Il percorso dei Giusti
la memoria del bene
patrimonio dell’umanità
Quel silenzio che opprimeva le coscienze
individuali fu vinto dall’incalzante avanzare dei
giusti
Secondo quanto sta scritto nel Talmud - monumentale opera della letteratura ebraica post-biblica, in qualsiasi momento della storia, ci sono sempre Trentasei Giusti al
mondo.
Essi sono nati Giusti, non possono ammettere l'ingiustizia. E' per amor loro che Dio non distrugge il
mondo. Nessuno sa chi sono, e meno che meno lo sanno loro stessi. Ma sanno riconoscere le sofferenze
degli altri e se le prendono sulle spalle.
Esiste un luogo a Gerusalemme, sul monte delle Rimembranze, che prende il nome di "Parco dei
Giusti", dove migliaia di piante ricordano i nomi di tutti coloro che aiutarono gli ebrei durante gli anni
dell'Olocausto.
Tra questi Oskar Schindler. Ragioniere alto, biondo, elegante,
nonostante avesse sulla giacca un grande distintivo del partito
nazista, riusciva ancora a distinguere tra bene e male. Aveva contatti
con alti ufficiali nazisti con i quali beveva per corromperli, ai quali
procurava sigarette altre suppellettili di lusso difficilmente reperibili in
quegli anni. Scosso dal forte orrore provato di fronte al terrore
provocato dai nazisti, cominciò a boicottare questo sistema, avvertì
gli ebrei dell’imminente saccheggio dei loro appartamenti , riuscì in
quattro settimane a liberare trecento donne dall’inferno di Auschwitz.
Venuto a sapere che moltissimi ebrei viaggiavano da giorni da una
stazione all’altra senza cibo né acqua, prese in mano i documenti di
spedizione e inserì Zwittan, la sua città natale liberando così i
sopravvissuti che vennero accuditi da sua moglie. Riuscì a salvare
1200 ebrei da morte sicura nelle camere a gas di Auschwitz.
Il nome di Giorgio Perlasca non va a collocarsi e disperdersi nella
mischia di coloro che assistettero come muti spettatori al consumarsi
di una tragedia come la Shoah, ma al contrario il suo contributo fu
fondamentale per contrastare lo sterminio degli ebrei messo in atto
dalla follia della Germania nazista. Italiano di famiglia borghese ,
Perlasca, dopo l’occupazione tedesca dell’Ungheria, si finse un
ambasciatore spagnolo e così poté lavorare incessantemente per
fornire agli ebrei assistenza, cibo e documenti falsi. Un uomo comune
che mise più volte a repentaglio la propria vita per salvare quella
altrui senza lasciarsi intimidire dalle prime avvisaglie di pericolo.
Perlasca con la sua semplicità riuscì a salvare migliaia di ebrei da
morte certa.
Tra coloro che si adoperarono per contrastare lo sterminio degli ebrei
attuato da Hitler un ruolo fondamentale venne svolto da Don
Francesco Repetto. Giovane sacerdote, segretario del Cardinale di
Genova, egli si adoperò enormemente per nascondere e difendere,
alloggiandoli presso conventi e privati, sia gli ebrei genovesi che
quelli profughi giunti in città dagli altri paesi d’Europa; fino a fornire
loro documenti falsi e ad organizzare la fuga verso la Svizzera. La sua
attività di aiuto agli ebrei lo fece diventare ben presto un ricercato dai
tedeschi, e per questo motivo egli dovette trascorrere l’ultimo periodo
della guerra da clandestino, sotto falso nome. E’ importante
sottolineare poi, che nessuna delle persone aiutate dal sacerdote
italiano fu mai invitata da lui a convertirsi al cattolicesimo.
Ma ci sono anche Giusti di cui non conosciamo i volti, di cui
ignoriamo lo sguardo ma che hanno mosso passi silenziosi nel
cammino delle nostre libertà, hanno agito nel buio di un’epoca
dilaniata da furori e basse ideologie, da odio e cinismo.
Hanno affrontato la morte giorno per giorno, faccia a faccia, pur
di seguire la strada della giustizia, pur di non annullare l’essenza
del bene. Anche a costoro va riconosciuto l’appellativo di giusti
perché tali sono stati, persone le cui caratterizzazioni
rappresentano ritratti di semplicità, uomini e donne che non si
sono fregiati dell’attributo e del valore di eroe, professando
modestia, rettitudine, umiltà, ma dimostrandosi eroi nelle loro
azioni, degli eroi sconosciuti sacrificatisi per liberare dai macigni
dell’insensatezza l’impervio e tortuoso sentiero della giustizia,
eroi che ora riusciamo a chiamare per nome.
“Gli ebrei, disperati, venivano a chiederci aiuto al comune e anche a casa. Noi
allora rilasciavamo a ciascuno di loro, donne e uomini, documenti falsi per farli
risultare cittadini italiani. In pochi giorni ne compilammo tanti e tutti presso gli
uffici municipali. Si trattava di tesserini verdi, senza foto, i quali annotavamo
semplicemente le generalità. Ricordo che ad una donna ebrea attribuii lo stesso
nome e cognome di mia sorella. Grazie a questo espediente salvammo tanti ebrei.
Io allora avevo appena 21 anni e mi resi conto di quanto avevo rischiato solo
successivamente anche se mio padre spesso mi avvertiva del pericolo che stavo
correndo. Falsificare i documenti per aiutare gli ebrei, però, a noi veniva naturale
e spontaneo. Poi i tedeschi scoprirono il tutto, forse per alcune rivelazioni fatte
proprio da un’ebrea innamorata di un capitano tedesco. Io e una collega d’ufficio
fummo convocate al comando. Mi dissero che se non mi fossi presentata
avrebbero fucilata tutta la mia famiglia. Mi mostrarono un tesserino chiedendomi
se la calligrafia fosse la mia e io risposi di sì. Mi ordinarono di tornare al comando
il lunedì successivo. Durante le notti non dormivo per paura che mi venissero a
prelevare da un momento all’altro. Arrivò quel famoso lunedì ma per fortuna
arrivarono anche gli alleati. Ho rischiato grosso, sono salva per miracolo.”
In un punto del vasto giardino dei Giusti spiccano 15 alberi di ulivo. Al centro si
erige una lapide sulla quale è inciso il nome di Costanza Rufo. Attraverso il suo
gesto rischioso e carico di coraggio, l’eroina di San Donato Val di Comino, salvò
la vite di Ulla. Per farla sfuggire alla cattura dei tedeschi la nascose in un
grosso cesto che avvolse con un lenzuolo e che coprì con un po’ di letame per
confondere gli odori. Grazie all’aiuto di un abitante del luogo, Costanza si mise
il cesto sulla testa e si incamminò par oltre 1 km, trasportando così la donna in
periferia e quindi fuori dalla portata dei tedeschi. Ursula, detta Ulla, poté così
salvarsi dalla deportazione nei campi di concentramento e raggiungere suo
marito che si era nascosto nella casa di un contadino. In seguito la famiglia
Tanenmbaum, aiutata dalla fortuna, riuscì a raggiungere Roma, evitando tutti i
posti di blocco, e infine a sopravvivere alla guerra. Costanza è morta alcuni anni
fa, ma il suo ricordo è ancora vivo. A piantare, nei primi anni 90, i 15 ulivi sono
stati i coniugi Tanenmbaum, che attualmente vivono a Roma. Gli alberi non
rappresentano solo un simbolo, ma un vero monumento in onore di chi, durante
il periodo di persecuzioni, salvò la vita agli ebrei.
“Conosce il Signore la vita
dei buoni, la loro eredità
durerà per sempre. Non
saranno confusi nel tempo
della sventura e nei giorni
della fame saranno
saziati”
Salmi-37,33(La sorte del giusto e
dell’empio )
“Guardiamoci dalle nostre inclinazioni al male. Dobbiamo
ricordare il massacro di sei milioni di Ebrei avvenuto nel
nostro secolo, al centro della cristianissima Europa”. Giovanni Paolo II
(Pensaci uomo la storia siamo noi)
“Rendere odio per odio, moltiplica l’odio,
aggiunge oscurità più profonda ad una notte
già senza stelle. La tenebra non può scacciare
la tenebra, solo la luce può farlo; l’odio non
può scacciare l’odio solo l’amore può farlo. Io
oggi voglio dire che io ho ancora dei sogni,
perché so che nella vita non bisogna mai
cedere. Ecco perché io ho ancora il sogno che
un giorno gli uomini si rizzeranno in piedi e si
renderanno conto che sono stati creati per
vivere insieme come fratelli, che le bambine e
i bambini potranno unire le loro mani e
passeggiare come fratello e sorella. Questa
mattina ho ancora il sogno che un giorno ogni
uomo rispetterà la dignità e il valore della
personalità umana nella convinzione che tutti
gli uomini creati sono uguali. Ora è il momento
di tradurre la giustizia in una realtà per tutti i
figli di Dio”
Martin L. King (I have a dream)
“Meditate che questo è
stato”, si legge in una poesia
di Primo Levi. Il verso riflette
l’importanza della memoria,
non solo affinché ciò che è
stato non si ripeta, ma anche
e soprattutto perché essa
custodisca nel tempo
“l’impossibilità di
rassegnarsi al fatto che il
mondo dei lager sia
esistito, che sia stato
introdotto
irrevocabilmente nel
mondo delle cose che
esistono e quindi sono
possibili”.
PER NON DIMENTICARE
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