incendio in atto interno alla "fascia perimetrale".
-Rischio idrogeologico e idraulico
La fase di allarme viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo
livello di allerta determinato:
- dal verificarsi di un evento con criticità elevata;
- al superamento di soglie riferite al sistemi di allertamento locale, ove presenti,
o all'aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi territoriali.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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LIVELLI DI ALLERTA Fasi
ATTIVITA'
Incendio di interfaccia
Evento idrogeologico e/o
idraulico
Op
erativ
e
- Periodo campagna
AIB
- Bollettino pericolosità media
- Evento in atto
- Bollettino con previsione di
criticità ordinaria e/o messaggio
di Allerta conseguente alla
possibilità di fasi temporalesche
intense
PR
EA
LL
ER
TA
Il Sindaco avvia e
mantiene i contatti con
le strutture operative
locali la Prefettura -
UTG, la Provincia e la Sala Operativa della
Regione – SOIR. e
monitoraggio costante
del sito web
www.protezionecivile.p
uglia.it al fine di poter
ricevere le informazioni
contenute nei Bollettini
di Aggiornamento
- Bollettino pericolosità alta
- Possibile propagazione
dell'incendio verso zone di
interfaccia
- Avviso di criticità moderata
- Evento in atto con criticità
ordinaria
- Superamento di soglie riferite ai
sistemi di allertamento locale, o
peggioramento della situazione
nei punti critici monitorati dai
Presidi territoriali
AT
TE
NZ
ION
E
Attivazione del
Presidio Operativo,
con la convocazione
del responsabile della
funzione tecnica di
valutazione e
pianificazione. Continuo contatto con
la SOIR regionale e
monitoraggio costante
del sito web
www.protezionecivile.
puglia.it al fine di
poter ricevere le
informazioni
contenute nei
Bollettini di
Aggiornamento
- Evento in atto che
sicuramente interesserà la
zona di interfaccia
- Avviso di criticità elevata
- Evento con criticità moderata
- Superamento di soglie riferite ai
sistemi di allertamento locale, o
peggioramento della situazione
nei punti critici monitorati dai
Presidi territoriali
PR
EA
LL
AR
ME
Attivazione del Centro
Operativo Comunale o
Intercomunale.
Continuo contatto con
la SOIR regionale e
monitoraggio costante
del sito web
www.protezionecivile.
puglia.it al fine di
poter ricevere le
informazioni
contenute nei
Bollettini di
Aggiornamento
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
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- Incendio di interfaccia
- Evento in atto con criticità
elevata
- Superamento di soglie riferite
ai sistemi di allertamento locale,
o peggioramento della situazione
nei punti critici monitorati dai
Presidi territoriali
AL
LA
RM
E
Soccorso ed
evacuazione della
popolazione.
Continuo contatto con
la SOIR regionale e
monitoraggio costante
del sito web
www.protezionecivile.
puglia.it al fine di
poter ricevere le
informazioni
contenute nei
Bollettini di
Aggiornamento
Il rientro da ciascuna fase operativa ovvero il passaggio alla fase successiva
viene disposto dal Sindaco sulla base delle comunicazioni del Centro Funzionale
Regionale o Centrale trasmessi dalla Prefettura - UTG, e/o dalla valutazione del
presidio territoriale.
Nel caso in cui un fenomeno non previsto connesso anche ad un'altra tipologia
di rischio si verifichi in maniera improvvisa con coinvolgimento della
popolazione, si attiva direttamente la fase di allarme con l'esecuzione della
procedura di soccorso ed evacuazione (cfr. fase di allarme).
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
109 di 120
5.3 Procedura operativa
La procedura operativa consiste nella individuazione delle attività che il Sindaco
in qualità di autorità di protezione civile deve porre in essere per il
raggiungimento degli obiettivi previsti nel piano.
Tali attività possono essere ricondotte, secondo la loro tipologia, nello specifico
ambito delle funzioni di supporto (cfr. strategia operativa) o in altre forme di
coordinamento che il Sindaco ritiene più efficaci sulla base delle risorse disponibili.
Le tabelle di seguito riportate descrivono in maniera sintetica il complesso delle
attività che il Sindaco deve perseguire per il raggiungimento degli obiettivi
predefiniti nel piano. Tali obiettivi possono essere sintetizzati con riferimento alle
tre fasi operative in cui è suddiviso l'intervento di protezione civile nel seguente
modo:
1. Nello STATO DI PREALLERTA il Sindaco avvia le comunicazioni con le
strutture operative locali presenti sul territorio, la Prefettura - UTG, la Provincia e la
Regione
2. Nella fase di ATTENZIONE la struttura comunale attiva il presidio operativo
3. Nella fase di PREALLARME il Sindaco attiva il centro operativo comunale e
dispone sul territorio tutte le risorse disponibili propedeutiche alle eventuali attività
di soccorso, evacuazione ed assistenza alla popolazione
4. Nella fase di ALLARME vengono eseguite le attività di soccorso, evacuazione ed
assistenza alla popolazione.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
110 di 120
PRIMO INTERVENTO – RICOGNIZIONE SUL POSTO
SEGNALAZIONE PARTICOLAREGGIATA
Al verificarsi di qualsiasi calamità si deve inviare sul posto il nucleo di ricognizione, costituito dalle
seguenti persone:
1) Responsabile dell’U.T.C. o suo sostituto;
2) Ufficiale Sanitario o suo sostituto;
3) Pattuglia mobile Polizia Municipale;
4) Pattuglia mobile Carabinieri;
5) Operatore volontario del SERMOLFETTA o LE MISERICORDIE
6) Tecnico Volontario, relativo all’evento verificatosi.
Al suddetto nucleo sono affidati i seguenti compiti:
A) stima dell’entità dell’evento, del numero presunto delle vittime e feriti, numero delle
persone senza tetto, danni alle strutture sia esse pubbliche che private;
B) Misure di sicurezza immediate da adottare;
C) Stima presumibile di strumenti, e mezzi necessari all’intervento;
D) Condizioni dettagliate della rete stradale, della sua viabilità e degli impianti dei servizi
urbani;
Il C.O.M., a seguito notizie fornite dal nucleo di ricognizione redige e trasmette alla Prefettura la
situazione particolareggiata, contenente i seguenti elementi:
a) Comuni e frazioni interessati;
b) Nucleo complessivo dei morti accertati;
c) Numero complessivo feriti;
d) Numero delle persone senza tetto;
e) Disponibilità dei posti letto, culottes, tende, automezzi e materiale sanitario;
f) Fabbisogno di strutture e di materiale di prima necessità, personale e materiale sanitario,
autoambulanze, tecnici e macchine operatrici, materiale e strutture da ricovero e di
attendamento, automezzi;
Le segnalazioni devono essere fatte ogni 4 ore e devono essere conformi all’allegato
PROCEDURE DI INTERVENTO E TABELLE DELLE COMPETENZE
Ai fini di avere una più facile e pratica gestione dell’emergenza, si devono tenere presenti le tabelle
di competenze, queste vengono riprodotte in duplice copia, di cui una viene consegnata al
responsabile dell’Atto Operativo (queste permettono un immediato pronto impiego del personale
responsabile); ed un utilizzo particolare dei mezzi e materiali già predisposti.
Per quanto concerne le competenze, sono stati dati i seguenti compiti importanti: all’Ufficio
Comunale di Protezione Civile competono le seguenti mansioni:
1) segnalazione preventiva, alle autorità e organi interessati;
2) Attivazione del nucleo di ricognizione e del C.O.M.;
3) Attivazione del nucleo stradale avente il compito di fare una mappa della città, sugli itinerari
privilegiati per tutti i mezzi di soccorso e quelli di normale scorrimento ordinario;
4) Attivazione del nucleo motorizzato questo ha il compito della gestione degli automezzi
affluiti al Comune;
5) Composizione dei nuclei assistenziali per la gestione delle aree di raccolta e di sgombero
con le seguenti mansioni:
A) Accettazione e registrazione;
B) Pronto soccorso, assistenza igienico sanitaria, sgombero;
C) Vettovagliamento, approvvigionamento idrico, equipaggiamento;
D) Gestione del materiale;
E) Composizione e compiti delle unità di soccorso;
F) Attivazione del Nucleo direzionale ha il compito della gestione di tutte le operazioni
atte a fronteggiare l’evento verificatosi.
SEGNALAZIONE PREVENTIVA
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
111 di 120
Al sorgere di qualsiasi emergenza, è compito del Comando VV.UU.,o altro Comando o qualsiasi
altro ente di ordine pubblico esistente sul territorio, di provvedere ad effettuare a mezzo
comunicazione telefonica, la prima segnalazione, agli Enti sottoelencati indicando, nei limiti del
possibile, il tipo e l’entità dell’evento calamitoso:
A) Sindaco – Ufficio della Protezione Civile;
B) Prefettura di Bari – Ufficio della Protezione Civile;
C) Regione Puglia - Dipartimento della Protezione Civile;
D) Compagnia Carabinieri – Molfetta
E) Tenenza Guardia di Finanza di Molfetta
F) Capitaneria di Porto
G) A.S.L. BA/2 Molfetta;
H) ENEL servizi riattivazione guasti di Molfetta;
I) A.Q.P. servizi riattivazione guasti di Molfetta;
J) TELECOM servizi riattivazione guasti di Molfetta;
K) ITALGAS servizi riattivazione guasti di Molfetta;
L) Radio-TV private in territorio di Molfetta;
M) Enti esistenti in territorio locale, previsti dal vademecum telefonico in corrispondenza al tipo
di emergenza: qualora la rete telefonica di stato dovesse essere danneggiata o inefficiente è
la Compagnia dei Carabinieri che a mezzo radiotelefono, in loro dotazione, dovrebbe
segnalare alla prefettura di Bari tutti gli eventi.
Tutte le segnalazioni fatte alla Prefettura, e al Dipartimento della Protezione Civile della
Regione Puglia , a mezzo fonogramma devono essere in forma ridotta e sintetica; esse devono
indicare il luogo del disastro, la tipologia dell’evento calamitoso, l’entità dei danni come
allegato.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
112 di 120
Fase
operativa
Procedura
Obiettivo generale
Attività della struttura operativa comunale (Sindaco)
Preallerta
Funzionalità del
sistema di
allertamento locale
− Avvia le comunicazioni con i Sindaci dei comuni
limitrofi, le strutture operative locali presenti sul
territorio, la Prefettura - UTG, la Provincia e la Regione
− Individua i referenti del presidio territoriale che
dovranno raccogliere ogni utile informazione ai fini
della valutazione della situazione
- Attiva, attraverso uno o più operatori, i contatti con la
SOIR regionale e verifica costantemente, durante
tutta la fase di preallarta, attraverso il sito web
www.protezionecivile.puglia.it, i Bollettini di
Aggiornamento emessi dal Centro funzionale
Decentrato regionale
Fase
operativa
Procedura
Obiettivo generale
Attività della struttura operativa comunale (Sindaco)
Funzionalità del
sistema di
allertamento locale
− garantisce l'acquisizione delle informazioni
attraverso la verifica dei collegamenti telefonici e
fax e, se possibile, e-mail con la Regione e con la
Prefettura
- UTG per la ricezione dei bollettini/avvisi di
allertamento e di altre comunicazioni provenienti dalle
strutture operative presenti sul territorio
Attenzione
Coordinamento
Operativo Locale
Attivazione del presidio
operativo
− attiva il responsabile della funzione tecnica di
valutazione e pianificazione
− allerta i referenti per lo svolgimento delle attività
previste nelle fasi di preallarme e allarme
verificandone la reperibilità e li informa
sull'avvenuta attivazione della fase di attenzione e
della costituzione del presidio operativo
- Attiva, attraverso uno o più operatori, i contatti con
la SOIR regionale e verifica costantemente, durante
tutta la fase di preallarta, attraverso il sito web
www.protezionecivile.puglia.it, i Bollettini di
Aggiornamento emessi dal Centro funzionale
Decentrato regionale
− attiva e, se del caso, dispone l'invio delle squadre
del presidio territoriale per le attività di sopralluogo
e valutazione
Attivazione del sistema di
comando e controllo
− stabilisce e mantiene i contatti con la Regione, la
Prefettura - UTG, la Provincia, i comuni limitrofi,
le strutture locali di CC, VVF, GdF, CFS, CP
informandoli inoltre dell'avvenuta attivazione della
struttura comunale.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
113 di 120
Fase operativa
Procedura
Obiettivo generale Attività della struttura operativa comunale (Sindaco)
Preallarme
Coordinamento
Operativo Locale
− attiva il Centro operativo Comunale o intercomunale con la convocazione delle altre funzioni di supporto ritenute necessarie (la funzione tecnica di valutazione e pianificazione è già attivata per il presidio operativo);
− si accerta sella presenza sul luogo dell'evento delle strutture preposte al soccorso tecnico urgente.
Funzionalità
del sistema di
comando e
controllo
− stabilisce e mantiene i contatti con la Regione, la Prefettura - UTG, la
Provincia, i comuni limitrofi, le strutture locali di CC, VVF, GdF, CFS, CP
informandoli dell'avvenuta attivazione del Centro Operativo Comunale e dell'evolversi della situazione; − riceve gli allertamenti/aggiornamenti trasmessi dalle Regioni e/o dalle Prefetture e attiva i contatti costanti con la SOIR regionale; - Monitora costantemente il sito web www.protezionecivile.puglia.it al fine di ricevere
le informazioni contenute nei Bollettini di Aggiornamento emessi dal CFD regionale;
− stabilisce un contatto con i responsabili dell'intervento tecnico urgente
(DOS Direttore delle Operazioni di Spegnimento).
Monitoraggio
e sorveglianza
del territorio
Presidio
Territoriale
− attiva il presidio territoriale, qualora non ancora attivato, avvisando il responsabile della/e squadra/e di tecnici per il monitoraggio a vista nei punti
critici. Il responsabile a sua volta avvisa i componenti delle squadre;
− organizza e coordina, per il tramite del responsabile della funzione
tecnica di valutazione e pianificazione, le attività delle squadre del Presidio
territoriale per la ricognizione delle aree esposte a rischio, l'agibilità delle vie
di fuga e la valutazione della funzionalità delle aree di emergenza;
− rinforza l'attività di presidio territoriale che avrà il compito di dare
precise indicazioni al presidio operativo sulla direzione di avanzamento del
fronte, la tipologia dell'incendio, le aree interessate ed una valutazione dei
possibili rischi da poter fronteggiare nonché della fruibilità delle vie di fuga.
Valutazione
scenari di
rischio
− raccorda l'attività delle diverse componenti tecniche al fine di seguire costantemente l'evoluzione dell'evento, provvedendo ad aggiornare gli scenari
di rischio previsti dal piano di emergenza, con particolare riferimento agli
elementi a rischio;
− mantiene costantemente i contatti e valuta le informazioni provenienti dal Presidio territoriale; − provvede all'aggiornamento dello scenario sulla base delle osservazioni del
Presidio territoriale.
Assistenza alla popolazione
Assistenza
Sanitaria
Censimento
strutture
− contatta le strutture sanitarie individuate in fase di pianificazione e vi mantiene contatti constanti; − provvede al censimento in tempo reale della popolazione presente nelle strutture sanitarie a rischio; − verifica la disponibilità delle strutture deputate ad accogliere i pazienti in trasferimento.
Verifica presidi
− allerta le associazioni volontariato individuate in fase di pianificazione per
l'utilizzo in caso di peggioramento dell'evoluzione dello scenario per il
trasporto, assistenza alla popolazione presente nelle strutture sanitarie e
nelle abitazioni in cui sono presenti malati "gravi";
− allerta e verifica la effettiva disponibilità delle risorse delle strutture
sanitarie da inviare alle aree di ricovero della popolazione.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
114 di 120
Fase
operativa
Procedura
Obiettivo generale
Attività della struttura operativa comunale (Sindaco)
Assistenza alla
popolazione
Predisposizione misure
di salvaguardia
− aggiorna in tempo reale il censimento della popolazione presente nelle
aree a rischio, con particolare riferimento ai soggetti vulnerabili;
− raccorda le attività con i volontari e le strutture operative per
l'attuazione del piano di evacuazione;
− si assicura della reale disponibilità di alloggio presso i centri e le aree di
accoglienza individuate nel piano;
− effettua un censimento presso le principali strutture ricettive nella zona
per accertarne l'effettiva disponibilità.
Informazione
alla popolazione
− verifica la funzionalità dei sistemi di allarme predisporti per gli avvisi
alla popolazione;
− allerta le squadre individuate per la diramazione dei messaggi di allarme
alla popolazione con l'indicazione delle misure di evacuazione determinate.
Disponibilità di
materiali e mezzi
− verifica le esigenze e le disponibilità di materiali e mezzi necessari
all'assistenza alla popolazione ed individua le necessità per la predisposizione
e l'invio di tali materiali presso le aree di accoglienza della popolazione;
− stabilisce i collegamenti con le imprese preventivamente individuate per
assicurare il pronto intervento;
− predispone ed invia i mezzi comunali necessari allo svolgimento delle
operazioni di evacuazione.
Efficienza delle aree di
emergenza
− stabilisce i collegamenti con la Prefettura - UTG, la Regione e la
Provincia e richiede, se necessario, l'invio nelle aree di ricovero del
materiale necessario all'assistenza alla popolazione;
− verifica l'effettiva disponibilità delle aree di emergenza con particolare
riguardo alle aree di accoglienza per la popolazione.
Elementi a rischio e
funzionalità dei
servizi essenziali
Censimento
− individua sulla base del censimento effettuato in fase di pianificazione
gli elementi a rischio che possono essere coinvolti nell'evento in corso;
− invia sul territorio i tecnici e le maestranze per verificare la
funzionalità e la messa in sicurezza delle reti dei servizi comunali;
− verifica la predisposizione di specifici piani di evacuazione per un
coordinamento delle attività.
Contatti con le
strutture a rischio
− mantiene i contatti con i rappresentanti degli enti e delle società erogatrici
dei servizi primari;
− allerta i referenti individuati per gli elementi a rischio che possono essere
coinvolti nell'evento in corso e fornisce indicazioni sulle attività intraprese.
Impiego delle
Strutture operative
Allertamento
− verifica la disponibilità delle strutture operative individuate per il
perseguimento degli obiettivi del piano;
− verifica la percorribilità delle infrastrutture viarie;
− assicura il controllo permanente del traffico da e per le zone interessate
dagli eventi previsti o già in atto inviando volontari e/o polizia locale.
Predisposizione
di uomini e mezzi
− predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e dei mezzi
per il trasporto della popolazione nelle aree di accoglienza;
− predispone le squadre per la vigilanza degli edifici che possono essere
evacuati;
− predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e dei mezzi
presso i cancelli individuati per vigilare sul corretto deflusso del traffico.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
115 di 120
Fase
operativa
Procedura
Obiettivo generale
Attività della struttura operativa comunale (Sindaco)
Impiego del
volontariato
− predispone ed invia, lungo le vie di fuga e nelle aree di attesa, gruppi
di volontari per l'assistenza alla popolazione.
Comunicazioni
− attiva il contatto con i referenti locali degli Enti gestori dei servizi di
telecomunicazione e dei radioamatori;
− predispone le dotazioni per il mantenimento delle comunicazioni in
emergenza con il Presidio territoriale e le squadre di volontari inviate/da
inviare sul territorio;
− verifica il funzionamento del sistema di comunicazioni adottato;
− fornisce e verifica gli apparecchi radio in dotazione;
− garantisce il funzionamento delle comunicazioni in allarme
Fase
operativa
Procedura
Obiettivo generale
Attività della struttura operativa comunale (Sindaco)
Allarmel
Coordinamento
Operativo Locale
Funzionalità del Centro
Operativo Comunale
− mantiene i contatti con la Regione, la Prefettura - UTG, la Provincia,
i Comuni limitrofi, le strutture locali di CC, VVF, GdF, CFS, CP
informandoli dell'avvenuta attivazione della fase di allarme;
- riceve gli allertamenti/aggiornamenti trasmessi dalle Regioni e/o dalle
Prefetture e attiva i contatti costanti con la SOIR regionale;
- Monitora costantemente il sito web www.protezionecivile.puglia.it
al fine di ricevere le informazioni contenute nei Bollettini di
Aggiornamento emessi dal CFD regionale;
Monitoraggio e
sorveglianza
Presidio Territoriale
− mantiene i contatti con le squadre componenti il presidio e ne
dispone la dislocazione in area sicura limitrofa all'evento ma sicura.
Valutazione
scenari di rischio
− organizza sopralluoghi per la valutazione del rischio residuo e per il
censimento dei danni.
Assistenza Sanitaria
− raccorda l'attività delle diverse componenti sanitarie locali;
− verifica l'attuazione dei piani di emergenza ospedaliera (PEVAC e
PEIMAF);
− assicura l'assistenza sanitaria e psicologica agli evacuati;
− coordina le squadre di volontari presso le abitazioni delle persone non
autosufficienti;
− coordina l'assistenza sanitaria presso le aree di attesa e di accoglienza;
− provvede alla messa in sicurezza del patrimonio zootecnico.
________________________________________________ l In caso di attivazione diretta della fase di allarme per evento improvviso il COC
deve essere attivato nel più breve tempo possibile per il coordinamento degli
operatori di protezione civile che vengono inviati sul territorio.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
116 di 120
Fase
operativa
Procedura
Obiettivo generale
Attività della struttura operativa comunale (Sindaco)
Assistenza alla
popolazione
Attuazione misure di
salvaguardia ed assistenza
alla popolazione evacuata
− provvede ad attivare il sistema di allarme;
− coordina le attività di evacuazione della popolazione
dalle aree a rischio;
− provvede al censimento della popolazione evacuata;
− garantisce la prima assistenza e le informazioni nelle
aree di attesa;
− garantisce il trasporto della popolazione verso le aree di
accoglienza;
− garantisce l'assistenza alla popolazione nelle aree di
attesa e nelle aree di accoglienza;
− provvede al ricongiungimento delle famiglie;
− fornisce le informazioni circa l'evoluzione del
fenomeno in atto e la risposta del sistema di protezione
civile;
− garantisce la diffusione delle norme di comportamento
in relazione alla situazione in atto.
Allarme
Impiego risorse
− invia i materiali ed i mezzi necessari ad assicurare
l'assistenza alla popolazione presso i centri di accoglienza;
− mobilita le ditte preventivamente individuate per
assicurare il pronto intervento;
− coordina la sistemazione presso le aree di accoglienza
dei materiali forniti dalla Regione, dalla Prefettura -
UTG e dalla Provincia.
Impiego volontari
− dispone dei volontari per il supporto alle attività della
polizia municipale e delle altre strutture operative;
− invia il volontariato nelle aree di accoglienza;
− invia il personale necessario ad assicurare
l'assistenza alla popolazione presso le aree di
assistenza della popolazione;
Impiego delle strutture
operative
− posiziona uomini e mezzi presso i cancelli individuati
per controllare il deflusso della popolazione;
− accerta l'avvenuta completa evacuazione delle aree a
rischio.
PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Parte I
117 di 120
C.O.M.
Il Centro Operativo Misto (C.O.M.) è una struttura operativa decentrata, costituita in emergenza con
decreto prefettizio, retta da un rappresentante del Dipartimento della Protezione Civile o del
Prefetto. I compiti fondamentali attribuiti al C.O.M., in quanto proiezione decentrata del C.C.S.,
sono i seguenti:
- fornire tutte le possibili informazioni ed ogni forma di collaborazione, anche amministrativa, ai
Sindaci e alle comunità locali mantenendosi in permanente contatto con il Centro coordinamento
soccorsi;
- assicurare la distribuzione dei soccorsi, l'assegnazione dei ricoveri ed ogni altro intervento
assistenziale alle popolazioni sinistrate tramite i Sindaci o chi per loro;
- disciplinare l'attività di soccorso tecnico e di ripristino dei servizi;
- sovrintendere all'ordine pubblico locale;
- coordinare l'attività dei Sindaci, o, qualora costituite, delle Unità Assistenziali di Emergenza
(U.A.E.) ricadenti nella propria giurisdizione territoriale, specie per quanto concerne l'assegnazione
di viveri, vestiario, effetti letterecci e generi di conforto;
- vigilare sul trasporto e sulla consegna dei viveri, medicinali, attrezzature e materiali del Centro
Coordinamento Soccorsi ai singoli Comuni e alle U.A.E.;
- assicurare, d'intesa con i Sindaci interessati o con le U.A.E., la disponibilità dei locali da adibire a
magazzini di raccolta e di smistamento dei materiali provenienti dai Centri Assistenziali di Pronto
Intervento (C.A.P.I.) e di quelli eventualmente offerti dai privati;
- assicurare l'istituzione di un servizio di vigilanza diurna e notturna presso i predetti magazzini
nominando uno o più consegnatari;
- assicurare, chiedendoli ai Sindaci interessati, gli automezzi necessari per il trasporto dei materiali
nelle zone sinistrate e nelle campagne;
- coordinare l'attività delle U.A.E. nell'assegnazione delle unità d’alloggio distribuibili (roulottes,
tende, containers) che devono essere consegnate agli aventi diritto sempre ed esclusivamente in uso
temporaneo mediante appositi verbali sulla base dei quali devono poi essere effettuati i recuperi e la
constatazione di eventuali danni.
Nota: il Comune di Bisceglie (anche essendo territorialmente in altra provincia) appartiene al
centro operativo misto della 7^ zona, costituito dai Comuni di Binetto, Bitonto, Giovinazzo, Grumo
Appula, Molfetta, Palo del Colle, Ruvo di Puglia, Terlizzi e Toritto, facenti capo al Comune di
Molfetta.
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C.O.C. Nel caso di attivazione del C.O.C., il Comune di Molfetta ha sede nella Sala Operativa Comunale,
ubicata in Piazza Vittorio Emanuele II, 9 (ATTENZIONE SEDE NON APPROPRIATA!).
Si propone di individuare:
- la sede principale del C.O.C. negli edifici di Via Martiri di via Fani, ove sono ubicati gli
uffici tecnici;
- altra sede di caratteristiche sottoindicate come luogo alternativo.
Tali sedi da un punto di vista logistico rispondono alle seguenti caratteristiche:
- ben servite da collegamenti stradali sia verso i centri più periferici che verso le linee di
comunicazione nazionali
- sicure rispetto a movimenti franosi, inondazioni, incendi boschivi, incidenti industriali
- servite dalle reti di acqua, fogne, gas, elettricità, telefonia fissa e cellulare
- ben collegate con aree utilizzabili per l’atterraggio di elicotteri, ammassamento e sosta
- con strutture in c.a. capaci di resistere a un terremoto di intensità già registrati in passato
- dotate di parcheggi esterni
- dotate di spazi adatti a contenere:
la sala emergenza, la segreteria con centrale di comunicazioni telefoniche, la sala per
elaborazioni informatiche
- dotate di impiantistica elettrica idonea a supportare gli equipaggiamenti necessari, quali:
computer da tavolo e portatili, stampanti, linee telefoniche entranti e linee in uscita, fotocopiatrice,
fax, telefoni cellulari, gruppo elettrogeno e gruppi di continuità.
Il Comune di Molfetta ha predisposto, inoltre, presso il Comando distaccato della Polizia locale sito
nella sede di piazza Vittorio Emanuele II nc. 7, 9, un servizio continuativo per le comunicazioni
concernenti gli eventi di protezione civile con il serverfax, la postazione di protezione civile, la
postazione del controllo delle radio con sistema GPS di nuova istituzione.
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ACRONIMI AIB: Antincendio Boschivo APAT: Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i servizi Tecnici ASL: Azienda Sanitaria Locale CC: Carabinieri CCS: Centro di Coordinamento Soccorsi CFC: Centro Funzionale Centrale - DPC CF: Corpo Forestale CFD: Centro Funzionale Decentrato CFS: Corpo Forestale dello Stato CIMA: Centro di Ricerca Interuniversitario in Monitoraggio Ambientale CME Centro Medico di Evacuazione CNVVF: Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco COR: Centro Operativo Regionale CP: Capitanerie di Porto CRI: Croce Rossa Italiana DICOMAC Direzione di Comando e Controllo D.O.S.: Direttore delle Operazioni di Spegnimento D.P.C.: Dipartimento della Protezione Civile DSM-IV Diagnostic and Statistical Manual of mental disorder, American Psychiatric Association - 1994 DSS Direttore dei Soccorsi Sanitari G.d.F.: Guardia di Finanza IFFI: Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia INGV: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia OPCM: Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri PAI: Piano di Assetto Idrogeologico PEVAC: Piano di Evacuazione PEIMAF:Piano di Emergenza Interno per Massiccio Afflusso di Feriti PMA: Posto Medico Avanzato PS: Polizia di Stato SIT: Sistema Informativo Territoriale SOIR: Sala Operativa Integrata Regionale SOUP: Sala Operativa Unificata Permanente U.C.P.C.: Ufficio Comunale Protezione Civile UTG: Ufficio Territoriale del Governo VV.F.: Vigili del Fuoco
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